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[Nonviolenza] Telegrammi. 4711
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 4711
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Tue, 10 Jan 2023 18:38:51 +0100
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4711 dell'11 gennaio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Monica Lanfranco: La liberta' delle donne e' il termometro della civilta' sul pianeta
2. La succursale
3. Una lettera all'ambasciata dell'Iran in Italia
4. Ripetiamo ancora una volta...
5. L'Associazione "Respirare" di Viterbo aderisce all'appello recante "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier"
6. Annamaria Rivera: Due firme contro "clandestinita'" (2013)
7. Annamaria Rivera: Il momento propizio per i migranti (2013)
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'
1. L'ORA. MONICA LANFRANCO: LA LIBERTA' DELLE DONNE E' Il TERMOMETRO DELLA CIVILTA' SUL PIANETA
[Dal sito www.noidonne.org riprendiamo e diffondiamo questo articolo del 28 dicembre 2022]
"Non si tratta solo del velo, e' una rivolta contro il regime". Oppure: "Non e' solo la questione dell'hijab, le nuove generazioni hanno valori diversi rispetto alle precedenti". E anche: "Le donne c'entrano, ma e' la situazione economica del paese ad essere esplosiva".
Si potrebbe continuare cosi', enumerando i commenti di esperti di politica internazionale cosi' come quelli, meno competenti e a spanne, che sui social di ogni tipo esprimono la loro su cio' che sta accadendo in Iran.
Il problema e' proprio questo: che cosa stia succedendo in Iran, da cosa sia partita la rivolta, e il fastidio che serpeggia in questi commenti e analisi perche' non e' possibile ignorare che tutto e' partito, il 16 settembre 2022, dal massacro di una giovane donna, Mahsa Amini, rimasta in coma tre giorni dopo le percosse e gli abusi da parte della polizia "morale", uccisa per non avere indossato il velo islamico in modo corretto.
Si tratta, in primo luogo, del profondo e patologico imbarbarimento delle relazioni tra i sessi, dalla permanenza tossica di un patriarcato alimentato dalla distorsione perversa della fede religiosa che dimostra, per usare le parole dello psicoanalista Recalcati, come "credere fanaticamente in Dio sia un modo per rifiutare l'esistenza della donna e per continuare a odiare la vita".
La misoginia, l'odio verso le donne e', infatti, la plastica dimostrazione dell'avversione per l'esistenza umana tutta: senza la generativita' delle donne, senza la liberta' dei loro corpi non c'e' futuro per l'umanita'.
E' indubitabile che l'Iran viva, da molti anni, in una condizione di degrado democratico, sociale ed economico, sotto il giogo della sharia e la follia che ne consegue. Ma, prima di ogni altra considerazione ed analisiil paese e' una immensa, crudele e terrificante prigione per tutte le donne che purtroppo sono nate li', segregate da un regime religioso teocratico fondamentalista. Lo scenario descritto, a meta' degli anni '80, da Margaret Atwood ne Il racconto dell'ancella si e' orrendamente realizzato in alcuni luoghi del mondo, e tra questi l'Iran ne e' l'incubotica materializzazione.
Si potrebbe descrivere come analoga anche la condizione delle donne di un altro paese a guida dei fondamentalisti islamici, l'Afghanistan dove, proprio in questi giorni, alcune importanti ong hanno dichiarato di dover lasciare il paese dopo il divieto, per le donne e le bambine di frequentare la scuola, imposto dai talebani. Non possiamo piu' lavorare qui, senza le donne, e' stato il drammatico commento delle organizzazioni umanitarie, la cui partenza genera conseguenze di poverta' e segregazione immense e inimmaginabili.
Ma, se si esclude il drammatico parallelismo riguardo alla dittatura sessuale su base religiosa le differenze tra i due paesi sono enormi: per il livello di scolarizzazione delle donne, per la ricchezza economica, per la collocazione geopolitica, e per la storia recente che fanno dell'Iran, da sempre, il termometro politico per l'area del medio oriente.
Donne, vita, liberta' e' uno slogan centrale a livello planetario, coniato dal movimento di rivolta che da oltre tre mesi le giovanissime attiviste scandiscono, scrivono, cantano e postano sui social quando riescono ad eludere la censura del regime. Dopo il massacro di Mahsa Amini e' iniziata l'oscena contabilita' di morte per le donne, quasi tutte giovanissime, torturate e violentate, prima di essere uccise. Dopo Mahsa Amini ci sono Nika Shakarami (17 anni), Hadis Najafi (20 anni), Hannaneh Kia (23 anni), Ghazaleh Chalavi (32 anni), Mahsa Moguyi (18 anni), Aida Rostami (36 anni), la dottoressa che curava i feriti. Ma questi sono solo i nomi che si conoscono, perche' le informazioni filtrano con enorme difficolta', e le riceviamo grazie anche a chi, come l'attivista femminista Masih Alinejad, rifugiata negli Stati Uniti, autrice del libro Il vento tra i capelli, riporta senza sosta su vari canali on line immagini, appelli e dirette da Teheran e dintorni.
Per fortuna grande scalpore ha fatto l'arresto dell'attrice pluripremiata Taraneh Alidoosti, della quale non si hanno piu' notizie: l'ultima vittima in ordine di tempo e' la bambina di nome Masooumeh, 14 anni, straziata nel corpo da violenza inaudita perche', insieme ad alcune compagne di classe (per la vita delle quali ora si teme) si era tolta il velo: il gruppo si era ritratto di spalle con la scritta Donne, vita, liberta'. Centinaia di persone, nel mondo della cultura, del giornalismo, personaggi pubblici e dell'attivismo hanno subito intimidazioni, violenza e arresti.
Il filosofo sloveno Slavoj Zizek ha commentato cosi' le rivolte in un suo recente messaggio al popolo iraniano, mettendo l'accento sulla matrice antipatriarcale, femminista e antifondamentalista della rivolta: "Gli uomini che partecipano a Zan, Zendegi, Azadi (Donne, vita, liberta') sanno bene che la lotta per i diritti delle donne e' anche la lotta per la propria liberta': l'oppressione delle donne non e' un caso speciale, e' il momento in cui l'oppressione che permea l'intera società e' piu' visibile".
Questo a me pare il punto centrale: laddove le donne non hanno cittadinanza i diritti di ogni essere umano sono in pericolo. I diritti delle donne sono la base dei diritti universali, e non ci sono diritti universali dove non c'e' la completa separazione della religione dallo stato (non la versione inglese multiculturalista di eguale tolleranza per le religioni, che alimenta il comunitarismo). La liberta' di religione, o di credo, e' un importante diritto umano: e' una questione personale di coscienza. Quando pero' la religione e' parte integrante dello stato, o della legge, non si tratta piu' di credo personale, ma di potere e controllo sulla collettivita'. La difesa della laicita' e' una sfida importante per i progetti islamisti che aumentano in Europa, come le corti della Sharia, il burqa o la segregazione di genere nelle universita' britanniche.
L'islamismo, come altri movimenti di destra religiosa (inclusa la destra cristiana, indu', ebraica o buddista), usa la religione per il controllo della societa' e per la riscrittura, in un'ottica di estrema destra, della societa'. Opporsi all'islamismo e alle sue pratiche, tra cui l'imposizione del velo, significa ne' piu' ne' meno opporsi ad una deriva di destra. Il velo, e la conseguente segregazione sessuale, e' centrale nel progetto islamista per la cancellazione delle donne dallo spazio pubblico, come accade in Iran e in Afghanistan.
La portata universale della lotta delle iraniane, e degli uomini al loro fianco, e' la straordinaria occasione per il femminismo a livello globale di riaffermare che la liberta' delle donne sui loro corpi e' il primo indicatore della civilta', dell'equita' e del benessere sul pianeta Terra.
2. L'ORA. LA SUCCURSALE
L'Unione Europea ha formalizzato, con una solenne cerimonia in mondovisione, di essere divenuta la succursale di sua eccellenza la celebre organizzazione terrorista e stragista denominata Nato, braccio armato dell'illustrissimo imperialismo americano.
Congratulazioni vivissime.
