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[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 23
- Subject: [Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 23
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Mon, 23 Jan 2023 06:05:39 +0100
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 23 del 23 gennaio 2023
In questo numero:
1. Opporsi ai governi assassini con l'insurrezione nonviolenta dell'umanita' intera per salvare tutte le vite
2. One Billion Rising: Iniziative 2023
3. Una lettera all'ambasciata dell'Iran in Italia
4. Il 27 gennaio, "Giorno della memoria", si realizzino ovunque iniziative di studio, di riflessione, di testimonianza e d'impegno
5. Giuliana Sgrena: Il giudice archivia per "attenuanti culturali" (2021)
6. Tre tesi
7. Ripetiamo ancora una volta...
8. Scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier
9. Nina Lakhani: FBI's opposition to releasing Leonard Peltier driven by vendetta, says ex-agent
10. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
11. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
12. Alcuni riferimenti utili
13. Farian Sabahi: Iran, in arresto i giornalisti che raccontano la rivolta
14. Farian Sabahi: Iran, impiccato all'alba un ragazzo di 23 anni
15. Farian Sabahi: "I pasdaran sono la variabile piu' pericolosa per la rivolta"
1. L'ORA. OPPORSI AI GOVERNI ASSASSINI CON L'INSURREZIONE NONVIOLENTA DELL'UMANITA' INTERA PER SALVARE TUTTE LE VITE
Abolire la guerra, che e' sempre e solo assassina.
Abolire le armi, che sono sempre e solo assassine.
Abolire gli eserciti, che sono sempre e solo assassini.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
2. INIZIATIVE. ONE BILLION RISING: INIZIATIVE 2023
[Dal Coordinamento Italia One Billion Rising (e-mail: obritalia at gmail.com) riceviamo e diffondiamo]
Carissime amiche e amici di One Billion Rising, ci siamo quasi.
E' straordinario immaginare quest'anno di poter tornare nelle piazze, nelle strade, nei luoghi pubblici delle citta', insieme, per tornare a danzare in sostegno e solidarieta' e ad alta voce rivendicare la fine delle molteplici atrocita' perpetrate sulle donne e sulle bambine nel mondo. Tentano di recidere, annientare la forza vitale del pianeta, non ci riusciranno.
Parlare con ragazzi e ragazze, studenti, professori, leggere, commentare i fatti di violenza, dare i nomi alle cose, questi sono i primi passi della rivoluzione di cui tutte e tutti noi portiamo la bandiera.
Le forme di arte che accompagnano l'evento OBR nel mondo si prestano ad un gioioso coinvolgimento, ma non vogliamo far mancare anche un momento di preparazione e di formazione.
Per questo motivo chiediamo di partecipare ad OBR 2023, coinvolgendo anche i giovani e le scuole, a cui poter proporre:
- un incontro, anche on line, con una o piu' classi sul tema della violenza maschile sulle donne, della durata minima di due ore
- la preparazione della coreografia del brano musicale Break the Chain
- l'esecuzione della coreografia nella settimana dal 12 al 19 febbraio 2023
- la lettura di alcuni pensieri/ componimenti realizzati dalle ragazze e dai ragazzi delle classi coinvolte
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Per facilitare l'organizzazione dell'evento vi inviamo alcune semplici indicazioni che potrete seguire:
Iscrizione al sito per segnalare il vostro evento: cliccate su http://bit.ly/Registra_il_t uo_evento_sulla_pagina_internazionale_OBR e invitate altre associazioni, gruppi, scuole, scuole di danza, amici a partecipare... piu' siamo, meglio e'!
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Attivita' sui social: vi chiediamo di pubblicare tanti contenuti (foto, video, ecc) sui social utilizzando gli hashtag ufficiali e di invitare i propri contatti a fare lo stesso, cosi' da diffondere anche li' il nostro messaggio. Seguite e taggate anche i profili social di One Billion Rising Italia cosi' potremo condividere i vostri post, stories, ecc.
Facebook https://www.facebook. com/obritalia
Instagram https://www.instagram.com/onebillionrisingitalia/
Hashtag ufficiali: #1BillionRising #RiseForFreedom #CreateTheNewCulture #RiseInSolidarity
A conclusione delle iniziative, vi chiediamo di inviare foto e video a: obritalia at gmail.com
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Loghi ufficiali: vi chiediamo, per le creativita' (locandine, cartelli) che realizzate, di utilizzare i loghi ufficiali che potete scaricare al seguente link
https://www.dropbox.com/scl/fo/lo9r4i06g268ow7x103sc/h?dl=0&rlkey=xfogpv7hpwlaup3vsxw5zsz1u
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Grafiche
In questa cartella abbiamo inserito le grafiche realizzate (cover facebook, grafiche per FB/IG) a cui ne aggiungeremo altre nei prossimi giorni allo stesso link.
Grafiche One Billion Rising
https://www.dropbox.com/scl/fo/mizfc1w1xl0nu1oywiups/h?dl=0&rlkey=c47347xou5ufqupm4jn90mv0w
Grafica t-shirt
https://www.dropbox.com/scl/fo/h2i75sias7o03r033pf25/h?dl=0&rlkey=ynxdi0h5jbjrgf3d20di36x0o
Grafica stickers
https://www.dropbox.com/scl/fo/4gt4ez978gne73gjwvnqx/h?dl=0&rlkey=4kbdd0091mchnaj1krvhzxoar
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Si puo' organizzare un flash mob durante l'evento One Billion Rising, seguendo la canzone Break the chain e il tutorial ufficiale che trovate qui http://youtu.be/_U5C ZfPydVA o creando una nuova coreografia. L'evento One Billion Rising puo' essere caratterizzato da performance artistiche di ogni genere e da momenti di lettura.
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Autorizzazione One Billion Rising
Al seguente link potete scaricare l'autorizzazione copyright per utilizzo materiali e brani musicali OBR
https://www.dropbox.com/s/d7ambb5ml22dvsj/OBR%20Copyright%20Authorization%202023.pdf?dl=0
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Per quanto riguarda le letture, oltre ai brani de I Monologhi della Vagina, di seguito troverete come suggerimento alcuni testi della fondatrice di One Billion Rising, Eve Ensler
"L'Ufficio della schiavitu' sessuale" http://bit.ly/ufficio_della_schiavitu_sessuale
"L'insurrezione" http://bit.ly /insurrezione
"La mia rivoluzione" http://bit.ly/la_mia_rivoluzione
"Preghiera di un uomo" http://bit.ly/preghiera_ di_un_uomo
"Fino a quando" http://bit.ly/fino_a_quando
"E poi saltavamo" http://bit.ly/e_poi_saltavamo
- la traduzione di M.G.Di Rienzo del brano musicale “Break the chain” credits Tena Clark - Musiche Tena Clark/Tim Heintz
http://bit.ly/traduzione_testo _BreakTheChain
- qui se volete potete trovare altre idee:
https://www.onebillionrising.org
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Per condividere con noi i vostri eventi e/o avere informazioni vi chiediamo di scriverci al seguente indirizzo: obritalia at gmail.com
Ovviamente qualunque aggiunta rispetto a questo "format base" non potra' che essere gradita.
Vi chiediamo se l'idea puo' piacervi e se pensate possa avere un buon riscontro presso le scuole del vostro territorio, le vostre comunita' di riferimento.
Ringraziamo quanti di voi ci hanno anticipato gli eventi in preparazione, la prossima settimana risponderemo singolarmente a chi ci ha scritto con tutti i dettagli. Vi ricordiamo che le magliette saranno pronte non prima del 25 gennaio.
Se avete altre meravigliose idee, noi non potremo Che essere felici!
Grazie per tutto quello che potrete fare! #RiseForFreedom #RiseInSolidarity
Un abbraccio
Nicoletta Billi (333.2432777), Luisa Rizzitelli (345.4767246), Silvia Palermo (339.5028904)
Coordinamento Italia One Billion Rising
3. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA
All'ambasciatore dell'Iran in Italia: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir,
Egregio ambasciatore,
le saremmo assai grati se volesse trasmettere al suo governo il seguente appello.
Tutte le tradizioni di pensiero dell'umanita', quali che siano le loro fonti, convengono su queste semplici verita':
- che ogni vita umana deve essere rispettata, onorata e protetta;
- che uccidere e' sempre e solo un male;
- che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta';
- che rispettare e salvare le vite e' il primo dovere.
Certi del fatto che condividiate queste semplici considerazioni siamo quindi a chiedervi di impegnarvi:
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, cessino finalmente le uccisioni e le persecuzioni;
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, siano finalmente rispettati la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Vi chiediamo quindi:
- di riconoscere la dignita' e i diritti delle donne, che sono gli stessi degli uomini;
- di non piu' perseguitare, ma piuttosto ascoltare ed onorare, le donne che da mesi nel vostro paese stanno chiedendo "vita e liberta'".
Queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza, sono amiche ed amici dell'umanita' e del bene comune.
E' un crimine ed una follia perseguitare ed uccidere queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere proprio di ogni ordinamento ed istituto giuridico legittimo: rispettare e proteggere le vite, la dignita' e i diritti di tutte le persone.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere di far cessare persecuzioni ed uccisioni.
