[Nonviolenza] Telegrammi. 4715



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4715 del 15 gennaio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Insorgere nonviolentemente contro la guerra: se non ora, quando?
2. Un appello al Ministro della Giustizia, al Governo e all'Amministrazione penitenziaria per salvare una vita
3. Una lettera all'ambasciata dell'Iran in Italia
4. Ripetiamo ancora una volta...
5. L'Associazione "Respirare" di Viterbo aderisce all'appello recante "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier"
6. Federico Nastasi: Tutte le donne del Brasile
7. Farian Sabahi intervista Lilia Giugni
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. L'ORA. INSORGERE NONVIOLENTEMENTE CONTRO LA GUERRA: SE NON ORA, QUANDO?

Opporsi a tutte le guerre, a tutte le stragi, a tutte le uccisioni.
Opporsi a tutte le guerre, a tutti gli eserciti, a tutte le armi.
Salvare tutte le vite.
*
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare tutte le vite.
*
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
Solo la nonviolenza invera l'umanita' dell'umanita'.
Salvare tutte le vite.

2. UMANITA'. UN APPELLO AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, AL GOVERNO E ALL'AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA PER SALVARE UNA VITA
[Dal sito del quotidiano "Avvenire" riprendiamo e diffondiamo il seguente appello]

Gentile direttore,
Alfredo Cospito e' a un passo dalla morte nel carcere di Bancali a Sassari all'esito di uno sciopero della fame che dura, ormai, da 80 giorni. Detenuto in forza di una condanna a 20 anni di reclusione per avere promosso e diretto la Fai-Federazione Anarchica Informale (considerata associazione con finalita' di terrorismo) e per alcuni attentati uno dei quali qualificato come strage pur in assenza di morti o feriti, Cospito e' in carcere da oltre 10 anni, avendo in precedenza scontato, senza soluzione di continuita', una condanna per il ferimento dell'amministratore delegato di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi. Dal 2016 e' stato inserito nel circuito penitenziario di Alta Sicurezza 2, mantenendo, peraltro, condizioni di socialita' all'interno dell'istituto e rapporti con l'esterno. Cio' sino al 4 maggio 2022, quando e' stato sottoposto al regime previsto dall'art. 41 bis ordinamento penitenziario, con esclusione di ogni possibilita' di corrispondenza, diminuzione dell'aria a due ore trascorse in un cubicolo di cemento di pochi metri quadri e riduzione della socialita' a una sola ora al giorno in una saletta assieme a tre detenuti. Per protestare contro l'applicazione di tale regime e contro l'ergastolo ostativo, il 20 ottobre scorso Cospito ha iniziato uno sciopero della fame che si protrae tuttora con perdita di 35 chilogrammi di peso e preoccupante calo di potassio, necessario per il corretto funzionamento dei muscoli involontari tra cui il cuore.
La situazione si fa ogni giorno piu' grave, e Cospito non intende sospendere lo sciopero, come ha dichiarato nell'ultima udienza davanti al Tribunale di sorveglianza di Roma: "Sono condannato in un limbo senza fine, in attesa della fine dei miei giorni. Non ci sto e non mi arrendo. Continuero' il mio sciopero della fame per l'abolizione del 41bis e dell'ergastolo ostativo fino all'ultimo mio respiro". Lo sciopero della fame di detenuti potenzialmente fino alla morte e' una scelta esistenziale drammatica che interpella le coscienze e le intelligenze di tutti. E' un lento suicidio (che si aggiunge, nel caso di Cospito, agli 83 suicidi "istantanei" intervenuti nelle nostre prigioni nel 2022), un'agonia che si sviluppa giorno dopo giorno sotto i nostri occhi, un'autodistruzione consapevole e meditata, una pietra tombale sulla speranza. A fronte di cio', la gravita' dei fatti commessi non scompare ne' si attenua, ma deve passare in secondo piano. Ne' vale sottolineare che tutto avviene per "scelta" del detenuto. Configurare come sfida o ricatto l'atteggiamento di chi fa del corpo l'estremo strumento di protesta e di affermazione della propria identita' significa tradire la nostra Costituzione che pone in cima ai valori, alla cui tutela e' preposto lo Stato, la vita umana e la dignita' della persona: per la sua stessa legittimazione e credibilita', non per concessione a chi lo avversa. Sta qui - come i fatti di questi giorni mostrano nel mondo - la differenza tra gli Stati democratici e i regimi autoritari.
