[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 24



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 24 del 24 gennaio 2023

In questo numero:
1. La guerra uccide, le armi uccidono, gli eserciti uccidono. Salvare le vite e' il primo dovere
2. One Billion Rising: Iniziative 2023
3. Una lettera all'ambasciata dell'Iran in Italia
4. Il 27 gennaio, "Giorno della memoria", si realizzino ovunque iniziative di studio, di riflessione, di testimonianza e d'impegno
5. Premio Giornalistico "Giovanni Sarubbi" per il dialogo
6. Tre tesi
7. Scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier
8. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
9. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
10. Alcuni riferimenti utili
11. Farian Sabahi: Il primo impiccato per rivolta e gli spari per umiliare la bellezza
12. Farian Sabahi: Manette e lacrimogeni contro gli studenti. Sigilli per chi sciopera
13. Farian Sabahi: Cinque condanne alla forca. Bloccati i conti alle donne senza velo
14. Farian Sabahi: La polizia morale e' sempre al suo posto. Comincia lo sciopero
15. Farian Sabahi: In cella anche l'attrice Mitra Hajjar. Ma nel cinema iraniano "il mullah e' nudo"

1. L'ORA. LA GUERRA UCCIDE, LE ARMI UCCIDONO, GLI ESERCITI UCCIDONO. SALVARE LE VITE E' IL PRIMO DOVERE

Pace subito.
Disarmo subito.
Smilitarizzazione subito.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

2. INIZIATIVE. ONE BILLION RISING: INIZIATIVE 2023
[Dal Coordinamento Italia One Billion Rising (e-mail: obritalia at gmail.com) riceviamo e diffondiamo]

Carissime amiche e amici di One Billion Rising, ci siamo quasi.
E' straordinario immaginare quest'anno di poter tornare nelle piazze, nelle strade, nei luoghi pubblici delle citta', insieme, per tornare a danzare in sostegno e solidarieta' e ad alta voce rivendicare la fine delle molteplici atrocita' perpetrate sulle donne e sulle bambine nel mondo. Tentano di recidere, annientare la forza vitale del pianeta, non ci riusciranno.
Parlare con ragazzi e ragazze, studenti, professori, leggere, commentare i fatti di violenza, dare i nomi alle cose, questi sono i primi passi della rivoluzione di cui tutte e tutti noi portiamo la bandiera.
Le forme di arte che accompagnano l'evento OBR nel mondo si prestano ad un gioioso coinvolgimento, ma non vogliamo far mancare anche un momento di preparazione e di formazione.
Per questo motivo chiediamo di partecipare ad OBR 2023, coinvolgendo anche i giovani e le scuole, a cui poter proporre:
- un incontro, anche on line, con una o piu' classi sul tema della violenza maschile sulle donne, della durata minima di due ore
- la preparazione della coreografia del brano musicale Break the Chain
- l'esecuzione della coreografia nella settimana dal 12 al 19 febbraio 2023
- la lettura di alcuni pensieri/ componimenti realizzati dalle ragazze e dai ragazzi delle classi coinvolte
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Per facilitare l'organizzazione dell'evento vi inviamo alcune semplici indicazioni che potrete seguire:
Iscrizione al sito per segnalare il vostro evento: cliccate su http://bit.ly/Registra_il_t uo_evento_sulla_pagina_internazionale_OBR e invitate altre associazioni, gruppi, scuole, scuole di danza, amici a partecipare... piu' siamo, meglio e'!
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Attivita' sui social: vi chiediamo di pubblicare tanti contenuti (foto, video, ecc) sui social utilizzando gli hashtag ufficiali e di invitare i propri contatti a fare lo stesso, cosi' da diffondere anche li' il nostro messaggio. Seguite e taggate anche i profili social di One Billion Rising Italia cosi' potremo condividere i vostri post, stories, ecc.
Facebook https://www.facebook. com/obritalia
Instagram https://www.instagram.com/onebillionrisingitalia/
Hashtag ufficiali: #1BillionRising  #RiseForFreedom #CreateTheNewCulture #RiseInSolidarity
A conclusione delle iniziative, vi chiediamo di inviare foto e video a: obritalia at gmail.com
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Loghi ufficiali: vi chiediamo, per le creativita' (locandine, cartelli) che realizzate, di utilizzare i loghi ufficiali che potete scaricare al seguente link
https://www.dropbox.com/scl/fo/lo9r4i06g268ow7x103sc/h?dl=0&rlkey=xfogpv7hpwlaup3vsxw5zsz1u
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Grafiche
In questa cartella abbiamo inserito le grafiche realizzate (cover facebook, grafiche per FB/IG) a cui ne aggiungeremo altre nei prossimi giorni allo stesso link.
Grafiche One Billion Rising
https://www.dropbox.com/scl/fo/mizfc1w1xl0nu1oywiups/h?dl=0&rlkey=c47347xou5ufqupm4jn90mv0w
Grafica t-shirt
https://www.dropbox.com/scl/fo/h2i75sias7o03r033pf25/h?dl=0&rlkey=ynxdi0h5jbjrgf3d20di36x0o
Grafica stickers
https://www.dropbox.com/scl/fo/4gt4ez978gne73gjwvnqx/h?dl=0&rlkey=4kbdd0091mchnaj1krvhzxoar
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Si puo' organizzare un flash mob durante l'evento One Billion Rising, seguendo la canzone Break the chain e il tutorial ufficiale che trovate qui http://youtu.be/_U5C ZfPydVA o creando una nuova coreografia. L'evento One Billion Rising puo' essere caratterizzato da performance artistiche di ogni genere e da momenti di lettura.
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Autorizzazione One Billion Rising
Al seguente link potete scaricare l'autorizzazione copyright per utilizzo materiali e brani musicali OBR
https://www.dropbox.com/s/d7ambb5ml22dvsj/OBR%20Copyright%20Authorization%202023.pdf?dl=0
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Per quanto riguarda le letture, oltre ai brani de I Monologhi della Vagina, di seguito troverete come suggerimento alcuni testi della fondatrice di One Billion Rising, Eve Ensler
"L'Ufficio della schiavitu' sessuale" http://bit.ly/ufficio_della_schiavitu_sessuale
"L'insurrezione" http://bit.ly /insurrezione
"La mia rivoluzione" http://bit.ly/la_mia_rivoluzione
"Preghiera di un uomo" http://bit.ly/preghiera_ di_un_uomo
"Fino a quando" http://bit.ly/fino_a_quando
"E poi saltavamo" http://bit.ly/e_poi_saltavamo
- la traduzione di M.G.Di Rienzo del brano musicale “Break the chain” credits Tena Clark - Musiche Tena Clark/Tim Heintz
http://bit.ly/traduzione_testo _BreakTheChain
- qui se volete potete trovare altre idee:
https://www.onebillionrising.org
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Per condividere con noi i vostri eventi e/o avere informazioni vi chiediamo di  scriverci al seguente indirizzo: obritalia at gmail.com
Ovviamente qualunque aggiunta rispetto a questo "format base" non potra' che essere gradita.
Vi chiediamo se l'idea puo' piacervi e se pensate possa avere un buon riscontro presso le scuole del vostro territorio, le vostre comunita' di riferimento.
Ringraziamo quanti di voi ci hanno anticipato gli eventi in preparazione, la prossima settimana risponderemo singolarmente a chi ci ha scritto con tutti i dettagli. Vi ricordiamo che le magliette saranno pronte non prima del 25 gennaio.
Se avete altre meravigliose idee, noi non potremo Che essere felici!
Grazie per tutto quello che potrete fare! #RiseForFreedom #RiseInSolidarity
Un abbraccio
Nicoletta Billi (333.2432777), Luisa Rizzitelli (345.4767246), Silvia Palermo (339.5028904)
Coordinamento Italia One Billion Rising

3. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA

All'ambasciatore dell'Iran in Italia: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir,
Egregio ambasciatore,
le saremmo assai grati se volesse trasmettere al suo governo il seguente appello.
Tutte le tradizioni di pensiero dell'umanita', quali che siano le loro fonti, convengono su queste semplici verita':
- che ogni vita umana deve essere rispettata, onorata e protetta;
- che uccidere e' sempre e solo un male;
- che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta';
- che rispettare e salvare le vite e' il primo dovere.
Certi del fatto che condividiate queste semplici considerazioni siamo quindi a chiedervi di impegnarvi:
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, cessino finalmente le uccisioni e le persecuzioni;
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, siano finalmente rispettati la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Vi chiediamo quindi:
- di riconoscere la dignita' e i diritti delle donne, che sono gli stessi degli uomini;
- di non piu' perseguitare, ma piuttosto ascoltare ed onorare, le donne che da mesi nel vostro paese stanno chiedendo "vita e liberta'".
Queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza, sono amiche ed amici dell'umanita' e del bene comune.
E' un crimine ed una follia perseguitare ed uccidere queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere proprio di ogni ordinamento ed istituto giuridico legittimo: rispettare e proteggere le vite, la dignita' e i diritti di tutte le persone.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere di far cessare persecuzioni ed uccisioni.
Sia pace, rispetto ed amicizia fra tutte le persone, i popoli, i paesi.
Distinti saluti dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 30 dicembre 2022

4. INIZIATIVE. IL 27 GENNAIO, "GIORNO DELLA MEMORIA", SI REALIZZINO OVUNQUE INIZIATIVE DI STUDIO, DI RIFLESSIONE, DI TESTIMONIANZA E D'IMPEGNO

Il 27 gennaio, "Giorno della memoria", si realizzino ovunque iniziative di studio, di riflessione, di testimonianza e d'impegno.
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Testo della Legge 20 luglio 2000, n. 211: "Istituzione del Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti"
Art. 1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonche' coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Art. 2. In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto e' accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinche' simili eventi non possano mai piu' accadere.
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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni, opporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni.
Salvare le vite e' il primo dovere.

