[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 21



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 21 del 21 gennaio 2023

In questo numero:
1. One Billion Rising: Iniziative 2023
2. Una lettera all'ambasciata dell'Iran in Italia
3. Il 27 gennaio, "Giorno della memoria", si realizzino ovunque iniziative di studio, di riflessione, di testimonianza e d'impegno
4. Tre tesi
5. Scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier
6. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
7. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
8. Alcuni riferimenti utili
9. Giuliana Sgrena: Tunisia, con il 27,4% dei votanti Kais Saied completa il suo golpe
10. Giuliana Sgrena: "Una nuova costituzione per sancire il potere di un uomo solo: Kais Saied"
11. Giuliana Sgrena: Iperpresidenzialismo si' o no. In Tunisia e' un voto su Saied
12. Giuliana Sgrena: Allarme diritti in Tunisia. Hedia Jrad: "Le donne e le liberta' individuali saranno le prime vittime"
13. Giuliana Sgrena: La Tunisia appesa alla "Costituzione" del presidente golpista Kais Saied

1. INIZIATIVE. ONE BILLION RISING: INIZIATIVE 2023
[Dal Coordinamento Italia One Billion Rising (e-mail: obritalia at gmail.com) riceviamo e diffondiamo]

Carissime amiche e amici di One Billion Rising, ci siamo quasi.
E' straordinario immaginare quest'anno di poter tornare nelle piazze, nelle strade, nei luoghi pubblici delle citta', insieme, per tornare a danzare in sostegno e solidarieta' e ad alta voce rivendicare la fine delle molteplici atrocita' perpetrate sulle donne e sulle bambine nel mondo. Tentano di recidere, annientare la forza vitale del pianeta, non ci riusciranno.
Parlare con ragazzi e ragazze, studenti, professori, leggere, commentare i fatti di violenza, dare i nomi alle cose, questi sono i primi passi della rivoluzione di cui tutte e tutti noi portiamo la bandiera.
Le forme di arte che accompagnano l'evento OBR nel mondo si prestano ad un gioioso coinvolgimento, ma non vogliamo far mancare anche un momento di preparazione e di formazione.
Per questo motivo chiediamo di partecipare ad OBR 2023, coinvolgendo anche i giovani e le scuole, a cui poter proporre:
- un incontro, anche on line, con una o piu' classi sul tema della violenza maschile sulle donne, della durata minima di due ore
- la preparazione della coreografia del brano musicale Break the Chain
- l'esecuzione della coreografia nella settimana dal 12 al 19 febbraio 2023
- la lettura di alcuni pensieri/ componimenti realizzati dalle ragazze e dai ragazzi delle classi coinvolte
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Per facilitare l'organizzazione dell'evento vi inviamo alcune semplici indicazioni che potrete seguire:
Iscrizione al sito per segnalare il vostro evento: cliccate su http://bit.ly/Registra_il_t uo_evento_sulla_pagina_internazionale_OBR e invitate altre associazioni, gruppi, scuole, scuole di danza, amici a partecipare... piu' siamo, meglio e'!
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Attivita' sui social: vi chiediamo di pubblicare tanti contenuti (foto, video, ecc) sui social utilizzando gli hashtag ufficiali e di invitare i propri contatti a fare lo stesso, cosi' da diffondere anche li' il nostro messaggio. Seguite e taggate anche i profili social di One Billion Rising Italia cosi' potremo condividere i vostri post, stories, ecc.
Facebook https://www.facebook. com/obritalia
Instagram https://www.instagram.com/onebillionrisingitalia/
Hashtag ufficiali: #1BillionRising  #RiseForFreedom #CreateTheNewCulture #RiseInSolidarity
A conclusione delle iniziative, vi chiediamo di inviare foto e video a: obritalia at gmail.com
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Loghi ufficiali: vi chiediamo, per le creativita' (locandine, cartelli) che realizzate, di utilizzare i loghi ufficiali che potete scaricare al seguente link
https://www.dropbox.com/scl/fo/lo9r4i06g268ow7x103sc/h?dl=0&rlkey=xfogpv7hpwlaup3vsxw5zsz1u
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Grafiche
In questa cartella abbiamo inserito le grafiche realizzate (cover facebook, grafiche per FB/IG) a cui ne aggiungeremo altre nei prossimi giorni allo stesso link.
Grafiche One Billion Rising
https://www.dropbox.com/scl/fo/mizfc1w1xl0nu1oywiups/h?dl=0&rlkey=c47347xou5ufqupm4jn90mv0w
Grafica t-shirt
https://www.dropbox.com/scl/fo/h2i75sias7o03r033pf25/h?dl=0&rlkey=ynxdi0h5jbjrgf3d20di36x0o
Grafica stickers
https://www.dropbox.com/scl/fo/4gt4ez978gne73gjwvnqx/h?dl=0&rlkey=4kbdd0091mchnaj1krvhzxoar
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Si puo' organizzare un flash mob durante l'evento One Billion Rising, seguendo la canzone Break the chain e il tutorial ufficiale che trovate qui http://youtu.be/_U5C ZfPydVA o creando una nuova coreografia. L'evento One Billion Rising puo' essere caratterizzato da performance artistiche di ogni genere e da momenti di lettura.
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Autorizzazione One Billion Rising
Al seguente link potete scaricare l'autorizzazione copyright per utilizzo materiali e brani musicali OBR
https://www.dropbox.com/s/d7ambb5ml22dvsj/OBR%20Copyright%20Authorization%202023.pdf?dl=0
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Per quanto riguarda le letture, oltre ai brani de I Monologhi della Vagina, di seguito troverete come suggerimento alcuni testi della fondatrice di One Billion Rising, Eve Ensler
"L'Ufficio della schiavitu' sessuale" http://bit.ly/ufficio_della_schiavitu_sessuale
"L'insurrezione" http://bit.ly /insurrezione
"La mia rivoluzione" http://bit.ly/la_mia_rivoluzione
"Preghiera di un uomo" http://bit.ly/preghiera_ di_un_uomo
"Fino a quando" http://bit.ly/fino_a_quando
"E poi saltavamo" http://bit.ly/e_poi_saltavamo
- la traduzione di M.G.Di Rienzo del brano musicale “Break the chain” credits Tena Clark - Musiche Tena Clark/Tim Heintz
http://bit.ly/traduzione_testo _BreakTheChain
- qui se volete potete trovare altre idee:
https://www.onebillionrising.org
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Per condividere con noi i vostri eventi e/o avere informazioni vi chiediamo di  scriverci al seguente indirizzo: obritalia at gmail.com
Ovviamente qualunque aggiunta rispetto a questo "format base" non potra' che essere gradita.
Vi chiediamo se l'idea puo' piacervi e se pensate possa avere un buon riscontro presso le scuole del vostro territorio, le vostre comunita' di riferimento.
Ringraziamo quanti di voi ci hanno anticipato gli eventi in preparazione, la prossima settimana risponderemo singolarmente a chi ci ha scritto con tutti i dettagli. Vi ricordiamo che le magliette saranno pronte non prima del 25 gennaio.
Se avete altre meravigliose idee, noi non potremo Che essere felici!
Grazie per tutto quello che potrete fare! #RiseForFreedom #RiseInSolidarity
Un abbraccio
Nicoletta Billi (333.2432777), Luisa Rizzitelli (345.4767246), Silvia Palermo (339.5028904)
Coordinamento Italia One Billion Rising

2. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA

All'ambasciatore dell'Iran in Italia: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir,
Egregio ambasciatore,
le saremmo assai grati se volesse trasmettere al suo governo il seguente appello.
Tutte le tradizioni di pensiero dell'umanita', quali che siano le loro fonti, convengono su queste semplici verita':
- che ogni vita umana deve essere rispettata, onorata e protetta;
- che uccidere e' sempre e solo un male;
- che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta';
- che rispettare e salvare le vite e' il primo dovere.
Certi del fatto che condividiate queste semplici considerazioni siamo quindi a chiedervi di impegnarvi:
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, cessino finalmente le uccisioni e le persecuzioni;
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, siano finalmente rispettati la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Vi chiediamo quindi:
- di riconoscere la dignita' e i diritti delle donne, che sono gli stessi degli uomini;
- di non piu' perseguitare, ma piuttosto ascoltare ed onorare, le donne che da mesi nel vostro paese stanno chiedendo "vita e liberta'".
Queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza, sono amiche ed amici dell'umanita' e del bene comune.
E' un crimine ed una follia perseguitare ed uccidere queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere proprio di ogni ordinamento ed istituto giuridico legittimo: rispettare e proteggere le vite, la dignita' e i diritti di tutte le persone.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere di far cessare persecuzioni ed uccisioni.
Sia pace, rispetto ed amicizia fra tutte le persone, i popoli, i paesi.
Distinti saluti dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 30 dicembre 2022

3. INIZIATIVE. IL 27 GENNAIO, "GIORNO DELLA MEMORIA", SI REALIZZINO OVUNQUE INIZIATIVE DI STUDIO, DI RIFLESSIONE, DI TESTIMONIANZA E D'IMPEGNO

Il 27 gennaio, "Giorno della memoria", si realizzino ovunque iniziative di studio, di riflessione, di testimonianza e d'impegno.
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Testo della Legge 20 luglio 2000, n. 211: "Istituzione del Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti"
Art. 1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonche' coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Art. 2. In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto e' accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinche' simili eventi non possano mai piu' accadere.
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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni, opporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni.
Salvare le vite e' il primo dovere.

4. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

5. REPETITA IUVANT. SCRIVERE AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA PER CHIEDERE LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Proponiamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente..
Di seguito una proposta di testo della lettera da inviare al Presidente degli Stati Uniti d'America recante la richiesta della grazia presidenziale per Leonard Peltier, e le istruzioni per inviarla attraverso il sito della Casa Bianca.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.

