[Nonviolenza] La biblioteca di Zorobabele. 464



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LA BIBLIOTECA DI ZOROBABELE
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Segnalazioni librarie e letture nonviolente
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 464 del 2 giugno 2022

In questo numero:
1. Luigi Lombardi Satriani
2. Contro la guerra, la nonviolenza (parte seconda e conclusiva) (2001)
3. Alle persone di volonta' buona, alle associazioni democratiche, alle istituzioni sollecite del bene comune un invito a scrivere al Segretario Generale dell'Onu affinche' s'impegni per la liberazione di Leonard Peltier
4. Carol Gokee: Rise Up For Peltier Call to Action Toolkit
5. Jennifer Bendery: Mazie Hirono Urges President Biden To Free Leonard Peltier

1. LUTTI. LUIGI LOMBARDI SATRIANI

E' deceduto Luigi Lombardi Satriani, antropologo illustre.
Con gratitudine lo ricordiamo.

2. REPETITA IUVANT. CONTRO LA GUERRA, LA NONVIOLENZA (PARTE SECONDA E CONCLUSIVA) (2001)
[Ripubblichiamo ancora una volta ampia parte di un testo gia' diffuso nel 2001 (e gia' ripresentato piu' volte sul nostro notiziario), nato dalla rifusione di materiali precedenti e parzialmente apparso in Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace, Annuario della pace, Asterios, Trieste 2001]

Cosa e' la nonviolenza: questioni terminologiche preliminari
1. Il termine
Il termine "nonviolenza" e' la traduzione italiana del concetto coniato da Gandhi per definire la sua proposta ed azione di lotta; Gandhi utilizza due termini: ahimsa, che potremmo tradurre come "non violenza", o anche "assoluto contrario della violenza", "radicale opposizione alla violenza", ed anche "in-nocenza", "assoluto rifiuto di fare del male"; e satyagraha, che potremmo tradurre come "forza della verita'", "attaccamento, adesione alla verita'", "ma anche "forza coesiva della verita'"; non solo: la radice indoeuropea "sat" designando non solo il vero, ma l'essere, il bene, il divino come infinitamente vero e buono, il termine coniato da Gandhi significa altresi' "prossimita' al bene", "contatto con l'essere", "unita' con il e nel giusto e verace", "coessenzialita'": insomma i termini gandhiani ahimsa e satyagraha definiscono un campo semantico ad un tempo molto preciso, molto profondo ed insieme molto ampio. Il termine italiano nonviolenza li traduce entrambi unificandoli; la sua peculiare forma grafica (scrivere cioe' "nonviolenza" tutto attaccato e non separando "non" e "violenza") e' stata proposta da Aldo Capitini, il maggior pensatore e promotore della nonviolenza in Italia, per sottolineare la positivita' ed originalita' del concetto.
Il termine "nonviolenza" e' quindi recente, risale a Gandhi ed e' del tutto novecentesco.
2. Il concetto
Ci si e' posti spesso il problema se sia recente anche il concetto cui il termine si riferisce. Come e' noto una diffusa antologia di scritti gandhiani edita per le cure dell'Unesco si intitola Antiche come le montagne, e fa riferimento ad una celebre frase gandhiana in cui la nonviolenza e' definita appunto "antica come le montagne".
Ahinoi, qui mettiamo in discussione questa autorevole opinione, ed en passant contesteremo anche la fattura di questo celebre libro come di molte altre antologie gandhiane. E cominciamo da questa seconda opposizione: spesso si pubblicano raccolte di scritti gandhiani riducendo i suoi ragionamenti in "pillole", in frasi celebri astratte dal contesto. Ma Gandhi non e' stato uno scrittore sistematico, un accademico, un trattatista, bensi' un militante; e la sua scrittura e' quasi esclusivamente giornalistica ed epistolare, sempre mirata alla concreta lotta da condurre in quel preciso momento ed in quella precisa situazione; e stando cosi' le cose non e' infrequente che Gandhi torni autocriticamente sulle sue precedenti opinioni per modificarle; cosi' come e' assolutamente ovvio che in momenti e situazioni diverse egli si esprima in modo diverso e vi siano quindi testi gandhiani che estrapolati dal contesto e posti l'uno di fronte all'altro possono sostenere due tesi perfettamente opposte. Da cio' deduciamo la necessita' di evitare la pubblicazione di "pillole" gandhiane, per quanto brillanti ed acuminate possano essere singole frasi ridotte ad aforismi, e proponiamo invece che si pubblichi (e quindi si legga) Gandhi in edizioni che diano conto del contesto in cui i singoli testi proposti alla riflessione concretamente si inseriscono (da questo punto di vista non si lodera' mai abbastanza per il suo rigore e la sua lealta' la fondamentale antologia di scritti gandhiani curata da Giuliano Pontara per Einaudi: Mohandas Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino, piu' volte ristampata).
Peraltro del carattere sperimentale, aperto, contestuale e concreto della sua proposta teorico-pratica Gandhi era pienamente consapevole, al punto da intitolare la sua autobiografia Storia dei miei esperimenti con la verita' (in traduzione italiana disponibile oggi col titolo stabilito dagli editori La mia vita per la liberta', Newton Compton, Roma), ripetutamente sottolineandovi come la sua ricerca, le sue esperienze e riflessioni, lo portassero ad un atteggiamento non dogmatico e ad una concezione costitutivamente aperta, sperimentale, dialettica, creativa della nonviolenza.
Detto questo, passiamo alla prima questione proposta: il concetto di nonviolenza e' antico o recente? Noi propendiamo per la seguente risposta: il concetto di nonviolenza e' recente, e risale a Gandhi; la prassi della nonviolenza e' invece effettivamente antica ed ha molte manifestazioni nel corso della storia dell'umanita'.