Da domattina tutti i membri del Consiglio d'Europa, della Commissione Europea e del Parlamento Europeo sono convocati in piazza d'armi in scarponi e mimetica per iniziare l'addestramento ad uccidere poveri cristi a mani nude, all'arma bianca, con armi da fuoco e negli infiniti altri modi che l'inesauribile creativita' umana inventa e adotta al fine di avvicinare l'apocalisse purificatrice.
Dalle televisioni tutte corale e trionfale si leva un panegirico e un peana.
*
Prosegue la strage in Ucraina.
Prosegue la strage nel Mediterraneo.
Fascismo, razzismo, schiavismo e maschilismo dilagano.
In tutto il mondo brindano i padroni, levando in alto i lieti calici. Di sangue ricolmi.
*
Opporti tu devi a tutte le guerre, a tutte le stragi, a tutte le uccisioni.
Opporti tu devi a tutte le guerre, a tutti gli eserciti, a tutte le armi.
Opporti tu devi a tutti i poteri assassini.
Salvare le vite e' il primo dovere: sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
3. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA
All'ambasciatore dell'Iran in Italia: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir,
Egregio ambasciatore,
le saremmo assai grati se volesse trasmettere al suo governo il seguente appello.
Tutte le tradizioni di pensiero dell'umanita', quali che siano le loro fonti, convengono su queste semplici verita':
- che ogni vita umana deve essere rispettata, onorata e protetta;
- che uccidere e' sempre e solo un male;
- che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta';
- che rispettare e salvare le vite e' il primo dovere.
Certi del fatto che condividiate queste semplici considerazioni siamo quindi a chiedervi di impegnarvi:
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, cessino finalmente le uccisioni e le persecuzioni;
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, siano finalmente rispettati la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Vi chiediamo quindi:
- di riconoscere la dignita' e i diritti delle donne, che sono gli stessi degli uomini;
- di non piu' perseguitare, ma piuttosto ascoltare ed onorare, le donne che da mesi nel vostro paese stanno chiedendo "vita e liberta'".
Queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza, sono amiche ed amici dell'umanita' e del bene comune.
E' un crimine ed una follia perseguitare ed uccidere queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere proprio di ogni ordinamento ed istituto giuridico legittimo: rispettare e proteggere le vite, la dignita' e i diritti di tutte le persone.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere di far cessare persecuzioni ed uccisioni.
Sia pace, rispetto ed amicizia fra tutte le persone, i popoli, i paesi.
Distinti saluti dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 30 dicembre 2022
4. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
5. APPELLI. L'ASSOCIAZIONE "RESPIRARE" DI VITERBO ADERISCE ALL'APPELLO RECANTE "SETTE PROPOSTE PER ESTENDERE ED INTENSIFICARE LA MOBILITAZIONE PER LA GRAZIA CHE RESTITUISCA LA LIBERTA' A LEONARD PELTIER"
L'associazione "Respirare" di Viterbo aderisce all'appello recante "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier".
Leonard Peltier e' l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente che da 47 anni e' detenuto innocente, condannato per crimini che non ha commesso in un processo-farsa basato su cosiddette "prove" e su cosiddette "testimonianze" dimostratesi false, come hanno successivamente riconosciuto gli stessi accusatori e giudici.
La sua liberazione e' stata chiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama, papa Francesco.
Milioni di persone ed autorevoli istituzioni di tutto il mondo chiedono al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Alleghiamo in calce il testo integrale dell'appello.
L'associazione "Respirare" di Viterbo
Viterbo, 18 dicembre 2022
L'associazione e' stata promossa nel 2009 a Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente.
* * *
Allegato: testo integrale dell'appello "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier"
Carissime e carissimi,
vi proponiamo sette iniziative per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Il momento e' questo: in questo torno di tempo infatti sia negli Stati Uniti che a livello internazionale sta crescendo la mobilitazione, ottenendo nuove, ampie e rilevanti adesioni che possono finalmente trovare ascolto alla Casa Bianca, nelle cui mani e' il potere di restituire la liberta' a Leonard Peltier attraverso la concessione della grazia presidenziale.
*
1. Scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America
La prima: scrivere a Biden e diffondere quanto piu' possibile la proposta di scrivere a Biden.
Di seguito una proposta di testo della lettera da inviare al Presidente degli Stati Uniti d'America recante la richiesta della grazia presidenziale per Leonard Peltier, e le istruzioni per inviarla attraverso il sito della Casa Bianca.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.
*
2. Scrivere al sindaco di Roma
La seconda: scrivere al sindaco di Roma affinche' affinche' unisca la sua voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier. La voce del sindaco di una delle citta' piu' importanti del mondo puo' trovare favorevole ascolto sia presso la Casa Bianca che presso l'opinione pubblica non solo italiana ma internazionale.
Indirizzi di posta elettronica cui scrivere: segreteria_cg at comune.roma.it, donato.iannone at comune.roma.it, segreteriavcgv.debernardini at comune.roma.it, giorgio.piccarreta at comune.roma.it, pietropaolo.mileti at comune.roma.it, gianluca.viggiano at comune.roma.it, caterina.cordella at comune.roma.it, segreteria.direzionegac at comune.roma.it, accesso.semplice at comune.roma.it, ld.gabinetto at comune.roma.it, mariagrazia.tretola at comune.roma.it, seg.gen at comune.roma.it, laura.dimeglio at comune.roma.it, patrizia.bernardini at comune.roma.it, eufrasia.cogliandro at comune.roma.it, vicesindaco at comune.roma.it, assessorato.bilancio at comune.roma.it, assessorato.ambiente at comune.roma.it, assessorato.rifiuti at comune.roma.it, assessoratodecentramento at comune.roma.it, assessoratopersonale at comune.roma.it, assessorato.politichesociali at comune.roma.it, assessorato.cultura at comune.roma.it, assessorato.sviluppoeconomico at comune.roma.it, assessorato.pariopportunita at comune.roma.it, assessorato.sport at comune.roma.it, assessorato.turismo at comune.roma.it, assessorato.grandieventi at comune.roma.it, assessorato.mobilita at comune.roma.it, assessoratoallascuola at comune.roma.it, assessoratolavoroformazione at comune.roma.it, assessorato.infrastrutture at comune.roma.it, assessorato.urbanistica at comune.roma.it, tiziana.marrone at comune.roma.it, assessorato.patrimoniocasa at comune.roma.it, presidenza.assembleacapitolina at comune.roma.it,
Modello di lettera:
Egregio Sindaco di Roma,
sicuramente conoscera' gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sicuramente sapra' anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricordera' anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Gia' lo scorso anno, su nostra sollecitazione, molti sindaci italiani (tra cui quelli di citta' importanti come Aosta, Bologna, Palermo, Pesaro...) espressero il loro sostegno alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier.
Sarebbe di grande importanza che anche il Sindaco del Comune di Roma volesse unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarla di voler anche lei richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
*
3. Scrivere alle ed ai parlamentari italiani
La terza: scrivere alle ed ai parlamentari italiani affinche' uniscano la loro voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier.
Gli indirizzi di posta elettronica delle e dei parlamentari sono disponibili nel sito del Senato e della Camera (www.senato.it e www.camera.it).
Modello di lettera:
Egregie senatrici, egregi senatori,
Egregie deputate, egregi deputati,
conoscete gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sapete anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricorderete anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Sarebbe di grande importanza che anche il Parlamento italiano volesse unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarvi di un vostro autorevole impegno a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
*
4. Scrivere alle ed ai parlamentari italiani che siedono nel Parlamento Europeo
La quarta: scrivere alle ed ai parlamentari italiani che siedono nel Parlamento Europeo affinche' uniscano la loro voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier, proseguendo nell'impegno gia' espresso dal Parlamento Europeo nel 1994 e nel 1999 e rinnovato nel 2021 dal compianto Presidente David Sassoli.
Gli indirizzi di posta elettronica delle e dei parlamentari europei sono disponibili nel sito del Parlamento Europeo (www.europarl.europa.eu).