La protesta estrema di Cospito segnala molte anomalie, specifiche e generali: la frequente sproporzione tra i fatti commessi e le pene inflitte (sottolineata, nel caso, dalla stessa Corte di assise d'appello di Torino che ha, per questo, rimesso gli atti alla Corte costituzionale); il senso del regime del 41bis, trasformatosi nei fatti da strumento limitato ed eccezionale per impedire i contatti di detenuti di particolare pericolosita' con l'organizzazione mafiosa di appartenenza in aggravamento generalizzato delle condizioni di detenzione; la legittimita' dell'ergastolo ostativo, su cui il dibattito resta aperto anche dopo l'intervento legislativo dei giorni scorsi e molto altro ancora. Non solo: la stessa vicenda di Cospito e' ancora per alcuni aspetti sub iudice che' la Corte costituzionale deve pronunciarsi sulla possibilita' che, nella determinazione della pena, gli effetti della recidiva siano elisi dalla concessione dell'attenuante della lievita' del fatto e la Cassazione deve decidere sul ricorso contro il decreto applicativo del 41bis. Su tutto questo ci si dovra' confrontare, anche con posizioni diverse tra di noi. Ma oggi l'urgenza e' altra. Cospito rischia seriamente di morire: puo' essere questione di settimane o, addirittura, di giorni. E l'urgenza e' quella di salvare una vita e di non rendersi corresponsabili, anche con il silenzio, di una morte evitabile. Il tempo sta per scadere.
Per questo facciamo appello all'Amministrazione penitenziaria, al Ministro della Giustizia e al Governo perche' escano dall'indifferenza in cui si sono attestati in questi mesi nei confronti della protesta di Cospito e facciano un gesto di umanita' e di coraggio. Le possibilita' di soluzione non mancano, a cominciare dalla revoca nei suoi confronti, per fatti sopravvenuti e in via interlocutoria, del regime del 41 bis, applicando ogni altra necessaria cautela. E' un passo necessario per salvare una vita e per avviare un cambiamento della drammatica situazione che attraversano il carcere e chi e' in esso rinchiuso.
Alessandra Algostino docente di diritto costituzionale, Universita' di Torino
Silvia Belforte gia' docente di architettura, Politecnico di Torino
Ezio Bertok presidente Controsservatorio Valsusa
don Andrea Bigalli parroco in Firenze, referente di Libera per la Toscana
Maria Luisa Boccia presidente del Crs (Centro per la Riforma dello Stato)
Massimo Cacciari filosofo
Gian Domenico Caiazza avvocato, presidente Unione Camere Penali Italiane
don Luigi Ciotti presidente del Gruppo Abele e di Libera
Gherardo Colombo gia' magistrato, presidente della Garzanti Libri
Amedeo Cottino professore di sociologia del diritto nelle Universita' di Torino e Umea (Svezia)
Gastone Cottino accademico ed ex partigiano gia' preside Facolta' di Giurisprudenza, Universita' di Torino
Beniamino Deidda magistrato, gia' Procuratore generale di Firenze
Donatella Di Cesare filosofa, docente di filosofia teoretica Universita' di Roma La Sapienza
Daniela Dioguardi Udi (Unione Donne Italiane), Palermo
Angela Dogliotti vicepresidente Centro Studi Sereno Regis
Elvio Fassone gia' magistrato e parlamentare
Luigi Ferrajoli filosofo del diritto
Giovanni Maria Flick gia' presidente della Corte costituzionale e ministro della Giustizia
Chiara Gabrielli docente di procedura penale, Universita' di Urbino
Domenico Gallo magistrato, gia' presidente di sezione della Corte di Cassazione
Elisabetta Grande docente di Sistemi giuridici comparati nell'Universita' del Piemonte orientale
Leopoldo Grosso presidente onorario del Gruppo Abele
Franco Ippolito presidente Fondazione Basso
Roberto Lamacchia avvocato, presidente Associazione italiana Giuristi democratici
Gian Giacomo Migone docente di Storia dell'America del Nord nell'Universita' di Torino, gia' parlamentare
Tomaso Montanari docente di storia dell'arte, rettore dell'Universita' per stranieri di Siena
Andrea Morniroli cooperatore sociale, Napoli
Moni Ovadia attore, musicista e scrittore
Giovanni Palombarini magistrato, gia' procuratore generale aggiunto presso la Corte di Cassazione
Michele Passione avvocato in Firenze
Valentina Paze' docente di filosofia politica, Universita' di Torino
Livio Pepino presidente di Volere la Luna e direttore editoriale delle Edizioni Gruppo Abele
Alessandro Portelli storico e docente di letteratura angloamericana Universita' di Roma La Sapienza
Nello Rossi magistrato, gia' avvocato generale presso la Corte di Cassazione
Armando Sorrentino, avvocato, Associazione italiana giuristi democratici, Palermo
Gianni Tognoni segretario generale del Tribunale permanente dei popoli
Ugo Zamburru psichiatra, fondatore del Caffe' Basaglia di Torino
padre Alex Zanotelli missionario comboniano
Per aderire all'appello: https://forms.gle/jtekmZS4zsdLPUht6

3. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA

All'ambasciatore dell'Iran in Italia: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir,
Egregio ambasciatore,
le saremmo assai grati se volesse trasmettere al suo governo il seguente appello.
Tutte le tradizioni di pensiero dell'umanita', quali che siano le loro fonti, convengono su queste semplici verita':
- che ogni vita umana deve essere rispettata, onorata e protetta;
- che uccidere e' sempre e solo un male;
- che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta';
- che rispettare e salvare le vite e' il primo dovere.
Certi del fatto che condividiate queste semplici considerazioni siamo quindi a chiedervi di impegnarvi:
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, cessino finalmente le uccisioni e le persecuzioni;
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, siano finalmente rispettati la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Vi chiediamo quindi:
- di riconoscere la dignita' e i diritti delle donne, che sono gli stessi degli uomini;
- di non piu' perseguitare, ma piuttosto ascoltare ed onorare, le donne che da mesi nel vostro paese stanno chiedendo "vita e liberta'".
Queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza, sono amiche ed amici dell'umanita' e del bene comune.
E' un crimine ed una follia perseguitare ed uccidere queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere proprio di ogni ordinamento ed istituto giuridico legittimo: rispettare e proteggere le vite, la dignita' e i diritti di tutte le persone.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere di far cessare persecuzioni ed uccisioni.
Sia pace, rispetto ed amicizia fra tutte le persone, i popoli, i paesi.
Distinti saluti dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 30 dicembre 2022

4. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

5. APPELLI. L'ASSOCIAZIONE "RESPIRARE" DI VITERBO ADERISCE ALL'APPELLO RECANTE "SETTE PROPOSTE PER ESTENDERE ED INTENSIFICARE LA MOBILITAZIONE PER LA GRAZIA CHE RESTITUISCA LA LIBERTA' A LEONARD PELTIER"