5. INIZIATIVE. PREMIO GIORNALISTICO "GIOVANNI SARUBBI" PER IL DIALOGO

E' istituito il Premio Giornalistico "Giovanni Sarubbi" per il dialogo, premio dedicato alla memoria di Giovanni Sarubbi e del suo instancabile lavoro a favore del dialogo in ogni sua forma.
Il Premio si rivolge alle e ai giovani giornalisti e a bambine bambini ragazze e ragazzi che vanno ancora a scuola con il fine di legittimare le giovani voci - spesso inascoltate - e promuovere la formazione giornalistica delle nuove generazioni, le buone pratiche e l'attenzione verso la risoluzione nonviolenta delle problematiche della societa' attuale, sempre piu' complessa.
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Categorie, tema e formato
Il premio avra' due macro-categorie: giovani e voci junior.
La categoria giovani e' aperta a tutte e tutti coloro che hanno meno di 35 anni di eta' al momento dell'emissione del bando.
La categoria voci junior si rivolge a chi va a scuola. E' suddivisa in due fasce di eta' comprendenti (1) le alunne e gli alunni degli Istituti Comprensivi o equivalenti (2) le alunne e gli alunni delle scuole secondarie di secondo grado.
Il tema da trattare e' il dialogo religioso. Si valorizzeranno gli elaborati prodotti da almeno due persone, meglio se di genere diverso.
Per la categoria giovani si richiede un articolo giornalistico di qualunque genere (inchiesta, reportage, intervista, articolo di opinione, reportage radiofonico o televisivo) sul tema del dialogo religioso; massimo numero di caratteri 15.000 per il reportage radiofonico e televisivo un massimo di 3 minuti di durata.
Per la categoria voci junior l'elaborato sul dialogo religioso puo' essere piu' libero, anche di carattere grafico e multimediale.
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Premi
Intento dei premi e' sostenere l'educazione e la formazione, nonche' la legittimazione di voci giovani.
Per la categoria giovani i premi saranno stages o brevi percorsi formativi presso enti giornalistici convenzionati col premio.
Per la categoria voci junior i premi saranno rivolti principalmente alle scuole: abbonamenti a riviste specializzate, corsi di formazione giornalistica e, per gli istituti di secondo grado, la possibilita' di formazione presso una testata giornalistica.
Le premiate e i premiati della categoria voci junior avranno la possibilita' di scrivere articoli per le testate aderenti al premio (oppure specificare quali) con il fine di garantire anche alle voci studenti sempre piu' spazio nel mondo del giornalismo.
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Informazioni tecniche
Per partecipare inviare all'indirizzo di posta elettronica premiogiornalisticogiovannisarubbi at ildialogo.org i propri elaborati o un link da dove si possano scaricare entro il 15 aprile 2023. L'iscrizione al premio e' gratuita. Ad ogni invio verra' data risposta. Se si intende inviare elaborati non digitalizzabili scrivere alla mail e verra' studiata modalita' di consegna.
Gli elaborati verranno giudicati da un'apposita giuria composta da giornaliste e giornalisti e persone di enti che si definiscono nonviolenti.
Tutti gli elaborati troveranno spazio sul sito de Il Dialogo in apposita sezione dedicata.
La premiazione si terra' durante Eirenefest - Festival del Libro per la Pace e la Nonviolenza che si svolgera' dal 26 al 28 maggio a Roma.
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Giovanni Sarubbi: pacifista militante, uomo di cultura e di pace
Nato in Lucania nel 1951, napoletano di adozione, ha vissuto in Irpinia. Giornalista, diplomato in teologia presso la Facolta' Valdese di Teologia di Roma. Fondatore e direttore del periodico on-line www.ildialogo.org, punto di riferimento nazionale di tante iniziative volte alla pace, al rispetto dei diritti umani e a una giustizia sociale. Membro della redazione di Tempi di Fraternita', di Peacelink; ha collaborato a vari giornali locali e nazionali sui temi della pace e del dialogo, fra cui Confronti, Riforma, Cem-Mondialita'.
Ha dedicato la vita alla costruzione di "ponti" tra le diverse religioni e culture, all'abbattimento di ogni barriera e pregiudizio. Infaticabile animatore e divulgatore di tante iniziative sul tema del dialogo ecumenico e interreligioso, affermava con convinzione che: "Il dialogo e' la miglior soluzione a qualsiasi discordia, poiche' il confronto genera ricchezza d'animo e conoscenza”.
Per la EMI ha scritto "Spirito" e "Avventisti Christian Science Mormoni Testimoni di Geova", ed e' coautore del libro "La rivincita del dialogo". Autore di un testo sull'Apocalisse dal titolo "L'Apocalisse, il libro sconosciuto o bistrattato" (Ed. Chiesa Libera di Avellino), e di una raccolta di poesie "Giorni belli, giorni brutti" (Ed. Multimage).
Una vita, la sua, dedicata alla costruzione di "ponti" tra le diverse religioni e culture, all'abbattimento di ogni barriera e pregiudizio.
Infaticabile animatore e divulgatore di tante iniziative sul tema del dialogo ecumenico e interreligioso. Affermava con convinzione che: "Il dialogo e' la miglior soluzione a qualsiasi discordia, poiche' il confronto genera ricchezza d'animo e conoscenza".
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Enti promotori del Premio oltre la Famiglia Sarubbi: Agenzia Dire, Azione Nonviolenta, Centro di ricerca per la pace, per i diritti umani e la difesa della biosfera, Centro Nonviolenza Attiva, Centro Gandhi, Centro Studi Sereno Regis, Fondazione Alexander Langer Stiftung, Giornalisti nell'Erba, Il Dialogo, PeaceLink, Mosaico di Pace, Pressenza, RVS, Sovranita' Popolare, Terra Nuova.
Tutte le persone e gli enti coinvolti lavoreranno gratuitamente.

6. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

7. REPETITA IUVANT. SCRIVERE AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA PER CHIEDERE LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Proponiamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente..
Di seguito una proposta di testo della lettera da inviare al Presidente degli Stati Uniti d'America recante la richiesta della grazia presidenziale per Leonard Peltier, e le istruzioni per inviarla attraverso il sito della Casa Bianca.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.

8. L'ORA. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
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Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
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Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

9. RIFERIMENTI. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

10. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

11. IRAN. FARIAN SABAHI: IL PRIMO IMPICATO PER RIVOLTA E GLI SPARI PER UMILIARE LA BELLEZZA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 9 dicembre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Il primo impiccato per rivolta e gli spari per umiliare la bellezza" e il sommario "Iran. Pena capitale per Mohsen Shekari. La denuncia dei medici: la polizia colpisce volti e genitali. Il bilancio delle vittime della repressione sale a 458. L'ultimo e' un 21enne curdo"]

Il ventitreenne Mohsen Shekari lavorava in un caffe' ed era un amante dei videogiochi. Arrestato durante le proteste, era stato processato il 10 novembre. E' stato impiccato ieri mattina. Come d'abitudine in Iran, anche al tempo dello scia', gli e' stata estorta una confessione, servita a comminare la pena capitale per il reato di mohabereh, "propaganda contro Dio".
I capi d'accusa sono stati "l'aver bloccato una strada, l'aver partecipato ai disordini, l'aver estratto un'arma con l'intenzione di uccidere e l'aver accoltellato intenzionalmente un paramilitare basiji".
Questa prima impiccagione di un giovane che ha preso parte alle proteste, innescate dalla morte della ventiduenne curda Mahsa Amini il 16 settembre, vuole essere una forma di intimidazione nei confronti di tutti coloro che osano sfidare il regime. Secondo l'ong Iran Human Rights con sede a Oslo, sono almeno 458, di cui 63 minorenni e 29 donne, le persone uccise nella repressione e oltre 18mila quelle arrestate.
L'altro ieri sera, nel terzo giorno di sciopero nazionale e in concomitanza con la giornata iraniana degli studenti universitari, le forze dell'ordine hanno sparato colpi d'arma da fuoco contro il ventunenne Houman Abdollahi nella citta' nordoccidentale di Sanandaj, nella provincia iraniana del Kurdistan dove le autorita' usano la mano pesante contro ogni forma di dissenso.
Secondo il sito IranWire in cui sono operativi numerosi giornalisti della diaspora iraniana, il ragazzo sarebbe stato colpito mentre si trovava nel quartiere Hassan Abad e sarebbe morto nell'ospedale Kosar in seguito alle ferite riportate.
Intanto, nonostante il rallentamento di internet, gli attivisti continuano a comunicare con giornalisti ed emittenti straniere. Gli operatori sanitari in Iran hanno fornito al quotidiano britannico The Guardian le foto delle ferite devastanti sui corpi dei manifestanti.
Un medico della provincia centrale di Isfahan ha raccontato di aver "curato una donna sui vent'anni, che e' stata colpita ai genitali da due pallottole. Altri dieci pallini erano nella parte interna della coscia. Questi dieci pallini sono stati rimossi facilmente, ma quei due pallini erano una sfida, perche' incastrati tra l'uretra e l'apertura vaginale".
Il medico ha aggiunto che le autorita' stanno prendendo di mira uomini e donne in modi diversi "per distruggerne la bellezza". Gli operatori sanitari hanno sottolineato che i colpi agli occhi di donne, uomini e bambini sono particolarmente comuni.
A invitare le forze dell'ordine a sparare in viso pare sia stato Ali Akbar Raefipour, un docente universitario vicino ai pasdaran che ha usato i social media per intimidire coloro che scendono in strada. In un tweet del 6 dicembre scorso aveva scritto: "Se volete perdere la vita, unitevi alle proteste, specialmente se avete un bel viso". Twitter ha bloccato il suo account.
Mercoledi', in occasione della giornata nazionale degli studenti universitari, agenti in borghese si sono intrufolati negli atenei, malmenato i ragazzi e rapito i giovani Mohammad Shebahati, Arian Heydari, Amirhossein Garshasebi, e Erfan Zarei.
Nel frattempo, la repressione in Iran ha convinto la Corte costituzionale del Belgio a escludere lo scambio di prigionieri, e quindi il ritorno a Bruxelles del volontario Olivier Vandecasteele, nel carcere di Evin dallo scorso febbraio. Doveva essere scambiato con il diplomatico iraniano Assadollah Assadi condannato a vent'anni da un tribunale di Anversa.
La repressione di regime fa anche crescere la rabbia. Di certo, ayatollah e pasdaran sono consci di correre il rischio di un ribaltamento del sistema, e per questo si stanno preparando la via di uscita. Non sorprende quindi la segnalazione di diversi elicotteri in volo dalla casa del leader supremo Khamenei verso l'aeroporto di Teheran.
Pare che la dirigenza iraniana stia negoziando con le autorita' venezuelane affinche' i funzionari della Repubblica islamica e i loro familiari possano richiedere la residenza. Sono notizie rivelate da una fonte venezuelana all'emittente saudita Iran International che il manifesto non e' in grado di verificare. Un'altra possibile destinazione per gli uomini di regime e le loro famiglie pare possa essere il Cile.

