[Nonviolenza] La biblioteca di Zorobabele. 609



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LA BIBLIOTECA DI ZOROBABELE
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Segnalazioni librarie e letture nonviolente
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 609 del 26 ottobre 2022

In questo numero:
1. Cessare di uccidere, iniziare la storia dell'umanita'
2. PeaceLink, "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, Movimento Nonviolento: 4 novembre: non festa ma lutto
3. Appello di convocazione della manifestazione nazionale per la pace del 5 novembre a Roma
4. Ripetiamo ancora una volta...
5. Simona Sirianni: I cinque libri fondamentali di Annie Ernaux, Premio Nobel per la Letteratura
6. Laura Pezzino: L'universo fuori posto di Annie Ernaux
7. Fabrizio De Andre': Girotondo
8. Fabrizio De Andre': La ballata dell'eroe
9. Fabrizio De Andre': La guerra di Piero
10. Fabrizio De Andre': Maria nella bottega del falegname
11. Fabrizio De Andre': Il testamento di Tito
12. Fabrizio De Andre': La collina
13. Fabrizio De Andre': Fila la lana
14. Fabrizio De Andre': Morire per delle idee
15. Fabrizio De Andre': Andrea
16. Fabrizio De Andre': Fiume Sand Creek

1. L'ORA. CESSARE DI UCCIDERE, INIZIARE LA STORIA DELL'UMANITA'

Cessare di uccidere.
Salvare le vite.
Uscire dalla preistoria.
Iniziare la storia dell'umanita'.
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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Abolire la guerra, gli eserciti, le armi.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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La nonviolenza e' la via.
La nonviolenza e' la politica necessaria.

2. INIZIATIVE. PEACELINK, "CENTRO DI RICERCA PER LA PACE" DI VITERBO, MOVIMENTO NONVIOLENTO: 4 NOVEMBRE: NON FESTA MA LUTTO

4 novembre: non festa ma lutto
Proponiamo che il 4 novembre si svolgano commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, di ieri e di oggi.
Le commemorazioni devono essere un solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze:
per ridurre drasticamente le spese militari, per abolire le testate nucleari, per fermare le fabbriche di armi.
18 ottobre 2022
PeaceLink - "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo - Movimento Nonviolento
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Vogliamo prevenire le guerre di domani. Siamo contro le guerre di oggi. Non dimentichiamo le guerre di ieri.
Le guerre di oggi sono combattute con le armi costruite ieri. Le armi costruite oggi alimenteranno le guerre di domani.
Il disarmo, a partire da noi stessi (disarmo unilaterale), e' la strategia per costruire la pace.
Fare memoria delle guerre del passato e' doveroso per non ripetere gli stessi tragici errori.
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Sabato 5 novembre si terra' a Roma una grande manifestazione per la pace, promossa dal cartello "Europe for Peace", alla quale parteciperemo. Sara' una manifestazione popolare e di popolo che chiede: "Cessate il fuoco subito - Negoziato per la pace - Mettiamo al bando le armi nuclari - Solidarietà con le vittime di tutte le guerre".
Il giorno precedente, 4 novembre, ricorre l'anniversario della fine della Prima guerra mondiale, una "inutile strage" come disse il Pontefice di allora.
Tante altre "inutili stragi" seguirono, fino alla odierna strage in Ucraina. E' la guerra nel cuore dell'Europa, che prosegue da allora.
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La data del 4 novembre viene celebrata con continuita' dal fascismo fino ad oggi, per richiamare l'unita' dell'Italia sotto il segno della guerra e dell'esercito. "Giornata dell'Unita' Nazionale e delle Forze Armate" nell'anniversario della fine di un tragico conflitto che costò al nostro paese un milione e duecentomila morti (600.000 civili e 600.000 militari): per la prima volta nella storia a morire a causa della guerra non furono solo i militari al fronte, ma in pari numero i civili vittime di bombardamenti o di stenti, malattie, epidemie causate dalla guerra stessa.
Vogliamo ricordare e onorare quei morti rinnovando l'impegno contro ogni guerra e la sua preparazione, dunque contro le guerre di oggi, contro le armi costruite per le guerre di domani. Solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise.
Meno armi piu' difesa della vita, ridurre drasticamente le spese militari e devolvere i fondi per abolire la fame, la poverta', l'inquinamento del pianeta.
Per questo chiediamo una drastica riduzione delle spese militari che gravano sul bilancio dello stato italiano.
Per questo sosteniamo la richiesta che l'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la messa al bando delle armi nucleari.
Per questo sosteniamo la Campagna "Un'altra difesa e' possibile", che prevede l'istituzione di un Dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta.
Pace, disarmo, smilitarizzazione. Tutela della vita degli umani e della Terra.
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Proponiamo che il 4 novembre si svolgano commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze. Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente.
Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.
Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.
Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perché convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.
Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.
Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
Solo la pace salva le vite. Salvare le vite e' il primo dovere.
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Movimento Nonviolento
per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. e fax: 0458009803, e-mail: an at nonviolenti.org, siti: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it
PeaceLink
per contatti: e-mail: info at peacelink.it, abruzzo at peacelink.it, sito: www.peacelink.it
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
per contatti: e-mail: centropacevt at gmail.com, web: mailing list nonviolenza at peacelink.it

3. DOCUMENTAZIONE. APPELLO DI CONVOCAZIONE DELLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE PER LA PACE DEL 5 NOVEMBRE A ROMA
[Riceviamo e diffondiamo]

