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[Nonviolenza] Telegrammi. 4423
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 4423
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Mon, 28 Mar 2022 23:35:59 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4423 del 29 marzo 2022
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Esposto contro la decisione del governo italiano di inviare armi in Ucraina, cosi' contribuendo alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, in flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana
2. Ida Dominijanni: I tasti di Zelensky e quelli di Draghi
3. Mariangela Mianiti: Sempre dalla parte del disertore
4. Carol Gokee: Rise Up For Peltier Call to Action Toolkit
5. Steve Neavling: Leonard Peltier Asks Biden for Clemency, Insisting He Didn't Kill 2 FBI Agents in 1975
6. Ripetiamo ancora una volta...
7. Franca Fortunato presenta "Una persona alla volta" di Gino Strada
8. Angela Napoletano presenta "Dall'avidita' alla cura" di Vandana Shiva
9. Segnalazioni librarie
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'
1. L'ORA. ESPOSTO CONTRO LA DECISIONE DEL GOVERNO ITALIANO DI INVIARE ARMI IN UCRAINA, COSI' CONTRIBUENDO ALLA GUERRA E ALLE STRAGI DI CUI ESSA CONSISTE, IN FLAGRANTE VIOLAZIONE DELL'ARTICOLO 11 DELLA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
Alle competenti magistrature
ai pubblici ufficiali affinche' adempiano al loro dovere in presenza della "notitia criminis" che il presente esposto reca
alle persone di volonta' buona ed alle associazioni democratiche impegnate per salvare le vite
ai mezzi d'informazione
Oggetto: esposto contro la decisione del governo italiano di inviare armi in Ucraina, cosi' contribuendo alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, in flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana
*
1. L'orrore
La guerra scatenata dal governo russo contro la popolazione ucraina continua ad uccidere esseri umani, giorno dopo giorno da oltre un mese ormai. Un diluvio di sangue innocente, un orrore che piu' passa il tempo e piu' cresce e si estende mettendo in pericolo l'umanita' intera.
Sembra che tutti i potenti della Terra che la guerra potrebbero far cessare salvando innumerevoli vite umane con una ferma e adeguata azione di pace, siano invece in realta' del tutto indifferenti a questa mostruosa strage di esseri umani, ed interessati piuttosto ai turpi e scellerati guadagni economici, politici e strategici che da questo abominevole eccidio si ripromettono di ricavare.
Ogni persona senziente e pensante sa che occorre far tacere le armi, negoziare un accordo, soccorrere le vittime, cercar di salvare tutte le vite che e' possibile salvare: invece tutti i governi coinvolti preferiscono essere complici della guerra scatenata dal folle e criminale governo russo, preferiscono foraggiare la guerra di armi assassine, preferiscono favoreggiare i massacri, le distruzioni, la barbarie, preferiscono che ancora e ancora altri esseri umani innocenti muoiano.
*
2. Una decisione incostituzionale ed assassina
La decisione del governo italiano di inviare armi in un paese in cui una guerra e' in corso, armando una delle parti belligeranti (la parte aggredita che legittimamente resiste all'invasione ma che ha commesso l'errore di aver scelto una sanguinosa resistenza armata anziche' una resistenza nonviolenta che sola avrebbe potuto essere efficace e vittoriosa, ed avrebbe salvato innumerevoli vite ed impedito immani distruzioni) e' immorale e illegale. Tale sciagurata decisione contribuendo alla guerra, rendendo quindi lo stato italiano effettualmente partecipe della guerra e delle uccisioni di cui essa consiste, invece di adoperarsi per la pace e per salvare le vite che la guerra minaccia e distrugge, costituisce una flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana.
Sia chiaro una volta per tutte: soccorrere le vittime e' un dovere, provocare ulteriori uccisioni e' un crimine. Inviando armi l'Italia non salva le vite, contribuisce alle stragi ed estende la guerra, una guerra che puo' facilmente diventare un conflitto mondiale che potrebbe porre fine all'umanita', come ha piu' volte denunciato in queste settimane la voce tanto autorevole quanto inascoltata del pontefice cattolico.
Ne' vale l'argomento specioso che da molti anni - decenni, ormai - vari governi dell'Italia repubblicana hanno reiteratamente violato quel decisivo ed inequivocabile articolo della Carta che sta a fondamento del nostro ordinamento giuridico: un delitto non ne giustifica un altro.
Un governo che viola la Costituzione cui ha giurato fedelta' commette un reato gravissimo.