Sia pace, rispetto ed amicizia fra tutte le persone, i popoli, i paesi.
Distinti saluti dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 30 dicembre 2022
4. INIZIATIVE. IL 27 GENNAIO, "GIORNO DELLA MEMORIA", SI REALIZZINO OVUNQUE INIZIATIVE DI STUDIO, DI RIFLESSIONE, DI TESTIMONIANZA E D'IMPEGNO
Il 27 gennaio, "Giorno della memoria", si realizzino ovunque iniziative di studio, di riflessione, di testimonianza e d'impegno.
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Testo della Legge 20 luglio 2000, n. 211: "Istituzione del Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti"
Art. 1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonche' coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Art. 2. In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto e' accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinche' simili eventi non possano mai piu' accadere.
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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni, opporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni.
Salvare le vite e' il primo dovere.
5. VIOLENZA. GIULIANA SGRENA: IL GIUDICE ARCHIVIA PER "ATTENUANTI CULTURALI" (2021)
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 20 novembre 2021 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Il giudice archivia per 'attenuanti culturali'" e il sommario "Costretta a indossarre il niqab. Siamo alla vigilia del 25 novembre, giornata mondiale della violenza sulle donne, molti messaggi invitano a denunciare le violenze subite: "chiamate il 1522" dice anche uno spot del governo. Ma non basta denunciare, chi denuncia ha bisogno di protezione"]
E' agghiacciante la motivazione con cui la Procura di Perugia ha archiviato la denuncia di Salsabila Mouhib, marocchina, contro il marito che le usava violenza e la costringeva, quando raramente usciva di casa, a indossare un velo integrale (il niqab che lascia una fessura solo all'altezza degli occhi). La denuncia della donna e' stata archiviata perche' "la condotta di costringerla a tenere il velo integrale rientra, pur non condivisibile in ottica occidentale, nel quadro culturale dei soggetti interessati". E per quanto riguarda le violenze "non sarebbe mai stata minacciata di morte, ne' avrebbe subito aggressioni fisiche tali da costringerla alle cure sanitarie".
Innanzitutto, colpisce l'ignoranza di un procuratore che sostiene che "il niqab rientri nel quadro culturale dei soggetti", non e' cosi': la donna e l'uomo non provengono dall'Afghanistan dei taleban. E, anche se fosse, i diritti universali, come i diritti delle donne e in particolare il diritto all'integrita' fisica, non possono essere sottoposti a discriminazioni che solo un inaccettabile relativismo culturale puo' far concepire. Torna inevitabilmente alla mente un caso che ci aveva fatto inorridire: nel 2007 un cameriere sardo che viveva in Germania era stato condannato a 6 anni di carcere per aver sequestrato e stuprato l'ex fidanzata, ma un giudice del tribunale di Hannover gli aveva ridotto la pena perche' : "Si deve tenere conto delle particolari impronte culturali ed etniche dell'imputato. E' un sardo. Il quadro del ruolo dell'uomo e della donna, esistente nella sua patria, non puo' certo valere come scusante ma deve essere tenuto in considerazione come attenuante". Allora ci eravamo scandalizzati e oggi?
Donne che arrivano in Italia e si trovano a vivere in un incubo peggiore di quello del loro paese, che prendono il coraggio di denunciare un marito che le fa vivere in schiavitu' rischiando la vita e per tutta risposta incappano in un procuratore della "civile" Italia che le condanna a subire le angherie perche' non sono state minacciate di morte. Purtroppo, molte donne, italiane e/o straniere, che hanno denunciato il marito, l'ex, il compagno, sono morte prima di trovare protezione da parte delle istituzioni. Siamo alla vigilia del 25 novembre, giornata mondiale della violenza sulle donne, molti messaggi invitano a denunciare le violenze subite: "chiamate il 1522" dice anche uno spot del governo. Ma non basta denunciare, chi denuncia ha bisogno di protezione.
Salsabila, 33 anni, arrivata in Italia per ricongiungimento familiare, ha avuto tre figli, ma e' sempre rimasta segregata in casa, potendo uscire solo per andare dal medico e per partorire, naturalmente con il niqab. Il marito ha concesso malvolentieri che i figli potessero frequentare la scuola. Ora Salsabila vive in una localita' segreta, per paura di essere rintracciata dal marito e i tre figli, che le sono stati affidati dall'autorita' giudiziaria del suo paese, al momento del divorzio, vivono in Marocco con la nonna materna. Chissa' forse in Italia avrebbero concesso l'affidamento congiunto! L'avvocato che ha presentato ricorso chiede semplicemente il riconoscimento dei diritti di liberta' sanciti dalla Costituzione italiana. Finche' l'Italia non si decidera' a garantire uguali diritti per chi vive in Italia non potra' chiedere il rispetto dei doveri.
Ma la procura di Perugia non e' la prima volta che inciampa sulla violenza di genere. All'inizio di giugno aveva chiesto l'archiviazione per l'accusa di maltrattamenti di una donna incinta da parte del marito. L'anno scorso la donna, italiana, aveva denunciato il marito per violenza - che subiva da dieci anni - dopo essere finita al pronto soccorso e aveva deciso di chiedere aiuto a un centro antiviolenza. Ma per la procura si trattava di lesioni lievi. In questo caso la decisione non e' stata motivata con "le impronte culturali", anche se visti i casi di femminicidio degli ultimi giorni in Italia, pare che nessuna diversita' etnico-culturale sia rintracciabile, solo la comune cultura misogina e patriarcale.
6. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
7. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
8. REPETITA IUVANT. SCRIVERE AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA PER CHIEDERE LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER
Proponiamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente..
Di seguito una proposta di testo della lettera da inviare al Presidente degli Stati Uniti d'America recante la richiesta della grazia presidenziale per Leonard Peltier, e le istruzioni per inviarla attraverso il sito della Casa Bianca.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.
9. DOCUMENTAZIONE. NINA LAKHANI: FBI'S OPPOSITION TO RELEASING LEONARD PELTIER DRIVEN BY VENDETTA, SAYS EX-AGENT
[Dal prestigioso quotidiano "The Guardian" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 18 gennaio 2023 dal titolo "FBI's opposition to releasing Leonard Peltier driven by vendetta, says ex-agent" e il sommario "Exclusive: retired FBI agent Coleen Rowley calls for clemency for Indigenous activist who has been in prison for nearly 50 years"]
The FBI's repeated opposition to the release of Leonard Peltier is driven by vindictiveness and misplaced loyalties, according to a former senior agent close to the case who is the first agency insider to call for clemency for the Indigenous rights activist who has been held in US maximum security prisons for almost five decades.
Coleen Rowley, a retired FBI special agent whose career included 14 years as legal counsel in the Minneapolis division where she worked with prosecutors and agents directly involved in the Peltier case, has written to Joe Biden making a case for Peltier's release.
"Retribution seems to have emerged as the primary if not sole reason for continuing what looks from the outside to have become an emotion-driven 'FBI Family' vendetta," said Rowley in the letter sent to the US president in December and shared exclusively with the Guardian.
Rowley added: "The focus of my two cents leading to my joining the call for clemency is based on Peltier's inordinately long prison sentence and an ever more compelling need for simple mercy due to his advanced age and deteriorating health.
"Enough is enough. Leonard Peltier should now be allowed to go home."
Peltier, an enrolled member of the Turtle Mountain Chippewa tribe and of Lakota and Dakota descent, was convicted of murdering two FBI agents during a shootout on the Pine Ridge reservation in South Dakota in June 1975. Peltier was a leader of the American Indian Movement (AIM), an Indigenous civil rights movement founded in Minneapolis that was infiltrated and repressed by the FBI.
Rowley refers to the historical context in which the shooting took place as "... the long-standing horribly wrongful oppressive treatment of Indians in the U.S. [which] played a key role in putting both the agents and Peltier in the wrong place at the wrong time".
The 1977 murder trial - and subsequent parole hearings - were rife with irregularities and due process violations including evidence that the FBI had coerced witnesses, withheld and falsified evidence.
Peltier, now 78, has been held in maximum security prisons for 46 of the past 47 years. He has always denied shooting the agents. Last year, UN experts called for Peltier's immediate release after concluding that his prolonged imprisonment amounted to arbitrary detention.
In an exclusive interview with the Guardian about her intervention, Rowley, who retired in 2004, said that for years new agents were "indoctrinated" with the FBI's version of events.
"The facts are murky, and I'm not going to say either narrative is correct. I wasn't there. But I do know that if you really care about justice, then the real issue now is mercy, truth and reconciliation. To keep this going for almost 50 years really shows the level of vindictiveness the organisation has for Leonard Peltier.
"The bottom line is there are all kinds of problems in the intelligence service which by and large never get corrected for the same reasons: group conformity, pride and an unwillingness to admit mistakes so systemic problems are covered up and never fixed," said Rowley, a 9/11 whistleblower who testified to the Senate about FBI failures in the terrorist attacks.
Nick Estes, an assistant professor of American Indian studies at the University of Minnesota, said Rowley's support of Peltier's clemency was "historic".