3. La prassi
Vi sono nel passato prenovecentesco innumerevoli episodi di riflessione e prassi nonviolente, ma in essi raramente la nonviolenza si presenta come un concetto autonomo e fondativo dell'azione; piu' spesso e' implicato da motivazioni o da finalita' che restano altre.
Facciamo alcuni esempi: sono sicuramente altissime figure di nonviolenti alcuni fondatori e rappresentanti di religioni: ma in queste personalita', nella loro predicazione, nelle loro esperienze, non era centrale l'idea di un'azione riformatrice etico-politico-sociale nonviolenta; centrale e' una posizione e proposta religiosa e trascendente.
Orbene, si potrebbe obiettare che anche in Gandhi la prospettiva religiosa e' centrale; cio' e' vero, ma e' non meno vero che la proposta della nonviolenza non si configura come parte speciale di un progetto religioso da assumere tout court, ma come teoria-prassi dotata di una sua autonomia e di una sua capacita' persuasiva anche rispetto a persone che non ne condividono i fondamenti religiosi. Ed in effetti e' possibile aderire alla teoria-prassi nonviolenta senza aderire ad una posizione religiosa.
Ancora: nel corso della storia molti movimenti sociali hanno fatto uso di tecniche di lotta nonviolente; hanno proposto e praticato programmi sociali e politici nonviolenti; hanno adottato etiche personali e collettive nonviolente; basti pensare a tante esperienze del cristianesimo (il cui ruolo storico nell'abbattimento del sistema schiavistico antico e dell'ideologia ad esso inerente e' indiscutibile), con punte rilevantissime - un solo esempio: Francesco d'Assisi -; dell'umanesimo - anche qui un solo esempio: l'irenismo erasmiano -; dell'illuminismo; del socialismo in molte delle sue concrete vicende di pensiero e di lotta; delle tradizioni che oggi definiremmo "ecologiste" - includendo in esse anche culture tradizionali comunitarie distrutte dalla furia colonialista -. Tuttavia una compiuta (ancorche' aperta e felicemente inconcludibile) teorizzazione della nonviolenza ed una pratica politico-sociale centrata su di essa e' un fatto dell'ultimo secolo.
Poi, naturalmente, in alcune delle figure piu' rilevanti della nonviolenza contemporanea ed autocosciente la radice della riflessione, della scelta e dell'impegno puo' benissimo essere religiosa, cosi' e' in Gandhi, cosi' in Lanza del Vasto, cosi' in Martin Luther King, cosi' anche - in modo a lui peculiare - in Aldo Capitini (che pure interagisce con l'antifascismo politico e la tradizione otto-novecentesca azionista, mazziniana ma anche liberal-socialista come e' noto); ma molte delle persone che hanno aderito ai movimenti di lotta da essi suscitati potevano benissimo non condividere quella radice e pur sentirsi completamente presi da quelle proposte analitiche ed operative, di riflessione e di lotta, ed aderirvi quindi toto corde muovendo da una prospettiva integralmente laica.
Fondamentalmente laica ci pare di poter considerare la proposta di Danilo Dolci, o quella ecofemminista di Vandana Shiva, o l'elaborazione di Gene Sharp, o di Johan Galtung, o di Giuliano Pontara. Ed un rappresentante illustre della nonviolenza come Jean Marie Muller ha pertinentemente argomentato nel senso del riconoscimento dell'autonomia teorica della nonviolenza e della possibilita' di un'adesione ad essa indipendentemente dall'eventuale credo religioso personale; ed analogamente ha argomentato, in una piu' ampia riflessione sull'uomo "planetario" che deve fronteggiare qui e adesso sfide globali terribili e cruciali e costruire una cultura della pace che a tutti chiede un peculiare contributo, uno straordinario sacerdote cattolico come Ernesto Balducci.
Insomma, la prassi nonviolenta e' un fenomeno che ha una lunga tradizione storica; la concettualizzazione della nonviolenza come teoria-prassi specifica risale a Gandhi ed e' quindi fenomeno relativamente recente; la terminologia precisamente corrispondente e' gandhiana, e la sua piu' adeguata traduzione e peculiare trascrizione italiana e' merito particolare di Aldo Capitini.
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Cosa e' la nonviolenza: alcune definizioni classiche
Venendo alla definizione di cosa la nonviolenza sia, preliminarmente ripetiamo che di essa sono state date definizioni molteplici non solo a seconda dei diversi protagonisti che ne hanno fatto uso e dei diversi autori che ne hanno scritto, ma anche dalla stessa persona, militante e/o studioso, in fasi e contesti diversi della sua riflessione e del suo agire.
Qui proponiamo una nostra definizione sintetica ed aperta: la teoria-prassi della nonviolenza si basa sull'amore-forza della verita', e' lotta contro la violenza condotta in modo rigoroso e radicale, praticando la coerenza tra mezzi e fini; la nonviolenza si caratterizza per un atteggiamento sperimentale e non dogmatico, di apertura e comprensione; la nonviolenza e' agire nelle situazioni di conflitto, e' resistenza concreta e intransigente contro l'oppressione, e' progetto sociale di eguaglianza e di liberazione testimoniato e costruito nell'azione diretta.
Di seguito indichiamo alcuni testi di riferimento presso cui è possibile trovare alcune definizioni classiche di essa date dai più grandi studiosi e militanti della nonviolenza.
1. Alcune definizioni di Gandhi: segnaliamo qui come riferimento la bella antologia di scritti di Mohandas Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino 1973 e successive edizioni.
2. Alcune definizioni di Aldo Capitini: segnaliamo qui come riferimento la bella antologia di scritti di Aldo Capitini, Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977.