Modello di lettera:
Egregie ed egregi parlamentari europei,
conoscete gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sapete anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricorderete anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Sarebbe di grande importanza che anche il Parlamento Europeo volesse ancora una volta unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarvi di un vostro autorevole impegno a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
*
5. Scrivere all'"International Leonard Peltier Defense Committee"
La quinta: scrivere all'"International Leonard Peltier Defense Committee" per far sentire direttamente la nostra solidarieta' a chi e' piu' vicino a Leonard Peltier e coordina la mobilitazione per la sua liberazione
Per contatti diretti con l'"International Leonard Peltier Defense Committee": sito: wwww.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info, recapiti telefonici: Carol Gokee, International Leonard Peltier Defense Committee, 715-209-4453; Jean Roach, International Leonard Peltier Defense Committee, 605-415-3127; Kevin Sharp, former Federal District Court Judge & Peltier's lead attorney, 615-434-7001.
*
6. Scrivere direttamente a Leonard Peltier
La sesta: scrivere direttamente a Leonard Peltier.
L'indirizzo e': Leonard Peltier, #89637-132, USP Coleman I, P.O. Box 1033, Coleman, FL 33521.
Possono essere inviate solo lettere postali.
Ovviamente le lettere devono essere adeguate alla situazione. Possono bastare anche poche parole.
*
7. Costruire una rete italiana di solidarieta' con Leonard Peltier
La settima: costruire una rete italiana di solidarieta' con Leonard Peltier.
Ovviamente una rete senza gerarchie o primazie, policentrica e plurale, in cui possano impegnarsi insieme persone provenienti da tutte le culture, le esperienze e le tradizioni.
Una rete di persone e realta' che si prefigga ad esempio di:
a) partecipare a iniziative comuni;
b) promuovere iniziative proprie, locali e non solo;
c) premere nonviolentemente sui media, locali e non solo, affinche' diano notizia della vicenda di Leonard Peltier e delle iniziative per la sua liberazione;
d) premere nonviolentemente sulle rappresentanze democratiche (istituzioni, associazioni, forze politiche e sindacali, esperienze della cultura e della solidarieta'...), locali e non solo, affinche' si impegnino per la liberazione di Leonard Peltier.
*
E' ovvio che tutte le iniziative che proponiamo devono essere rigorosamente nonviolente, coerentemente con il fine dell'iniziativa: ottenere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Se necessaria, varia documentazione utile, in inglese e in italiano, puo' essere richiesta scrivendo al nostro indirizzo di posta elettronica: centropacevt at gmail.com
Ringraziandovi fin d'ora per l'attenzione e l'impegno, un forte abbraccio dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 9 dicembre 2022
Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
Piu' specificamente: dal giugno 2021 il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" ha lavorato intensamente a qualificare ed estendere la solidarieta' con Leonard Peltier in Italia (ma anche in Europa e negli Stati Uniti d'America e in Canada).
Sul piano della qualificazione della solidarieta' ha promosso molti incontri di studio e ha fatto conoscere per la prima volta in Italia molti libri il cui studio e' fondamentale per chi vuole impegnarsi per sostenere Leonard Peltier e le lotte attuali dei nativi americani.
Sul piano dell'estensione della solidarieta' ha raggiunto ripetutamente decine di migliaia di interlocutori, e raccolto migliaia di adesioni: coinvolgendo figure di grande prestigio della riflessione morale e dell'impegno civile, della scienza e delle arti, dei movimenti e delle istituzioni.
Il criterio e' stato di coinvolgere persone, associazioni ed istituzioni in grado di esercitare un'azione persuasiva nei confronti del Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
In questa iniziativa, sul versante del coinvolgimento delle istituzioni, di particolare valore e' stata l'adesione del compianto Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, quelle di molti parlamentari e parlamentari emeriti, quelle dei sindaci di vari comuni d'Italia, da Aosta a Bologna, da Palermo a Pesaro.
6. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: DUE FIRME CONTRO "CLANDESTINITA'" (2013)
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento del 5 luglio 2013]
Dal traballante governo delle larghe intese quasi null'altro c'e' da aspettarsi se non iniziative antipopolari spacciate per risposta alla recessione, qualche modesto provvedimento enfatizzato come misura contro la disoccupazione, il tentativo di stravolgere principi e meccanismi della Costituzione e di dare una torsione presidenzialista all'assetto istituzionale.
Ben poco possiamo sperare quanto al piano dell'ampliamento della sfera delle liberta' e dei diritti civili, del contrasto dell'omofobia e del razzismo, di misure che riducano la discriminazione ai danni dei migranti, dei rom, dei rifugiati. E cio' a dispetto della ministra Cecile Kyenge il cui mandato, temiamo, potrebbe essere - malgrado la sua buona volonta' e le pur apprezzabili iniziative simboliche - poco piu' che un'esperienza umana e politica utile a misurare il tasso di arretratezza provinciale e d'impudente razzismo che caratterizza settori della politica e della societa'. In nessun altro paese civile si dileggia e s'insulta pubblicamente un ministro per il colore della pelle e le origini; cosi' come in nessun altro paese civile il Capo dello Stato riceve con tutti gli onori un politico pluricondannato per reati gravi e infamanti.
E' in base a queste e altre considerazioni sull'importanza e l'urgenza di azioni politiche dal basso che ho aderito all'iniziativa - proposta dai Radicali italiani e lanciata dal comitato Cambiamo Noi - di due quesiti referendari riguardanti l'immigrazione (facenti parte di un "pacchetto" che comprende il divorzio breve, una nuova politica sulle droghe, la questione del finanziamenti ai partiti e alle religioni). Il primo quesito e' volto ad abrogare la norma aberrante che ha reso un reato l'ingresso e il soggiorno irregolari nel territorio italiano, istituendolo, in piu', come aggravante di altri reati. Il secondo riguarda gli articoli 4bis e 5bis del Testo unico sull'immigrazione, che legano indissolubilmente la possibilita' di restare in Italia al requisito di un contratto di lavoro regolare.
Non sono l'unica non radicale ad aver sostenuto questi due quesiti referendari. V'e' un buon numero di sindacalisti, politici, intellettuali, attivisti antirazzisti, amministratori (per es., Giusi Nicolini, sindaca di Lampedusa). E con essi alcuni soggetti politici o associativi: SEL, il Partito socialista italiano, LasciateCIEntrare, Antigone, il Forum Droghe, Prendiamo la parola, Senzaconfine, A buon diritto, il Coordinamento donne contro il razzismo e il sessismo (Casa internazionale delle donne). Alcune di queste associazioni fanno parte anche del cartello che ha lanciato la campagna per tre proposte di legge di iniziativa popolare, una delle quali, "Per la legalita' e il rispetto della Costituzione nelle carceri", prevede ugualmente l'abrogazione del reato di "clandestinita'" (gli altri temi sono l'introduzione del reato di tortura nel codice penale e la modifica della legge sulle droghe).
Le norme che ho citato non sono le sole che andrebbero abrogate, nondimeno sono architravi del sistema giuridico che regola l'immigrazione, reso particolarmente perverso dalla Bossi-Fini e dal cosiddetto pacchetto-sicurezza (legge n. 94 del 2009), partorito dal ventre razzista della Lega Nord. Ricordiamo che il mostro giuridico - fortemente voluto da Maroni - che, tra gli altri misfatti, ha criminalizzato la "clandestinita'", ebbe infine l'approvazione del Presidente della Repubblica. Malgrado la valanga di firme di associazioni e di cittadini/e, anche assai illustri, che gli domandavano non promulgare le "nuove leggi razziali", il Capo dello Stato firmo', pur ammettendo ufficialmente che si trattava di norme "di dubbia coerenza con i principi generali dell'ordinamento e del sistema penale vigente". Ho parlato a bella posta di mostro giuridico: che altro e' una norma che sanziona non una condotta bensi' una condizione e uno status creati dalle stesse norme?
Come e' noto, il Testo unico sull'immigrazione - modificato in peggio da leggi e decreti della destra - condiziona l'ingresso e il soggiorno regolari al requisito di un regolare contratto di lavoro subordinato e alla garanzia del datore di lavoro circa la disponibilita' di un alloggio e il pagamento delle spese di rientro nel paese di origine. Nonche' a un "accordo di integrazione" a punti, macchinoso e punitivo: anch'esso contenuto nella legge del 2009, entrato in vigore sul finire del 2011, giusto alla vigilia delle dimissioni del quarto governo Berlusconi, e reso operativo da una direttiva congiunta di due ministri del governo Monti, Cancellieri e Riccardi.