L'associazione "Respirare" di Viterbo aderisce all'appello recante "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier".
Leonard Peltier e' l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente che da 47 anni e' detenuto innocente, condannato per crimini che non ha commesso in un processo-farsa basato su cosiddette "prove" e su cosiddette "testimonianze" dimostratesi false, come hanno successivamente riconosciuto gli stessi accusatori e giudici.
La sua liberazione e' stata chiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama, papa Francesco.
Milioni di persone ed autorevoli istituzioni di tutto il mondo chiedono al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Alleghiamo in calce il testo integrale dell'appello.
L'associazione "Respirare" di Viterbo
Viterbo, 18 dicembre 2022
L'associazione e' stata promossa nel 2009 a Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente.
* * *
Allegato: testo integrale dell'appello "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier"
Carissime e carissimi,
vi proponiamo sette iniziative per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Il momento e' questo: in questo torno di tempo infatti sia negli Stati Uniti che a livello internazionale sta crescendo la mobilitazione, ottenendo nuove, ampie e rilevanti adesioni che possono finalmente trovare ascolto alla Casa Bianca, nelle cui mani e' il potere di restituire la liberta' a Leonard Peltier attraverso la concessione della grazia presidenziale.
*
1. Scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America
La prima: scrivere a Biden e diffondere quanto piu' possibile la proposta di scrivere a Biden.
Di seguito una proposta di testo della lettera da inviare al Presidente degli Stati Uniti d'America recante la richiesta della grazia presidenziale per Leonard Peltier, e le istruzioni per inviarla attraverso il sito della Casa Bianca.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.
*
2. Scrivere al sindaco di Roma
La seconda: scrivere al sindaco di Roma affinche' affinche' unisca la sua voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier. La voce del sindaco di una delle citta' piu' importanti del mondo puo' trovare favorevole ascolto sia presso la Casa Bianca che presso l'opinione pubblica non solo italiana ma internazionale.
Indirizzi di posta elettronica cui scrivere: segreteria_cg at comune.roma.it, donato.iannone at comune.roma.it, segreteriavcgv.debernardini at comune.roma.it, giorgio.piccarreta at comune.roma.it, pietropaolo.mileti at comune.roma.it, gianluca.viggiano at comune.roma.it, caterina.cordella at comune.roma.it, segreteria.direzionegac at comune.roma.it, accesso.semplice at comune.roma.it, ld.gabinetto at comune.roma.it, mariagrazia.tretola at comune.roma.it, seg.gen at comune.roma.it, laura.dimeglio at comune.roma.it, patrizia.bernardini at comune.roma.it, eufrasia.cogliandro at comune.roma.it, vicesindaco at comune.roma.it, assessorato.bilancio at comune.roma.it, assessorato.ambiente at comune.roma.it, assessorato.rifiuti at comune.roma.it, assessoratodecentramento at comune.roma.it, assessoratopersonale at comune.roma.it, assessorato.politichesociali at comune.roma.it, assessorato.cultura at comune.roma.it, assessorato.sviluppoeconomico at comune.roma.it, assessorato.pariopportunita at comune.roma.it, assessorato.sport at comune.roma.it, assessorato.turismo at comune.roma.it, assessorato.grandieventi at comune.roma.it, assessorato.mobilita at comune.roma.it, assessoratoallascuola at comune.roma.it, assessoratolavoroformazione at comune.roma.it, assessorato.infrastrutture at comune.roma.it, assessorato.urbanistica at comune.roma.it, tiziana.marrone at comune.roma.it, assessorato.patrimoniocasa at comune.roma.it, presidenza.assembleacapitolina at comune.roma.it,
Modello di lettera:
Egregio Sindaco di Roma,
sicuramente conoscera' gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sicuramente sapra' anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricordera' anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Gia' lo scorso anno, su nostra sollecitazione, molti sindaci italiani (tra cui quelli di citta' importanti come Aosta, Bologna, Palermo, Pesaro...) espressero il loro sostegno alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier.
Sarebbe di grande importanza che anche il Sindaco del Comune di Roma volesse unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarla di voler anche lei richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
*
3. Scrivere alle ed ai parlamentari italiani
La terza: scrivere alle ed ai parlamentari italiani affinche' uniscano la loro voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier.
Gli indirizzi di posta elettronica delle e dei parlamentari sono disponibili nel sito del Senato e della Camera (www.senato.it e www.camera.it).
Modello di lettera:
Egregie senatrici, egregi senatori,
Egregie deputate, egregi deputati,
