[Nonviolenza] La biblioteca di Zorobabele. 675



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LA BIBLIOTECA DI ZOROBABELE
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Segnalazioni librarie e letture nonviolente
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 675 del 31 dicembre 2022

In questo numero:
1. Solo l'insurrezione nonviolenta dei popoli per salvare tutte le vite puo' imporre ai governi impazziti di cessare la guerra e le stragi
2. Una lettera all'ambasciata dell'Iran in Italia
3. L'Associazione "Respirare" di Viterbo aderisce all'appello recante "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier"
4. Ripetiamo ancora una volta...
5. Annamaria Rivera: Donne, uomini e caporali
6. Annamaria Rivera: Il mito nefasto dell'identita' originaria

1. L'ORA. SOLO L'INSURREZIONE NONVIOLENTA DEI POPOLI PER SALVARE TUTTE LE VITE PUO' IMPORRE AI GOVERNI IMPAZZITI DI CESSARE LA GUERRA E LE STRAGI

Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Condividere fra tutte e tutti tutto il bene e tutti i beni.
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Occorre insorgere nonviolentemente per salvare tutte le vite.
Occorre insorgere nonviolentemente per abolire tutte le guerre, tutte le stragi, tutte le uccisioni.
Occorre insorgere nonviolentemente per abolire tutte le guerre, tutti gli eserciti, tutte le armi.
Occorre insorgere nonviolentemente per il bene comune dell'umanita' intera.

2. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA

All'ambasciatore dell'Iran in Italia: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir,
Egregio ambasciatore,
le saremmo assai grati se volesse trasmettere al suo governo il seguente appello.
Tutte le tradizioni di pensiero dell'umanita', quali che siano le loro fonti, convengono su queste semplici verita':
- che ogni vita umana deve essere rispettata, onorata e protetta;
- che uccidere e' sempre e solo un male;
- che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta';
- che rispettare e salvare le vite e' il primo dovere.
Certi del fatto che condividiate queste semplici considerazioni siamo quindi a chiedervi di impegnarvi:
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, cessino finalmente le uccisioni e le persecuzioni;
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, siano finalmente rispettati la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Vi chiediamo quindi:
- di riconoscere la dignita' e i diritti delle donne, che sono gli stessi degli uomini;
- di non piu' perseguitare, ma piuttosto ascoltare ed onorare, le donne che da mesi nel vostro paese stanno chiedendo "vita e liberta'".
Queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza, sono amiche ed amici dell'umanita' e del bene comune.
E' un crimine ed una follia perseguitare ed uccidere queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere proprio di ogni ordinamento ed istituto giuridico legittimo: rispettare e proteggere le vite, la dignita' e i diritti di tutte le persone.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere di far cessare persecuzioni ed uccisioni.
Sia pace, rispetto ed amicizia fra tutte le persone, i popoli, i paesi.
Distinti saluti dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 30 dicembre 2022

3. APPELLI. L'ASSOCIAZIONE "RESPIRARE" DI VITERBO ADERISCE ALL'APPELLO RECANTE "SETTE PROPOSTE PER ESTENDERE ED INTENSIFICARE LA MOBILITAZIONE PER LA GRAZIA CHE RESTITUISCA LA LIBERTA' A LEONARD PELTIER"

