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[Nonviolenza] Telegrammi. 4624
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 4624
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Sat, 15 Oct 2022 17:13:08 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4624 del 16 ottobre 2022
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
0. Comunicazione di servizio
1. Alfredo Chiappori
2. Osvaldo Caffianchi: In breve
3. Enrico Peyretti: Sessant'anni dopo la crisi di Cuba
4. Marco Politi intervista Matteo Zuppi
5. Per una pace giusta in Ucraina. Appello di un gruppo di diplomatici non piu' in servizio attivo
6. Undici tesi sulla guerra in Europa, e undici cose che dobbiamo fare
7. Segnalazioni librarie
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'
0. COMUNICAZIONE DI SERVIZIO
Per un problema tecnico alla lista di distribuzione ieri il notiziario non e' uscito.
Ce ne scusiamo con chi ci legge.
1. LUTTI. ALFREDO CHIAPPORI
E' deceduto Alfredo Chiappori, il disegnatore di "Up il sovversivo".
Con gratitudine lo ricordiamo.
2. L'ORA. OSVALDO CAFFIANCHI: IN BREVE
In breve.
Il presidente della Federazione Russa e' un criminale di guerra.
Il presidente dell'Ucraina e' un egotista indifferente al massacro dal suo stesso popolo (come pressoche' tutti i governanti di tutti i tempi e di tutti i paesi).
Il segretario generale della Nato agisce come governatore militare della colonia europea per conto dell'impero USA e con tutta evidenza opera al fine di alimentare la guerra, le stragi, la catastrofe.
I cosiddetti governi europei e la Commissione dell'UE sono ridicole marionette dell'imperialismo americano che per conto del loro padrone agiscono per far proseguire le stragi in Ucraina e per affamare i popoli da loro governati.
*
In breve.
Nessun governo sta muovendo un dito per fermare la guerra e le stragi di cui essa consiste.
La guerra sta sterminando la popolazione ucraina, ma ha gia' cominciato anche ad affamare le classi sociali sfruttate e oppresse dell'intera Europa.
E continuando, crescendo ed estendendosi, da un momento all'altro puo' diventare mondiale, e nucleare.
Ergo: da un momento all'altro puo' fare il mostruoso salto di qualita' che puo' portare alla distruzione atomica dell'umanita'.
*
In breve.
Fermare la guerra e' il primo dovere di ogni persona decente, di ogni associazione di esseri ragionevoli, di ogni istituto sollecito del bene comune dell'umanita'.
*
In breve.
Cosa possiamo fare noi qui in Italia?
Opporci alla folle e criminale complicita' con la guerra da parte dei governanti italiani.
Agire per la cessazione immediata dell'invio di armi assassine.
Agire per la cessazione immediata delle insensate sanzioni affamatrici del popolo italiano.
Agire per soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime della guerra.
Agire per sostenere tutti gli oppositori alla guerra sia in Russia che in Ucraina.
Scendere in piazza contro la guerra e tutte le uccisioni, contro tutti gli eserciti e tutte le armi.
La nonviolenza e' il metodo.
La nonviolenza e' la via.
La nonviolenza e' la politica necessaria.
*
In breve.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
3. L'ORA. ENRICO PEYRETTI: SESSANT'ANNI DOPO LA CRISI DI CUBA
[Riceviamo e diffondiamo il seguente articolo apparso in "La Voce e il Tempo", settimanale diocesano di Torino, il 16 ottobre 2022.
Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; e' stato presidente della Fuci tra il 1959 e il 1961; nel periodo post-conciliare ha animato a Torino alcune realta' ecclesiali di base; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' stato membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Il diritto di non uccidere. Schegge di speranza, Il Margine, Trento 2009; Dialoghi con Norberto Bobbio, Claudiana, Torino 2011; Il bene della pace. La via della nonviolenza, Cittadella, Assisi 2012; Elogio della gratitudine, Cittadella, Assisi 2015; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, di seguito riprodotta, che e' stata piu' volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli, indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia (ormai da aggiornare) degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68]
Non e' vero che la guerra c'e' sempre stata e sempre ci sara': non e' un dio, ma il diavolo dell'odio umano, strumento di dominio omicida superorganizzato e finanziato. La guerra non e' la violenza personale di Caino, ma l'istituzione politica del Caino collettivo. E Abele e' l'umanita' colpita: i suoi sangui gridano al cielo, che ascolta.
Questi giorni di pericolo e di paura, sono anche memoria grande: sessant'anni fa l'apertura del Concilio, coraggio della speranza cristiana, e la "crisi di Cuba". Sul ciglio dell'abisso, Kennedy e Krusciov, pressati discretamente da papa Giovanni, ritirarono i missili sovietici da Cuba, e quelli statunitensi in Italia e altri paesi alla frontiera con l'URSS.
Oggi viviamo un pericolo simile a quello. Rendiamocene conto, per incidere sulla coscienza comune. Che cosa e' la guerra? A di la' delle varie e diverse responsabilita', la guerra e' uccidere: uccidere vite umane, come la mia e la tua. E distrugge anche le condizioni per vivere: case sventrate, strade, fabbriche, luoghi della vita civile, anche queste sono uccisioni. Senza dire dei piu' innocenti, i bambini: l'offesa piu' infame. L'odio armato calpesta la vita. E i soldati mandati a combattere, usati come strumenti per ammazzare o essere ammazzati: offesa alla persona umana, peggio della schiavitu'. La guerra e' questo buio. La guerra ci offende nel piu' profondo dell'essere. Cerchiamo pure ragioni, errori, colpe storiche, nazionali, politiche: ma la guerra e' ammazzarci tra noi. Non parifichiamo l'aggressore con l'aggredito, ma neppure dimentichiamo i precedenti storici, le politiche di potenza, i nazionalismi che spaccano l'umanita', la brutta fede nella guerra, come se uccidere potesse portare vita e diritti. L'Occidente non e' innocente: non ha istituito la pace possibile dopo il 1989, ha mantenuto uno spirito di dominio. Ma ne' io ne' voi siamo innocenti, se sopportiamo la logica di guerra.
Ogni coscienza attenta tra noi ha vissuto un dilemma angoscioso. L'Ucraina aggredita ha chiesto armi per difendersi e respingere l'attacco. Molti hanno visto in cio' il pericolo di estendere la guerra e di aumentarne la gravita', fino al rischio ormai sempre piu' incombente delle armi atomiche, il cui effetto impensabile e' da evitare ad ogni costo. Difendere il piu' debole e' giusto, e' doveroso. Ma come? Ci sono solo armi contro armi? Evitiamo di cadere nell'adorazione dell'idolo omicida, della guerra come unica difesa e salvezza.
Qui ci parliamo non solo da cristiani, ma da persone umane. Oggi siamo tutti accomunati da strutture planetarie comuni, nella comunicazione, nel pericolo ambientale. Siamo tutti fratelli per sorte comune, indivisibile, pur con diverse culture e religioni, ma i poteri politici non rispondono al bisogno radicale di convivenza planetaria! Non so se vedo chiaro: temo che ci sia una spaccatura tragica tra la gente comune, senza poteri speciali, che non vuole la guerra, e una classe che ha il potere economico, l'industria delle armi, che fa la guerra perche' la vuole o l'accetta, nonostante discorsi di facciata. Perche' si gettano fiumi di denaro e di invenzione nel perfezionare e moltiplicare le armi? Le armi sanno solo uccidere: se le fai, le userai, altrimenti non conviene. Ma difendono, si dice. E' proprio vero? Se io fossi armato, il ladro verrebbe armato anche lui, e finirebbe male per tutti. L'arma minaccia anche chi la impugna. Costui e' un disperato, e' umanita' abbassata. Vedo un fatto positivo nel fatto che la guerra attuale e' sentita come bassa necessita', mentre in passsato era persino glorificata, nella retorica dei monumenti che offendono i "caduti", cioe' gli uccisi. L'umanita' si sta vergognando della guerra, ne soffre, ma non sa ancora emanciparsi. I popoli devono esigere dai potenti una vera politica di pace, di incontro e mediazione.
Ma politica e governi, anche quelli non apertamente aggressivi, sembrano rassegnati al fatto che alla guerra si puo' opporre solo la guerra. E' una miseria mentale. In passato anche la morale cristiana giustificava la guerra di difesa, la "guerra giusta" (persino per espandere coi colonialismi la "civilta' cristiana"!...). Ma oggi le coscienze devono rispondere ai "segni dei tempi": papa Giovanni, proprio dopo il rischio nucleare nella crisi di Cuba, scrisse chiaro e tondo nella Pacem in terris che, nelle condizioni del mondo attuale, pensare la guerra come strumento di giustizia e' "alienum a ratione", fuor di ragione, pazzesco. Nell'era atomica la sorte non puo' piu' essere divisa tra vincitori e vinti. Gia' da sempre ogni vittoria e' seme di odio e di rivincita, non e' pace, ma solo la volonta' del vincitore imposta al vinto, e' lo scopo stesso violento della guerra, e il seme della guerra successiva.