Cessate il fuoco subito - negoziato per la pace
Mettiamo al bando tutte le armi nucleari
Solidarieta' con il popolo ucraino e con le vittime di tutte le guerre
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Manifestazione nazionale
Roma - sabato 5 novembre 2022 concentramento ore 12
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L'ombra della guerra atomica si stende sul mondo
La minaccia nucleare incombe sul mondo. E' responsabilita'̀ e dovere degli stati e dei popoli fermare questa follia. L'umanita' ed il pianeta non possono accettare che le contese si risolvano con i conflitti armati. La guerra ha conseguenze globali: e' la principale causa delle crisi alimentari mondiali, ancor piu' disastrose in Africa e Oriente, incide sul caro-vita, sulle fasce sociali piu' povere e deboli, determina scelte nefaste per il clima e la vita del pianeta. La guerra ingoia tutto e blocca la speranza di un avvenire piu' equo e sostenibile per le generazioni future.
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Questa guerra va fermata subito
Condanniamo l'aggressore, rispettiamo la resistenza ucraina, ci impegniamo ad aiutare, sostenere, soccorrere il popolo ucraino, siamo a fianco delle vittime. Siamo con chi rifiuta la logica della guerra e sceglie la nonviolenza.
L'inaccettabile invasione dell'Ucraina da parte della Russia ha riportato nel cuore dell'Europa la guerra che si avvia a diventare un conflitto globale tra blocchi militari con drammatiche conseguenze per la vita e il futuro dei popoli ucraino, russo e dell'Europa intera. Siamo vicini e solidali con la popolazione colpita, con i profughi, con i rifugiati costretti a fuggire, ad abbandonare le proprie case, il proprio lavoro, vittime di bombardamenti, violenze, discriminazioni, stupri, torture.
Questa guerra va fermata subito. Basta sofferenze. L'Italia, l'Unione Europea e gli stati membri, le Nazioni Unite devono assumersi la responsabilita' del negoziato per fermare l'escalation e raggiungere l'immediato cessate il fuoco. E' urgente lavorare ad una soluzione politica del conflitto, mettendo in campo tutte le risorse e i mezzi della diplomazia al fine di far prevalere il rispetto del diritto internazionale, portando al tavolo del negoziato i rappresentanti dei governi di Kiev e di Mosca, assieme a tutti gli attori necessari per trovare una pace giusta. Insieme con Papa Francesco diciamo: "Tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza, ma concordate, giuste e stabili".
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L'umanita' ed il pianeta devono liberarsi dalla guerra
Chiediamo al Segretario Generale delle Nazioni Unite di convocare urgentemente una Conferenza Internazionale per la pace, per ristabilire il rispetto del diritto internazionale, per garantire la sicurezza reciproca e impegnare tutti gli Stati ad eliminare le armi nucleari, ridurre la spesa militare in favore di investimenti per combattere le poverta' e di finanziamenti per l'economia disarmata, per la transizione ecologica, per il lavoro dignitoso.
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Occorre garantire la sicurezza condivisa
Le guerre e le armi puntano alla vittoria sul nemico ma non portano alla pace: tendono a diventare permanenti ed a causare solo nuove sofferenze per le popolazioni. Bisogna invece far vincere la pace, ripristinare il diritto violato, garantire la sicurezza condivisa. Non esiste guerra giusta, solo la pace e' giusta. La guerra la fanno gli eserciti, la pace la fanno i popoli.
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L'Italia, la Costituzione, la societa' civile ripudiano la guerra. Insieme esigiamo che le nostre istituzioni assumano questa agenda di pace e si adoperino in ogni sede europea ed internazionale per la sua piena affermazione.
Cessate il fuoco subito, negoziato per la pace!
L'ONU convochi una Conferenza internazionale di pace
Mettiamo al bando tutte le armi nucleari
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Per adesioni: segreteria at retepacedisarmo.org
Per informazioni: www.sbilanciamoci.info/europe-for-peace/ - www.retepacedisarmo.org

4. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

5. AUTRICI. SIMONA SIRIANNI: I CINQUE LIBRI fONDAMENTALI DI ANNIE ERNAUX, PREMIO NOBEL PER LA lETTERATURA
[Da "Io Donna" del 7 ottobre 2022]