E' esattamente questo meccanismo a produrre e riprodurre "clandestinita'". La colpa d'autore che e' divenuto, col pacchetto-sicurezza, il soggiorno irregolare serve in definitiva a marchiare a fuoco i "clandestini", ad additarli come nemici pubblici e a giustificare ancor piu' l'esistenza dei lager per migranti. Queste strutture extra ordinem, istituite nel 1998 dalla legge Turco-Napolitano, sono state via via peggiorate dall'accanimento razzista del trio Bossi-Fini-Maroni. Basta dire che il limite massimo di "trattenimento" (in realta', una detenzione peggiore di quella carceraria) e' passato dai 30 giorni fissati dalla Turco-Napolitano ai 18 mesi di oggi. Per inciso va detto che divengono lager anche quando si chiamano Cara: i centri per richiedenti asilo ove sono ammassate in analoghe condizioni disumane molte centinaia di persone, sottoposte a stress insostenibile. Cosi' può accadere, come nel Cara di Bari la notte fra il 2 e il 3 luglio scorsi, che vi scoppino risse perfino mortali.
La criminalizzazione della "clandestinita'" e i due articoli di cui ho detto non fanno che abbassare ulteriormente il costo della forza-lavoro immigrata, rendendola sempre piu' debole e ricattabile e alimentando caporalato e forme di sfruttamento di tipo servile o schiavile. Non servono affatto, invece, a ridurre l'area dell'irregolarita'. Secondo il Dossier Caritas-Migrantes del 2012, i permessi di soggiorno non rinnovati sono stati 263mila, piu' numerosi dei permessi rilasciati, il che significa per lo Stato italiano anche una perdita in termini d'introito fiscale.
In conclusione. Sappiamo bene che anche la volonta' popolare che si esprime attraverso referendum e leggi d'iniziativa popolare puo' essere ignorata o tradita da governi e parlamenti. E tuttavia sollecitare l'iniziativa dal basso su temi cruciali e' gia' uscire dalla gabbia in cui pretende di rinchiuderci il governo delle larghe intese.
*
Fonte: "Micromega" (titolo originario: Migranti, due firme contro le norme che producono la "clandestinita'").
Annamaria Rivera e' antropologa, saggista, scrittrice e docente di etnologia e di antropologia sociale presso l'Universita' di Bari. Vegetariana, e' editorialista per "il manifesto" e lo e' stata per "Carta" e "Liberazione", soprattutto sui temi dell'antirazzismo. Oggi, tra le altre cose, collabora con le case editrici Dedalo e Ediesse. Tra i suoi saggi segnaliamo La Bella, la Bestia e l'Umano. Sessismo e razzismo senza escludere lo specismo (Ediesse, Roma 2010), L'imbroglio etnico, in quattordici parole-chiave (Dedalo, Bari 2001).
7. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: IL MOMENTO PROPIZIO PER I MIGRANTI (2013)
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento del 19 giugno 2013]
E' atrocemente simbolica la fine degli ultimi sette o dieci migranti annegati nel Canale di Sicilia. Ingoiati dai flutti mentre cercavano disperatamente di aggrapparsi a una gabbia ove si agitavano dei tonni: sette o dieci, non importa, ma altrettanto terrorizzati e come loro destinati alla morte. Sebbene troppo citato, l'aforisma di Theodor W. Adorno e' perfettamente calzante: il "non e' che un animale" si ripete incessantemente nelle crudelta' commesse sugli umani.
Secondo il racconto dei novantacinque superstiti salvati dall'intervento della Guardia costiera, i sette o dieci migranti sarebbero finiti in mare dopo che l'equipaggio del motopeschereccio tunisino aveva tagliato il cavo che trainava la tonnara. Avrebbero anche tentato di salire a bordo, i sette o dieci, ma sarebbero stati respinti brutalmente.
E' una gara di crudelta' quella che si gioca sulla pelle dei nuovi dannati della terra: una catena gerarchica volta alla negazione dell'umano, non diciamo dei diritti umani fondamentali.
Con alcune eccezioni rilevanti, come quelle di coloro che prestano soccorso in mare, e' una catena che si snoda dai decisori, europei e nazionali, agli esecutori delle stolide politiche proibizioniste; dai gestori dei lager per migranti a non pochi rappresentanti delle forze dell'ordine italiane. Fino, in tal caso, ai pescatori tunisini incrudeliti da leggi crudeli contro i "clandestini" e chi ne sia "complice".
Basta dire che nella Tunisia post-rivoluzione e' ancora in vigore una legge che punisce con pene detentive comprese fra i tre e i venti anni di prigione chiunque sia implicato, direttamente o indirettamente, anche per mera solidarieta', in un episodio di migrazione illegale o solo in un tentativo o azione preparatoria. Un tal genere di leggi nazionali - tuttora in vigore, ripetiamo, malgrado le "primavere arabe" - e' stato a sua volta imposto, favorito, indurito, legittimato dagli accordi bilaterali per il contrasto dell'immigrazione illegale: fino ai piu' recenti, stipulati dalla ex ministra dell'Interno Cancellieri con i suoi omologhi dell'altra sponda del Mediterraneo.
La realta' di questi giorni - si parla di un migliaio di migranti giunti sulle coste italiane in appena ventiquattr'ore - conferma una verita' lampante: il "mondo-frontiera" (per usare la formula di Paolo Cuttitta), dai confini sempre piu' infittiti, complessi, variegati, disseminati, e' piu' poroso che mai. Esso non ce la fa a competere con la forza degli esodi, con le ragioni che spingono gli esseri umani a cercare altrove salvezza, speranza, avvenire. Il proibizionismo, il pessimo trattamento dei migranti, la clamorosa violazione del diritto umanitario nei confronti dei rifugiati non valgono a "scoraggiare gli arrivi", come recita un luogo comune.
Servono, invece, a incrementare l'ecatombe mediterranea nonche' a rendere un inferno la vita di chi riesce ad approdare. Fino all'istigazione al suicidio. Pochi giorni fa, a Firenze, Mohamud Mohamed Guled, rifugiato somalo di trent'anni, si e' congedato da un'esistenza senza prospettive di dignita' e serenita', lanciandosi da un edificio occupato da suoi connazionali e compagni di sventura. In seguito alla chiusura del progetto "Emergenza Nord Africa", era stato allontanato con 500 euro di mancia dalla struttura di accoglienza, a Pisa, gestita dalla Croce Rossa. Cosi', per avere almeno una tana, non aveva potuto far altro che raggiungere Firenze: a condurre in realta' una vita da reietto, sempre piu' deprimente e intollerabile.
Sono anni e anni che le associazioni per la difesa dei diritti dei migranti e dei rifugiati rivendicano canali d'ingresso legali, permanenti, realisticamente percorribili, meccanismi di regolarizzazione ordinaria, la chiusura dei lager per migranti, una legge organica sull'asilo che finalmente dia corpo all'articolo 10 della Costituzione, un programma nazionale d'integrazione dei rifugiati rispettoso almeno degli standard internazionali. E altre misure - come la riforma della legge sulla cittadinanza e il diritto di voto - che rendano piu' dignitosa la vita dei migranti e dei rifugiati, meno inferiore il loro status. Oggi s'invoca la crisi economica per dire che non e' il momento propizio per queste pretese.
Ma, come si sa, per le rivendicazioni dei migranti e rifugiati, come d'altre categorie di subalterni, un momento propizio non c'e' mai. Percio' insistiamo caparbiamente. Non rinunciamo a immaginare "uno stato di cose migliore" in cui, per citare ancora Adorno, "si potra' essere diversi senza paura": umani e nonumani.
*
Fonte: "il manifesto" 18 giugno 2013.
Tra i moltissimi articoli di Annamaria Rivera dedicati a questi temi, ve ne suggeriamo uno dello scorso anno, tratto sempre dal "manifesto" e intitolato I becchini del Mediterraneo http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Giovanni Pascoli, Tutte le poesie, Newton Compton, Roma 2001, 2013, pp. XVIII + 1260.
*
Maestre
- Lea Melandri, Le passioni del corpo. La vicenda dei sessi tra origine e storia, Bollati Boringhieri, Torino 2001, pp. 192.
- Lea Melandri, Amore e violenza. Il fattore molesto della civilta', Bollati Boringhieri, Torino 2011, pp. 166.