Un governo che favoreggia la guerra e le stragi di cui essa consiste commette un reato gravissimo.
Un governo che invece di agire per salvare le vite umane compie atti il cui esito effettuale e' sopprimerle commette un reato gravissimo.
Un governo che arma la macchina della morte, che viola la legalita' costituzionale, che favoreggia la guerra e le uccisioni, deve essere tratto in giudizio - per quanto attiene all'ambito penale -, deve essere sfiduciato dal parlamento - per quanto attiene all'ambito politico ed istituzionale -, deve dimettersi - per quanto attiene all'ambito morale.
Segnaliamo tutto cio' alla magistratura affinche' intervenga per quanto di competenza.
Segnaliamo tutto cio' anche a molti altri pubblici ufficiali, i quali alla ricezione del presente esposto sanno di avere il dovere di trasmettere tale "notitia criminis" alla competente autorita' giudiziaria affinche' assuma tutti i provvedimenti necessari.
Segnaliamo tutto cio' anche a molte persone di volonta' buona e a molte associazioni democratiche affinche' a loro volta assumano analoghe iniziative di segnalazione all'autorita' giudiziaria della gravita' di cio' che il governo sta facendo.
Segnaliamo tutto cio' anche a molti mezzi d'informazione affinche' ne diano notizia all'opinione pubblica.
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3. Salvare le vite e' il primo dovere
Altro occorre fare: inviare aiuti umanitari al popolo ucraino, per cercar di salvare tutte le vite che e' possibile salvare.
Altro occorre fare: soccorrere, accogliere, assistere tutte le persone in fuga dalla guerra, dalle distruzioni, dalla fame, per cercar di salvare tutte le vite che e' possibile salvare.
Altro occorre fare: adoperarsi per l'immediato "cessate il fuoco", per l'immediata cessazione dell'aggressione russa, per immediati negoziati di pace, per cercar di salvare tutte le vite che e' possibile salvare.
Altro occorre fare: opporsi alla guerra ed impedire che essa prosegua e si estenda ancor piu': e' in pericolo l'esistenza dell'umanita' intera.
Altro occorre fare: contrastare il traffico degli strumenti di morte, sostenere l'opposizione popolare alla guerra, sostenere la resistenza popolare nonviolenta, sostenere la decisione di cessare di uccidere.
Altro occorre fare: revocare le sanzioni che invece di contrastare la guerra la favoreggiano, ed hanno come effetto reale di opprimere ancor piu' le classi sociali sfruttate e oppresse, di impoverire ancor piu' le persone gia' piu' impoverite, piu' fragili, piu' bisognose di aiuto.
Altro occorre fare: promuovere la pace, il disarmo, la nonviolenza, per cercar di salvare tutte le vite che e' possibile salvare.
*
4. La verita' della guerra, il dovere della pace
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Uccidere e' sempre un delitto.
La guerra e' un crimine contro l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
+
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 28 marzo 2022
2. RIFLESSIONE. IDA DOMINJANNI: I TASTI DI ZELENSKY E QUELLI DI DRAGHI
[Dal sito www.centroriformastato.it riprendiamo questo intervento del 22 marzo 2022]
Molto piu' prudente di quanto si potesse immaginare, molto piu' tirato in volto di quanto si mostrasse all'inizio dell'invasione, probabilmente avvertito dal colloquio telefonico con papa Francesco da lui stesso citato non per caso all'inizio del suo discorso, Volodymyr Zelensky si e' presentato al Parlamento italiano con un profilo diverso da quello esibito nei giorni scorsi davanti a quelli di Londra, Washington, Berlino, Gerusalemme. Se li' aveva chiesto a gran voce la no fly zone, qui non l'ha fatto, forse finalmente persuaso dell'irricevibilita' di una richiesta che per quanto comprensibile sarebbe foriera di conseguenze catastrofiche per la specie umana. Se li' aveva sollecitato il paragone fra la guerra di oggi e il crollo del Muro di Berlino e l'identificazione della causa ucraina con quella delle vittime dell'11 settembre e della Shoah, qui non ha approfittato, come tutti ci saremmo aspettati, dell'identificazione opinabile fra la resistenza ucraina e la resistenza partigiana italiana avallata dal mainstream politico e mediatico nostrano.