"She is trying to dispel a myth that is deeply embedded into the culture of the FBI... handed down through indoctrinating young recruits such as Rowley about Peltier's unquestionable guilt and the FBI's supposed blamelessness during the reign of terror on the Pine Ridge Indian reservation," said Estes, a volunteer with the International Leonard Peltier Defense Committee.
Rowley wrote to Biden in response to a letter by the intelligence agency's current director vehemently opposing Peltier's release on behalf of the "entire FBI family" - which was recently published online by the Society of Former Special Agents of the FBI.
Christopher Wray described Peltier as a "remorseless killer who brutally murdered two of our own - special agents Jack R Coler and Ronald A Williams". Commutation of Peltier's sentence would be "shattering to the victims' loved ones and an affront to the rule of law", according to Wray's letter to the justice department's pardon attorney dated March 2022.
FBI has successfully opposed every clemency application with emotive op-eds, letters and marches on Washington.
But the time served on most murder sentences ranges between 11 and 18 years, while Mark Putnam, the first FBI agent convicted of homicide - for strangling his female informant - was released after serving just 10 years of a 16-year sentence. Peltier was sentenced to two consecutive life sentences, and a parole officer who recommended his release after acknowledging that there was not enough evidence to sustain the conviction, was demoted.
"The disparate nature of Peltier being held for nearly a half century behind bars is striking," said Rowley, who in the 1990s helped pen an op-ed by the head of the Minneapolis division opposing Peltier's release. "The facts are everything, not loyalty to the FBI family, not them versus us, not good guys versus bad guys."
Peltier supporters hope that Rowley's intervention will count.
"Rowley speaks with authority and is saying that nothing justifies him being in prison, just vindictiveness, so ignoring her means turning a blind eye to what's happening," said Kevin Sharp, Peltier's attorney who submitted the most recent clemency application 18 months ago. "Rowley knows the case. She knows the FBI and supervised some of those directly involved. She knows Indian Country, so understands the context, which is really important."
Peltier is currently being held in a maximum security prison in Coleman, Florida, where his health has significantly deteriorated since contracting Covid-19, according to Sharp, who visited in December. Multiple recommendations by the facility to lower Peltier's classification, so that he can be transferred to a less restrictive prison closer to his family, have been rejected.
"This is a little old man with a walker. It's not just the FBI that's vindictive," added Sharp, a former federal judge appointed by Obama who stepped down from the bench in protest of mandatory minimum sentences. He took on Peltier's case in 2018 after successfully obtaining a pardon from Donald Trump for a young Black man he had been forced to imprison.
According to Sharp, Peltier's clemency was still on the table until Trump's last day in office but didn't make it on to the final list of presidential pardons which was mostly former associates and white-collar criminals.
He added: "This is not about a 10-minute shootout. It's about hundreds of years of what had gone before and the decades of what's gone on afterwards. That's why Leonard Peltier was convicted, and that's why he's still in jail."
10. L'ORA. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
*
Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
*
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.
11. RIFERIMENTI. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it
12. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
13. IRAN. FARIAN SABAHI: IRAN, IN ARRESTO I GIORNALISTI CHE RACCONTANO LA RIVOLTA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 15 dicembre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Iran, in arresto i giornalisti che raccontano la rivolta" e il sommario "Senza veli. Su proposta Usa il Paese e' stato rimosso dalla Commissione Onu sullo status delle donne"]
L'Iran e' stato rimosso "con effetto immediato dalla Commissione Onu sullo status delle donne per il resto del suo mandato 2022-2026". Lo hanno deciso i 54 membri del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite, approvando una risoluzione proposta dagli Stati Uniti. Sono stati 29 i voti a favore (compatto il sostegno dell'Ue), 8 i contrari (Bolivia, Cina, Kazhakstan, Nicaragua, Nigeria, Oman, Russia, Zimbabwe), 16 gli astenuti.
Intanto, i pasdaran hanno arrestato alcuni giornalisti accusati di avere inviato immagini e video ai social media e a emittenti in lingua persiana all'estero, nonche' di avere il sostegno finanziario e di intelligence stranieri. In secondo luogo, la magistratura ha sospeso la condanna a morte per Mahan Sadrat Marni, in attesa del riesame. Il ventitreenne e' accusato di "aver diffuso insicurezza e paura attraverso l'organizzazione di raduni e di aver contribuito a minare la sicurezza nazionale, nonche' di aver dato fuoco ad una motocicletta e aver lanciato un attacco armato di coltello". Nel processo del 3 novembre aveva negato di avere un'arma, ma non aveva avuto un avvocato. In terzo luogo, continua la repressione nei confronti della minoranza religiosa Bahai, con ulteriori dieci anni di carcere comminati a due donne, Mahvash Sabet e Fariba Kamalabadi.
Oltre la cronaca, le vicende di due uomini, due destini che si intrecciano. L'iraniano si chiama Assadollah Assadi, ha 50 anni ed e' un diplomatico. Era stato arrestato il 10 giugno 2018 mentre si trovava in autostrada in Germania. Stava tornando a casa, a Vienna, dove lavorava in ambasciata e avrebbe goduto dell'immunita' diplomatica. Il 4 febbraio 2021 e' stato condannato a vent'anni di carcere da un tribunale di Anversa per aver trasportato nella valigetta diplomatica gli esplosivi consegnati a una coppia di origine iraniana. Si erano incontrati in un Pizza Hut in Lussemburgo, ma i servizi segreti li stavano gia' monitorando. Dal Belgio, la coppia doveva recarsi a Parigi per mettere in atto un attentato in occasione di un incontro del Consiglio della Resistenza Iraniana, ovvero dell'entita' politica dei Mojaheddin del Popolo (Mek), nella localita' di Villepinte, a nord della capitale francese. La coppia era stata fermata a Bruxelles con mezzo chilo di esplosivi e un detonatore, ma aveva negato di conoscere il contenuto della valigetta. Un quarto uomo, un poeta belga-iraniano, era stato arrestato a Parigi con l'accusa di essere un complice. Tutti e tre erano stati condannati a pene detentive tra i 15 e i 18 anni. All'incontro dei Mek, a cui aveva parlato la leader Maryam Rajavi, avevano partecipato decine di migliaia di persone, tra cui anche Rudy Giuliani, avvocato dell'allora presidente statunitense Donald Trump.
Il belga si chiama Olivier Vandecasteele, ha 41 anni ed e' un operatore umanitario. Era stato arrestato lo scorso febbraio senza motivo: la leadership della Repubblica islamica usa da sempre gli ostaggi come oggetto di trattative con i paesi occidentali. Detenuto in isolamento, Vandecasteele doveva essere scambiato con il diplomatico iraniano Assadollah Assadi. Giovedi' scorso, la Corte costituzionale belga ha pero' "sospeso" un trattato belga-iraniano sul trasferimento dei detenuti che il governo belga aveva fatto approvare dal Parlamento a luglio per consentire il ritorno di Vandecasteele. Il trattato di trasferimento, firmato nel marzo 2022 tra Bruxelles e Teheran poco dopo l'arresto di Olivier Vandecasteele, e' stato oggetto di numerosi ricorsi in Belgio da parte dei Mek. Agli occhi di questi ultimi, il testo spiana la strada alla resa a Teheran e alla possibile grazia del diplomatico iraniano. Sfumato lo scambio, ieri l'operatore umanitario belga e' stato condannato a 28 anni. Il destino di Vandecasteele sara' deciso dalla corte belga, che ha tre mesi di tempo per esprimersi.
L'operatore umanitario si trova in cella di isolamento nel carcere di Evin, in cui sono rinchiusi i prigionieri politici e gli stranieri, tra cui una quarantina di altri ostaggi occidentali. Lo scorso ottobre, in questa prigione era scoppiato un incendio in cui morirono otto persone. Ieri, l'Organizzazione delle prigioni dell'Iran ha presentato una denuncia contro sei prigionieri politici e la moglie di uno di loro per "distruzione deliberata" di oggetti e "insulto alle autorita'".
14. IRAN. FARIAN SABAHI: IRAN, IMPICCATO ALL'ALBA UN RAGAZZO DI 23 ANNI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 13 dicembre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Iran, impiccato all'alba un ragazzo di 23 anni" e il sommario "Senza veli. Tre ayatollah si oppongono alle esecuzioni dei manifestanti. L'Onu annuncia sanzioni"]
Vestito di bianco e con il volto coperto, il corpo che penzola dalla gru: e' l'immagine che circola sui social del ventitreenne Majidreza Rahnavard, impiccato ieri mattina nella pubblica piazza a Mashad poco prima dell'alba, forse per evitare che il suo assassinio attirasse i manifestanti. Poco dopo, alle 7 del mattino, uno sconosciuto avrebbe telefonato ai famigliari dicendo: "Andate al cimitero sezione 66 per trovare vostro figlio sepolto". E' stato giustiziato con l'accusa di aver ucciso due paramilitari durante le proteste, ma l'avvocato della famiglia ha sottolineato che esiste un video - mai pubblicato - che mostra come i paramilitari abbiano attaccato per primi. Rahnavard e' il secondo manifestante giustiziato per aver preso parte alle proteste innescate dalla morte di Mahsa Amini.
