[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
[Nonviolenza] Telegrammi. 4502
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 4502
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Tue, 14 Jun 2022 17:12:57 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4502 del 15 giugno 2022
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Cessi la guerra, cessino le stragi, cessino le uccisioni
2. Papa Francesco in conversazione con i direttori delle riviste culturali europee dei gesuiti
3. Alcune parole per Leonard Peltier
4. Segnalazioni librarie
5. La "Carta" del Movimento Nonviolento
6. Per saperne di piu'
1. L'ORA. CESSI LA GUERRA, CESSINO LE STRAGI, CESSINO LE UCCISIONI
Ogni essere umano ha diritto alla vita.
Salvare le vite e' il primo dovere.
2. DOCUMENTAZIONE: PAPA FRANCESCO IN CONVERSAZIONE CON I DIRETTORI DELLE RIVISTE CULTURALI EUROPEE DEI GESUITI
[Dal sito www.laciviltacattolica.it riprendiamo questo resoconto pubblicato il 14 giugno 2022 a cura di Antonio Spadaro dell'incontro del 19 maggio 2022 tra papa Francesco e i direttori delle riviste culturali europee dei gesuiti. Copyright "La Civilta' Cattolica" 2022]
19 maggio 2022. "Benvenuti! Vedete? Sono nella mia nuova sedia gestatoria", scherza il Papa, alludendo al fatto che e' sulla sedia a rotelle a causa dei dolori al ginocchio. Francesco ha salutato personalmente, uno per uno, i direttori delle riviste culturali europee della Compagnia di Gesu' raccolti in udienza presso la Biblioteca privata del Palazzo apostolico.
Erano in tutto dieci: p. Stefan Kiechle di "Stimmen der Zeit" (Germania), Lucienne Bittar di "Choisir" (Svizzera), p. Ulf Jonsson di "Signum" (Svezia), p. Jaime Tatay di "Razon y fe" (Spagna), p. Jose' Frazao Correia di "Broteria" (Portogallo), p. Pawel Kosinski di "Deon" (Polonia), p. Arpad Hovarth di "A Sziv" (Ungheria), Robert Mesaros di "Viera a zivot" (Slovacchia), Frances Murphy di "Thinking Faith" (Regno Unito) e p. Antonio Spadaro de "La Civilta' Cattolica" (Italia). Tre direttori erano laici, di cui due donne (per la rivista svizzera e quella inglese). Gli altri erano gesuiti.
L'incontro con il Pontefice e' stato l'avvio del loro incontro annuale di tre giorni (1). All'udienza ha partecipato anche il Preposito generale della Compagnia di Gesu', padre Arturo Sosa. "Non ho preparato un discorso - esordisce il Papa -, quindi, se volete, fate domande. Se dialoghiamo, il nostro incontro sara' piu' ricco".
*
- Domanda: Santo Padre, grazie per questo incontro. Qual e' il significato e la missione delle riviste della Compagnia di Gesu'? Ha una missione da darci?
- Papa Francesco: Non e' facile dare una risposta netta e precisa. In generale, ovviamente, credo che la missione di una rivista culturale sia quella di comunicare. Io pero' aggiungerei di comunicare nel modo piu' incarnato possibile, personale, senza perdere il rapporto con la realta' e le persone, il "faccia a faccia". Con questo intendo dire che non basta comunicare idee: non e' sufficiente. Occorre comunicare idee che provengono dall'esperienza. Questo per me e' molto importante. Le idee devono venire dall'esperienza.
Prendiamo l'esempio delle eresie, sia che esse siano teologiche sia che siano umane, perche' ci sono anche eresie umane. A mio parere, un'eresia nasce quando l'idea e' scollegata dalla realta' umana. Da qui la frase che qualcuno ha detto - Chesterton, se ben ricordo - che "l’eresia e' un'idea impazzita". E' impazzita perche' ha perso la sua radice umana.
La Compagnia di Gesu' non deve essere interessata a comunicare idee astratte. E' interessata, invece, a comunicare le esperienze umane attraverso idee e ragionamenti: esperienza, dunque. Le idee vengono discusse. La discussione e' cosa buona, ma per me non e' sufficiente. E' la realta' umana che si discerne. Il discernimento e' quel che conta veramente. La missione di una pubblicazione gesuita non puo' essere solamente quella di discutere, ma deve essere soprattutto quella di aiutare il discernimento che porta all'azione.
E, a volte, per poter discernere bisogna lanciare una pietra! Se si lancia una pietra, le acque si agitano, tutto si muove e si puo' discernere. Ma se invece di lanciare una pietra, si lancia... un'equazione matematica, un teorema, allora non ci sara' alcun movimento, e dunque nessun discernimento.
Notate che questo fenomeno delle idee astratte sull'umano e' antico. Ha caratterizzato, per esempio, la scolastica decadente, una teologia di pure idee, totalmente distante dalla realta' della salvezza, che e' l'incontro con Gesu' Cristo. Ecco perche' una rivista culturale deve lavorare sulla realta', che e' sempre superiore all'idea. E se la realta' e' scandalosa, ancora meglio.