Per il suo pubblico era gia' un'icona e di certo non serviva il Premio Nobel per la Letteratura vinto ieri a farla amare ancora di piu' dai suoi lettori. Fatto sta che Annie Ernaux, una delle voci piu' autorevoli della letteratura mondiale, il prezioso riconoscimento lo ha ricevuto, non facendo altro che confermare il suo essere una scrittrice eccezionale.
L'autrice francese e' capostipite dell'autofiction. Si tratta di quel genere letterario che usa il proprio io e la propria vita come chiave per affrontare questioni come la famiglia, la violenza, gli affetti e che si racconta con una disarmante onesta'. Ed Ernaux lo fa in maniera talmente profonda che l'Accademia svedese ha motivato la sua scelta "per il coraggio e l'acutezza clinica con cui ha svelato le radici, gli straniamenti e i vincoli collettivi della memoria personale".
Cio' che racconta Ernaux, infatti, nei suoi libri, e' esattamente quello che ha vissuto, il ricordo e la scrittura sono legate in maniera indissolubile, senza nascondere mai che l'io dei suoi libri coincide quasi completamente con se' stessa.
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I libri di Annie Ernaux
Una donna
Negli ultimi anni, Ernaux e' diventata quasi un culto per chiunque ami la scrittura. E questo e' successo anche in Italia. I suoi libri sono tutti molto amati e, tra questi c'e' sicuramente Una donna (Ed. L'orma), di cui Teresa Ciabatti, tra le piu' importanti scrittrici italiane contemporanee, ha detto: "Annie Ernaux spiazza, incanta, commuove. Non consola".
E' un libro scritto pochi giorni dopo la morte della madre, nel periodo del lutto in cui le vicende personali emergono dalla memoria. La storia di questa donna prende vita a partire dalla miseria contadina per arrivare al riscatto come piccola commerciante. Che dura fino allo sprofondare nel buio della malattia. Un libro che, utilizzando una lingua "piu' neutra possibile", indaga le contraddizioni e l'opacita' dei sentimenti con un secco dolore.
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Gli anni
Gli anni e' un libro del 2008. Difficile descriverlo, perche' non e' un romanzo ne' una raccolta di memorie. E' un flusso di ricordi dell'autrice che ripercorre la sua vita dagli anni quaranta fino ai giorni nostri. E mentre racconta di se', racconta anche il Novecento e la storia di una generazione.
Quella cresciuta durante il boom economico degli anni cinquanta, travolta dal consumismo e infine sopraffatta dalla nuova era digitale. Con una domanda che rimane centrale per tutte le pagine: restera' di me qualcosa, infine, ancora?
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L'evento
Con il successo di La scelta di Anne – L'Evenement, vincitore del Leone d'oro al Festival di Venezia 2020, il libro L'evento da cui e' tratto il film e' tornato molto in auge. Uscito in Francia nel 2010, racconta l'esperienza di una ragazza che cerca disperatamente di abortire in un mondo che non le riconosce questo diritto, portando alla luce una ferita collettiva. Una terribile richiesta in forma letteraria di costruire un presente piu' giusto per tutte quelle donne incinte, vicine o lontane, a cui e' proibito per legge o nei fatti disporre di se' stesse.
"Se non andassi fino in fondo a riferire questa esperienza contribuirei a oscurare la realta' delle donne schierandomi dalla parte della dominazione maschile del mondo", ha detto la scrittrice delle sue pagine.
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La donna gelata
Ancora la Ernaux femminista in un libro che riavvolge i ricordi dell'educazione sentimentale e sessuale di una donna dalla provincia francese degli anni Quaranta. Le scoperte e i tabu' dell'adolescenza, gli anni piu' indipendenti e intensi dell'universita', dove si ricorrono amori e scelte. Per arrivare ai bivi della giovinezza: matrimonio, famiglia. Ma qui lo squilibrio di ruoli e mansioni tra moglie e marito, tra madre e padre condanna l'autrice alla glaciazione dell'interiorita' e del desiderio.
Annie descrive con precisa passione l'apprendistato alla disparita' di una donna, consegnando al lettore con spietata limpidezza un'impareggiabile radiografia della moderna vita di coppia.
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Il posto
In queste pagine la scrittrice racconta la storia del padre, della sua vita, del conflitto creatosi tra loro nel corso degli anni. E, il desiderio di scrivere coincide con la necessita' di affrontare ancora una volta l'autorita' paterna, di verificare il contraddittorio rapporto tra padre e figlia, di far riemergere dettagli considerati perduti per sempre.

6. AUTRICI. LAURA PEZZINO: L'UNIVERSO FUORI POSTO DI ANNIE ERNAUX
[Dal sito rivistastudio.com riprendiamo e diffondiamo questo articolo del 7 ottobre 2022]