L'associazione "Respirare" di Viterbo aderisce all'appello recante "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier".
Leonard Peltier e' l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente che da 47 anni e' detenuto innocente, condannato per crimini che non ha commesso in un processo-farsa basato su cosiddette "prove" e su cosiddette "testimonianze" dimostratesi false, come hanno successivamente riconosciuto gli stessi accusatori e giudici.
La sua liberazione e' stata chiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama, papa Francesco.
Milioni di persone ed autorevoli istituzioni di tutto il mondo chiedono al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Alleghiamo in calce il testo integrale dell'appello.
L'associazione "Respirare" di Viterbo
Viterbo, 18 dicembre 2022
L'associazione e' stata promossa nel 2009 a Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente.
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Allegato: testo integrale dell'appello "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier"
Carissime e carissimi,
vi proponiamo sette iniziative per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Il momento e' questo: in questo torno di tempo infatti sia negli Stati Uniti che a livello internazionale sta crescendo la mobilitazione, ottenendo nuove, ampie e rilevanti adesioni che possono finalmente trovare ascolto alla Casa Bianca, nelle cui mani e' il potere di restituire la liberta' a Leonard Peltier attraverso la concessione della grazia presidenziale.
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1. Scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America
La prima: scrivere a Biden e diffondere quanto piu' possibile la proposta di scrivere a Biden.
Di seguito una proposta di testo della lettera da inviare al Presidente degli Stati Uniti d'America recante la richiesta della grazia presidenziale per Leonard Peltier, e le istruzioni per inviarla attraverso il sito della Casa Bianca.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.
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2. Scrivere al sindaco di Roma
La seconda: scrivere al sindaco di Roma affinche' affinche' unisca la sua voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier. La voce del sindaco di una delle citta' piu' importanti del mondo puo' trovare favorevole ascolto sia presso la Casa Bianca che presso l'opinione pubblica non solo italiana ma internazionale.
Indirizzi di posta elettronica cui scrivere: segreteria_cg at comune.roma.it, donato.iannone at comune.roma.it, segreteriavcgv.debernardini at comune.roma.it, giorgio.piccarreta at comune.roma.it, pietropaolo.mileti at comune.roma.it, gianluca.viggiano at comune.roma.it, caterina.cordella at comune.roma.it, segreteria.direzionegac at comune.roma.it, accesso.semplice at comune.roma.it, ld.gabinetto at comune.roma.it, mariagrazia.tretola at comune.roma.it, seg.gen at comune.roma.it, laura.dimeglio at comune.roma.it, patrizia.bernardini at comune.roma.it, eufrasia.cogliandro at comune.roma.it, vicesindaco at comune.roma.it, assessorato.bilancio at comune.roma.it, assessorato.ambiente at comune.roma.it, assessorato.rifiuti at comune.roma.it, assessoratodecentramento at comune.roma.it, assessoratopersonale at comune.roma.it, assessorato.politichesociali at comune.roma.it, assessorato.cultura at comune.roma.it, assessorato.sviluppoeconomico at comune.roma.it, assessorato.pariopportunita at comune.roma.it, assessorato.sport at comune.roma.it, assessorato.turismo at comune.roma.it, assessorato.grandieventi at comune.roma.it, assessorato.mobilita at comune.roma.it, assessoratoallascuola at comune.roma.it, assessoratolavoroformazione at comune.roma.it, assessorato.infrastrutture at comune.roma.it, assessorato.urbanistica at comune.roma.it, tiziana.marrone at comune.roma.it, assessorato.patrimoniocasa at comune.roma.it, presidenza.assembleacapitolina at comune.roma.it,
Modello di lettera:
Egregio Sindaco di Roma,
sicuramente conoscera' gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sicuramente sapra' anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricordera' anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Gia' lo scorso anno, su nostra sollecitazione, molti sindaci italiani (tra cui quelli di citta' importanti come Aosta, Bologna, Palermo, Pesaro...) espressero il loro sostegno alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier.
Sarebbe di grande importanza che anche il Sindaco del Comune di Roma volesse unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarla di voler anche lei richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
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3. Scrivere alle ed ai parlamentari italiani
La terza: scrivere alle ed ai parlamentari italiani affinche' uniscano la loro voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier.
Gli indirizzi di posta elettronica delle e dei parlamentari sono disponibili nel sito del Senato e della Camera (www.senato.it e www.camera.it).
Modello di lettera:
Egregie senatrici, egregi senatori,
Egregie deputate, egregi deputati,
