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[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 22
- Subject: [Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 22
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Sun, 22 Jan 2023 08:22:06 +0100
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 22 del 22 gennaio 2023
In questo numero:
1. One Billion Rising: Iniziative 2023
2. Una lettera all'ambasciata dell'Iran in Italia
3. Il 27 gennaio, "Giorno della memoria", si realizzino ovunque iniziative di studio, di riflessione, di testimonianza e d'impegno
4. Pace, disarmo, smilitarizzazione. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'
5. Giuliana Sgrena: Tunisia, la crisi e' esplosiva. Tutti contro Saied
6. Tre tesi
7. Ripetiamo ancora una volta...
8. Scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier
9. Nina Lakhani: FBI's opposition to releasing Leonard Peltier driven by vendetta, says ex-agent
10. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
11. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
12. Alcuni riferimenti utili
13. Farian Sabahi: Akbari impiccato, messaggio all'Europa e ai moderati iraniani
14. Farian Sabahi: Abrahamian: "Da Marx ai Saud, i mojahedin di oggi non fanno presa in Iran"
15. Farian Sabahi: Nella notte piu' buia l'Iran si batte per i suoi prigionieri
1. INIZIATIVE. ONE BILLION RISING: INIZIATIVE 2023
[Dal Coordinamento Italia One Billion Rising (e-mail: obritalia at gmail.com) riceviamo e diffondiamo]
Carissime amiche e amici di One Billion Rising, ci siamo quasi.
E' straordinario immaginare quest'anno di poter tornare nelle piazze, nelle strade, nei luoghi pubblici delle citta', insieme, per tornare a danzare in sostegno e solidarieta' e ad alta voce rivendicare la fine delle molteplici atrocita' perpetrate sulle donne e sulle bambine nel mondo. Tentano di recidere, annientare la forza vitale del pianeta, non ci riusciranno.
Parlare con ragazzi e ragazze, studenti, professori, leggere, commentare i fatti di violenza, dare i nomi alle cose, questi sono i primi passi della rivoluzione di cui tutte e tutti noi portiamo la bandiera.
Le forme di arte che accompagnano l'evento OBR nel mondo si prestano ad un gioioso coinvolgimento, ma non vogliamo far mancare anche un momento di preparazione e di formazione.
Per questo motivo chiediamo di partecipare ad OBR 2023, coinvolgendo anche i giovani e le scuole, a cui poter proporre:
- un incontro, anche on line, con una o piu' classi sul tema della violenza maschile sulle donne, della durata minima di due ore
- la preparazione della coreografia del brano musicale Break the Chain
- l'esecuzione della coreografia nella settimana dal 12 al 19 febbraio 2023
- la lettura di alcuni pensieri/ componimenti realizzati dalle ragazze e dai ragazzi delle classi coinvolte
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Per facilitare l'organizzazione dell'evento vi inviamo alcune semplici indicazioni che potrete seguire:
Iscrizione al sito per segnalare il vostro evento: cliccate su http://bit.ly/Registra_il_t uo_evento_sulla_pagina_internazionale_OBR e invitate altre associazioni, gruppi, scuole, scuole di danza, amici a partecipare... piu' siamo, meglio e'!
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Attivita' sui social: vi chiediamo di pubblicare tanti contenuti (foto, video, ecc) sui social utilizzando gli hashtag ufficiali e di invitare i propri contatti a fare lo stesso, cosi' da diffondere anche li' il nostro messaggio. Seguite e taggate anche i profili social di One Billion Rising Italia cosi' potremo condividere i vostri post, stories, ecc.
Facebook https://www.facebook. com/obritalia
Instagram https://www.instagram.com/onebillionrisingitalia/
Hashtag ufficiali: #1BillionRising #RiseForFreedom #CreateTheNewCulture #RiseInSolidarity
A conclusione delle iniziative, vi chiediamo di inviare foto e video a: obritalia at gmail.com
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Loghi ufficiali: vi chiediamo, per le creativita' (locandine, cartelli) che realizzate, di utilizzare i loghi ufficiali che potete scaricare al seguente link
https://www.dropbox.com/scl/fo/lo9r4i06g268ow7x103sc/h?dl=0&rlkey=xfogpv7hpwlaup3vsxw5zsz1u
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Grafiche
In questa cartella abbiamo inserito le grafiche realizzate (cover facebook, grafiche per FB/IG) a cui ne aggiungeremo altre nei prossimi giorni allo stesso link.
Grafiche One Billion Rising
https://www.dropbox.com/scl/fo/mizfc1w1xl0nu1oywiups/h?dl=0&rlkey=c47347xou5ufqupm4jn90mv0w
Grafica t-shirt
https://www.dropbox.com/scl/fo/h2i75sias7o03r033pf25/h?dl=0&rlkey=ynxdi0h5jbjrgf3d20di36x0o
Grafica stickers
https://www.dropbox.com/scl/fo/4gt4ez978gne73gjwvnqx/h?dl=0&rlkey=4kbdd0091mchnaj1krvhzxoar
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Si puo' organizzare un flash mob durante l'evento One Billion Rising, seguendo la canzone Break the chain e il tutorial ufficiale che trovate qui http://youtu.be/_U5C ZfPydVA o creando una nuova coreografia. L'evento One Billion Rising puo' essere caratterizzato da performance artistiche di ogni genere e da momenti di lettura.
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Autorizzazione One Billion Rising
Al seguente link potete scaricare l'autorizzazione copyright per utilizzo materiali e brani musicali OBR
https://www.dropbox.com/s/d7ambb5ml22dvsj/OBR%20Copyright%20Authorization%202023.pdf?dl=0
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Per quanto riguarda le letture, oltre ai brani de I Monologhi della Vagina, di seguito troverete come suggerimento alcuni testi della fondatrice di One Billion Rising, Eve Ensler
"L'Ufficio della schiavitu' sessuale" http://bit.ly/ufficio_della_schiavitu_sessuale
"L'insurrezione" http://bit.ly /insurrezione
"La mia rivoluzione" http://bit.ly/la_mia_rivoluzione
"Preghiera di un uomo" http://bit.ly/preghiera_ di_un_uomo
"Fino a quando" http://bit.ly/fino_a_quando
"E poi saltavamo" http://bit.ly/e_poi_saltavamo
- la traduzione di M.G.Di Rienzo del brano musicale “Break the chain” credits Tena Clark - Musiche Tena Clark/Tim Heintz
http://bit.ly/traduzione_testo _BreakTheChain
- qui se volete potete trovare altre idee:
https://www.onebillionrising.org
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Per condividere con noi i vostri eventi e/o avere informazioni vi chiediamo di scriverci al seguente indirizzo: obritalia at gmail.com
Ovviamente qualunque aggiunta rispetto a questo "format base" non potra' che essere gradita.
Vi chiediamo se l'idea puo' piacervi e se pensate possa avere un buon riscontro presso le scuole del vostro territorio, le vostre comunita' di riferimento.
Ringraziamo quanti di voi ci hanno anticipato gli eventi in preparazione, la prossima settimana risponderemo singolarmente a chi ci ha scritto con tutti i dettagli. Vi ricordiamo che le magliette saranno pronte non prima del 25 gennaio.
Se avete altre meravigliose idee, noi non potremo Che essere felici!
Grazie per tutto quello che potrete fare! #RiseForFreedom #RiseInSolidarity
Un abbraccio
Nicoletta Billi (333.2432777), Luisa Rizzitelli (345.4767246), Silvia Palermo (339.5028904)
Coordinamento Italia One Billion Rising
2. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA
All'ambasciatore dell'Iran in Italia: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir,
Egregio ambasciatore,
le saremmo assai grati se volesse trasmettere al suo governo il seguente appello.
Tutte le tradizioni di pensiero dell'umanita', quali che siano le loro fonti, convengono su queste semplici verita':
- che ogni vita umana deve essere rispettata, onorata e protetta;
- che uccidere e' sempre e solo un male;
- che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta';
- che rispettare e salvare le vite e' il primo dovere.
Certi del fatto che condividiate queste semplici considerazioni siamo quindi a chiedervi di impegnarvi:
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, cessino finalmente le uccisioni e le persecuzioni;
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, siano finalmente rispettati la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Vi chiediamo quindi:
- di riconoscere la dignita' e i diritti delle donne, che sono gli stessi degli uomini;
- di non piu' perseguitare, ma piuttosto ascoltare ed onorare, le donne che da mesi nel vostro paese stanno chiedendo "vita e liberta'".
Queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza, sono amiche ed amici dell'umanita' e del bene comune.
E' un crimine ed una follia perseguitare ed uccidere queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere proprio di ogni ordinamento ed istituto giuridico legittimo: rispettare e proteggere le vite, la dignita' e i diritti di tutte le persone.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere di far cessare persecuzioni ed uccisioni.
Sia pace, rispetto ed amicizia fra tutte le persone, i popoli, i paesi.
Distinti saluti dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 30 dicembre 2022
3. INIZIATIVE. IL 27 GENNAIO, "GIORNO DELLA MEMORIA", SI REALIZZINO OVUNQUE INIZIATIVE DI STUDIO, DI RIFLESSIONE, DI TESTIMONIANZA E D'IMPEGNO
Il 27 gennaio, "Giorno della memoria", si realizzino ovunque iniziative di studio, di riflessione, di testimonianza e d'impegno.