12. IRAN. FARIAN SABAHI: MANETTE E LACRIMOGENI CONTRO GLI STUDENTI. SIGILLI PER CHI SCIOPERA
[Dal quotidiano "Il manifesto" dell'8 dicembre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Manette e lacrimogeni contro gli studenti. Sigilli per chi sciopera" e il sommario "I giorni dell'Iran. La magistratura chiude i negozi di chi partecipa alla protesta. Il presidente Raisi all'universita' di Teheran condanna i 'disturbi'"]

Arresti e scontri nel terzo giorno di sciopero in Iran con i negozianti che hanno tenuto le serrande abbassate. La magistratura ha pero' messo i sigilli ai negozi che hanno aderito alla serrata, estesa a 40 citta' tra cui la capitale, e la polizia ha lanciato lacrimogeni contro i manifestanti che marciavano in silenzio. Ieri ricorreva la giornata degli studenti, in cui gli iraniani commemorano la morte di tre universitari nel 1953, durante la monarchia.
Il sindaco di Teheran ha accusato gli studenti del Politecnico Sharif che manifestavano di essere "traditori". In visita all'universita' di Teheran, il presidente Ebrahim Raisi ha detto: "Non c'e' nessun problema nel protestare. La protesta e' pero' diversa dalla rivolta, porta alla riforma, non al disturbo e alla distruzione". Il presidente respinge le critiche che parlano di "dittatura" affermando che durante una recente visita in Kurdistan un negoziante gli ha regalato del cioccolato, un fatto che i media filogovernativi avevano amplificato. Dopo che le foto sono circolate, il negoziante ha dichiarato che la visita di Raisi lo aveva colto di sorpresa e lui sta dalla parte del popolo curdo.
Intanto, l'ex presidente riformatore Mohammad Khatami (1997-2005) ha definito lo slogan "Donna, vita, liberta'" un "bel messaggio" e dichiarato che "sicurezza e liberta' non sono in contrasto". In questi giorni le crepe nel sistema politico della Repubblica islamica sono sempre piu' evidenti. E, ovviamente, anche le dichiarazioni contrastanti: domenica, il capo della magistratura aveva parlato di "sospensione" della polizia morale, che non e' pero' stata confermata dal ministero dell'Interno a essa preposta. Lunedi', la notizia del blocco dei conti correnti delle iraniane che osano sfidare l'obbligo del velo, annunciata dal membro della commissione Cultura del parlamento nell'ambito di una riforma da mettere in pratica nelle prossime settimane. Ieri, la smentita e' giunta dal governatore della Banca centrale che ha ribadito: "La rete delle banche offrira' i nostri servizi a tutti i cittadini".
Le spaccatura si ritrovano nelle famiglie della leadership, com'era gia' successo con i nipoti dell'ayatollah Khomeini. Ora, dopo le invettive della nipote Farideh, anche Badri ha preso posizione contro il fratello Ali Khamenei, leader supremo. In una lettera diffusa su Twitter dal figlio esule in Francia e rilanciata dai media, Badri si augura "presto la vittoria del popolo e il rovesciamento di questa tirannia al potere". Nel suo messaggio, afferma: "Il regime della Repubblica islamica non ha portato altro che sofferenza e oppressione per l'Iran e gli iraniani. Il popolo dell'Iran merita liberta' e prosperita' e la loro insurrezione e' legittima e necessaria per ottenere i loro diritti".
Le fratture ideologiche si ritrovano in tante famiglie normali. 43 anni, di etnia azerbaigiana e residente a Milano dal 2008, Rayhane Tabrizi racconta: "Porto avanti la mia battaglia contro il regime islamico, ma non ho il sostegno di mio padre che, a Teheran, e' invece un sostenitore del leader supremo e del programma nucleare inteso come deterrente contro una possibile invasione straniera". Molto attiva sui social, Tabrizi si afferma sulle contraddizioni: "Mio padre ha insistito affinche' mi laureassi e trovassi lavoro come manager in una societa' di informatica. Di fatto, mi ha spronata fin da bambina a essere indipendente, mi ha sempre dato la massima liberta' nella scelta del partner e non si e' messo di traverso quando ho abbandonato l'Islam sciita per diventare buddhista".
E aggiunge: "Gli studenti iraniani devono fare la fila per giorni per ottenere un visto occidentale, mentre i figli del regime hanno visti a ingresso multiplo". "La questione piu' urgente", conclude, "e' quella dei Mujaheddin-e Khalq, che per sfuggire all'etichetta di 'terroristi' si fanno chiamare Consiglio nazionale della resistenza iraniana e usano una bandiera simile a quella monarchica. Ieri sono stati ricevuti nel Senato italiano, ma noi attivisti non vogliamo che la Repubblica islamica sia sostituita dal partito di Maryam Rajavi che negli anni Ottanta ha ucciso i nostri ragazzi e messo in atto attentati contro i civili. Siamo contro ogni forma di estremismo e di violenza".