conoscete gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sapete anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricorderete anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Sarebbe di grande importanza che anche il Parlamento italiano volesse unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarvi di un vostro autorevole impegno a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
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4. Scrivere alle ed ai parlamentari italiani che siedono nel Parlamento Europeo
La quarta: scrivere alle ed ai parlamentari italiani che siedono nel Parlamento Europeo affinche' uniscano la loro voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier, proseguendo nell'impegno gia' espresso dal Parlamento Europeo nel 1994 e nel 1999 e rinnovato nel 2021 dal compianto Presidente David Sassoli.
Gli indirizzi di posta elettronica delle e dei parlamentari europei sono disponibili nel sito del Parlamento Europeo (www.europarl.europa.eu).
Modello di lettera:
Egregie ed egregi parlamentari europei,
conoscete gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sapete anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricorderete anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Sarebbe di grande importanza che anche il Parlamento Europeo volesse ancora una volta unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarvi di un vostro autorevole impegno a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
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5. Scrivere all'"International Leonard Peltier Defense Committee"
La quinta: scrivere all'"International Leonard Peltier Defense Committee" per far sentire direttamente la nostra solidarieta' a chi e' piu' vicino a Leonard Peltier e coordina la mobilitazione per la sua liberazione
Per contatti diretti con l'"International Leonard Peltier Defense Committee": sito: wwww.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info, recapiti telefonici: Carol Gokee, International Leonard Peltier Defense Committee, 715-209-4453; Jean Roach, International Leonard Peltier Defense Committee, 605-415-3127; Kevin Sharp, former Federal District Court Judge & Peltier's lead attorney, 615-434-7001.
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6. Scrivere direttamente a Leonard Peltier
La sesta: scrivere direttamente a Leonard Peltier.
L'indirizzo e': Leonard Peltier, #89637-132, USP Coleman I, P.O. Box 1033, Coleman, FL 33521.
Possono essere inviate solo lettere postali.
Ovviamente le lettere devono essere adeguate alla situazione. Possono bastare anche poche parole.
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7. Costruire una rete italiana di solidarieta' con Leonard Peltier
La settima: costruire una rete italiana di solidarieta' con Leonard Peltier.
Ovviamente una rete senza gerarchie o primazie, policentrica e plurale, in cui possano impegnarsi insieme persone provenienti da tutte le culture, le esperienze e le tradizioni.
Una rete di persone e realta' che si prefigga ad esempio di:
a) partecipare a iniziative comuni;
b) promuovere iniziative proprie, locali e non solo;
c) premere nonviolentemente sui media, locali e non solo, affinche' diano notizia della vicenda di Leonard Peltier e delle iniziative per la sua liberazione;
d) premere nonviolentemente sulle rappresentanze democratiche (istituzioni, associazioni, forze politiche e sindacali, esperienze della cultura e della solidarieta'...), locali e non solo, affinche' si impegnino per la liberazione di Leonard Peltier.
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E' ovvio che tutte le iniziative che proponiamo devono essere rigorosamente nonviolente, coerentemente con il fine dell'iniziativa: ottenere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Se necessaria, varia documentazione utile, in inglese e in italiano, puo' essere richiesta scrivendo al nostro indirizzo di posta elettronica: centropacevt at gmail.com
Ringraziandovi fin d'ora per l'attenzione e l'impegno, un forte abbraccio dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 9 dicembre 2022
Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
Piu' specificamente: dal giugno 2021 il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" ha lavorato intensamente a qualificare ed estendere la solidarieta' con Leonard Peltier in Italia (ma anche in Europa e negli Stati Uniti d'America e in Canada).
Sul piano della qualificazione della solidarieta' ha promosso molti incontri di studio e ha fatto conoscere per la prima volta in Italia molti libri il cui studio e' fondamentale per chi vuole impegnarsi per sostenere Leonard Peltier e le lotte attuali dei nativi americani.
Sul piano dell'estensione della solidarieta' ha raggiunto ripetutamente decine di migliaia di interlocutori, e raccolto migliaia di adesioni: coinvolgendo figure di grande prestigio della riflessione morale e dell'impegno civile, della scienza e delle arti, dei movimenti e delle istituzioni.
Il criterio e' stato di coinvolgere persone, associazioni ed istituzioni in grado di esercitare un'azione persuasiva nei confronti del Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
In questa iniziativa, sul versante del coinvolgimento delle istituzioni, di particolare valore e' stata l'adesione del compianto Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, quelle di molti parlamentari e parlamentari emeriti, quelle dei sindaci di vari comuni d'Italia, da Aosta a Bologna, da Palermo a Pesaro.

4. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

5. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: DONNE, UOMINI E CAPORALI
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento del 25 ottobre 2021]

La risposta di massa (ben duecentomila partecipanti) del 16 ottobre all'assalto fascista e squadrista che si era consumato una settimana prima contro la sede nazionale della CGIL e' uno spartiacque che potrebbe aprire - come ha detto lo stesso Maurizio Landini - una fase nuova del protagonismo sindacale e della democrazia. A mio parere, una delle condizioni dovrebbe essere quella di coinvolgere ampiamente anche lavoratrici e lavoratori immigrate/i, la cui presenza e visibilita' non sono state evidenti neppure nel corso dell'immensa manifestazione del 16 ottobre.
Sindacalizzare, rendere partecipi e protagoniste, anche ai massimi livelli, le persone immigrate e quelle rifugiate potrebbe contribuire a sottrarle alla condizione attuale, spesso estrema. Per dire solo dell'ambito lavorativo, a loro spettano - com'e' ben noto - lavori perlopiu' flessibili, informali, precari, sottopagati, deregolati, nonche' di basso riconoscimento sociale, pur essendo indispensabili all'economia italiana.
Si pensi, in particolare, al caporalato in agricoltura e alle pessime condizioni di lavoro e alloggio cui sono costrette/i le/i braccianti immigrate/i, fra loro perfino dei richiedenti-asilo. Fra le vittime del caporalato non sono rare quelle con un alto livello d'istruzione e di coscienza di classe.
Si pensi a Jerry Essan Masslo, ucciso il 20 settembre 1989 da una banda di giovani rapina­tori razzisti. Colto e politicamente impegnato, pri­vo di asilo (allora esso poteva essere concesso solo a chi provenisse da Paesi dell'Europa dell'Est), egli era stato costretto, per sopravvivere, a lavorare in condizioni quasi-schiavili alla raccolta di pomodori nelle campagne di Villa Literno.
A un tale assassinio segui' il primo sciopero di migranti contro il capora­lato e - com'e' risaputo - una manifestazione nazionale che vide la partecipazione di piu' di duecentomila persone - una singolare analogia con l'oggi - e inauguro' il movimento antirazzista italiano.
La tendenza al disconoscimento della popolazione immi­grata come parte costitutiva della societa' italiana e del mondo del lavoro da lungo tempo continua a connotare l'atteggiamento delle istituzioni, della societa', dell'opinione pubblica e perfino - nei fatti - di taluni soggetti politici di sinistra. Inoltre, perfino fra coloro che si richiamano a una politica "di classe" v'e' chi ignora - volutamente o non - che la classe operaia comprende un gran numero di lavoratrici e lavoratori di origine immigrata, incluse/i economicamente ma esclu­se/i da diritti civili e politici, nonche' da molti diritti sociali.
E' indubbio che a contribuire decisamente a emarginare le persone immigrate e rifugiate siano anzitutto le sempre piu' scellerate, punitive e discriminatorie leggi sull'immigrazione.
A tal proposito, la nozione di razzismo isti­tuzionale - elaborata in ambienti afro-americani (Carmichael e Hamilton, 1968) - suggerisce che la discriminazione, l'ine­guaglianza strutturale, l'esposizione al razzismo, ma anche allo sfruttamento estremo, di persone immigrate e rifugiate, nonche' di alcune minoranze, non e' solo il frutto di pregiudizi, xeno­fobia, ripulsa da parte degli "autoctoni", ma e' in primis l'esito di leggi, norme, procedure e pratiche routinarie, messe in atto dalle istituzioni.