conoscete gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sapete anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricorderete anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Sarebbe di grande importanza che anche il Parlamento italiano volesse unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarvi di un vostro autorevole impegno a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
*
4. Scrivere alle ed ai parlamentari italiani che siedono nel Parlamento Europeo
La quarta: scrivere alle ed ai parlamentari italiani che siedono nel Parlamento Europeo affinche' uniscano la loro voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier, proseguendo nell'impegno gia' espresso dal Parlamento Europeo nel 1994 e nel 1999 e rinnovato nel 2021 dal compianto Presidente David Sassoli.
Gli indirizzi di posta elettronica delle e dei parlamentari europei sono disponibili nel sito del Parlamento Europeo (www.europarl.europa.eu).
Modello di lettera:
Egregie ed egregi parlamentari europei,
conoscete gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sapete anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricorderete anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Sarebbe di grande importanza che anche il Parlamento Europeo volesse ancora una volta unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarvi di un vostro autorevole impegno a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
*
5. Scrivere all'"International Leonard Peltier Defense Committee"
La quinta: scrivere all'"International Leonard Peltier Defense Committee" per far sentire direttamente la nostra solidarieta' a chi e' piu' vicino a Leonard Peltier e coordina la mobilitazione per la sua liberazione
Per contatti diretti con l'"International Leonard Peltier Defense Committee": sito: wwww.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info, recapiti telefonici: Carol Gokee, International Leonard Peltier Defense Committee, 715-209-4453; Jean Roach, International Leonard Peltier Defense Committee, 605-415-3127; Kevin Sharp, former Federal District Court Judge & Peltier's lead attorney, 615-434-7001.
*
6. Scrivere direttamente a Leonard Peltier
La sesta: scrivere direttamente a Leonard Peltier.
L'indirizzo e': Leonard Peltier, #89637-132, USP Coleman I, P.O. Box 1033, Coleman, FL 33521.
Possono essere inviate solo lettere postali.
Ovviamente le lettere devono essere adeguate alla situazione. Possono bastare anche poche parole.
*
7. Costruire una rete italiana di solidarieta' con Leonard Peltier
La settima: costruire una rete italiana di solidarieta' con Leonard Peltier.
Ovviamente una rete senza gerarchie o primazie, policentrica e plurale, in cui possano impegnarsi insieme persone provenienti da tutte le culture, le esperienze e le tradizioni.
Una rete di persone e realta' che si prefigga ad esempio di:
a) partecipare a iniziative comuni;
b) promuovere iniziative proprie, locali e non solo;
c) premere nonviolentemente sui media, locali e non solo, affinche' diano notizia della vicenda di Leonard Peltier e delle iniziative per la sua liberazione;
d) premere nonviolentemente sulle rappresentanze democratiche (istituzioni, associazioni, forze politiche e sindacali, esperienze della cultura e della solidarieta'...), locali e non solo, affinche' si impegnino per la liberazione di Leonard Peltier.
*
E' ovvio che tutte le iniziative che proponiamo devono essere rigorosamente nonviolente, coerentemente con il fine dell'iniziativa: ottenere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Se necessaria, varia documentazione utile, in inglese e in italiano, puo' essere richiesta scrivendo al nostro indirizzo di posta elettronica: centropacevt at gmail.com
Ringraziandovi fin d'ora per l'attenzione e l'impegno, un forte abbraccio dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 9 dicembre 2022
Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
Piu' specificamente: dal giugno 2021 il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" ha lavorato intensamente a qualificare ed estendere la solidarieta' con Leonard Peltier in Italia (ma anche in Europa e negli Stati Uniti d'America e in Canada).
Sul piano della qualificazione della solidarieta' ha promosso molti incontri di studio e ha fatto conoscere per la prima volta in Italia molti libri il cui studio e' fondamentale per chi vuole impegnarsi per sostenere Leonard Peltier e le lotte attuali dei nativi americani.
Sul piano dell'estensione della solidarieta' ha raggiunto ripetutamente decine di migliaia di interlocutori, e raccolto migliaia di adesioni: coinvolgendo figure di grande prestigio della riflessione morale e dell'impegno civile, della scienza e delle arti, dei movimenti e delle istituzioni.
Il criterio e' stato di coinvolgere persone, associazioni ed istituzioni in grado di esercitare un'azione persuasiva nei confronti del Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
In questa iniziativa, sul versante del coinvolgimento delle istituzioni, di particolare valore e' stata l'adesione del compianto Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, quelle di molti parlamentari e parlamentari emeriti, quelle dei sindaci di vari comuni d'Italia, da Aosta a Bologna, da Palermo a Pesaro.

