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[Nonviolenza] Marcia Perugia-Assisi e 25 aprile: uno stesso impegno di pace e di solidarieta', contro tutte le guerre e tutti i fascismi
- Subject: [Nonviolenza] Marcia Perugia-Assisi e 25 aprile: uno stesso impegno di pace e di solidarieta', contro tutte le guerre e tutti i fascismi
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Sat, 23 Apr 2022 16:43:57 +0200
MARCIA PERUGIA-ASSISI E 25 APRILE: UNO STESSO IMPEGNO DI PACE E DI SOLIDARIETA', CONTRO TUTTE LE GUERRE E TUTTI I FASCISMI
1. Uno stesso impegno di pace e di solidarieta'
La marcia Perugia-Assisi per la pace e il disarmo che si svolge il 24 aprile, e le celebrazioni del 25 aprile, festa della liberazione, costituiscono due momenti di uno stesso impegno di pace e di solidarieta', contro tutte le guerre e tutti i fascismi.
Entrambe le iniziative convocano al primo dovere di ogni essere umano e di ogni umano istituto: opporsi alla violenza assassina, salvare le vite.
E qui e adesso cio' significa opporsi a tutte le guerre in corso, in primo luogo alla guerra scatenata dal folle e criminale governo russo contro la popolazione ucraina.
Si ascolti finalmente la voce dell'umanita' che chiede che cessino immediatamente le stragi.
Si ascolti finalmente la voce dell'umanita' che chiede di soccorrere, accogliere, assistere tutte le persone bisognose di aiuto.
Si ascolti finalmente la voce dell'umanita' che chiede la pace e il disarmo, poiche' le guerre e le armi sempre e solo uccidono gli esseri umani.
Alla barbarie della guerra si sostituisca la civilta' del dialogo.
Alla violenza assassina si sostituisca la solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge, difende e sostiene.
Alla crudelta' si sostituisca la compassione.
Si contrasti il male facendo il bene.
Si contrasti la violenza con la nonviolenza.
La memoria dell'antifascismo piu' nitido e intransigente, di cui e' testimone luminoso Aldo Capitini, che la marcia Perugia-Assisi ideo', ci convoca ad essere costruttrici e costruttori di pace, di giustizia e liberta', di compassione e misericordia, di solidarieta' e di condivisione di tutto il bene e di tutti i beni fra tutti gli esseri umani.
La memoria di tutti i martiri della Resistenza, dal cui esemplare impegno morale e civile e' scaturita la Costituzione repubblicana che riconosce e difende i diritti umani di tutti gli esseri umani, ci convoca ad essere costruttrici e costruttori di pace, di giustizia e liberta', di compassione e misericordia, di solidarieta' e di condivisione di tutto il bene e di tutti i beni fra tutti gli esseri umani.
La memoria di tutte le vittime delle guerre ancora in corso, delle dittature ancora presenti, della violenza razzista, colonialista ed imperialista, del folle e scellerato sistema di dominio fondato sulla rapina, la schiavitu' e la devastazione del mondo vivente; la memoria di tutte le vittime dello sfruttamento e dell'indifferenza, del consumismo sfrenato degli avidi che privano i rapinati e impoveriti anche dell'indispensabile per vivere; la memoria delle vittime della violenza maschile (e la violenza maschile e' la prima radice e il primo paradigma di tutte le violenze); la memoria di tutte le vittime ci convoca ad essere costruttrici e costruttori di pace, di giustizia e liberta', di compassione e misericordia, di solidarieta' e di condivisione di tutto il bene e di tutti i beni fra tutti gli esseri umani.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
2. La Resistenza e' antibarbarie e s'invera pienamente nella nonviolenza
La Resistenza e' sempre innanzitutto resistenza all'inumano; e' sempre innanzitutto opposizione alla guerra e alla stragi; e' sempre innanzitutto lotta per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Lo esprimono nitidamente le ultime lettere degli antifascisti condannati a morte.
Lo esprimono nitidamente le testimonianze, memorialistiche e letterarie, di chi alla Resistenza prese parte, da Italo Calvino a Luigi Meneghello, da Nuto Revelli a Lidia Menapace, da Beppe Fenoglio a Claudio Pavone, da Primo Levi a Bianca Guidetti Serra, da Renata Vigano' a Tina Anselmi, da Lidia Beccaria Rolfi a Ada Gobetti, ad innumerevoli altre ed altri.
Lo esprimono nitidamente le lapidi per donne, uomini e citta' della Resistenza dettate da Piero Calamandrei.
Lo esprime nitidamente il romanzo forse piu' poetico, profondo e commovente che rappresenta in indimenticabili figure e con un'illuminante metafora il cuore stesso della Resistenza, "La peste", del resistente Albert Camus.
Opporsi alla guerra ed opporsi al fascismo sono una sola cosa.