E quanto a quello che viene detto hate speech ("discorso di odio"), spesso identificandolo col razzismo tout court, basta dire che in Italia le ingiurie e le dichiarazioni razziste, profuse quotidianamente da mezzi d'in­formazione, da politici e altri personaggi pubblici, perfino da alte cariche dello Stato, solitamente non danno luogo ad alcun affaire, al contrario che in altri Paesi dell'Unione Europea.
V'e' anche chi rimuove o comunque sottovaluta il fatto che il Mediterraneo sia ormai divenuto un vasto cimitero ac­quatico e che il Canale di Sicilia abbia guadagnato il sinistro primato di confine piu' letale al mondo. A tutto cio' un contributo rilevante e' dato dall'Unione Europea: sulla scia di Michel Fou­cault (2009), potremmo definire tanatopolitica l'operato di buona parte delle sue istituzioni e dei suoi stessi Stati-membri.
Per tornare all'immensa manifestazione del 16 ottobre scorso e alla scarsa presenza e visibilita' - anche negli interventi dal palco - di persone immigrate o rifugiate, forse sarebbe stato efficace se a qualcuna/o dei partecipanti fosse venuta l'idea di esibire una bandiera o uno striscione recante l'immagine di Damian Florin. Chi e' o chi era costui? - vi chiederete. Era un cit­tadino romeno, residente a Pinerolo, ex-dipendente di un'im­portante azienda trentina di autotrasporti, ch'egli accusava pubblicamente d'averlo sottoposto a orari intollerabili, a discriminazioni, a mobbing, infine al licenziamento.
Percio' egli aveva intrapreso una lunga azione di protesta davanti al Parlamento eu­ropeo e alla Corte europea di Strasburgo, al Consolato e all'Am­basciata romeni; e si era appellato direttamente al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. E fu li', nella piazza antistante il Quirinale, che il 18 ottobre 2012 compi' un atto di protesta estremo, peraltro preannunciato: si fece torcia umana, avvolto da una bandiera della CGIL. Fu soccorso e ricoverato in ospedale in condizioni assai gravi, ma il suo gesto, pur cosi' drammatico, ebbe scarsa rilevanza pubblica e politica.
Il suo non era il primo caso di auto-immolazione da parte di una persona immigrata. Il 16 marzo 2011, a tentare il suicidio alla stessa ma­niera, tanto terribile quanto pubblica - in una piazza di Vittoria, in provincia di Ragusa - era stato il bracciante agricolo Georg Semir, cittadino albanese di 33 anni, sposato e padre di due bambini: lavorava in condizioni del tutto servili e non riceveva il salario da svariati mesi. Fu prontamente soccorso e ricoverato in prognosi riservata. Anche nel suo caso, l'atto disperato di protesta ebbe una risonanza assai debole.
Aprire una fase nuova del protagonismo sindacale, per citare ancora Landini, tra le tante condizioni implica, a mio parere, anche quella di sindacalizzare, valorizzare, conferire dignita' ai lavoratori e lavoratrici immigrati/e, in particolare a quelli/e ridotti/e in condizioni di plebe super-sfruttata, umiliata, disprezzata, perfino de-umanizzata.
Foucault M., 2009 (1997), Bisogna difendere la societa' (a cura di M. Bertani e A. Fontana), Feltrinelli, Milano.
Carmichael S., Hamilton C.V., 1968 (1967), Strategia del potere nero, Laterza, Bari.

6. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: IL MITO NEFASTO DELL'IDENTITA' ORIGINARIA
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento del 20 settembre 2021]

Il 13 settembre 2021, il G20 Interfaith Forum, ovvero il forum inter-religioso mondiale, riunito a Bologna, ha finalmente lanciato un appello onde abolire la parola "razza" dalle Costituzioni. Com'e' noto, la Francia lo fece gia' tre anni fa, abrogando non solo quel vocabolo infondato e malefico, ma anche il riferimento alle differenze di genere. E sei mesi fa la Germania ha riformulato l'articolo 3 della sua Costituzione in tal modo: "Nessuno puo' essere danneggiato o favorito (...) per motivi razzisti", in luogo di "per la sua razza", com'era in precedenza.
Quella del G20 Interfaith Forum non e' la prima iniziativa di tal genere: e' da non pochi anni che nella societa' civile, anche italiana, ci si organizza per rivendicare l'abrogazione di "razza".
Un altro termine che andrebbe abbandonato, a mio parere, e' quello di etnia, che, invece, pur avendo, in realta', una valenza discriminatoria, continua a ottenere una straordinaria fortuna, perfino in ambienti intellettuali. Fra i tanti esempi, basta citare il titolo di una tesi di laurea in sociologia: La discriminazione delle etnie Rom. Profili socio-giuridici. Definire "etnie" la minoranza costituita da rom, sinti e caminanti - in Italia, la piu' numerosa nonche' la piu' discriminata, emarginata, disprezzata - significa, in realta', contribuire, per l'appunto, alla sua discriminazione, emarginazione, umiliazione.
Eppure, a decostruire questo pseudo-concetto e a mostrarne la valenza e il significato arbitrari e discriminatori sono comparsi, nel corso del tempo, anche in Italia, alcuni articoli e saggi. Il volume piu' ampio e piu' noto, L'imbroglio etnico, strutturato per parole-chiave, del quale sono stata l'ispiratrice nonche' coautrice insieme con lo storico Rene' Gallissot e l'antropologo Mondher Kilani, ha conosciuto ben tre edizioni: la prima, in francese e in dieci parole-chiave, fu pubblicata nel 2000; la seconda, comparsa nel 2001 in italiano e in una versione piu' ampia (in quattordici parole-chiave), ha conosciuto ben tre ristampe, l'ultima nel 2012.
Un tale lavorio intellettuale sembra non aver suscitato alcun dubbio circa i significati e l'opportunita' dell'utilizzo di "etnia". E' per questa ragione che propongo qui la sintesi di una delle quattordici parti che compongono il volume citato, tutte introdotte da parole-chiave: e' quella, per l'appunto, su Etnia-etnicita'.
Nel parlare comune, nel linguaggio mediatico e talvolta perfino in quello scientifico, "etnia" ed "etnico" sono adoperati per designare sinteticamente, con un'unica parola, gruppi di popolazione immigrata e minoranze che si distinguerebbero dalle maggioranze per diversita' di costumi e/o di lingua, per le loro culture e modi di vita. In realta', chi abusa del vocabolario etnico intende alludere a qualche forma di differenza fondamentale e irriducibile: che sia quella data dai caratteri somatici, oppure da una "essenza" culturale premoderna o addirittura da qualche fondamento ancestrale. V'e' anche chi ritiene che "etnia" sia il termine piu' appropriato per nominare le differenze senza ricorrere al vocabolario detto razziale.
Vi sono perfino alcuni studiosi i quali sostengono che il termine di "etnia" avrebbe addirittura inaugurato una valutazione delle diverse parti costitutive dell'umanita' piu' razionale e giusta, piu' neutra e a-valutativa di altri. In realta', il vocabolo cela sovente la convinzione o il pregiudizio che le differenze fra culture e modi di vita si fondino su qualche principio ancestrale, su qualche identita' originaria. E spesso e' adoperato come sinonimo eufemistico di "razza".
In ogni caso, l'uso del termine e della nozione riflette la divisione netta istituita fra la societa' cui appartiene l'osservatore (ritenuta normale, generale e universale) e altri gruppi, minoranze, culture: quasi sempre "etnici" sono gli altri, che, discostandosi dalla norma della societa' dominante e della cultura maggioritaria, sono percepiti come differenti, particolari, marginali, periferici, arcaici, attardati, in via d'estinzione o "soltanto" non conformi alla norma nazionale.
Un impiego del tutto peculiare del vocabolo, per auto-attribuzione ("etnici siamo noi"), da parte di settori della societa' dominante, e' quello del Front national in Francia e della Lega in Italia, i quali un tempo parlavano rispettivamente di "etnia francese" e di "etnia padana".
