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[Nonviolenza] Un ricordo di Osvaldo Ercoli
- Subject: [Nonviolenza] Un ricordo di Osvaldo Ercoli
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Sun, 20 Nov 2022 11:01:44 +0100
UN RICORDO DI OSVALDO ERCOLI
Osvaldo Ercoli era innanzitutto una persona buona, di una generosita' senza riserve.
Ed era anche una persona che amava conoscere e capire il cuore degli uomini e del mondo.
Era, se cosi' posso dire, il buon samaritano e l'Ulisse dantesco.
*
Era un uomo di grande valore e di grande esperienza, e di altrettanto grandi candore e innocenza, era - per usare l'espressione con cui una volta Truffaut defini' Andre' Bazin - l'uomo di prima del peccato originale.
La sofferenza che esseri umani infliggono ad altri esseri umani lo scandalizzava e indignava e scuoteva fin nei precordi, e sentiva il dovere, l'imperativo categorico, di contrastarla con tutte le sue forze - sia opponendosi impetuosamente a tutte le violenze e le menzogne, sia amorevolmente soccorrendo tutte le vittime.
La meraviglia del mondo, l'armonia e la bellezza del mondo, lo illuminavano di gioia, cosi' come l'esercizio dell'agricoltura - dove virgilianamente ritrovava le sue radici, le sue piu' profonde memorie e i suoi piu' remoti affetti, e la serenita' di chi conosce ed ama ed accudisce la terra come madre feconda e frugifera - e parimenti l'esercizio della matematica - la disciplina dei suoi piu' assidui studi e del longevo suo appassionato insegnamento - che quotidianamente praticava come forma di meditazione e ascesi, di ecologia della mente e del cuore.
*
Scrisse Valery che "vita Cartesii est simplicissima": Osvaldo era un fautore della cartesiana clarte', persuaso delle idee chiare e distinte, del dubbio metodico, della ricerca razionale, della comunicabilita' del sapere, della certezza che sempre lo sostenne - e che condivideva con Gandhi - che la verita' e il bene siano una medesima sostanza (e per cosi' dire la trama, il sostrato, il soffio che consente al mondo di esistere), che il retto intendere e l'agire buono siano la stessa cosa.
Ma insieme sapeva che in ogni essere umano alberga anche un cuore di tenebra.
Anche per questo era amico della nonviolenza, nel senso pieno e forte che all'espressione "amico della nonviolenza" dava Aldo Capitini.
Intransigente contro la violenza e misericordioso con le persone.
Non era ignaro dei tormenti dei personaggi dostoevskijani, dei labirinti di Kafka e di Borges, dell'infinita tristezza, dell'eroica protesta e del magnanimo appello all'universale solidarieta' che e' nella voce che parla nelle prose e nei versi di Leopardi.
E proprio questa consapevolezza lo muoveva all'azione, sia nell'attivita' educativa svolta nella scuola pubblica e nel volontariato, sia nell'inesausta militanza nonviolenta, sia nella lotta politica e nell'opera amministrativa per il bene comune dell'umanita' contro il regime della violenza, della rapina, della stoltezza e della corruzione.
*
Dovrei dire qui delle lotte cui insieme prendemmo parte in difesa del mondo vivente, dei diritti umani e della pace.
Dovrei dire delle lotte contro la follia nucleare, contro la devastazione ambientale e culturale che avrebbe provocato l'insensata realizzazione della Supercassia, contro la distruzione della preziosa area archeologica, naturalistica e termale del Bulicame che sarebbe stato l'infausto e infame esito della realizzazione del pazzesco mega-aeroporto che li' si voleva imporre. Tre lotte nonviolente che insieme a innumerevoli altre persone di volonta' buona conducemmo e vincemmo per il bene comune.
Dovrei dire di quando andammo ad Aviano a cercar di impedire il decollo dei bombardieri che recavano strage nei Balcani.
Dovrei dire d'infinite occasioni in cui ebbi modo di apprezzarne il mite coraggio e la ferma gentilezza nelle lotte nonviolente piu aspre e impegnative.