Una delle prime cose che ho fatto e' stata digitare sulla tastiera "Auchan" e "Cergy" e cliccare su Street View. Appena il segretario permanente dell'Accademia di Svezia ha annunciato che Annie Ernaux aveva vinto il Nobel per la Letteratura, ma che non erano ancora riusciti ad avvisarla al telefono, il mio pensiero e' andato a uno dei luoghi simbolo dell'autrice francese, almeno nell'ultima parte della sua produzione letteraria. Magari, ho pensato, proprio in quel momento Annie Ernaux si trovava all'Auchan a fare la spesa e, tra gli avvisi all'altoparlante e la musichetta in filodiffusione, non aveva sentito il cellulare. Puo' capitare a tutti, anche a una neo-Nobel, no?
Quello sull'Auchan di Cergy, il "Cremlino di mattoni", e' stato l'ultimo libro di Ernaux che ho letto, qualche mese fa. Il titolo e' Guarda le luci, amore mio, e sono certa che qualcuno lo avra' classificato come un Ernaux "minore". A mio parere, sbagliando. Il primo, invece, era stato Gli anni, da molti considerato il suo capolavoro. Ero io, pero', a non essere pronta. Erano, quelli, tempi in cui cercavo soprattutto immagini alle quali aderire, e la foto di gruppo scattata da quelle pagine, che si prefiggevano di ricostruire la memoria di un intero Paese, mi era parsa eccessivamente generica, affollata. Miravo, esigevo, primissimi piani. Quando e' arrivato Il posto mi son detta "ci siamo". Fin dalle prime pagine, mi aveva introdotta in un mondo, immenso nella sua minuscolezza, che si era trasformato istantaneamente in topos: il bar-alimentari che i suoi genitori, i Duchesne (Ernaux e' il cognome dell'ex marito), avevano gestito per anni a Yvetot, il paesotto della Normandia dove era cresciuta e che avrebbe ossessivamente raccontato nei successivi cinquant'anni.
All'inizio del Posto, lei e' da poco diventata insegnante di ruolo (avrebbe poi insegnato in diversi licei) quando suo padre muore a sessantasette anni, un passo dalla pensione, una domenica pomeriggio. Ernaux lo dice cosi': "Mia madre e' comparsa in cima alle scale. Si tamponava gli occhi con un tovagliolo che probabilmente aveva portato con se' quando era salita in camera dopo pranzo. Con voce neutra ha detto: "E' finita"". Ora che lo rileggo a distanza di anni, penso sia stato proprio quel tovagliolo - non un Kleenex, non un fazzoletto, proprio un tovagliolo, magari macchiato di minestra - a farmi pensare, ci siamo. Per Ernaux la scrittura e' sempre stata un mezzo per raggiungere il reale, e poco cose sono piu' reali di un tovagliolo sporco con il quale tamponarsi le lacrime per un marito appena morto. Quel padre li', che si faceva fotografare con le cose di cui andava orgoglioso - il negozio, la bicicletta, la Renault 4 poi. Quella madre li', la cui infanzia era stata "un appetito mai sazio" - anche se questo lo scrive in Una donna, dove dice anche: "Ora mi sembra di scrivere su mia madre per, a mia volta, metterla al mondo". Ecco, quei genitori li' erano i miei genitori. E non lo erano mai stati. Da li' in poi, l'universo Ernaux mi si e' srotolato davanti e non ho mai avuto la tentazione di abbandonarlo.
E' stato sempre nel Posto che mi si e' svelata per la prima volta una parola comunissima eppure chiave nella scrittura di Ernaux, "vergogna", quel "timore di essere fuori posto". Di quella vergogna, cosi' dolorosamente dissezionata fino a mostrarne il meccanismo piu' nascosto, sarei andata alla ricerca, come una detective delle miserie umane, in ogni suo libro: in Memoria di ragazza (sulla sua prima esperienza sessuale) c'e'; in L'altra figlia (quando scopre di avere avuto una sorella morta prima che lei nascesse) c'e'; in La donna gelata (dove il gelo e' il matrimonio, e infatti non ha mai piu' voluto sposarsi, e dove scrive: "Le donne della mia vita parlavano tutte a voce alta, avevano corpi trascurati, troppo grassi o troppo scialbi, dita ruvide, volti senza un filo di belletto o altrimenti truccati in modo esagerato, vistoso, con grandi chiazza sulle guance e sulle labbra") c'e'. In massimo grado c'e' in L'evento, che racconta di un aborto clandestino messo poi in pellicola dalla regista Audrey Diwan, e in un altro suo libro intitolato proprio cosi', La vergogna: li' parla di violenza domestica, una tipologia che, se esistesse una scala Richter della vergogna, sfiorerebbe il livello massimo. Sulla vergogna, un'altra scrittrice francese, Nathalie Leger, una volta mi disse una cosa interessante: "La vergogna e' sempre un'ustione ereditata, cio' che crea quel sistema di lealta' e di promesse non dette alle quali si resta incatenati. E il romanzo, la letteratura, esistono per questo, perche' per confessare bisogna mentire". E se e', come e', qualcosa di ereditato, la prima vergogna e' quella per la propria famiglia, il posto da dove si proviene. La prima vergogna e' vergogna di classe.
Parte della motivazione dell'Accademia dice: "Con grande coraggio e acutezza clinica, Annie Ernaux ha rivelato l'agonia dell'esperienza di classe e descrivendone la vergogna, l'umiliazione, la gelosia o l'incapacita' di vedere chi si e', ha realizzato qualcosa di ammirevole e duraturo". Nel saggio Scrivere e' dare forma a un desiderio (Castelvecchi), rifacendosi al suo maestro, il sociologo Pierre Bourdieu, Ernaux dice che non potrebbe immaginare una forma letteraria slegata dai rapporti sociali, dove l'io di chi scrive e' solo uno dei vari nodi. In una delle due interviste che ho avuto la fortuna e l'onore di farle, ha spiegato, riferendosi al 1971: "Mi resi conto che provenendo dal popolo ed essendo stata una borsista, non facevo parte dei cosiddetti "eredi" delle elite che, a scuola, riuscivano ad appropriarsi con facilita' di quella che era la cultura "generale". Questa presa di coscienza fu molto importante per me e mi spinse a scrivere il mio primo libro, Gli armadi vuoti". Poche scrittrici come Ernaux - una e' di sicuro Dorothy Allison, un'altra Elena Ferrante - hanno saputo entrare con uguale affilata precisione all'interno dei rapporti di classe, eviscerarli, svergognarli, ed e' significativo il fatto che Alberto Prunetti, autore dell'importante lavoro seminale sulla letteratura working class Non e' un pranzo di gala (appena uscito per minimum fax), la citi come esempio di "transfuga di classe" (con Didier Eribon ed Edouard Luis) e come scrittrice con un background working class.
Dopo un lungo percorso a scandagliare in lungo e in largo quel luogo acquatico e cangiante che e' la memoria personale, Ernaux ha iniziato ad annettere un tipo di patrimonio piu' collettivo, e lo ha fatto usando soprattutto i discorsi e le parole delle persone. Arriva a questo punto, nel 2008, Gli anni, a occupare un importante tassello all'interno di quell'ampia "autobiografia sociale", cosi' e' stata chiamata l'opera di Ernaux, di cui fa parte anche Guarda le luci, amore mio, il libro sull'Auchan dal quale sono partita, dove un ipermercato di periferia diventa osservatorio privilegiato del mondo e delle persone in un'ottica sociale e, quindi, politica. Nello stesso filone si possono leggere anche opere come Journal de dehors e La vie exterieur, che trattano "oggetti considerati indegni della lingua letteraria" come i viaggi sulla Rer, i parcheggi e, appunto, i supermercati. In Journal scrive: "Piu' nessuna descrizione, nessuna storia. Solo degli istanti, degli incontri. Un etno-testo". E di fronte a una materia cosi' incandescente - la vita, le vergogne, le fatiche, le miserie -, l'unica arma di Ernaux e' stata un tipo di scrittura essenziale, piatta, che mi ha spiegato cosi': "La mia scrittura piatta e' nutrita dalle sensazioni, che restano, pero', dietro le parole". Parole-schermo, dunque.
Dal posto in cui e' nata, Ernaux ha cercato di fuggire come si fa dagli incendi. La sua salvezza e' stata la Grande Citta', Parigi e tutte le meraviglie stipate la' dentro, i salotti, la bourgeoisie, le lucine, la letteratura alta. A un certo punto pero', la sua strada - come quella di tanti, in realta' - ha fatto un'inversione a u, e allora la sua scelta e' caduta su un posto, che potrebbe essere qualunque posto ma che si chiama Cergy, a 40 minuti con la Rer A dal centro di Parigi, e su una casa con un grande giardino sul fiume Oise. Piu' volte ho fantasticato su quel giardino, soprattutto da quando lei stessa me ne aveva parlato durante la nostra prima intervista.
Al telefono Annie Ernaux ha una voce di ragazza, e io mi ero molto emozionata quando avevo sentito il suo allo' dall'altra parte del filo - la immaginavo, non so perche', aggrappata a una pesante cornetta di bachelite, immersa in una poltrona di velluto lisa sui braccioli, a guardare con quei suoi occhi liquidi oltre la portafinestra aperta sui salici del giardino. La voce e' una delle cose che cambiano meno di noi mentre gli anni corrono, e se tutto il resto prima o poi si disfa e ci trasfigura, la voce e' l'unica in grado di opporre una piccola resistenza. Quella, ho immaginato anche, era la stessa voce della giovane donna che aveva vissuto i fatti raccontati in L'evento o in Memoria di ragazza.
E cosi', quella ragazza scappata dalle fiamme ora ha vinto il Nobel per la Letteratura, che notizia! E si spera che questa volta saranno in pochi a dire "Ernaux chi?". Doveva essere il turno di Salman Rushdie, si mormorava, ma si sa, l'Accademia ha ragioni che la ragione non comprende e viceversa, e i fatti del mondo, soprattutto loro, hanno scarsissime chance di riuscire a intrufolarsi dietro la porta chiusa piu' fotografata del mondo. Ogni volta che, in questi ultimi anni, il Nobel e' andato a una delle scrittrici che hanno contribuito a darmi forma - ed e' successo finora quattro volte: Alice Munro, Olga Tokarczuk, Louise Gluck ed Ernaux, perche' quando e' stato il turno di Szymborska e Aleksievic io, per eccesso di gioventu' o di stoltezza, non le avevo ancora lette - mi sono sentita contenta come se un pezzettino di quella luce fosse anche mia. E di tutte, tutte quante, le altre invisibili che mi hanno preceduta e mi succederanno. Una rivincita, anzi di piu', una speranza. "Un aiuto a comprendere, e sopportare, cio' che accade e cio' che facciamo", scrive la Nobel in Memoria di ragazza.
Prima di chiudere questo pezzo, nel quale, pur nella lungaggine, non sono riuscita a parlare del femminismo di Ernaux - i suoi testi sono stati paragonati, per impatto, a quelli di Simone de Beauvoir, e quando le chiesi quale fosse lo stereotipo piu' difficile da superare per una donna rispose "la sottomissione. Il fatto che siamo troppo gentili con gli uomini, li perdoniamo e accettiamo tutto nonostante loro non facciano altrettanto nei nostri confronti" - faccio in tempo a vedere un brevissimo video in cui si vede Annie, sciarpa e calze rosse, che attraversa con il passo cauto di una signora di 82 anni il giardino di casa sua a Cergy e raggiunge i giornalisti che le chiedono un commento sul premio. Ma lei e' sopraffatta, incredula: "Non ci riesco. Sono felice, e orgogliosa. E' tutto". E' commossa. Commuove. E quelli, comunque, non sono salici.