3. Una sintesi di Giuliano Pontara: segnaliamo qui (oltre ai vari suoi volumi - di cui i più recenti sono La personalita' nonviolenta e Guerra, disobbedienza civile, nonviolenza, ambedue presso le Edizioni Gruppo Abele, Torino, 1996 -, ed alla notevole introduzione a Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, cit.) particolarmente le brevi voci Gandhismo e Nonviolenza in Norberto Bobbio, Nicola Matteucci, Gianfranco Pasquino (a cura di), Dizionario di politica, Utet, Torino, poi in edizione economica Tea, Milano.
4. Una sintesi di Jean Marie Muller: segnaliamo qui particolarmente l'opera di Jean Marie Muller, Strategia della nonviolenza, Marsilio, Padova 1975.
5. Una sintesi di Gene Sharp: segnaliamo qui l'opera fondamentale di Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1985-1997, tre volumi. 6. Una sintesi di Christian Mellon e Jacques Semelin: segnaliamo qui il volumetto di Christian Mellon e Jacques Semelin, La non-violence, P.U.F., Paris 1994.
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Dodici sguardi sulla nonviolenza
Ci permettiamo di riprodurre qui alcune nostre proposte di definizione, che ovviamente offriamo alla discussione.
1. Rompere la complicita'. Alla base della nonviolenza vi e' la consapevolezza che il potere ingiusto ed oppressivo si regge anche sulla complicita' delle vittime e degli indifferenti: la nonviolenza e' in primo luogo un appello a rompere la complicita' con l'ingiustizia, a toglierle il consenso, ad uscire dalla passivita', a prendersi la propria responsabilita', a lottare per la verita' e la giustizia.
2. La nonviolenza e' lotta. E' lotta contro la violenza, contro l'ingiustizia, contro la menzogna. E' lotta perche' ogni essere umano sia riconosciuto nella sua dignita'; e' lotta contro ogni forma di sopraffazione; e' lotta di liberazione per l'uguaglianza di tutti nel rispetto e nella valorizzazione della diversita' di ognuno. E' la forma di lotta piu' profonda, quella che va piu' alla radice delle questioni che affronta. E' lotta contro il potere violento, cui si oppone nel modo piu' completo, rifiutando la sua violenza e rifiutando di riprodurre violenza. Afferma la coerenza tra i mezzi ed i fini, tra i metodi e gli obiettivi. Tra la lotta e il suo risultato c'e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e la pianta. Chi lotta per la liberazione di tutti, deve usare metodi coerenti. Chi lotta per l'uguaglianza deve usare metodi che tutti possano usare. Chi lotta per la verita' e la giustizia deve lottare nel rispetto della verita' e della giustizia. E' lotta contro il male, non contro le persone. E' lotta per difendere e liberare, per salvare e per convincere, e non per umiliare o annientare altre persone. E' lotta fatta da esseri umani che non dimenticano di essere tali. Che non si abbrutiscono, che non vogliono fare del male, bensi' contrastare il male. E' lotta per l'umanita'. La nonviolenza e' il contrario della vilta'. E' il rifiuto di subire l'ingiustizia; e' il rifiuto di ogni ingiustizia, sia di quella contro di me, sia di quelle contro altri. La nonviolenza e' lotta. E' lotta per la verita', e' lotta per la giustizia, e' lotta di liberazione e di solidarieta', e' lotta contro ogni oppressione.
3. Otto brevi caratterizzazioni della nonviolenza. La nonviolenza e' forte: puo' opporsi efficacemente alla forza delle armi; puo' sfidare coerentemente i piu' grandi poteri del mondo. La nonviolenza e' umile: non richiede attitudini eccezionali, pose monumentali, proclami retorici; non richiede ingenti risorse fisiche o finanziarie; richiede limpidezza di condotta ed assunzione di responsabilita'. La nonviolenza e' concreta: interviene realmente nel conflitto; porta la pace e la giustizia nel suo stesso porsi; si oppone ugualmente alla vigliaccheria ed alla violenza; educa alla dignita' umana. La nonviolenza e' coerente: e' l'unico modo coerente di lottare contro la violenza; e' l'unico modo coerente di affermare la dignita' di ogni essere umano; e' l'unico modo coerente per ridurre l'ingiustizia e il dolore nel mondo. La nonviolenza e' il potere di tutti: poiche' tutti possono lottare con la nonviolenza, poiche' la nonviolenza fa appello a tutti, poiche' la nonviolenza rispetta la dignita' di tutti e di ciascuno. La nonviolenza e' adesione alla verita', e' forza della verita': da Gandhi a Capitini gli amici della nonviolenza sanno che essa e' incompatibile con la menzogna, con i sotterfugi, con gli intrighi e le doppiezze: la nonviolenza e' l'amore per la verita' che irrompe nell'agire politico e sociale, e' il principio responsabilita' (il rispondere al volto dell'altro che muto e sofferente ti interroga - Levinas -, il farsi carico del mondo e dell'umanita' - Jonas -) che si rende operare autentico; e' la critica della ragion pratica che si fa movimento di solidarieta' e di liberazione. La nonviolenza e' lotta come amore: lotta integrale contro l'ingiustizia e la menzogna, lotta integrale per la comunicazione e la dignita', lotta integrale contro la violenza; lotta integrale per i diritti umani, lotta integrale per un'umanita' di eguali, liberi e fraterni. La nonviolenza e' utopia concreta, principio speranza, ortopedia del camminare eretti: abbiamo usato queste tre formule del filosofo Ernst Bloch per significare che la nonviolenza e' concreta azione e concreto progetto politico e sociale di dignita' umana e difesa della biosfera; che la nonviolenza e' inveramento della speranza in una lotta coerente e che nel suo stesso farsi e' liberante; che la nonviolenza e' affermazione ed istituzione del diritto e dei diritti, legalita' e democrazia in cammino.