6. L'ORA. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
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Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
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Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

7. RIFERIMENTI. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

8. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

 9. TUNISIA. GIULIANA SGRENA: TUNISIA, CON IL 27,4% DEI vOTANTI KAIS SAIED COMPLETA IL SUO GOLPE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 27 luglio 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Tunisia, con il 27,4% dei votanti Kais Saied  completa il suo golpe" e il sommario "Il referendum della discordia. Affluenza ai minimi storici, il presidente in carica festeggia il Si' "bulgaro" alla nuova costituzione dell'uomo solo al comando. Hanno funzionato le indicazioni di boicottaggio dei partiti islamisti e dalla sinistra"]

I sostenitori del presidente tunisino Kais Saied non hanno aspettato che venissero proclamati i risultati del referendum per festeggiare la vittoria nella centrale avenue Bourghiba di Tunisi. Del resto, il 25 luglio tutto si e' svolto come previsto: partecipazione al 27,4% degli iscritti alle liste elettorali, il tasso piu' basso mai registrato in Tunisia. E oltre il 92% ha votato si'.
La maggioranza bulgara e' solo un dettaglio, neanche inusuale sotto i regimi autoritari. Peraltro, l'atteggiamento dispotico di Kais Saied - che ha usato tutti gli strumenti pubblici durante la campagna elettorale – non si e' frenato nemmeno nel giorno del voto: la televisione pubblica Watania, in violazione del silenzio elettorale, ha infatti trasmesso un'intervista al presidente di quindici minuti. L'osservatorio Chahed ha denunciato le violazioni nei seggi elettorali e il Sindacato dei giornalisti si e' lamentato delle difficolta' incontrate dalla stampa nel seguire le elezioni.
Il disinteresse a livello internazionale della pericolosa evoluzione tunisina, che con questa costituzione oltre all'iperpresidenzialismo rischia di scivolare verso la repubblica islamica, ha interessato anche il voto dei tunisini all'estero, che si attesta tra il 3 e il 5% degli aventi diritto.
In Tunisia, l'astensione intorno al 75 % non e' dovuta al disinteresse per la politica ma all'indicazione di boicottaggio delle forze che hanno condannato la presa dei poteri da parte di Saied. Tra i quali il Fronte di salute nazionale che comprende i partiti islamisti, a cominciare da Ennahdha che ha criticato i dati sul referendum diffusi dall'Istanza superiore indipendente per le elezioni (Isie, nominata da Saied, quindi poco indipendente), chiede le dimissioni del presidente e si propone la formazione di un governo di salvezza nazionale che porti il paese a elezioni mobilitando il parlamento disciolto.
Per il boicottaggio si erano espresse anche le forze di sinistra e il Partito desturiano libero guidato da Abir Moussi, che pur affondando le radici nel passato tunisino, ha un forte supporto nel paese nordafricano. Per Moussi la consultazione e' stata fraudolenta.
Il presidente Saied e' contro i partiti, soprattutto quelli islamisti, perche' ritiene di essere lui a realizzare gli obiettivi della Umma (comunita' islamica). Tra i motivi che hanno portato a votare Si' alla nuova costituzione, secondo Sigma Conseil, un ufficio di studi e statistiche, vi sarebbe proprio l'opposizione a Ennahdha e al suo fondatore Rachid Ghannouchi.
Naturalmente in quel 27,4% vi sono anche i sostenitori del progetto di Saied che mette fine alla situazione del passato con un uomo solo al potere. Il contenuto della costituzione non ha alimentato il dibattito del grande pubblico. E la piccola percentuale di no e' basata, sempre secondo la Sigma, sul desiderio dei votanti di esprimere concretamente, con un voto, la propria opposizione e anche di rivendicare i principi fondamentali di una democrazia.
Dopo aver eliminato la costituzione del 2014 ora il presidente si propone di rifare la legge elettorale, in vista delle elezioni di dicembre. La nuova costituzione fatta su misura per e da Kais Saied rappresenta per il presidente un importante traguardo, dopo lo scioglimento del parlamento, l'istanza nazionale per la lotta contro la corruzione, il consiglio superiore della magistratura.
In violazione di qualsiasi norma il presidente aveva fatto confezionare una costituzione in tre settimane ma il testo pubblicato sulla Gazzetta ufficiale non era quello consegnatogli.
Soprattutto non era stato fissato nessun quorum per la validita' del referendum che dovra' regolare il funzionamento delle istituzioni tunisine negli anni a venire in sostituzione della costituzione del 2014, frutto sicuramente di compromessi ma che dopo la caduta di Ben Ali aveva ricercato un equilibrio delle istituzioni in modo da garantire un funzionamento democratico.
I limiti avevano portato a una paralisi del parlamento, ma il suo congelamento non era stata una soluzione, bensi' un atto di imperio del presidente che con il referendum del 25 luglio, a un anno dal colpo di forza, ha concluso il suo golpe.