L'etnicizzazione e', in realta', un processo non tanto di riconoscimento o d'invenzione di differenze storiche e culturali, quanto, piuttosto, di classificazione surrettizia, potremmo dire, di gerarchie sociali, economiche, politiche. Etnicizzando dei gruppi sociali, infatti, si tende a mascherare la loro posizione di subordinazione o emarginazione rispetto alla societa' globale.
La cronaca della guerra fratricida nella ex Jugoslavia ha rappresentato il trionfo del modello e delle designazioni "etniche", che in tal modo si sono affermati come un indiscutibile dato di fatto e si sono definitivamente consolidati nel linguaggio corrente. Il che ha concorso non poco alla costruzione delle ideologie che hanno sorretto e mascherato le ragioni della sanguinosa guerra civile, col suo orrendo corredo di reciproche "pulizie etniche" (nonche' dell'ideologia che e' servita a dissimulare gli scopi della guerra "umanitaria" della Nato nei Balcani); e ha condotto all'artificiosa separazione di popolazioni che avevano per lungo tempo convissuto e condiviso territorio, lingua, costumi, abitudini, progetto e istituzioni politiche.
Proprio perche' chi e' rappresentato come l'Altro assoluto spesso si rivela assai simile al Noi, e' percepito come una minaccia: e' questo uno dei meccanismi che conducono alle "pulizie etniche".
In definitiva, la nefasta etnicizzazione di un tale conflitto, il ricorso a una strategia che infine condurra' alla secessione, incoraggiata e avallata dalle potenze europee, avevano come principale posta in gioco la redistribuzione del potere.
Anche il conflitto in Ruanda, culminato nel genocidio dei tutsi, e' stato sottoposto a una lettura in chiave rigidamente etnicista, identitaria, tribalista, che ha lasciato completamente in ombra altre logiche, ben piu' determinanti, trascurando il carattere di conflitto economico, sociale e politico, anzitutto. In realta', nonostante si sia espresso nella forma di una sanguinosa barbarie, quel conflitto e' stato per molti versi di una "terrificante modernita'", per dirla con lo storico Alessandro Triulzi. La politica di annientamento e' stata, infatti, concepita, pianificata, portata a termine non gia' dai capi tribali dell'interno, ma dalle elites intellettuali urbane.
Pochi ricordano che a etnicizzare la classe aristocratica dei tutsi e quella degli agricoltori hutu furono i colonizzatori, tedeschi prima e belgi poi: gli individui maschi furono classificati e trattati come tutsi o hutu a seconda che possedessero piu' o meno di dieci capi di bestiame. L'interpretazione in chiave etnicista e il linguaggio che ne discende si sono generalizzati e affermati come un'ovvieta', che invece e' opportuno indagare e sottoporre a critica.
Non per caso, a introdurre il termine e la nozione di etnia nella lingua francese fu Georges Vacher de Lapouge, ideologo razzista e sostenitore di programmi eugenetici volti a impedire la "mescolanza razziale". Dunque, sin dall'inizio l'"etnia" e' connotata da un significato difettivo: e' intesa come un raggruppamento di popolazione cui manca qualcosa di decisivo in rapporto alla societa' cui appartiene l'osservatore, cioe' colui che ha il potere di nominare e definire gli altri. Insomma, questa nozione viene spesso intesa come somma di tratti negativi o comunque derivanti da incivilta' o arretratezza.
Il colonialismo, in particolare, ha prodotto classificazioni "etniche" basate sull'invenzione di etnonimi spesso del tutto arbitrari: sovente questi erano il risultato della trasposizione semantica, compiuta da etnologi e funzionari coloniali - di toponimi, di nomi che identificavano unita' politiche, di appellativi che indicavano questo o quel gruppo di mestiere oppure di stereotipi con i quali un certo gruppo o popolazione era designato, spesso spregiativamente, dai gruppi vicini o dalle classi dominanti.
Cosi', nel corso del tempo, l'"etnia", insieme con la tribu' e con il lignaggio, fini' per diventare l'oggetto-principe di quella scienza (talvolta pseudo-scienza) che si autonomizzo' come etnologia. Oggi, per fortuna, a questo termine si preferisce di gran lunga quello di antropologia, la quale non poco ha contribuito a decostruire quello pseudo-concetto.

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LA BIBLIOTECA DI ZOROBABELE
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Segnalazioni librarie e letture nonviolente
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 675 del 31 dicembre 2022
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