Si direbbe che qualcuno l'abbia avvertito del tasto particolarmente sensibile e controverso che avrebbe toccato se l'avesse fatto; o forse che il presidente ucraino abbia preferito spingere piuttosto su quello, assai meno rischioso e piu' produttivo a fini diplomatici, della prossimita' fra Roma e il Vaticano. Come che sia andata, Zelensky ha mantenuto il suo discorso sul piano che nessuno puo' negargli della condanna dell'invasione e del sostegno umanitario, limitandosi a un paragone fra Mariupol di oggi e Genova della Seconda guerra mondiale per rendere l'entita' del disastro ed evitando i toni spericolati di chiamata alle armi della Ue e della Nato che aveva avuto in precedenza. Di questo suo passaggio al Parlamento italiano c'e' dunque da essere ben lieti, tanto piu' se dovesse significare, come probabilmente significa, una maggiore disponibilita' al negoziato in vista del prossimo round.
Meno prudente, e come sempre meno empatico, il Presidente del consiglio italiano, che ha ribadito l'impegno a sostenere con l'invio di "aiuti anche militari", cioe' di armi, la resistenza ucraina, attribuendole l'onore e l'onere di presidiare "la nostra pace, la nostra liberta', la nostra sicurezza", nonche' "quell'ordine multilaterale basato sulle regole e sui diritti faticosamente costruito dal dopoguerra in poi". Un onore e un onere sul quale ci sarebbe molto da discutere, a partire dal fatto che lo sfregio del suddetto ordine data da ben prima della sua violazione sciagurata da parte di Putin in Ucraina. Ma si sa che di questo Draghi invece non vuol discutere, allineato com'e' alla narrativa occidentalista del dissesto del mondo globale.
Restano tuttavia da rimarcare due punti sensibili, uno conscio l'altro inconscio, del discorso di Zelensky. Il primo sta nel suo passaggio iniziale, "il nostro popolo e' diventato il nostro esercito", che contiene in se' tutte le ragioni della controversia sulla resistenza ucraina: perche' al di la' della solidarieta' e dell'ammirazione sentite e dovute, un popolo che si trasforma in un esercito non e' una buona premessa per le sorti di una giovane democrazia. E checche' ne pensi il mainstream nostrano, resta tutto da pensare il confine che distingue la resistenza contro l'invasore esterno di un popolo in sintonia con il proprio esercito e il proprio governo, quale sembra essere quella ucraina, e la resistenza di un popolo diviso fra lealta' e rivolta verso un regime dittatoriale interno prima che verso l'invasore esterno, quale fu quella italiana; ed e' il confine che distingue una mobilitazione nazionalista da una mobilitazione partigiana, con le conseguenze che ne derivano per la costruzione del pluralismo democratico.
L'altro punto, inconscio, sta nel paragone fra Mariupol e Genova, ispirato dalla memoria dei bombardamenti da terra e dal mare subiti dal capoluogo ligure durante la Seconda guerra mondiale. Nella nostra memoria pero' Genova non e' solo questo. E' anche la citta' del G8 del 2001, teatro della prova generale di quella gestione bellica e securitaria dell'ordine globale che sarebbe prevalsa di li' a poco, dopo l'11 settembre. Da allora, per "l'ordine multilaterale basato sulle regole e sui diritti" invocato da Draghi e' cominciata una lunga sequenza di strappi e lacerazioni, tutt'altro che priva di conseguenze per la catastrofe cui assistiamo oggi.
3. RIFLESSIONE. MARIANGELA MIANITI: SEMPRE DALLA PARTE DEL DISERTORE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 marzo 2022]
Cinquantotto anni fa, all'inizio della guerra d'Algeria, di cui quest'anno si celebra l'indipendenza, Boris Vian scrisse, e musico' con Harold Berg, la canzone intitolata Le deserteur (il disertore).
Reinterpretata da molti artisti, fra cui Joan Baez, Luigi Tenco (che la tradusse e intitolo' "Padroni della terra"), Ivano Fossati, Gian Maria Testa, Gino Paoli, Ornella Vanoni, Il disertore e' un inno alla disobbedienza di chi sceglie di girare le spalle al massacro.
Mentre in Ucraina la legge marziale impedisce agli uomini fra i 18 e i 60 anni di uscire dal Paese, mentre arrivano da tutto il mondo volontari per arruolarsi nella Legione internazionale ucraina, mentre dall'altra parte si tace su quante siano le madri che piangono figli tornati dentro una bara, sempre che tornino dentro una bara e non cancellati anche nel corpo da una scarna comunicazione, alcuni uomini ucraini scelgono la terza strada, la diserzione.