Ad esempio, di recente ho incontrato il "Gruppo Santa Marta" che lavora sulla scandalosa realta' della tratta di esseri umani. E questo ci commuove, ci tocca e ci fa andare avanti. D'altra parte, invece, le idee astratte sulla schiavitu' delle persone non commuovono nessuno. Bisogna partire dall'esperienza e dal suo racconto.
Questo e' il principio che volevo dirvi e che vi ho raccomandato: che la realta' e' superiore all'idea, e quindi bisogna dare idee e riflessioni che nascono dalla realta'.
Quando si entra nel mondo delle sole idee e ci si allontana dalla realta', si finisce nel ridicolo. Le idee si discutono, la realta' si discerne. Il discernimento e' il carisma della Compagnia. A mio avviso, e' il primo carisma della Compagnia ed e' cio' su cui la Compagnia deve continuare a concentrarsi, anche nel portare avanti le riviste culturali. Devono essere riviste che aiutino e promuovano il discernimento.
*
- Domanda: La Compagnia e' presente in Ucraina, parte della mia Provincia. Stiamo vivendo una guerra di aggressione. Noi ne scriviamo sulle nostre riviste. Quali sono i suoi consigli per comunicare la situazione che stiamo vivendo? Come possiamo contribuire a un futuro di pace?
- Papa Francesco: Per rispondere a questa domanda dobbiamo allontanarci dal normale schema di "Cappuccetto rosso": Cappuccetto rosso era buona e il lupo era il cattivo. Qui non ci sono buoni e cattivi metafisici, in modo astratto. Sta emergendo qualcosa di globale, con elementi che sono molto intrecciati tra di loro. Un paio di mesi prima dell'inizio della guerra ho incontrato un capo di Stato, un uomo saggio, che parla poco, davvero molto saggio. E dopo aver parlato delle cose di cui voleva parlare, mi ha detto che era molto preoccupato per come si stava muovendo la Nato. Gli ho chiesto perche', e mi ha risposto: "Stanno abbaiando alle porte della Russia. E non capiscono che i russi sono imperiali e non permettono a nessuna potenza straniera di avvicinarsi a loro". Ha concluso: "La situazione potrebbe portare alla guerra". Questa era la sua opinione. Il 24 febbraio e' iniziata la guerra. Quel capo di Stato ha saputo leggere i segni di quel che stava avvenendo.
Quello che stiamo vedendo e' la brutalita' e la ferocia con cui questa guerra viene portata avanti dalle truppe, generalmente mercenarie, utilizzate dai russi. E i russi, in realta', preferiscono mandare avanti ceceni, siriani, mercenari. Ma il pericolo e' che vediamo solo questo, che e' mostruoso, e non vediamo l'intero dramma che si sta svolgendo dietro questa guerra, che e' stata forse in qualche modo o provocata o non impedita. E registro l'interesse di testare e vendere armi. E' molto triste, ma in fondo e' proprio questo a essere in gioco.
Qualcuno puo' dirmi a questo punto: ma lei e' a favore di Putin! No, non lo sono. Sarebbe semplicistico ed errato affermare una cosa del genere. Sono semplicemente contrario a ridurre la complessita' alla distinzione tra i buoni e i cattivi, senza ragionare su radici e interessi, che sono molto complessi. Mentre vediamo la ferocia, la crudelta' delle truppe russe, non dobbiamo dimenticare i problemi per provare a risolverli.
E' pure vero che i russi pensavano che tutto sarebbe finito in una settimana. Ma hanno sbagliato i calcoli. Hanno trovato un popolo coraggioso, un popolo che sta lottando per sopravvivere e che ha una storia di lotta.
Devo pure aggiungere che quello che sta succedendo ora in Ucraina noi lo vediamo cosi' perche' e' piu' vicino a noi e tocca di piu' la nostra sensibilita'. Ma ci sono altri Paesi lontani - pensiamo ad alcune zone dell'Africa, al nord della Nigeria, al nord del Congo - dove la guerra e' ancora in corso e nessuno se ne cura. Pensate al Ruanda di 25 anni fa. Pensiamo al Myanmar e ai Rohingya. Il mondo e' in guerra. Qualche anno fa mi e' venuto in mente di dire che stiamo vivendo la terza guerra mondiale a pezzi e a bocconi. Ecco, per me oggi la terza guerra mondiale e' stata dichiarata. E questo e' un aspetto che dovrebbe farci riflettere. Che cosa sta succedendo all'umanita' che in un secolo ha avuto tre guerre mondiali? Io vivo la prima guerra nel ricordo di mio nonno sul Piave. E poi la seconda e ora la terza. E questo e' un male per l'umanita', una calamita'. Bisogna pensare che in un secolo si sono susseguite tre guerre mondiali, con tutto il commercio di armi che c'e' dietro!
Pochi anni fa c'e' stata la commemorazione del 60mo anniversario dello sbarco in Normandia. E molti capi di Stato e di governo hanno festeggiato la vittoria. Nessuno si e' ricordato delle decine di migliaia di giovani che sono morti sulla spiaggia in quella occasione. Quando sono andato a Redipuglia nel 2014 per il centenario della guerra mondiale - vi faccio una confidenza personale -, ho pianto quando ho visto l'eta' dei soldati caduti. Quando, qualche anno dopo, il 2 novembre - ogni 2 novembre visito un cimitero - sono andato ad Anzio, anche li' ho pianto quando ho visto l'eta' di questi soldati caduti. L'anno scorso sono andato al cimitero francese, e le tombe dei ragazzi - cristiani o islamici, perche' i francesi mandavano a combattere anche quelli del Nord Africa -, erano anche di giovani di 20, 22, 24 anni.