13. IRAN. FARIAN SABAHI: CINQUE CONDANNE ALLA FORCA. BLOCCATI I CONTI ALLE DONNE SENZA VELO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 7 dicembre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Cinque condanne alla forca. Bloccati i conti alle donne senza velo" e il sommario "I giorni dell'Iran. Terzo giorno di sciopero. A Teheran gli studenti manifestano in piazza della liberta', luogo simbolo della rivoluzione del 1979"]

Mentre gli iraniani scioperano per il terzo giorno consecutivo, i media governativi in Iran diffondono la confessione estorta al rapper Toomaj Salehi. Arrestato il 30 ottobre, rischia la pena capitale. E sono cinque i condannati all'impiccagione per aver assassinato un paramilitare. Di pari passo, continua il ricatto economico: se uscire dal carcere in attesa di processo puo' costare centinaia di migliaia di euro di cauzione, ora saranno bloccati i conti bancari delle donne senza velo.
In concomitanza con la giornata nazionale degli studenti universitari, in queste ore piazza Azadi, la piazza della liberta' di Teheran, e' meta di un raduno. Si tratta di un luogo simbolico, perche' qui il primo febbraio del 1979 si radunano milioni di persone per celebrare il ritorno in patria dell'ayatollah Khomeini, dopo 14 anni d'esilio. Lo scia' e' fuggito, e' il culmine di una rivoluzione a cui partecipano le diverse anime dell'Iran: i sostenitori di Khomeini ma anche numerose fazioni della sinistra islamica e laica. Quella del 1979 non e' una rivoluzione soltanto islamica, la deriva islamica e' dovuta al fatto che il clero e' meglio organizzato rispetto agli altri attori in gioco. Tornato Khomeini, i suoi adepti prendono il potere e, poco alla volta, mettono fuori gioco tutti coloro che la pensano diversamente.
Ora, si rischia uno scenario simile a quello del 1979: ad animare le proteste innescate dalla morte di Mahsa Amini sono donne e uomini che hanno rivendicazioni molteplici e scandiscono slogan diversi, tra cui il cambio di regime. Nel caso in cui riuscissero nei loro intenti, corrono pero' il rischio che a dirottare il movimento rivoluzionario siano forze estranee: i monarchici e i Mojaheddin-e Khalq (Mek), le cui bandiere sventolano nelle piazze europee ma non in Iran. Ad auspicare un futuro dell'Iran con a capo monarchici e Mek sono Israele e Stati Uniti. Per quanto riguarda un possibile futuro monarchico dell'Iran, i piu' giovani non hanno memoria dello scia' e percepiscono l'erede al trono come un personaggio lontano. I piu' anziani, invece, ben ricordano le sevizie inflitte dalla polizia segreta.
Per quanto riguarda i Mek, Annalisa Perteghella ha scritto un report per l'Ispi, spiegando chi sono i radicali sostenuti dai falchi statunitensi: "Nascono negli anni Sessanta da un gruppo di studenti radicali che univano marxismo e islamismo. Sono tra i primi a condurre la lotta armata contro lo scia' e contro i numerosi americani allora presenti nel paese. Dopo la rivoluzione del 1979, il loro leader Masoud Rajavi si ribella alla presa del potere da parte di Khomeini e da' inizio a una nuova lotta armata, questa volta contro la Repubblica islamica. Tra il 1980 e il 1981 l'Iran vive una stagione politica di vero e proprio terrore, segnata tanto dalle epurazioni del neonato regime quanto da attentati e omicidi mirati compiuti dai Mojaheddin" che durante la guerra Iran-Iraq (1980-88) si alleano con Saddam Hussein e lanciano attacchi contro i civili in Iran.
Alla luce di queste considerazioni, in Iran i Mek sono per lo piu' considerati nemici della patria, e non solo dalle autorita': "Gran parte dell'opinione pubblica ha una pessima opinione di questo gruppo armato e infatti in queste settimane nelle piazze e nelle universita' iraniana viene scandito lo slogan: No a Maryam Rajavi, No ai Mojaheddin", spiega un'attivista iraniana che preferisce non rendere noto il suo nome perche' "combatto contro la Repubblica islamica, non riesco a difendermi anche dai Mojaheddin, che reputo estremamente pericolosi". A margine dell'evento "La forza delle donne" organizzato da No Peace Without Justice e Le Contemporanee con il sostegno di +Europa, la giovane iraniana aggiunge: "Si tratta di un gruppo che maltratta le donne, la loro leader Maryam Rajavi indossa il foulard e non ha senso che si inserisca in un movimento rivoluzionario innescato dalla lotta contro il velo obbligatorio. Per la loro lotta armata e gli attentati da loro perpetrati contro i civili possono essere in qualche misura paragonati alle Brigate rosse".