7. TESTI. FABRIZIO DE ANDRE': GIROTONDO
[Riproponiamo i seguenti testi. "Girotondo" e' nell'album Tutti morimmo a stento (1968); "La ballata dell'eroe" e "La guerra di Piero" sono nell'album Fabrizio De Andre' volume 3 (1968); "Maria nella bottega del falegname" e "Il testamento di Tito" sono nell'album La buona novella (1970); "La collina" e' nell'album Non al denaro non all'amore ne' al cielo (1971); "Fila la lana" e "Morire per delle idee" sono nell'album Canzoni (1974); "Andrea" e' nell'album Rimini (1978); "Fiume Sand Creek" e' nell'album senza titolo detto L'indiano (1981). Li abbiamo ripresi da Fabrizio De Andre', Parole. I testi di tutte le canzoni, Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma 2009.
Fabrizio De Andre' (Genova, 1940 - Milano, 1999), cantautore libertario, e' una delle figure piu' vive della cultura italiana del secondo Novecento]

Se verra' la guerra, Marcondiro'ndero
se verra' la guerra, Marcondiro'nda'
sul mare e sulla terra, Marcondiro'ndera
sul mare e sulla terra chi ci salvera'?

Ci salvera' il soldato che non la vorra'
ci salvera' il soldato che la guerra rifiutera'.