Lo fanno scappando fra i boschi, nascondendosi nel baule della macchina fra i peluche dei figli. Quando riescono a mettersi in salvo (vedi "il manifesto" di sabato 19 marzo), un po' si vergognano di trovarsi al sicuro, unici maschi fra donne, vecchi e bambini, perche' la retorica della guerra chiede sacrificio, sangue, eroismo, chiede agli uomini di combattere, mutilarsi, uccidersi, alle donne di salvarsi, curare, piangere.
Eppure qualcuno dice no a questa legge del sacrificio in nome della nazione. Qualche settimana prima che scoppiasse la guerra e gia' si paventava l'invasione, in un servizio televisivo sul Donbas ho visto uomini ucraini quasi piangere dicendo "Se comincia la guerra io mi nascondo. Io non voglio combattere. Io non voglio uccidere nessuno".
Scriveva Boris Vian:
"Egregio presidente, ti scrivo questa lettera, che forse vorrai leggere, se ti capitera'. Ho ricevuto la chiamata militare e adesso devo andare, in guerra martedi'. Signor presidente, io non la voglio fare, non voglio piu' ammazzare la gente come me.
Non voglio infastidirti, ma te lo devo dire, non voglio piu' obbedire, per cui disertero'. Da quando sono nato, han preso gia' mio padre, han preso mio fratello, e adesso tocca a me. Mia madre dal dolore e' già nella sua tomba, e adesso delle bombe non gliene importa piu'. Quand'ero prigioniero m'hanno rubato tutto, l'anima, la mia donna, e la mia dignita'.
Domani chiudero' la porta sul passato, sugli anni che ho perduto, e mi incamminero'. Io mi trascinero', nel mondo tra la gente, con un pensiero in mente, e a tutti io diro': dite di no a partire, dite di no a obbedire, dite di no a sparare, dite di no a morire.
Mio caro presidente, se c'e' da versar sangue, versate prima il vostro, andate avanti voi. E dica ai suoi gendarmi, se vengono a cercarmi, che possono spararmi, che armi io non ne ho".
Quei giovani russi che adesso sparano a giovani ucraini, e viceversa, in tempo di pace avrebbero magari studiato nella stessa universita', avrebbero viaggiato, e mangiato e ballato e lavorato insieme, si sarebbero mandati fotografie, non pallottole.
Disertare non e' vigliaccheria, e' una scelta politica che, infatti, le regole militari puniscono con la legge marziale, perche' negli eserciti bisogna solo obbedire.
Il disertore diserta un conflitto che non vuole e nel quale non si riconosce perche' sostituisce le armi alle parole. Non si tratta di eliminare il confliggere, che fa parte di noi, ma di trasformarlo da armato in dialettica delle differenze. Da una frase sbagliata o offensiva puoi tornare indietro, da un'arma che toglie la vita no, perche' quando sei morto, sei morto.
E comunque Vian e' in buona compagnia. Andate a curiosare su antiwarsongs.org
4. REPETITA IUVANT. CAROL GOKEE: RISE UP FOR PELTIER CALL TO ACTION TOOLKIT
[Dal comitato internazionale di difesa di Leonard Peltier ("International Leonard Peltier Defense Committee", 428-A8 Farnham St. Marshall, WI. 53559, 715.209.4453, sito: www.whoisleonardpeltier.info, e-mail: Contact at whoisleonardpeltier.info) riceviamo e diffondiamo]
Ask President Biden for the Immediate Release of Leonard Peltier!
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Call to Action Briefing
There is no doubt that our criminal justice system is imperfect, and Mr. Peltier knows firsthand just how imperfect it can be.
"I call on President Biden to commute Mr. Peltier's sentence expeditiously. It is the right thing to do." - Senator Patrick Leahy (D-Vt), longest serving member of the U.S. Senate
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Call to Action
Contact President Biden today!
202.456.1111
Ask for the immediate release of Leonard Peliter
Call President Biden Today! 202.456.1111
Please note: The White House comment line is open from 11 a.m. to 3 p.m.
Eastern, Tuesday through Thursday.
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Important Links:
Change.org Petition: https://bit.ly/3refswl
Contact your local Representatives: https://bit.ly/housereplp
New York Times Article : Clemency for Peltier:
Guardian Article Calling for Clemency:
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Graphics:
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Please use these graphics to post on social media outlets.