Perche' vi dico queste cose? Perche' vorrei che le vostre riviste affrontassero il lato umano della guerra. Vorrei che le vostre riviste facessero capire il dramma umano della guerra. Va benissimo fare un calcolo geopolitico, studiare a fondo le cose. Lo dovete fare, perche' e' vostro compito. Pero' cercate pure di trasmettere il dramma umano della guerra. Il dramma umano di quei cimiteri, il dramma umano delle spiagge della Normandia o di Anzio, il dramma umano di una donna alla cui porta bussa il postino e che riceve una lettera con la quale la si ringrazia per aver dato un figlio alla patria, che e' un eroe della patria... E cosi' rimane sola. Riflettere su questo aiuterebbe molto l'umanita' e la Chiesa. Fate le vostre riflessioni socio-politiche, senza pero' trascurare la riflessione umana sulla guerra.
Torniamo all'Ucraina. Tutti aprono il loro cuore ai rifugiati, agli esuli ucraini, che di solito sono donne e bambini. Gli uomini sono rimasti a combattere. All'udienza della scorsa settimana, due mogli di soldati ucraini che si trovavano nell'acciaieria Azovstal sono venute a chiedermi di intercedere perche' fossero salvati. Noi tutti siamo davvero sensibili a queste situazioni drammatiche. Sono donne con bambini, i cui mariti stanno combattendo laggiu'. Donne giovani. Ma io mi chiedo: cosa accadra' quando l'entusiasmo di aiutare passera'? Perche' le cose si stanno raffreddando, chi si prendera' cura di queste donne? Dobbiamo guardare oltre l'azione concreta del momento, e vedere come le sosterremo affinche' non cadano nella tratta, non vengano usate, perche' gli avvoltoi stanno gia' girando.
L'Ucraina e' esperta nel subire schiavitu' e guerre. E' un Paese ricco, che e' sempre stato tagliato, fatto a pezzi dalla volonta' di chi ha voluto impossessarsene per sfruttarlo. E' come se la storia avesse predisposto l'Ucraina a essere un Paese eroico. Vedere questo eroismo ci tocca il cuore. Un eroismo che si sposa con la tenerezza! Infatti, quando arrivarono i primi giovani soldati russi - poi inviarono dei mercenari -, mandati a fare un'"operazione militare", come dicevano, senza sapere che sarebbero andati in guerra, furono le stesse donne ucraine a prendersi cura di loro quando si arresero. Grande umanita', grande tenerezza. Donne coraggiose. Persone coraggiose. Un popolo che non ha paura di combattere. Un popolo laborioso e allo stesso tempo orgoglioso della propria terra. Teniamo presente l'identita' ucraina in questo momento. E' questo che ci commuove: vedere un tale eroismo. Vorrei davvero sottolineare questo punto: l'eroismo del popolo ucraino. Quella che e' sotto i nostri occhi e' una situazione di guerra mondiale, di interessi globali, di vendita di armi e di appropriazione geopolitica, che sta martirizzando un popolo eroico.
Vorrei aggiungere un altro elemento. Ho avuto una conversazione di 40 minuti con il patriarca Kirill. Nella prima parte mi ha letto una dichiarazione in cui dava i motivi per giustificare la guerra. Quando ha finito, sono intervenuto e gli ho detto: "Fratello, noi non siamo chierici di Stato, siamo pastori del popolo". Avrei dovuto incontrarlo il 14 giugno a Gerusalemme, per parlare delle nostre cose. Ma con la guerra, di comune accordo, abbiamo deciso di rimandare l'incontro a una data successiva, in modo che il nostro dialogo non venisse frainteso. Spero di incontrarlo in occasione di un'assemblea generale in Kazakistan, a settembre. Spero di poterlo salutare e parlare un po' con lui in quanto pastore.
*
- Domanda: Quali segni di rinnovamento spirituale vede nella Chiesa? Ne vede? Ci sono segni di vita nuova, fresca?
- Papa Francesco: E' molto difficile vedere un rinnovamento spirituale usando schemi molto antiquati. Bisogna rinnovare il nostro modo di vedere la realta', di valutarla. Nella Chiesa europea vedo più rinnovamento nelle cose spontanee che stanno nascendo: movimenti, gruppi, nuovi vescovi che ricordano che c'e' un Concilio alle loro spalle. Perche' il Concilio che alcuni pastori ricordano meglio e' quello di Trento. E non e' un'assurdita' quella che sto dicendo.
Il restaurazionismo e' arrivato a imbavagliare il Concilio. Il numero di gruppi di "restauratori" – ad esempio, negli Stati Uniti ce ne sono tanti – e' impressionante. Un vescovo argentino mi raccontava che gli era stato chiesto di amministrare una diocesi che era caduta nelle mani di questi "restauratori". Non avevano mai accettato il Concilio. Ci sono idee, comportamenti che nascono da un restaurazionismo che in fondo non ha accettato il Concilio. Il problema e' proprio questo: che in alcuni contesti il Concilio non e' stato ancora accettato. E' anche vero che ci vuole un secolo perche' un Concilio si radichi. Abbiamo ancora quarant'anni per farlo attecchire, dunque!