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
10. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4711 dell'11 gennaio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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Numero 4711 dell'11 gennaio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Monica Lanfranco: La liberta' delle donne e' il termometro della civilta' sul pianeta
2. La succursale
3. Una lettera all'ambasciata dell'Iran in Italia
4. Ripetiamo ancora una volta...
5. L'Associazione "Respirare" di Viterbo aderisce all'appello recante "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier"
6. Annamaria Rivera: Due firme contro "clandestinita'" (2013)
7. Annamaria Rivera: Il momento propizio per i migranti (2013)
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'
1. L'ORA. MONICA LANFRANCO: LA LIBERTA' DELLE DONNE E' Il TERMOMETRO DELLA CIVILTA' SUL PIANETA
[Dal sito www.noidonne.org riprendiamo e diffondiamo questo articolo del 28 dicembre 2022]
"Non si tratta solo del velo, e' una rivolta contro il regime". Oppure: "Non e' solo la questione dell'hijab, le nuove generazioni hanno valori diversi rispetto alle precedenti". E anche: "Le donne c'entrano, ma e' la situazione economica del paese ad essere esplosiva".
Si potrebbe continuare cosi', enumerando i commenti di esperti di politica internazionale cosi' come quelli, meno competenti e a spanne, che sui social di ogni tipo esprimono la loro su cio' che sta accadendo in Iran.
Il problema e' proprio questo: che cosa stia succedendo in Iran, da cosa sia partita la rivolta, e il fastidio che serpeggia in questi commenti e analisi perche' non e' possibile ignorare che tutto e' partito, il 16 settembre 2022, dal massacro di una giovane donna, Mahsa Amini, rimasta in coma tre giorni dopo le percosse e gli abusi da parte della polizia "morale", uccisa per non avere indossato il velo islamico in modo corretto.
Si tratta, in primo luogo, del profondo e patologico imbarbarimento delle relazioni tra i sessi, dalla permanenza tossica di un patriarcato alimentato dalla distorsione perversa della fede religiosa che dimostra, per usare le parole dello psicoanalista Recalcati, come "credere fanaticamente in Dio sia un modo per rifiutare l'esistenza della donna e per continuare a odiare la vita".
La misoginia, l'odio verso le donne e', infatti, la plastica dimostrazione dell'avversione per l'esistenza umana tutta: senza la generativita' delle donne, senza la liberta' dei loro corpi non c'e' futuro per l'umanita'.
E' indubitabile che l'Iran viva, da molti anni, in una condizione di degrado democratico, sociale ed economico, sotto il giogo della sharia e la follia che ne consegue. Ma, prima di ogni altra considerazione ed analisiil paese e' una immensa, crudele e terrificante prigione per tutte le donne che purtroppo sono nate li', segregate da un regime religioso teocratico fondamentalista. Lo scenario descritto, a meta' degli anni '80, da Margaret Atwood ne Il racconto dell'ancella si e' orrendamente realizzato in alcuni luoghi del mondo, e tra questi l'Iran ne e' l'incubotica materializzazione.
Si potrebbe descrivere come analoga anche la condizione delle donne di un altro paese a guida dei fondamentalisti islamici, l'Afghanistan dove, proprio in questi giorni, alcune importanti ong hanno dichiarato di dover lasciare il paese dopo il divieto, per le donne e le bambine di frequentare la scuola, imposto dai talebani. Non possiamo piu' lavorare qui, senza le donne, e' stato il drammatico commento delle organizzazioni umanitarie, la cui partenza genera conseguenze di poverta' e segregazione immense e inimmaginabili.
Ma, se si esclude il drammatico parallelismo riguardo alla dittatura sessuale su base religiosa le differenze tra i due paesi sono enormi: per il livello di scolarizzazione delle donne, per la ricchezza economica, per la collocazione geopolitica, e per la storia recente che fanno dell'Iran, da sempre, il termometro politico per l'area del medio oriente.
Donne, vita, liberta' e' uno slogan centrale a livello planetario, coniato dal movimento di rivolta che da oltre tre mesi le giovanissime attiviste scandiscono, scrivono, cantano e postano sui social quando riescono ad eludere la censura del regime. Dopo il massacro di Mahsa Amini e' iniziata l'oscena contabilita' di morte per le donne, quasi tutte giovanissime, torturate e violentate, prima di essere uccise. Dopo Mahsa Amini ci sono Nika Shakarami (17 anni), Hadis Najafi (20 anni), Hannaneh Kia (23 anni), Ghazaleh Chalavi (32 anni), Mahsa Moguyi (18 anni), Aida Rostami (36 anni), la dottoressa che curava i feriti. Ma questi sono solo i nomi che si conoscono, perche' le informazioni filtrano con enorme difficolta', e le riceviamo grazie anche a chi, come l'attivista femminista Masih Alinejad, rifugiata negli Stati Uniti, autrice del libro Il vento tra i capelli, riporta senza sosta su vari canali on line immagini, appelli e dirette da Teheran e dintorni.
Per fortuna grande scalpore ha fatto l'arresto dell'attrice pluripremiata Taraneh Alidoosti, della quale non si hanno piu' notizie: l'ultima vittima in ordine di tempo e' la bambina di nome Masooumeh, 14 anni, straziata nel corpo da violenza inaudita perche', insieme ad alcune compagne di classe (per la vita delle quali ora si teme) si era tolta il velo: il gruppo si era ritratto di spalle con la scritta Donne, vita, liberta'. Centinaia di persone, nel mondo della cultura, del giornalismo, personaggi pubblici e dell'attivismo hanno subito intimidazioni, violenza e arresti.
Il filosofo sloveno Slavoj Zizek ha commentato cosi' le rivolte in un suo recente messaggio al popolo iraniano, mettendo l'accento sulla matrice antipatriarcale, femminista e antifondamentalista della rivolta: "Gli uomini che partecipano a Zan, Zendegi, Azadi (Donne, vita, liberta') sanno bene che la lotta per i diritti delle donne e' anche la lotta per la propria liberta': l'oppressione delle donne non e' un caso speciale, e' il momento in cui l'oppressione che permea l'intera società e' piu' visibile".
Questo a me pare il punto centrale: laddove le donne non hanno cittadinanza i diritti di ogni essere umano sono in pericolo. I diritti delle donne sono la base dei diritti universali, e non ci sono diritti universali dove non c'e' la completa separazione della religione dallo stato (non la versione inglese multiculturalista di eguale tolleranza per le religioni, che alimenta il comunitarismo). La liberta' di religione, o di credo, e' un importante diritto umano: e' una questione personale di coscienza. Quando pero' la religione e' parte integrante dello stato, o della legge, non si tratta piu' di credo personale, ma di potere e controllo sulla collettivita'. La difesa della laicita' e' una sfida importante per i progetti islamisti che aumentano in Europa, come le corti della Sharia, il burqa o la segregazione di genere nelle universita' britanniche.
L'islamismo, come altri movimenti di destra religiosa (inclusa la destra cristiana, indu', ebraica o buddista), usa la religione per il controllo della societa' e per la riscrittura, in un'ottica di estrema destra, della societa'. Opporsi all'islamismo e alle sue pratiche, tra cui l'imposizione del velo, significa ne' piu' ne' meno opporsi ad una deriva di destra. Il velo, e la conseguente segregazione sessuale, e' centrale nel progetto islamista per la cancellazione delle donne dallo spazio pubblico, come accade in Iran e in Afghanistan.
La portata universale della lotta delle iraniane, e degli uomini al loro fianco, e' la straordinaria occasione per il femminismo a livello globale di riaffermare che la liberta' delle donne sui loro corpi e' il primo indicatore della civilta', dell'equita' e del benessere sul pianeta Terra.
2. L'ORA. LA SUCCURSALE
L'Unione Europea ha formalizzato, con una solenne cerimonia in mondovisione, di essere divenuta la succursale di sua eccellenza la celebre organizzazione terrorista e stragista denominata Nato, braccio armato dell'illustrissimo imperialismo americano.
Congratulazioni vivissime.
Da domattina tutti i membri del Consiglio d'Europa, della Commissione Europea e del Parlamento Europeo sono convocati in piazza d'armi in scarponi e mimetica per iniziare l'addestramento ad uccidere poveri cristi a mani nude, all'arma bianca, con armi da fuoco e negli infiniti altri modi che l'inesauribile creativita' umana inventa e adotta al fine di avvicinare l'apocalisse purificatrice.