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Use images in this link above for signs and banners for art builds.
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Official Hashtags
#RiseUpForPeltier
#FreeLeonardPeltier
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Account to Tag
@POTUS
@whitehouse
@OfficialFBOP (Bureau of Prisons)
@PeltierHQ (International Leonard Peltier Defense Committee)
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Call-to-Action
Leonard Peltier, Anishinaabe and Dakota, has spent over 4 decades of his life behind bars, and recently, the prison system has failed to provide him adequate care and protection against COVID-19. His story is the epitome of the systemic abuse that continues to target Indigenous people and Movement Leaders.
We call upon President Biden to show proof of his efforts toward justice and equity by granting Executive Clemency to elder movement leader Leonard Peltier.
Call the White House and demand the release of Leonard Peltier. (202) 456-1111. Say
you support the commutation of #LeonardPeltier's sentence. He's held at USP-Coleman I in FL. Register number 89637-132
Sign the online petition: https://bit.ly/3refswl
Contact your reps. Find them here: https://bit.ly/35raR
#RiseUpForPeltier
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Here's what you need to know to #RiseUpForPeltier
On March 26, 2020 the Office of the Attorney General issued guidelines for the "Prioritization of Home Confinement as Appropriate in Response to COVID-19 Pandemic." A release to home confinement can be an immediate measure to ensure that Mr. Peltier gets the health care that he requires while the ILPDC continues to push for the commutation of his sentence.
*
Mr. Peltier's home community on the Turtle Mountain Reservation in North Dakota continues to plead for his return, confirming that they do not see his release as a threat to his community. Read the full letter here.
*
The International Leonard Peltier Defense Committee (ILPDC) is calling on the public to contact the White House and urge President Biden to take immediate action. Next, contact members of Congress and ask them to call upon the Warden at USP Coleman-1 and Bureau of Prisons Director Michael Carvajal, urging the immediate release of Leonard Peltier to home confinement.
It is time for Leonard Peltier to go home and be taken care of by his people. He has suffered for far too long and time is running out. Enough is enough!
*
Senator Patrick Leahy (D-Vt), the longest serving member of the U.S. Senate issued a statement urging President Biden to commute Leonard Peltier's sentence stating that, "His trial was so riddled with flaws that even one of the prosecutors trying him has acknowledged that Peltier was wrongfully convicted... He is exactly the kind of individual who should be considered for clemency... I have long believed that pardons and commutations are vital tools to offer clemency and relief, particularly when our criminal justice system has been contorted to propagate injustices. I call on President Biden to commute Mr. Peltier.s sentence expeditiously. It is the right thing to do."
Read the full statement here:
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Sample Tweets (Copy and Paste)
Mr. Peltier's home community on the Turtle Mountain Reservation in North Dakota continues to plead for his return, confirming that they do not see his release as a threat to his community. Read the full letter here:
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The IPLDC is calling on the public to contact the White House and urge President Biden to take immediate action. Next, contact members of Congress and ask them to call upon the Warden at USP Coleman-1 and Bureau of Prisons Director Michal Carvajal, urging the immediate release of Leonard Peltier to home confinement.
*
It is time for Leonard Peltier to go home and be taken care of by his people. He has suffered for far too long and time is running out. Enough is enough.
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For Media Inquiries, Please Contact:
Carol Gokee, International Leonard Peltier Defense Committee, 715-209-4453
Jean Roach, International Leonard Peltier Defense Committee, 605-415-3127
Kevin Sharp, former Federal District Court Judge & Peltier’s lead attorney, 615-434-7001
5. DOCUMENTAZIONE. STEVE NEAVLING: LENARD PELTIER ASKS BIDEN FOR CLEMENCY, INSISTING HE DIDN'T KILL 2 FBI AGENTS IN 1975
[Dal sito www.ticklethewire.com riprendiamo e diffondiamo questo articolo del 24 marzo 2022]
Leonard Peltier, a Lakota tribe member who was convicted of murdering two FBI agents in 1975, is asking President Biden to grant him clemency, insisting he is innocent.
Peltier, 77, has maintained he had nothing to do with the murder of the two agents on South Dakota's Pine Ridge Indian Reservation.
An all-white jury convicted him, and he was sentenced to two consecutive life sentences.
Peltier said he wants a new trial but he doesn't want a presidential pardon because he's innocent, NBC News reports.
"If I get into court, if the judge is fair, how are they going to answer all of that?" he said of evidence that was withheld from the 1977 trial. "I want to get a trial."