A prendere posizione contro la sua impiccagione e, prima di lui, contro quella del suo coetaneo Mohsen Shekari, sono tre ayatollah. Membro dell'Assemblea degli esperti ed ex capo della Corte Suprema, l'ayatollah Morteza Moghtadai ha dichiarato: "Chiunque sia accusato di 'Muharebeh' (guerra contro Dio o corruzione sulla terra) non dovrebbe essere necessariamente giustiziato". E ha aggiunto: "Secondo l'Islam tali accuse sono legate alla guerra, non agli scontri tra una o due persone". Dello stesso tenore sono state le critiche alla magistratura da parte di altri due ayatollah che, di fatto, assumono posizioni nettamente contrarie a quella del leader supremo, responsabile di questa escalation di violenza.
Fin dall'instaurazione della Repubblica islamica nel 1979, all'interno del clero sciita vi sono sempre state contrapposizioni con la leadership. A fomentare le divisioni e' il fatto che Ali Khamenei e' diventato leader supremo nel 1989, alla morte dell'ayatollah Khomeini, in seguito a un emendamento della Costituzione. Era stato promosso d'ufficio al rango di ayatollah, senza averne i requisiti dal punto di vista teologico perche' si e' sempre occupato piu' di politica che di questioni teologiche. In questi 43 anni, tutti i religiosi che hanno osato esprimere dissenso sono stati interpellati dal Tribunale religioso che li ha condannati al carcere, agli arresti domiciliari e all'esilio. A vivere queste vicende sulla loro pelle sono stati gli hojatolleslam Mohsen Kadivar (oggi docente a Duke University negli Usa) e Youssefi Eshkevari (aveva osato mettere in discussione l'obbligo del velo), e anche il cognato del leader supremo Khamenei (il marito della sorella Badri).
Alla luce dei rischi, e' significativo che tre membri del clero sciita abbiano criticato le esecuzioni capitali. Intanto, in reazione alla repressione in atto in Iran l'alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell ha dichiarato che Bruxelles "approvera' un pacchetto di sanzioni molto duro verso l'Iran".
Sono decenni che l'Iran e' sotto sanzioni, comminarne altre non e' la soluzione: "Queste misure hanno radicalizzato il regime, hanno provocato una grave crisi economica e impoverito la popolazione", afferma Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. In Iran l'inflazione e' galoppante e la valuta locale ha perso valore tant'e' che oggi un insegnante guadagna l'equivalente di appena 250 euro al mese, mentre chi sta al potere - ayatollah e pasdaran - hanno gli strumenti per aggirare le sanzioni e, paradossalmente, riescono anche a mandare figli e nipoti a studiare all'estero.
In merito a che cosa si possa fare per aiutare gli iraniani che, nonostante la repressione, da quasi tre mesi continuano a rischiare la vita manifestando la propria volonta' di un cambio di sistema politico, Noury ribadisce che "se la comunita' internazionale continua a fare soltanto dei comunicati stampa, il segnale che arriva al regime e' che puo' andare avanti a reprimere il dissenso, e quindi a impiccare dopo processi sommari e dopo aver estorto confessioni con la tortura. Sarebbe opportuno - continua il portavoce di Amnesty International Italia - che le ambasciate a Teheran mandassero gli osservatori internazionali nei tribunali, per far vedere che la comunita' internazionale c'e', con una presenza fisica e non solo a parole". Infine, conclude Noury, "e' necessario istituire rapidamente la commissione di accertamento dei fatti approvata dal Consiglio Onu dei diritti umani".
15. IRAN. FARIAN SABAHI: "I PASDARAN SONO LA VARIABILE PIU' PERICOLOSA PER LA RIVOLTA"
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 10 dicembre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "'I pasdaran sono la variabile piu' pericolosa per la rivolta'" e il sommario "Iran. Critiche ai vertici di Teheran: ieri condannata a 15 anni (ridotti a tre) la nipote di Khamenei. Nuove sanzioni dal Canada. Rapito e ucciso un imam in Balucistan. Intervista al professor Riccardo Redaelli: 'In Iran la guerra al dissenso ha irrigidito il regime'"]
"La Repubblica islamica e' a un bivio. Puo' irrigidirsi ulteriormente, diventando una dittatura spietata con i pasdaran che scavalcano il clero, ma parte del regime ha memoria di come nel 1979 la brutalita' dello scia' ne abbia accelerato la fine. Oppure si cerca di salvare il sistema facendo concessioni sostanziali ai cittadini".
Sono questi gli scenari possibili per Riccardo Redaelli. Direttore del Master in Middle Eastern Studies (MIMES) dell'Universita' Cattolica di Milano, e' autore del saggio L'Iran contemporaneo (Carocci 2015).
Giovedi' il leader religioso sunnita Mowlavi Abdulvahid Rigi e' stato rapito e ucciso nel Sistan e Balucistan. Che significato ha questo assassinio?
Le dinamiche di sicurezza in quella provincia sono complesse, spesso legate a questioni locali e traffici illeciti di droga. Se le forze di sicurezza avessero eliminato un religioso sunnita per un coinvolgimento nelle proteste si tratterebbe di un fatto gravissimo, che porterebbe a un'escalation.
Ieri Farideh Khamenei, nipote della Guida suprema, e' stata condannata a 15 anni, pena ridotta a tre, per critiche al regime. Quali sono le fratture interne alla Repubblica islamica?
Da decenni l'elite rivoluzionaria e' estremamente frazionata, con visioni molte diverse su quali debbano essere le linee per garantire la sopravvivenza del sistema di potere: i riformisti (ormai del tutto marginalizzati), moderati, pragmatici, conservatori tradizionali, ultraradicali e, sullo sfondo, la formidabile crescita di potere dei pasdaran a livello politico, economico e militare. Entro certi limiti, queste tensioni interne erano sempre state tollerate. Negli ultimi anni il sistema ha deciso di compattarsi e marginalizzare, se non addirittura eliminare, alcune correnti. Questo ha irrigidito il sistema e reso piu' difficile dare una via di sfogo alle diverse visioni.
Dove possono portare queste fratture?
E' in atto uno scontro tra quei conservatori che vogliono il pugno di ferro e quelli che invece cercano di non esasperare le tensioni e quindi di limitare la repressione. Queste divisioni hanno fatto rientrare in gioco l'ex presidente riformatore Mohammad Khatami che ha parlato di richieste di liberta' che devono essere ascoltate. Difficile fare previsioni, la variabile sono i pasdaran, che finora si sono tenuti prudentemente fuori dalla repressione.
Finora la repressione e' stata messa in atto dai poliziotti. Come mai le proteste del 2022 non hanno una leadership esterna al sistema di potere?
Fino a qualche anno fa il sistema di potere permetteva un certo tipo di dissenso moderato, pensiamo ai presidenti Khatami e per certi versi anche Rohani che non rappresentavano la linea piu' radicale. All'esterno, invece, i fuoriusciti sono spesso finiti nelle mani di gruppi che non hanno alcun credito in patria, come i nostalgici della monarchia e i Mujaheddin-e Khalq che hanno casse di risonanza e contatti in Europa e nell'establishment politico conservatore americano, ma che non godono di alcun credito nella societa' iraniana.
Che cosa si puo' fare per aiutare le correnti piu' moderate?
L'Occidente e' paradossalmente sempre andato in soccorso ai conservatori. Abbiamo avuto delle politiche di grande chiusura, pensiamo alla disastrosa decisione del presidente Usa Trump di ritirarsi dall'accordo nucleare. Firmato nel 2015 dal predecessore Obama, avrebbe permesso uno sviluppo profondamente diverso.
Ieri il Canada ha annunciato sanzioni contro 22 alti membri del sistema giudiziario, penitenziario e delle forze dell'ordine iraniane e alti consiglieri dell'ayatollah Khamenei e media a controllo statale. Le sanzioni funzionano?
Non fare nulla aiuta il regime, ma imporre sanzioni indebolisce quelle correnti che piu' guardano verso l'Occidente. Ogni qualvolta si fanno grandi pressioni, aiutiamo la parte peggiore del regime che puo' cosi' affermare che chi dialoga con l'Occidente e' un traditore.
In quale misura l'Iran e' diverso dai paesi vicini?
E' un paese unico, la societa' iraniana e' molto matura e ben piu' solida, anche nell'integrazione delle donne e nonostante le ovvie difficolta'. Al di la' delle differenze etniche, religiose e culturali e dell'evidente non sopportazione del regime, gli iraniani hanno un fortissimo senso identitario che li rafforza. Dobbiamo usare cautela nell'immaginare un futuro dell'Iran sulla falsariga della Siria, dell'Afghanistan e dell'Iraq.
Mentre i riflettori sono accesi sull'Iran, che cosa succede in Arabia Saudita?
Solo durante i mondiali di calcio 12-15 persone sono state giustiziate in Arabia Saudita. Il nostro sistema valoriale e' miope quando guardiamo ai nostri alleati. E non abbiamo speso grandi parole per le migliaia di immigrati morti per costruire gli stadi in Qatar.