4. Quattro regole di condotta per l'azione diretta nonviolenta: I. A un'iniziativa nonviolenta possono partecipare solo le persone che accettano incondizionatamente di attenersi alle regole della nonviolenza. II. Tutti i partecipanti devono saper comunicare parlando con chiarezza, con tranquillita', con rispetto per tutti, e senza mai offendere nessuno. III. Tutti i partecipanti devono conoscere perfettamente senso, fini, modalita' e conseguenze dell'azione diretta nonviolenta; devono averne piena conoscenza, e devono esserne completamente convinti; in particolare sottolineiamo la necessita' di essere pienamente informati e consapevoli delle conseguenze cui ogni singolo partecipante puo' andare incontro, conseguenze che vanno accettate pacificamente e onestamente, ed alle quali nessuno deve cercare di sottrarsi. IV. Tutti devono rispettare i seguenti princìpi della nonviolenza: a) non fare del male a nessuno (se una sola persona dice o fa delle stupidaggini, o una sola persona si fa male, l'azione diretta nonviolenta e' irrimediabilmente e totalmente fallita, e deve essere immediatamente sospesa); b) spiegare a tutti (amici, autorita', interlocutori, interpositori, eventuali oppositori) cosa si intende fare, e che l'azione diretta nonviolenta non e' rivolta contro qualcuno, ma contro la violenza; c) dire sempre e solo la verita'; d) fare solo le cose decise prima insieme con il metodo del consenso ed annunciate pubblicamente (cioe' a tutti note e da tutti condivise); nessuno deve prendere iniziative personali di nessun genere; la nonviolenza richiede lealta' e disciplina; e) assumersi la responsabilita' delle proprie azioni e quindi subire anche le conseguenze che ne derivano; f) mantenere una condotta nonviolenta anche di fronte all'eventuale violenza altrui. Chi non accetta queste regole non puo' partecipare all'azione diretta nonviolenta, poiche' sarebbe di pericolo per se', per gli altri e per la riuscita dell'iniziativa che deve essere, appunto, rigorosamente nonviolenta. Per poter partecipare ad un'azione diretta nonviolenta e' necessario aver partecipato prima alla discussione ed all'organizzazione che ha portato alla sua decisione e realizzazione, ed e' altresì assolutamente indispensabile aver partecipato ad un training di addestramento alla nonviolenza.
5. Una definizione fondamentale: la "carta" del Movimento Nonviolento. Una definizione breve e precisa degli obiettivi e dei metodi di chi si impegna con e per la nonviolenza e' nella carta ideologico-programmatica del Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini: [Non lo riproduciamo qui poiche' e' gia' integralmente trascritto in tutti i numeri di questo stesso notiziario - anche nel presente - come penultimo testo].
6. Necessita' dell'addestramento alla nonviolenza. La nonviolenza non e' ne' un atteggiamento spontaneo, ne' un banale "volersi bene"; bensi': a) una meditata scelta etico-politica di trasformazione delle relazioni personali e sociali, b) un insieme di tecniche di lotta rigorose ed assai elaborate, c) una strategia di lotta profondamente caratterizzata, d) un progetto di relazioni umane e politiche radicalmente alternativo a quelle dominanti. Quindi la nonviolenza non è affatto "spontanea", va conosciuta e coltivata. Nessuno si sorprende se un soldato deve addestrarsi, nessuno si sorprende se un medico deve studiare: ebbene, la nonviolenza richiede un addestramento e uno studio non inferiori ma superiori a quelli richiesti al soldato ed al medico. Senza studio non e' possibile comprendere la nonviolenza; senza addestramento non e' possibile condurre l'azione nonviolenta. Proprio perche' la nonviolenza e' una proposta morale, sociale e politica di lotta di liberazione che nel suo stesso farsi inveri la dignita' umana di ognuno e di tutti, essa richiede un impegno di conoscenza, di preparazione, di discussione, di consapevolezza e di capacita' critica e autocritica assolutamente superiore a quello richiesto in altre forme di organizzazione, in altri ambiti di studio, in altre proposte di azione.
7. I diritti umani, presi sul serio. Scegliamo la nonviolenza perche' essa e' l'unica teoria-prassi dell'azione politica e sociale collettiva che si prefigge nel suo stesso svolgersi il rispetto dei diritti umani di tutti, non solo di coloro che partecipano all'azione, ma anche di coloro che la subiscono. La nonviolenza non rinvia la realizzazione dei diritti umani ad un futuro successivo alla conclusione della lotta, essa realizza i diritti umani nel corso stesso della lotta. La nonviolenza non nega umanita' agli avversari con cui lotta, essa riconosce l'umanita' degli avversari con cui lotta. La nonviolenza e' lotta intransigente per affermare la dignita' umana di tutti e per affermarla subito. Essa e' nei suoi metodi e nel suo svolgersi coerente con i suoi fini: poiche' il fine e' la dignita' umana e la liberazione dall'oppressione, la lotta nonviolenta nel suo stesso svolgimento deve realizzare la dignita' di tutti e prefigurare la liberazione di tutti. Per questo diciamo che la nonviolenza e' lotta come amore.
8. La liberazione umana, subito. Inoltre scegliamo la nonviolenza perche' essa e' l'unica teoria-prassi dell'azione politica e sociale collettiva che realizza nel suo stesso farsi una forma autentica di democrazia diretta, rapporti egualitari e non gerarchici, che prefigura gia' nella sua organizzazione relazioni umane e sociali liberate e liberanti; perche' consente la partecipazione di tutti ed abolisce rapporti di potere e di oppressione. Per questo essa adotta il metodo del consenso, per questo essa non e' solo una forma di lotta ma anche una occasione di costruzione di rapporti umani solidali; per questo nella nonviolenza si richiede una piena limpidezza di comportamenti e una forte lealta' nei confronti di tutti, di sottoporre tutto alla discussione comune, e di scegliere sempre e solo gli obiettivi e le forme di lotta che tutti i partecipanti condividono.