Dalle televisioni tutte corale e trionfale si leva un panegirico e un peana.
*
Prosegue la strage in Ucraina.
Prosegue la strage nel Mediterraneo.
Fascismo, razzismo, schiavismo e maschilismo dilagano.
In tutto il mondo brindano i padroni, levando in alto i lieti calici. Di sangue ricolmi.
*
Opporti tu devi a tutte le guerre, a tutte le stragi, a tutte le uccisioni.
Opporti tu devi a tutte le guerre, a tutti gli eserciti, a tutte le armi.
Opporti tu devi a tutti i poteri assassini.
Salvare le vite e' il primo dovere: sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
3. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA
All'ambasciatore dell'Iran in Italia: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir,
Egregio ambasciatore,
le saremmo assai grati se volesse trasmettere al suo governo il seguente appello.
Tutte le tradizioni di pensiero dell'umanita', quali che siano le loro fonti, convengono su queste semplici verita':
- che ogni vita umana deve essere rispettata, onorata e protetta;
- che uccidere e' sempre e solo un male;
- che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta';
- che rispettare e salvare le vite e' il primo dovere.
Certi del fatto che condividiate queste semplici considerazioni siamo quindi a chiedervi di impegnarvi:
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, cessino finalmente le uccisioni e le persecuzioni;
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, siano finalmente rispettati la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Vi chiediamo quindi:
- di riconoscere la dignita' e i diritti delle donne, che sono gli stessi degli uomini;
- di non piu' perseguitare, ma piuttosto ascoltare ed onorare, le donne che da mesi nel vostro paese stanno chiedendo "vita e liberta'".
Queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza, sono amiche ed amici dell'umanita' e del bene comune.
E' un crimine ed una follia perseguitare ed uccidere queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere proprio di ogni ordinamento ed istituto giuridico legittimo: rispettare e proteggere le vite, la dignita' e i diritti di tutte le persone.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere di far cessare persecuzioni ed uccisioni.
Sia pace, rispetto ed amicizia fra tutte le persone, i popoli, i paesi.
Distinti saluti dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 30 dicembre 2022
4. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
5. APPELLI. L'ASSOCIAZIONE "RESPIRARE" DI VITERBO ADERISCE ALL'APPELLO RECANTE "SETTE PROPOSTE PER ESTENDERE ED INTENSIFICARE LA MOBILITAZIONE PER LA GRAZIA CHE RESTITUISCA LA LIBERTA' A LEONARD PELTIER"
L'associazione "Respirare" di Viterbo aderisce all'appello recante "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier".
Leonard Peltier e' l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente che da 47 anni e' detenuto innocente, condannato per crimini che non ha commesso in un processo-farsa basato su cosiddette "prove" e su cosiddette "testimonianze" dimostratesi false, come hanno successivamente riconosciuto gli stessi accusatori e giudici.
La sua liberazione e' stata chiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama, papa Francesco.
Milioni di persone ed autorevoli istituzioni di tutto il mondo chiedono al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Alleghiamo in calce il testo integrale dell'appello.
L'associazione "Respirare" di Viterbo
Viterbo, 18 dicembre 2022
L'associazione e' stata promossa nel 2009 a Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente.
* * *
Allegato: testo integrale dell'appello "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier"
Carissime e carissimi,
vi proponiamo sette iniziative per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Il momento e' questo: in questo torno di tempo infatti sia negli Stati Uniti che a livello internazionale sta crescendo la mobilitazione, ottenendo nuove, ampie e rilevanti adesioni che possono finalmente trovare ascolto alla Casa Bianca, nelle cui mani e' il potere di restituire la liberta' a Leonard Peltier attraverso la concessione della grazia presidenziale.
*
1. Scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America
La prima: scrivere a Biden e diffondere quanto piu' possibile la proposta di scrivere a Biden.
Di seguito una proposta di testo della lettera da inviare al Presidente degli Stati Uniti d'America recante la richiesta della grazia presidenziale per Leonard Peltier, e le istruzioni per inviarla attraverso il sito della Casa Bianca.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.
*
2. Scrivere al sindaco di Roma
La seconda: scrivere al sindaco di Roma affinche' affinche' unisca la sua voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier. La voce del sindaco di una delle citta' piu' importanti del mondo puo' trovare favorevole ascolto sia presso la Casa Bianca che presso l'opinione pubblica non solo italiana ma internazionale.
Indirizzi di posta elettronica cui scrivere: segreteria_cg at comune.roma.it, donato.iannone at comune.roma.it, segreteriavcgv.debernardini at comune.roma.it, giorgio.piccarreta at comune.roma.it, pietropaolo.mileti at comune.roma.it, gianluca.viggiano at comune.roma.it, caterina.cordella at comune.roma.it, segreteria.direzionegac at comune.roma.it, accesso.semplice at comune.roma.it, ld.gabinetto at comune.roma.it, mariagrazia.tretola at comune.roma.it, seg.gen at comune.roma.it, laura.dimeglio at comune.roma.it, patrizia.bernardini at comune.roma.it, eufrasia.cogliandro at comune.roma.it, vicesindaco at comune.roma.it, assessorato.bilancio at comune.roma.it, assessorato.ambiente at comune.roma.it, assessorato.rifiuti at comune.roma.it, assessoratodecentramento at comune.roma.it, assessoratopersonale at comune.roma.it, assessorato.politichesociali at comune.roma.it, assessorato.cultura at comune.roma.it, assessorato.sviluppoeconomico at comune.roma.it, assessorato.pariopportunita at comune.roma.it, assessorato.sport at comune.roma.it, assessorato.turismo at comune.roma.it, assessorato.grandieventi at comune.roma.it, assessorato.mobilita at comune.roma.it, assessoratoallascuola at comune.roma.it, assessoratolavoroformazione at comune.roma.it, assessorato.infrastrutture at comune.roma.it, assessorato.urbanistica at comune.roma.it, tiziana.marrone at comune.roma.it, assessorato.patrimoniocasa at comune.roma.it, presidenza.assembleacapitolina at comune.roma.it,
Modello di lettera:
Egregio Sindaco di Roma,
sicuramente conoscera' gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sicuramente sapra' anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricordera' anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Gia' lo scorso anno, su nostra sollecitazione, molti sindaci italiani (tra cui quelli di citta' importanti come Aosta, Bologna, Palermo, Pesaro...) espressero il loro sostegno alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier.
Sarebbe di grande importanza che anche il Sindaco del Comune di Roma volesse unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarla di voler anche lei richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
*
3. Scrivere alle ed ai parlamentari italiani
La terza: scrivere alle ed ai parlamentari italiani affinche' uniscano la loro voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier.
Gli indirizzi di posta elettronica delle e dei parlamentari sono disponibili nel sito del Senato e della Camera (www.senato.it e www.camera.it).
Modello di lettera:
Egregie senatrici, egregi senatori,
Egregie deputate, egregi deputati,
conoscete gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sapete anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricorderete anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Sarebbe di grande importanza che anche il Parlamento italiano volesse unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarvi di un vostro autorevole impegno a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
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4. Scrivere alle ed ai parlamentari italiani che siedono nel Parlamento Europeo
La quarta: scrivere alle ed ai parlamentari italiani che siedono nel Parlamento Europeo affinche' uniscano la loro voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier, proseguendo nell'impegno gia' espresso dal Parlamento Europeo nel 1994 e nel 1999 e rinnovato nel 2021 dal compianto Presidente David Sassoli.
Gli indirizzi di posta elettronica delle e dei parlamentari europei sono disponibili nel sito del Parlamento Europeo (www.europarl.europa.eu).