La pace positiva e' solo nell'accordo a meta' strada: cedere qualcosa e ottenere qualcosa. Nesun vincitore e nessun vinto (voleva cosi' anche Gorbaciov), come si fa tra persone di buon senso che vivono insieme. Ma la politica? Si dovra' ripensare a fondo la politica perche' ora dobbiamo, se faremo in fempo, ripudiare davvero la guerra. "Ripudiare" e' rompere un dannato matrimonio storico tra stato, politica, e guerra.
Politica e' l'arte di vivere insieme tra molti e differenti, e' vivere nella con-differenza, ne' separati ne' livellati; non e' tra identici, di un'unica identita'. Il nazionalismo sovrano e' guerra mentale verso l'altro. I popoli, le civilta', vengono a convivere sulle stesse terre, e questa e' una nuova ricchezza umana.
Non mi piace sentir parlare di pacifismo, che suona resa, vilta', o illusione. Quella che vogliamo e' la pace giusta. La nonviolenza attiva e' esperienza, ricerca, e' anche storia: un'ampia storia reale, documentabile, di lotte giuste nonviolente, possibilita' dei popoli coscienti e svegli e preparati per opporsi anche all'offesa armata. Il rifiuto della violenza, altrui e propria, fonda la positiva resistenza nonviolenta alla violenza. Disobbedire alla guerra, a farla e onorarla, e' l'inizio della liberazione. I popoli consapevoli, non frastornati dagli interessi economici, imperiali, nazionalistici, hanno il potere della disobbedienza. Ogni prepotenza vuole essere obbedita, ma la coraggiosa disobbedienza all'ingiustizia svuota il potere ingiusto. Disobbedire alla guerra richiede coraggio e sacrifici, si', ma si salva dalla vergogna e bassezza dell'uccidere. Gandhi ha scoperto e vissuto la vera politica umana: non il potere sugli altri, ma la liberazione dal dominio senza odiare i dominatori. Francesco nella Fratelli tutti parla spesso di "amore politico". La Resistenza al nazifascismo fu anche armata, ma la sua forza profonda fu nel risveglio morale popolare dall'inganno fascista. Nulla e' assicurato per sempre se non vivono le coscienze.
Un'avversita' puo' diventare opportunita', nuovo stimolo creativo. Tra popoli umani abbiamo tante idee, culture, visioni, ma tutti vogliamo vivere: il lavoro urgente di ogni semplice cittadino come noi e' togliere offesa, non dare dolore, distruggere le armi crudeli, sentire nostro il dolore delle vittime, scoprire la lingua umana comune. Dio paterno e materno mostratoci da Gesu' e' vita che vuole vita: non piomba a fare miracoli, ma chiede a noi, e ci da' desiderio forte e possibilita' di pace giusta, per lasciar fiorire ogni vita.
4. DOCUMENTAZIONE. MARCO POLITI INTERVISTA MATTEO ZUPPI
[Dal sito di "The Post Internazionale" riprendiamo e diffondiamo questa intervista del 14 ottobre 2022 dal titolo "Abolire la guerra non si puo', ma fermare il conflitto si deve"]
"Quel giorno, il 24 febbraio quando avvenne l'invasione, ricordo che ho sentito subito paura. Sentivo che era l'inizio di qualcosa che non si sarebbe risolto facilmente. La sensazione di una svolta che avrebbe condizionato i mesi a venire. Non ho mai creduto che tutto si sarebbe risolto facilmente. Anche se all'inizio c'erano simulacri di dialogo fra Ucraina e Russia, che purtroppo non sono stati perseguiti. Bisognava forse fare di piu'. Almeno c'era la forma del negoziato, oggi non c'e' piu' nemmeno quella".
Sessantasette anni, il cardinale Matteo Zuppi, alto e magro nel suo clergyman grigio che ha l'aria di un abito da lavoro, ha un solido passato di parroco. Di quelli antichi, che conoscono carne e ossa della propria gente, fedeli e non fedeli. Senza pompa, senza affettata spiritualita'. Ha guidato due parrocchie di ambiente popolare e si sente. Santa Maria in Trastevere a Roma e poi Santi Simone e Giuda Taddeo alla periferia della capitale, Torre Angela. Altrettanto forte in lui e' l'esperienza vissuta con la Comunita' di Sant'Egidio, impegnata in missioni di pace in varie parti del mondo. Vescovo ausiliare di Roma nel 2012, Papa Francesco lo ha spinto rapidamente in prima linea in pochi anni, nominandolo arcivescovo di Bologna nel 2015 (per riequilibrare la gestione di rigidita' dottrinale di due cardinali wojtyliani, Biffi e Caffarra) dandogli la porpora nel 2019 e affidandogli quest'anno la presidenza della Conferenza episcopale italiana.
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- Marco Politi: Cardinale Zuppi, si allarga il disagio per l'escalation della guerra in Ucraina. Il movimento per la pace e' attaccato a priori come "utile idiota" dell'aggressore. Pace e' una parola sconcia?
- Matteo Zuppi: E' l'unica parola che si coniuga con la vita. Non c'e' vita senza pace. E' la condizione per l'uomo di essere se stesso. Una parola da difendere e cercare come il pane, come l'aria. Ci accorgiamo dell'aria quando viene meno. Ci accorgiamo del bene della pace quando ci manca il respiro per quello che sta succedendo.
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- Marco Politi: Parlare di pace, dicono i fautori della guerra ad oltranza, e' un regalo fatto all'aggressore.
- Matteo Zuppi: Non e' una novita'. Il mio pre-pre-predecessore, che era arcivescovo di Bologna e divento' Papa con il nome di Benedetto XV, definì nel 1917 la Prima guerra mondiale una "inutile strage" e da ogni parte lo accusarono di essere un disfattista, un traditore, uno che delegittimava i combattenti o favoriva il nemico. Invece voleva favorire tutti. Vorrei che tutti leggessero uno splendido libro intitolato "Tu non uccidere", scritto da don Primo Mazzolari.
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- Marco Politi: Francesco e' stato alla sua tomba.
- Matteo Zuppi: Si'. Mazzolari aveva vissuto le due guerre mondiali e nella prima era stato anche interventista, cioe' in qualche modo l'aveva giustificata. Il suo libro e' un distillato della sapienza di cio' che aveva visto. Ma fu subito accusato di essere filosovietico, di fare il gioco del nemico. Invece avevano ragione Benedetto XV e Mazzolari. Parlare di pace e' profetico perche' partendo dal dolore e dalle sofferenze della gente si costruisce il futuro. Tutta la generazione che ha passato la Seconda guerra mondiale aveva ben chiaro che la terza sarebbe stata l'ultima. Bisognava fare di tutto, rinunciare anche alla sovranita' per permettere alle nazioni di vivere insieme e garantire la pace. L'Onu e l'Unione europea sono nate cosi'.
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- Marco Politi: La sento inquieto.
- Matteo Zuppi: Oggi si registra solo la logica militare. Porta alla pace? Vuol dire vittoria di uno e sconfitta di un altro. Per arrivare a questo nella Seconda guerra mondiale ci sono voluti cinque anni, milioni di morti e l'uso dell'atomica. Credo sia decisivo provare a pensare che ci siano modi per raggiungere la pace senza che sia il prezzo della sconfitta di qualcuno.
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- Marco Politi: E allora?
- Matteo Zuppi: Dico subito che c'e' il problema della giustizia. Pace e giustizia vanno insieme. La pace, perche' sia veramente tale, richiede giustizia. Ma se non c'e' pace, e' difficile arrivare alla giustizia, se non quella del vincitore. Allora bisogna sapere quale e' il conto che si deve pagare... l'eventualita' della guerra nucleare. Come ha detto intelligentemente Kissinger, se c'e' una logica solo militare, e' solo geometria: in un conflitto si usano le armi, tutte, comprese quelle. e' tragico ma e' cosi'. Non e' vero che le armi possono garantire l'equilibrio. Se non c'e' piu' l'equilibrio, salta tutto. Bisogna trovare il modo che le armi nucleari non vengano usate.
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- Marco Politi: All'inizio del mese Francesco ha fatto una dichiarazione precisa: Putin si fermi, Zelensky sia aperto a "serie proposte di pace", la comunita' internazionale si mobiliti. E si vada ad un immediato cessate il fuoco.
- Matteo Zuppi: E' una richiesta realistica. Potrebbe sembrare ingenua perche' quando stai combattendo ti viene da dire: lasciami finire. Ma quando finisci di combattere? Le pressioni per un cessate il fuoco, pur con tutti i rischi, sono la via migliore per cominciare un dialogo almeno esplorativo. C'e' una sfumatura in quello che ha detto il Papa. Capisce le difficolta' di Zelensky e viene incontro a queste difficolta'. Gli dice: accetta qualcosa di serio. Essendo aggredito e avendo un terzo del Paese occupato da forze straniere, e' chiaro che devi avere un minimo... pero' fallo!
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- Marco Politi: Il Vaticano ha denunciato ufficialmente, attraverso il dicastero della comunicazione, il dispiegarsi di un pensiero unico, che predica solo l'elmetto da indossare e la continuazione dell'escalation. Cosi', ha dichiarato un suo esponente, Andrea Tornielli, si scivola verso l'abisso nucleare.
- Matteo Zuppi: A volte c'e' anche il vizio dell'armiamoci e partite! In realta' il problema principale e' che oggi sul tavolo c'e' solo la logica del riarmo. Ad essere benevoli si potrebbe dire: riarmati ma dedica almeno la stessa pressione per mettere in campo un meccanismo di pace. Invece non si fa.