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 23 del 23 gennaio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 23 del 23 gennaio 2023
In questo numero:
1. Opporsi ai governi assassini con l'insurrezione nonviolenta dell'umanita' intera per salvare tutte le vite
2. One Billion Rising: Iniziative 2023
3. Una lettera all'ambasciata dell'Iran in Italia
4. Il 27 gennaio, "Giorno della memoria", si realizzino ovunque iniziative di studio, di riflessione, di testimonianza e d'impegno
5. Giuliana Sgrena: Il giudice archivia per "attenuanti culturali" (2021)
6. Tre tesi
7. Ripetiamo ancora una volta...
8. Scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier
9. Nina Lakhani: FBI's opposition to releasing Leonard Peltier driven by vendetta, says ex-agent
10. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
11. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
12. Alcuni riferimenti utili
13. Farian Sabahi: Iran, in arresto i giornalisti che raccontano la rivolta
14. Farian Sabahi: Iran, impiccato all'alba un ragazzo di 23 anni
15. Farian Sabahi: "I pasdaran sono la variabile piu' pericolosa per la rivolta"
1. L'ORA. OPPORSI AI GOVERNI ASSASSINI CON L'INSURREZIONE NONVIOLENTA DELL'UMANITA' INTERA PER SALVARE TUTTE LE VITE
Abolire la guerra, che e' sempre e solo assassina.
Abolire le armi, che sono sempre e solo assassine.
Abolire gli eserciti, che sono sempre e solo assassini.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
2. INIZIATIVE. ONE BILLION RISING: INIZIATIVE 2023
[Dal Coordinamento Italia One Billion Rising (e-mail: obritalia at gmail.com) riceviamo e diffondiamo]
Carissime amiche e amici di One Billion Rising, ci siamo quasi.
E' straordinario immaginare quest'anno di poter tornare nelle piazze, nelle strade, nei luoghi pubblici delle citta', insieme, per tornare a danzare in sostegno e solidarieta' e ad alta voce rivendicare la fine delle molteplici atrocita' perpetrate sulle donne e sulle bambine nel mondo. Tentano di recidere, annientare la forza vitale del pianeta, non ci riusciranno.
Parlare con ragazzi e ragazze, studenti, professori, leggere, commentare i fatti di violenza, dare i nomi alle cose, questi sono i primi passi della rivoluzione di cui tutte e tutti noi portiamo la bandiera.
Le forme di arte che accompagnano l'evento OBR nel mondo si prestano ad un gioioso coinvolgimento, ma non vogliamo far mancare anche un momento di preparazione e di formazione.
Per questo motivo chiediamo di partecipare ad OBR 2023, coinvolgendo anche i giovani e le scuole, a cui poter proporre:
- un incontro, anche on line, con una o piu' classi sul tema della violenza maschile sulle donne, della durata minima di due ore
- la preparazione della coreografia del brano musicale Break the Chain
- l'esecuzione della coreografia nella settimana dal 12 al 19 febbraio 2023
- la lettura di alcuni pensieri/ componimenti realizzati dalle ragazze e dai ragazzi delle classi coinvolte
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Per facilitare l'organizzazione dell'evento vi inviamo alcune semplici indicazioni che potrete seguire:
Iscrizione al sito per segnalare il vostro evento: cliccate su http://bit.ly/Registra_il_t uo_evento_sulla_pagina_internazionale_OBR e invitate altre associazioni, gruppi, scuole, scuole di danza, amici a partecipare... piu' siamo, meglio e'!
*
Attivita' sui social: vi chiediamo di pubblicare tanti contenuti (foto, video, ecc) sui social utilizzando gli hashtag ufficiali e di invitare i propri contatti a fare lo stesso, cosi' da diffondere anche li' il nostro messaggio. Seguite e taggate anche i profili social di One Billion Rising Italia cosi' potremo condividere i vostri post, stories, ecc.
Facebook https://www.facebook. com/obritalia
Instagram https://www.instagram.com/onebillionrisingitalia/
Hashtag ufficiali: #1BillionRising #RiseForFreedom #CreateTheNewCulture #RiseInSolidarity
A conclusione delle iniziative, vi chiediamo di inviare foto e video a: obritalia at gmail.com
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Loghi ufficiali: vi chiediamo, per le creativita' (locandine, cartelli) che realizzate, di utilizzare i loghi ufficiali che potete scaricare al seguente link
https://www.dropbox.com/scl/fo/lo9r4i06g268ow7x103sc/h?dl=0&rlkey=xfogpv7hpwlaup3vsxw5zsz1u
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Grafiche
In questa cartella abbiamo inserito le grafiche realizzate (cover facebook, grafiche per FB/IG) a cui ne aggiungeremo altre nei prossimi giorni allo stesso link.
Grafiche One Billion Rising
https://www.dropbox.com/scl/fo/mizfc1w1xl0nu1oywiups/h?dl=0&rlkey=c47347xou5ufqupm4jn90mv0w
Grafica t-shirt
https://www.dropbox.com/scl/fo/h2i75sias7o03r033pf25/h?dl=0&rlkey=ynxdi0h5jbjrgf3d20di36x0o
Grafica stickers
https://www.dropbox.com/scl/fo/4gt4ez978gne73gjwvnqx/h?dl=0&rlkey=4kbdd0091mchnaj1krvhzxoar
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Si puo' organizzare un flash mob durante l'evento One Billion Rising, seguendo la canzone Break the chain e il tutorial ufficiale che trovate qui http://youtu.be/_U5C ZfPydVA o creando una nuova coreografia. L'evento One Billion Rising puo' essere caratterizzato da performance artistiche di ogni genere e da momenti di lettura.
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Autorizzazione One Billion Rising
Al seguente link potete scaricare l'autorizzazione copyright per utilizzo materiali e brani musicali OBR
https://www.dropbox.com/s/d7ambb5ml22dvsj/OBR%20Copyright%20Authorization%202023.pdf?dl=0
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Per quanto riguarda le letture, oltre ai brani de I Monologhi della Vagina, di seguito troverete come suggerimento alcuni testi della fondatrice di One Billion Rising, Eve Ensler
"L'Ufficio della schiavitu' sessuale" http://bit.ly/ufficio_della_schiavitu_sessuale
"L'insurrezione" http://bit.ly /insurrezione
"La mia rivoluzione" http://bit.ly/la_mia_rivoluzione
"Preghiera di un uomo" http://bit.ly/preghiera_ di_un_uomo
"Fino a quando" http://bit.ly/fino_a_quando
"E poi saltavamo" http://bit.ly/e_poi_saltavamo
- la traduzione di M.G.Di Rienzo del brano musicale “Break the chain” credits Tena Clark - Musiche Tena Clark/Tim Heintz
http://bit.ly/traduzione_testo _BreakTheChain
- qui se volete potete trovare altre idee:
https://www.onebillionrising.org
*
Per condividere con noi i vostri eventi e/o avere informazioni vi chiediamo di scriverci al seguente indirizzo: obritalia at gmail.com
Ovviamente qualunque aggiunta rispetto a questo "format base" non potra' che essere gradita.
Vi chiediamo se l'idea puo' piacervi e se pensate possa avere un buon riscontro presso le scuole del vostro territorio, le vostre comunita' di riferimento.
Ringraziamo quanti di voi ci hanno anticipato gli eventi in preparazione, la prossima settimana risponderemo singolarmente a chi ci ha scritto con tutti i dettagli. Vi ricordiamo che le magliette saranno pronte non prima del 25 gennaio.
Se avete altre meravigliose idee, noi non potremo Che essere felici!
Grazie per tutto quello che potrete fare! #RiseForFreedom #RiseInSolidarity
Un abbraccio
Nicoletta Billi (333.2432777), Luisa Rizzitelli (345.4767246), Silvia Palermo (339.5028904)
Coordinamento Italia One Billion Rising
3. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA
All'ambasciatore dell'Iran in Italia: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir,
Egregio ambasciatore,
le saremmo assai grati se volesse trasmettere al suo governo il seguente appello.
Tutte le tradizioni di pensiero dell'umanita', quali che siano le loro fonti, convengono su queste semplici verita':
- che ogni vita umana deve essere rispettata, onorata e protetta;
- che uccidere e' sempre e solo un male;
- che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta';
- che rispettare e salvare le vite e' il primo dovere.
Certi del fatto che condividiate queste semplici considerazioni siamo quindi a chiedervi di impegnarvi:
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, cessino finalmente le uccisioni e le persecuzioni;
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, siano finalmente rispettati la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Vi chiediamo quindi:
- di riconoscere la dignita' e i diritti delle donne, che sono gli stessi degli uomini;
- di non piu' perseguitare, ma piuttosto ascoltare ed onorare, le donne che da mesi nel vostro paese stanno chiedendo "vita e liberta'".
Queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza, sono amiche ed amici dell'umanita' e del bene comune.
E' un crimine ed una follia perseguitare ed uccidere queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere proprio di ogni ordinamento ed istituto giuridico legittimo: rispettare e proteggere le vite, la dignita' e i diritti di tutte le persone.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere di far cessare persecuzioni ed uccisioni.