Perche' guerra e fascismo sono essenzialmente una sola cosa: disprezzo per l'umanita', uccisione degli esseri umani, violenza sull'inerme.
La guerra e il fascismo sono barbarie che tutto corrompe, distrugge e divora.
La Resistenza e' rispetto per l'umanita', difesa della vita, opposizione alla violenza.
La Resistenza e' antibarbarie.
La Resistenza s'invera pienamente nella nonviolenza.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
3. La tragica lezione del secolo breve: le tre verita' d'Hiroshima
L'esperienza storica del Novecento, il secolo dei totalitarismi e delle guerre di sterminio, il secolo in cui e' stata realizzata l'arma atomica che puo' distruggere l'intera famiglia umana, ci ammonisce e ci chiama alla responsabilita'.
Ernesto Balducci, una delle figure piu' luminose del pensiero e dell'impegno di pace, ci convocava a meditare su quelle che defini' "le tre verita' di Hiroshima".
Scriveva padre Balducci quarant'anni fa: "La prima verita' contenuta in quel messaggio e' che il genere umano ha un destino unico di vita o di morte. Sul momento fu una verita' intuitiva, di natura etica, ma poi, crollata l'immagine eurocentrica della storia, essa si e' dispiegata in evidenze di tipo induttivo la cui esposizione piu' recente e piu' organica e' quella del Rapporto Brandt. L'unita' del genere umano e' ormai una verita' economica. Le interdipendenze che stringono il Nord e il Sud del pianeta, attentamente esaminate, svelano che non e' il Sud a dipendere dal Nord ma e' il Nord che dipende dal Sud. Innanzitutto per il fatto che la sua economia dello spreco e' resa possibile dalla metodica rapina a cui il Sud e' sottoposto e poi, piu' specificamente, perche' esiste un nesso causale tra la politica degli armamenti e il persistere, anzi l'aggravarsi, della spaventosa piaga della fame. Pesano ancora nella nostra memoria i 50 milioni di morti dell'ultima guerra, ma cominciano anche a pesarci i morti che la fame sta facendo: 50 milioni, per l'appunto, nel solo anno 1979. E piu' comincia a pesare il fatto, sempre meglio conosciuto, che la morte per fame non e' un prodotto fatale dell'avarizia della natura o dell'ignavia degli uomini, ma il prodotto della struttura economica internazionale che riversa un'immensa quota dei profitti nell'industria delle armi: 450 miliardi di dollari nel suddetto anno 1979 e cioe' 10 volte di piu' del necessario per eliminare la fame nel mondo. Questo ora si sa. Adamo ed Eva ora sanno di essere nudi. Gli uomini e le donne che, fosse pure soltanto come elettori, tengono in piedi questa struttura di violenza, non hanno piu' la coscienza tranquilla.
"La seconda verita' di Hiroshima e' che ormai l'imperativo morale della pace, ritenuta da sempre come un ideale necessario anche se irrealizzabile, e' arrivato a coincidere con l'istinto di conservazione, il medesimo istinto che veniva indicato come radice inestirpabile dell'aggressivita' distruttiva. Fino ad oggi e' stato un punto fermo che la sfera della morale e quella dell'istinto erano tra loro separate, conciliabili solo mediante un'ardua disciplina e solo entro certi limiti: fuori di quei limiti accadeva la guerra, che la coscienza morale si limitava a deprecare come un malum necessarium. Ma le prospettive attuali della guerra tecnologica sono tali che la voce dell'istinto di conservazione (di cui la paura e' un sintomo non ignobile) e la voce della coscienza sono diventate una sola voce. Non era mai capitato. Anche per questi nuovi rapporti fra etica e biologia, la storia sta cambiando di qualita'.
"La terza verita' di Hiroshima e' che la guerra e' uscita per sempre dalla sfera della razionalita'. Non che la guerra sia mai stata considerata, salvo in rari casi di sadismo culturale, un fatto secondo ragione, ma sempre le culture dominanti l'hanno ritenuta quanto meno come una extrema ratio, e cioe' come uno strumento limite della ragione. E difatti, nelle nostre ricostruzioni storiografiche, il progresso dei popoli si avvera attraverso le guerre. Per una specie di eterogenesi dei fini - per usare il linguaggio di Benedetto Croce - l'"accadimento" funesto generava l'"avvenimento" fausto. Ma ora, nell'ipotesi atomica, l'accadimento non genererebbe nessun avvenimento. O meglio, l'avvenimento morirebbe per olocausto nel grembo materno dell'accadimento".
Sono parole di quarant'anni fa, che occorre continuare a meditare.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
4. Sull'orlo dell'abisso
Tutte e tutti sappiamo perfettamente di trovarci sull'orlo dell'abisso: la catastrofe bellica e la catastrofe ambientale possono distruggere la civilta' umana e devastare irreversibilmente la biosfera.
