[Nonviolenza] Una lettera a un amico



UNA LETTERA A UN AMICO

Carissimo Mario,

mi e' impossibile essere fisicamente presente questo sabato 22 ottobre in piazza delle erbe alla manifestazione per la pace che si svolgera' a Viterbo come in tante altre citta' d'Italia rispondendo all'appello di "Europe for Peace".
Ma se non posso esserci fisicamente, almeno moralmente si'.
Con queste righe voglio quindi esprimere a te, e a tutte le persone amiche del "Tavolo per la pace" viterbese che con te hanno promosso questa iniziativa, la mia gratitudine e il mio sostegno.
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La guerra sempre e solo consiste dell'uccisione di esseri umani.
In quanto esseri umani, parte dell'unica umana famiglia in quest'unico mondo vivente, abbiamo il dovere di opporci alla guerra e a tutte le uccisioni.
In quanto esseri umani abbiamo il dovere di adoperarci per salvare tutte le vite.
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La propaganda guerriera conosce infiniti sofismi, ma nessuno di essi puo' confutare questa elementare verita': che uccidere e' un male; che ogni essere umano ha diritto alla vita; che salvare le vite e' il primo dovere.
Se ci si riconosce esseri umani, se ci si pone dal punto di vista dell'umanita', nulla giustifica la guerra e le uccisioni, nulla legittima la guerra e le uccisioni.
Il diritto alla vita e' sovraordinato ad ogni altro diritto, poiche' senza vita ogni diritto si estingue.
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L'orrore delle stragi in corso in Ucraina ed in tante altre parti del mondo convoca ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno in difesa delle vite in pericolo.
Se poi si considera il rischio crescente che le guerre in corso possano tragicamente sfociare in guerra atomica, mettendo in pericolo l'esistenza dell'intero genere umano, ne discende che questo impegno e' il dovere piu' urgente di ogni persona, di ogni consorzio civile, di ogni umano istituto.
E poiche' scandalosamente i governi non si stanno affatto adoperando per salvare le vite, ma cooperano alacremente alla guerra e alle stragi, occorre che i popoli levino la propria voce e li richiamino al rispetto della vita, li richiamino al comandamento morale che fonda l'umana convivenza, la civilta' umana: non uccidere.
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Giunti a questo "crinale apocalittico" - cosi' lo chiamava padre Balducci - occorre che l'umanita' si decida finalmente a fare alcune scelte ineludibili.
La scelta del disarmo: poiche' per abolire le guerre occorre cessare di produrre le armi che sono lo strumento e il motore delle guerre: le armi servono a uccidere, meno armi vi sono, piu' vite umane si salvano.
La scelta della smilitarizzazione dei conflitti: l'umanita' ha le risorse intellettuali, morali e civili sufficienti e adeguate a gestire e risolvere i conflitti rispettando le vite umane, rispettando il mondo vivente.
La scelta della nonviolenza: dopo un si' lungo tratto di storia in cui la violenza ha contrastato e contristato il cammino umano verso l'universale fraternita' e sororita', e' giunta l'ora che l'umanita' cessi di considerare la violenza come uno strumento e una risorsa e la riconosca per quello che realmente e': un crimine, un male.
E' l'ora che l'umanita' riconosca e scelga la nonviolenza non solo come risorsa cognitiva, criterio logico e strumento ermeneutico, non solo come valore morale, prospettiva relazionale, progetto sociale, non solo come metodologia deliberativa ed operativa, ma come la politica necessaria al bene comune, la politica necessaria alla salvezza dell'intera umanita' e dell'intero mondo vivente.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la pace salva le vite.

Un forte abbraccio,

Peppe

Vetralla, 21 ottobre 2022

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