La guerra e' gia' scoppiata, Marcondiro'ndero
la guerra e' gia' scoppiata, chi ci aiutera'.
Ci aiuterà il buon Dio, Marcondiro'ndero
ci aiutera' il buon Dio, lui ci salvera'.

Buon Dio e' gia' scappato, dove non si sa
buon Dio se n'e' andato, chissa' quando ritornera'.

L'aeroplano vola, Marcondiro'ndera
l'aeroplano vola, Marcondiro'nda'.
Se gettera' la bomba, Marcondiro'ndero
se gettera' la bomba chi ci salvera'?

Ci salva l'aviatore che non lo fara'
ci salva l'aviatore che la bomba non gettera'.

La bomba e' gia' caduta, Marcondiro'ndero
la bomba e' gia' caduta, chi la prendera'?
La prenderanno tutti, Marcondiro'ndero
sian belli o siano brutti, Marcondiro'nda'.

Sian grandi o sian piccini li distruggera'
sian furbi o sian cretini li fulminera'.

Ci sono troppe buche, Marcondiro'ndero
ci sono troppe buche, chi le riempira'?
Non potremo piu' giocare al Marcondiro'ndero
non potremo piu' giocare al Marcondiro'nda'.

E voi a divertirvi andate un po' piu' in la'
andate a divertirvi dove la guerra non ci sara'.

La guerra e' dappertutto, Marcondiro'ndero
la terra e' tutta un lutto, chi la consolera'?
Ci penseran gli uomini, le bestie i fiori
i boschi e le stagioni con i mille colori.

Di gente, bestie e fiori no, non ce n'e' piu'
viventi siam rimasti noi e nulla piu'.

La terra e' tutta nostra, Marcondiro'ndero
ne faremo una gran giostra, Marcondiro'nda'.
Abbiam tutta la terra Marcondiro'ndero
giocheremo a far la guerra, Marcondiro'nda'...

8. TESTI. FABRIZIO DE ANDRE': LA BALLATA DELL'EROE

Era partito per fare la guerra
per dare il suo aiuto alla sua terra.
Gli avevano dato le mostrine e le stelle
e il consiglio di vendere cara la pelle.

E quando gli dissero di andare avanti
troppo lontano si spinse a cercare la verita'.
Ora che e' morto la Patria si gloria
d'un altro eroe alla memoria.

Ma lei che lo amava aspettava il ritorno
d'un soldato vivo, d'un eroe morto che ne fara'?
Se accanto, nel letto, le e' rimasta la gloria
d'una medaglia alla memoria.

9. TESTI. FABRIZIO DE ANDRE': LA GUERRA DI PIERO

Dormi sepolto in un campo di grano
non e' la rosa non e' il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.

"Lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendano i lucci argentati
non piu' i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente".

Cosi' dicevi ed era d'inverno
e come gli altri verso l'inferno
te ne vai triste come chi deve,
e il vento ti sputa in faccia la neve.

Fermati Piero, fermati adesso
lascia che il vento ti passi un po' addosso,
dei morti in battaglia ti porti la voce,
chi diede la vita ebbe in cambio una croce.

Ma tu non lo udisti e il tempo passava
con le stagioni a passo di giava
ed arrivasti a varcar la frontiera
in un bel giorno di primavera.

E mentre marciavi con l'anima in spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di un altro colore.

Sparagli Piero, sparagli ora
e dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai esangue
cadere in terra a coprire il suo sangue.

"E se gli sparo in fronte o nel cuore
soltanto il tempo avra' per morire,
ma il tempo a me restera' per vedere,
vedere gli occhi di un uomo che muore".

E mentre gli usi questa premura
quello si volta, ti vede, ha paura
ed imbracciata l'artiglieria
non ti ricambia la cortesia.

Cadesti a terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che il tempo non ti sarebbe bastato
a chieder perdono per ogni peccato.

Cadesti a terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che la tua vita finiva quel giorno
e non ci sarebbe stato ritorno.

"Ninetta mia crepare di maggio
ci vuole tanto troppo coraggio.
Ninetta bella dritto all'inferno
avrei preferito andarci in inverno".

E mentre il grano ti stava a sentire
dentro alle mani stringevi il fucile,
dentro alla bocca stringevi parole
troppo gelate per sciogliersi al sole.

Dormi sepolto in un campo di grano
non e' la rosa non e' il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.

10. TESTI. FABRIZIO DE ANDRE': MARIA NELLA BOTTEGA DEL FALEGNAME

Maria:
"Falegname col martello
perche' fai den den?
Con la pialla su quel legno
perche' fai fren fren?
Costruisci le stampelle
per chi in guerra ando'?
Dalla Nubia sulle mani
a casa ritorno'?".

Il falegname:
"Mio martello non colpisce,
pialla mia non taglia
per foggiare gambe nuove
a chi le offri' in battaglia,
ma tre croci, due per chi
diserto' per rubare,
la piu' grande per chi guerra
insegno' a disertare".

La gente:
"Alle tempie addormentate
di questa citta'
pulsa il cuore di un martello,
quando smettera'?
Falegname, su quel legno,
quanti colpi ormai,
quanto ancora con la pialla
lo assottiglierai?".

Maria:
"Alle piaghe, alle ferite
che sul legno fai,
falegname su quei tagli
manca il sangue, ormai,
perche' spieghino da soli,
con le loro voci,
quali volti sbiancheranno
sopra le tue croci".