E dovrei anche dire del suo volontariato di educatore in carcere.
Dovrei anche dire del suo autorevole sostegno e fin patrocinio a rilevanti iniziative di solidarieta' concreta, dall'Africa all'Alto Lazio.
Dovrei dire del suo aiuto materiale e morale ad esperienze di solidarieta' come il centro sociale "Valle Faul" di cui fu anima e simbolo il comune amico e compagno di lotte nonviolente Alfio Pannega.
Dovrei dire del suo impegno diuturno a difendere non solo l'umanita' presente e quella ventura, ma anche l'umanita' passata: a Viterbo tutti ricordano la sua iniziativa per la memoria di Giordano Bruno.
Ma qui mi premeva soltanto dire il mio ringraziamento a un grande amico, a un autentico maestro, a un vivo testimone della dignita' umana che ora ci ha lasciato.
*
Ho conosciuto, nel corso dei miei anni che ormai declinano anch'essi, una Viterbo di giganti dell'impegno morale e civile: da Achille Poleggi a Sauro Sorbini, da Raimondo Pesaresi a Marcello Polacchi, da Mauro Brilli a Giovanna Strich, da Alfio Pannega a Dante Bernini, a tante e tanti altri il cui ricordo serbo nel cuore.
Osvaldo Ercoli e' stato l'ultimo di questi giganti, e in questo momento sento in me, e intorno a me, una profonda desolazione.
Ma Osvaldo ci lascia un legato: il dovere di proseguire le sue lotte nonviolente in difesa della pace e della giustizia, della verita' e della misericordia, dei diritti umani di tutti gli esseri umani, di ogni vita e dell'intero mondo vivente. Che noi si sappia raccoglierlo e adempierlo.
Tanto piu' in questo tragico momento dell'umanita', in cui la guerra ruggisce e divora vite umane finanche nel cuore stesso dell'Europa, e quasi soltanto la voce del papa si leva a invocare pace, a chiamare alla necessaria insurrezione nonviolenta delle intelligenze e delle coscienze per porre fine a tutte le guerre, a tutte le stragi, a tutte le uccisioni; per abolire tutti i conflitti bellici e gli spargimenti di sangue, tutte le organizzazioni dedite all'uccidere, tutte le armi assassine. Salvare le vite e' il primo dovere.
Tanto piu' in questo tragico momento dell'umanita', in cui il Mediterraneo e' un immenso cimitero in cui si consuma l'ennesima immane strage degli innocenti, e di questo orrore sono responsabili in primo luogo le politiche razziste e schiaviste dei governi europei contro cui dovremmo insorgere per adempiere il primo degli umani doveri: salvare le vite.
Tanto piu' in questo tragico momento dell'umanita', in cui la catastrofe climatica in corso - provocata dallo sfruttamento dissennato e dalla scellerata devastazione del mondo vivente a immondo beneficio di una minuscola minoranza di vampiri - sta per travolgere l'intera civilta' umana, l'intera umana famiglia. Salvare le vite e' il primo dovere: non vi sara' salvezza per l'umanita' se non difenderemo, preserveremo, rispetteremo, risaneremo quest'unico mondo vivente gia' cosi' profondamente ferito di cui siamo insieme parte e custodi.
Ci lascia anche un dono ulteriore Osvaldo Ercoli: sono gia' due le generazioni che da lui e da Maria - l'amatissima sua moglie anche lei indimenticabile educatrice ed esempio di umana solidarieta' - discendono, e che hanno gia' saputo dare buona prova come figli e come cittadini, e che recheranno ancora e ancora testimonianza del bene, come Osvaldo e Maria hanno insegnato loro.
E un ultimo dono ci lascia: l'amore per questa terra e per la gente che ci vive, per Vallerano dove nacque novantadue anni fa e per Viterbo dove due giorni fa e' scomparso; un amore che il suo animo grande estendeva - poiche' tale e' non solo la missione del dotto, ma la vocazione dell'essere umano - all'umanita' intera, all'intero mondo vivente.