Segni di rinnovamento sono anche i gruppi che attraverso l'assistenza sociale o pastorale danno un nuovo volto alla Chiesa. I francesi sono molto creativi in questo.
Voi non eravate ancora nati, ma io sono stato testimone nel 1974 del calvario del Preposito generale p. Pedro Arrupe nella Congregazione Generale XXXII. A quel tempo c'e' stata una reazione conservatrice per bloccare la voce profetica di Arrupe! Oggi per noi quel Generale e' un santo, ma ha dovuto subire molti attacchi. E' stato coraggioso, perche' ha osato fare il passo. Arrupe era un uomo di grande obbedienza al Papa. Una grande obbedienza. E Paolo VI lo capi'. Il miglior discorso mai scritto da un Papa alla Compagnia di Gesu' e' quello che Paolo VI fece il 3 dicembre 1974. E l'ha scritto a mano. Ci sono gli originali. Il profeta Paolo VI ebbe la liberta' di scriverlo. D'altra parte, persone legate alla Curia alimentavano in qualche modo un gruppo di gesuiti spagnoli che si consideravano i veri "ortodossi" e si contrapponevano ad Arrupe. Paolo VI non e' mai entrato in questo gioco. Arrupe aveva la capacita' di vedere la volonta' di Dio, unita a una semplicita' infantile nell'aderire al Papa. Ricordo che un giorno, mentre prendevamo il caffe' in un piccolo gruppo, lui passo' e disse: "Andiamo, andiamo! Il Papa sta per passare, salutiamolo!". Era come un ragazzo! Con quell'amore spontaneo!
Un gesuita della Provincia di Loyola si era particolarmente accanito contro p. Arrupe, ricordiamolo. Fu inviato in vari luoghi e persino in Argentina, e sempre combino' guai. Una volta mi disse: "Tu sei uno che non capisce niente. Ma i veri colpevoli sono p. Arrupe e p. Calvez. Il giorno piu' felice della mia vita sara' quando li vedro' appesi alla forca in Piazza San Pietro". Perche' vi racconto questa storia? Per farvi capire com'era il periodo post-conciliare. E questo sta accadendo di nuovo, soprattutto con i tradizionalisti. Per questo e' importante salvare queste figure che hanno difeso il Concilio e la fedelta' al Papa. Dobbiamo tornare ad Arrupe: e' una luce di quel momento che illumina tutti noi. E fu lui a riscoprire gli Esercizi spirituali come fonte, liberandosi dalle rigide formulazioni dell'Epitome Instituti (2), espressione di un pensiero chiuso, rigido, piu' istruttivo-ascetico che mistico.
*
- Domanda: Nella nostra Europa, come nella mia Svezia, non si puo' dire che ci sia una forte tradizione religiosa. Come evangelizzare in una cultura che non ha tradizione religiosa?
- Papa Francesco: Non e' facile per me rispondere a questa domanda. Ho incontrato l'Accademia di Svezia, che e' il comitato promotore del Premio Nobel per la Letteratura. Mi hanno portato in dono un'immagine di sant'Ignazio acquistata in un negozio di antiquariato. E' un dipinto di sant'Ignazio del XVIII secolo. Ho pensato: "Un gruppo di svedesi mi portano sant'Ignazio. Lui li aiutera'!". Non so come rispondere a questa domanda, a dire il vero. Perche' solo chi vive li', in quel contesto, puo' capire e scoprire le strade giuste. Vorrei indicare, pero', un uomo che e' un modello di orientamento: il cardinale Anders Arborelius. Non ha paura di nulla. Parla con tutti e non si mette contro nessuno. Punta sempre al positivo. Credo che una persona come lui possa indicare la strada giusta da seguire.
*
- Domanda: In Germania abbiamo un cammino sinodale che alcuni pensano sia eretico, ma in realta' e' molto vicino alla vita reale. Molti lasciano la Chiesa perche' non hanno piu' fiducia in essa. Un caso particolare e' quello della diocesi di Colonia. Lei che cosa ne pensa?
- Papa Francesco: Al presidente della Conferenza episcopale tedesca, mons. Baetzing, ho detto: "In Germania c'e' una Chiesa evangelica molto buona. Non ce ne vogliono due". Il problema sorge quando la via sinodale nasce dalle elite intellettuali, teologiche, e viene molto influenzata dalle pressioni esterne. Ci sono alcune diocesi dove si sta facendo la via sinodale con i fedeli, con il popolo, lentamente.
Ho voluto scrivere una lettera a proposito del vostro cammino sinodale. L'ho scritta da solo, e ho impiegato un mese per scriverla. Non volevo coinvolgere la Curia. L'ho fatto proprio da solo. L'originale e' in spagnolo, e quella in tedesco e' una traduzione. Li' ho scritto cio' che penso.