Protesters also recently called for his release before he dies in prison.
In his first interview since 2016, he told NBC News that time is running out.
"They're going to try and make me die here," Peltier said by phone Wednesday from his federal prison in Central Florida, his first media interview since 2016. "I have a last few years, and I got to fight."
Peltier's health is deteriorating, and he was infected with COVID-19 in late January.
6. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
7. LIBRI. FRANCA FORTUNATO PRESENTA "UNA PERSONA ALLA VOLTA" DI GINO STRADA
[Dal "Quotidiano del Sud" riprendiamo questa recensione del 18 marzo 2022]
Il libro postumo di Gino Strada, da poco in libreria, Una persona alla volta, edito da Feltrinelli, e' un vero e proprio Manifesto per un mondo senza guerre, lasciato in eredita' all'umanita' da parte di un uomo che ha dedicato la sua vita a curare le vittime di tutte le guerre, stando sul campo, e guardando i volti stravolti di feriti, mutilati, morti, affamati, rifugiati, disperati, per lo piu' donne e bambine/i.
Ovunque sia stato, Pakistan, Peru', Somalia, Bosnia, Etiopia, Afghanistan, Iraq, Siria, Libia, sempre "atrocita' e disumanita'", "morti e feriti" di "cittadini normali, molte donne e moltissimi bambini".
Il volto della guerra gli si presenta per la prima volta alla fine degli anni Ottanta in Pakistan, all'ospedale internazionale della Croce Rossa dove dall'Afghanistan, occupato dai sovietici, arriva un bambino mutilato da una mina giocattolo, armi pensate, progettate, costruite per i figli dei "nemici". "Quel bambino, a cui dovetti amputare la mano, divenne per me il vero volto della guerra, il volto di una delle sue tante vittime".
"La guerra per me ha sempre avuto la faccia di un uomo stravolto dalla sofferenza, il rosso caldo del sangue e la puzza di bruciato. Cosi' mi si e' presentata piu' o meno in tutti i posti dove sono andato a curare le vittime. Quante donne ho visto disperate per un figlio ucciso".
Quando gli Stati Uniti, dopo l'attacco terroristico dell'11 settembre, bombardano e occupano l'Afghanistan, seguiti dall'Occidente, in nome della "guerra al terrorismo", Strada capisce "di non essere un pacifista, ma di essere semplicemente contro la guerra". "Dopo anni passati tra conflitti - spiega - mi sono scoperto saturo di atrocita', del rumore degli spari e delle bombe. E li', in Afghanistan, dove avevo vissuto per tanti anni operando feriti, non ce l'ho fatta piu' a sopportare l'idea di una nuova guerra. Cosi' alla vigilia di un'altra ondata di sofferenze e di morte ho detto il mio 'no', basta con la guerra, basta uccidere mutilare infliggere atroci sofferenze ad altri esseri umani".
Sappiamo come e' andata a finire quella guerra e le altre che l'hanno seguita, un disastro, che rafforza in Strada la convinzione che "la guerra non si puo' umanizzare. Non si puo' renderla meno pericolosa, crudele e folle (...) si puo' solo abolire" iniziando a vederla "per quello che e' veramente, l'uccisione volontaria di tanti esseri umani. Non importa quale sia la ragione, o la 'causa', di un conflitto: e' lo strumento 'guerra' a essere un crimine".
"Per oltre trent'anni ho letto e ascoltato bugie sulla guerra. Che la motivazione - o piu' spesso la scusa - per una guerra fosse sconfiggere il terrorismo o rimuovere un dittatore, oppure portare liberta' e democrazia, sempre me la trovavo davanti nella sua unica verita': le vittime".
"Dopo tutti questi anni di guerra, la sola verita' inoppugnabile e' che questo strumento non ha funzionato" e "nel mondo atomico in cui viviamo, non possiamo piu' permetterci la guerra". La possibilita' di una guerra nucleare e' entrata nel mondo con la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki, alla fine della seconda Guerra mondiale, e oggi sembra tornata con la guerra in Ucraina.
Strada ricorda il Manifesto di Russell-Einstein (1955) sottoscritto da scienziati di tutto il mondo per un disarmo nucleare. Servirebbe oggi - si chiede - scrivere un nuovo Manifesto? Come abolire la guerra? "Non quella in Iraq o in Afghanistan, ma la guerra in se' e il suo unico, vero contenuto: morte, sofferenza, disumanita'". Un mondo senza guerre e' "il compito piu' ambizioso", "la scommessa piu' grande" che per Gino Strada attende l'umanita'.