9. La nonviolenza e' gestione del conflitto. La nonviolenza e' gestione del conflitto, la cui esistenza essa riconosce e valorizza. La nonviolenza non e' una visione idilliaca ed illusoria, quindi narcotizzante, dei rapporti sociali; ma la consapevolezza della conflittualita' degli ideali e degli interessi, delle situazioni esistenziali e delle relazioni sociali, dei rapporti economici e politici, degli assetti culturali e ideologici. Essa si propone di intervenire nel conflitto e di farlo umanizzando il conflitto, valorizzandone la dimensione morale e conoscitiva, gestendolo in modo da renderlo fecondo di rapporti umani piu' giusti, lottando incessantemente contro la violenza, contro l'ingiustizia, contro l'inganno. Si puo' essere nonviolenti solo nel conflitto, si puo' essere nonviolenti solo se si lotta per la giustizia. Gli indifferenti, coloro che chiudono gli occhi, chi se ne sta chiuso in casa sua, non hanno nulla a che vedere con la nonviolenza. La nonviolenza e' lotta integrale e intransigente contro l'ingiustizia. La nonviolenza e' il contrario della vilta', il contrario dell'egoismo, il contrario della passivita', il contrario del motto fascista "me ne frego". La nonviolenza e' quella specifica forma di gestione del conflitto che ripudia la violenza e si propone come fine precipuo di combatterla e di abolirla.
10. La nonviolenza e' ripudio assoluto della violenza. La nonviolenza e' opposizione assoluta alla violenza: non ammette complicita', meschinita' o sotterfugi. La nonviolenza smaschera e ripudia i sofismi sulla "violenza buona", sulla "guerra giusta", e simili infamie: la nonviolenza si oppone sempre e comunque alla guerra e alla violenza. Ovviamente gli amici della nonviolenza riconoscono agli oppressi il diritto di legittima difesa; ovviamente gli amici della nonviolenza hanno la capacita' di ricostruire i rapporti di causa ed effetto che producono l'oppressione e la violenza, e si battono in primo luogo contro le cause e le condizioni strutturali che producono ingiustizia, sopraffazione, sofferenza, violenza. Lo stesso Gandhi era esplicito nel dichiarare che di fronte alla violenza la cosa peggiore e' la vilta', e che se non si ha la forza di resistere con la nonviolenza, gli oppressi hanno il dovere di resistere comunque; ma aggiungeva che la nonviolenza e' incomparabilmente piu' forte e migliore della resistenza violenta, e che occorre avere la forza di scegliere sempre e comunque la nonviolenza. Noi riteniamo che vi siano argomentazioni ineludibili che ci convincono a ripudiare la violenza come metodo di lotta; argomenti che ci persuadono quindi ad ammettere solo la nonviolenza come metodo di lotta.
11. Per la critica della violenza. Elenchiamo alcune ragioni essenziali per cui occorre essere rigidamente contro la violenza. Citiamo da Giuliano Pontara, voce Nonviolenza, in AA. VV., Dizionario di politica, Tea, Milano 1992: I. il primo argomento "mette in risalto il processo di escalation storica della violenza. Secondo questo argomento, l'uso della violenza (...) ha sempre portato a nuove e piu' vaste forme di violenza in una spirale che ha condotto alle due ultime guerre mondiali e che rischia oggi di finire nella distruzione dell'intero genere umano"; II. il secondo argomento "mette in risalto le tendenze disumanizzanti e brutalizzanti connesse con la violenza" per cui chi ne fa uso diventa progressivamente sempre piu' insensibile alle sofferenze ed al sacrificio di vite che provoca; III. il terzo argomento "concerne il depauperamento del fine cui l'impiego di essa puo' condurre (...). I mezzi violenti corrompono il fine, anche quello piu' buono"; IV. il quarto argomento "sottolinea come la violenza organizzata favorisca l'emergere e l'insediamento in posti sempre piu' importanti della societa', di individui e gruppi autoritari (...). L'impiego della violenza organizzata conduce prima o poi sempre al militarismo"; V. il quinto argomento "mette in evidenza il processo per cui le istituzioni necessariamente chiuse, gerarchiche, autoritarie, connesse con l'uso organizzato della violenza, tendono a diventare componenti stabili e integrali del movimento o della societa' che ricorre ad essa (...). 'La scienza della guerra porta alla dittatura' (Gandhi)". A questi argomenti da parte nostra ne vorremmo aggiungere altri due: VI. un argomento, per cosi' dire, di tipo epistemologico: siamo contro la violenza perche' siamo fallibili, possiamo sbagliarci nei nostri giudizi e nelle nostre decisioni, e quindi e' preferibile non esercitare violenza per imporre fini che potremmo successivamente scoprire essere sbagliati; VII. soprattutto siamo contro la violenza perche' il male fatto e' irreversibile (al riguardo Primo Levi ha scritto pagine indimenticabili soprattutto nel suo ultimo libro I sommersi e i salvati). Agli argomenti contro la violenza Pontara aggiunge opportunamente un ultimo decisivo ragionamento: "I fautori della dottrina nonviolenta sono coscienti che ogni condanna della violenza come strumento di lotta politica rischia di diventare un esercizio di sterile moralismo se non e' accompagnata da una seria proposta di istituzioni e mezzi di lotta alternativi. Di qui la loro proposta dell'alternativa satyagraha o della lotta nonviolenta positiva, in base alla duplice tesi a) della sua praticabilita' anche a livello di massa e in situazioni conflittuali acute, e b) della sua efficacia come strumento di lotta" per la realizzazione di una societa' fondata sulla dignita' della persona, il benessere di tutti, la salvaguardia dell'ambiente.