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Testo della Legge 20 luglio 2000, n. 211: "Istituzione del Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti"
Art. 1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonche' coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Art. 2. In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto e' accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinche' simili eventi non possano mai piu' accadere.
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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni, opporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni.
Salvare le vite e' il primo dovere.
4. L'ORA. PACE, DISARMO, SMILITARIZZAZIONE. SOLO LA NONVIOLENZA PUO' SALVARE L'UMANITA'
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Abolire le guerre, gli eserciti, le armi.
Rispettare e difendere la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano e dell'intero mondo vivente.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
5. TUNISIA. GIULIANA SGRENA: TUNISIA, LA CRISI E' ESPLOSIVA. TUTTI CONTRO SAIED
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 19 gennaio 2023 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Tunisia, la crisi e' esplosiva. Tutti contro Saied" e il sommario "'Degage' (Vattene), e' il grido di Tunisi - come per Ben Ali 12 anni fa - contro il presidente Kaid Saied che ha tradito le aspettative del 70% di tunisini che l'hanno votato nel 2019"]
"Degage" (Vattene). Lo slogan e' tornato a risuonare nelle strade di Tunisi a dodici anni dalla cacciata di Ben Ali, il 14 gennaio 2011, benche' la capitale fosse blindata dalle forze di sicurezza per impedire proteste. Questa volta la rabbia e' rivolta contro il presidente Kaid Saied, che ha tradito le aspettative di oltre il 70 per cento dei tunisini che l'avevano votato nel 2019.
Forte del supporto allora ottenuto il presidente ha concentrato nelle sue mani tutti i poteri dello stato: sospeso il parlamento, approvata una costituzione fatta su misura e inscenata una farsa elettorale che pero' non ha tratto in inganno i tunisini che al 90 per cento hanno disertato le urne, non per disinteresse ma per scelta politica. Lunedi' e' cominciata, nell'indifferenza generale, la breve campagna elettorale per il secondo turno delle legislative, che si terra' il 29 gennaio. Interessati solo i candidati e il presidente che, dopo il flop del primo turno, ha sostenuto: "La partecipazione si misura sui due tempi, come nelle partite sportive".
Il 14 gennaio in piazza i tunisini hanno riproposto le richieste del 2011: pane, lavoro, dignita'. La situazione del paese, sull'orlo della bancarotta, e' infatti disastroso: l'indebitamento rappresenta l'80 per cento del Pil e a causa del debito sono bloccate le importazioni, mancano latte, zucchero, burro, caffe', medicine.
La situazione e' cosi' drammatica che la Libia ha inviato nei giorni scorsi 96 camion carichi di zucchero, semola, riso e olio d'oliva! Chissa' se i ministri italiani Tajani e Piantedosi, che ieri erano a Tunisi per bloccare l'emigrazione, si sono resi conto che ai tunisini manca anche la pasta.
L'inflazione supera il 10 per cento e la disoccupazione il 15. Gli effetti sono allarmanti: la poverta' colpisce il 20 per cento della popolazione. Da mesi e' in sospeso un prestito del Fmi di circa 1,9 miliardi di dollari condizionato, tra l'altro, da una ristrutturazione di oltre 100 imprese pubbliche.
Si riparte dunque dal 2011? La rivoluzione dei gelsomini non ha dato l'esito sperato, ma i processi di democratizzazione dopo una dittatura sono spesso ostacolati dalla mancanza di istituzioni solide, mire personali, corruzione. Cosi' il parlamento e' stato ostaggio degli islamisti o della frammentazione politica che ha aperto la via all'autoritarismo del paladino dei senza-partito, Kais Saied.
L'opposizione al "golpe" del presidente non sembra tuttavia aver ridato credibilita' ai partiti, con l'unica eccezione del Partito desturiano libero (Pdl) di Abir Moussi, la carismatica e ambiziosa avvocata gia' leader del partito di Ben Ali, ritenuta dai sondaggi, con oltre il 40 per cento, l'unica alternativa valida al presidente. Come gli altri partiti dell'opposizione Abir Moussi chiede le dimissioni del presidente e nuove elezioni, ma nello stesso tempo si scaglia contro l'islam politico impersonato da Rachid Ghannouchi fondatore di Ennahdha, la versione tunisina dei Fratelli musulmani, da lei considerato la causa di tutti i mali dopo il 2011.
Tuttavia, travolto da scandali e inchieste giudiziarie che hanno portato in carcere anche l'ex-primo ministro Ali Larayedh, Ennahdha ha esaurito il credito politico che aveva permesso agli islamisti di vincere le prime elezioni dopo il 2011.
In questo panorama una carta importante potrebbe essere giocata dal sindacato, l'Unione generale dei lavoratori tunisini (Ugtt). Il segretario generale Noureddin Taboubi ha invitato i sindacalisti a mobilitarsi "per una battaglia nazionale ben organizzata per salvare il paese".
L'iniziativa "di salvezza nazionale", che si propone di esaminare la possibilita' di tenere elezioni presidenziali anticipate, di emendare la costituzione e la legge elettorale, e' stata lanciata dal sindacato in collaborazione con l'Ordine degli avvocati, la Lega tunisina dei diritti dell'uomo (Ltdh) e il Forum tunisino dei diritti economici e sociali (Ftdes). L'iniziativa sembra prefigurare una nuova edizione del Quartetto che nel 2015 aveva vinto il Premio Nobel per la pace "per il suo contributo decisivo alla costruzione di una democrazia pluralista in Tunisia dopo la rivoluzione dei Gelsomini del 2011". Creato nell'estate del 2013, "quando il processo di democratizzazione era sul punto di crollare sotto il peso di assassini politici e disordini", era stato decisivo per evitare che il paese precipitasse nella guerra civile.
L'unica differenza rispetto ad allora e' che nel Quartetto Utica (la Confindustria tunisina) e' sostituita dal Ftdes, ma le proposte - sostiene l'Ugtt - saranno presentate alle organizzazioni della societa' civile, ai partiti politici e anche al presidente della Repubblica. Il sindacato ritiene infatti imprescindibile consultare il presidente sulle iniziative da prendere per uscire dall'impasse mentre per i partiti il punto di partenza e' l'uscita di scena di Kais Saied.
6. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
7. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
8. REPETITA IUVANT. SCRIVERE AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA PER CHIEDERE LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER
Proponiamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente..
Di seguito una proposta di testo della lettera da inviare al Presidente degli Stati Uniti d'America recante la richiesta della grazia presidenziale per Leonard Peltier, e le istruzioni per inviarla attraverso il sito della Casa Bianca.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.
9. DOCUMENTAZIONE. NINA LAKHANI: FBI'S OPPOSITION TO RELEASING LEONARD PELTIER DRIVEN BY VENDETTA, SAYS EX-AGENT
[Dal prestigioso quotidiano "The Guardian" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 18 gennaio 2023 dal titolo "FBI's opposition to releasing Leonard Peltier driven by vendetta, says ex-agent" e il sommario "Exclusive: retired FBI agent Coleen Rowley calls for clemency for Indigenous activist who has been in prison for nearly 50 years"]
The FBI's repeated opposition to the release of Leonard Peltier is driven by vindictiveness and misplaced loyalties, according to a former senior agent close to the case who is the first agency insider to call for clemency for the Indigenous rights activist who has been held in US maximum security prisons for almost five decades.
Coleen Rowley, a retired FBI special agent whose career included 14 years as legal counsel in the Minneapolis division where she worked with prosecutors and agents directly involved in the Peltier case, has written to Joe Biden making a case for Peltier's release.
"Retribution seems to have emerged as the primary if not sole reason for continuing what looks from the outside to have become an emotion-driven 'FBI Family' vendetta," said Rowley in the letter sent to the US president in December and shared exclusively with the Guardian.
Rowley added: "The focus of my two cents leading to my joining the call for clemency is based on Peltier's inordinately long prison sentence and an ever more compelling need for simple mercy due to his advanced age and deteriorating health.
"Enough is enough. Leonard Peltier should now be allowed to go home."
Peltier, an enrolled member of the Turtle Mountain Chippewa tribe and of Lakota and Dakota descent, was convicted of murdering two FBI agents during a shootout on the Pine Ridge reservation in South Dakota in June 1975. Peltier was a leader of the American Indian Movement (AIM), an Indigenous civil rights movement founded in Minneapolis that was infiltrated and repressed by the FBI.
Rowley refers to the historical context in which the shooting took place as "... the long-standing horribly wrongful oppressive treatment of Indians in the U.S. [which] played a key role in putting both the agents and Peltier in the wrong place at the wrong time".
The 1977 murder trial - and subsequent parole hearings - were rife with irregularities and due process violations including evidence that the FBI had coerced witnesses, withheld and falsified evidence.
Peltier, now 78, has been held in maximum security prisons for 46 of the past 47 years. He has always denied shooting the agents. Last year, UN experts called for Peltier's immediate release after concluding that his prolonged imprisonment amounted to arbitrary detention.
In an exclusive interview with the Guardian about her intervention, Rowley, who retired in 2004, said that for years new agents were "indoctrinated" with the FBI's version of events.