10. TUNISIA. GIULIANA SGRENA: "UNA NUOVA COSTITUZIONE PER SANCIRE IL POTERE DI UN UOMO SOLO: KAIS SAIED"
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 24 luglio 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Una nuova costituzione per sancire il potere di un uomo solo: Kais Saied" e il sommario "Tunisia. Parla Aziz Krichen: economista, sociologo e militante della sinistra. Uno degli analisti piu' lucidi della realta' tunisina dopo la rivoluzione del 2011"]

Aziz Krichen, economista, sociologo e militante della sinistra, e' uno degli analisti piu' lucidi della realta' tunisina dopo la rivoluzione del 2011, ma anche prima, con il movimento Prospettive fin dagli anni '70. Impegnato nella campagna per votare "no" al referendum del 25 luglio ha accettato di rispondere alle nostre domande.
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- Giuliana Sgrena: Dopo la cacciata di Ben Ali si poteva immaginare il ritorno di un uomo forte al potere?
- Aziz Krichen: La caduta di Ben Ali e' stata provocata da una vasta rivolta popolare, la cui principale caratteristica era la spontaneita'. Le rivolte spontanee hanno numerose virtu', possono essere entusiasmanti - e questo era il caso della Tunisia 11 anni fa -, ma hanno anche dei limiti. Possono abbattere figure particolarmente odiate dell'ordine esistente, ma non arrivano a sradicare gli archetipi ideologici e culturali del vecchio mondo e a costruire nuove scale di valori. I cambiamenti di questo tipo si fanno sulla lunga durata. Il mito del salvatore, dell'uomo provvidenziale, o anche del messia: questo mito ha ancora vita lunga. E purtroppo non solo in Tunisia.
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- Giuliana Sgrena: Rispetto alla presa di tutti i poteri da parte del presidente si puo' parlare di golpe?
- Aziz Krichen: Simbolicamente si'; legalmente e' piu' complicato. Le misure prese da Kais Saied il 25 luglio 2021 (congelamento del parlamento, dimissioni del governo, auto-attribuzione dei pieni poteri) costituiscono un vero atto di forza, basato su una interpretazione speciosa dell'articolo 80 della Costituzione. Ma queste misure sono state prese in seguito a manifestazioni di massa che avevano scosso tutte le regioni del paese e avevano chiesto espressamente le dimissioni del governo e lo scioglimento dell'assemblea. Per molti cittadini, anche se l'atto di forza non era perfettamente legale, era pero' legittimo.
Poi, Kais Saied esercita il suo potere promulgando le leggi eccezionali. Il suo progetto di nuova costituzione mira a consacrare e perpetuare questa situazione, trasformando lo stato d'eccezione in stato permanente.
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- Giuliana Sgrena: La nuova costituzione sembra fatta su misura per Saied, quali sono i maggiori pericoli?
- Aziz Krichen: La nuova costituzione spoglia il parlamento di qualsiasi prerogativa. Istituisce un tribunale costituzionale privato di qualsiasi capacita' di controllo. E concentra tutti i poteri nelle mani di un uomo, il presidente della repubblica, che non rende conto dei propri atti a nessuno, se non "a Dio, alla Storia e al Popolo", tre potenze tutelari molto stimabili, ma senza realta' legale tangibile.
Contrariamente a quello che racconta la propaganda ufficiale, il regime che Kais Said cerca di costruire non e' un regime presidenziale e nemmeno presidenzialista. Con lui, si esce da queste categorie contemporanee per andare verso qualcosa di piu' antico e arcaico, il regime autocratico o monarchico, letteralmente: il potere di uno solo.
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- Giuliana Sgrena: Dopo l'assunzione di tutti i poteri, il sostegno al presidente, che era stato eletto con oltre il 70 per cento dei voti, e' diminuito?
- Aziz Krichen: Si'. Dopo un anno in cui Kais Saied e' stato solo al comando, le condizioni di vita della popolazione sono ulteriormente peggiorate. La sua popolarita' e' dunque diminuita. Tuttavia, non si puo' dire che sia crollata. Le illusioni non muoiono in fretta come dovrebbero.
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- Giuliana Sgrena: Lei critica la politica economica del governo che non ha risolto i problemi del paese e la scelta delle privatizzazioni contenuta nella costituzione.
- Aziz Krichen: L'economia e' devastata, saccheggiata dal carattere predatorio dell'oligarchia della rendita locale e del capitale straniero che dominano il paese da decenni. Per risollevare la situazione sono necessarie riforme strutturali: restituire la terra (e soprattutto le "terre demaniali", vale a dire le vecchie fattorie coloniali: piu' di 800.000 ha) ai contadini declassati, senza lavoro e senza redditi; fermare le importazioni, legali e clandestine, che rovinano la produzione nazionale sottoponendola a una concorrenza insostenibile e sleale; sopprimere i privilegi e i monopoli delle grandi famiglie che vivono di rendita, che monopolizzano tutte le risorse senza contribuire al minimo sviluppo; bloccare l'emorragia dell'indebitamento estero, che ci lega mani e piedi ai finanziatori e agli interessi che rappresentano...
Su tutte queste questioni - e su altre ancora -, alcuni di noi, da anni, hanno avanzato delle soluzioni concrete e realiste. Ma niente si e' fatto. La Tunisia e' governata conformemente alle direttive del Fmi e della Ue che, come tutti sanno, aggravano le difficolta' invece di risolverle. L'attuale governo di Kais Saied non deroga alla regola; fa come i precedenti: obbedisce agli ordini imposti da fuori.
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- Giuliana Sgrena: Per bloccare il progetto di Saied, c'e' chi sostiene il boicottaggio del referendum, chi il no, ma non c'e' neppure il quorum...
- Aziz Krichen: Ci sono illusioni di massa e sgomenti e incongruenze delle elite. Fare appello al blocco del processo referendario e' semplicemente ridicolo, rispetto ai rapporti di forza reali. Stessa cosa per il boicottaggio, una posizione ancor piu' incomprensibile visto che non e' previsto nessun quorum per il voto del 25 luglio. In queste condizioni tutti i voti che non si esprimono per il "no" serviranno solo a rafforzare il "si'". Personalmente non riesco a capire questi falsi calcoli.
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- Giuliana Sgrena: La sinistra e' pronta a far fronte a questa situazione?
- Aziz Krichen: No, la sinistra non e' pronta, tutte le correnti comprese; ha perso i nove decimi del suo elettorato dopo il 2011. La sinistra - quella che si definisce tale da 20 o 30 anni - e' quasi moribonda. Anche a questo livello, vi e' un immenso cantiere di ricostruzione da avviare. La sfida principale da affrontare ora sara' quella di reimparare a collegare la lotta per il cambiamento politico al resto, vale a dire alla lotta per il cambiamento economico e sociale e alla lotta per l'indipendenza nazionale.
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- Giuliana Sgrena: Un pronostico sul referendum?
- Aziz Krichen: Il pronostico e' presto fatto. Il tasso di partecipazione sara' basso, come sempre. Ci sara' una maggioranza, piu' o meno alta, per il "si'". E una minoranza, piu' o meno ridotta, per il "no". Ed e' a partire da questi risultati che dovremo continuare la lotta.