12. Perche' ci diciamo "amici della nonviolenza" e non "nonviolenti". Ci diciamo "amici della nonviolenza" e non "nonviolenti" perche', come spiegava Aldo Capitini, dobbiamo essere modesti e realistici: la nonviolenza e' un ideale cui tendere, un ideale assai impegnativo, una pratica da verificare giorno per giorno nella vita quotidiana, nei rapporti interpersonali come nelle grandi lotte necessarie; e solo nella verifica quotidiana per un verso, e nel momento piu' aspro della lotta, per l'altro, si evidenzia la nostra capacita' di attenerci ad essa, di esserne creativamente gli artefici; quindi evitiamo di sembrare sbruffoni, e consideriamoci per quello che siamo: donne e uomini in ricerca, per un'umanita' di liberi ed eguali, appunto: amici della nonviolenza.
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Perche' riteniamo necessaria la scelta della nonviolenza
Scopo di questo scritto e' propugnare la tesi che per fronteggiare la situazione planetaria attuale sia necessario adottare la nonviolenza come teoria e come prassi per elaborare e realizzare modifiche strutturali ad un "ordine internazionale" iniquo e distruttivo ed a forme di organizzazione, di produzione e riproduzione sociale assolutamente ingiuste ed alienate.
Crediamo che solo la nonviolenza costituisca una teoria-prassi che logicamente e coerentemente possa contrapporsi sistematicamente ed efficacemente alla violenza dominante, possa costituire una metodologia di lotta adeguata, possa indicare e prefigurare un modello di relazioni personali e sociali desiderabili e sostenibili.
Proponiamo la scelta della nonviolenza a quanti sono impegnati per la pace, la democrazia, i diritti umani, la difesa della biosfera, in quanto essa e' coerente e compatibile con i loro obiettivi.
Sottolineiamo che formuliamo la proposta della nonviolenza come esigenza di verita' e di concretezza; di intervento attivo e immediato; di azione coerente e rigorosa; di assunzione personale e collettiva di responsabilita'; di rifiuto della complicita', della vilta', dell'indifferenza.
Rimarchiamo che la proposta di dedicarsi allo studio e di far uso della teoria-prassi della nonviolenza non vuol essere sostitutiva di altri approcci e di altre teorie: crediamo che essa sia compatibile con un impegno religioso come con un impegno laico; che essa sia compatibile con varie tradizioni filosofiche, di filosofia morale, di filosofia del diritto e di filosofia politica; che essa sia giovevole ed arricchente per movimenti di liberazione e di solidarieta' che si richiamano sia a tradizioni religiose, sia a tradizioni politiche ordinate a fini di giustizia e liberta', di eguaglianza e dignita' umana, di emancipazione degli oppressi, di difesa e promozione dei diritti sociali, civili, politici, umani; e particolarmente alle tradizioni liberali, democratiche, socialiste e libertarie.
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Parte quarta. Per i lettori distratti? Una bibliografia essenziale
[Qui la omettiamo, gli interessati possono richiederla gratuitamente inviando una e-mail alla casella di posta elettronica di questo foglio].
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Parte quinta. Verso la pace? Tre ultime tesi, e un congedo
Tre tesi sulla violenza
I. Chiunque ancora propugni la tesi che possa esistere una "violenza giusta" e' complice degli assassini, e mette in pericolo il futuro dell'umanita'.
II. Chiunque ancora ritenga che i suoi fini particolari, sia pur nobilissimi, possano essere al di sopra del fine di salvare la civilta' umana dal pericolo della distruzione, mette a repentaglio la vita dell'umanita' intera.
III. Chiunque non abbia capito che anche l'uccidere un solo uomo equivale ad affermare la liceita' di ucciderci tutti, costui coopera alla fine del mondo.
Mohandas Gandhi e Guenther Anders queste cose le capirono e le dissero molto tempo fa.
Solo la scelta della nonviolenza puo' salvare il mondo. Occorre decidersi. "Lo tempo e' poco omai che n'e' concesso" (Dante, Inferno, XXIX, 11).
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Congedo
Il dolore, che tutti ci accomuna. Il dolore lacerante e inestinguibile ogni volta che un essere umano perde la vita.
E la facolta' di pensare, che tutti ci accomuna. La facolta' di unirci, l'umanita' intera, contro il male e la morte.
Che vi siano al mondo esseri umani resi cosi' disperati e alienati da essere disposti a uccidere ed essere uccisi: questa e' la logica che presiede a tutti gli eserciti e a tutti i terrorismi, a tutte le guerre e a tutte le stragi.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

3. REPETITA IUVANT. ALLE PERSONE DI VOLONTA' BUONA, ALLE ASSOCIAZIONI DEMOCRATICHE, ALLE ISTITUZIONI SOLLECITE DEL BENE COMUNE UN INVITO A SCRIVERE AL SEGRETARIO GENERALE DELL'ONU AFFINCHE' S'IMPEGNI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Ancora una volta chiediamo a chi ci legge di contribuire all'iniziativa per la liberazione di Leonard Peltier.
Vi chiediamo di scrivere al Segretario Generale dell'Onu, l'on. Antonio Guterres, per chiedergli di chiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America, Joe Biden, di concedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Vi chiediamo di scrivere una lettera del seguente tenore.
*
Al Segretario Generale delle Nazioni Unite, on. Antonio Guterres: sgcentral at un.org
Egregio Segretario Generale delle Nazioni Unite, on. Antonio Guterres,
uniamo la nostra voce a quella di quanti hanno gia' chiesto un suo intervento presso il Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' compia un atto di clemenza restituendo la liberta' a Leonard Peltier attraverso lo strumento giuridico della grazia presidenziale.
Chiediamo questo suo intervento perche' la vicenda di Leonard Peltier riguarda l'umanita' intera.
Come Lei gia' sapra', Leonard Peltier e' un illustre attivista nativo americano, generoso e coraggioso difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e della Madre Terra, da 46 anni detenuto per delitti che non ha commesso.
Gli stessi suoi accusatori che ne ottennero la condanna al termine di uno scandalosissimo processo-farsa basato su cosiddette "prove" dimostratesi assolutamente false e su cosiddette "testimonianze" dimostratesi anch'esse assolutamente false, hanno successivamente riconosciuto che la condanna e la conseguente detenzione di Leonard Peltier e' ingiusta e persecutoria, insensata e disumana, ed hanno chiesto loro stessi la sua liberazione.