"The facts are murky, and I'm not going to say either narrative is correct. I wasn't there. But I do know that if you really care about justice, then the real issue now is mercy, truth and reconciliation. To keep this going for almost 50 years really shows the level of vindictiveness the organisation has for Leonard Peltier.
"The bottom line is there are all kinds of problems in the intelligence service which by and large never get corrected for the same reasons: group conformity, pride and an unwillingness to admit mistakes so systemic problems are covered up and never fixed," said Rowley, a 9/11 whistleblower who testified to the Senate about FBI failures in the terrorist attacks.
Nick Estes, an assistant professor of American Indian studies at the University of Minnesota, said Rowley's support of Peltier's clemency was "historic".
"She is trying to dispel a myth that is deeply embedded into the culture of the FBI... handed down through indoctrinating young recruits such as Rowley about Peltier's unquestionable guilt and the FBI's supposed blamelessness during the reign of terror on the Pine Ridge Indian reservation," said Estes, a volunteer with the International Leonard Peltier Defense Committee.
Rowley wrote to Biden in response to a letter by the intelligence agency's current director vehemently opposing Peltier's release on behalf of the "entire FBI family" - which was recently published online by the Society of Former Special Agents of the FBI.
Christopher Wray described Peltier as a "remorseless killer who brutally murdered two of our own - special agents Jack R Coler and Ronald A Williams". Commutation of Peltier's sentence would be "shattering to the victims' loved ones and an affront to the rule of law", according to Wray's letter to the justice department's pardon attorney dated March 2022.
FBI has successfully opposed every clemency application with emotive op-eds, letters and marches on Washington.
But the time served on most murder sentences ranges between 11 and 18 years, while Mark Putnam, the first FBI agent convicted of homicide - for strangling his female informant - was released after serving just 10 years of a 16-year sentence. Peltier was sentenced to two consecutive life sentences, and a parole officer who recommended his release after acknowledging that there was not enough evidence to sustain the conviction, was demoted.
"The disparate nature of Peltier being held for nearly a half century behind bars is striking," said Rowley, who in the 1990s helped pen an op-ed by the head of the Minneapolis division opposing Peltier's release. "The facts are everything, not loyalty to the FBI family, not them versus us, not good guys versus bad guys."
Peltier supporters hope that Rowley's intervention will count.
"Rowley speaks with authority and is saying that nothing justifies him being in prison, just vindictiveness, so ignoring her means turning a blind eye to what's happening," said Kevin Sharp, Peltier's attorney who submitted the most recent clemency application 18 months ago. "Rowley knows the case. She knows the FBI and supervised some of those directly involved. She knows Indian Country, so understands the context, which is really important."
Peltier is currently being held in a maximum security prison in Coleman, Florida, where his health has significantly deteriorated since contracting Covid-19, according to Sharp, who visited in December. Multiple recommendations by the facility to lower Peltier's classification, so that he can be transferred to a less restrictive prison closer to his family, have been rejected.
"This is a little old man with a walker. It's not just the FBI that's vindictive," added Sharp, a former federal judge appointed by Obama who stepped down from the bench in protest of mandatory minimum sentences. He took on Peltier's case in 2018 after successfully obtaining a pardon from Donald Trump for a young Black man he had been forced to imprison.
According to Sharp, Peltier's clemency was still on the table until Trump's last day in office but didn't make it on to the final list of presidential pardons which was mostly former associates and white-collar criminals.
He added: "This is not about a 10-minute shootout. It's about hundreds of years of what had gone before and the decades of what's gone on afterwards. That's why Leonard Peltier was convicted, and that's why he's still in jail."
10. L'ORA. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
*
Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
*
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.
11. RIFERIMENTI. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it
12. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
13. IRAN. FARIAN SABAHI: AKBARI IMPICCATO, MESSAGGIO ALL'EUROPA E AI MODERATI IRANIANI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 15 gennaio 2023 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Akbari impiccato, messaggio all'Europa e ai moderati iraniani" e il sommario "Iran. L'ex viceministro della Difesa e cittadino britannico accusato di spionaggio a favore del Regno Unito. Intanto la popolazione iraniana fa i conti con un inverno senza gas"]
Il regime iraniano non ha nessuna pieta', nemmeno per chi e' stato operativo nei suoi ranghi. Condannato per spionaggio a favore di Londra in cambio di due milioni di dollari, l'ex viceministro della Difesa Alireza Akbari e' stato impiccato ieri mattina. Intimidazione e vendetta sono le chiavi per comprenderne le ragioni.
Akbari era un uomo di regime, il cappio attorno al suo collo serve a intimidire chi, all'interno dell'establishment di Teheran, potrebbe voler un compromesso e quindi accontentare i manifestanti.
Inoltre, la sua morte violenta e' una vendetta di Teheran contro Londra, accusata di impicciarsi degli affari interni all'Iran anche dal punto di vista mediatico, tenuto conto del ruolo fondamentale esercitato in questi decenni - e in questi mesi di proteste - dal canale in persiano dell'emittente britannica Bbc nel verificare e diffondere le notizie della repressione.
Akbari aveva 61 anni e doppia nazionalita', iraniana e britannica. Come tanti altri, era una pedina in un grande gioco in cui gli ostaggi vengono scambiati, o rilasciati in cambio di denaro.
Veterano della guerra Iran-Iraq (1980-88), durante la presidenza del riformatore Khatami (1997-2005) – contrassegnata da un'apertura – era stato vice del ministro della Difesa Ali Shamkhani e suo consigliere durante il suo servizio come comandante della Marina.
Shamkhani e' attualmente il segretario generale del Consiglio supremo di Sicurezza nazionale, dove Akbari aveva un posto nella sua segreteria. Lasciato l'incarico ministeriale, Akbari si era occupato di consulenze nel settore privato e in seguito si era trasferito nel Regno Unito acquisendo la cittadinanza britannica.
Nel marzo 2019 era stato attirato in Iran con il pretesto di prendere parte alle trattative sull'accordo nucleare, fatto naufragare dal presidente statunitense Donald Trump.
Un trabocchetto: varcato il confine, era stato arrestato e accusato di "corruzione sulla terra e di aver agito per minare la sicurezza dell'Iran all'interno e all'esterno del Paese attraverso il trasferimento di informazioni al servizio di intelligence britannico, SIS (MI6), grazie al suo accesso a istituti sensibili".
Era stato accusato di "aver passato informazioni sullo scienziato nucleare Mohsen Fakhrizadeh", che avrebbero portato al suo assassinio nel 2020, un omicidio di cui Teheran ritiene Israele il mandante.
Akbari e' stato torturato per 3.600 ore, anche sotto l'effetto di droghe. Le confessioni gli erano state estorte e, per renderle piu' credibili, gli erano stati dati abiti nuovi e gli era stato chiesto di tingersi i capelli.
L'impiccagione di Akbari non ha granche' a che vedere con questi quattro mesi di proteste scatenate dalla morte della 22enne curda Mahsa Amini, quanto con la rabbia della leadership di Teheran nei confronti di quell'Europa che non ha voluto e non e' stata in grado di tenere in piedi l'accordo nucleare dopo l'uscita unilaterale degli Stati Uniti nel 2018.
Tirandosi indietro, l'Europa ha contribuito ad affossare l'economia iraniana. Ed e' quella stessa Europa che ora, in seguito alla repressione di regime, si appresta - Regno Unito in primis - a inserire le Guardie rivoluzionarie (i pasdaran) nella lista dei terroristi.
Londra ha condannato l'esecuzione, definendola "barbara" e ha imposto sanzioni nei confronti del procuratore generale iraniano Mohammad Jafar Montazeri.
In risposta, il ministero degli Esteri di Teheran ha convocato l'ambasciatore britannico Simon Shercliff e deplorato gli "atti di sabotaggio del governo britannico, contrari alla sicurezza nazionale dell'Iran".
E aggiunto: "All'inviato e' stato detto che le mosse non convenzionali del Regno Unito non saranno tollerate dall'Iran e che il sostegno malizioso di Londra alle spie non e' compatibile con i legami bilaterali, basati sul rispetto reciproco".
Se la magistratura iraniana ha impiccato Akbari e' anche per distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica iraniana, arrabbiata per la chiusura di quasi tutti gli uffici e le scuole della capitale Teheran per risparmiare energia a causa della carenza di gas nel momento in cui un'ondata di freddo attraversa l'Iran. Ieri sono restati aperti solo banche e servizi di emergenza.
Le misure hanno suscitato forti critiche tra la popolazione: l'Iran e' al secondo posto al mondo per riserve di gas ma, a causa delle sanzioni internazionali, non e' possibile ampliare e rinnovare le infrastrutture.
14. IRAN. FARIAN SABAHI: ABRAHAMIAN: "DA MARX AI SAUD, I MOJAHEDIN DI OGGI NON FANNO PRESA IN IRAN"
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 dicembre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Abrahamian: 'Da Marx ai Saud, i mojahedin di oggi non fanno presa in Iran'" e il sommario "La rivolta. Parla lo storico, tra i massimi esperti del paese: 'Nel 1979 chiedevano giustizia sociale, oggi sono un culto'. Intanto i pasdaran minacciano i giornalisti dissidenti all'estero: 'Prima o poi sarete colpiti'"]
Le Nazioni Unite hanno nominato l'avvocata della Corte suprema del Bangladesh Sara Hossain, la professoressa di diritto pakistana Shaheen Sardar Ali e l'attivista per i diritti argentina Viviana Krsticevic per condurre un'indagine sulla violenta repressione della rivolta iniziata a meta' settembre.