6. L'ORA. FEDERICO NASTASI: TUTTE LE DONNE DEL BRASILE
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo, originariamente apparso su "Il manifesto" del 5 gennaio 2023]

Sono le donne che hanno permesso a Luis Inacio Lula da Silva di diventare il 39esimo presidente del Brasile. Indipendentemente dalla classe sociale, la maggioranza delle donne brasiliane ha votato per lui, consentendogli una vittoria di misura sul presidente uscente, Jair Bolsonaro, secondo i dati di Datafolha.
Nel terzo governo Lula c'e' la delegazione di ministre piu' grande di sempre. Tra le undici ministre, ce ne sono alcune ad alto valore simbolico. Come Anielle Franco all'uguaglianza razziale, sorella di Marielle, consigliera comunale di Rio de Janeiro, uccisa nel marzo 2018 dalle milizie per ragioni politiche. Ieri la famiglia Franco ha annunciato che accetta l'avvio di un'inchiesta guidata dalla polizia federale, che fa tremare la famiglia Bolsonaro, collegata a uno dei miliziani killer.
Tre donne alla difesa dell'Amazzonia: Sonia Guajajara, ministra dei popoli indigeni; Joenia Wapixana, presidente della Fondazione nazionale dell'Indio, e Marina Silva, ministra all'ambiente.
Martedi' scorso, le nuove titolari dei dicasteri brasiliani si sono ritrovate alla cerimonia di insediamento della ministra delle donne, Cida Gonçalves. Sul palco le ministre, in platea i movimenti femministi, "attento machista, l'America latina e' tutta femminista", hanno cantato tutte insieme.
Il dicastero di Gonçalves e' "delle donne. Di tutte le donne che compongono la nostra societa': nere, bianche, indigene, Lgbt+, delle citta', della campagna", ha detto la neonominata. Gonçalves, 61 anni, detta Cidinha, attivista femminista e dirigente di lungo corso del Partito dei Lavoratori (Pt), di Mato Grosso do Sul, assume un ministero creato ex-novo. E sostituisce l'ex ministra bolsonarista, Damares Alves, "quadro molto capace, guidata dal piu' estremo fondamentalismo evangelico con sfumature naziste. Efficiente nello smantellamento dei diritti umani, nella militanza fanatica anti-aborto, e in un'azione capillare contro la protezione dell'indio" ha scritto la professoressa Teresa Isenburg.
L'interruzione volontaria di gravidanza e' terreno sensibile nella religiosissima societa' brasiliana. Lula in passato ha provato ad aprire un dibattito, ma ha sempre dovuto fare marcia indietro. Gonçalves intende affrontare quello che "e' un tema di salute pubblica, ma dobbiamo stare attente ad aprire una discussione parlamentare, rischiamo di perdere piu' che guadagnare", ha detto riferendosi alle sabbie mobili del Congresso dove Lula e' in minoranza e i gruppi evangelici sono molto influenti.
E poi ci sono donne in ministeri di primo piano: la cantante Menezes alla cultura; Nísia Trindade incaricata di ridare prestigio al Sistema di salute universale; la centrista Simone Tebet alla pianificazione economica.
Due donne presiederanno le banche statali Caixa Economica Federal e Banco do Brasil. Figura chiave della politica brasiliana e' la presidente del Pt, Glesi Hoffman. Nel 2016 ha guidato la difesa parlamentare contro l'impeachment all'ex presidente Dilma Rousseff, si e' affermata come dirigente politica determinata e ha accompagnato Lula nella composizione del governo.
Ciononostante, il Brasile non e' un posto per donne. Nel congresso ci sono meno di due deputate ogni dieci congressisti, il 18% alla Camera, il 17% al Senato. Il numero piu' alto di sempre. Dei ventisette Stati federali, solo Rio Grande do Norte e' governato da una donna, Fatima Bezerra del Pt.
Nel settore pubblico le donne occupano il 40% della forza lavoro, nei livelli di direzione appena il 26%. Guadagnano salari piu' bassi a parita' di lavoro e il tasso di disoccupazione femminile e' il doppio di quello maschile.
La violenza sulle donne, soprattutto tra le mura domestiche, ha numeri vertiginosi: nei primi sei mesi del 2022, 700 casi di femminicidio; nel 2021, 66.000 donne sono state vittime di stupro e 230.000 vittime di aggressioni fisiche in casa, secondo i dati del Anuario Brasileiro de Segurança Publica. E le donne nere sono le vittime piu' frequenti: il 67% delle vittime di femminicidio e l'89% di violenza sessuale.
La strada per l'uguaglianza di genere e' in salita, soprattutto dopo i quattro anni di governo di Bolsonaro, ma oggi ci sono sempre piu' donne e attiviste femministe impegnate in ruoli di responsabilita'.
Piccoli segnali: durante la cerimonia di insediamento dei ministri del governo Lula, tutti, anche i piu' conservatori, hanno utilizzato un linguaggio inclusivo e fatto frequenti riferimenti all'agenda femminista. Lo stesso Lula, negli ultimi anni, ha cambiato il suo discorso e oggi insiste sull'"importanza che gli uomini partecipino ai lavori domestici e di cura".