Eppure, nonostante che la sua innocenza sia ormai certezza condivisa dall'umanita' intera, Leonard Peltier - ormai anziano e con gravi problemi di salute - continua ad essere detenuto per delitti che non ha mai commesso.
Sicuramente ricordera' che la liberazione di Leonard Peltier e' stata chiesta da milioni di persone di tutto il mondo, tra le quali figure luminose come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu.
Ricordera' sicuramente anche che la liberazione di Leonard Peltier e' stata chiesta da innumerevoli istituzioni, tra le quali il Parlamento Europeo con ben due risoluzioni fin dagli anni '90 del secolo scorso.
Ci e' particolarmente grato ricordare anche l'iniziativa del compianto Presidente del Parlamento Europeo, on. David Sassoli, recentemente deceduto, che il 23 agosto 2021 scriveva, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni. Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years. I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Gli sforzi di milioni di esseri umani, l'impegno di innumerevoli associazioni - tra cui in primo luogo Amnesty International -, il voto di autorevolissime istituzioni, non hanno ottenuto fin qui che Leonard Peltier venisse liberato.
Occorre evidentemente un'iniziativa ulteriore.
Sia Lei, che rappresenta l'Organizzazione delle Nazioni Unite, quindi l'istituzione rappresentativa di tutti i paesi e i popoli del mondo, a promuovere questa iniziativa.
Sia Lei a chiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America di restituire la liberta' a Leonard Peltier.
Confidando nella sua attenzione e nel suo impegno, voglia gradire distinti saluti.
Firma, luogo, data, recapito del mittente
*
Vi chiediamo di inviare questa lettera, o una analoga, all'indirizzo di posta elettronica del Segretario Generale dell'Onu: sgcentral at un.org
E, se vorrete, anche al nostro indirizzo per riscontro: centropacevt at gmail.com
Vi saremmo grati se diffondeste la vostra lettera anche ai mezzi d'informazione ed alle altre persone che riterrete possano essere interessate ad averne notizia ed eventualmente ad aderire all'iniziativa.
Grazie fin d'ora per quanto vorrete fare.
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 31 maggio 2022

4. REPETITA IUVANT. CAROL GOKEE: RISE UP FOR PELTIER CALL TO ACTION TOOLKIT
[Dal comitato internazionale di difesa di Leonard Peltier ("International Leonard Peltier Defense Committee", 428-A8 Farnham St. Marshall, WI. 53559, 715.209.4453, sito: www.whoisleonardpeltier.info, e-mail: Contact at whoisleonardpeltier.info) riceviamo e diffondiamo]

Ask President Biden for the Immediate Release of Leonard Peltier!
*
Call to Action Briefing
There is no doubt that our criminal justice system is imperfect, and Mr. Peltier knows firsthand just how imperfect it can be.
"I call on President Biden to commute Mr. Peltier's sentence expeditiously. It is the right thing to do." - Senator Patrick Leahy (D-Vt), longest serving member of the U.S. Senate
*
Call to Action
Contact President Biden today!
202.456.1111
Ask for the immediate release of Leonard Peliter
Call President Biden Today! 202.456.1111
Please note: The White House comment line is open from 11 a.m. to 3 p.m.
Eastern, Tuesday through Thursday.
*
Important Links:
Change.org Petition: https://bit.ly/3refswl
Contact your local Representatives: https://bit.ly/housereplp
New York Times Article : Clemency for Peltier:
https://docs.google.com/document/d/1zpHhgTsR0cOQkqxlCJ-7fKoW2qJzTx9SbdoqaldBJlg/edit
Guardian Article Calling for Clemency:
https://amp.theguardian.com/commentisfree/2022/feb/02/leonard-peltier-is-americas-longest-held-indigenous-prisoner-he-should-be-freed
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Graphics:
Click Here to Download Social Media Graphics
Please use these graphics to post on social media outlets.
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Use images in this link above for signs and banners for art builds.
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Official Hashtags
#RiseUpForPeltier
#FreeLeonardPeltier
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Account to Tag
@POTUS
@whitehouse
@OfficialFBOP (Bureau of Prisons)
@PeltierHQ (International Leonard Peltier Defense Committee)
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Sample Facebook and Instagram Post (Copy and Paste)
Call-to-Action
Leonard Peltier, Anishinaabe and Dakota, has spent over 4 decades of his life behind bars, and recently, the prison system has failed to provide him adequate care and protection against COVID-19. His story is the epitome of the systemic abuse that continues to target Indigenous people and Movement Leaders.
We call upon President Biden to show proof of his efforts toward justice and equity by granting Executive Clemency to elder movement leader Leonard Peltier.
Call the White House and demand the release of Leonard Peltier. (202) 456-1111. Say
you support the commutation of #LeonardPeltier's sentence. He's held at USP-Coleman I in FL. Register number 89637-132
Sign the online petition: https://bit.ly/3refswl
Contact your reps. Find them here: https://bit.ly/35raR
#RiseUpForPeltier
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Here's what you need to know to #RiseUpForPeltier
On March 26, 2020 the Office of the Attorney General issued guidelines for the "Prioritization of Home Confinement as Appropriate in Response to COVID-19 Pandemic." A release to home confinement can be an immediate measure to ensure that Mr. Peltier gets the health care that he requires while the ILPDC continues to push for the commutation of his sentence.
*
Mr. Peltier's home community on the Turtle Mountain Reservation in North Dakota continues to plead for his return, confirming that they do not see his release as a threat to his community. Read the full letter here.
*
The International Leonard Peltier Defense Committee (ILPDC) is calling on the public to contact the White House and urge President Biden to take immediate action. Next, contact members of Congress and ask them to call upon the Warden at USP Coleman-1 and Bureau of Prisons Director Michael Carvajal, urging the immediate release of Leonard Peltier to home confinement.