Difficilmente pero' queste tre donne potranno entrare in Iran e portare avanti la loro missione. Finora sono morte almeno 469 persone (63 minori), 18mila gli arrestati, di cui 60 giornalisti. A finire nel mirino sono ora anche i reporter all'estero: il comandante delle forze speciali al-Quds dei pasdaran ha dichiarato che "tutti coloro che hanno lavorato nei media contro l'Iran, anche soltanto per un giorno, saranno prima o poi colpiti".
A proposito di informazione, lo storico iraniano Ervand Abrahamian, naturalizzato statunitense, ritiene che la fonte piu' affidabile sia "Bbc Persian, specialmente il suo programma giornaliero di 60 minuti". E sconsiglia "in modo assoluto di dar retta ai gruppi in esilio". Gia' docente a Princeton, Abrahamian e' autore di numerosi volumi sull'Iran, tra cui il saggio storico Radical Islam: The Iranian Mojahedin.
Di questo gruppo ormai in esilio, noto con le sigle Mek e Mko, l'eminente studioso spiega che "si costitui' negli anni '60 come un movimento di guerriglia contro il regime dei Pahlavi. La maggior parte dei fondatori erano giovani laureati appartenenti alla classe media tradizionale. Interpretavano l'Islam sciita in modo nuovo, con una prospettiva quasi marxista, evidenziando la lotta di classe e l'uguaglianza sociale, nonche' il bisogno di un cambiamento radicale per fare dell'Iran un paese libero. Sostennero pienamente la rivoluzione del 1978-79 e ottennero molto sostegno da parte delle masse, ma la neocostituita Repubblica islamica cerco' di soffocarli e per questo nel giugno 1981 diedero avvio a una rivolta che non ebbe successo".
"Furono costretti alla clandestinita' e all'esilio. Si vendicarono dell'oppressione portando avanti attentati ai danni di personaggi di spicco della Repubblica islamica. In esilio, collaborarono con Saddam Hussein nella guerra Iran-Iraq (1980-1988) e per questo persero sostegno all'interno dell'Iran, anche se rimase operativa una rete clandestina che porto' avanti attentati e raccolse informazioni".
Alla domanda di che cosa resta dei Mojahedin di un tempo, Abrahamian risponde: "Poco resta di questa organizzazione e nulla rimane dell'appeal che un tempo esercitava sulle masse. Oggi il loro punto di forza e' la disponibilita' illimitata di risorse, provenienti probabilmente dalla famiglia saudita. Con questo denaro hanno elargito decine di migliaia di dollari agli alleati dell'ex presidente statunitense Donald Trump, tra cui l'ex sindaco di New York Giuliani, affinche' facessero presenza ai loro raduni". E infatti sabato scorso numerosi politici statunitensi hanno partecipato al raduno dei Mojahedin a Washington.
In Europa i Mojahedin sono in prima linea nelle proteste: "Fanno eco agli slogan del movimento delle donne, ma il movimento delle donne dentro all'Iran ha ben pochi legami, se non nessuno, dal punto di vista storico, organizzativo e sentimentale, con i Mojahedin".
Eppure, la loro leader Maryam Rajavi ha incontrato, online, i senatori italiani presentandosi come presidente del Consiglio nazionale della Resistenza: "Quando sono stati obbligati a scegliere la via dell'esilio, i Mojahedin erano stati in grado di formare un fronte ampio chiamato Consiglio nazionale della Resistenza. Ma e' successo una quarantina di anni fa. Poco resta di quel Consiglio. Quasi tutti gli alleati delle origini lo hanno lasciato, in parte per le decisioni arbitrarie prese dall'organizzazione, ma soprattutto perche' e' stata trasformata da organizzazione politica vera, genuina, in un piccolo culto basato sulla persona del suo leader Masoud Rajavi".
"Quando gli Usa invasero l'Iraq, lui spari', non sappiamo se ucciso o ferito gravemente, a parlare in sua vece e' la moglie Maryam. Si ripete cosi' il mito dello sciismo: l'Imam (il leader) va in occultamento e non riapparira' fino alla fine del Tempo. In attesa del suo ritorno, a parlare e' un suo rappresentante".
15. IRAN. FARIAN SABAHI: NELLA NOTTE PIU' BUIA L'IRAN SI BATTE PER I SUOI PRIGIONIERI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 20 dicembre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Nella notte piu' buia l'Iran si batte per i suoi prigionieri" e il sommario "La rivolta. Sit-in al carcere di Evin per l'attrice Alidoosti. Dentro, i detenuti si ribellano alle esecuzioni. Un tassista di 23 anni torturato e ucciso, la famiglia denuncia: 'Aveva la faccia fracassata'"]
Stanotte, in concomitanza con il solstizio d'inverno, ricorre Yalda: la notte piu' lunga e buia dell'anno. Quest'anno, con il calare del sole gli iraniani non passeranno pero' il tempo a mangiare, bere e leggere poesie, ma a commemorare i ragazzi uccisi da un regime brutale. Le pagine scritte in questi tre mesi sono infatti le piu' buie nella storia dell'Iran contemporaneo.
Ieri sera l'emittente Bbc Persian ha riferito di un giovane tassista morto in custodia. Sul suo corpo, riesumato dalla famiglia, sono evidenti i segni della tortura. Si chiamava Hamed Salahshoor, aveva 23 anni ed era stato arrestato il 26 novembre. Quattro giorni dopo le forze di sicurezza hanno detto a suo padre che era morto e gli hanno fatto dichiarare che aveva avuto un infarto.
Ma, ha affermato la famiglia, "la sua faccia era fracassata. Il naso, la mascella e il mento erano rotti. Il busto dal collo all'ombelico e sopra i suoi reni era stato ricucito". Era stato fermato vicino a Izeh, nella provincia del Khuzestan (sud-ovest) abitata da quel due percento di iraniani di etnia araba. Un'area ricca di petrolio, afflitta da siccita' e da altre problematiche ambientali.
Mentre il regime uccide la sua gioventu', ieri per il secondo giorno successivo molti registi e cineasti iraniani si sono ritrovati fuori dal famigerato carcere di Evin a Teheran per protestare contro l'arresto della nota attrice Taraneh Alidoosti, nota anche al pubblico occidentale per il ruolo di protagonista nel lungometraggio Il cliente di Asghar Farhadi.
Era stata arrestata sabato per avere pubblicato su Instagram dei commenti a sostegno delle proteste, a chiederne la liberazione e' stato anche il Festival di Cannes. Di pari passo, Bbc Persian rende noto di proteste nel braccio della morte, dove le confessioni vengono estorte con le torture.
Ad aiutare la magistratura iraniana a comminare la pena capitale e' la possibilita' di accedere agli account social dei detenuti, come racconta la Cnn che ha raccolto la testimonianza di una ragazza a cui, durante gli interrogatori nel carcere di Evin, sono state presentate come prove le sue chat con amici.
Ieri le autorita' di Teheran hanno reso noto che quattro membri delle forze di sicurezza sono state vittime di un attentato nella provincia del Sistan e Balucistan (sud-est), al confine con il Pakistan. Qui le manifestazioni erano scoppiate a fine settembre, quando si era venuto a sapere dello stupro di una quindicenne da parte del comandante della polizia.
Probabilmente la morte dei quattro membri delle forze dell'ordine non e' da imputare ai dimostranti, perche' questa e' una regione povera, segnata dal contrabbando, dove le proteste antigovernative si intrecciano ad altre problematiche. La popolazione locale e' minoranza al tempo stesso etnica e religiosa: i baluci sono sunniti.
All'inizio di dicembre un loro leader religioso - Abdulwahed Rigi - era stato rapito nella sua moschea nella localita' di Khash e la settimana scorsa il capo procuratore ha dichiarato che gli assassini erano stati arrestati mentre cercavano di varcare il confine.
Mentre sale la tensione, il Belgio invita i suoi cittadini a lasciare l'Iran, anche perche' un operatore umanitario belga e' stato recentemente condannato a 28 anni di carcere in seguito al mancato scambio con un diplomatico iraniano condannato per terrorismo da un tribunale di Anversa.
Viene spontaneo domandarsi se gli italiani in Iran possano correre dei rischi. A questo proposito, in occasione di una conferenza stampa alla Farnesina, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato che "qualora possano esserci dei rischi concreti per i nostri connazionali certamente li avviseremo, ma per adesso non abbiamo notizia di tali rischi".
In merito al fatto di convocare l'ambasciatore iraniano a Roma, il ministro ha affermato di volerlo convocare, ma che ci sarebbe stato un ritardo della consegna delle credenziali "dovuto al fatto che il presidente della Repubblica ha avuto il Covid, quindi e' solo un ritardo tecnico".
"Lo convochero' - ha detto Tajani - Voglio dare un segnale piu' forte, ma e' gia' chiaro quello che pensiamo, abbiamo dato ampia dimostrazione di condanna per cio' che accade. Siamo contro la pena di morte".