8. LIBRI. ANGELA NAPOLETANO PRESENTA "DALL'AVIDITA' ALLA CURA" DI VANDANA SHIVA
[Dal quotidiano "Avvenire" riprendiamo questa recensione del 23 marzo 2022]
Lo sguardo sul mondo post Covid-19 dell'attivista ambientale Vandana Shiva e' un concentrato di ottimismo e speranza mescolate a una dose di consapevolezza dei limiti della natura umana e della sua storia. Nel suo ultimo libro, Dall'avidita' alla cura. La rivoluzione necessaria per un'economia sostenibile, la scienziata di origine indiana analizza la "tempesta perfetta" che da tempo flagella il mondo - emergenza climatica, instabilita' economica, fragilita' sociale e crisi democratica - per rilanciare un appello che, oggi, con la pandemia intervenuta ad esasperare quelle criticita', e' forse ancor piu' urgente: "dobbiamo trovare il modo di riconciliarci con il Pianeta". L'invito a tornare alla Terra, inteso come recupero di una relazione positiva con l'ambiente provata da secoli di sfruttamento smodato, e' il leitmotiv del saggio (pubblicato da Emi in prima edizione mondiale). Ma la riflessione di Shiva, classe 1952, tra gli ambientalisti piu' famosi al mondo, nota in particolare per il suo impegno contro l'industria dei prodotti geneticamente modificati, non e' solo ecologica. L'interconnessione tra i viventi, il rispetto degli equilibri dell'ecosistema, la distribuzione bilanciata delle ricchezze sono la base "verde" su cui si regge il modello economico della cura, l'unico, a suo dire, che puo' "inaugurare una nuova fase della democrazia globale".
"Sono cresciuta all'insegna del bellissimo precetto - racconta in collegamento da New Delhi - secondo cui e' solo dando che si riceve". Gratuita', reciprocita', condivisione sono i principi che regolano il "circolo del dono", il meccanismo che genera benessere e prosperita'. La legge del dare, spiega, consente di "superare le false categorie dell'estrattivismo, dell'affarismo, della crescita senza fine", di uscire dalla logica della cosiddetta "dis-economia" e di impedire "all'avidita' senza freni di pochi di trasformare l'abbondanza in scarsita', il diritto in privilegio". Convinta che la matrice culturale degli squilibri odierni affondi le radici nel dualismo cartesiano tra mente e corpo, tra uomo e ambiente. L'attivista ammette senza esitazione di non sentirsi sola nella rivoluzione per un'economia sostenibile che va predicando. Fa squadra con i piccoli agricoltori locali e con gli scienziati ecologisti di tutto il mondo, i cui saperi, precisa in un passaggio del saggio, "stanno convergendo per plasmare la nascente epistemologia della cura". Teoria quantistica affiancata a studio delle tradizioni e scienza dei sistemi viventi auto-organizzati. "Non cerco compagnia - sottolinea - nella comunita' delle istituzioni economiche internazionali". Fonte di ispirazione delle sue ricerche e delle sue campagne sono, piuttosto, gli insegnamenti di Papa Bergoglio sulla tutela del Creato condensati nell'enciclica Laudato si'. La scienziata ha partecipato al laboratorio internazionale di idee ed esperienze, "The Economy of Francesco", sollecitato dal Santo Padre per individuare soluzioni per un'economia piu' "inclusiva e attenta agli ultimi". "Una finestra di discussione privilegiata sul tema", spiega, "che ha contribuito a rinvigorire le mie idee". Il richiamo di Francesco, precisa, "a considerare gli altri esseri umani come fratelli e sorelle di una stessa famiglia, piuttosto che come oggetti da possedere o manipolare, ha rafforzato la mia idea di democrazia della Terra". Visione basata sul principio che tutti gli esseri umani hanno diritto ad accedere alle risorse del pianeta quindi ad avere cibo, acqua, aria pulita, ambiente sano e sicuro. L'evidenza che questa, non altre, e' la strada da seguire arriva, puntualizza, "dalle crisi multiple del mondo reale che la pandemia ha solo esasperato".