Benito D'Ippolito, collaboratore del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 20 novembre 2022
Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Da alcuni mesi e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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Osvaldo Ercoli era innanzitutto una persona buona, di una generosita' senza riserve.
Ed era anche una persona che amava conoscere e capire il cuore degli uomini e del mondo.
Era, se cosi' posso dire, il buon samaritano e l'Ulisse dantesco.
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Era un uomo di grande valore e di grande esperienza, e di altrettanto grandi candore e innocenza, era - per usare l'espressione con cui una volta Truffaut defini' Andre' Bazin - l'uomo di prima del peccato originale.
La sofferenza che esseri umani infliggono ad altri esseri umani lo scandalizzava e indignava e scuoteva fin nei precordi, e sentiva il dovere, l'imperativo categorico, di contrastarla con tutte le sue forze - sia opponendosi impetuosamente a tutte le violenze e le menzogne, sia amorevolmente soccorrendo tutte le vittime.
La meraviglia del mondo, l'armonia e la bellezza del mondo, lo illuminavano di gioia, cosi' come l'esercizio dell'agricoltura - dove virgilianamente ritrovava le sue radici, le sue piu' profonde memorie e i suoi piu' remoti affetti, e la serenita' di chi conosce ed ama ed accudisce la terra come madre feconda e frugifera - e parimenti l'esercizio della matematica - la disciplina dei suoi piu' assidui studi e del longevo suo appassionato insegnamento - che quotidianamente praticava come forma di meditazione e ascesi, di ecologia della mente e del cuore.
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Scrisse Valery che "vita Cartesii est simplicissima": Osvaldo era un fautore della cartesiana clarte', persuaso delle idee chiare e distinte, del dubbio metodico, della ricerca razionale, della comunicabilita' del sapere, della certezza che sempre lo sostenne - e che condivideva con Gandhi - che la verita' e il bene siano una medesima sostanza (e per cosi' dire la trama, il sostrato, il soffio che consente al mondo di esistere), che il retto intendere e l'agire buono siano la stessa cosa.
Ma insieme sapeva che in ogni essere umano alberga anche un cuore di tenebra.
Anche per questo era amico della nonviolenza, nel senso pieno e forte che all'espressione "amico della nonviolenza" dava Aldo Capitini.
Intransigente contro la violenza e misericordioso con le persone.
Non era ignaro dei tormenti dei personaggi dostoevskijani, dei labirinti di Kafka e di Borges, dell'infinita tristezza, dell'eroica protesta e del magnanimo appello all'universale solidarieta' che e' nella voce che parla nelle prose e nei versi di Leopardi.
E proprio questa consapevolezza lo muoveva all'azione, sia nell'attivita' educativa svolta nella scuola pubblica e nel volontariato, sia nell'inesausta militanza nonviolenta, sia nella lotta politica e nell'opera amministrativa per il bene comune dell'umanita' contro il regime della violenza, della rapina, della stoltezza e della corruzione.
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Dovrei dire qui delle lotte cui insieme prendemmo parte in difesa del mondo vivente, dei diritti umani e della pace.
Dovrei dire delle lotte contro la follia nucleare, contro la devastazione ambientale e culturale che avrebbe provocato l'insensata realizzazione della Supercassia, contro la distruzione della preziosa area archeologica, naturalistica e termale del Bulicame che sarebbe stato l'infausto e infame esito della realizzazione del pazzesco mega-aeroporto che li' si voleva imporre. Tre lotte nonviolente che insieme a innumerevoli altre persone di volonta' buona conducemmo e vincemmo per il bene comune.
Dovrei dire di quando andammo ad Aviano a cercar di impedire il decollo dei bombardieri che recavano strage nei Balcani.
Dovrei dire d'infinite occasioni in cui ebbi modo di apprezzarne il mite coraggio e la ferma gentilezza nelle lotte nonviolente piu aspre e impegnative.
E dovrei anche dire del suo volontariato di educatore in carcere.