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- Marco Politi: L'appello del Papa e' piu' ampio.
- Matteo Zuppi: Infatti non e' solo rivolto alle due parti in causa. Coinvolti siamo tutti, perche' c'e' il coinvolgimento militare e poi lo si e' a livello internazionale. Un impegno internazionale, forte e univoco, puo' rassicurare le parti che la pace e' possibile ed e' la via migliore.
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- Marco Politi: L'opinione pubblica e' rimasta colpita da certe uscite del Papa. "Qui non siamo con cappuccetto rosso e il lupo... Non è una storia di cowboy...".
- Matteo Zuppi: Francesco usa un linguaggio chiaro e diretto. Semplice ma non superficiale. Fotografa atteggiamenti, chiama le cose con il proprio nome. Avere un linguaggio che arriva al punto e' il suo grande dono. Non siamo ingenui! La guerra non e' come il film "Ombre Rosse", che la mia generazione - almeno in parte - ha visto al cinema dell'oratorio. Non "arrivano i nostri!". Non e' neanche un videogioco. Le immagini sono tragicamente vere, i morti sono reali.
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- Marco Politi: Fancesco propone una nuova governance mondiale, un nuovo patto di Helsinki per superare la logica del confronto tra blocchi militari.
- Matteo Zuppi: Ha detto anche un'altra cosa. Cosa dobbiamo ancora aspettare per scegliere l'unica via di uscita dalla situazione? Le Nazioni Unite sono nate nel dopoguerra per dotarsi di strumenti atti a risolvere i conflitti. Se l'unico strumento e' la logica delle armi, allora si afferma la logica del piu' forte. Non possiamo abolire i conflitti ma possiamo lavorare per la soluzione dei conflitti senza la logica delle armi. Questo e' utopico? No, e' da Homo Sapiens. Fare tesoro di immani sofferenze gia' accadute. E' veramente folle aspettare che ce ne siano altre. Per questo l'appello del Papa a trovare una composizione internazionale, una nuova Helsinki e' positivo. Vedere quali strumenti non hanno funzionato e crearne di piu' forti. Se per arrivare a questo bisogna avere altri migliaia di morti, dobbiamo agire per evitarlo.
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- Marco Politi: Il resto del mondo, sottolineano molti analisti cattolici, e' restio a partecipare al duello fra Occidente e Russia.
- Matteo Zuppi: E' comprensibile. Papa Francesco invita a ragionare sulla complessita'. Bisogna capire i problemi anche se ci sembrano lontani. Lo tsunami della guerra arriva dappertutto. Arriva con la fame in Africa. Arriva con la mancanza di energia in Italia e in Europa. Ogni guerra produce radiazioni, inquinamento di odio e altre tensioni, Per esempio il fatto che moltissimi Paesi non siano schierati con l'Occidente, e anzi sia diffusa una ricostruzione - evidentemente distorta - per cui l'Occidente sarebbe "l'aggressore" deve spingere a capire meglio il resto del mondo ed essere ancora piu' decisi nell'agire per risolvere insieme i problemi. Nel mondo interconnesso le soluzioni vanno cercate insieme.
*
- Marco Politi: Ad Assisi gruppi cattolici hanno cominciato a collegarsi per manifestare insieme per la pace. E' un'utopia?
- Matteo Zuppi: Anche se fosse un'utopia... qualcuno dice del tutto inutile, controproducente... Ma dipende da come si fa. Chiedere pace e scegliere la pace e' sempre nella direzione giusta. Non e' ingenuita', e' un manifestare a tutti una determinazione. Consapevoli dei problemi. Qualche volta il pacifismo puo' essere ridotto a buonismo e buoni sentimenti. Pero' come il buono non c'entra con il buonista, cosi' l'operatore di pace non c'entra con il generico pacifista. E' molto di piu'. E' una indicazione chiara per spingere per una soluzione che costringa a una pace giusta. L'operatore di pace non confonde le cause, se le ricorda molto bene. Non confonde l'aggressore con l'aggredito ma cerca tutti gli spazi possibili per evitare che la pace arrivi dopo ulteriori lutti. La pace non sia quella dei cimiteri o non sia pagata a prezzo di ulteriore odio.
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- Marco Politi: I vescovi cosa faranno?
- Matteo Zuppi: L'episcopato italiano ha gia' seguito con grande attenzione le iniziative di tanti organismi che hanno manifestato solidarieta' concreta con il popolo ucraino e portato tanti aiuti e favorito l'accoglienza. I vescovi italiani fanno proprio l'appello del Papa e aiuteranno come possono, in piena solidarieta', affinche' le sue richieste non cadano nel vuoto ma siano seguite da iniziative seriamente esplorative.
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- Marco Politi: L'Avvenire, giornale dei vescovi, ha denunciato in un recentissimo editoriale l'esistenza di un "partito della guerra" trasversale, con il rischio che ci si abitui ad un conflitto atomico.
- Matteo Zuppi: Guai ad abituarsi, anche solo nel linguaggio. Noi siamo figli di una generazione che aveva orrore del conflitto atomico. In questi giorni ricorre una data importante: 60 anni dall'inizio del concilio Vaticano II. In molti documenti si parla di pace. Specie nella Gaudium et Spes. C'e' la grande consapevolezza di vivere un tempo di "tregua", sapendo dove porta la logica della guerra. Noi, nati subito dopo, in fondo avevamo la sensazione che una nuova guerra non si sarebbe ripetuta. Guardavamo avanti, negli anni Cinquanta e Sessanta c'era una spinta incredibile per risorgere e costruire benessere in Italia, per costruire l'Europa. Forse ricordarci dell'orrore per la potenza degli ordigni nucleari deve darci consapevolezza del pericolo che incombe sempre. Abituarsi, abbassando il livello di difesa psicologica, e' un errore. L'allarme deve rimanere altissimo, perche' il rischio e' altissimo. Che si arrivi all'uso di un qualunque ordigno nucleare, anche uno solo, sarebbe il realizzarsi di un pezzo disastroso della terza guerra mondiale.
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- Marco Politi: Cosa ricorda di quegli anni?
- Matteo Zuppi: Il discorso bellissimo di Paolo VI all'Onu il 4 ottobre 1964. In cui ammonisce che sono le vittime della guerra a chiedere di costruire la pace. E qui cita il sangue di milioni di uomini, le innumerevoli sofferenze, il fatto che le nuove armi nucleari si siano trasformate in un incubo. Paolo VI si presenta come colui che da' voce ai morti caduti "sognando la concordia" e plaude all'impegno delle Nazioni Unite per evitare la guerra.
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- Marco Politi: Lei sa bene che la frase fatta in circolazione suona: Putin si ritiri oltre i suoi confini e tutto torna a posto.
- Matteo Zuppi: Giusto, Non c'e' dubbio. Ma il problema e' come arrivarci. Il nodo e' come si compone il conflitto. Il conflitto ha cause e le cause non sono solo da una parte, attenzione! Certo che Putin deve tornare da dove e' venuto, ma vanno risolte tutte le cause del conflitto. L'obiettivo e' una pace giusta. Ma se non sono risolte le radici, si generano altri conflitti.
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- Marco Politi: In questi giorni casualmente sono stati pubblicati due progetti di pace. Uno del presidente dell'Accademia sociale delle scienze, professor Zamagni, e uno del supermiliardario businessman Elon Musk. E' un segnale che anche ambienti imprenditoriali e gruppi di interesse sono preoccupati della piega che stanno prendendo gli eventi?
- Matteo Zuppi: E' segno che la Chiesa e i credenti non sono mai degli ingenui o sprovveduti idealisti. Compiono la fatica di tradurre l'ideale in scelte concrete. Sono davvero "artigiani" di pace. Guardiamo l'enciclica "Fratelli tutti": e' un testo che ha parole molto chiare sulla guerra e sulle responsabilita' di avere indebolito l'Onu e gli strumenti di composizione pacifica dei conflitti. Si rivolge a tutti gli uomini. Presenta un ideale che nasce dal Vangelo ma supera il Vangelo, rivolgendosi all'umanita'. E' una forma di esperanto di pace che puo' fare capire a tutti che la pace e' possibile e che senza la pace siamo tutti minacciati e tutto e' perduto.
*
- Marco Politi: Lei ha vissuto le trattative di pace fra le fazioni in Mozambico. Ha vissuto quel clima di odio e vendetta per morti, distruzioni, torture. Tutto questo si puo' superare?
- Matteo Zuppi: E' vero, e' stata un'esperienza forte. Bisogna anzitutto interrompere la catena di odio e spegnere violenza. L'odio ha una radice antica, profonda. Si trasmette per generazioni, il male cresce, diventa pregiudizio, produce altra violenza. Pero' in Mozambico ho anche visto che tutto puo' cambiare. La pace che sembrava impossibile puo' arrivare e tiene. Una suora uccisa recentemente in un attacco islamista raccontava che il giorno della pace, 4 ottobre 1992, arrivo' nel loro villaggio un gruppo di militari. La gente aveva paura e allora tutti si misero a danzare. "Li' ho visto Dio", mi disse quella suora.