Sia pace, rispetto ed amicizia fra tutte le persone, i popoli, i paesi.
Distinti saluti dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 30 dicembre 2022
4. INIZIATIVE. IL 27 GENNAIO, "GIORNO DELLA MEMORIA", SI REALIZZINO OVUNQUE INIZIATIVE DI STUDIO, DI RIFLESSIONE, DI TESTIMONIANZA E D'IMPEGNO
Il 27 gennaio, "Giorno della memoria", si realizzino ovunque iniziative di studio, di riflessione, di testimonianza e d'impegno.
*
Testo della Legge 20 luglio 2000, n. 211: "Istituzione del Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti"
Art. 1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonche' coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Art. 2. In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto e' accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinche' simili eventi non possano mai piu' accadere.
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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni, opporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni.
Salvare le vite e' il primo dovere.
5. VIOLENZA. GIULIANA SGRENA: IL GIUDICE ARCHIVIA PER "ATTENUANTI CULTURALI" (2021)
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 20 novembre 2021 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Il giudice archivia per 'attenuanti culturali'" e il sommario "Costretta a indossarre il niqab. Siamo alla vigilia del 25 novembre, giornata mondiale della violenza sulle donne, molti messaggi invitano a denunciare le violenze subite: "chiamate il 1522" dice anche uno spot del governo. Ma non basta denunciare, chi denuncia ha bisogno di protezione"]
E' agghiacciante la motivazione con cui la Procura di Perugia ha archiviato la denuncia di Salsabila Mouhib, marocchina, contro il marito che le usava violenza e la costringeva, quando raramente usciva di casa, a indossare un velo integrale (il niqab che lascia una fessura solo all'altezza degli occhi). La denuncia della donna e' stata archiviata perche' "la condotta di costringerla a tenere il velo integrale rientra, pur non condivisibile in ottica occidentale, nel quadro culturale dei soggetti interessati". E per quanto riguarda le violenze "non sarebbe mai stata minacciata di morte, ne' avrebbe subito aggressioni fisiche tali da costringerla alle cure sanitarie".
Innanzitutto, colpisce l'ignoranza di un procuratore che sostiene che "il niqab rientri nel quadro culturale dei soggetti", non e' cosi': la donna e l'uomo non provengono dall'Afghanistan dei taleban. E, anche se fosse, i diritti universali, come i diritti delle donne e in particolare il diritto all'integrita' fisica, non possono essere sottoposti a discriminazioni che solo un inaccettabile relativismo culturale puo' far concepire. Torna inevitabilmente alla mente un caso che ci aveva fatto inorridire: nel 2007 un cameriere sardo che viveva in Germania era stato condannato a 6 anni di carcere per aver sequestrato e stuprato l'ex fidanzata, ma un giudice del tribunale di Hannover gli aveva ridotto la pena perche' : "Si deve tenere conto delle particolari impronte culturali ed etniche dell'imputato. E' un sardo. Il quadro del ruolo dell'uomo e della donna, esistente nella sua patria, non puo' certo valere come scusante ma deve essere tenuto in considerazione come attenuante". Allora ci eravamo scandalizzati e oggi?
Donne che arrivano in Italia e si trovano a vivere in un incubo peggiore di quello del loro paese, che prendono il coraggio di denunciare un marito che le fa vivere in schiavitu' rischiando la vita e per tutta risposta incappano in un procuratore della "civile" Italia che le condanna a subire le angherie perche' non sono state minacciate di morte. Purtroppo, molte donne, italiane e/o straniere, che hanno denunciato il marito, l'ex, il compagno, sono morte prima di trovare protezione da parte delle istituzioni. Siamo alla vigilia del 25 novembre, giornata mondiale della violenza sulle donne, molti messaggi invitano a denunciare le violenze subite: "chiamate il 1522" dice anche uno spot del governo. Ma non basta denunciare, chi denuncia ha bisogno di protezione.
Salsabila, 33 anni, arrivata in Italia per ricongiungimento familiare, ha avuto tre figli, ma e' sempre rimasta segregata in casa, potendo uscire solo per andare dal medico e per partorire, naturalmente con il niqab. Il marito ha concesso malvolentieri che i figli potessero frequentare la scuola. Ora Salsabila vive in una localita' segreta, per paura di essere rintracciata dal marito e i tre figli, che le sono stati affidati dall'autorita' giudiziaria del suo paese, al momento del divorzio, vivono in Marocco con la nonna materna. Chissa' forse in Italia avrebbero concesso l'affidamento congiunto! L'avvocato che ha presentato ricorso chiede semplicemente il riconoscimento dei diritti di liberta' sanciti dalla Costituzione italiana. Finche' l'Italia non si decidera' a garantire uguali diritti per chi vive in Italia non potra' chiedere il rispetto dei doveri.
Ma la procura di Perugia non e' la prima volta che inciampa sulla violenza di genere. All'inizio di giugno aveva chiesto l'archiviazione per l'accusa di maltrattamenti di una donna incinta da parte del marito. L'anno scorso la donna, italiana, aveva denunciato il marito per violenza - che subiva da dieci anni - dopo essere finita al pronto soccorso e aveva deciso di chiedere aiuto a un centro antiviolenza. Ma per la procura si trattava di lesioni lievi. In questo caso la decisione non e' stata motivata con "le impronte culturali", anche se visti i casi di femminicidio degli ultimi giorni in Italia, pare che nessuna diversita' etnico-culturale sia rintracciabile, solo la comune cultura misogina e patriarcale.
6. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
7. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
8. REPETITA IUVANT. SCRIVERE AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA PER CHIEDERE LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER
Proponiamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente..
Di seguito una proposta di testo della lettera da inviare al Presidente degli Stati Uniti d'America recante la richiesta della grazia presidenziale per Leonard Peltier, e le istruzioni per inviarla attraverso il sito della Casa Bianca.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.
9. DOCUMENTAZIONE. NINA LAKHANI: FBI'S OPPOSITION TO RELEASING LEONARD PELTIER DRIVEN BY VENDETTA, SAYS EX-AGENT
[Dal prestigioso quotidiano "The Guardian" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 18 gennaio 2023 dal titolo "FBI's opposition to releasing Leonard Peltier driven by vendetta, says ex-agent" e il sommario "Exclusive: retired FBI agent Coleen Rowley calls for clemency for Indigenous activist who has been in prison for nearly 50 years"]
The FBI's repeated opposition to the release of Leonard Peltier is driven by vindictiveness and misplaced loyalties, according to a former senior agent close to the case who is the first agency insider to call for clemency for the Indigenous rights activist who has been held in US maximum security prisons for almost five decades.
Coleen Rowley, a retired FBI special agent whose career included 14 years as legal counsel in the Minneapolis division where she worked with prosecutors and agents directly involved in the Peltier case, has written to Joe Biden making a case for Peltier's release.
"Retribution seems to have emerged as the primary if not sole reason for continuing what looks from the outside to have become an emotion-driven 'FBI Family' vendetta," said Rowley in the letter sent to the US president in December and shared exclusively with the Guardian.
Rowley added: "The focus of my two cents leading to my joining the call for clemency is based on Peltier's inordinately long prison sentence and an ever more compelling need for simple mercy due to his advanced age and deteriorating health.
"Enough is enough. Leonard Peltier should now be allowed to go home."
Peltier, an enrolled member of the Turtle Mountain Chippewa tribe and of Lakota and Dakota descent, was convicted of murdering two FBI agents during a shootout on the Pine Ridge reservation in South Dakota in June 1975. Peltier was a leader of the American Indian Movement (AIM), an Indigenous civil rights movement founded in Minneapolis that was infiltrated and repressed by the FBI.
Rowley refers to the historical context in which the shooting took place as "... the long-standing horribly wrongful oppressive treatment of Indians in the U.S. [which] played a key role in putting both the agents and Peltier in the wrong place at the wrong time".
The 1977 murder trial - and subsequent parole hearings - were rife with irregularities and due process violations including evidence that the FBI had coerced witnesses, withheld and falsified evidence.
Peltier, now 78, has been held in maximum security prisons for 46 of the past 47 years. He has always denied shooting the agents. Last year, UN experts called for Peltier's immediate release after concluding that his prolonged imprisonment amounted to arbitrary detention.
In an exclusive interview with the Guardian about her intervention, Rowley, who retired in 2004, said that for years new agents were "indoctrinated" with the FBI's version of events.
"The facts are murky, and I'm not going to say either narrative is correct. I wasn't there. But I do know that if you really care about justice, then the real issue now is mercy, truth and reconciliation. To keep this going for almost 50 years really shows the level of vindictiveness the organisation has for Leonard Peltier.
"The bottom line is there are all kinds of problems in the intelligence service which by and large never get corrected for the same reasons: group conformity, pride and an unwillingness to admit mistakes so systemic problems are covered up and never fixed," said Rowley, a 9/11 whistleblower who testified to the Senate about FBI failures in the terrorist attacks.
Nick Estes, an assistant professor of American Indian studies at the University of Minnesota, said Rowley's support of Peltier's clemency was "historic".