7. RIFLESSIONE. FARIAN SABAHI INTERVISTA LILIA GIUGNI
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo e diffondiamo la seguente intervista, originariamente apparsa su "Alias - Il manifesto" del 7 gennaio 2023 col titolo "Lilia Giugni, contro la rivoluzione sessista"]

"Campagne di diffamazione, insulti sessisti, minacce di stupro e di morte stanno colpendo ricercatrici, giornaliste e attiviste sulla rete», osserva l'attivista femminista Lilia Giugni. Autrice del saggio La rete non ci salvera'. Perche' la rivoluzione digitale e' sessista (e come resistere) per Longanesi (pp. 300, euro 19), insegna Innovazione sociale all'Universita' di Bristol ed e' ricercatrice associata presso l'ateneo di Cambridge.
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- Farian Sabahi: Di questi tempi giornaliste e accademiche che si occupano di Iran vengono attaccate sui social e accusate di essere agenti della Repubblica islamica, laddove hanno invece sempre lottato per i diritti umani. Come si spiega?
- Lilia Giugni: Questo fenomeno e' figlio della cultura patriarcale che, sia pure in modi diversi, sopravvive in tutto il pianeta, e porta utenti della rete (principalmente, anche se non esclusivamente, uomini) a tentare di zittire le donne che dicono la loro. A volte ci troviamo di fronte a episodi di violenza politica organizzata, di matrice quasi squadrista. Accade, per esempio, che operatori politici con pochi scrupoli sguinzaglino i propri follower contro una donna, non solo e non tanto per danneggiare lei specificamente, quanto per consolidare e compattare il proprio seguito fornendo loro una nemica, o magari per seminare divisioni all'interno di uno schieramento. In altre parole, le donne vengono sacrificate sull'altare della costruzione o della manipolazione del consenso, che al giorno d'oggi passa soprattutto per il web.
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- Farian Sabahi: In quali paesi si e' verificata una campagna di denigrazione per delegittimare giornaliste e accademiche?
- Lilia Giugni: Nel Brasile di Bolsonaro la giornalista Patricia Campos Mello, voce critica dell'ex presidente, ha subito per anni pesantissime minacce sia contro lei stessa sia contro la sua famiglia. In India la reporter Rana Ayyub, autrice di un libro inchiesta che indagava le responsabilita' governative nelle violenze contro la popolazione musulmana del Gujarat, e' stata ricoverata dopo che la diffusione online di un falso video pornografico le ha scatenato contro un'autentica persecuzione. Nella Russia di Putin, sono note le azioni delle "brigate del web", orde di "bot" (account automatici) con cui vengono prese di mira le oppositrici del Cremlino sia in patria sia all'estero. Negli Usa, in Gran Bretagna, in Francia e in Italia abbondano i casi di donne prese d'assalto sui social quando si occupano di diritti di genere, migrazione, razzismo e cambiamento climatico.
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- Farian Sabahi: Come mai sono in primis le donne a essere prese di mira?