Dovrei anche dire del suo autorevole sostegno e fin patrocinio a rilevanti iniziative di solidarieta' concreta, dall'Africa all'Alto Lazio.
Dovrei dire del suo aiuto materiale e morale ad esperienze di solidarieta' come il centro sociale "Valle Faul" di cui fu anima e simbolo il comune amico e compagno di lotte nonviolente Alfio Pannega.
Dovrei dire del suo impegno diuturno a difendere non solo l'umanita' presente e quella ventura, ma anche l'umanita' passata: a Viterbo tutti ricordano la sua iniziativa per la memoria di Giordano Bruno.
Ma qui mi premeva soltanto dire il mio ringraziamento a un grande amico, a un autentico maestro, a un vivo testimone della dignita' umana che ora ci ha lasciato.
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Ho conosciuto, nel corso dei miei anni che ormai declinano anch'essi, una Viterbo di giganti dell'impegno morale e civile: da Achille Poleggi a Sauro Sorbini, da Raimondo Pesaresi a Marcello Polacchi, da Mauro Brilli a Giovanna Strich, da Alfio Pannega a Dante Bernini, a tante e tanti altri il cui ricordo serbo nel cuore.
Osvaldo Ercoli e' stato l'ultimo di questi giganti, e in questo momento sento in me, e intorno a me, una profonda desolazione.
Ma Osvaldo ci lascia un legato: il dovere di proseguire le sue lotte nonviolente in difesa della pace e della giustizia, della verita' e della misericordia, dei diritti umani di tutti gli esseri umani, di ogni vita e dell'intero mondo vivente. Che noi si sappia raccoglierlo e adempierlo.
Tanto piu' in questo tragico momento dell'umanita', in cui la guerra ruggisce e divora vite umane finanche nel cuore stesso dell'Europa, e quasi soltanto la voce del papa si leva a invocare pace, a chiamare alla necessaria insurrezione nonviolenta delle intelligenze e delle coscienze per porre fine a tutte le guerre, a tutte le stragi, a tutte le uccisioni; per abolire tutti i conflitti bellici e gli spargimenti di sangue, tutte le organizzazioni dedite all'uccidere, tutte le armi assassine. Salvare le vite e' il primo dovere.
Tanto piu' in questo tragico momento dell'umanita', in cui il Mediterraneo e' un immenso cimitero in cui si consuma l'ennesima immane strage degli innocenti, e di questo orrore sono responsabili in primo luogo le politiche razziste e schiaviste dei governi europei contro cui dovremmo insorgere per adempiere il primo degli umani doveri: salvare le vite.
Tanto piu' in questo tragico momento dell'umanita', in cui la catastrofe climatica in corso - provocata dallo sfruttamento dissennato e dalla scellerata devastazione del mondo vivente a immondo beneficio di una minuscola minoranza di vampiri - sta per travolgere l'intera civilta' umana, l'intera umana famiglia. Salvare le vite e' il primo dovere: non vi sara' salvezza per l'umanita' se non difenderemo, preserveremo, rispetteremo, risaneremo quest'unico mondo vivente gia' cosi' profondamente ferito di cui siamo insieme parte e custodi.
Ci lascia anche un dono ulteriore Osvaldo Ercoli: sono gia' due le generazioni che da lui e da Maria - l'amatissima sua moglie anche lei indimenticabile educatrice ed esempio di umana solidarieta' - discendono, e che hanno gia' saputo dare buona prova come figli e come cittadini, e che recheranno ancora e ancora testimonianza del bene, come Osvaldo e Maria hanno insegnato loro.
E un ultimo dono ci lascia: l'amore per questa terra e per la gente che ci vive, per Vallerano dove nacque novantadue anni fa e per Viterbo dove due giorni fa e' scomparso; un amore che il suo animo grande estendeva - poiche' tale e' non solo la missione del dotto, ma la vocazione dell'essere umano - all'umanita' intera, all'intero mondo vivente.
Benito D'Ippolito, collaboratore del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 20 novembre 2022
Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Da alcuni mesi e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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