[Nonviolenza] Alcune parole per il Pride a Viterbo



ALCUNE PAROLE PER IL PRIDE A VITERBO

Non potro' partecipare al Pride che si terra' questo 9 luglio a Viterbo. E so che poche frettolose parole non possono sostituire la viva presenza del proprio corpo.
Ma valgano queste parole di vicinanza con tutte le persone che parteciperanno al Pride, e di gratitudine verso ciascuna di esse, come segno di una relazione e di una persuasione.
La relazione che collega tutte le persone che si impegnano per l'eguaglianza di dignita' e diritti fra tutti gli esseri umani, proprio muovendo dal riconoscimento della preziosa diversita' di ciascuna persona: l'umanita' e' costitutivamente plurale, non puoi difendere la tua dignita' e i tuoi diritti se non difendi la dignita' e i diritti di tutte le altre persone e dell'intero mondo vivente.
La persuasione che tra i diritti consustanziali ad ogni essere umano vi e' anche il diritto di amare e di essere amato, diritto che e' tanta parte del riconoscimento di se', che e' tanta parte della sobria felicita' possibile in questa vita fragile e peritura, che e' tanta parte del diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta', che e' tanta parte di quella gioia di cui ci dice un distico di Saba: "Esser uomo tra gli umani / io non so piu' dolce cosa".
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L'orgoglio (il "pride") che oggi viene testimoniato anche per le vie di Viterbo non e' un gesto di superbia o di disprezzo, ma di umilta' e solidarieta', non e' un atto di esclusione nei confronti di nessuno, ma di apertura accudente al volto, alla voce, al cuore, al bene di tutte e tutti.
Contro tutte le ideologie e le prassi dell'alienazione e della sopraffazione, il Pride testimonia il valore assoluto di ogni esistenza, il primato della liberta' della persona su ogni struttura di potere.
Convoca quindi a un impegno di pace e amicizia, di mutuo soccorso, di rispetto attivo che si traduce in aiuto concreto: contro ogni oppressione e contro la piu' terribile delle oppressioni, la guerra che sempre e solo si nutre della morte degli esseri umani.
E' parte quindi del nostro comune impegno contro la guerra in corso in Ucraina e contro tutte le guerre; e' parte quindi del nostro comune impegno contro ogni forma di razzismo; e' parte quindi del nostro comune impegno in difesa dell'intero mondo vivente; e' parte quindi del nostro comune impegno contro il maschilismo che e' la prima radice e il primo paradigma di tutte le violenze; e' parte quindi del nostro comune impegno per soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto; e' parte quindi del nostro comune impegno per salvare tutte le vite ed opporsi pertanto a tutte le uccisioni, a tutte le aggressioni, a tutte le sopraffazioni, ed opporsi quindi anche a tutte le armi e gli armigeri, a tutte le ideologie e le prassi che negano la verita' e la liberta' delle altre persone.
Il Pride e' un momento, un kairos, di testimonianza, di riconoscimento, di dialogo; un momento, un kairos, insieme di lotta e di festa.
La dimensione della festa, cosi' come la tematizzava Aldo Capitini (col suo valore comunitario e la sua verticalita' spirituale, cosi' legata al cruciale tema della compresenza e a quello altrettanto cruciale dell'omnicrazia).
E la dimensione della lotta, cosi' come la tematizzava Rosa Luxemburg, con la sua difesa nitida e intransigente dell'altrui liberta'.
So che tutte le lotte per difendere, promuovere, inverare i diritti sono una lotta sola: che l'intera umanita' unisce nell'impegno comune per la condivisione generosa e responsabile fra tutte e tutti di tutto il bene e tutti i beni.
"Mitakuye oyasin" dicono i nostri fratelli e le nostre sorelle dei popoli nativi americani che da cinquecento anni resistono per l'umanita' intera al genocidio, all'etnocidio e all'ecocidio commessi dal potere razzista, colonialista, imperialista, schiavista, maschilista, onnidistruttivo e onnidivoratore bianco. "Mitakuye oyasin", ovvero: siamo tutte e tutti interconnessi, collegati, parenti: tutti gli esseri umani, tutti gli esseri viventi, l'intero mondo vivente. "Mitakuye oyasin".
Dal movimento femminista appresi molti anni fa, e non ho piu' dimenticato, che il personale e' politico: che cio' che afferisce alla sfera piu' intima delle persone e' anche cio' che piu' conta nelle relazioni non solo interpersonali, ma sociali, economiche ed ecologiche, culturali e comunitarie, politiche nel senso etimologico prezioso e forte di queste dense parole.
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Il Pride, come tutte le esperienze di solidarieta' e di liberazione, di verita' e di condivisione, di ascolto attivo e di comprensione accudente, convoca a prendesi cura delle concrete esistenze personali.
Il Pride e' la visione, l'ascolto, l'accudimento e la rivendicazione del volto dell'altro (e qui sovviene la riflessione decisiva e fondativa di Emmanuel Levinas), e' la comprensione della pluralita', dell'intersoggettivita' come costitutive dell'umanita' (sono temi su cui ha scritto pagine meravigliose e illuminanti Hannah Arendt, la maestra di color che sanno).
Il Pride coglie e propone ancora una volta la compresenza e lo sviluppo circolare di eros, philia, agape: lungo un asse che dalla donna di Mantinea maestra di Socrate giunge fino a Virginia Woolf, a Vandana Shiva, al movimento di liberazione delle donne che libera l'umanita' intera, alla nonviolenza in cammino.
Buon Pride e un abbraccio a tutte e tutti.

Peppe Sini

Viterbo, 9 luglio 2022

Mittente: Peppe Sini, c/o "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com

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