- Lilia Giugni: Entrano in gioco misoginia e pregiudizi sessisti, che si traducono nel tentativo di privare le donne della liberta' di prendere spazio sulla scena pubblica. I politici hanno imparato che sobillare gli utenti social contro le donne ha un ritorno. La strategia di monetizzazione delle piattaforme digitali si fonda sull'estrazione dei dati dell'utenza, e quindi sul tentativo di tenerci tutte e tutti il piu' possibile attaccati alla tastiera. Questo modello di business spinge le piattaforme a favorire, con espedienti, la circolazione di contenuti divisivi, e incoraggia la diffusione di disinformazione e la radicalizzazione dell'utenza. Un cocktail micidiale, che gioca un ruolo chiave nel meccanismo della violenza di genere online.
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- Farian Sabahi: Come funziona la campagna di legittimazione in termini di retweet?
- Lilia Giugni: A dare il la a un attacco social e' la pubblicazione di un primo post condiviso da un account con un numero cospicuo di follower, che genera uno tsunami di messaggi contro la donna di turno. Donald Trump, ad esempio, si serviva regolarmente di questo schema contro oppositrici e critiche, prima di essere bannato da Twitter in seguito all'assalto al Campidoglio. Nel caso delle giornaliste, sono le sezioni commenti e le pagine social a diventare teatro di abusi. Per questo, giornali come il britannico The Guardian, hanno scelto di precludere la possibilita' di commentare per proteggere le reporter.
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- Farian Sabahi: Come ci si puo' difendere?
- Lilia Giugni: Tante organizzazioni internazionali, dall'Osce all'International Federation of Journalists, hanno lanciato programmi per sostenere la sicurezza e la liberta' di parola delle giornaliste.
Anche le universita' stanno diventando piu' consapevoli e pronte a tutelare le ricercatrici. Nel mondo le donne si stanno organizzando in network e reti per proteggersi e per sostenersi. In Italia, pensiamo a "Giulia Giornaliste" [https://giulia.globalist.it/]. A restare vulnerabili sono le croniste freelance, le accademiche precarie, le piu' giovani e prive di un qualsiasi sostegno istituzionale. In ogni caso, la responsabilita' di sconfiggere la violenza di genere non dovrebbe gravare sulle donne, servono interventi politici e giuridici.

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Dario Fiorentino, La camorra, Rcs, Milano 2023, pp. 160, euro 5,99.
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Riletture
- N. Scott Momaday, La strana e verace storia della mia vita con Billy the Kid (e altre storie), Salerno, Roma 1993, pp. 104 (+ 20 pp. di illustrazioni fuori testo).
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Riedizioni
- Piero Angela, Tredici miliardi di anni. Il romanzo dell'universo e della vita, Mondadori, Milano 2017, 2023, pp. VIII + 216, euro 8,90.
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Fantascienza
- Isaac Asimov, Viaggio allucinante, Mondadori, Milano 1966, Rcs, Milano 2022, pp. 264, euro 6,99 (in supplemento al "Corriere della sera").
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Maestre
- Lea Melandri, Le passioni del corpo. La vicenda dei sessi tra origine e storia, Bollati Boringhieri, Torino 2001, pp. 192.
- Lea Melandri, Amore e violenza. Il fattore molesto della civilta', Bollati Boringhieri, Torino 2011, pp. 166.
- Christa Wolf, Cassandra, Edizioni e/o, Roma 1984, pp. 160.
- Christa Wolf, Premesse a Cassandra, Edizioni e/o, Roma 1984, pp. 176.

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4715 del 15 gennaio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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