Poi la questione della diocesi di Colonia. Quando la situazione era molto turbolenta, ho chiesto all'arcivescovo di andare via per sei mesi, in modo che le cose si calmassero e io potessi vedere con chiarezza. Perche' quando le acque sono agitate, non si puo' vedere bene. Quando e' tornato, gli ho chiesto di scrivere una lettera di dimissioni. Lui lo ha fatto e me l'ha data. E ha scritto una lettera di scuse alla diocesi. Io l'ho lasciato al suo posto per vedere cosa sarebbe successo, ma ho le sue dimissioni in mano.
Quello che sta succedendo e' che ci sono molti gruppi di pressione, e sotto pressione non e' possibile fare discernimento. Poi c'e' un problema economico per il quale sto pensando di inviare una visita finanziaria. Sto aspettando che non ci siano pressioni per discernere. Il fatto che ci siano diversi punti di vista va bene. Il problema e' quando ci sono pressioni. Questo non aiuta. Non credo che Colonia sia l'unica diocesi al mondo in cui ci sono conflitti, comunque. E la tratto come qualsiasi altra diocesi del mondo che sperimenta conflitti. Me ne viene in mente una, che non ha ancora terminato il conflitto: Arecibo in Porto Rico. Lo e' da anni. Ci sono molte diocesi cosi'.
*
- Domanda: Santo Padre, noi siamo una rivista digitale e parliamo anche a giovani che stanno ai margini della Chiesa. I giovani vogliono opinioni e informazioni veloci e immediate. Come possiamo introdurli al processo del discernimento?
- Papa Francesco: Non bisogna stare fermi. Quando si lavora con i giovani, bisogna sempre dare una prospettiva in movimento, non in modo statico. Dobbiamo chiedere al Signore di avere la grazia e la saggezza di aiutarci a compiere i passi giusti. Ai miei tempi il lavoro con i giovani era costituito da incontri di studio. Ora non funziona piu' cosi'. Dobbiamo farli andare avanti con ideali concreti, opere, percorsi. I giovani trovano la loro ragione d'essere lungo la strada, mai in modo statico. Qualcuno puo' essere titubante perche' vede i giovani senza fede, dice che non sono in grazia di Dio. Ma lasciate che se ne occupi Dio! Il vostro compito sia quello di metterli in cammino. Penso che sia la cosa migliore che possiamo fare.
*
- Papa Francesco: Bene! Scusate se mi sono dilungato troppo, ma volevo sottolineare le questioni del post-Concilio e di Arrupe, perche' il problema attuale della Chiesa e' proprio la non accettazione del Concilio.
*
L'incontro si e' concluso con una foto di gruppo. Il Papa ha nuovamente salutato uno per uno i partecipanti, donando a ciascuno un rosario e alcuni volumi nelle rispettive lingue.
*
Note
1. All'incontro ha partecipato anche p. François Euve', direttore di Etudes (Francia), che non ha potuto essere a Roma in tempo per l'udienza. Erano assenti quest'anno, per motivi di forza maggiore, Dermot Roantree, direttore della rivista irlandese "Studies" ed Eirene Koutelake, direttore della rivista greca "Anoichtoi Orizontes".
2. Qui il Papa si sta riferendo a una specie di riassunto pratico in uso nella Compagnia e formulato nel XX secolo, che venne visto come un sostitutivo delle Costituzioni. La formazione dei gesuiti sulla Compagnia per un certo tempo fu plasmata da questo testo, a tal punto che qualcuno non lesse mai le Costituzioni, che invece sono il testo fondativo. Secondo il Papa, durante questo periodo nella Compagnia le regole hanno rischiato di sopraffare lo spirito.
3. ALCUNE PAROLE PER LEONARD PELTIER
[Il testo che segue e' la stesura integrale dell'articolo "Persecuzione politica negli Usa. Non muoia in carcere Leonard Peltier" apparso sulla prestigiosa rivista italiana "Adista segni nuovi" n. 8 del 5 marzo 2022]
Non muoia in carcere Leonard Peltier
Mentre vengono scritte queste righe Leonard Peltier ha 77 anni, da 46 e' in prigione in un carcere americano di massima sicurezza condannato a due ergastoli per delitti che non ha commesso (un processo-farsa con una giuria razzista lo condanno' sulla base di testimonianze false e di prove altrettanto false; gli stessi accusatori, gli stessi giudici, riconobbero successivamente che fu la condanna di un innocente, che fu una persecuzione politica. Leonard Peltier e' un perseguitato politico, perseguitato perche' e' un nativo americano che ha dedicato l'intera sua vita alla lotta in difesa del suo popolo e di tutti i popoli oppressi, in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, in difesa della Madre Terra.
Ha scritto nella sua autobiografia: "Tutti facciamo parte dell'unica famiglia dell'umanita'.
Noi condividiamo la responsabilita' per la nostra Madre Terra e per tutti quelli che ci vivono e respirano.
Credo che il nostro compito non sara' terminato fin quando anche un solo essere umano sara' affamato o maltrattato, una sola persona sara' costretta a morire in guerra, un solo innocente languira' in prigione e un solo individuo sara' perseguitato per le sue opinioni.
Credo nel bene dell'umanita'.
