[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 25



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 25 del 25 gennaio 2023

In questo numero:
1. Per salvare tutte le vite occorrono la pace, il disarmo, la smilitarizzazione, la scelta nitida e intransigente della nonviolenza
2. One Billion Rising: Iniziative 2023
3. Una lettera all'ambasciata dell'Iran in Italia
4. Il 27 gennaio, "Giorno della memoria", si realizzino ovunque iniziative di studio, di riflessione, di testimonianza e d'impegno
5. Premio Giornalistico "Giovanni Sarubbi" per il dialogo
6. Tre tesi
7. Scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier
8. Giuliana Sgrena: Dalla parte sbagliata della Storia: tutte le guerre di Colin Powell (2021)
9. Giuliana Sgrena: Addio a Bouteflika, concordia e corruzione in Algeria (2021)
10. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
11. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
12. Alcuni riferimenti utili
13. Farian Sabahi: Famiglie minacciate, l'Iran sussurra il suo inno
14. Farian Sabahi: Iran-Usa, la partita che non si puo' perdere tra rivolta e pasdaran
15. Farian Sabahi: Gli scioperi operai in solidarieta' alla rivolta

1. L'ORA. PER SALVARE TUTTE LE VITE OCCORRONO LA PACE, IL DISARMO, LA SMILITARIZZAZIONE, LA SCELTA NITIDA E INTRANSIGENTE DELLA NONVIOLENZA

Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.

2. INIZIATIVE. ONE BILLION RISING: INIZIATIVE 2023
[Dal Coordinamento Italia One Billion Rising (e-mail: obritalia at gmail.com) riceviamo e diffondiamo]

Carissime amiche e amici di One Billion Rising, ci siamo quasi.
E' straordinario immaginare quest'anno di poter tornare nelle piazze, nelle strade, nei luoghi pubblici delle citta', insieme, per tornare a danzare in sostegno e solidarieta' e ad alta voce rivendicare la fine delle molteplici atrocita' perpetrate sulle donne e sulle bambine nel mondo. Tentano di recidere, annientare la forza vitale del pianeta, non ci riusciranno.
Parlare con ragazzi e ragazze, studenti, professori, leggere, commentare i fatti di violenza, dare i nomi alle cose, questi sono i primi passi della rivoluzione di cui tutte e tutti noi portiamo la bandiera.
Le forme di arte che accompagnano l'evento OBR nel mondo si prestano ad un gioioso coinvolgimento, ma non vogliamo far mancare anche un momento di preparazione e di formazione.
Per questo motivo chiediamo di partecipare ad OBR 2023, coinvolgendo anche i giovani e le scuole, a cui poter proporre:
- un incontro, anche on line, con una o piu' classi sul tema della violenza maschile sulle donne, della durata minima di due ore
- la preparazione della coreografia del brano musicale Break the Chain
- l'esecuzione della coreografia nella settimana dal 12 al 19 febbraio 2023
- la lettura di alcuni pensieri/ componimenti realizzati dalle ragazze e dai ragazzi delle classi coinvolte
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Per facilitare l'organizzazione dell'evento vi inviamo alcune semplici indicazioni che potrete seguire:
Iscrizione al sito per segnalare il vostro evento: cliccate su http://bit.ly/Registra_il_t uo_evento_sulla_pagina_internazionale_OBR e invitate altre associazioni, gruppi, scuole, scuole di danza, amici a partecipare... piu' siamo, meglio e'!
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Attivita' sui social: vi chiediamo di pubblicare tanti contenuti (foto, video, ecc) sui social utilizzando gli hashtag ufficiali e di invitare i propri contatti a fare lo stesso, cosi' da diffondere anche li' il nostro messaggio. Seguite e taggate anche i profili social di One Billion Rising Italia cosi' potremo condividere i vostri post, stories, ecc.
Facebook https://www.facebook. com/obritalia
Instagram https://www.instagram.com/onebillionrisingitalia/
Hashtag ufficiali: #1BillionRising  #RiseForFreedom #CreateTheNewCulture #RiseInSolidarity
A conclusione delle iniziative, vi chiediamo di inviare foto e video a: obritalia at gmail.com
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Loghi ufficiali: vi chiediamo, per le creativita' (locandine, cartelli) che realizzate, di utilizzare i loghi ufficiali che potete scaricare al seguente link
https://www.dropbox.com/scl/fo/lo9r4i06g268ow7x103sc/h?dl=0&rlkey=xfogpv7hpwlaup3vsxw5zsz1u
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Grafiche
In questa cartella abbiamo inserito le grafiche realizzate (cover facebook, grafiche per FB/IG) a cui ne aggiungeremo altre nei prossimi giorni allo stesso link.
Grafiche One Billion Rising
https://www.dropbox.com/scl/fo/mizfc1w1xl0nu1oywiups/h?dl=0&rlkey=c47347xou5ufqupm4jn90mv0w
Grafica t-shirt
https://www.dropbox.com/scl/fo/h2i75sias7o03r033pf25/h?dl=0&rlkey=ynxdi0h5jbjrgf3d20di36x0o
Grafica stickers
https://www.dropbox.com/scl/fo/4gt4ez978gne73gjwvnqx/h?dl=0&rlkey=4kbdd0091mchnaj1krvhzxoar
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Si puo' organizzare un flash mob durante l'evento One Billion Rising, seguendo la canzone Break the chain e il tutorial ufficiale che trovate qui http://youtu.be/_U5C ZfPydVA o creando una nuova coreografia. L'evento One Billion Rising puo' essere caratterizzato da performance artistiche di ogni genere e da momenti di lettura.
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Autorizzazione One Billion Rising
Al seguente link potete scaricare l'autorizzazione copyright per utilizzo materiali e brani musicali OBR
https://www.dropbox.com/s/d7ambb5ml22dvsj/OBR%20Copyright%20Authorization%202023.pdf?dl=0
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Per quanto riguarda le letture, oltre ai brani de I Monologhi della Vagina, di seguito troverete come suggerimento alcuni testi della fondatrice di One Billion Rising, Eve Ensler
"L'Ufficio della schiavitu' sessuale" http://bit.ly/ufficio_della_schiavitu_sessuale
"L'insurrezione" http://bit.ly /insurrezione
"La mia rivoluzione" http://bit.ly/la_mia_rivoluzione
"Preghiera di un uomo" http://bit.ly/preghiera_ di_un_uomo
"Fino a quando" http://bit.ly/fino_a_quando
"E poi saltavamo" http://bit.ly/e_poi_saltavamo
- la traduzione di M.G.Di Rienzo del brano musicale “Break the chain” credits Tena Clark - Musiche Tena Clark/Tim Heintz
http://bit.ly/traduzione_testo _BreakTheChain
- qui se volete potete trovare altre idee:
https://www.onebillionrising.org
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Per condividere con noi i vostri eventi e/o avere informazioni vi chiediamo di  scriverci al seguente indirizzo: obritalia at gmail.com
Ovviamente qualunque aggiunta rispetto a questo "format base" non potra' che essere gradita.
Vi chiediamo se l'idea puo' piacervi e se pensate possa avere un buon riscontro presso le scuole del vostro territorio, le vostre comunita' di riferimento.
Ringraziamo quanti di voi ci hanno anticipato gli eventi in preparazione, la prossima settimana risponderemo singolarmente a chi ci ha scritto con tutti i dettagli. Vi ricordiamo che le magliette saranno pronte non prima del 25 gennaio.
Se avete altre meravigliose idee, noi non potremo Che essere felici!
Grazie per tutto quello che potrete fare! #RiseForFreedom #RiseInSolidarity
Un abbraccio
Nicoletta Billi (333.2432777), Luisa Rizzitelli (345.4767246), Silvia Palermo (339.5028904)
Coordinamento Italia One Billion Rising

3. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA

All'ambasciatore dell'Iran in Italia: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir,
Egregio ambasciatore,
le saremmo assai grati se volesse trasmettere al suo governo il seguente appello.
Tutte le tradizioni di pensiero dell'umanita', quali che siano le loro fonti, convengono su queste semplici verita':
- che ogni vita umana deve essere rispettata, onorata e protetta;
- che uccidere e' sempre e solo un male;
- che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta';
- che rispettare e salvare le vite e' il primo dovere.
Certi del fatto che condividiate queste semplici considerazioni siamo quindi a chiedervi di impegnarvi:
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, cessino finalmente le uccisioni e le persecuzioni;
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, siano finalmente rispettati la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Vi chiediamo quindi:
- di riconoscere la dignita' e i diritti delle donne, che sono gli stessi degli uomini;
- di non piu' perseguitare, ma piuttosto ascoltare ed onorare, le donne che da mesi nel vostro paese stanno chiedendo "vita e liberta'".
Queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza, sono amiche ed amici dell'umanita' e del bene comune.
E' un crimine ed una follia perseguitare ed uccidere queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere proprio di ogni ordinamento ed istituto giuridico legittimo: rispettare e proteggere le vite, la dignita' e i diritti di tutte le persone.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere di far cessare persecuzioni ed uccisioni.
Sia pace, rispetto ed amicizia fra tutte le persone, i popoli, i paesi.
Distinti saluti dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 30 dicembre 2022

4. INIZIATIVE. IL 27 GENNAIO, "GIORNO DELLA MEMORIA", SI REALIZZINO OVUNQUE INIZIATIVE DI STUDIO, DI RIFLESSIONE, DI TESTIMONIANZA E D'IMPEGNO

Il 27 gennaio, "Giorno della memoria", si realizzino ovunque iniziative di studio, di riflessione, di testimonianza e d'impegno.
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Testo della Legge 20 luglio 2000, n. 211: "Istituzione del Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti"
Art. 1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonche' coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Art. 2. In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto e' accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinche' simili eventi non possano mai piu' accadere.
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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni, opporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni.
Salvare le vite e' il primo dovere.