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 22 del 22 gennaio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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Numero 22 del 22 gennaio 2023
In questo numero:
1. One Billion Rising: Iniziative 2023
2. Una lettera all'ambasciata dell'Iran in Italia
3. Il 27 gennaio, "Giorno della memoria", si realizzino ovunque iniziative di studio, di riflessione, di testimonianza e d'impegno
4. Pace, disarmo, smilitarizzazione. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'
5. Giuliana Sgrena: Tunisia, la crisi e' esplosiva. Tutti contro Saied
6. Tre tesi
7. Ripetiamo ancora una volta...
8. Scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier
9. Nina Lakhani: FBI's opposition to releasing Leonard Peltier driven by vendetta, says ex-agent
10. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
11. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
12. Alcuni riferimenti utili
13. Farian Sabahi: Akbari impiccato, messaggio all'Europa e ai moderati iraniani
14. Farian Sabahi: Abrahamian: "Da Marx ai Saud, i mojahedin di oggi non fanno presa in Iran"
15. Farian Sabahi: Nella notte piu' buia l'Iran si batte per i suoi prigionieri
1. INIZIATIVE. ONE BILLION RISING: INIZIATIVE 2023
[Dal Coordinamento Italia One Billion Rising (e-mail: obritalia at gmail.com) riceviamo e diffondiamo]
Carissime amiche e amici di One Billion Rising, ci siamo quasi.
E' straordinario immaginare quest'anno di poter tornare nelle piazze, nelle strade, nei luoghi pubblici delle citta', insieme, per tornare a danzare in sostegno e solidarieta' e ad alta voce rivendicare la fine delle molteplici atrocita' perpetrate sulle donne e sulle bambine nel mondo. Tentano di recidere, annientare la forza vitale del pianeta, non ci riusciranno.
Parlare con ragazzi e ragazze, studenti, professori, leggere, commentare i fatti di violenza, dare i nomi alle cose, questi sono i primi passi della rivoluzione di cui tutte e tutti noi portiamo la bandiera.
Le forme di arte che accompagnano l'evento OBR nel mondo si prestano ad un gioioso coinvolgimento, ma non vogliamo far mancare anche un momento di preparazione e di formazione.
Per questo motivo chiediamo di partecipare ad OBR 2023, coinvolgendo anche i giovani e le scuole, a cui poter proporre:
- un incontro, anche on line, con una o piu' classi sul tema della violenza maschile sulle donne, della durata minima di due ore
- la preparazione della coreografia del brano musicale Break the Chain
- l'esecuzione della coreografia nella settimana dal 12 al 19 febbraio 2023
- la lettura di alcuni pensieri/ componimenti realizzati dalle ragazze e dai ragazzi delle classi coinvolte
*
Per facilitare l'organizzazione dell'evento vi inviamo alcune semplici indicazioni che potrete seguire:
Iscrizione al sito per segnalare il vostro evento: cliccate su http://bit.ly/Registra_il_t uo_evento_sulla_pagina_internazionale_OBR e invitate altre associazioni, gruppi, scuole, scuole di danza, amici a partecipare... piu' siamo, meglio e'!
*
Attivita' sui social: vi chiediamo di pubblicare tanti contenuti (foto, video, ecc) sui social utilizzando gli hashtag ufficiali e di invitare i propri contatti a fare lo stesso, cosi' da diffondere anche li' il nostro messaggio. Seguite e taggate anche i profili social di One Billion Rising Italia cosi' potremo condividere i vostri post, stories, ecc.
Facebook https://www.facebook. com/obritalia
Instagram https://www.instagram.com/onebillionrisingitalia/
Hashtag ufficiali: #1BillionRising #RiseForFreedom #CreateTheNewCulture #RiseInSolidarity
A conclusione delle iniziative, vi chiediamo di inviare foto e video a: obritalia at gmail.com
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Loghi ufficiali: vi chiediamo, per le creativita' (locandine, cartelli) che realizzate, di utilizzare i loghi ufficiali che potete scaricare al seguente link
https://www.dropbox.com/scl/fo/lo9r4i06g268ow7x103sc/h?dl=0&rlkey=xfogpv7hpwlaup3vsxw5zsz1u
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Grafiche
In questa cartella abbiamo inserito le grafiche realizzate (cover facebook, grafiche per FB/IG) a cui ne aggiungeremo altre nei prossimi giorni allo stesso link.
Grafiche One Billion Rising
https://www.dropbox.com/scl/fo/mizfc1w1xl0nu1oywiups/h?dl=0&rlkey=c47347xou5ufqupm4jn90mv0w
Grafica t-shirt
https://www.dropbox.com/scl/fo/h2i75sias7o03r033pf25/h?dl=0&rlkey=ynxdi0h5jbjrgf3d20di36x0o
Grafica stickers
https://www.dropbox.com/scl/fo/4gt4ez978gne73gjwvnqx/h?dl=0&rlkey=4kbdd0091mchnaj1krvhzxoar
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Si puo' organizzare un flash mob durante l'evento One Billion Rising, seguendo la canzone Break the chain e il tutorial ufficiale che trovate qui http://youtu.be/_U5C ZfPydVA o creando una nuova coreografia. L'evento One Billion Rising puo' essere caratterizzato da performance artistiche di ogni genere e da momenti di lettura.
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Autorizzazione One Billion Rising
Al seguente link potete scaricare l'autorizzazione copyright per utilizzo materiali e brani musicali OBR
https://www.dropbox.com/s/d7ambb5ml22dvsj/OBR%20Copyright%20Authorization%202023.pdf?dl=0
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Per quanto riguarda le letture, oltre ai brani de I Monologhi della Vagina, di seguito troverete come suggerimento alcuni testi della fondatrice di One Billion Rising, Eve Ensler
"L'Ufficio della schiavitu' sessuale" http://bit.ly/ufficio_della_schiavitu_sessuale
"L'insurrezione" http://bit.ly /insurrezione
"La mia rivoluzione" http://bit.ly/la_mia_rivoluzione
"Preghiera di un uomo" http://bit.ly/preghiera_ di_un_uomo
"Fino a quando" http://bit.ly/fino_a_quando
"E poi saltavamo" http://bit.ly/e_poi_saltavamo
- la traduzione di M.G.Di Rienzo del brano musicale “Break the chain” credits Tena Clark - Musiche Tena Clark/Tim Heintz
http://bit.ly/traduzione_testo _BreakTheChain
- qui se volete potete trovare altre idee:
https://www.onebillionrising.org
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Per condividere con noi i vostri eventi e/o avere informazioni vi chiediamo di scriverci al seguente indirizzo: obritalia at gmail.com
Ovviamente qualunque aggiunta rispetto a questo "format base" non potra' che essere gradita.
Vi chiediamo se l'idea puo' piacervi e se pensate possa avere un buon riscontro presso le scuole del vostro territorio, le vostre comunita' di riferimento.
Ringraziamo quanti di voi ci hanno anticipato gli eventi in preparazione, la prossima settimana risponderemo singolarmente a chi ci ha scritto con tutti i dettagli. Vi ricordiamo che le magliette saranno pronte non prima del 25 gennaio.
Se avete altre meravigliose idee, noi non potremo Che essere felici!
Grazie per tutto quello che potrete fare! #RiseForFreedom #RiseInSolidarity
Un abbraccio
Nicoletta Billi (333.2432777), Luisa Rizzitelli (345.4767246), Silvia Palermo (339.5028904)
Coordinamento Italia One Billion Rising
2. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA
All'ambasciatore dell'Iran in Italia: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir,
Egregio ambasciatore,
le saremmo assai grati se volesse trasmettere al suo governo il seguente appello.
Tutte le tradizioni di pensiero dell'umanita', quali che siano le loro fonti, convengono su queste semplici verita':
- che ogni vita umana deve essere rispettata, onorata e protetta;
- che uccidere e' sempre e solo un male;
- che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta';
- che rispettare e salvare le vite e' il primo dovere.
Certi del fatto che condividiate queste semplici considerazioni siamo quindi a chiedervi di impegnarvi:
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, cessino finalmente le uccisioni e le persecuzioni;
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, siano finalmente rispettati la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Vi chiediamo quindi:
- di riconoscere la dignita' e i diritti delle donne, che sono gli stessi degli uomini;
- di non piu' perseguitare, ma piuttosto ascoltare ed onorare, le donne che da mesi nel vostro paese stanno chiedendo "vita e liberta'".
Queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza, sono amiche ed amici dell'umanita' e del bene comune.
E' un crimine ed una follia perseguitare ed uccidere queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere proprio di ogni ordinamento ed istituto giuridico legittimo: rispettare e proteggere le vite, la dignita' e i diritti di tutte le persone.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere di far cessare persecuzioni ed uccisioni.
Sia pace, rispetto ed amicizia fra tutte le persone, i popoli, i paesi.
Distinti saluti dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 30 dicembre 2022
3. INIZIATIVE. IL 27 GENNAIO, "GIORNO DELLA MEMORIA", SI REALIZZINO OVUNQUE INIZIATIVE DI STUDIO, DI RIFLESSIONE, DI TESTIMONIANZA E D'IMPEGNO
Il 27 gennaio, "Giorno della memoria", si realizzino ovunque iniziative di studio, di riflessione, di testimonianza e d'impegno.