"She is trying to dispel a myth that is deeply embedded into the culture of the FBI... handed down through indoctrinating young recruits such as Rowley about Peltier's unquestionable guilt and the FBI's supposed blamelessness during the reign of terror on the Pine Ridge Indian reservation," said Estes, a volunteer with the International Leonard Peltier Defense Committee.
Rowley wrote to Biden in response to a letter by the intelligence agency's current director vehemently opposing Peltier's release on behalf of the "entire FBI family" - which was recently published online by the Society of Former Special Agents of the FBI.
Christopher Wray described Peltier as a "remorseless killer who brutally murdered two of our own - special agents Jack R Coler and Ronald A Williams". Commutation of Peltier's sentence would be "shattering to the victims' loved ones and an affront to the rule of law", according to Wray's letter to the justice department's pardon attorney dated March 2022.
FBI has successfully opposed every clemency application with emotive op-eds, letters and marches on Washington.
But the time served on most murder sentences ranges between 11 and 18 years, while Mark Putnam, the first FBI agent convicted of homicide - for strangling his female informant - was released after serving just 10 years of a 16-year sentence. Peltier was sentenced to two consecutive life sentences, and a parole officer who recommended his release after acknowledging that there was not enough evidence to sustain the conviction, was demoted.
"The disparate nature of Peltier being held for nearly a half century behind bars is striking," said Rowley, who in the 1990s helped pen an op-ed by the head of the Minneapolis division opposing Peltier's release. "The facts are everything, not loyalty to the FBI family, not them versus us, not good guys versus bad guys."
Peltier supporters hope that Rowley's intervention will count.
"Rowley speaks with authority and is saying that nothing justifies him being in prison, just vindictiveness, so ignoring her means turning a blind eye to what's happening," said Kevin Sharp, Peltier's attorney who submitted the most recent clemency application 18 months ago. "Rowley knows the case. She knows the FBI and supervised some of those directly involved. She knows Indian Country, so understands the context, which is really important."
Peltier is currently being held in a maximum security prison in Coleman, Florida, where his health has significantly deteriorated since contracting Covid-19, according to Sharp, who visited in December. Multiple recommendations by the facility to lower Peltier's classification, so that he can be transferred to a less restrictive prison closer to his family, have been rejected.
"This is a little old man with a walker. It's not just the FBI that's vindictive," added Sharp, a former federal judge appointed by Obama who stepped down from the bench in protest of mandatory minimum sentences. He took on Peltier's case in 2018 after successfully obtaining a pardon from Donald Trump for a young Black man he had been forced to imprison.
According to Sharp, Peltier's clemency was still on the table until Trump's last day in office but didn't make it on to the final list of presidential pardons which was mostly former associates and white-collar criminals.
He added: "This is not about a 10-minute shootout. It's about hundreds of years of what had gone before and the decades of what's gone on afterwards. That's why Leonard Peltier was convicted, and that's why he's still in jail."
10. L'ORA. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
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Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
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Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.
11. RIFERIMENTI. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it
12. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
13. IRAN. FARIAN SABAHI: IRAN, IN ARRESTO I GIORNALISTI CHE RACCONTANO LA RIVOLTA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 15 dicembre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Iran, in arresto i giornalisti che raccontano la rivolta" e il sommario "Senza veli. Su proposta Usa il Paese e' stato rimosso dalla Commissione Onu sullo status delle donne"]
L'Iran e' stato rimosso "con effetto immediato dalla Commissione Onu sullo status delle donne per il resto del suo mandato 2022-2026". Lo hanno deciso i 54 membri del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite, approvando una risoluzione proposta dagli Stati Uniti. Sono stati 29 i voti a favore (compatto il sostegno dell'Ue), 8 i contrari (Bolivia, Cina, Kazhakstan, Nicaragua, Nigeria, Oman, Russia, Zimbabwe), 16 gli astenuti.
Intanto, i pasdaran hanno arrestato alcuni giornalisti accusati di avere inviato immagini e video ai social media e a emittenti in lingua persiana all'estero, nonche' di avere il sostegno finanziario e di intelligence stranieri. In secondo luogo, la magistratura ha sospeso la condanna a morte per Mahan Sadrat Marni, in attesa del riesame. Il ventitreenne e' accusato di "aver diffuso insicurezza e paura attraverso l'organizzazione di raduni e di aver contribuito a minare la sicurezza nazionale, nonche' di aver dato fuoco ad una motocicletta e aver lanciato un attacco armato di coltello". Nel processo del 3 novembre aveva negato di avere un'arma, ma non aveva avuto un avvocato. In terzo luogo, continua la repressione nei confronti della minoranza religiosa Bahai, con ulteriori dieci anni di carcere comminati a due donne, Mahvash Sabet e Fariba Kamalabadi.
Oltre la cronaca, le vicende di due uomini, due destini che si intrecciano. L'iraniano si chiama Assadollah Assadi, ha 50 anni ed e' un diplomatico. Era stato arrestato il 10 giugno 2018 mentre si trovava in autostrada in Germania. Stava tornando a casa, a Vienna, dove lavorava in ambasciata e avrebbe goduto dell'immunita' diplomatica. Il 4 febbraio 2021 e' stato condannato a vent'anni di carcere da un tribunale di Anversa per aver trasportato nella valigetta diplomatica gli esplosivi consegnati a una coppia di origine iraniana. Si erano incontrati in un Pizza Hut in Lussemburgo, ma i servizi segreti li stavano gia' monitorando. Dal Belgio, la coppia doveva recarsi a Parigi per mettere in atto un attentato in occasione di un incontro del Consiglio della Resistenza Iraniana, ovvero dell'entita' politica dei Mojaheddin del Popolo (Mek), nella localita' di Villepinte, a nord della capitale francese. La coppia era stata fermata a Bruxelles con mezzo chilo di esplosivi e un detonatore, ma aveva negato di conoscere il contenuto della valigetta. Un quarto uomo, un poeta belga-iraniano, era stato arrestato a Parigi con l'accusa di essere un complice. Tutti e tre erano stati condannati a pene detentive tra i 15 e i 18 anni. All'incontro dei Mek, a cui aveva parlato la leader Maryam Rajavi, avevano partecipato decine di migliaia di persone, tra cui anche Rudy Giuliani, avvocato dell'allora presidente statunitense Donald Trump.
Il belga si chiama Olivier Vandecasteele, ha 41 anni ed e' un operatore umanitario. Era stato arrestato lo scorso febbraio senza motivo: la leadership della Repubblica islamica usa da sempre gli ostaggi come oggetto di trattative con i paesi occidentali. Detenuto in isolamento, Vandecasteele doveva essere scambiato con il diplomatico iraniano Assadollah Assadi. Giovedi' scorso, la Corte costituzionale belga ha pero' "sospeso" un trattato belga-iraniano sul trasferimento dei detenuti che il governo belga aveva fatto approvare dal Parlamento a luglio per consentire il ritorno di Vandecasteele. Il trattato di trasferimento, firmato nel marzo 2022 tra Bruxelles e Teheran poco dopo l'arresto di Olivier Vandecasteele, e' stato oggetto di numerosi ricorsi in Belgio da parte dei Mek. Agli occhi di questi ultimi, il testo spiana la strada alla resa a Teheran e alla possibile grazia del diplomatico iraniano. Sfumato lo scambio, ieri l'operatore umanitario belga e' stato condannato a 28 anni. Il destino di Vandecasteele sara' deciso dalla corte belga, che ha tre mesi di tempo per esprimersi.
L'operatore umanitario si trova in cella di isolamento nel carcere di Evin, in cui sono rinchiusi i prigionieri politici e gli stranieri, tra cui una quarantina di altri ostaggi occidentali. Lo scorso ottobre, in questa prigione era scoppiato un incendio in cui morirono otto persone. Ieri, l'Organizzazione delle prigioni dell'Iran ha presentato una denuncia contro sei prigionieri politici e la moglie di uno di loro per "distruzione deliberata" di oggetti e "insulto alle autorita'".
14. IRAN. FARIAN SABAHI: IRAN, IMPICCATO ALL'ALBA UN RAGAZZO DI 23 ANNI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 13 dicembre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Iran, impiccato all'alba un ragazzo di 23 anni" e il sommario "Senza veli. Tre ayatollah si oppongono alle esecuzioni dei manifestanti. L'Onu annuncia sanzioni"]
Vestito di bianco e con il volto coperto, il corpo che penzola dalla gru: e' l'immagine che circola sui social del ventitreenne Majidreza Rahnavard, impiccato ieri mattina nella pubblica piazza a Mashad poco prima dell'alba, forse per evitare che il suo assassinio attirasse i manifestanti. Poco dopo, alle 7 del mattino, uno sconosciuto avrebbe telefonato ai famigliari dicendo: "Andate al cimitero sezione 66 per trovare vostro figlio sepolto". E' stato giustiziato con l'accusa di aver ucciso due paramilitari durante le proteste, ma l'avvocato della famiglia ha sottolineato che esiste un video - mai pubblicato - che mostra come i paramilitari abbiano attaccato per primi. Rahnavard e' il secondo manifestante giustiziato per aver preso parte alle proteste innescate dalla morte di Mahsa Amini.