Shiva parla del Covid-19, "sintomo" della violazione dell'"integrita' degli ecosistemi", in un parallelo con il "virus dell'avidita'". "Possiamo vivere in un mondo unito dalla diffusione di malattie come il Coronavirus - scrive nel libro - invadendo le case di altre specie, manipolando piante e animali per trarne profitto commerciale, oppure... vivere in un mondo unito dalla salute e dal benessere di tutti, proteggendo la biodiversita'". La speranza e' che la seconda opzione prevalga sulla prima. "Molte persone - commenta - hanno iniziato a prenderne consapevolezza, con coraggio, proprio durante i lockdown disposti durante la pandemia quando la posta in gioco e' apparsa chiara: vivere o non vivere". Cura e' femmina. La riflessione di Shiva non puo' prescindere dal ruolo delle donne nell'economia sostenibile. "Parte di cio' che ha causato il colonialismo in secoli di cultura patriarcale - osserva - e' l'idea di una terra morta, vuota, e di donne come oggetti". Centrale, per questo, e' la forza di quante in futuro "si lasceranno svegliare dalla bellezza della terra - aggiunge - cominciando a lottare per questa, prendendosene cura come se fosse il proprio corpo". L'ecofemminismo, promette, "diventera' sempre piu' determinante". La "decolonizzazione" dei modelli economici e sociali odierni e la presa di coscienza dell'interconnessione tra uomo e ambiente sono, in sintesi, "un dovere oltre che un diritto". La posta in ballo e' la stessa sopravvivenza dell'umanita'. "Sogno che presto - conclude - tutti imparino ad abitare il pianeta come se fosse un giardino, non una miniera da sfruttare, coltivato nella diversita' e nella mutualita'. Vivente. Un orto in cui ciascuno si prenda cura del terreno e dei semi piantati. I fiori che ne verranno saranno l'unica cosa di cui avremo bisogno per continuare a vivere". E per essere davvero liberi.
9. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Marco Alfieri e Francesca Barbieri (a cura di), Ucraina 24.02.2022. L'invasione russa e le conseguenze della guerra in Europa, Il sole 24 ore, Milano 2022, pp. XVI + 208, euro 12,90 (in supplemento al "Sole 24 ore").
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Riedizioni
- Gennaro Maria Barbuto, Machiavelli, Salerno, Roma 2013, Societa' Europea di Edizioni, Milano 2022, pp. 386, euro 10.
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Strumenti
- Sergio Auriemma (a cura di), Repertorio. Dizionario normativo della scuola, Tecnodid, Napoli 2022, pp. 1440, euro 68.
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Classici
- Jane Austen, Senno e sensibilita', Rizzoli, Milano 1961, pp. 360. Traduzione di Beatrice Boffito Serra. Ed. or. Sense and Sensibility, London 1811.
- Jane Austen, Ragione e sentimento, Rcs, Milano 1961, 2013, pp. 440. Presentazione di Dacia Maraini, traduzione di Beatrice Boffito Serra. Ed. or. Sense and Sensibility, London 1811.
- Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio, Mondadori, Milano 1932, 1986, pp. 352. Introduzione di Grazia Livi, traduzione di Giulio Caprin. Ed. or. Pride and Prejudice, London 1813.
- Jane Austen, Mansfield Park, Penguin Books, London 1966, 1985, pp. 464. Edited with an introduction by Tony Tanner. Ed. or. Mansfield Park, London 1814.
- Jane Austen, Emma, Garzanti, Milano 1965, pp. 376. Traduzione di Mario Praz. Ed. or. Emma, London 1815.
- Jane Austen, L'abbazia di Northanger, Theoria-L'Unita', Roma 1994, pp. 256. Traduzione di Linda Gaia. Ed. or. Northanger Abbey, London 1818 (postumo).
- Jane Austen, Persuasione, Rizzoli, Milano 1961, pp. 248. Traduzione di Giulietta Cardone Cattaneo. Ed. or. Persuasion, London 1818 (postumo).
- Jane Austen, Romanzi, Garzanti - Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma 2005, pp. XXVIII + 1346. Contiene Mansfield Park, Orgoglio e pregiudizio, Emma. Introduzione di Beatrice Battaglia, traduzioni di Simone Buffa di Castelferro (Mansfield Park), di Isa Maranesi (Orgoglio e pregiudizio), di Mario Praz (Emma).
- Jane Austen, Lady Susan. I Watson. Sanditon, Newton Compton, Roma 2015, pp. 192. Introduzione di Ornella De Zordo, traduzione di Daniela Paladini. Tre romanzi incompiuti.
10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
11. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4423 del 29 marzo 2022
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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