Il tempo e' poco: l'intera umanita' sa che deve immediatamente unirsi per contrastare queste due catastrofi incombenti. Nulla vi e' di piu' importante, di piu' necessario, di piu' urgente, che l'impegno comune per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Occorre abolire la guerra subito.
Occorre il disarmo subito.
Occorre la conversione ecologica dell'economia, della societa', dei modi di vita, subito.
Solo una societa' mondiale della sobrieta', della responsabilita', della condivisione; una societa' mondiale che riconosce ad ogni essere umano il diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'; una societa' mondiale orientata alla nonviolenza; solo questa societa' mondiale - democratica e plurale ("omnicrazia", per usare la formulazione di Aldo Capitini) - puo' garantire un futuro all'umanita'. Ogni persona ragionevole lo sa.
Tutti i conflitti che frammentano l'umanita' devono cessare dinanzi a questo impegno comune: la sopravvivenza dell'intera umana famiglia.
Tutti i poteri e le ideologie che attualmente mutilano ed opprimono l'umanita' devono cedere dinanzi a questo impegno comune: la sopravvivenza dell'intera umana famiglia.
Come hanno chiarito una volta per sempre le piu' avvertite coscienze dalla contemporaneita', da Rosa Luxemburg a Simone Weil, da Virginia Woolf a Mohandas Gandhi, da Hannah Arendt a Guenther Anders, da Hans Jonas a Vandana Shiva, e come ha acutamente sintetizzato papa Bergoglio (ad esempio nelle sue encicliche "Laudato si'" e "Fratelli tutti"), e' necessario uscire immediatamente dal sistema della violenza e realizzare la societa' della cura, della responsabilita' per l'altro, dell'amore per il mondo e per la vita di tutte e tutti, la societa' della nonviolenza.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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5. Repetita iuvant (I)
Ripetiamo quindi una volta ancora alcune parole che tante volte abbiamo ripetuto in queste settimane di dolore e di orrore.
Dobbiamo soccorrere, accogliere, assistere tutte le persone in fuga dalla guerra: salvare le vite e' il primo dovere.
Dobbiamo inviare aiuti umanitari alla popolazione ucraina, tutti gli aiuti umanitari possibili: salvare le vite e' il primo dovere.
Dobbiamo far giungere in Ucraina da tutto il mondo migliaia, milioni di persone disarmate a fare interposizione nonviolenta e soccorso umanitario, con il patrocinio e la guida dell'Onu: salvare le vite e' il primo dovere.
Dobbiamo sostenere la resistenza nonviolenta della popolazione ucraina: salvare le vite e' il primo dovere.
Dobbiamo sostenere l'opposizione nonviolenta della popolazione russa contraria alla guerra e al regime; l'opposizione nonviolenta che chiede giustizia e liberta', democrazia e diritti umani, legalita' e pace: salvare le vite e' il primo dovere.
Dobbiamo insorgere nonviolentemente contro la guerra e contro le armi: salvare le vite e' il primo dovere.
Dobbiamo insorgere nonviolentemente per imporre ai governi assassini - il governo russo aggressore, ma anche tutti gli altri governi coinvolti nella guerra e nelle stragi di cui la guerra consiste - il cessate il fuoco e i negoziati di pace: salvare le vite e' il primo dovere.
Dobbiamo insorgere nonviolentemente per far cessare l'invio di armi che alimenta la guerra e le stragi: salvare le vite e' il primo dovere.
Dobbiamo insorgere nonviolentemente per fermare il riarmo che minaccia l'umanita' intera: salvare le vite e' il primo dovere.
Dobbiamo insorgere nonviolentemente per far cessare le cosiddette "sanzioni" che invece di contrastare la guerra la favoreggiano, che invece di colpire gli sfruttatori e i massacratori colpiscono innanzitutto le classi sociali sfruttate ed oppresse impoverendole ancora di piu' ed esponendole a piu' gravi sofferenze e pericoli: salvare le vite e' il primo dovere.
Dobbiamo insorgere nonviolentemente per lo scioglimento della Nato, un'organizzazione terrorista e stragista i cui vertici vanno processati e condannati per i crimini di guerra ed i crimini contro l'umanita' commessi negli ultimi decenni: salvare le vite e' il primo dovere.
Dobbiamo insorgere nonviolentemente per imporre al governo italiano il rispetto della Costituzione italiana che ripudia la guerra: salvare le vite e' il primo dovere.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
6. Repetita iuvant (II)
E ripetiamo ancora una volta alcune parole che tante volte abbiamo ripetuto in questi decenni di dolore e di orrore.
Occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza dell'umanita' intera.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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7. Repetita iuvant (III)
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Condividere fra tutte e tutti tutto il bene e tutti i beni.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
"La nonviolenza e' in cammino"
Viterbo, 23 aprile 2022
Mittente: "La nonviolenza e' in cammino", c/o "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Da alcuni mesi e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 46 anni prigioniero innocente.
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