11. TUNISIA. GIULIANA SGRENA: IPERPRESIDENZIALISMO SI' O NO. IN TUNISIA E' UN VOTO SU SAIED
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 23 luglio 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Iperpresidenzialismo si' o no. In Tunisia e' un voto su Saied" e il sommario "Il referendum del 25 luglio. Nuova costituzione scritta 'su misura', alle urne nel primo anniversario del 'golpe'. Ne' sondaggi ne' proteste, c'e' lo stato d'eccezione. In gioco l'accentramento di tutti i poteri"]

Il referendum indetto in Tunisia il 25 luglio per approvare o meno la nuova costituzione sara' in realta' un voto a favore o contro il presidente Kais Saied. La consultazione si svolge nell'anniversario dell'assunzione di tutti i poteri da parte del presidente, eletto nel 2019 con oltre il 70% dei voti.
Un plebiscito per un personaggio che si presentava senza partito e senza programma, ma che prometteva di mettere fine a una situazione politica insostenibile a causa della paralisi del parlamento, ostaggio di scontri tra partiti di tendenze contrapposte. Una crisi istituzionale causata anche da alcune ambiguita' della costituzione del 2014 sulla divisione dei poteri tra presidente e parlamento.
Kais Saied ha approfittato del sostegno popolare per assumere tutti i poteri il 25 luglio 2021 e "legalizzare" questo golpe, un anno dopo, con una costituzione fatta su misura.
Mentre la costituzione del 2014 era stata faticosamente elaborata in tre anni, quella nuova e' stata varata in tre mesi da una commissione che avrebbe dovuto coinvolgere esperti e organizzazioni, come il sindacato, che pero' si sono rifiutati di dare il loro sostegno a un progetto preordinato dal presidente.
Peraltro, il testo consegnato dal giurista Sadok Belaid, capo della Commissione nazionale consultativa per una nuova repubblica, il 22 giugno, non e' quello pubblicato sulla Gazzetta ufficiale (Jort) il 30 giugno.
A rinnegare il testo pubblicato dal presidente e' stato lo stesso Belaid, in una lettera pubblicata dal giornale Assadah il 3 luglio, in cui afferma che "gli ampi poteri attribuiti al presidente... potrebbero aprire la strada a un regime dittatoriale". La carta costituzionale e' stata ulteriormente corretta da Saied l'8 luglio, ma l'ultima versione non e' stata diffusa.
Come detto, il dibattito sul referendum non verte tanto sul testo - sconosciuto alla maggior parte degli elettori - ma sul presidente. Tanto che i sostenitori del "Si'" usano tutti gli strumenti a disposizione, compresi i simboli nazionali formalmente vietati dalla legge elettorale, ma l'Istanza superiore indipendente per le elezioni (Isie) non interviene essendo stata nominata dal presidente.
In forza dello stato di eccezione, in vigore da un anno, sono state impedite le proteste contrarie alla nuova costituzione, che hanno poco spazio anche nei media.
L'importante per Kais Saied e' che vincano i "Si'". Non e' previsto un quorum e la trasparenza del voto non potra' essere verificata da osservatori locali o internazionali che non siano stati autorizzati.
Gli oppositori della nuova costituzione si dividono tra il boicottaggio e il "No". I sondaggi ufficiali sono vietati da molte settimane ma quelli di opinione realizzati da organismi della societa' civile e dei partiti prevedono una bassa partecipazione (15-20%) e una vittoria del "Si'" al 70%.
Del resto, e' chiaro che il presidente non avrebbe indetto un referendum se non avesse avuto in tasca la vittoria.
Tra i punti piu' controversi della nuova Carta vi e' il sistema iperpresidenzialista, con la concentrazione dei poteri nelle mani del presidente, mentre i poteri legislativi e giudiziari vengono ridotti a mere funzioni.
Ma, soprattutto per le donne, a preoccupare e' la riduzione della Tunisia a parte della Umma (comunita' islamica) e la conseguente prevista realizzazione da parte del presidente delle finalita' dell'islam, che potrebbe aprire la strada a una repubblica islamica con applicazione della sharia.
Kais Saied punta sull'elettorato deluso dai partiti islamisti, che formalmente boicottano il referendum. E approfitta della crisi in cui versa Ennahdha, il cui fondatore Rachid Ghannouchi e' indagato per terrorismo.