Credo che il bene possa prevalere, ma soltanto se vi sara' un grande impegno. Impegno da parte nostra, di ognuno di noi, tuo e mio".
Leonard Peltier soffre da molti anni di gravi patologie, e recentemente ha contratto il covid. La sua vita e' in grave pericolo, ma fin qui neppure questo ha persuaso il Presidente degli Stati Uniti d'America a restituirgli la liberta' attivando l'istituto della grazia presidenziale.
Da tutto il mondo da decine d'anni si chiede che Leonard Peltier sia liberato: lo hanno chiesto Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, e con essi innumerevoli altre personalita' benemerite dell'umanita', lo hanno chiesto istituzioni democratiche come il Parlamento Europeo, lo hanno chiesto associazioni prestigiose come Amnesty International, e con esse milioni di esseri umani da tutto il mondo che hanno sottoscritto petizioni per la sua liberazione. Fin qui a nulla e' valso.
Perche' tanto accanimento? Perche' tanta ferocia contro Leonard Peltier? Cosa rappresenta Leonard Peltier per far si' che il sistema di potere che domina negli Stati Uniti tema a tal punto un settantasettenne gravemente malato? Cosa rappresenta Leonard Peltier per far si' che gli sia sempre stato negato un processo di appello che sicuramente lo avrebbe assolto? Cosa rappresenta Leonard Peltier per far si' che gli siano state sistematicamente negate tutte quelle misure di riduzione dell'afflittivita' della pena che lo stesso sistema carcerario americano prevede?
Scriviamolo subito: Leonard Peltier rappresenta l'intera umanita' oppressa in lotta per la comune liberazione e per la difesa dell'intero mondo vivente minacciato di distruzione dai poteri dominanti.
La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la Resistenza degli indiani d'America vittime di un genocidio, di un etnocidio e di un ecocidio che tuttora continuano e che occorre contrastare.
La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la lotta di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani oppressi e denegati dalla violenza dei poteri dominanti.
La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la lotta dell'umanita' cosciente in difesa del mondo vivente dalla minaccia di distruzione da parte di un sistema di potere, di un modo di produzione e di un modello di sviluppo che schiavizzano, divorano e distruggono gli esseri umani, gli altri animali, l'intero mondo vivente.
La lotta di Leonard Peltier e la lotta per la sua liberazione sono quindi parte di un impegno in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, di un impegno per la salvezza dell'intero mondo vivente.
*
La vita, la lotta e la persecuzione di un indiano
Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco) nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, e' ora anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
*
Un uomo innocente
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
Ha scritto nella sua autobiografia: "Non ho scuse da porgere, solo tristezza. Non posso scusarmi per quello che non ho fatto. Ma posso provare dolore, e lo faccio. Ogni giorno, ogni ora, soffro per quelli che sono morti nello scontro di Oglala del 1975 e per le loro famiglie - per le famiglie degli agenti dell'Fbi Jack Coler e Ronald Williams e, si', per la famiglia di Joe Killsright Stuntz, la cui morte per una pallottola a Oglala quello stesso giorno, cosi' come le morti di centinaia di altri indiani a Pine Ridge in quel terribile periodo, non e' mai stata oggetto di inchiesta. Mi piange il cuore nel ricordare la sofferenza e la paura nella quale molta della mia gente fu costretta a vivere a quel tempo, la stessa sofferenza e paura che quel giorno spinse me e gli altri a Oglala per difendere chi era indifeso.
Provo pena e tristezza anche per la perdita subita dalla mia famiglia perche', in qualche misura, quel giorno sono morto io stesso. Sono morto per la mia famiglia, per i miei bambini, per i miei nipoti, per me stesso. Sopravvivo alla mia morte da oltre due decenni.
Quelli che mi hanno messo qui e che mi tengono qui sapendo della mia innocenza avranno una magra consolazione dalla loro indubbia rivincita, che esprime chi essi sono e cio' che sono. Ed e' la piu' terribile rivincita che potessi immaginare.
Io so chi sono e quello che sono. Sono un indiano, un indiano che ha osato lottare per difendere il suo popolo. Io sono un uomo innocente che non ha mai assassinato nessuno, ne' inteso farlo. E, si', sono uno che pratica la Danza del Sole. Anche questa e' la mia identita'. Se devo soffrire in quanto simbolo del mio popolo, allora soffro con orgoglio.
Non cedero' mai.
Se voi, parenti e amici degli agenti che morirono nella proprietà degli Jumping Bull, ricaverete qualche tipo di soddisfazione dal mio essere qui, allora posso almeno darvi questo, nonostante non mi sia mai macchiato del loro sangue. Sento la vostra perdita come mia. Come voi soffro per quella perdita ogni giorno, ogni ora. E cosi' la mia famiglia. Anche noi conosciamo quella pena inconsolabile. Noi indiani siamo nati, viviamo, e moriamo con quell'inconsolabile dolore. Sono ventitre' anni oggi che condividiamo, le vostre famiglie e la mia, questo dolore; come possiamo essere nemici? Forse e' con voi e con noi che il processo di guarigione puo' iniziare. Voi, famiglie degli agenti, certamente non avevate colpa quel giorno del 1975, come non l'aveva la mia famiglia, eppure voi avete sofferto tanto quanto, anche piu' di chiunque era li'. Sembra sia sempre l'innocente a pagare il prezzo piu' alto dell'ingiustizia. E' sempre stato cosi' nella mia vita.