5. REPETITA IUVANT. PER UNA PACE GIUSTA IN UCRAINA. APPELLO DI UN GRUPPO DI DIPLOMATICI NON PIU' IN SERVIZIO ATTIVO
[Dalla mailing-list ucraina at peacelink.it riprendiamo e diffondiamo]
La guerra in Ucraina prodotta dall'aggressione russa sta degenerando verso scenari devastanti, che potrebbero mettere in pericolo la vita di milioni di persone e sfociare in un "inverno nucleare". A fronte dell'annessione illegale del Donbass e di due altre regioni ucraine, approvata dalla Duma dopo il recente referendum farsa, il governo di Kiev ha firmato un decreto che vieta qualsiasi trattativa con Mosca e ha chiesto ufficialmente l'adesione alla NATO, pur consapevole che la richiesta e' irricevibile.
Putin ha gia' dichiarato che se la sicurezza nazionale russa fosse messa in pericolo dall'avanzata ucraina sostenuta dalla NATO, il ricorso all'arma atomica diverrebbe plausibile, in accordo con la dottrina strategica militare russa. La reazione della NATO, di fronte all'impiego dell'arma nucleare tattica, sarebbe devastante ed esporrebbe la Russia a gravi rappresaglie, che sfocerebbero in uno scontro nucleare simmetrico.
Dopo mesi di guerra e di perdite umane le posizioni di entrambe le parti si sono irrigidite. I falchi russi chiedono un utilizzo della forza senza remore, fino all'uso dell'arma nucleare tattica; ma anche nel campo occidentale molteplici sono le pulsioni per una continuazione del conflitto fino alla resa totale di Mosca.
Un tale scenario apocalittico fa orrore. E' necessario per tutte le donne e gli uomini di buona volonta' contrastarlo. Le armi devono tacere e cedere il passo alla diplomazia.
Neutralita' dell'Ucraina e status dei territori contesi sono parti essenziali di una mediazione che possa stabilizzare la regione.
Come diplomatici, abituati da anni di esperienza all'analisi oggettiva delle relazioni internazionali, denunciamo i crimini atroci commessi contro l'umanita'. Esprimiamo la nostra solidarieta' alle vittime della guerra che ha provocato migliaia di morti e feriti, milioni di profughi e senza tetto, la repressione dei dissidenti e dei coscritti in fuga.
Inoltre, ricordiamo che i costi economici causati dalla guerra sono pagati dagli strati sociali piu' deboli dell'Europa e dell'Africa, in cui stanno crescendo disuguaglianza, poverta' e sofferenza di tanti innocenti.
Sentiamo pertanto il dovere di rivolgere un appello al governo italiano affinche' si faccia promotore in sede europea di una forte iniziativa diplomatica mirante all'immediato cessate il fuoco e all'avvio di negoziati tra le parti. Italia, Francia e Germania - a cui si unirebbero auspicabilmente altri Paesi dell'Unione - possono
influire, assieme alle Istituzioni europee, sulla strategia della NATO con una postura di fermezza, nell'ambito della solidarieta' atlantica, come e' accaduto altre volte in passato.
Tale iniziativa contribuirebbe altresi' al rafforzamento e allo sviluppo di una politica estera e di sicurezza comune: presupposto imprescindibile per la realizzazione di una Unione politica e federale europea.
E' vitale delineare una proposta di mediazione credibile che, partendo dagli accordi di Minsk, tracci un percorso per giungere a un negoziato globale guidato dai principi della sicurezza in Europa. Devono essere ribadite le linee ispiratrici della coesistenza e della legalita' internazionale: ossia l'inaccettabilita' dell'uso della forza per l'acquisizione di territori, l'autodeterminazione dei popoli, la protezione delle minoranze linguistiche europee.
Primo obiettivo e' il cessate il fuoco e l'avvio immediato di negoziati tra le parti al fine di pervenire:
1) al simmetrico ritiro delle truppe e delle sanzioni;
2) alla definizione della neutralita' dell'Ucraina sotto tutela dell'ONU;
3) allo svolgimento di referendum gestiti da Autorita' internazionali nei territori contesi.
La convocazione di una Conferenza sulla Sicurezza in Europa sara', infine, lo strumento del ritorno allo spirito di Helsinki e alla convivenza pacifica tra i popoli europei.
Roma, 11 ottobre 2022
Seguono le firme di 44 diplomatici italiani non piu' in servizio attivo
6. REPETITA IUVANT. UNDICI TESI SULLA GUERRA IN EUROPA, E UNDICI COSE CHE DOBBIAMO FARE
1. La guerra scatenata dal folle e criminale governo russo contro la popolazione ucraina e' divenuta una guerra fra Stati Uniti e Russia in cui non solo la popolazione ucraina ma l'intera popolazione europea e' considerata da entrambe le parti vittima sacrificabile.
2. Il governo autocratico russo, un passo dopo l'altro, si inabissa sempre piu' in una spirale di follia che impedisce soluzioni concordate adeguate, che mentre all'inizio del conflitto erano agevolmente negoziabili, ora, dopo tanti mesi di guerra di sterminio della popolazione civile, tante stragi, tante devastazioni, tanti fatti compiuti irreversibili, diventano sempre piu' difficili.
3. Questa condotta tendenzialmente genocidaria che nell'agire della dirigenza russa e' apocalittica follia, nella dirigenza americana e' consapevole volonta' di distruzione dell'Europa.
4. L'Unione Europea e' ormai una colonia americana, e la Nato e' l'esercito di occupazione americano in Europa.
5. Il che significa che in Europa gli Stati Uniti d'America stanno adottando una politica di dominazione coloniale con la complicita', supina fino alla prostituzione, della quasi totalita' dei vertici governativi europei (e paradossalmente i soli che si oppongono sono a loro volta degli autocrati a capo di democrature).
6. Sic stantibus rebus si sta procedendo a tappe forzate verso una guerra totale, quindi nucleare, che puo' distruggere il continente e forse anche l'intera umanita'.
7. Il sabotaggio dei gasdotti, chiunque lo abbia commesso, recide uno degli ultimi legami tra Unione Europea e Federazione Russa: sulla base di quell'interesse economico comune si poteva cominciare a ricostruire un'azione politica e diplomatica di pace; i sabotaggi hanno distrutto questa residua possibilita'.
8. I cosiddetti "referendum" e la conseguente "annessione" di alcune regioni ucraine alla Federazione Russa sottraggono alla negoziazione possibile la materia su cui discutere; ergo: impediscono anch'essi l'avvio di un'azione politica e diplomatica di pace.
9. A questo punto giunti non ha piu' importanza stabilire se la guerra e' cominciata nel 2022 o nel 2014; la via prefigurata dagli accordi di Minsk e' definitivamente ostruita.
10. E non conta piu' stabilire se e quanto la leadership autocratica russa sia stata indotta all'attuale follia dalla politica aggressiva degli Usa e della Nato, se e quanto la dissoluzione della Confederazione di Stati Indipendenti succeduta all'URSS sia dipesa prevalentemente da interne spinte centrifughe o da pesanti condizionamenti esterni.
11. L'unica cosa che conta e' fermare la guerra, prima che la guerra distrugga altre vite, prima che la guerra distrugga l'Europa, prima che la guerra distrugga l'umanita'.
*
E per fermare la guerra occorre che noi, persone sollecite del bene comune dell'umanita' che viviamo nei paesi europei, ci adoperiamo per:
I. l'immediata cessazione della fornitura di armi alla guerra;
II. l'immediata cessazione delle sanzioni che stanno favoreggiando la guerra e devastando l'economia e le condizioni di vita delle classi lavoratrici e popolari di tutti i paesi europei;
III. sostenere gli obiettori di coscienza, i renitenti alla leva, i disertori di tutte le parti in conflitto; sostenere tutte le persone che si rifiutano di uccidere;
IV. fornire adeguati aiuti umanitari a tutte le vittime della guerra sopravvissute;
V. sostituire immediatamente alla logica delle armi la difesa popolare nonviolenta;
VI. creare canali di dialogo e solidarieta' tra i popoli;
VII. contrastare la delirante retorica razzista promossa dalla propaganda guerrafondaia: i popoli non sono responsabili della criminale follia dei loro governi;
VIII. smascherare, denunciare e contrastare le menzogne di ogni propaganda guerriera;
IX. imporre ai governi europei di promuovere negoziati di pace guidati dall'Onu sulla base del ripristino dello status quo ante il 24 febbraio 2022;
X. imporre ai governi europei di porre il veto a qualunque ulteriore iniziativa della Nato e predisporre un percorso di scioglimento della Nato;
XI. proporre la nonviolenza come unica politica razionale, realistica e adeguata alla tragica situazione presente dell'umanita'.
7. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- AA. VV., L'ombra della bomba, volume monografico di "Limes. Rivista italiana di geopolitica", n. 9, settembre 2022, Gedi, Torino 2022, pp. 240 (+ XII pp. di tavole fuori testo), euro 15.
*
Riletture
- Wendy Rose, Bone Dance. New and Selected Poems, 1965-1992, The University of Arizona Press, Tucson & London 1994, pp. XX + 118.
*
Riedizioni
- Marjane Satrapi, Taglia e cuci, Rcs, Milano 2009, Mondadori, Milano 2018, Gedi, Torino 2022, euro 12,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").
8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
9. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4624 del 16 ottobre 2022
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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Numero 4624 del 16 ottobre 2022
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
0. Comunicazione di servizio
1. Alfredo Chiappori
2. Osvaldo Caffianchi: In breve
3. Enrico Peyretti: Sessant'anni dopo la crisi di Cuba
4. Marco Politi intervista Matteo Zuppi
5. Per una pace giusta in Ucraina. Appello di un gruppo di diplomatici non piu' in servizio attivo
6. Undici tesi sulla guerra in Europa, e undici cose che dobbiamo fare
7. Segnalazioni librarie
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'
0. COMUNICAZIONE DI SERVIZIO
Per un problema tecnico alla lista di distribuzione ieri il notiziario non e' uscito.
Ce ne scusiamo con chi ci legge.
1. LUTTI. ALFREDO CHIAPPORI
E' deceduto Alfredo Chiappori, il disegnatore di "Up il sovversivo".
Con gratitudine lo ricordiamo.
2. L'ORA. OSVALDO CAFFIANCHI: IN BREVE
In breve.
Il presidente della Federazione Russa e' un criminale di guerra.
Il presidente dell'Ucraina e' un egotista indifferente al massacro dal suo stesso popolo (come pressoche' tutti i governanti di tutti i tempi e di tutti i paesi).
Il segretario generale della Nato agisce come governatore militare della colonia europea per conto dell'impero USA e con tutta evidenza opera al fine di alimentare la guerra, le stragi, la catastrofe.
I cosiddetti governi europei e la Commissione dell'UE sono ridicole marionette dell'imperialismo americano che per conto del loro padrone agiscono per far proseguire le stragi in Ucraina e per affamare i popoli da loro governati.
*
In breve.
Nessun governo sta muovendo un dito per fermare la guerra e le stragi di cui essa consiste.
La guerra sta sterminando la popolazione ucraina, ma ha gia' cominciato anche ad affamare le classi sociali sfruttate e oppresse dell'intera Europa.
E continuando, crescendo ed estendendosi, da un momento all'altro puo' diventare mondiale, e nucleare.
Ergo: da un momento all'altro puo' fare il mostruoso salto di qualita' che puo' portare alla distruzione atomica dell'umanita'.
*
In breve.
Fermare la guerra e' il primo dovere di ogni persona decente, di ogni associazione di esseri ragionevoli, di ogni istituto sollecito del bene comune dell'umanita'.
*
In breve.
Cosa possiamo fare noi qui in Italia?
Opporci alla folle e criminale complicita' con la guerra da parte dei governanti italiani.
Agire per la cessazione immediata dell'invio di armi assassine.
Agire per la cessazione immediata delle insensate sanzioni affamatrici del popolo italiano.
Agire per soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime della guerra.
Agire per sostenere tutti gli oppositori alla guerra sia in Russia che in Ucraina.
Scendere in piazza contro la guerra e tutte le uccisioni, contro tutti gli eserciti e tutte le armi.
La nonviolenza e' il metodo.
La nonviolenza e' la via.
La nonviolenza e' la politica necessaria.
*
In breve.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
3. L'ORA. ENRICO PEYRETTI: SESSANT'ANNI DOPO LA CRISI DI CUBA
[Riceviamo e diffondiamo il seguente articolo apparso in "La Voce e il Tempo", settimanale diocesano di Torino, il 16 ottobre 2022.
Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; e' stato presidente della Fuci tra il 1959 e il 1961; nel periodo post-conciliare ha animato a Torino alcune realta' ecclesiali di base; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' stato membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Il diritto di non uccidere. Schegge di speranza, Il Margine, Trento 2009; Dialoghi con Norberto Bobbio, Claudiana, Torino 2011; Il bene della pace. La via della nonviolenza, Cittadella, Assisi 2012; Elogio della gratitudine, Cittadella, Assisi 2015; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, di seguito riprodotta, che e' stata piu' volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli, indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia (ormai da aggiornare) degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68]
Non e' vero che la guerra c'e' sempre stata e sempre ci sara': non e' un dio, ma il diavolo dell'odio umano, strumento di dominio omicida superorganizzato e finanziato. La guerra non e' la violenza personale di Caino, ma l'istituzione politica del Caino collettivo. E Abele e' l'umanita' colpita: i suoi sangui gridano al cielo, che ascolta.
Questi giorni di pericolo e di paura, sono anche memoria grande: sessant'anni fa l'apertura del Concilio, coraggio della speranza cristiana, e la "crisi di Cuba". Sul ciglio dell'abisso, Kennedy e Krusciov, pressati discretamente da papa Giovanni, ritirarono i missili sovietici da Cuba, e quelli statunitensi in Italia e altri paesi alla frontiera con l'URSS.
Oggi viviamo un pericolo simile a quello. Rendiamocene conto, per incidere sulla coscienza comune. Che cosa e' la guerra? A di la' delle varie e diverse responsabilita', la guerra e' uccidere: uccidere vite umane, come la mia e la tua. E distrugge anche le condizioni per vivere: case sventrate, strade, fabbriche, luoghi della vita civile, anche queste sono uccisioni. Senza dire dei piu' innocenti, i bambini: l'offesa piu' infame. L'odio armato calpesta la vita. E i soldati mandati a combattere, usati come strumenti per ammazzare o essere ammazzati: offesa alla persona umana, peggio della schiavitu'. La guerra e' questo buio. La guerra ci offende nel piu' profondo dell'essere. Cerchiamo pure ragioni, errori, colpe storiche, nazionali, politiche: ma la guerra e' ammazzarci tra noi. Non parifichiamo l'aggressore con l'aggredito, ma neppure dimentichiamo i precedenti storici, le politiche di potenza, i nazionalismi che spaccano l'umanita', la brutta fede nella guerra, come se uccidere potesse portare vita e diritti. L'Occidente non e' innocente: non ha istituito la pace possibile dopo il 1989, ha mantenuto uno spirito di dominio. Ma ne' io ne' voi siamo innocenti, se sopportiamo la logica di guerra.
Ogni coscienza attenta tra noi ha vissuto un dilemma angoscioso. L'Ucraina aggredita ha chiesto armi per difendersi e respingere l'attacco. Molti hanno visto in cio' il pericolo di estendere la guerra e di aumentarne la gravita', fino al rischio ormai sempre piu' incombente delle armi atomiche, il cui effetto impensabile e' da evitare ad ogni costo. Difendere il piu' debole e' giusto, e' doveroso. Ma come? Ci sono solo armi contro armi? Evitiamo di cadere nell'adorazione dell'idolo omicida, della guerra come unica difesa e salvezza.
Qui ci parliamo non solo da cristiani, ma da persone umane. Oggi siamo tutti accomunati da strutture planetarie comuni, nella comunicazione, nel pericolo ambientale. Siamo tutti fratelli per sorte comune, indivisibile, pur con diverse culture e religioni, ma i poteri politici non rispondono al bisogno radicale di convivenza planetaria! Non so se vedo chiaro: temo che ci sia una spaccatura tragica tra la gente comune, senza poteri speciali, che non vuole la guerra, e una classe che ha il potere economico, l'industria delle armi, che fa la guerra perche' la vuole o l'accetta, nonostante discorsi di facciata. Perche' si gettano fiumi di denaro e di invenzione nel perfezionare e moltiplicare le armi? Le armi sanno solo uccidere: se le fai, le userai, altrimenti non conviene. Ma difendono, si dice. E' proprio vero? Se io fossi armato, il ladro verrebbe armato anche lui, e finirebbe male per tutti. L'arma minaccia anche chi la impugna. Costui e' un disperato, e' umanita' abbassata. Vedo un fatto positivo nel fatto che la guerra attuale e' sentita come bassa necessita', mentre in passsato era persino glorificata, nella retorica dei monumenti che offendono i "caduti", cioe' gli uccisi. L'umanita' si sta vergognando della guerra, ne soffre, ma non sa ancora emanciparsi. I popoli devono esigere dai potenti una vera politica di pace, di incontro e mediazione.
Ma politica e governi, anche quelli non apertamente aggressivi, sembrano rassegnati al fatto che alla guerra si puo' opporre solo la guerra. E' una miseria mentale. In passato anche la morale cristiana giustificava la guerra di difesa, la "guerra giusta" (persino per espandere coi colonialismi la "civilta' cristiana"!...). Ma oggi le coscienze devono rispondere ai "segni dei tempi": papa Giovanni, proprio dopo il rischio nucleare nella crisi di Cuba, scrisse chiaro e tondo nella Pacem in terris che, nelle condizioni del mondo attuale, pensare la guerra come strumento di giustizia e' "alienum a ratione", fuor di ragione, pazzesco. Nell'era atomica la sorte non puo' piu' essere divisa tra vincitori e vinti. Gia' da sempre ogni vittoria e' seme di odio e di rivincita, non e' pace, ma solo la volonta' del vincitore imposta al vinto, e' lo scopo stesso violento della guerra, e il seme della guerra successiva.
La pace positiva e' solo nell'accordo a meta' strada: cedere qualcosa e ottenere qualcosa. Nesun vincitore e nessun vinto (voleva cosi' anche Gorbaciov), come si fa tra persone di buon senso che vivono insieme. Ma la politica? Si dovra' ripensare a fondo la politica perche' ora dobbiamo, se faremo in fempo, ripudiare davvero la guerra. "Ripudiare" e' rompere un dannato matrimonio storico tra stato, politica, e guerra.
Politica e' l'arte di vivere insieme tra molti e differenti, e' vivere nella con-differenza, ne' separati ne' livellati; non e' tra identici, di un'unica identita'. Il nazionalismo sovrano e' guerra mentale verso l'altro. I popoli, le civilta', vengono a convivere sulle stesse terre, e questa e' una nuova ricchezza umana.
Non mi piace sentir parlare di pacifismo, che suona resa, vilta', o illusione. Quella che vogliamo e' la pace giusta. La nonviolenza attiva e' esperienza, ricerca, e' anche storia: un'ampia storia reale, documentabile, di lotte giuste nonviolente, possibilita' dei popoli coscienti e svegli e preparati per opporsi anche all'offesa armata. Il rifiuto della violenza, altrui e propria, fonda la positiva resistenza nonviolenta alla violenza. Disobbedire alla guerra, a farla e onorarla, e' l'inizio della liberazione. I popoli consapevoli, non frastornati dagli interessi economici, imperiali, nazionalistici, hanno il potere della disobbedienza. Ogni prepotenza vuole essere obbedita, ma la coraggiosa disobbedienza all'ingiustizia svuota il potere ingiusto. Disobbedire alla guerra richiede coraggio e sacrifici, si', ma si salva dalla vergogna e bassezza dell'uccidere. Gandhi ha scoperto e vissuto la vera politica umana: non il potere sugli altri, ma la liberazione dal dominio senza odiare i dominatori. Francesco nella Fratelli tutti parla spesso di "amore politico". La Resistenza al nazifascismo fu anche armata, ma la sua forza profonda fu nel risveglio morale popolare dall'inganno fascista. Nulla e' assicurato per sempre se non vivono le coscienze.
Un'avversita' puo' diventare opportunita', nuovo stimolo creativo. Tra popoli umani abbiamo tante idee, culture, visioni, ma tutti vogliamo vivere: il lavoro urgente di ogni semplice cittadino come noi e' togliere offesa, non dare dolore, distruggere le armi crudeli, sentire nostro il dolore delle vittime, scoprire la lingua umana comune. Dio paterno e materno mostratoci da Gesu' e' vita che vuole vita: non piomba a fare miracoli, ma chiede a noi, e ci da' desiderio forte e possibilita' di pace giusta, per lasciar fiorire ogni vita.
4. DOCUMENTAZIONE. MARCO POLITI INTERVISTA MATTEO ZUPPI
[Dal sito di "The Post Internazionale" riprendiamo e diffondiamo questa intervista del 14 ottobre 2022 dal titolo "Abolire la guerra non si puo', ma fermare il conflitto si deve"]
"Quel giorno, il 24 febbraio quando avvenne l'invasione, ricordo che ho sentito subito paura. Sentivo che era l'inizio di qualcosa che non si sarebbe risolto facilmente. La sensazione di una svolta che avrebbe condizionato i mesi a venire. Non ho mai creduto che tutto si sarebbe risolto facilmente. Anche se all'inizio c'erano simulacri di dialogo fra Ucraina e Russia, che purtroppo non sono stati perseguiti. Bisognava forse fare di piu'. Almeno c'era la forma del negoziato, oggi non c'e' piu' nemmeno quella".
Sessantasette anni, il cardinale Matteo Zuppi, alto e magro nel suo clergyman grigio che ha l'aria di un abito da lavoro, ha un solido passato di parroco. Di quelli antichi, che conoscono carne e ossa della propria gente, fedeli e non fedeli. Senza pompa, senza affettata spiritualita'. Ha guidato due parrocchie di ambiente popolare e si sente. Santa Maria in Trastevere a Roma e poi Santi Simone e Giuda Taddeo alla periferia della capitale, Torre Angela. Altrettanto forte in lui e' l'esperienza vissuta con la Comunita' di Sant'Egidio, impegnata in missioni di pace in varie parti del mondo. Vescovo ausiliare di Roma nel 2012, Papa Francesco lo ha spinto rapidamente in prima linea in pochi anni, nominandolo arcivescovo di Bologna nel 2015 (per riequilibrare la gestione di rigidita' dottrinale di due cardinali wojtyliani, Biffi e Caffarra) dandogli la porpora nel 2019 e affidandogli quest'anno la presidenza della Conferenza episcopale italiana.
*
- Marco Politi: Cardinale Zuppi, si allarga il disagio per l'escalation della guerra in Ucraina. Il movimento per la pace e' attaccato a priori come "utile idiota" dell'aggressore. Pace e' una parola sconcia?
- Matteo Zuppi: E' l'unica parola che si coniuga con la vita. Non c'e' vita senza pace. E' la condizione per l'uomo di essere se stesso. Una parola da difendere e cercare come il pane, come l'aria. Ci accorgiamo dell'aria quando viene meno. Ci accorgiamo del bene della pace quando ci manca il respiro per quello che sta succedendo.
*
- Marco Politi: Parlare di pace, dicono i fautori della guerra ad oltranza, e' un regalo fatto all'aggressore.
- Matteo Zuppi: Non e' una novita'. Il mio pre-pre-predecessore, che era arcivescovo di Bologna e divento' Papa con il nome di Benedetto XV, definì nel 1917 la Prima guerra mondiale una "inutile strage" e da ogni parte lo accusarono di essere un disfattista, un traditore, uno che delegittimava i combattenti o favoriva il nemico. Invece voleva favorire tutti. Vorrei che tutti leggessero uno splendido libro intitolato "Tu non uccidere", scritto da don Primo Mazzolari.
*
- Marco Politi: Francesco e' stato alla sua tomba.
- Matteo Zuppi: Si'. Mazzolari aveva vissuto le due guerre mondiali e nella prima era stato anche interventista, cioe' in qualche modo l'aveva giustificata. Il suo libro e' un distillato della sapienza di cio' che aveva visto. Ma fu subito accusato di essere filosovietico, di fare il gioco del nemico. Invece avevano ragione Benedetto XV e Mazzolari. Parlare di pace e' profetico perche' partendo dal dolore e dalle sofferenze della gente si costruisce il futuro. Tutta la generazione che ha passato la Seconda guerra mondiale aveva ben chiaro che la terza sarebbe stata l'ultima. Bisognava fare di tutto, rinunciare anche alla sovranita' per permettere alle nazioni di vivere insieme e garantire la pace. L'Onu e l'Unione europea sono nate cosi'.
*
- Marco Politi: La sento inquieto.
- Matteo Zuppi: Oggi si registra solo la logica militare. Porta alla pace? Vuol dire vittoria di uno e sconfitta di un altro. Per arrivare a questo nella Seconda guerra mondiale ci sono voluti cinque anni, milioni di morti e l'uso dell'atomica. Credo sia decisivo provare a pensare che ci siano modi per raggiungere la pace senza che sia il prezzo della sconfitta di qualcuno.
*
- Marco Politi: E allora?
- Matteo Zuppi: Dico subito che c'e' il problema della giustizia. Pace e giustizia vanno insieme. La pace, perche' sia veramente tale, richiede giustizia. Ma se non c'e' pace, e' difficile arrivare alla giustizia, se non quella del vincitore. Allora bisogna sapere quale e' il conto che si deve pagare... l'eventualita' della guerra nucleare. Come ha detto intelligentemente Kissinger, se c'e' una logica solo militare, e' solo geometria: in un conflitto si usano le armi, tutte, comprese quelle. e' tragico ma e' cosi'. Non e' vero che le armi possono garantire l'equilibrio. Se non c'e' piu' l'equilibrio, salta tutto. Bisogna trovare il modo che le armi nucleari non vengano usate.
*
- Marco Politi: All'inizio del mese Francesco ha fatto una dichiarazione precisa: Putin si fermi, Zelensky sia aperto a "serie proposte di pace", la comunita' internazionale si mobiliti. E si vada ad un immediato cessate il fuoco.
- Matteo Zuppi: E' una richiesta realistica. Potrebbe sembrare ingenua perche' quando stai combattendo ti viene da dire: lasciami finire. Ma quando finisci di combattere? Le pressioni per un cessate il fuoco, pur con tutti i rischi, sono la via migliore per cominciare un dialogo almeno esplorativo. C'e' una sfumatura in quello che ha detto il Papa. Capisce le difficolta' di Zelensky e viene incontro a queste difficolta'. Gli dice: accetta qualcosa di serio. Essendo aggredito e avendo un terzo del Paese occupato da forze straniere, e' chiaro che devi avere un minimo... pero' fallo!
*
- Marco Politi: Il Vaticano ha denunciato ufficialmente, attraverso il dicastero della comunicazione, il dispiegarsi di un pensiero unico, che predica solo l'elmetto da indossare e la continuazione dell'escalation. Cosi', ha dichiarato un suo esponente, Andrea Tornielli, si scivola verso l'abisso nucleare.
- Matteo Zuppi: A volte c'e' anche il vizio dell'armiamoci e partite! In realta' il problema principale e' che oggi sul tavolo c'e' solo la logica del riarmo. Ad essere benevoli si potrebbe dire: riarmati ma dedica almeno la stessa pressione per mettere in campo un meccanismo di pace. Invece non si fa.
*
- Marco Politi: L'appello del Papa e' piu' ampio.
- Matteo Zuppi: Infatti non e' solo rivolto alle due parti in causa. Coinvolti siamo tutti, perche' c'e' il coinvolgimento militare e poi lo si e' a livello internazionale. Un impegno internazionale, forte e univoco, puo' rassicurare le parti che la pace e' possibile ed e' la via migliore.
*
- Marco Politi: L'opinione pubblica e' rimasta colpita da certe uscite del Papa. "Qui non siamo con cappuccetto rosso e il lupo... Non è una storia di cowboy...".
- Matteo Zuppi: Francesco usa un linguaggio chiaro e diretto. Semplice ma non superficiale. Fotografa atteggiamenti, chiama le cose con il proprio nome. Avere un linguaggio che arriva al punto e' il suo grande dono. Non siamo ingenui! La guerra non e' come il film "Ombre Rosse", che la mia generazione - almeno in parte - ha visto al cinema dell'oratorio. Non "arrivano i nostri!". Non e' neanche un videogioco. Le immagini sono tragicamente vere, i morti sono reali.
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- Marco Politi: Fancesco propone una nuova governance mondiale, un nuovo patto di Helsinki per superare la logica del confronto tra blocchi militari.
- Matteo Zuppi: Ha detto anche un'altra cosa. Cosa dobbiamo ancora aspettare per scegliere l'unica via di uscita dalla situazione? Le Nazioni Unite sono nate nel dopoguerra per dotarsi di strumenti atti a risolvere i conflitti. Se l'unico strumento e' la logica delle armi, allora si afferma la logica del piu' forte. Non possiamo abolire i conflitti ma possiamo lavorare per la soluzione dei conflitti senza la logica delle armi. Questo e' utopico? No, e' da Homo Sapiens. Fare tesoro di immani sofferenze gia' accadute. E' veramente folle aspettare che ce ne siano altre. Per questo l'appello del Papa a trovare una composizione internazionale, una nuova Helsinki e' positivo. Vedere quali strumenti non hanno funzionato e crearne di piu' forti. Se per arrivare a questo bisogna avere altri migliaia di morti, dobbiamo agire per evitarlo.
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- Marco Politi: Il resto del mondo, sottolineano molti analisti cattolici, e' restio a partecipare al duello fra Occidente e Russia.
- Matteo Zuppi: E' comprensibile. Papa Francesco invita a ragionare sulla complessita'. Bisogna capire i problemi anche se ci sembrano lontani. Lo tsunami della guerra arriva dappertutto. Arriva con la fame in Africa. Arriva con la mancanza di energia in Italia e in Europa. Ogni guerra produce radiazioni, inquinamento di odio e altre tensioni, Per esempio il fatto che moltissimi Paesi non siano schierati con l'Occidente, e anzi sia diffusa una ricostruzione - evidentemente distorta - per cui l'Occidente sarebbe "l'aggressore" deve spingere a capire meglio il resto del mondo ed essere ancora piu' decisi nell'agire per risolvere insieme i problemi. Nel mondo interconnesso le soluzioni vanno cercate insieme.
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- Marco Politi: Ad Assisi gruppi cattolici hanno cominciato a collegarsi per manifestare insieme per la pace. E' un'utopia?
- Matteo Zuppi: Anche se fosse un'utopia... qualcuno dice del tutto inutile, controproducente... Ma dipende da come si fa. Chiedere pace e scegliere la pace e' sempre nella direzione giusta. Non e' ingenuita', e' un manifestare a tutti una determinazione. Consapevoli dei problemi. Qualche volta il pacifismo puo' essere ridotto a buonismo e buoni sentimenti. Pero' come il buono non c'entra con il buonista, cosi' l'operatore di pace non c'entra con il generico pacifista. E' molto di piu'. E' una indicazione chiara per spingere per una soluzione che costringa a una pace giusta. L'operatore di pace non confonde le cause, se le ricorda molto bene. Non confonde l'aggressore con l'aggredito ma cerca tutti gli spazi possibili per evitare che la pace arrivi dopo ulteriori lutti. La pace non sia quella dei cimiteri o non sia pagata a prezzo di ulteriore odio.
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- Marco Politi: I vescovi cosa faranno?
- Matteo Zuppi: L'episcopato italiano ha gia' seguito con grande attenzione le iniziative di tanti organismi che hanno manifestato solidarieta' concreta con il popolo ucraino e portato tanti aiuti e favorito l'accoglienza. I vescovi italiani fanno proprio l'appello del Papa e aiuteranno come possono, in piena solidarieta', affinche' le sue richieste non cadano nel vuoto ma siano seguite da iniziative seriamente esplorative.
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- Marco Politi: L'Avvenire, giornale dei vescovi, ha denunciato in un recentissimo editoriale l'esistenza di un "partito della guerra" trasversale, con il rischio che ci si abitui ad un conflitto atomico.
- Matteo Zuppi: Guai ad abituarsi, anche solo nel linguaggio. Noi siamo figli di una generazione che aveva orrore del conflitto atomico. In questi giorni ricorre una data importante: 60 anni dall'inizio del concilio Vaticano II. In molti documenti si parla di pace. Specie nella Gaudium et Spes. C'e' la grande consapevolezza di vivere un tempo di "tregua", sapendo dove porta la logica della guerra. Noi, nati subito dopo, in fondo avevamo la sensazione che una nuova guerra non si sarebbe ripetuta. Guardavamo avanti, negli anni Cinquanta e Sessanta c'era una spinta incredibile per risorgere e costruire benessere in Italia, per costruire l'Europa. Forse ricordarci dell'orrore per la potenza degli ordigni nucleari deve darci consapevolezza del pericolo che incombe sempre. Abituarsi, abbassando il livello di difesa psicologica, e' un errore. L'allarme deve rimanere altissimo, perche' il rischio e' altissimo. Che si arrivi all'uso di un qualunque ordigno nucleare, anche uno solo, sarebbe il realizzarsi di un pezzo disastroso della terza guerra mondiale.
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- Marco Politi: Cosa ricorda di quegli anni?
- Matteo Zuppi: Il discorso bellissimo di Paolo VI all'Onu il 4 ottobre 1964. In cui ammonisce che sono le vittime della guerra a chiedere di costruire la pace. E qui cita il sangue di milioni di uomini, le innumerevoli sofferenze, il fatto che le nuove armi nucleari si siano trasformate in un incubo. Paolo VI si presenta come colui che da' voce ai morti caduti "sognando la concordia" e plaude all'impegno delle Nazioni Unite per evitare la guerra.
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- Marco Politi: Lei sa bene che la frase fatta in circolazione suona: Putin si ritiri oltre i suoi confini e tutto torna a posto.
- Matteo Zuppi: Giusto, Non c'e' dubbio. Ma il problema e' come arrivarci. Il nodo e' come si compone il conflitto. Il conflitto ha cause e le cause non sono solo da una parte, attenzione! Certo che Putin deve tornare da dove e' venuto, ma vanno risolte tutte le cause del conflitto. L'obiettivo e' una pace giusta. Ma se non sono risolte le radici, si generano altri conflitti.
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- Marco Politi: In questi giorni casualmente sono stati pubblicati due progetti di pace. Uno del presidente dell'Accademia sociale delle scienze, professor Zamagni, e uno del supermiliardario businessman Elon Musk. E' un segnale che anche ambienti imprenditoriali e gruppi di interesse sono preoccupati della piega che stanno prendendo gli eventi?
- Matteo Zuppi: E' segno che la Chiesa e i credenti non sono mai degli ingenui o sprovveduti idealisti. Compiono la fatica di tradurre l'ideale in scelte concrete. Sono davvero "artigiani" di pace. Guardiamo l'enciclica "Fratelli tutti": e' un testo che ha parole molto chiare sulla guerra e sulle responsabilita' di avere indebolito l'Onu e gli strumenti di composizione pacifica dei conflitti. Si rivolge a tutti gli uomini. Presenta un ideale che nasce dal Vangelo ma supera il Vangelo, rivolgendosi all'umanita'. E' una forma di esperanto di pace che puo' fare capire a tutti che la pace e' possibile e che senza la pace siamo tutti minacciati e tutto e' perduto.
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- Marco Politi: Lei ha vissuto le trattative di pace fra le fazioni in Mozambico. Ha vissuto quel clima di odio e vendetta per morti, distruzioni, torture. Tutto questo si puo' superare?
- Matteo Zuppi: E' vero, e' stata un'esperienza forte. Bisogna anzitutto interrompere la catena di odio e spegnere violenza. L'odio ha una radice antica, profonda. Si trasmette per generazioni, il male cresce, diventa pregiudizio, produce altra violenza. Pero' in Mozambico ho anche visto che tutto puo' cambiare. La pace che sembrava impossibile puo' arrivare e tiene. Una suora uccisa recentemente in un attacco islamista raccontava che il giorno della pace, 4 ottobre 1992, arrivo' nel loro villaggio un gruppo di militari. La gente aveva paura e allora tutti si misero a danzare. "Li' ho visto Dio", mi disse quella suora.
5. REPETITA IUVANT. PER UNA PACE GIUSTA IN UCRAINA. APPELLO DI UN GRUPPO DI DIPLOMATICI NON PIU' IN SERVIZIO ATTIVO
[Dalla mailing-list ucraina at peacelink.it riprendiamo e diffondiamo]
La guerra in Ucraina prodotta dall'aggressione russa sta degenerando verso scenari devastanti, che potrebbero mettere in pericolo la vita di milioni di persone e sfociare in un "inverno nucleare". A fronte dell'annessione illegale del Donbass e di due altre regioni ucraine, approvata dalla Duma dopo il recente referendum farsa, il governo di Kiev ha firmato un decreto che vieta qualsiasi trattativa con Mosca e ha chiesto ufficialmente l'adesione alla NATO, pur consapevole che la richiesta e' irricevibile.
Putin ha gia' dichiarato che se la sicurezza nazionale russa fosse messa in pericolo dall'avanzata ucraina sostenuta dalla NATO, il ricorso all'arma atomica diverrebbe plausibile, in accordo con la dottrina strategica militare russa. La reazione della NATO, di fronte all'impiego dell'arma nucleare tattica, sarebbe devastante ed esporrebbe la Russia a gravi rappresaglie, che sfocerebbero in uno scontro nucleare simmetrico.
Dopo mesi di guerra e di perdite umane le posizioni di entrambe le parti si sono irrigidite. I falchi russi chiedono un utilizzo della forza senza remore, fino all'uso dell'arma nucleare tattica; ma anche nel campo occidentale molteplici sono le pulsioni per una continuazione del conflitto fino alla resa totale di Mosca.
Un tale scenario apocalittico fa orrore. E' necessario per tutte le donne e gli uomini di buona volonta' contrastarlo. Le armi devono tacere e cedere il passo alla diplomazia.
Neutralita' dell'Ucraina e status dei territori contesi sono parti essenziali di una mediazione che possa stabilizzare la regione.
Come diplomatici, abituati da anni di esperienza all'analisi oggettiva delle relazioni internazionali, denunciamo i crimini atroci commessi contro l'umanita'. Esprimiamo la nostra solidarieta' alle vittime della guerra che ha provocato migliaia di morti e feriti, milioni di profughi e senza tetto, la repressione dei dissidenti e dei coscritti in fuga.
Inoltre, ricordiamo che i costi economici causati dalla guerra sono pagati dagli strati sociali piu' deboli dell'Europa e dell'Africa, in cui stanno crescendo disuguaglianza, poverta' e sofferenza di tanti innocenti.
Sentiamo pertanto il dovere di rivolgere un appello al governo italiano affinche' si faccia promotore in sede europea di una forte iniziativa diplomatica mirante all'immediato cessate il fuoco e all'avvio di negoziati tra le parti. Italia, Francia e Germania - a cui si unirebbero auspicabilmente altri Paesi dell'Unione - possono
influire, assieme alle Istituzioni europee, sulla strategia della NATO con una postura di fermezza, nell'ambito della solidarieta' atlantica, come e' accaduto altre volte in passato.
Tale iniziativa contribuirebbe altresi' al rafforzamento e allo sviluppo di una politica estera e di sicurezza comune: presupposto imprescindibile per la realizzazione di una Unione politica e federale europea.
E' vitale delineare una proposta di mediazione credibile che, partendo dagli accordi di Minsk, tracci un percorso per giungere a un negoziato globale guidato dai principi della sicurezza in Europa. Devono essere ribadite le linee ispiratrici della coesistenza e della legalita' internazionale: ossia l'inaccettabilita' dell'uso della forza per l'acquisizione di territori, l'autodeterminazione dei popoli, la protezione delle minoranze linguistiche europee.
Primo obiettivo e' il cessate il fuoco e l'avvio immediato di negoziati tra le parti al fine di pervenire:
1) al simmetrico ritiro delle truppe e delle sanzioni;
2) alla definizione della neutralita' dell'Ucraina sotto tutela dell'ONU;
3) allo svolgimento di referendum gestiti da Autorita' internazionali nei territori contesi.
La convocazione di una Conferenza sulla Sicurezza in Europa sara', infine, lo strumento del ritorno allo spirito di Helsinki e alla convivenza pacifica tra i popoli europei.
Roma, 11 ottobre 2022
Seguono le firme di 44 diplomatici italiani non piu' in servizio attivo
6. REPETITA IUVANT. UNDICI TESI SULLA GUERRA IN EUROPA, E UNDICI COSE CHE DOBBIAMO FARE
1. La guerra scatenata dal folle e criminale governo russo contro la popolazione ucraina e' divenuta una guerra fra Stati Uniti e Russia in cui non solo la popolazione ucraina ma l'intera popolazione europea e' considerata da entrambe le parti vittima sacrificabile.
2. Il governo autocratico russo, un passo dopo l'altro, si inabissa sempre piu' in una spirale di follia che impedisce soluzioni concordate adeguate, che mentre all'inizio del conflitto erano agevolmente negoziabili, ora, dopo tanti mesi di guerra di sterminio della popolazione civile, tante stragi, tante devastazioni, tanti fatti compiuti irreversibili, diventano sempre piu' difficili.
3. Questa condotta tendenzialmente genocidaria che nell'agire della dirigenza russa e' apocalittica follia, nella dirigenza americana e' consapevole volonta' di distruzione dell'Europa.
4. L'Unione Europea e' ormai una colonia americana, e la Nato e' l'esercito di occupazione americano in Europa.
5. Il che significa che in Europa gli Stati Uniti d'America stanno adottando una politica di dominazione coloniale con la complicita', supina fino alla prostituzione, della quasi totalita' dei vertici governativi europei (e paradossalmente i soli che si oppongono sono a loro volta degli autocrati a capo di democrature).
6. Sic stantibus rebus si sta procedendo a tappe forzate verso una guerra totale, quindi nucleare, che puo' distruggere il continente e forse anche l'intera umanita'.
7. Il sabotaggio dei gasdotti, chiunque lo abbia commesso, recide uno degli ultimi legami tra Unione Europea e Federazione Russa: sulla base di quell'interesse economico comune si poteva cominciare a ricostruire un'azione politica e diplomatica di pace; i sabotaggi hanno distrutto questa residua possibilita'.
8. I cosiddetti "referendum" e la conseguente "annessione" di alcune regioni ucraine alla Federazione Russa sottraggono alla negoziazione possibile la materia su cui discutere; ergo: impediscono anch'essi l'avvio di un'azione politica e diplomatica di pace.
9. A questo punto giunti non ha piu' importanza stabilire se la guerra e' cominciata nel 2022 o nel 2014; la via prefigurata dagli accordi di Minsk e' definitivamente ostruita.
10. E non conta piu' stabilire se e quanto la leadership autocratica russa sia stata indotta all'attuale follia dalla politica aggressiva degli Usa e della Nato, se e quanto la dissoluzione della Confederazione di Stati Indipendenti succeduta all'URSS sia dipesa prevalentemente da interne spinte centrifughe o da pesanti condizionamenti esterni.
11. L'unica cosa che conta e' fermare la guerra, prima che la guerra distrugga altre vite, prima che la guerra distrugga l'Europa, prima che la guerra distrugga l'umanita'.
*
E per fermare la guerra occorre che noi, persone sollecite del bene comune dell'umanita' che viviamo nei paesi europei, ci adoperiamo per:
I. l'immediata cessazione della fornitura di armi alla guerra;
II. l'immediata cessazione delle sanzioni che stanno favoreggiando la guerra e devastando l'economia e le condizioni di vita delle classi lavoratrici e popolari di tutti i paesi europei;
III. sostenere gli obiettori di coscienza, i renitenti alla leva, i disertori di tutte le parti in conflitto; sostenere tutte le persone che si rifiutano di uccidere;
IV. fornire adeguati aiuti umanitari a tutte le vittime della guerra sopravvissute;
V. sostituire immediatamente alla logica delle armi la difesa popolare nonviolenta;
VI. creare canali di dialogo e solidarieta' tra i popoli;
VII. contrastare la delirante retorica razzista promossa dalla propaganda guerrafondaia: i popoli non sono responsabili della criminale follia dei loro governi;
VIII. smascherare, denunciare e contrastare le menzogne di ogni propaganda guerriera;
IX. imporre ai governi europei di promuovere negoziati di pace guidati dall'Onu sulla base del ripristino dello status quo ante il 24 febbraio 2022;
X. imporre ai governi europei di porre il veto a qualunque ulteriore iniziativa della Nato e predisporre un percorso di scioglimento della Nato;
XI. proporre la nonviolenza come unica politica razionale, realistica e adeguata alla tragica situazione presente dell'umanita'.
7. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- AA. VV., L'ombra della bomba, volume monografico di "Limes. Rivista italiana di geopolitica", n. 9, settembre 2022, Gedi, Torino 2022, pp. 240 (+ XII pp. di tavole fuori testo), euro 15.
*
Riletture
- Wendy Rose, Bone Dance. New and Selected Poems, 1965-1992, The University of Arizona Press, Tucson & London 1994, pp. XX + 118.
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Riedizioni
- Marjane Satrapi, Taglia e cuci, Rcs, Milano 2009, Mondadori, Milano 2018, Gedi, Torino 2022, euro 12,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").
8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
9. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4624 del 16 ottobre 2022
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
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