12. TUNISIA. GIULIANA SGRENA: ALLARME DIRITTI IN TUNISIA. HEDIA JRAD: "LE DONNE E LE LIBERTA' INDIVIDUALI SARANNO LE PRIME VITTIME"
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 23 luglio 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Allarme diritti in Tunisia. Hedia Jrad: 'Le donne e le liberta' individuali saranno le prime vittime'" e il sommario "L'intervista. Parla la leader femminista Hedia Jrad: 'L'approccio del presidente si basa su un populismo di destra con, per di piu', la religione come referente. Le sfide del momento non sono solo giuridiche ma eminentemente politiche'"]

Hedia Jrad, tunisina, e' un'attivista per i diritti umani e delle donne. Nel 1989 e' stata tra le fondatrici dell'Associazione tunisina delle donne democratiche (Atfd), di cui e' stata presidente fino al 1995. Responsabile della scuola secondaria nel sindacato Ugtt (Unione generale dei lavoratori tunisini) negli anni '70: ha partecipato nel 1975 allo sciopero degli insegnanti ritenuto illegale e nel 1978 ha vissuto la pesante repressione subita dal sindacato. Abbiamo rivolto a Hedia Jrad alcune domande sulla nuova costituzione e sul referendum per approvarla indetto per il 25 luglio.
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- Giuliana Sgrena: La Tunisia sembrava la sola esperienza positiva tra le rivolte arabe del 2011 ma la caduta di un dittatore non ha eliminato la possibilita' che un nuovo presidente assumesse tutti i poteri.
- Hedia Jrad: Ebbene si', siamo lontani dalle speranze suscitate dalla rivoluzione del 2011. Per piu' di dieci anni l'islamismo politico e i suoi alleati al potere hanno portato il paese a un fallimento a tutti i livelli: socioeconomico, politico, ecologico e culturale. La costituzione del 2014, frutto di laboriosi compromessi, ha lasciato spazio a interpretazioni che hanno portato a un blocco delle istituzioni e, in seno al parlamento, a scontri inauditi tra deputati di diverse tendenze, mentre la situazione economica andava di male in peggio. Questo spiega in gran parte il favore con cui e' stata accolta la sospensione dell'Assemblea dei rappresentanti del popolo (parlamento) da parte del presidente della repubblica e l'instaurazione di uno stato di eccezione per mettere fine a un fallimento evidente. Ma si poteva tollerare una stato di eccezione senza porre dei limiti alla durata e senza garanzie per ridurre i rischi che hanno portato alla concentrazione di tutti i poteri nelle mani del presidente della repubblica? Senza limiti e garanzie lo stato di eccezione si e' prolungato suscitando inquietudini e malcontento. Dopo il decreto 117 del 22 settembre (sulle misure eccezionali) il presidente ha assunto tutti i poteri e le minacce di un ritorno alla dittatura si confermano ogni giorno di piu'. Tuttavia il presidente continua ad avere sostegno grazie a un discorso populista e una vaga promessa che mettera' fine alla corruzione e a tutti i "mali" perpetrati dai suoi predecessori. "Il popolo vuole!", questo lo slogan del presidente che ha ancora effetto. Molti vi aderiscono per manifestare l'opposizione a forme di lotta e di governo che non hanno portato miglioramenti.
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- Giuliana Sgrena: Quali sono gli aspetti piu' pericolosi della nuova costituzione?
- Hedia Jrad: E' gia' una illusione credere che una nuova costituzione, redatta unilateralmente, possa risolvere tutti i problemi del paese. Molte disposizioni della costituzione del 2014, strappate a Ennahdha che era al potere, con lotte e un'ardua resistenza, sono scomparse. Il secondo articolo sulla natura civile dello stato e' stato eliminato, l'uguaglianza tra uomo e donna e' appena evocata come le pari opportunita', la parita', il riferimento alle convenzioni internazionali e ai diritti umani. Nell'articolo 5, la Tunisia e' definita parte della comunita' musulmana e riserva al solo presidente della repubblica il diritto di perseguire le finalità dell'islam, secondo una lettura di cui ignoriamo la deriva. Dopo l'apparizione sulla gazzetta ufficiale del 30 giugno 2022 un'altra versione corretta del testo ha precisato che queste finalita' saranno misurate con il metro della democrazia! Fatto ancor piu' inquietante e' che la religione e' chiaramente indicata come fonte del diritto. I diritti delle donne e le liberta' individuali saranno le prime vittime.
Altri articoli e capitoli rimettono in causa la separazione dei tre poteri e mettono fine alle istanze indipendenti costituzionalmente riconosciute nel 2014, quelle relative ai media, corruzione, e diritti umani spariranno dal panorama politico. Il potere giudiziario viene ridotto a una funzione e privato di indipendenza. La concentrazione dei poteri nelle mani del presidente appare nella formulazione di diversi articoli e mette in pericolo la democrazia.