Modello di lettera:
Egregie ed egregi parlamentari europei,
conoscete gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sapete anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricorderete anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Sarebbe di grande importanza che anche il Parlamento Europeo volesse ancora una volta unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarvi di un vostro autorevole impegno a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
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5. Scrivere all'"International Leonard Peltier Defense Committee"
La quinta: scrivere all'"International Leonard Peltier Defense Committee" per far sentire direttamente la nostra solidarieta' a chi e' piu' vicino a Leonard Peltier e coordina la mobilitazione per la sua liberazione
Per contatti diretti con l'"International Leonard Peltier Defense Committee": sito: wwww.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info, recapiti telefonici: Carol Gokee, International Leonard Peltier Defense Committee, 715-209-4453; Jean Roach, International Leonard Peltier Defense Committee, 605-415-3127; Kevin Sharp, former Federal District Court Judge & Peltier's lead attorney, 615-434-7001.
*
6. Scrivere direttamente a Leonard Peltier
La sesta: scrivere direttamente a Leonard Peltier.
L'indirizzo e': Leonard Peltier, #89637-132, USP Coleman I, P.O. Box 1033, Coleman, FL 33521.
Possono essere inviate solo lettere postali.
Ovviamente le lettere devono essere adeguate alla situazione. Possono bastare anche poche parole.
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7. Costruire una rete italiana di solidarieta' con Leonard Peltier
La settima: costruire una rete italiana di solidarieta' con Leonard Peltier.
Ovviamente una rete senza gerarchie o primazie, policentrica e plurale, in cui possano impegnarsi insieme persone provenienti da tutte le culture, le esperienze e le tradizioni.
Una rete di persone e realta' che si prefigga ad esempio di:
a) partecipare a iniziative comuni;
b) promuovere iniziative proprie, locali e non solo;
c) premere nonviolentemente sui media, locali e non solo, affinche' diano notizia della vicenda di Leonard Peltier e delle iniziative per la sua liberazione;
d) premere nonviolentemente sulle rappresentanze democratiche (istituzioni, associazioni, forze politiche e sindacali, esperienze della cultura e della solidarieta'...), locali e non solo, affinche' si impegnino per la liberazione di Leonard Peltier.
*
E' ovvio che tutte le iniziative che proponiamo devono essere rigorosamente nonviolente, coerentemente con il fine dell'iniziativa: ottenere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Se necessaria, varia documentazione utile, in inglese e in italiano, puo' essere richiesta scrivendo al nostro indirizzo di posta elettronica: centropacevt at gmail.com
Ringraziandovi fin d'ora per l'attenzione e l'impegno, un forte abbraccio dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 9 dicembre 2022
Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
Piu' specificamente: dal giugno 2021 il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" ha lavorato intensamente a qualificare ed estendere la solidarieta' con Leonard Peltier in Italia (ma anche in Europa e negli Stati Uniti d'America e in Canada).
Sul piano della qualificazione della solidarieta' ha promosso molti incontri di studio e ha fatto conoscere per la prima volta in Italia molti libri il cui studio e' fondamentale per chi vuole impegnarsi per sostenere Leonard Peltier e le lotte attuali dei nativi americani.
Sul piano dell'estensione della solidarieta' ha raggiunto ripetutamente decine di migliaia di interlocutori, e raccolto migliaia di adesioni: coinvolgendo figure di grande prestigio della riflessione morale e dell'impegno civile, della scienza e delle arti, dei movimenti e delle istituzioni.
Il criterio e' stato di coinvolgere persone, associazioni ed istituzioni in grado di esercitare un'azione persuasiva nei confronti del Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
In questa iniziativa, sul versante del coinvolgimento delle istituzioni, di particolare valore e' stata l'adesione del compianto Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, quelle di molti parlamentari e parlamentari emeriti, quelle dei sindaci di vari comuni d'Italia, da Aosta a Bologna, da Palermo a Pesaro.
6. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: DUE FIRME CONTRO "CLANDESTINITA'" (2013)
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento del 5 luglio 2013]
Dal traballante governo delle larghe intese quasi null'altro c'e' da aspettarsi se non iniziative antipopolari spacciate per risposta alla recessione, qualche modesto provvedimento enfatizzato come misura contro la disoccupazione, il tentativo di stravolgere principi e meccanismi della Costituzione e di dare una torsione presidenzialista all'assetto istituzionale.
Ben poco possiamo sperare quanto al piano dell'ampliamento della sfera delle liberta' e dei diritti civili, del contrasto dell'omofobia e del razzismo, di misure che riducano la discriminazione ai danni dei migranti, dei rom, dei rifugiati. E cio' a dispetto della ministra Cecile Kyenge il cui mandato, temiamo, potrebbe essere - malgrado la sua buona volonta' e le pur apprezzabili iniziative simboliche - poco piu' che un'esperienza umana e politica utile a misurare il tasso di arretratezza provinciale e d'impudente razzismo che caratterizza settori della politica e della societa'. In nessun altro paese civile si dileggia e s'insulta pubblicamente un ministro per il colore della pelle e le origini; cosi' come in nessun altro paese civile il Capo dello Stato riceve con tutti gli onori un politico pluricondannato per reati gravi e infamanti.
E' in base a queste e altre considerazioni sull'importanza e l'urgenza di azioni politiche dal basso che ho aderito all'iniziativa - proposta dai Radicali italiani e lanciata dal comitato Cambiamo Noi - di due quesiti referendari riguardanti l'immigrazione (facenti parte di un "pacchetto" che comprende il divorzio breve, una nuova politica sulle droghe, la questione del finanziamenti ai partiti e alle religioni). Il primo quesito e' volto ad abrogare la norma aberrante che ha reso un reato l'ingresso e il soggiorno irregolari nel territorio italiano, istituendolo, in piu', come aggravante di altri reati. Il secondo riguarda gli articoli 4bis e 5bis del Testo unico sull'immigrazione, che legano indissolubilmente la possibilita' di restare in Italia al requisito di un contratto di lavoro regolare.
Non sono l'unica non radicale ad aver sostenuto questi due quesiti referendari. V'e' un buon numero di sindacalisti, politici, intellettuali, attivisti antirazzisti, amministratori (per es., Giusi Nicolini, sindaca di Lampedusa). E con essi alcuni soggetti politici o associativi: SEL, il Partito socialista italiano, LasciateCIEntrare, Antigone, il Forum Droghe, Prendiamo la parola, Senzaconfine, A buon diritto, il Coordinamento donne contro il razzismo e il sessismo (Casa internazionale delle donne). Alcune di queste associazioni fanno parte anche del cartello che ha lanciato la campagna per tre proposte di legge di iniziativa popolare, una delle quali, "Per la legalita' e il rispetto della Costituzione nelle carceri", prevede ugualmente l'abrogazione del reato di "clandestinita'" (gli altri temi sono l'introduzione del reato di tortura nel codice penale e la modifica della legge sulle droghe).
Le norme che ho citato non sono le sole che andrebbero abrogate, nondimeno sono architravi del sistema giuridico che regola l'immigrazione, reso particolarmente perverso dalla Bossi-Fini e dal cosiddetto pacchetto-sicurezza (legge n. 94 del 2009), partorito dal ventre razzista della Lega Nord. Ricordiamo che il mostro giuridico - fortemente voluto da Maroni - che, tra gli altri misfatti, ha criminalizzato la "clandestinita'", ebbe infine l'approvazione del Presidente della Repubblica. Malgrado la valanga di firme di associazioni e di cittadini/e, anche assai illustri, che gli domandavano non promulgare le "nuove leggi razziali", il Capo dello Stato firmo', pur ammettendo ufficialmente che si trattava di norme "di dubbia coerenza con i principi generali dell'ordinamento e del sistema penale vigente". Ho parlato a bella posta di mostro giuridico: che altro e' una norma che sanziona non una condotta bensi' una condizione e uno status creati dalle stesse norme?
Come e' noto, il Testo unico sull'immigrazione - modificato in peggio da leggi e decreti della destra - condiziona l'ingresso e il soggiorno regolari al requisito di un regolare contratto di lavoro subordinato e alla garanzia del datore di lavoro circa la disponibilita' di un alloggio e il pagamento delle spese di rientro nel paese di origine. Nonche' a un "accordo di integrazione" a punti, macchinoso e punitivo: anch'esso contenuto nella legge del 2009, entrato in vigore sul finire del 2011, giusto alla vigilia delle dimissioni del quarto governo Berlusconi, e reso operativo da una direttiva congiunta di due ministri del governo Monti, Cancellieri e Riccardi.