Il falegname:
"Questi ceppi che han portato
perche' il mio sudore
li trasformi nell'immagine
di tre dolori,
vedran lacrime di Dimaco
e di Tito al ciglio
il piu' grande che tu guardi
abbraccera' tuo figlio".

La gente:
"Dalla strada alla montagna
sale il tuo den den
ogni valle di Giordania
impara il tuo fren fren;
qualche gruppo di dolore
muove il passo inquieto,
altri aspettan di far bere
a quelle seti aceto".

11. TESTI. FABRIZIO DE ANDRE': IL TESTAMENTO DI TITO

"Non avrai altro Dio all'infuori di me"
spesso mi han fatto pensare:
genti diverse venute dall'Est
dicevan che in fondo era uguale.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.

"Non nominare il nome di Dio,
non nominarlo invano".
Con un coltello piantato nel fianco
gridai la mia pena e il suo nome:
ma forse era stanco, forse troppo occupato,
e non ascolto' il mio dolore.
Ma forse era stanco, forse troppo lontano,
davvero lo nominai invano.

"Onora il padre, onora la madre"
e onora anche il loro bastone,
bacia la mano che ruppe il tuo naso
perche' le chiedevi un boccone:
quando a mio padre si fermo' il cuore
non ho provato dolore.
Quanto a mio padre si fermo' il cuore
non ho provato dolore.

"Ricorda di santificare le feste".
Facile per noi ladroni
entrare nei templi che rigurgitan salmi
di schiavi e dei loro padroni
senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.
Senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.

Il quinto dice: "Non devi rubare"
e forse io l'ho rispettato
vuotando, in silenzio, le tasche gia' gonfie
di quelli che avevan rubato.
Ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri nel nome di Dio.
Ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri nel nome di Dio.

"Non commettere atti che non siano puri"
cioe' non disperdere il seme.
Feconda una donna ogni volta che l'ami
cosi' sarai uomo di fede:
poi la voglia svanisce e il figlio rimane
e tanti ne uccide la fame.
Io, forse, ho confuso il piacere e l'amore:
ma non ho creato dolore.

Il settimo dice "Non ammazzare"
se del cielo vuoi essere degno.
Guardatela oggi, questa legge di Dio,
tre volte inchiodata nel legno:
guardate la fine di quel Nazareno
e un ladro non muore di meno.
Guardate la fine di quel Nazzareno
e un ladro non muore di meno.

"Non dire falsa testimonianza"
e aiutali a uccidere un uomo.
Lo sanno a memoria il diritto divino,
e scordano sempre il perdono:
ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.
Ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.

"Non desiderare la roba degli altri,
non desiderarne la sposa".
Ditelo a quelli, chiedetelo ai pochi
che hanno una donna e qualcosa:
nei letti degli altri gia' caldi d'amore
non ho provato dolore.
L'invidia di ieri non e' gia' finita:
stasera vi invidio la vita.

Ma adesso che viene la sera ed il buio
mi toglie il dolore dagli occhi
e scivola il sole al di la' delle dune
a violentare altre notti:
io nel vedere quest'uomo che muore,
madre, io provo dolore.
Nella pieta' che non cede al rancore,
madre, ho imparato l'amore.

12. TESTI. FABRIZIO DE ANDRE': LA COLLINA

Dove se n'e' andato Elmer
che di febbre si lascio' morire,
Dov'e' Herman bruciato in miniera.
Dove sono Bert e Tom
il primo ucciso in una rissa
e l'altro che usci' gia' morto di galera.
E cosa ne sara' di Charley
che cadde mentre lavorava
dal ponte volo', volo' sulla strada.

Dormono, dormono sulla collina
dormono, dormono sulla collina.

Dove sono Ella e Kate
morte entrambe per errore
una di aborto, l'altra d'amore.
E Maggie uccisa in un bordello
dalle carezze di un animale
e Edith consumata da uno strano male.
E Lizzie che insegui' la vita
lontano, e dall'Inghilterra
fu riportata in questo palmo di terra.

Dormono, dormono sulla collina
dormono, dormono sulla collina.

Dove sono i generali
che si fregiarono nelle battaglie
con cimiteri di croci sul petto,
dove i figli della guerra
partiti per un ideale
per una truffa, per un amore finito male
hanno rimandato a casa
le loro spoglie nelle bandiere
legate strette perche' sembrassero intere.

Dormono, dormono sulla collina
dormono, dormono sulla collina.

Dov'e' Jones il suonatore
che fu sorpreso dai suoi novant'anni
e con la vita avrebbe ancora giocato
lui che offri' la faccia al vento
la gola al vino e mai un pensiero
non al denaro, non all'amore ne' al cielo.
Lui si', sembra di sentirlo
cianciare ancora delle porcate
mangiate in strada nelle ore sbagliate,
sembra di sentirlo ancora
dire al mercante di liquore:
"Tu che lo vendi, cosa ti compri di migliore?".

13. TESTI. FABRIZIO DE ANDRE': FILA LA LANA

Nella guerra di Valois
il signor di Vly e' morto,
se sia stato un prode eroe
non si sa, non e' ancor certo.
Ma la dama abbandonata
lamentando la sua morte
per mill'anni e forse ancora
piangera' la triste sorte.

Fila la lana, fila i tuoi giorni
illuditi ancora che lui ritorni,
libro di dolci sogni d'amore
apri le pagine al suo dolore.

Son tornati a cento e a mille
i guerrieri di Valois,
son tornati alle famiglie,
ai palazzi, alle citta'.
Ma la dama abbandonata
non ritrovera' il suo amore
e il gran ceppo nel camino
non varra' a scaldarle il cuore.