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- Giuliana Sgrena: Le donne tunisine hanno lottato per garantire i loro diritti nella costituzione del 2014, in quella nuova sono mantenuti?
- Hedia Jrad: Garantiti? Veramente no! L'Associazione delle donne democratiche ha subito suonato l'allarme, cosi' come numerose altre associazioni femministe e rappresentanti di diverse settori femminili. La nostra paura nasce essenzialmente dall'articolo 5 la cui applicazione potrebbe rimettere in causa il diritto all'aborto, ostacolare il dibattito sull'uguaglianza nel diritto di successione, limitare la parita', confondere cittadinanza e identita' religiosa, ricorrere al concetto di onore per attentare all'integrita' fisica delle donne e alla loro dignita'. Questo progetto di nuova costituzione si inserisce in una societa' patriarcale legittimando il dominio maschile attraverso la strumentalizzazione della religione.
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- Giuliana Sgrena: Il presidente e' contro i partiti islamisti, soprattutto Ennahdha che aveva la maggioranza nel parlamento disciolto. Questo ha portato dei laici a sostenerlo?
- Hedia Jrad: Il presidente e' contro tutti i partiti! Il suo primo obiettivo e' quello di smantellare le formazioni politiche che si sono rafforzate in dieci anni di potere. Sicuramente ha goduto dell'appoggio di tutti quelli che avevano riposto le speranze nei partiti islamisti e i loro alleati che in dieci anni si sono mostrati incapaci di rispondere alle rivendicazioni piu' elementari, accusati di essersi arricchiti alle spalle del "popolo". Ai laici, di cui parli, importava che l'islam politico e i "corrotti" fossero esclusi dal potere. Il secondo obiettivo del presidente e' quello di emarginare e screditare tutte le organizzazioni, come l'Ugtt, e associazioni, comprese quelle note per la loro opposizione a Ennahdha. Le une dopo le altre sono state prese di mira da discorsi sprezzanti con l'obiettivo di indebolirle e con anatemi lanciati contro i/le loro militanti. L'approccio del presidente si basa su un populismo di destra con, per di piu', la religione come referente essenziale. Le sfide del momento non sono solo giuridiche ma eminentemente politiche.
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- Giuliana Sgrena: Kais Saied e' stato eletto nel 2019 con il 70 per cento dei voti. Ha ancora un forte sostegno dopo l'assunzione di tutti i poteri?
- Hedia Jrad: Tutti i mezzi sono utilizzati per far approvare la nuova costituzione. L'Isie (Istanza superiore indipendente per le elezioni), i cui membri sono stati nominati dal presidente della repubblica, non sono piu' l'istanza autonoma istituita dal parlamento per garantire alle elezioni trasparenza e rappresentativita'. La campagna elettorale per il si' ha una grande copertura mediatica, quella per il no ha scarsa possibilita' di farsi sentire quando non e' oggetto di attacchi e repressione. Gli appelli al boicottaggio sono assolutamente ignorati. Molti voteranno contro quello che e' esistito prima del 25 luglio: in mancanza di alternativa, o per ingenuita' politica o ancora per paura dell'ignoto, sosterranno Kais Saied... Ma le lotte continueranno anche dopo questa data.
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- Giuliana Sgrena: Ci sono delle possibilita' per bloccare la nuova costituzione? Quale sara' l'evoluzione della situazione?
- Hedia Jrad: Tutta l'opposizione dei partiti, soprattutto quelli che sono stati al potere, prima o dopo la rivoluzione del 2011, hanno poche possibilita' di ascolto. La societa' civile si organizza e le donne e le loro organizzazioni sono al centro dei movimenti autonomi che si mobilitano per denunciare un processo predeterminato. Il tempo e' poco, le forze democratiche sono divise. Ma non ci perdiamo d'animo: 40 associazioni si sono riunite in una "coalizione per la liberta', la dignita', la giustizia e l'uguaglianza", dei ponti dovrebbero essere costruiti con i partiti che si sono distinti sia da Ennahdha che dal processo in corso. E' urgentissimo agire per un maggiore radicamento in una societa' che ha interiorizzato i messaggi e le barriere ideologiche distillati dai partiti islamisti; si puo' cambiare perche' la Tunisia ha una storia costellata di realizzazioni positive e di conquiste che hanno fatto avanzare i diritti delle donne e hanno respinto numerose discriminazioni. Bisogna prepararsi al dopo 25 luglio...