14. IRAN. FARIAN SABAHI: LA POLIZIA MORALE E' SEMPRE AL SUO POSTO. COMINCIA LO SCIOPERO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 6 dicembre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "La polizia morale e' sempre al suo posto. Comincia lo sciopero" e il sommario "I giorni dell'Iran. Le dichiarazioni del capo della magistratura testimoniano solo la spaccatura nel Paese. Ma la rivolta non accenna a fermarsi"]

Serrande chiuse da ieri per i bottegai delle citta' iraniane, in solidarieta' con le proteste, o forse spaventati per i possibili danni durante lo sciopero generale di tre giorni che culminera' il 7 dicembre. In coincidenza con la giornata dedicata agli studenti universitari, un raduno e' stato organizzato in piazza Azadi', la piazza della liberta', nella capitale Teheran. Come in passato, dopo lo sciopero si prevede una continuazione delle proteste. I manifestanti non hanno intenzione di fermarsi, perche' altrimenti sarebbe vano il sacrificio di almeno 470 persone uccise nella repressione, tra cui 64 minorenni. E a nulla serve la notizia, non confermata dal ministero degli Interni di Teheran, dell'"abolizione" della polizia morale. A comunicarlo era stato il capo della magistratura, che non e' pero' il soggetto preposto alla buoncostume e in ogni caso si era limitato a comunicare che le funzioni della polizia morale erano state "sospese".
Gia' a settembre, nei giorni immediatamente successivi alla morte di Mahsa Amini, alcuni deputati avevano ipotizzato una revisione e addirittura l'abolizione della polizia morale giacche' invisa alla popolazione. Il deputato Jalal Rashidi Koochi aveva dichiarato che queste pattuglie «non ottengono alcun risultato, se non quello di causare danni al Paese". Il presidente del Parlamento, Mohammad Bagher Ghalibaf, gia' sindaco di Teheran, aveva chiesto che la condotta della polizia morale fosse oggetto di un'inchiesta: "Per evitare che si ripeta quanto accaduto a Mahsa Amini", aveva affermato il presidente del Parlamento, "i metodi utilizzati da queste pattuglie dovrebbero essere rivisti". Ancora piu' radicale era stato un altro parlamentare, Moeenoddin Saeedi, che intendeva proporre l'abolizione totale della polizia morale e infatti aveva dichiarato: "A causa dell'inefficacia del Gasht-e Ershad nel trasmettere la cultura dell'hijab, questa unita' dovrebbe essere abolita, in modo che i bambini di questo Paese non ne abbiano paura quando vi si imbatteranno".
Ora, a due mesi da quelle dichiarazioni, il fatto che il capo della magistratura si permetta di avanzare l'ipotesi di una "sospensione" della polizia morale, ma questo non venga confermato dal ministro degli Interni preposto a questo corpo speciale, e' la dimostrazione della frattura all'interno della leadership della Repubblica islamica: da una parte vi e' chi sarebbe disposto al compromesso, dall'altra vi e' l'ala intransigente. Tra questi ultimi vi sono i paramilitari basiji, la polizia e le forze di sicurezza che "non esiteranno a fronteggiare duramente i rivoltosi, i criminali armati e i terroristi che sono stati assoldati dai nemici". Nella dichiarazione dei pasdaran si legge: "Dopo la sconfitta della nuova sedizione, creata dai nemici, il sistema sacro della Repubblica islamica continuera' con forza a realizzare la sua causa e sconfiggera' il fronte unito dei nemici".
In ogni caso, se anche la polizia morale dovesse abdicare, questo non implicherebbe l'abolizione dell'obbligo del velo e tanto meno maggiore liberta' perche' a pattugliare le strade restano poliziotti e militari. E infatti il deputato Hossein Jalali ha dichiarato che "il prezzo da pagare per chi non portera' il velo nel nostro Paese si alzera'". Membro della commissione cultura del parlamento, si e' espresso nell'ambito di un'assemblea nella citta' santa di Qum, facendo riferimento a un piano da mettere in pratica nelle prossime due settimane riguardo all'uso del velo per le donne, gia' obbligatorio in pubblico dopo la fondazione della Repubblica islamica nel 1979.
Alla luce dell'uso costante della violenza contro il popolo, la leadership iraniana ha perso ogni legittimita'. Al di la' delle fratture nella cabina di comando, il sistema politico non e' riformabile: tutti coloro che ci avevano provato sono in carcere, agli arresti domiciliari, oppure hanno scelto la via dell'esilio. Sul fronte internazionale, la data da tenere a mente e' il 14 dicembre, quando si riunira' il comitato delle Nazioni Unite sulle questioni di genere.