5. INIZIATIVE. PREMIO GIORNALISTICO "GIOVANNI SARUBBI" PER IL DIALOGO

E' istituito il Premio Giornalistico "Giovanni Sarubbi" per il dialogo, premio dedicato alla memoria di Giovanni Sarubbi e del suo instancabile lavoro a favore del dialogo in ogni sua forma.
Il Premio si rivolge alle e ai giovani giornalisti e a bambine bambini ragazze e ragazzi che vanno ancora a scuola con il fine di legittimare le giovani voci - spesso inascoltate - e promuovere la formazione giornalistica delle nuove generazioni, le buone pratiche e l'attenzione verso la risoluzione nonviolenta delle problematiche della societa' attuale, sempre piu' complessa.
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Categorie, tema e formato
Il premio avra' due macro-categorie: giovani e voci junior.
La categoria giovani e' aperta a tutte e tutti coloro che hanno meno di 35 anni di eta' al momento dell'emissione del bando.
La categoria voci junior si rivolge a chi va a scuola. E' suddivisa in due fasce di eta' comprendenti (1) le alunne e gli alunni degli Istituti Comprensivi o equivalenti (2) le alunne e gli alunni delle scuole secondarie di secondo grado.
Il tema da trattare e' il dialogo religioso. Si valorizzeranno gli elaborati prodotti da almeno due persone, meglio se di genere diverso.
Per la categoria giovani si richiede un articolo giornalistico di qualunque genere (inchiesta, reportage, intervista, articolo di opinione, reportage radiofonico o televisivo) sul tema del dialogo religioso; massimo numero di caratteri 15.000 per il reportage radiofonico e televisivo un massimo di 3 minuti di durata.
Per la categoria voci junior l'elaborato sul dialogo religioso puo' essere piu' libero, anche di carattere grafico e multimediale.
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Premi
Intento dei premi e' sostenere l'educazione e la formazione, nonche' la legittimazione di voci giovani.
Per la categoria giovani i premi saranno stages o brevi percorsi formativi presso enti giornalistici convenzionati col premio.
Per la categoria voci junior i premi saranno rivolti principalmente alle scuole: abbonamenti a riviste specializzate, corsi di formazione giornalistica e, per gli istituti di secondo grado, la possibilita' di formazione presso una testata giornalistica.
Le premiate e i premiati della categoria voci junior avranno la possibilita' di scrivere articoli per le testate aderenti al premio (oppure specificare quali) con il fine di garantire anche alle voci studenti sempre piu' spazio nel mondo del giornalismo.
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Informazioni tecniche
Per partecipare inviare all'indirizzo di posta elettronica premiogiornalisticogiovannisarubbi at ildialogo.org i propri elaborati o un link da dove si possano scaricare entro il 15 aprile 2023. L'iscrizione al premio e' gratuita. Ad ogni invio verra' data risposta. Se si intende inviare elaborati non digitalizzabili scrivere alla mail e verra' studiata modalita' di consegna.
Gli elaborati verranno giudicati da un'apposita giuria composta da giornaliste e giornalisti e persone di enti che si definiscono nonviolenti.
Tutti gli elaborati troveranno spazio sul sito de Il Dialogo in apposita sezione dedicata.
La premiazione si terra' durante Eirenefest - Festival del Libro per la Pace e la Nonviolenza che si svolgera' dal 26 al 28 maggio a Roma.
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Giovanni Sarubbi: pacifista militante, uomo di cultura e di pace
Nato in Lucania nel 1951, napoletano di adozione, ha vissuto in Irpinia. Giornalista, diplomato in teologia presso la Facolta' Valdese di Teologia di Roma. Fondatore e direttore del periodico on-line www.ildialogo.org, punto di riferimento nazionale di tante iniziative volte alla pace, al rispetto dei diritti umani e a una giustizia sociale. Membro della redazione di Tempi di Fraternita', di Peacelink; ha collaborato a vari giornali locali e nazionali sui temi della pace e del dialogo, fra cui Confronti, Riforma, Cem-Mondialita'.
Ha dedicato la vita alla costruzione di "ponti" tra le diverse religioni e culture, all'abbattimento di ogni barriera e pregiudizio. Infaticabile animatore e divulgatore di tante iniziative sul tema del dialogo ecumenico e interreligioso, affermava con convinzione che: "Il dialogo e' la miglior soluzione a qualsiasi discordia, poiche' il confronto genera ricchezza d'animo e conoscenza”.
Per la EMI ha scritto "Spirito" e "Avventisti Christian Science Mormoni Testimoni di Geova", ed e' coautore del libro "La rivincita del dialogo". Autore di un testo sull'Apocalisse dal titolo "L'Apocalisse, il libro sconosciuto o bistrattato" (Ed. Chiesa Libera di Avellino), e di una raccolta di poesie "Giorni belli, giorni brutti" (Ed. Multimage).
Una vita, la sua, dedicata alla costruzione di "ponti" tra le diverse religioni e culture, all'abbattimento di ogni barriera e pregiudizio.
Infaticabile animatore e divulgatore di tante iniziative sul tema del dialogo ecumenico e interreligioso. Affermava con convinzione che: "Il dialogo e' la miglior soluzione a qualsiasi discordia, poiche' il confronto genera ricchezza d'animo e conoscenza".
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Enti promotori del Premio oltre la Famiglia Sarubbi: Agenzia Dire, Azione Nonviolenta, Centro di ricerca per la pace, per i diritti umani e la difesa della biosfera, Centro Nonviolenza Attiva, Centro Gandhi, Centro Studi Sereno Regis, Fondazione Alexander Langer Stiftung, Giornalisti nell'Erba, Il Dialogo, PeaceLink, Mosaico di Pace, Pressenza, RVS, Sovranita' Popolare, Terra Nuova.
Tutte le persone e gli enti coinvolti lavoreranno gratuitamente.

6. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

7. REPETITA IUVANT. SCRIVERE AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA PER CHIEDERE LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Proponiamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente..
Di seguito una proposta di testo della lettera da inviare al Presidente degli Stati Uniti d'America recante la richiesta della grazia presidenziale per Leonard Peltier, e le istruzioni per inviarla attraverso il sito della Casa Bianca.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.