13. TUNISIA. GIULIANA SGRENA: LA TUNISIA APPESA ALLA "COOSTITUZIONE" DEL PRESIDENTE GOLPISTA KAIS SAIED
[Dal quotidiano "Il manifesto" del primo luglio 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "La Tunisia appesa alla "Costituzione" del presidente golpista Kais Saied" e il sommario "Maghreb. Il paese nel precipizio della crisi sociale ed economica"]

"La necessita' di un uomo forte al potere e' la malattia d'infantilismo del terzo mondo", mi ripeteva un noto intellettuale algerino Mustafa Lacheraf. E purtroppo la storia ce lo conferma. E' il caso ora anche della Tunisia, il paese che sembrava aver tratto maggior profitto dalla rivoluzione del 2011, rispetto alle altre rivolte arabe. Il protagonista del ritorno ai poteri forti e' l'attuale presidente Kais Saied. Eletto nel 2019 senza l'appoggio di un partito e di un programma, sull'onda del discorso populista di ridare il potere al popolo, si presentava come un uomo onesto di cui ci si poteva fidare. E invece piu' che come un politico in grado di risolvere i problemi del paese ha approfittato del sostegno popolare per imporre una deriva autoritaria.
E sara' proprio il 25 luglio, anniversario del suo "quasi-golpe", che un referendum sulla nuova costituzione dovra' legittimare l'assunzione dei pieni poteri con l'instaurazione di una Repubblica presidenziale. "Che si tratti di un sistema presidenziale o parlamentare non conta. Quello che conta e' che il popolo abbia la sovranita'. Per il resto si tratta di funzioni e non di potere", ha affermato il presidente.
Il testo della Costituzione che doveva essere pubblicato ieri, e forse lo sara' entro la mezzanotte, sara' sottoposto a un referendum senza nemmeno aver fissato il quorum necessario per l'approvazione, bastera' una maggioranza di si'. E a questo referendum si prevede una scarsa partecipazione, come ha affermato Raja Jabri, presidente dell'osservatorio elettorale Mourakiboun, anche "per uno scarso coinvolgimento degli elettori nella discussione del testo da convalidare".
Infatti il dibattito, prima ancora dell'ufficializzazione del testo, si e' gia' incentrato sul referendum. Del resto la Costituzione, che dovrebbe sostituire quella del 2014 elaborata sull'onda della rivoluzione, e' stata redatta da una Commissione che escludeva i partiti, vera bestia nera di Kais Saied, in sole tre settimane. La Commissione redattrice che doveva coinvolgere associazioni e personalita' e' stata pero' disertata dall'Unione generale dei lavoratori tunisini (la potente Ugtt) e da molti esperti perche' ritenevano che il testo fosse gia' stato scritto dal presidente. Il sindacato e' anche tornato in piazza con uno sciopero generale proclamato per le imprese pubbliche, il 16 giugno, per protestare contro le misure che il Fondo monetario internazionale vuole imporre alla Tunisia. Tra l'altro, uno dei pilastri della nuova costituzione dovrebbe essere la limitazione dell'intervento dello stato a favore della libera impresa.
La Costituzione del 2014 prevedeva un sistema bicefalo e imperfetto attribuendo poteri forti sia al presidente eletto con suffragio universale che al parlamento. Un parlamento spesso paralizzato dalla ricerca di alleanze tra i diversi partiti. A questo si sono aggiunti scandali e corruzione che hanno minato la credibilita' dei politici. Anche di queste debolezze ha approfittato il presidente per assumere tutti i poteri e sciogliere il parlamento.
Ma l'opposizione ha cominciato a opporsi alla deriva autoritaria. Anche i magistrati hanno scioperato per quattro settimane consecutive per protestare contro la rimozione di 57 di loro da parte del presidente.
Tra le questioni sollevate dalla costituzione e molto dibattuta vi e' quella della eliminazione dal nuovo testo dell'"islam religione di stato". Non si tratta come si potrebbe supporre di separare la politica dalla religione, ma di collocare la Tunisia all'interno della Nazione-Umma, la comunita' definita dalla sua identita' arabo-musulmana.
Lo scontro ora si gioca intorno al concetto di nazione, mentre per i laici la Tunisia e' uno stato-nazione per gli islamisti e' un'entita' che fa parte di un'ampia comunita' islamica (Umma) che si estende dall'Atlantico al Pacifico.
Quindi "Lungi dall'emancipare il campo giuridico dall'imperativo religioso, questo progetto mira in realta' a reinstaurare il religioso, come il mantenimento dell'islamita' del presidente...", sostiene in un lungo e documentato articolo Sana Ben Achour, avvocata e femminista, pubblicato da Leaders.
Saied non aveva mai nascosto le sue posizioni, subito dopo l'elezione aveva cominciato a frequentare assiduamente le moschee. Nei discorsi pubblici cita spesso versetti del corano, deplora i cattivi costumi e accusa l'opposizione di apostasia.
Secondo l'analista Raouf Ben Hedi, "Kais Saied sta riuscendo da solo a realizzare quello che gli islamisti di Ennahdha, gli estremisti di Hizb Ettahrir e i terroristi salafiti d'Ansar Chariaa non sono riusciti a fare". Tuttavia, Saied aveva tratto in inganno con la sua feroce opposizione a Ennahdha. E mentre sta per varare la sua costituzione diversi leader islamisti, tra cui il fondatore di Ennahdha Rachid Ghannouchi, sono accusati da un giudice dell'antiterrorismo "di appartenenza a una organizzazione terrorista e di riciclaggio di denaro".

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 21 del 21 gennaio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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