It is time for Leonard Peltier to go home and be taken care of by his people. He has suffered for far too long and time is running out. Enough is enough!
*
Senator Patrick Leahy (D-Vt), the longest serving member of the U.S. Senate issued a statement urging President Biden to commute Leonard Peltier's sentence stating that, "His trial was so riddled with flaws that even one of the prosecutors trying him has acknowledged that Peltier was wrongfully convicted... He is exactly the kind of individual who should be considered for clemency... I have long believed that pardons and commutations are vital tools to offer clemency and relief, particularly when our criminal justice system has been contorted to propagate injustices. I call on President Biden to commute Mr. Peltier.s sentence expeditiously. It is the right thing to do."
Read the full statement here:
https://www.leahy.senate.gov/press/comment-urging-president-biden-to-commute-leonard-peltiers-sentence
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Sample Tweets (Copy and Paste)
Mr. Peltier's home community on the Turtle Mountain Reservation in North Dakota continues to plead for his return, confirming that they do not see his release as a threat to his community. Read the full letter here:
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The IPLDC is calling on the public to contact the White House and urge President Biden to take immediate action. Next, contact members of Congress and ask them to call upon the Warden at USP Coleman-1 and Bureau of Prisons Director Michal Carvajal, urging the immediate release of Leonard Peltier to home confinement.
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It is time for Leonard Peltier to go home and be taken care of by his people. He has suffered for far too long and time is running out. Enough is enough.
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1. Download a graphic from one of the visual asset folders below.
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5. Tag or @mention @POTUS @WHITEHOUSE and post!
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For Media Inquiries, Please Contact:
Carol Gokee, International Leonard Peltier Defense Committee, 715-209-4453
Jean Roach, International Leonard Peltier Defense Committee, 605-415-3127
Kevin Sharp, former Federal District Court Judge & Peltier's lead attorney, 615-434-7001

5. DOCUMENTAZIONE. JENNIFER BENDERY: MAZIE HIRONO URGES PRESIDENT BIDEN TO FREE LEONARD PELTIER
[Dal sito www.huffpost.com riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 31 maggio 2022]

Mazie Hirono Urges President Biden To Free Leonard Peltier
"It is clear that our criminal justice failed Mr. Peltier," the Democratic senator said of the Native American rights activist still in prison after nearly 50 years.
*
Sen. Mazie Hirono (D-Hawaii) is urging President Joe Biden to grant clemency to Leonard Peltier, the Native American rights activist who has been in prison for nearly 50 years after an incredibly flawed trial and no evidence that he committed a crime.
In a May 26 letter exclusively obtained by HuffPost, Hirono said there were egregious problems with Peltier's imprisonment from the start.
"It is clear that our criminal justice failed Mr. Peltier and that FBI coercion, improperly withheld evidence, and other constitutional violations led to his unjust conviction," she told the president.
"He is now 77 years old and suffers from a number of serious medical conditions," Hirono said. "Commuting Mr. Peltier's sentence and releasing him to return to his home and family would finally correct this unjust sentence and end this grave injustice."
If you haven't heard of Peltier, think of him as America's longest-serving political prisoner: a fall guy the FBI and U.S. attorney's office desperately needed after failing to figure out who murdered two FBI agents in a 1975 shootout on Pine Ridge Reservation in South Dakota.
If you have heard of Peltier, then you know how much more there is to this story. The blatant 1970s-era racism against Indigenous people. The fact that all of Peltier's co-defendants were acquitted based on self-defense. The reality that the FBI was at least partly responsible for the shootout that day. The U.S. government officials who have since admitted how flawed Peltier's trial was and urged his release. The decades of outcry from Indigenous leaders, members of Congress, celebrities and human rights leaders including Pope Francis, the Dalai Lama, Nelson Mandela, Coretta Scott King and Amnesty International, an organization otherwise focused on political prisoners in other countries.
Today, though, the story is pretty simple: There is an ailing, 77-year-old Indigenous man who has been in prison for 46 years who never should have been there in the first place.
Peltier recently recovered from an ugly bout with COVID-19, and he's got serious health problems related to diabetes and an abdominal aortic aneurysm. He has maintained his innocence all these years, even though it has almost certainly prevented him from being paroled.
The million-dollar question is, why is Peltier still in prison? The answer to that is also pretty simple: The FBI doesn't want him to ever get out and is using a flimsy, face-saving argument for keeping Peltier in prison until he dies.
Hirono is the third Democratic senator to personally appeal to Biden to grant clemency to Peltier in the last several months.
Sen. Patrick Leahy (D-Vt.), the longest-serving senator and a former chairman of the Judiciary Committee, told HuffPost in November that it is time for Peltier to go home. In February, he went on to publicly call on Biden to free him. Sen. Brian Schatz (D-Hawaii), who chairs the Indian Affairs Committee, has also urged Biden to grant clemency to Peltier.
In a statement, a spokesperson for Hirono said the senator "has long championed the rights of our country's Indigenous communities" and that her support for Peltier's release is a natural extension of those efforts.
"She is grateful to the advocates and the media coverage that has shed further light on this issue in the recent months and decided to lend her name to the growing list of Members of Congress who are calling for Mr. Peltier's sentence to be commuted," said the spokesperson.
A White House spokesman did not respond to a request for comment on whether Biden is considering clemency for Peltier.
In a rare interview from prison, Peltier recently told HuffPost what he would say to Biden if he had him alone for five minutes.
"I'm not guilty of this shooting. I'm not guilty," he said. "I would like to go home to spend what years I have left with my great-grandkids and my people."

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LA BIBLIOTECA DI ZOROBABELE
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Segnalazioni librarie e letture nonviolente
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 464 del 2 giugno 2022
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