Alle famiglie di Coler e Williams che ancora soffrono mando le mie preghiere, se vorrete accettarle. Spero lo farete. Sono le preghiere di un intero popolo, non solo le mie. Abbiamo molti dei nostri morti per cui pregare e uniamo la nostra amarezza alla vostra. Possa il nostro comune dolore essere il nostro legame.
Lasciate che siano quelle preghiere il balsamo per la vostra pena, non la prolungata prigionia di un uomo innocente.
Vi assicuro che se avessi potuto evitare quello che avvenne quel giorno, la vostra gente non sarebbe morta. Avrei preferito morire piuttosto che permettere consapevolmente che accadesse cio' che accadde. E certamente non sono stato io a premere il grilletto che l'ha fatto accadere. Che il Creatore mi fulmini ora se sto mentendo. Io non riesco a vedere come il mio stare qui, separato dai miei nipoti, possa riparare alla vostra perdita.
Vi giuro, sono colpevole solo di essere un indiano. E' questo il motivo per cui sono qui".
Naturalmente si puo' sostenere che le dichiarazioni di Peltier – anche se sono parole nobili e luminose come quelle che abbiamo citato - non fanno testo: anche se fosse un assassino avrebbe il diritto di negarlo.
Ma oltre le parole vi sono i fatti: ovvero il fatto elementare ed ineludibile che nessuna prova di colpevolezza e' mai emersa; gli stessi accusatori e giudici che pure ne imposero la condanna hanno successivamente ammesso che non vi e' e non vi e' mai stata alcuna prova che fu Leonard Peltier ad uccidere i due agenti dell'Fbi. Il fatto che Leonard Peltier sia stato condannato sulla sola base di "prove" dimostratesi false e di "testimonianze" dimostratesi altrettanto false, e' un'ulteriore conferma della sua innocenza.
*
La solidarieta' in Italia
Anche in Italia si e' sviluppato un movimento di solidarieta' con Leonard Peltier, che nel corso dei decenni ha avuto diverse fasi legate a circostanze particolari.
Con l'elezione di Biden alla Casa Bianca nel 2021 vi e' stata una significativa ripresa delle iniziative.
Una nuova campagna - con una peculiare impostazione nonviolenta - e' stata promossa dal giugno 2021 dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo; essa ha suscitato varie rilevanti adesioni, tra cui quella del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, purtroppo recentemente scomparso.
Accogliendo e facendo propria l'iniziativa promossa dalla struttura nonviolenta viterbese, il Presidente Sassoli il 23 agosto 2021 ha espresso pubblicamente - con una conferenza stampa, un video e un tweet - la richiesta al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia a Leonard Peltier.
Nel suo tweet del 23 agosto 2021 il Presidente Sassoli scrisse, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Anche dopo la scomparsa del compianto Presidente Sassoli, ed anche nel suo ricordo, l'iniziativa italiana per la liberazione di Leonard Peltier prosegue.
Per contattare le principali associazioni promotrici delle iniziative italiane in corso per la liberazione di Leonard Peltier: e-mail: bigoni.gastone at gmail.com, naila.clerici at soconasincomindios.it, nepi1.anpi at gmail.com, centropacevt at gmail.com, tel. 3490931155 (risponde Andrea De Lotto, del "Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier" di Milano), tel. 3478207381 (risponde Naila Clerici, direttrice della rivista "Tepee" e presidente italiana di Soconas-Incomindios).
Per contattare l'"International Leonard Peltier Defense Committee": sito: wwww.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info
Alcuni siti utili: Centro studi americanistici "Circolo Amerindiano": www.amerindiano.org ; Il Cerchio, coordinamento di sostegno ai/dai nativi americani: www.associazioneilcerchio.it ; Soconas Incomindios, comitato di solidarieta' con i nativi americani: https://it-it.facebook.com/soconasincomindios/
*
Un percorso di letture per saperne di piu'
1. Un percorso minimo puo' essere il seguente.
Ovviamente occorre cominciare dall'autobiografia di Leonard Peltier, Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999 (in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005).
Tra le opere su Leonard Peltier fondamentale e' il libro di Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 (in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994 - segnaliamo che l'edizione italiana riproduce la seconda edizione americana ma con tagli piuttosto consistenti).
Un'agile introduzione e' il volumetto di Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano, Erre Emme, Pomezia 1996; contiene anche una silloge di scritti di Peltier e la riproduzione di alcune sue opere pittoriche.
Un buon lavoro recente e' il ponderoso volume di Michael Koch, Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
Particolarmente utile anche per la contestualizzazione e' l'ottima opera di Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013, piu' volte ristampata (e segnaliamo che ognuna delle cento voci di cui si compone l'opera reca una preziosa bibliografia per l'approfondimento).
2. Alcune ulteriori letture utili.
Per chi volesse ulteriormente approfondire vi sono vari buoni libri in inglese, purtroppo non tradotti in italiano.