E' esattamente questo meccanismo a produrre e riprodurre "clandestinita'". La colpa d'autore che e' divenuto, col pacchetto-sicurezza, il soggiorno irregolare serve in definitiva a marchiare a fuoco i "clandestini", ad additarli come nemici pubblici e a giustificare ancor piu' l'esistenza dei lager per migranti. Queste strutture extra ordinem, istituite nel 1998 dalla legge Turco-Napolitano, sono state via via peggiorate dall'accanimento razzista del trio Bossi-Fini-Maroni. Basta dire che il limite massimo di "trattenimento" (in realta', una detenzione peggiore di quella carceraria) e' passato dai 30 giorni fissati dalla Turco-Napolitano ai 18 mesi di oggi. Per inciso va detto che divengono lager anche quando si chiamano Cara: i centri per richiedenti asilo ove sono ammassate in analoghe condizioni disumane molte centinaia di persone, sottoposte a stress insostenibile. Cosi' può accadere, come nel Cara di Bari la notte fra il 2 e il 3 luglio scorsi, che vi scoppino risse perfino mortali.
La criminalizzazione della "clandestinita'" e i due articoli di cui ho detto non fanno che abbassare ulteriormente il costo della forza-lavoro immigrata, rendendola sempre piu' debole e ricattabile e alimentando caporalato e forme di sfruttamento di tipo servile o schiavile. Non servono affatto, invece, a ridurre l'area dell'irregolarita'. Secondo il Dossier Caritas-Migrantes del 2012, i permessi di soggiorno non rinnovati sono stati 263mila, piu' numerosi dei permessi rilasciati, il che significa per lo Stato italiano anche una perdita in termini d'introito fiscale.
In conclusione. Sappiamo bene che anche la volonta' popolare che si esprime attraverso referendum e leggi d'iniziativa popolare puo' essere ignorata o tradita da governi e parlamenti. E tuttavia sollecitare l'iniziativa dal basso su temi cruciali e' gia' uscire dalla gabbia in cui pretende di rinchiuderci il governo delle larghe intese.
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Fonte: "Micromega" (titolo originario: Migranti, due firme contro le norme che producono la "clandestinita'").
Annamaria Rivera e' antropologa, saggista, scrittrice e docente di etnologia e di antropologia sociale presso l'Universita' di Bari. Vegetariana, e' editorialista per "il manifesto" e lo e' stata per "Carta" e "Liberazione", soprattutto sui temi dell'antirazzismo. Oggi, tra le altre cose, collabora con le case editrici Dedalo e Ediesse. Tra i suoi saggi segnaliamo La Bella, la Bestia e l'Umano. Sessismo e razzismo senza escludere lo specismo (Ediesse, Roma 2010), L'imbroglio etnico, in quattordici parole-chiave (Dedalo, Bari 2001).
7. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: IL MOMENTO PROPIZIO PER I MIGRANTI (2013)
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento del 19 giugno 2013]
E' atrocemente simbolica la fine degli ultimi sette o dieci migranti annegati nel Canale di Sicilia. Ingoiati dai flutti mentre cercavano disperatamente di aggrapparsi a una gabbia ove si agitavano dei tonni: sette o dieci, non importa, ma altrettanto terrorizzati e come loro destinati alla morte. Sebbene troppo citato, l'aforisma di Theodor W. Adorno e' perfettamente calzante: il "non e' che un animale" si ripete incessantemente nelle crudelta' commesse sugli umani.
Secondo il racconto dei novantacinque superstiti salvati dall'intervento della Guardia costiera, i sette o dieci migranti sarebbero finiti in mare dopo che l'equipaggio del motopeschereccio tunisino aveva tagliato il cavo che trainava la tonnara. Avrebbero anche tentato di salire a bordo, i sette o dieci, ma sarebbero stati respinti brutalmente.
E' una gara di crudelta' quella che si gioca sulla pelle dei nuovi dannati della terra: una catena gerarchica volta alla negazione dell'umano, non diciamo dei diritti umani fondamentali.
Con alcune eccezioni rilevanti, come quelle di coloro che prestano soccorso in mare, e' una catena che si snoda dai decisori, europei e nazionali, agli esecutori delle stolide politiche proibizioniste; dai gestori dei lager per migranti a non pochi rappresentanti delle forze dell'ordine italiane. Fino, in tal caso, ai pescatori tunisini incrudeliti da leggi crudeli contro i "clandestini" e chi ne sia "complice".
Basta dire che nella Tunisia post-rivoluzione e' ancora in vigore una legge che punisce con pene detentive comprese fra i tre e i venti anni di prigione chiunque sia implicato, direttamente o indirettamente, anche per mera solidarieta', in un episodio di migrazione illegale o solo in un tentativo o azione preparatoria. Un tal genere di leggi nazionali - tuttora in vigore, ripetiamo, malgrado le "primavere arabe" - e' stato a sua volta imposto, favorito, indurito, legittimato dagli accordi bilaterali per il contrasto dell'immigrazione illegale: fino ai piu' recenti, stipulati dalla ex ministra dell'Interno Cancellieri con i suoi omologhi dell'altra sponda del Mediterraneo.
La realta' di questi giorni - si parla di un migliaio di migranti giunti sulle coste italiane in appena ventiquattr'ore - conferma una verita' lampante: il "mondo-frontiera" (per usare la formula di Paolo Cuttitta), dai confini sempre piu' infittiti, complessi, variegati, disseminati, e' piu' poroso che mai. Esso non ce la fa a competere con la forza degli esodi, con le ragioni che spingono gli esseri umani a cercare altrove salvezza, speranza, avvenire. Il proibizionismo, il pessimo trattamento dei migranti, la clamorosa violazione del diritto umanitario nei confronti dei rifugiati non valgono a "scoraggiare gli arrivi", come recita un luogo comune.
Servono, invece, a incrementare l'ecatombe mediterranea nonche' a rendere un inferno la vita di chi riesce ad approdare. Fino all'istigazione al suicidio. Pochi giorni fa, a Firenze, Mohamud Mohamed Guled, rifugiato somalo di trent'anni, si e' congedato da un'esistenza senza prospettive di dignita' e serenita', lanciandosi da un edificio occupato da suoi connazionali e compagni di sventura. In seguito alla chiusura del progetto "Emergenza Nord Africa", era stato allontanato con 500 euro di mancia dalla struttura di accoglienza, a Pisa, gestita dalla Croce Rossa. Cosi', per avere almeno una tana, non aveva potuto far altro che raggiungere Firenze: a condurre in realta' una vita da reietto, sempre piu' deprimente e intollerabile.
Sono anni e anni che le associazioni per la difesa dei diritti dei migranti e dei rifugiati rivendicano canali d'ingresso legali, permanenti, realisticamente percorribili, meccanismi di regolarizzazione ordinaria, la chiusura dei lager per migranti, una legge organica sull'asilo che finalmente dia corpo all'articolo 10 della Costituzione, un programma nazionale d'integrazione dei rifugiati rispettoso almeno degli standard internazionali. E altre misure - come la riforma della legge sulla cittadinanza e il diritto di voto - che rendano piu' dignitosa la vita dei migranti e dei rifugiati, meno inferiore il loro status. Oggi s'invoca la crisi economica per dire che non e' il momento propizio per queste pretese.
Ma, come si sa, per le rivendicazioni dei migranti e rifugiati, come d'altre categorie di subalterni, un momento propizio non c'e' mai. Percio' insistiamo caparbiamente. Non rinunciamo a immaginare "uno stato di cose migliore" in cui, per citare ancora Adorno, "si potra' essere diversi senza paura": umani e nonumani.
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Fonte: "il manifesto" 18 giugno 2013.
Tra i moltissimi articoli di Annamaria Rivera dedicati a questi temi, ve ne suggeriamo uno dello scorso anno, tratto sempre dal "manifesto" e intitolato I becchini del Mediterraneo http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Giovanni Pascoli, Tutte le poesie, Newton Compton, Roma 2001, 2013, pp. XVIII + 1260.
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Maestre
- Lea Melandri, Le passioni del corpo. La vicenda dei sessi tra origine e storia, Bollati Boringhieri, Torino 2001, pp. 192.
- Lea Melandri, Amore e violenza. Il fattore molesto della civilta', Bollati Boringhieri, Torino 2011, pp. 166.
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
10. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4711 dell'11 gennaio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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