Fila la lana, fila i tuoi giorni
illuditi ancora che lui ritorni,
libro di dolci sogni d'amore
apri le pagine al suo dolore.

Cavalieri che in battaglia
ignorate la paura,
stretta sia la vostra maglia
ben temprata l'armatura.
Al nemico che vi assalta
siate presti a dar risposta
perche' dietro a quelle mura
vi s'attende senza sosta.

Fila la lana, fila i tuoi giorni
illuditi ancora che lui ritorni,
libro di dolci sogni d'amore
chiudi le pagine sul suo dolore.

14. TESTI. FABRIZIO DE ANDRE': MORIRE PER DELLE IDEE

Morire per delle idee, l'idea e' affascinante
per poco io morivo senza averla mai avuta,
perche' chi ce l'aveva, una folla di gente,
gridando "Viva la morte" proprio addosso mi e' caduta.
Mi avevano convinto e la mia musa insolente
abiurando i suoi errori, aderi' alla loro fede
dicendomi peraltro in separata sede
moriamo per delle idee, va be', ma di morte lenta,
va be', ma di morte lenta.

Approfittando di non essere fragilissimi di cuore
andiamo all'altro mondo bighellonando un poco,
perche' forzando il passo succede che si muore
per delle idee che non han piu' corso il giorno dopo.
Ora se c'e' una cosa amara, desolante
e' quella di capire all'ultimo momento
che l'idea giusta era un'altra, un altro il movimento
moriamo per delle idee, va be', ma di morte lenta,
va be', ma di morte lenta.

Gli apostoli di turno che apprezzano il martirio
lo predicano spesso per novant'anni almeno.
Morire per delle idee sara' il caso di dirlo
e' il loro scopo di vivere, non sanno farne a meno.
E sotto ogni bandiera li vediamo superare
il buon matusalemme nella longevita'
per conto mio si dicono in tutta intimita'
moriamo per delle idee, va be', ma di morte lenta,
va be', ma di morte lenta.

A chi va poi cercando verita' meno fittizie
ogni tipo di setta offre moventi originali
e la scelta e' imbarazzante per le vittime novizie
morire per delle idee e' molto bello ma per quali.
E il vecchio che si porta gia' i fiori sulla tomba
vedendole venire dietro il grande stendardo
pensa "Speriamo bene che arrivino in ritardo"
moriamo per delle idee, va be', ma di morte lenta,
va be', ma di morte lenta.

E voi gli sputafuoco, e voi i nuovi santi,
crepate pure per primi noi vi cediamo il passo
pero' per gentilezza lasciate vivere gli altri
la vita e' grosso modo il loro unico lusso
tanto piu' che la carogna e' gia' abbastanza attenta
non c'e' nessun bisogno di reggerle la falce
basta con le garrote in nome della pace
moriamo per delle idee, va be', ma di morte lenta,
va be', ma di morte lenta.

15. TESTI. FABRIZIO DE ANDRE': ANDREA

Andrea s'e' perso s'e' perso e non sa tornare
Andrea s'e' perso s'e' perso e non sa tornare
Andrea aveva un amore riccioli neri
Andrea aveva un dolore riccioli neri.

C'era scritto sul foglio ch'era morto sulla bandiera
c'era scritto e la firma era d'oro era firma di re.
Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia.
Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia.

Occhi di bosco contadino del regno profilo francese
Occhi di bosco soldato del regno profilo francese
e Andrea ha perso, ha perso l'amore, la perla piu' rara
e Andrea ha in bocca, ha in bocca un dolore, la perla piu' scura.

Andrea raccoglieva, raccoglieva violette ai bordi del pozzo
Andrea gettava riccioli neri nel cerchio del pozzo.
Il secchio gli disse, gli disse "Signore il pozzo e' profondo
piu' fondo del fondo degli occhi della Notte del Pianto".
Lui disse: "Mi basta, mi basta che sia piu' profondo di me".
Lui disse: "Mi basta, mi basta che sia piu' profondo di me".

16. TESTI. FABRIZIO DE ANDRE': FIUME SAND CREEK

Si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura
sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura.
Fu un generale di vent'anni
occhi turchini e giacca uguale.
Fu un generale di vent'anni
figlio d'un temporale.

C'e' un dollaro d'argento sul fondo del Sand Creek.

I nostri guerrieri troppo lontani sulla pista del bisonte
e quella musica distante divento' sempre più forte
chiusi gli occhi per tre volte
mi ritrovai ancora li'
chiesi a mio nonno e' solo un sogno
mio nonno disse si'.

A volte i pesci cantano sul fondo del Sand Creek.

Sognai talmente forte che mi usci' il sangue dal naso
il lampo in un orecchio, nell'altro il paradiso
le lacrime piu' piccole
le lacrime piu' grosse
quando l'albero della neve
fiori' di stelle rosse.

Ora i bambini dormono nel letto del Sand Creek.

Quando il sole alzo' la testa tra le spalle della notte
c'erano solo cani e fumo e tende capovolte
tirai una freccia in cielo
per farlo respirare
tirai una freccia al vento
per farlo sanguinare.

La terza freccia cercala sul fondo del Sand Creek.

Si son presi i nostri cuori sotto una coperta scura
sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura.
Fu un generale di vent'anni
occhi turchini e giacca uguale.
Fu un generale di vent'anni
figlio d'un temporale.

Ora i bambini dormono sul fondo del Sand Creek.

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Numero 609 del 26 ottobre 2022
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