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Testo della Legge 20 luglio 2000, n. 211: "Istituzione del Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti"
Art. 1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonche' coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Art. 2. In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto e' accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinche' simili eventi non possano mai piu' accadere.
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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni, opporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni.
Salvare le vite e' il primo dovere.
4. L'ORA. PACE, DISARMO, SMILITARIZZAZIONE. SOLO LA NONVIOLENZA PUO' SALVARE L'UMANITA'
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Abolire le guerre, gli eserciti, le armi.
Rispettare e difendere la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano e dell'intero mondo vivente.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
5. TUNISIA. GIULIANA SGRENA: TUNISIA, LA CRISI E' ESPLOSIVA. TUTTI CONTRO SAIED
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 19 gennaio 2023 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Tunisia, la crisi e' esplosiva. Tutti contro Saied" e il sommario "'Degage' (Vattene), e' il grido di Tunisi - come per Ben Ali 12 anni fa - contro il presidente Kaid Saied che ha tradito le aspettative del 70% di tunisini che l'hanno votato nel 2019"]
"Degage" (Vattene). Lo slogan e' tornato a risuonare nelle strade di Tunisi a dodici anni dalla cacciata di Ben Ali, il 14 gennaio 2011, benche' la capitale fosse blindata dalle forze di sicurezza per impedire proteste. Questa volta la rabbia e' rivolta contro il presidente Kaid Saied, che ha tradito le aspettative di oltre il 70 per cento dei tunisini che l'avevano votato nel 2019.
Forte del supporto allora ottenuto il presidente ha concentrato nelle sue mani tutti i poteri dello stato: sospeso il parlamento, approvata una costituzione fatta su misura e inscenata una farsa elettorale che pero' non ha tratto in inganno i tunisini che al 90 per cento hanno disertato le urne, non per disinteresse ma per scelta politica. Lunedi' e' cominciata, nell'indifferenza generale, la breve campagna elettorale per il secondo turno delle legislative, che si terra' il 29 gennaio. Interessati solo i candidati e il presidente che, dopo il flop del primo turno, ha sostenuto: "La partecipazione si misura sui due tempi, come nelle partite sportive".
Il 14 gennaio in piazza i tunisini hanno riproposto le richieste del 2011: pane, lavoro, dignita'. La situazione del paese, sull'orlo della bancarotta, e' infatti disastroso: l'indebitamento rappresenta l'80 per cento del Pil e a causa del debito sono bloccate le importazioni, mancano latte, zucchero, burro, caffe', medicine.
La situazione e' cosi' drammatica che la Libia ha inviato nei giorni scorsi 96 camion carichi di zucchero, semola, riso e olio d'oliva! Chissa' se i ministri italiani Tajani e Piantedosi, che ieri erano a Tunisi per bloccare l'emigrazione, si sono resi conto che ai tunisini manca anche la pasta.
L'inflazione supera il 10 per cento e la disoccupazione il 15. Gli effetti sono allarmanti: la poverta' colpisce il 20 per cento della popolazione. Da mesi e' in sospeso un prestito del Fmi di circa 1,9 miliardi di dollari condizionato, tra l'altro, da una ristrutturazione di oltre 100 imprese pubbliche.
Si riparte dunque dal 2011? La rivoluzione dei gelsomini non ha dato l'esito sperato, ma i processi di democratizzazione dopo una dittatura sono spesso ostacolati dalla mancanza di istituzioni solide, mire personali, corruzione. Cosi' il parlamento e' stato ostaggio degli islamisti o della frammentazione politica che ha aperto la via all'autoritarismo del paladino dei senza-partito, Kais Saied.
L'opposizione al "golpe" del presidente non sembra tuttavia aver ridato credibilita' ai partiti, con l'unica eccezione del Partito desturiano libero (Pdl) di Abir Moussi, la carismatica e ambiziosa avvocata gia' leader del partito di Ben Ali, ritenuta dai sondaggi, con oltre il 40 per cento, l'unica alternativa valida al presidente. Come gli altri partiti dell'opposizione Abir Moussi chiede le dimissioni del presidente e nuove elezioni, ma nello stesso tempo si scaglia contro l'islam politico impersonato da Rachid Ghannouchi fondatore di Ennahdha, la versione tunisina dei Fratelli musulmani, da lei considerato la causa di tutti i mali dopo il 2011.
Tuttavia, travolto da scandali e inchieste giudiziarie che hanno portato in carcere anche l'ex-primo ministro Ali Larayedh, Ennahdha ha esaurito il credito politico che aveva permesso agli islamisti di vincere le prime elezioni dopo il 2011.
In questo panorama una carta importante potrebbe essere giocata dal sindacato, l'Unione generale dei lavoratori tunisini (Ugtt). Il segretario generale Noureddin Taboubi ha invitato i sindacalisti a mobilitarsi "per una battaglia nazionale ben organizzata per salvare il paese".
L'iniziativa "di salvezza nazionale", che si propone di esaminare la possibilita' di tenere elezioni presidenziali anticipate, di emendare la costituzione e la legge elettorale, e' stata lanciata dal sindacato in collaborazione con l'Ordine degli avvocati, la Lega tunisina dei diritti dell'uomo (Ltdh) e il Forum tunisino dei diritti economici e sociali (Ftdes). L'iniziativa sembra prefigurare una nuova edizione del Quartetto che nel 2015 aveva vinto il Premio Nobel per la pace "per il suo contributo decisivo alla costruzione di una democrazia pluralista in Tunisia dopo la rivoluzione dei Gelsomini del 2011". Creato nell'estate del 2013, "quando il processo di democratizzazione era sul punto di crollare sotto il peso di assassini politici e disordini", era stato decisivo per evitare che il paese precipitasse nella guerra civile.
L'unica differenza rispetto ad allora e' che nel Quartetto Utica (la Confindustria tunisina) e' sostituita dal Ftdes, ma le proposte - sostiene l'Ugtt - saranno presentate alle organizzazioni della societa' civile, ai partiti politici e anche al presidente della Repubblica. Il sindacato ritiene infatti imprescindibile consultare il presidente sulle iniziative da prendere per uscire dall'impasse mentre per i partiti il punto di partenza e' l'uscita di scena di Kais Saied.
6. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
7. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
8. REPETITA IUVANT. SCRIVERE AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA PER CHIEDERE LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER
Proponiamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente..
Di seguito una proposta di testo della lettera da inviare al Presidente degli Stati Uniti d'America recante la richiesta della grazia presidenziale per Leonard Peltier, e le istruzioni per inviarla attraverso il sito della Casa Bianca.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.
9. DOCUMENTAZIONE. NINA LAKHANI: FBI'S OPPOSITION TO RELEASING LEONARD PELTIER DRIVEN BY VENDETTA, SAYS EX-AGENT
[Dal prestigioso quotidiano "The Guardian" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 18 gennaio 2023 dal titolo "FBI's opposition to releasing Leonard Peltier driven by vendetta, says ex-agent" e il sommario "Exclusive: retired FBI agent Coleen Rowley calls for clemency for Indigenous activist who has been in prison for nearly 50 years"]
The FBI's repeated opposition to the release of Leonard Peltier is driven by vindictiveness and misplaced loyalties, according to a former senior agent close to the case who is the first agency insider to call for clemency for the Indigenous rights activist who has been held in US maximum security prisons for almost five decades.
Coleen Rowley, a retired FBI special agent whose career included 14 years as legal counsel in the Minneapolis division where she worked with prosecutors and agents directly involved in the Peltier case, has written to Joe Biden making a case for Peltier's release.
"Retribution seems to have emerged as the primary if not sole reason for continuing what looks from the outside to have become an emotion-driven 'FBI Family' vendetta," said Rowley in the letter sent to the US president in December and shared exclusively with the Guardian.
Rowley added: "The focus of my two cents leading to my joining the call for clemency is based on Peltier's inordinately long prison sentence and an ever more compelling need for simple mercy due to his advanced age and deteriorating health.
"Enough is enough. Leonard Peltier should now be allowed to go home."
Peltier, an enrolled member of the Turtle Mountain Chippewa tribe and of Lakota and Dakota descent, was convicted of murdering two FBI agents during a shootout on the Pine Ridge reservation in South Dakota in June 1975. Peltier was a leader of the American Indian Movement (AIM), an Indigenous civil rights movement founded in Minneapolis that was infiltrated and repressed by the FBI.
Rowley refers to the historical context in which the shooting took place as "... the long-standing horribly wrongful oppressive treatment of Indians in the U.S. [which] played a key role in putting both the agents and Peltier in the wrong place at the wrong time".
The 1977 murder trial - and subsequent parole hearings - were rife with irregularities and due process violations including evidence that the FBI had coerced witnesses, withheld and falsified evidence.
Peltier, now 78, has been held in maximum security prisons for 46 of the past 47 years. He has always denied shooting the agents. Last year, UN experts called for Peltier's immediate release after concluding that his prolonged imprisonment amounted to arbitrary detention.
In an exclusive interview with the Guardian about her intervention, Rowley, who retired in 2004, said that for years new agents were "indoctrinated" with the FBI's version of events.
"The facts are murky, and I'm not going to say either narrative is correct. I wasn't there. But I do know that if you really care about justice, then the real issue now is mercy, truth and reconciliation. To keep this going for almost 50 years really shows the level of vindictiveness the organisation has for Leonard Peltier.
"The bottom line is there are all kinds of problems in the intelligence service which by and large never get corrected for the same reasons: group conformity, pride and an unwillingness to admit mistakes so systemic problems are covered up and never fixed," said Rowley, a 9/11 whistleblower who testified to the Senate about FBI failures in the terrorist attacks.
Nick Estes, an assistant professor of American Indian studies at the University of Minnesota, said Rowley's support of Peltier's clemency was "historic".
"She is trying to dispel a myth that is deeply embedded into the culture of the FBI... handed down through indoctrinating young recruits such as Rowley about Peltier's unquestionable guilt and the FBI's supposed blamelessness during the reign of terror on the Pine Ridge Indian reservation," said Estes, a volunteer with the International Leonard Peltier Defense Committee.
Rowley wrote to Biden in response to a letter by the intelligence agency's current director vehemently opposing Peltier's release on behalf of the "entire FBI family" - which was recently published online by the Society of Former Special Agents of the FBI.
Christopher Wray described Peltier as a "remorseless killer who brutally murdered two of our own - special agents Jack R Coler and Ronald A Williams". Commutation of Peltier's sentence would be "shattering to the victims' loved ones and an affront to the rule of law", according to Wray's letter to the justice department's pardon attorney dated March 2022.
FBI has successfully opposed every clemency application with emotive op-eds, letters and marches on Washington.
But the time served on most murder sentences ranges between 11 and 18 years, while Mark Putnam, the first FBI agent convicted of homicide - for strangling his female informant - was released after serving just 10 years of a 16-year sentence. Peltier was sentenced to two consecutive life sentences, and a parole officer who recommended his release after acknowledging that there was not enough evidence to sustain the conviction, was demoted.
"The disparate nature of Peltier being held for nearly a half century behind bars is striking," said Rowley, who in the 1990s helped pen an op-ed by the head of the Minneapolis division opposing Peltier's release. "The facts are everything, not loyalty to the FBI family, not them versus us, not good guys versus bad guys."
Peltier supporters hope that Rowley's intervention will count.
"Rowley speaks with authority and is saying that nothing justifies him being in prison, just vindictiveness, so ignoring her means turning a blind eye to what's happening," said Kevin Sharp, Peltier's attorney who submitted the most recent clemency application 18 months ago. "Rowley knows the case. She knows the FBI and supervised some of those directly involved. She knows Indian Country, so understands the context, which is really important."
Peltier is currently being held in a maximum security prison in Coleman, Florida, where his health has significantly deteriorated since contracting Covid-19, according to Sharp, who visited in December. Multiple recommendations by the facility to lower Peltier's classification, so that he can be transferred to a less restrictive prison closer to his family, have been rejected.
"This is a little old man with a walker. It's not just the FBI that's vindictive," added Sharp, a former federal judge appointed by Obama who stepped down from the bench in protest of mandatory minimum sentences. He took on Peltier's case in 2018 after successfully obtaining a pardon from Donald Trump for a young Black man he had been forced to imprison.
According to Sharp, Peltier's clemency was still on the table until Trump's last day in office but didn't make it on to the final list of presidential pardons which was mostly former associates and white-collar criminals.
He added: "This is not about a 10-minute shootout. It's about hundreds of years of what had gone before and the decades of what's gone on afterwards. That's why Leonard Peltier was convicted, and that's why he's still in jail."
10. L'ORA. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
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Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
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Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.
11. RIFERIMENTI. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it
12. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
13. IRAN. FARIAN SABAHI: AKBARI IMPICCATO, MESSAGGIO ALL'EUROPA E AI MODERATI IRANIANI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 15 gennaio 2023 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Akbari impiccato, messaggio all'Europa e ai moderati iraniani" e il sommario "Iran. L'ex viceministro della Difesa e cittadino britannico accusato di spionaggio a favore del Regno Unito. Intanto la popolazione iraniana fa i conti con un inverno senza gas"]
Il regime iraniano non ha nessuna pieta', nemmeno per chi e' stato operativo nei suoi ranghi. Condannato per spionaggio a favore di Londra in cambio di due milioni di dollari, l'ex viceministro della Difesa Alireza Akbari e' stato impiccato ieri mattina. Intimidazione e vendetta sono le chiavi per comprenderne le ragioni.
Akbari era un uomo di regime, il cappio attorno al suo collo serve a intimidire chi, all'interno dell'establishment di Teheran, potrebbe voler un compromesso e quindi accontentare i manifestanti.
Inoltre, la sua morte violenta e' una vendetta di Teheran contro Londra, accusata di impicciarsi degli affari interni all'Iran anche dal punto di vista mediatico, tenuto conto del ruolo fondamentale esercitato in questi decenni - e in questi mesi di proteste - dal canale in persiano dell'emittente britannica Bbc nel verificare e diffondere le notizie della repressione.
Akbari aveva 61 anni e doppia nazionalita', iraniana e britannica. Come tanti altri, era una pedina in un grande gioco in cui gli ostaggi vengono scambiati, o rilasciati in cambio di denaro.
Veterano della guerra Iran-Iraq (1980-88), durante la presidenza del riformatore Khatami (1997-2005) – contrassegnata da un'apertura – era stato vice del ministro della Difesa Ali Shamkhani e suo consigliere durante il suo servizio come comandante della Marina.
Shamkhani e' attualmente il segretario generale del Consiglio supremo di Sicurezza nazionale, dove Akbari aveva un posto nella sua segreteria. Lasciato l'incarico ministeriale, Akbari si era occupato di consulenze nel settore privato e in seguito si era trasferito nel Regno Unito acquisendo la cittadinanza britannica.
Nel marzo 2019 era stato attirato in Iran con il pretesto di prendere parte alle trattative sull'accordo nucleare, fatto naufragare dal presidente statunitense Donald Trump.
Un trabocchetto: varcato il confine, era stato arrestato e accusato di "corruzione sulla terra e di aver agito per minare la sicurezza dell'Iran all'interno e all'esterno del Paese attraverso il trasferimento di informazioni al servizio di intelligence britannico, SIS (MI6), grazie al suo accesso a istituti sensibili".
Era stato accusato di "aver passato informazioni sullo scienziato nucleare Mohsen Fakhrizadeh", che avrebbero portato al suo assassinio nel 2020, un omicidio di cui Teheran ritiene Israele il mandante.
Akbari e' stato torturato per 3.600 ore, anche sotto l'effetto di droghe. Le confessioni gli erano state estorte e, per renderle piu' credibili, gli erano stati dati abiti nuovi e gli era stato chiesto di tingersi i capelli.
L'impiccagione di Akbari non ha granche' a che vedere con questi quattro mesi di proteste scatenate dalla morte della 22enne curda Mahsa Amini, quanto con la rabbia della leadership di Teheran nei confronti di quell'Europa che non ha voluto e non e' stata in grado di tenere in piedi l'accordo nucleare dopo l'uscita unilaterale degli Stati Uniti nel 2018.
Tirandosi indietro, l'Europa ha contribuito ad affossare l'economia iraniana. Ed e' quella stessa Europa che ora, in seguito alla repressione di regime, si appresta - Regno Unito in primis - a inserire le Guardie rivoluzionarie (i pasdaran) nella lista dei terroristi.
Londra ha condannato l'esecuzione, definendola "barbara" e ha imposto sanzioni nei confronti del procuratore generale iraniano Mohammad Jafar Montazeri.
In risposta, il ministero degli Esteri di Teheran ha convocato l'ambasciatore britannico Simon Shercliff e deplorato gli "atti di sabotaggio del governo britannico, contrari alla sicurezza nazionale dell'Iran".
E aggiunto: "All'inviato e' stato detto che le mosse non convenzionali del Regno Unito non saranno tollerate dall'Iran e che il sostegno malizioso di Londra alle spie non e' compatibile con i legami bilaterali, basati sul rispetto reciproco".
Se la magistratura iraniana ha impiccato Akbari e' anche per distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica iraniana, arrabbiata per la chiusura di quasi tutti gli uffici e le scuole della capitale Teheran per risparmiare energia a causa della carenza di gas nel momento in cui un'ondata di freddo attraversa l'Iran. Ieri sono restati aperti solo banche e servizi di emergenza.
Le misure hanno suscitato forti critiche tra la popolazione: l'Iran e' al secondo posto al mondo per riserve di gas ma, a causa delle sanzioni internazionali, non e' possibile ampliare e rinnovare le infrastrutture.
14. IRAN. FARIAN SABAHI: ABRAHAMIAN: "DA MARX AI SAUD, I MOJAHEDIN DI OGGI NON FANNO PRESA IN IRAN"
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 dicembre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Abrahamian: 'Da Marx ai Saud, i mojahedin di oggi non fanno presa in Iran'" e il sommario "La rivolta. Parla lo storico, tra i massimi esperti del paese: 'Nel 1979 chiedevano giustizia sociale, oggi sono un culto'. Intanto i pasdaran minacciano i giornalisti dissidenti all'estero: 'Prima o poi sarete colpiti'"]
Le Nazioni Unite hanno nominato l'avvocata della Corte suprema del Bangladesh Sara Hossain, la professoressa di diritto pakistana Shaheen Sardar Ali e l'attivista per i diritti argentina Viviana Krsticevic per condurre un'indagine sulla violenta repressione della rivolta iniziata a meta' settembre.