A prendere posizione contro la sua impiccagione e, prima di lui, contro quella del suo coetaneo Mohsen Shekari, sono tre ayatollah. Membro dell'Assemblea degli esperti ed ex capo della Corte Suprema, l'ayatollah Morteza Moghtadai ha dichiarato: "Chiunque sia accusato di 'Muharebeh' (guerra contro Dio o corruzione sulla terra) non dovrebbe essere necessariamente giustiziato". E ha aggiunto: "Secondo l'Islam tali accuse sono legate alla guerra, non agli scontri tra una o due persone". Dello stesso tenore sono state le critiche alla magistratura da parte di altri due ayatollah che, di fatto, assumono posizioni nettamente contrarie a quella del leader supremo, responsabile di questa escalation di violenza.
Fin dall'instaurazione della Repubblica islamica nel 1979, all'interno del clero sciita vi sono sempre state contrapposizioni con la leadership. A fomentare le divisioni e' il fatto che Ali Khamenei e' diventato leader supremo nel 1989, alla morte dell'ayatollah Khomeini, in seguito a un emendamento della Costituzione. Era stato promosso d'ufficio al rango di ayatollah, senza averne i requisiti dal punto di vista teologico perche' si e' sempre occupato piu' di politica che di questioni teologiche. In questi 43 anni, tutti i religiosi che hanno osato esprimere dissenso sono stati interpellati dal Tribunale religioso che li ha condannati al carcere, agli arresti domiciliari e all'esilio. A vivere queste vicende sulla loro pelle sono stati gli hojatolleslam Mohsen Kadivar (oggi docente a Duke University negli Usa) e Youssefi Eshkevari (aveva osato mettere in discussione l'obbligo del velo), e anche il cognato del leader supremo Khamenei (il marito della sorella Badri).
Alla luce dei rischi, e' significativo che tre membri del clero sciita abbiano criticato le esecuzioni capitali. Intanto, in reazione alla repressione in atto in Iran l'alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell ha dichiarato che Bruxelles "approvera' un pacchetto di sanzioni molto duro verso l'Iran".
Sono decenni che l'Iran e' sotto sanzioni, comminarne altre non e' la soluzione: "Queste misure hanno radicalizzato il regime, hanno provocato una grave crisi economica e impoverito la popolazione", afferma Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. In Iran l'inflazione e' galoppante e la valuta locale ha perso valore tant'e' che oggi un insegnante guadagna l'equivalente di appena 250 euro al mese, mentre chi sta al potere - ayatollah e pasdaran - hanno gli strumenti per aggirare le sanzioni e, paradossalmente, riescono anche a mandare figli e nipoti a studiare all'estero.
In merito a che cosa si possa fare per aiutare gli iraniani che, nonostante la repressione, da quasi tre mesi continuano a rischiare la vita manifestando la propria volonta' di un cambio di sistema politico, Noury ribadisce che "se la comunita' internazionale continua a fare soltanto dei comunicati stampa, il segnale che arriva al regime e' che puo' andare avanti a reprimere il dissenso, e quindi a impiccare dopo processi sommari e dopo aver estorto confessioni con la tortura. Sarebbe opportuno - continua il portavoce di Amnesty International Italia - che le ambasciate a Teheran mandassero gli osservatori internazionali nei tribunali, per far vedere che la comunita' internazionale c'e', con una presenza fisica e non solo a parole". Infine, conclude Noury, "e' necessario istituire rapidamente la commissione di accertamento dei fatti approvata dal Consiglio Onu dei diritti umani".
15. IRAN. FARIAN SABAHI: "I PASDARAN SONO LA VARIABILE PIU' PERICOLOSA PER LA RIVOLTA"
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 10 dicembre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "'I pasdaran sono la variabile piu' pericolosa per la rivolta'" e il sommario "Iran. Critiche ai vertici di Teheran: ieri condannata a 15 anni (ridotti a tre) la nipote di Khamenei. Nuove sanzioni dal Canada. Rapito e ucciso un imam in Balucistan. Intervista al professor Riccardo Redaelli: 'In Iran la guerra al dissenso ha irrigidito il regime'"]
"La Repubblica islamica e' a un bivio. Puo' irrigidirsi ulteriormente, diventando una dittatura spietata con i pasdaran che scavalcano il clero, ma parte del regime ha memoria di come nel 1979 la brutalita' dello scia' ne abbia accelerato la fine. Oppure si cerca di salvare il sistema facendo concessioni sostanziali ai cittadini".
Sono questi gli scenari possibili per Riccardo Redaelli. Direttore del Master in Middle Eastern Studies (MIMES) dell'Universita' Cattolica di Milano, e' autore del saggio L'Iran contemporaneo (Carocci 2015).
Giovedi' il leader religioso sunnita Mowlavi Abdulvahid Rigi e' stato rapito e ucciso nel Sistan e Balucistan. Che significato ha questo assassinio?
Le dinamiche di sicurezza in quella provincia sono complesse, spesso legate a questioni locali e traffici illeciti di droga. Se le forze di sicurezza avessero eliminato un religioso sunnita per un coinvolgimento nelle proteste si tratterebbe di un fatto gravissimo, che porterebbe a un'escalation.
Ieri Farideh Khamenei, nipote della Guida suprema, e' stata condannata a 15 anni, pena ridotta a tre, per critiche al regime. Quali sono le fratture interne alla Repubblica islamica?
Da decenni l'elite rivoluzionaria e' estremamente frazionata, con visioni molte diverse su quali debbano essere le linee per garantire la sopravvivenza del sistema di potere: i riformisti (ormai del tutto marginalizzati), moderati, pragmatici, conservatori tradizionali, ultraradicali e, sullo sfondo, la formidabile crescita di potere dei pasdaran a livello politico, economico e militare. Entro certi limiti, queste tensioni interne erano sempre state tollerate. Negli ultimi anni il sistema ha deciso di compattarsi e marginalizzare, se non addirittura eliminare, alcune correnti. Questo ha irrigidito il sistema e reso piu' difficile dare una via di sfogo alle diverse visioni.
Dove possono portare queste fratture?
E' in atto uno scontro tra quei conservatori che vogliono il pugno di ferro e quelli che invece cercano di non esasperare le tensioni e quindi di limitare la repressione. Queste divisioni hanno fatto rientrare in gioco l'ex presidente riformatore Mohammad Khatami che ha parlato di richieste di liberta' che devono essere ascoltate. Difficile fare previsioni, la variabile sono i pasdaran, che finora si sono tenuti prudentemente fuori dalla repressione.
Finora la repressione e' stata messa in atto dai poliziotti. Come mai le proteste del 2022 non hanno una leadership esterna al sistema di potere?
Fino a qualche anno fa il sistema di potere permetteva un certo tipo di dissenso moderato, pensiamo ai presidenti Khatami e per certi versi anche Rohani che non rappresentavano la linea piu' radicale. All'esterno, invece, i fuoriusciti sono spesso finiti nelle mani di gruppi che non hanno alcun credito in patria, come i nostalgici della monarchia e i Mujaheddin-e Khalq che hanno casse di risonanza e contatti in Europa e nell'establishment politico conservatore americano, ma che non godono di alcun credito nella societa' iraniana.
Che cosa si puo' fare per aiutare le correnti piu' moderate?
L'Occidente e' paradossalmente sempre andato in soccorso ai conservatori. Abbiamo avuto delle politiche di grande chiusura, pensiamo alla disastrosa decisione del presidente Usa Trump di ritirarsi dall'accordo nucleare. Firmato nel 2015 dal predecessore Obama, avrebbe permesso uno sviluppo profondamente diverso.
Ieri il Canada ha annunciato sanzioni contro 22 alti membri del sistema giudiziario, penitenziario e delle forze dell'ordine iraniane e alti consiglieri dell'ayatollah Khamenei e media a controllo statale. Le sanzioni funzionano?
Non fare nulla aiuta il regime, ma imporre sanzioni indebolisce quelle correnti che piu' guardano verso l'Occidente. Ogni qualvolta si fanno grandi pressioni, aiutiamo la parte peggiore del regime che puo' cosi' affermare che chi dialoga con l'Occidente e' un traditore.
In quale misura l'Iran e' diverso dai paesi vicini?
E' un paese unico, la societa' iraniana e' molto matura e ben piu' solida, anche nell'integrazione delle donne e nonostante le ovvie difficolta'. Al di la' delle differenze etniche, religiose e culturali e dell'evidente non sopportazione del regime, gli iraniani hanno un fortissimo senso identitario che li rafforza. Dobbiamo usare cautela nell'immaginare un futuro dell'Iran sulla falsariga della Siria, dell'Afghanistan e dell'Iraq.
Mentre i riflettori sono accesi sull'Iran, che cosa succede in Arabia Saudita?
Solo durante i mondiali di calcio 12-15 persone sono state giustiziate in Arabia Saudita. Il nostro sistema valoriale e' miope quando guardiamo ai nostri alleati. E non abbiamo speso grandi parole per le migliaia di immigrati morti per costruire gli stadi in Qatar.
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 23 del 23 gennaio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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