15. IRAN. FARIAN SABAHI: IN CELLA ANCHE L'ATTRICE MITRA HAJJAR. MA NEL CINEMA IRANIANO "IL MULLAH E' NUDO"
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 4 dicembre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "ln cella anche l'attrice Mitra Hajjar. Ma nel cinema iraniano 'il mullah e' nudo'" e il sommario "Un altro arresto eccellente. Volto amato, ambientalista, era gia' nel mirino per aver espresso pubblicamente il suo sostegno alla rivolta. Francesco Virga, presidente di Doc It: 'Film e documentari hanno anticipato quanto stava per accadere e ora assistiamo a una serie impressionante di arresti e condanne'"]

"Mitra Hajjar e' stata arrestata dopo una perquisizione della sua abitazione", ha twittato Mehdi Kuhyan, membro del comitato per il sostegno legale e giudiziario ai cineasti presso la Khaneh Sinama (Casa del cinema). La notizia e' stata subito rilanciata dal quotidiano riformista Shargh.
Nata a Mashhad nel 1977, Mitra Hajjar e' una delle attrici iraniane piu' rinomate. Parallelamente all'attivita' cinematografica e teatrale, porta avanti campagne di sensibilizzazione nel campo della salvaguardia dell'ambiente e delle risorse naturali. Tra le prime celebrita' iraniane a essersi esposte sui propri canali social a favore delle manifestazioni in patria e all'estero, era subito finita nel mirino delle autorita'. La settimana scorsa era stata convocata dalla magistratura con altre cineaste - tra cui Baran Kowsari (figlia della regista Rakhshan Bani Etemad) e Elnaz Shakerdust - ritenute colpevoli di aver appoggiato le proteste.
In questi mesi di dissenso, innescato dalla morte della ventiduenne Mahsa Amini, le autorita' di Teheran hanno monitorato registe e attrici che, come tante personalita' del mondo dello sport, hanno preso posizione contro il regime. La leadership della Repubblica islamica teme da sempre il dissenso dei cineasti, tant'e' che il regista Jafar Panahi e' stato per anni agli arresti domiciliari e da luglio e' in carcere.
Sull'importanza del cinema come espressione della societa', Francesco Virga, produttore e presidente di DOC IT, l'associazione italiana dei documentaristi, racconta al manifesto: "Il cinema iraniano e' stato costante e autentico specchio delle inquietudini e dei desideri di liberazione che si agitavano nella societa' iraniana e che la repressione del 2009 non aveva spento. Per questo ha sentito e rappresentato la voglia di verita' e liberta' ben prima dell'erompere del movimento rivoluzionario attuale".
Di fatto, "il cinema iraniano ha anticipato quello che stava per accadere" e per questo, continua Virga, "e' diventato l'obiettivo del progressivo giro di vite del regime che si e' stretto sul documentario e sul cinema con una progressione impressionante di arresti e condanne. Un regime che nega la verita' non puo' accettare che questa assenza venga messa sotto gli occhi di tutti. I registi e le registe - tra le voci piu' coraggiose del cinema attuale ci sono tante donne - hanno mostrato per allusione, metafora o a volte con coraggiosa chiarezza che il re, o meglio il mullah e' nudo". Paradossalmente, aggiunge Virga, "in questi anni la Repubblica islamica ha permesso al cinema iraniano di crescere, ma si e' trattato di un rapporto contraddittorio e schizofrenico".
Da una parte, spiega Virga, "le autorita' hanno fatto crescere l'industria cinematografica, permettendo lo sviluppo di diverse generazioni di cineasti che parevano godere di margini piu' ampi di liberta', nonche' co-produzioni internazionali su temi che mettevano a nudo le contraddizioni politiche della societa' iraniana. Dall'altra parte, quando i frutti di questa liberta' si manifestavano, lo ha represso, tant'e' che molti e molte non hanno avuto altra strada che l'esilio. Chi e' rimasto ha continuato a fare un cinema sempre piu' "piccolo" e semiclandestino (pensiamo a Taxi a Teheran di Jafar Panahi) ma vivo e vicino al sentire di una larga parte del paese".
A titolo di esempio, Virga cita il documentario "e in particolare le opere delle registe Firouzeh Khosrovani e Mina Keshavarz che hanno potuto coprodurre i loro documentari con l'estero, dando vita a pellicole che sono una chiara fotografia della cappa di oppressione che pesa sul paese".
A un certo punto, le autorita' iraniane si sono pero' rese conto di quanto il cinema fosse "connesso con le aspirazioni montanti nella societa'. Per questo, lo ha messo al bando e hanno arrestato tutte e tutti gli autori". Arresti che precedono le proteste innescate dalla morte di Mahsa Amini: "Jafar Panahi, Mohammad Rasoulof e Mostafa Aleahmad sono stati arrestati a luglio, il regime gia' sentiva l'urgenza di tappare la bocca al cinema consapevole della sua connessione viscerale con la societa', nonche' la capacita' di quella scena artistica - che include anche sceneggiatori, attrici e attori - di risvegliare la coscienza civile".

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 24 del 24 gennaio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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