Difficilmente pero' queste tre donne potranno entrare in Iran e portare avanti la loro missione. Finora sono morte almeno 469 persone (63 minori), 18mila gli arrestati, di cui 60 giornalisti. A finire nel mirino sono ora anche i reporter all'estero: il comandante delle forze speciali al-Quds dei pasdaran ha dichiarato che "tutti coloro che hanno lavorato nei media contro l'Iran, anche soltanto per un giorno, saranno prima o poi colpiti".
A proposito di informazione, lo storico iraniano Ervand Abrahamian, naturalizzato statunitense, ritiene che la fonte piu' affidabile sia "Bbc Persian, specialmente il suo programma giornaliero di 60 minuti". E sconsiglia "in modo assoluto di dar retta ai gruppi in esilio". Gia' docente a Princeton, Abrahamian e' autore di numerosi volumi sull'Iran, tra cui il saggio storico Radical Islam: The Iranian Mojahedin.
Di questo gruppo ormai in esilio, noto con le sigle Mek e Mko, l'eminente studioso spiega che "si costitui' negli anni '60 come un movimento di guerriglia contro il regime dei Pahlavi. La maggior parte dei fondatori erano giovani laureati appartenenti alla classe media tradizionale. Interpretavano l'Islam sciita in modo nuovo, con una prospettiva quasi marxista, evidenziando la lotta di classe e l'uguaglianza sociale, nonche' il bisogno di un cambiamento radicale per fare dell'Iran un paese libero. Sostennero pienamente la rivoluzione del 1978-79 e ottennero molto sostegno da parte delle masse, ma la neocostituita Repubblica islamica cerco' di soffocarli e per questo nel giugno 1981 diedero avvio a una rivolta che non ebbe successo".
"Furono costretti alla clandestinita' e all'esilio. Si vendicarono dell'oppressione portando avanti attentati ai danni di personaggi di spicco della Repubblica islamica. In esilio, collaborarono con Saddam Hussein nella guerra Iran-Iraq (1980-1988) e per questo persero sostegno all'interno dell'Iran, anche se rimase operativa una rete clandestina che porto' avanti attentati e raccolse informazioni".
Alla domanda di che cosa resta dei Mojahedin di un tempo, Abrahamian risponde: "Poco resta di questa organizzazione e nulla rimane dell'appeal che un tempo esercitava sulle masse. Oggi il loro punto di forza e' la disponibilita' illimitata di risorse, provenienti probabilmente dalla famiglia saudita. Con questo denaro hanno elargito decine di migliaia di dollari agli alleati dell'ex presidente statunitense Donald Trump, tra cui l'ex sindaco di New York Giuliani, affinche' facessero presenza ai loro raduni". E infatti sabato scorso numerosi politici statunitensi hanno partecipato al raduno dei Mojahedin a Washington.
In Europa i Mojahedin sono in prima linea nelle proteste: "Fanno eco agli slogan del movimento delle donne, ma il movimento delle donne dentro all'Iran ha ben pochi legami, se non nessuno, dal punto di vista storico, organizzativo e sentimentale, con i Mojahedin".
Eppure, la loro leader Maryam Rajavi ha incontrato, online, i senatori italiani presentandosi come presidente del Consiglio nazionale della Resistenza: "Quando sono stati obbligati a scegliere la via dell'esilio, i Mojahedin erano stati in grado di formare un fronte ampio chiamato Consiglio nazionale della Resistenza. Ma e' successo una quarantina di anni fa. Poco resta di quel Consiglio. Quasi tutti gli alleati delle origini lo hanno lasciato, in parte per le decisioni arbitrarie prese dall'organizzazione, ma soprattutto perche' e' stata trasformata da organizzazione politica vera, genuina, in un piccolo culto basato sulla persona del suo leader Masoud Rajavi".
"Quando gli Usa invasero l'Iraq, lui spari', non sappiamo se ucciso o ferito gravemente, a parlare in sua vece e' la moglie Maryam. Si ripete cosi' il mito dello sciismo: l'Imam (il leader) va in occultamento e non riapparira' fino alla fine del Tempo. In attesa del suo ritorno, a parlare e' un suo rappresentante".
15. IRAN. FARIAN SABAHI: NELLA NOTTE PIU' BUIA L'IRAN SI BATTE PER I SUOI PRIGIONIERI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 20 dicembre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Nella notte piu' buia l'Iran si batte per i suoi prigionieri" e il sommario "La rivolta. Sit-in al carcere di Evin per l'attrice Alidoosti. Dentro, i detenuti si ribellano alle esecuzioni. Un tassista di 23 anni torturato e ucciso, la famiglia denuncia: 'Aveva la faccia fracassata'"]
Stanotte, in concomitanza con il solstizio d'inverno, ricorre Yalda: la notte piu' lunga e buia dell'anno. Quest'anno, con il calare del sole gli iraniani non passeranno pero' il tempo a mangiare, bere e leggere poesie, ma a commemorare i ragazzi uccisi da un regime brutale. Le pagine scritte in questi tre mesi sono infatti le piu' buie nella storia dell'Iran contemporaneo.
Ieri sera l'emittente Bbc Persian ha riferito di un giovane tassista morto in custodia. Sul suo corpo, riesumato dalla famiglia, sono evidenti i segni della tortura. Si chiamava Hamed Salahshoor, aveva 23 anni ed era stato arrestato il 26 novembre. Quattro giorni dopo le forze di sicurezza hanno detto a suo padre che era morto e gli hanno fatto dichiarare che aveva avuto un infarto.
Ma, ha affermato la famiglia, "la sua faccia era fracassata. Il naso, la mascella e il mento erano rotti. Il busto dal collo all'ombelico e sopra i suoi reni era stato ricucito". Era stato fermato vicino a Izeh, nella provincia del Khuzestan (sud-ovest) abitata da quel due percento di iraniani di etnia araba. Un'area ricca di petrolio, afflitta da siccita' e da altre problematiche ambientali.
Mentre il regime uccide la sua gioventu', ieri per il secondo giorno successivo molti registi e cineasti iraniani si sono ritrovati fuori dal famigerato carcere di Evin a Teheran per protestare contro l'arresto della nota attrice Taraneh Alidoosti, nota anche al pubblico occidentale per il ruolo di protagonista nel lungometraggio Il cliente di Asghar Farhadi.
Era stata arrestata sabato per avere pubblicato su Instagram dei commenti a sostegno delle proteste, a chiederne la liberazione e' stato anche il Festival di Cannes. Di pari passo, Bbc Persian rende noto di proteste nel braccio della morte, dove le confessioni vengono estorte con le torture.
Ad aiutare la magistratura iraniana a comminare la pena capitale e' la possibilita' di accedere agli account social dei detenuti, come racconta la Cnn che ha raccolto la testimonianza di una ragazza a cui, durante gli interrogatori nel carcere di Evin, sono state presentate come prove le sue chat con amici.
Ieri le autorita' di Teheran hanno reso noto che quattro membri delle forze di sicurezza sono state vittime di un attentato nella provincia del Sistan e Balucistan (sud-est), al confine con il Pakistan. Qui le manifestazioni erano scoppiate a fine settembre, quando si era venuto a sapere dello stupro di una quindicenne da parte del comandante della polizia.
Probabilmente la morte dei quattro membri delle forze dell'ordine non e' da imputare ai dimostranti, perche' questa e' una regione povera, segnata dal contrabbando, dove le proteste antigovernative si intrecciano ad altre problematiche. La popolazione locale e' minoranza al tempo stesso etnica e religiosa: i baluci sono sunniti.
All'inizio di dicembre un loro leader religioso - Abdulwahed Rigi - era stato rapito nella sua moschea nella localita' di Khash e la settimana scorsa il capo procuratore ha dichiarato che gli assassini erano stati arrestati mentre cercavano di varcare il confine.
Mentre sale la tensione, il Belgio invita i suoi cittadini a lasciare l'Iran, anche perche' un operatore umanitario belga e' stato recentemente condannato a 28 anni di carcere in seguito al mancato scambio con un diplomatico iraniano condannato per terrorismo da un tribunale di Anversa.
Viene spontaneo domandarsi se gli italiani in Iran possano correre dei rischi. A questo proposito, in occasione di una conferenza stampa alla Farnesina, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato che "qualora possano esserci dei rischi concreti per i nostri connazionali certamente li avviseremo, ma per adesso non abbiamo notizia di tali rischi".
In merito al fatto di convocare l'ambasciatore iraniano a Roma, il ministro ha affermato di volerlo convocare, ma che ci sarebbe stato un ritardo della consegna delle credenziali "dovuto al fatto che il presidente della Repubblica ha avuto il Covid, quindi e' solo un ritardo tecnico".
"Lo convochero' - ha detto Tajani - Voglio dare un segnale piu' forte, ma e' gia' chiaro quello che pensiamo, abbiamo dato ampia dimostrazione di condanna per cio' che accade. Siamo contro la pena di morte".
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 22 del 22 gennaio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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