8. GUERRA. GIULIANA SGRENA: DALLA PARTE SBAGLIATA DELLA STORIA: TUTTE LE GUERRE DI COLIN POWELL (2021)
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 19 ottobre 2021 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Dalla parte sbagliata della Storia: tutte le guerre di Colin Powell" e il sommario "Stati Uniti. E' morto a 84 anni il primo segretario di Stato nero: nel 2003 accuso' l'Iraq di nascondere armi chimiche, preludio dell'attacco degli Stati Uniti. Ai vertici dell'esercito Usa per decenni, compilo' il rapporto sul massacro "mai avvenuto" di My Lay, invase Panama, bombardo' la Libia, lancio' l'operazione "umanitaria" in Somalia e la prima guerra del Golfo"]

Colin Powell e' morto ieri a 84 anni "per complicazioni da Covid", ha riferito la famiglia, secondo la quale era stato vaccinato. La prima reazione e' stata quella dell'ex presidente degli Usa George W. Bush: "L'America perde un grande servitore dello stato".
Powell e' uscito indecorosamente dalla storia dopo aver raggiunto i vertici della carriera politico-militare e una tale popolarita' che aveva suggerito una candidatura alla Casa bianca, da lui respinta con la motivazione di non essere interessato alla politica.
Il momento di maggiore "popolarita'" l'aveva raggiunto quel 5 febbraio 2003 quando si era presentato all'Onu per dimostrare che Saddam Hussein era pericoloso e andava abbattuto. Per la dimostrazione si era dotato di fialette con una polverina bianca, che doveva essere antrace, e furgoncini giocattolo per simulare i laboratori mobili con i quali Saddam avrebbe potuto usare le "armi di distruzione di massa".
L'occidente credette a quella ridicola messa in scena a tutto schermo, propedeutica al lancio della seconda guerra del Golfo. La macchina da guerra era in marcia, pronta a sferrare l'attacco sei settimane dopo. Inutili le informazioni degli ispettori Onu che da Baghdad smentivano, sostenendo che Saddam non aveva piu' quelle armi.
Non solo non furono usate ma non furono nemmeno mai trovate perche' non c'erano. Ma Saddam era stato eliminato e l'Iraq distrutto. Due anni dopo il discorso di Powell all'Onu, un rapporto governativo disse che la comunita' dell'intelligence aveva "torto marcio" nelle sue valutazioni delle capacita' irachene di produrre armi di distruzione di massa prima dell'invasione Usa.
Ma il danno era fatto e Colin Powell a un giornalista dell'Abc news che, l'8 settembre 2005, gli chiedeva se ritenesse che la sua reputazione fosse stata danneggiata aveva risposto: "Naturalmente. E' una macchia. Io sono colui che lo ha fatto a nome degli Stati Uniti e sara' sempre parte della mia storia. E' stato doloroso. Lo e' anche adesso". Ma se ci sono stati ripensamenti che forse hanno determinato il suo passaggio dai conservatori ai democratici - votando Obama e Biden -, non sono bastati a riscattare il suo "onore". Anche perche' la seconda guerra del Golfo non e' stata l'unica alla quale Powell nella sua lunga carriera ha contribuito.
Le sue prime due missioni militari risalgono agli anni '60 in Vietnam. Nel 1962 era uno dei consulenti inviati da John F. Kennedy nel Vietnam del sud; ritornato ferito, ricevette la prima medaglia di bronzo. La seconda volta e' stato inviato (1968-69) per investigare sul massacro di My Lay, nel quale erano stati uccisi piu' di 300 civili.
Il rapporto di Powell negava la fondatezza delle accuse contro i soldati statunitensi: "Le relazioni tra i soldati americani e il popolo vietnamita sono eccellenti". Ferito per la seconda volta in un incidente aereo era riuscito a salvare i suoi compagni: un'altra medaglia.
Dopo aver comandato un battaglione in Corea (1973) ottenne un incarico al Pentagono. Era assistente militare senior del segretario alla difesa Caspar Weinberger quando coordino' l'invasione di Granada e il bombardamento della Libia. Come consigliere alla sicurezza di Reagan ai tempi dell'Irangate, che serviva a finanziare i contras che combattevano il governo sandinista, fu chiamato a testimoniare davanti al Congresso ma ne usci' pulito.
Da capo di stato maggiore dal presidente Bush padre lo attesero nuove sfide. Come l'invasione di Panama per eliminare il dittatore Manuel Noriega che non cedeva alle richieste Usa sul canale di Panama. Anche l'operazione "umanitaria" in Somalia e' opera del generale Powell, anche se si era ritirato dall'esercito qualche giorno prima della disastrosa battaglia di Mogadiscio (1993).
Ma e' soprattutto contro l'Iraq di Saddam Hussein che si e' impegnato, e non solo nella seconda guerra del Golfo, ma anche nella prima. La guerra era iniziata il 16 gennaio 1991 con un massiccio e devastante bombardamento con missili Cruise dalle navi da guerra e dagli aerei americani, britannici e sauditi.
A dare il via all'attacco era stato il presidente Bush padre ma "Desert Storm" fu rafforzata da un piano d'attacco di forze terrestri fortemente voluto da Powell, capo degli Stati maggiori riuniti. Fu la prima vera guerra mediatica, fatta con le veline diffuse dal Pentagono: i giornalisti erano stati evacuati e a Baghdad erano rimasti solo Stefano Chiarini del manifesto e Peter Arnett della Cnn.

9. ALGERIA. GIULIANA SGRENA: ADDIO A BOUTEFLIKA, CONCORDIA E CORRUZIONE IN ALGERIA (2021)
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 19 settembre 2021 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Addio a Bouteflika, concordia e corruzione in Algeria" e il sommario "La morte dell'ex presidente. Venti anni al potere, poi nel 2019 il movimento dell'hirak lo costringe a dimettersi in condizioni umilianti, su ordine dei militari. Una storia che inizia con la guerra d'indipendenza e ha il suo momento di svolta con la fine del terrorismo islamista. Ha governato sorretto dalla manna del petrolio e da un sistema che prende il nome di Bouteflikismo. Aveva 84 anni"]

L'ex presidente algerino Abdelaziz Bouteflika e' morto venerdi' sera, all'eta' di 84 anni, nella sua residenza di Zeralda trasformata in infermeria per assicurargli le cure necessarie. Il presidente che piu' a lungo ha governato l'Algeria, vent'anni, da quando era stato colpito da ictus nel 2013 non era stato piu' in grado di assolvere ai suoi compiti. Tuttavia e' rimasto al potere fino al 2019 quando, di fronte alla pretesa di candidarsi per la quinta volta, l'Algeria e' insorta dando vita al movimento dell'hirak che lo ha costretto a dimettersi in condizioni umilianti, su ordine dei militari, il 2 aprile.
Si tratta della vittoria piu' importante del movimento che vuole estromettere dal potere tutta la nomenklatura corrotta che l'ha paralizzata per anni, senza riuscirci per ora. Sotto accusa e' finito il bouteflikismo, che ha portato alla sbarra e in carcere molti collaboratori del presidente, anche il fratello, ma non ha mai toccato lui e molti si sono chiesti perche'.
La carriera di Bouteflika, nato in Marocco, a Oujda, da una famiglia di Tlemcen, comincia all'eta' di 19 anni, con la partecipazione alla guerra di liberazione dalla colonizzazione francese, dove entrera' nelle grazie di Houari Boumediene, di cui sara' segretario particolare. Nel 1962, a soli 25 anni, diventa Ministro della gioventu', degli sport e del turismo dell'Algeria indipendente con il governo di Ben Bella, oltre a far parte della costituente. In seguito da Ministro degli Esteri gioca un ruolo importante nel colpo di stato del 1965 contro Ben Bella - che voleva le sue dimissioni - che porta al potere Houari Boumediene.
Seguono gli anni piu' brillanti della diplomazia algerina: l'Algeria diventa portavoce del terzo mondo, ospita gli incontri dei movimenti di liberazione, sostiene la lotta contro l'apartheid in Sudafrica e Bouteflika accresce la propria reputazione di abile interlocutore. Si riteneva "il degno" successore di Boumediene e non ha mai accettato la designazione di Chadli Bendjedid. Il suo allontanamento dal potere coincide con l'accusa da parte della Corte dei conti di aver dirottato fondi verso cancellerie algerine all'estero. Per Bouteflika inizia l'esilio di sei anni, trascorsi nei paesi del Golfo. Rientrato in Algeria nel 1980 rifiuta proposte di incarichi ministeriali e perfino di capo dello stato, quando sara' nominato Liamine Zeroual.
Nel 1998 ritiene sia giunta la sua ora e si candida come salvatore della patria, sfruttando anche l'accordo raggiunto durante la presidenza Zeroual (nel 1997) tra esercito e islamisti per lanciare il progetto di "concordia civile" che si trasformera' poi in "riconciliazione nazionale". Bouteflika, abile comunicatore, deve la sua popolarita' all'immagine dell'uomo che ha portato la pace dopo un decennio di terrorismo, poco importa se la concordia non ha fatto chiarezza sui responsabili dei massacri e ha garantito l'impunita' sia agli islamisti che ai militari, l'importante era porre fine al decennio nero. Bouteflika ha saputo convincere anche esponenti dell'opposizione - di allora – che sono entrati a far parte del suo governo. Altre coincidenze hanno favorito la sua presidenza, come l'aumento del prezzo del petrolio che gli ha permesso di eliminare un pesante debito estero. Sono stati anni in cui la manna del petrolio ha permesso la costruzione di grandi infrastrutture, di sostenere progetti per i giovani penalizzati dalla disoccupazione e che per questo l'hanno sostenuto.
Ma le vacche grasse non durano in eterno e i progetti faraonici - come la costruzione della grande moschea con il minareto piu' alto d'Africa - potranno soddisfare l'ego di un capo di stato narcisista ma erodono la popolarita' e la credibilita' di un presidente che non ha mantenuto le promesse, innanzitutto quella di non far piu' dipendere l'Algeria solo dagli introiti degli idrocarburi. L'entourage di Bouteflika si e' mostrato corrotto e ha premiato i personaggi che hanno costruito le proprie ricchezze sfruttando le coperture garantite dal potere.
E' morto Abdelaziz Bouteflika, il bouteflikismo sopravvivera'?

10. L'ORA. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
*
Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
*
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

11. RIFERIMENTI. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

12. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

13. IRAN. FARIAN SABAHI: FAMIGLIE MINACCIATE, L'IRAN SUSSURRA IL SUO INNO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 30 novembre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Famiglie minacciate, l'Iran sussurra il suo inno" e il sommario "Tra calcio e rivolta. I pasdaran avrebbero paventato ai giocatori "arresti e torture". Nella partita piu' difficile, gli Usa vincono 1-0 e passano agli ottavi. Scarcerato (per ora) il calciatore Ghafouri. A Shiraz giovane uccisa a manganellate"]

La partita Iran-Stati Uniti e' stata vinta 1-0 dalla nazionale Usa che si qualifica cosi' per gli ottavi di finale. Un match dalle forti tinte politiche: Teheran e Washington non hanno rapporti diplomatici da quando, il 4 novembre 1979, un gruppo di studenti prese possesso dell'ambasciata statunitense nella capitale iraniana, tenendo una cinquantina di persone in ostaggio per 444 giorni.
A far salire la tensione le immagini, diffuse sull'account Twitter della squadra statunitense, della bandiera della Repubblica islamica senza l'emblema al centro: un tulipano rosso per ricordare tutti coloro che sono morti per l'Iran, perche' la leggenda narra che i tulipani rossi crescano dal sangue dei martiri. Un disegno stilizzato, composto da quattro mezzelune che formano la parola "Dio" in arabo (Allah) con sopra un segno diacritico che sembra la lettera w.
Con quel tweet, la nazionale statunitense voleva esprimere "solidarieta' alle donne iraniane". Le autorita' di Teheran non hanno pero' gradito il gesto e sono arrivate a chiedere alla Fifa l'espulsione della squadra americana. La bandiera della Repubblica islamica e' poi ricomparsa nel post sull'account Twitter della squadra americana con la scritta stilizzata "Allah" al centro.
Alla luce di queste vicissitudini, ieri sera allo stadio al Thumama l'attenzione era tutta puntata sugli atleti iraniani: si sarebbero astenuti dall'intonare l'inno nazionale, come nella prima partita contro l'Inghilterra, persa 6-2? Oppure avrebbero cantato com'e' successo nel secondo match contro il Galles vinto 2-0? Ieri sera, i ragazzi di Carlos Queiroz hanno deciso di sussurrare l'inno, muovendo appena le labbra.
Sono in una posizione assai scomoda, qualsiasi mossa rischia di essere criticata. Se si mettono apertamente contro il regime rischiano il carcere, l'esproprio dei loro beni e - come riferisce la Cnn - ripercussioni ai familiari: secondo l'emittente Usa, i pasdaran avrebbero convocato i calciatori minacciando "arresti e torture" dei familiari in caso avessero mostrato dissenso.
Esemplare il caso del calciatore della nazionale iraniana Voria Ghafouri, scarcerato proprio ieri, in attesa di processo e dietro pagamento di una cospicua cauzione. Domenica era circolata sui media iraniani la notizia del rilascio, smentita pero' dalle associazioni umanitarie.
Curdo di Sanandaj, Ghafouri ha confermato di essere tornato a casa e ha inviato una sua foto ad Andrea Stramaccioni, gia' suo allenatore all'Esteghlal e ora commentatore per la Rai ai Mondiali. "Sono molto felice, Voria mi ha detto che torna a casa e stasera si guardera' la partita Usa-Iran in tv", ha detto il tecnico italiano.
In questo campionato del mondo, nel braccio di ferro con le autorita' di Teheran l'allenatore portoghese Queiroz ha giocato la carta del compromesso: sfidando ayatollah e pasdaran, e' riuscito a portare a Doha l'attaccante Sardar Azmoun. Appartenente alla minoranza sunnita, e' da sempre critico nei confronti della Repubblica islamica. Il 25 novembre ha segnato un gol contro il Galles.
Ieri sera, Queiroz lo ha fatto giocare subito, nel primo tempo, preferendolo a Karim Ansarifard. "Nessun compromesso, questo e' il gioco della nostra squadra, che sfodera il suo campione solo nel secondo tempo", spiega lo scrittore iraniano Mohammad Toloeui precisando che il fruttivendolo sotto casa sua "a Teheran preferirebbe che la squadra iraniana fosse eliminata da questo mondiale".
Mentre i riflettori sono accesi sul calcio, nel centro-sud dell'Iran un'altra ragazza e' stata uccisa dalle forze dell'ordine. Il 24 novembre la sedicenne Mahak Hashemi e' stata "uccisa a manganellate mentre stava manifestando a Shiraz". Lo hanno reso noto gli attivisti e il sito saudita Iran International.
"Il nome di questa bellissima ragazza iraniana e' Mahak Hashemi", ha scritto l'attivista iraniana Masih Alinejad che ha postato su Twitter una foto che ritrae l'adolescente con un cappello da baseball al posto del velo. "E' stata selvaggiamente uccisa a manganellate dal regime islamico mentre protestava a Shiraz", ha denunciato aggiungendo: "Il regime ha persino chiesto un riscatto alla sua famiglia per restituire loro il suo cadavere. Gli iraniani stanno letteralmente morendo per la liberta'".
In tutto questo, come si comporta la Fifa? La federazione non si e' mai fatta crucci per i diritti umani. Pensiamo al 1978, quando i mondiali si giocarono in Argentina, a quel tempo una dittatura feroce.
Quest'anno, in Qatar, non ci sono state fiaccolate per le 15mila vittime tra i lavoratori migranti. Ma forse la resistenza delle iraniane sta squarciando il velo dell'indifferenza: la Fifa ha autorizzato alcuni gesti di sostegno a favore dei manifestanti in Iran, tra cui lo slogan "Donna Vita Liberta'" e i ritratti della ventiduenne Mahsa Amini, la cui morte ha innescato le proteste.

14. IRAN. FARIAN SABAHI: IRAN-USA, LA PARTITA CHE NON SI PUO' PERDERE TRA RIVOLTA E PASDARAN
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 29 novembre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Iran-Usa, la partita che non si puo' perdere tra rivolta e pasdaran" e il sommario "Qatar 2022. Le guardie del regime di Teheran volano a Doha in vacanza premio per tenere sotto controllo i tifosi e fare pressioni sulla squadra"]

Stasera alle otto la nazionale iraniana sfidera' la squadra statunitense nei mondiali di calcio del Qatar. Dopo aver perso 6 a 2 contro l'Inghilterra nella prima partita del 21 novembre, il tecnico della nazionale iraniana Carlos Queiroz ha detto: "Non potete nemmeno immaginare che cosa stanno vivendo negli ultimi giorni i miei ragazzi, solo per aver voluto esprimersi come atleti". La seconda partita del 25 novembre e' andata meglio: il 2 a zero contro il Galles pare sia servito a liberare 709 detenuti da diverse prigioni del Paese, cosi' ha reso noto il sito della magistratura di Teheran. La partita che conta piu' di tutte sara' quella di questa sera, come lo era stato il 21 giugno 1998 nei mondiali di Francia il match Iran-Usa: a Lione, la squadra iraniana aveva vinto 2 a 1 e gli americani se ne erano dovuti tornare a casa.
In queste settimane l'allenatore portoghese Queiroz ha accompagnato la squadra iraniana attraverso un percorso minato. Prima della partenza per Doha i suoi giocatori sono stati convocati dal presidente della Repubblica islamica Ebrahim Raisi, a cui si sono dovuti inchinare. Un gesto che hanno pagato caro, perche' tante tifose e tanti tifosi li hanno giudicati "vigliacchi". E non li hanno perdonati quando, nella prima partita contro l'Inghilterra, si sono astenuti dal cantare l'inno nazionale. Eppure, quel loro silenzio ha fatto il giro del mondo perche' non c'e' palcoscenico piu' grande dei mondiali di calcio, seguiti da quattro miliardi di telespettatori. Nella seconda partita, contro il Galles, hanno subito parecchie pressioni e alla fine hanno intonato l'inno nazionale, senza entusiasmo.
Che cosa rischiano i calciatori iraniani? Qualsiasi cosa facciano, sanno di sbagliare. Se non cantano l'inno nazionale, e quindi esprimono dissenso, rischiano il carcere e l'esproprio dei beni di famiglia. Ali Daei, che gioca nel Bayern Monaco, e' stato minacciato dopo aver espresso il proprio appoggio ai dimostranti. Il curdo Voria Ghafouri, originario di Sanandaj e da sempre critico nei confronti del regime, non fa parte della nazionale e quindi non e' a Doha, ma e' stato arrestato con l'accusa di "propaganda contro lo Stato" e solo domenica e' stato finalmente rilasciato su cauzione. Come se non bastasse la repressione del regime di Teheran, i calciatori iraniani potrebbero essere sospesi dalla Fifa per aver fatto gesti politici.
Stasera potrebbero fare finta di niente e giocare la loro partita, come se in Iran non stesse succedendo nulla? Potrebbero ignorare gli oltre 445 morti, di cui almeno 63 sono minorenni? A due mesi e mezzo dalla morte di Mahsa Amini, diventa sempre piu' difficile astenersi dal prendere posizione. A dire no al regime sono stati altri atleti, pensiamo a Elnaz Rekabi, la campionessa di arrampicata che a Seul ha gareggiato senza velo. E tantissime persone del mondo dello spettacolo, rapper, registe e attrici incluse. In ogni caso, a prendere posizione e' stato il ct Queiroz: e' riuscito a tenere testa ad ayatollah e pasdaran che avrebbero voluto l'esclusione dell'attaccante Sardar Aznoun che appartiene alla minoranza sunnita dell'Iran, in questi mesi e' stato critico nei confronti del regime e attivo sui social a favore dei manifestanti che da oltre due mesi animano le proteste innescate dalla morte della ventiduenne Mahsa Amini.
Il  Team-e Melli (cosi' si chiama la nazionale iraniana) ha sempre unito le diverse anime dell'Iran, in patria e nella diaspora. Oggi, invece, la squadra e' espressione delle divisioni che lacerano gli iraniani. Gli stessi giocatori sono allineati su posizioni diverse, contro e pro-regime. Tra coloro che sfidano il potere costituito vi sono Sardar Aznoun e Ali Karimi, che giocano rispettivamente nel Bayer Leverkusen e nel Bayern Monaco. A sostenere la Repubblica islamica sono invece Mehdi Torabi e Vahid Amiri, a cui sono stati rivolti insulti dagli spalti. Stasera, tra i tifosi iraniani allo stadio Al Thumama di Doha ci saranno pero' anche tanti pasdaran (le guardie rivoluzionarie fedelissime all'ideologia khomeinista) e basiji (i paramilitari). Pare si siano aggiudicati una vacanza premio in Qatar, con l'obiettivo di tenere sotto controllo i tifosi e fare pressione sul Team-e Melli.

15. IRAN. FARIAN SABAHI: GLI SCIOPERI OPERAI IN SOLIDARIETA' ALLA RIVOLTA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 23 novembre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Gli scioperi operai in solidarieta' alla rivolta" e il sommario "I giorni dell'Iran. Fabbriche e protesta, parla il docente di storia mediorientale Siavush Randjbar-Daemi"]

"In seguito alla morte di Mahsa Amini, molte manifestazioni hanno avuto luogo in quartieri modesti di grandi citta' come Teheran, Shiraz e Isfahan e gli operai di varie industrie hanno dato avvio a scioperi. Vi sono state astensioni dal lavoro in parte dell'industria petrolchimica, nonche' in diverse fabbriche in varie localita'. In Iran gli scioperi sono solitamente motivati da vertenze locali (stipendi bassi, spesso pagati in ritardo). In queste settimane, nei cortei degli scioperanti sono invece stati scanditi slogan antiregime e a sostegno della protesta nazionale innescata dall'uccisione della ventiduenne curda. Si tratta di iniziative autonome, prive di coordinamento a livello nazionale. Siamo ancora distanti dallo sciopero generale, evocato dall'opposizione in esilio, per dare l'ultima spallata alla Repubblica islamica".
A commentare la partecipazione operaia alle proteste in Iran e' Siavush Randjbar-Daemi, docente di Storia moderna del Medio Oriente presso l'Universita' St Andrews, in Scozia. E' autore del volume The Quest for Authority in Iran (IB Tauris, 2018). Si occupa della sinistra iraniana e dei movimenti laici tra l'inizio dei moti rivoluzionari nel 1977 e la fine della presidenza di Abolhassan Bani-Sadr nel 1981. A proposito di sindacati, lo studioso ricorda come in Iran "non esistano sindacati giuridicamente indipendenti. Negli ultimi quindici anni ne sono emersi alcuni, su base locale, i cui membri sono stati spesso perseguitati dalle autorita'. E' il caso degli autisti dei bus pubblici Vahed a Teheran e dei dipendenti dello stabilimento Nishekar Haft Tappeh nel Khuzestan (sudovest). Recentemente e' stato fatto un tentativo per costituire un sindacato unificato, la Etehad-e Kargaran-e Azad-e Iran (https://www.etehad-e.com)".
Oltre a scioperare, i ceti operai della Repubblica islamica prendono parte alle proteste. A proposito dei settori industriali in cui sono operativi gli operai che, in qualche misura, partecipano alle manifestazioni di strada, Randjbar-Daemi racconta: "In base alle notizie che abbiamo ricevuto dalle fabbriche e da importanti industrie, coloro che sono assunti a progetto nella societa' petrolchimica statale a Bushehr e Assaluyieh hanno organizzato diverse giornate di sciopero in maniera indipendente. Da ultimo, e' attualmente in corso uno sciopero di alcuni lavoratori presso la fabbrica di pneumatici Iran Tyre. Duranti gli ultimi giorni hanno effettuato uno sciopero anche i lavoratori di un'altra fabbrica importante nell'indotto automobilistico, la Cruise".
I moti scaturiti dalla morte di Mahsa Amini, diventati contestazione contro l'intero regime, non hanno quindi come protagonisti soltanto le classi medie urbane: "Appare molto probabile che gli operai si siano uniti alle folle che hanno preso parte alle proteste che si sono svolte in decine di citta' iraniane. Ed e' probabile che il loro impegno prosegua". Se le proteste sono acefale, anche gli operai non hanno dei loro leader per due motivi: come gia' accennato, in Iran non esistono sindacati generali indipendenti che siano tollerati dalle autorita'; in secondo luogo - continua lo studioso - "le principali sigle storiche della sinistra iraniana sono del tutto marginali nella Repubblica islamica, dove hanno pochi seguaci, ma sono invece rimaste attive nella diaspora. Penso al partito comunista Tudeh, ai diversi rami dei Fadaiyan e ad altri movimenti della sinistra iraniana".
Qualora le proteste continuassero, "potrebbero sancire l'ascesa di una nuova generazione di leader tra gli operai con rivendicazioni sindacali", profetizza Randjbar-Daemi. In ogni caso, di questi tempi a scioperare in Iran non sono soltanto i ceti operai. Ad abbassare le serrande, "appena e' stata data la notizia della morte di Mahsa Amini, sono stati i commercianti delle principali citta' curde, ovvero Mahabad, Sanandaj, Bukan, Paveh. In queste localita' i mercanti hanno aperto saltuariamente e per brevissimi intermezzi. Questo atteggiamento e' stato replicato su scala minore dai commercianti di Tabriz nel corso delle tre giornate - dal 24 al 26 del mese di Aban - in cui gli iraniani hanno commemorato le vittime delle proteste nazionali contro il caro-benzina del novembre 2019. A differenza di quelli dei ceti operai, gli scioperi dei bottegai nella provincia iraniana del Kurdistan sono motivati da ragioni prettamente politiche, inerenti alla morte di Mahsa Amini. Si tratta di vedere se, in futuro, vi sara' un connubio tra queste due diverse correnti di sciopero".

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 25 del 25 gennaio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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