Sul processo: Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
Alcuni utili documenti processuali sono in Michael E. Tigar, Wade H. McCree, Leonard Peltier, Petitioner, v. United States. U.S. Supreme Court transcript of record with supporting pleading, Gale MOML U.S. Supreme Court Records, 1978 e successive ristampe.
E' di qualche utilita' anche il seguente libro del curatore dell'autobiografia di Peltier: Harvey Arden, Have You Thought of Leonard Peltier Lately?, HYT Publishing, Houston 2004.
Un libro che occorre aver letto - col necessario discernimento, e' ovvio – e' Joseph H. Trimbach and John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009. Trimbach e' stato uno dei quadri dell'Fbi piu coinvolti nella repressione dell'Aim e nella persecuzione di Leonard Peltier.
Sono ancora particolarmente utili anche i seguenti libri.
Rex Weyler, Blood of the Land. The Government and Corporate War against the American Indian Movement, Random House, New York 1982, 1984.
Kenneth S. Stern, Loud Hawk. The United States versus the American Indian Movement, University of Oklahoma Press, 1994, Red River Books, 2002.
Per la contestualizzazione cfr. anche Jeffrey Ostler, The Lakotas and the Black Hills. The Struggle for Sacred Ground, Viking Penguin, New York 2010.
Anche se non si occupa della vicenda di Leonard Peltier e' sempre utile la lettura di Winona LaDuke, All Our Relations. Native Struggles for Land and Life, South End Press, Cambridge, Massachusetts, 1999, Haymarket Books, Chicago, Illinois, 2015.
Ovviamente vi sono molti altri libri che meriterebbero di essere letti (ed alcuni ci sono particolarmente cari), ma quelli citati possono essere sufficienti per un inquadramento adeguato.
Concludiamo citando il lavoro di un autore, Ward Churchill, che ci sembra abbia dato contributi utilissimi, e che ha subito una vera e propria persecuzione (in merito cfr. la prefazione di Barbara Alice Mann alla seconda edizione di Ward Churchill, Since Predator Came: Notes from the Struggle for American Indian Liberation, Aigis Publishing, 1995, AK Press, Oakland 2005). Tutte le opere di Ward Churchill che abbiamo letto ci sono sembrate assai utili, ed anche se su alcune questioni (il marxismo, il pacifismo, la nonviolenza) abbiamo opinioni diverse, e' indubitabile che il suo lavoro teorico e documentario, di ricerca e di dibattito, e' di grande valore, merita pieno apprezzamento e profonda gratitudine. Sarebbe bene che i suoi libri venissero finalmente tradotti anche in italiano. Per un avvio alla conoscenza della sua opera suggeriremmo di cominciare da due raccolte di suoi interventi: Ward Churchill, Acts of Rebellion, Routledge, New York and London 2003; e Ward Churchill, Wielding Words like Weapons. Selected Essays in Indigenism, 1995–2005, PM Press, Oakland 2017.
Ricordiamo infine anche che altri utili materiali sono nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info (sito nel quale e' disponibile anche il testo integrale del citato libro di Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier).
Va da se' che non abbiamo ricordato molte opere - alcune delle quali ormai classiche - della e sulla piu' generale resistenza dei nativi americani al genocidio e all'ecocidio; fortunatamente molti sono gia' i lavori - e talora capolavori - sia narrativi che saggistici scritti da illustri autrici ed autori nativi americani, ma non era questa la sede per darne notizia.
4. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Giuliana Sgrena, Manifesto per la verita', Il Saggiatore, Milano 2019, pp. 264.
*
Riletture
- Maria de la Fuente, Toro Seduto e il genocidio dei pellerossa, Cremonese, Roma 1974, pp. 128.
- Ernie LaPointe, Toro Seduto. La vera storia, Edizioni Il punto d'incontro, Vicenza 2011, 2021, pp. 160.
- Robert Utley, Toro Seduto. La sua vita, i suoi tempi, Mondadori, Milano 1993, 1995, pp. VI + 458 (+ 30 pp. di repertorio fotografico).
*
Riedizioni
- Graham Allison, Destinati alla guerra, Fazi, Roma 2018, Rcs, Milano 2022, pp. 396, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
*
Maestre
- Giancarla Codrignani, Ecuba e le altre. Le donne, il genere, la guerra, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994, pp. 256.
- Monica Lanfranco, Maria G. Di Rienzo (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003, pp. 290.
- Giovanna Providenti (a cura di), La nonviolenza delle donne, Quaderni Satyagraha - Libreria Editrice Fiorentina, Pisa-Firenze 2006, pp. 288.
5. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
6. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4502 del 15 giugno 2022
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
*
Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
Per non ricevere piu' il notiziario e' sufficiente recarsi in questa pagina: https://lists.peacelink.it/sympa/signoff/nonviolenza
Per iscriversi al notiziario, invece, l'indirizzo e' https://lists.peacelink.it/sympa/subscribe/nonviolenza
*
L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e' centropacevt at gmail.com
- Prev by Date: [Nonviolenza] La biblioteca di Zorobabele. 476
- Next by Date: [Nonviolenza] La biblioteca di Zorobabele. 477
- Previous by thread: [Nonviolenza] La biblioteca di Zorobabele. 476
- Next by thread: [Nonviolenza] La biblioteca di Zorobabele. 477
- Indice: