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[Nonviolenza] La biblioteca di Zorobabele. 395
- Subject: [Nonviolenza] La biblioteca di Zorobabele. 395
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Fri, 25 Mar 2022 06:53:14 +0100
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LA BIBLIOTECA DI ZOROBABELE
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Segnalazioni librarie e letture nonviolente
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 395 del 25 marzo 2022
In questo numero:
1. Il primo dovere
2. Papa Francesco: Discorso ai partecipanti all'incontro promosso dal Centro femminile italiano
3. Alberto Negri: La guerra in Ucraina, un Afghanistan nel cuore d'Europa?
4. Il 24, 25 e 26 marzo a Viterbo, a Milano e a Sondrio tre incontri per la liberazione di Leonard Peltier
1. L'ORA. IL PRIMO DOVERE
Salvare le vite e' il primo dovere.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Condividere tutto il bene e tutti i beni.
Salvare le vite e' il primo dovere.
2. DOCUMENTAZIONE. PAPA FRANCESCO: DISCORSO AI PARTECIPANTI ALL'INCONTRO PROMOSSO DAL CENTRO FEMMINILE ITALIANO
[Dal sito www.vatican.va riprendiamo e diffondiamo il testo del discorso tenuto da papa Francesco ai partecipanti all'incontro promosso dal Centro femminile italiano il 24 marzo 2022]
Care sorelle, buongiorno e benvenute! E buongiorno, Eminenza [e' presente il Cardinale E. Menichelli].
Ringrazio la Presidente, Renata Natili Micheli, per le parole con cui ha introdotto il nostro incontro. E' coraggiosa questa ragazza! E' coraggiosa! Siete venute a Roma per celebrare il vostro Congresso elettivo, il cui tema va ben al di la' delle scadenze associative, e' un tema ampio, di ampio respiro: "Identita' creazionale dell'uomo e della donna in una condivisa missione". Bel lavoro. Vi ringrazio perche' offrite il vostro contributo al dialogo su questa tematica dell'identita' dell'uomo e della donna. Una questione molto attuale, non solo e non tanto in senso teorico, ma in senso esistenziale, nella vita delle persone; penso specialmente ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze che, nella loro crescita, hanno bisogno di punti di riferimento, di figure adulte con cui confrontarsi. Uomini e donne.
Soprattutto pero' voglio ringraziarvi perche' ci siete, perche' in Italia esiste e va avanti questa vostra associazione di donne, che e' animata dal Vangelo e vuole dialogare con tutti per il bene comune della societa'. E questo non e' scontato. Grazie.
Il Centro Italiano Femminile e' nato in un contesto di difesa della dignita' e dei diritti della donna, in quel periodo cosi' ricco, cosi' fecondo per l'Italia che ha fatto seguito alla seconda guerra mondiale. In quel contesto fortemente polarizzato in senso ideologico, il CIF nasce come scelta della responsabilita', dell'impegno per custodire l'umano. Era la scelta per quella che oggi chiamiamo cultura della cura, alternativa alla cultura dello sfruttamento e del dominio. Tornero' su questo.
Nell'Assemblea Costituente, Maria Federici Agamben, prima presidente nazionale del CIF, insieme alle altre rappresentanti femminili e trasversalmente agli schieramenti partitici, partecipo' alla stesura di alcuni Articoli della Costituzione e influi' sulla "filosofia" costituzionale riguardo ai temi della solidarieta', della sussidiarieta' e della laicita' dello Stato.
Per voi, la partecipazione alla vita politica, come sottolineava Pio XII, non risponde semplicemente alla rivendicazione della piena cittadinanza delle donne, no, vuol essere un atto di giustizia nei confronti della comunita' e una valorizzazione della politica considerata come forma di carita', la forma piu' alta, forse, della carita'. Un impegno che si attua non nell'agone politico, ma sul versante dei diritti e della cultura. Il CIF, allora come oggi, esprime questa visione della politica intesa come servizio al bene comune animato dalla carita'. A tale proposito, il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che la giustizia consiste nel realizzarsi delle "condizioni che consentono alle associazioni e agli individui di conseguire cio' a cui hanno diritto secondo la loro natura e la loro vocazione" (n. 1928).
Care amiche, e' ormai evidente che la buona politica non puo' venire dalla cultura del potere inteso come dominio e sopraffazione, ma solo da una cultura della cura, cura della persona e della sua dignita' e cura della nostra casa comune. Lo prova, purtroppo negativamente, la guerra vergognosa a cui stiamo assistendo.
Penso che per quelle di voi che appartengono alla mia generazione sia insopportabile vedere quello che e' successo e sta succedendo in Ucraina. Ma purtroppo questo e' il frutto della vecchia logica di potere che ancora domina la cosiddetta geopolitica. La storia degli ultimi settant'anni lo dimostra: guerre regionali non sono mai mancate; per questo io ho detto che eravamo nella terza guerra mondiale a pezzetti, un po' dappertutto; fino ad arrivare a questa, che ha una dimensione maggiore e minaccia il mondo intero. Ma il problema di base e' lo stesso: si continua a governare il mondo come uno "scacchiere", dove i potenti studiano le mosse per estendere il predominio a danno degli altri.
La vera risposta dunque non sono altre armi, altre sanzioni. Io mi sono vergognato quando ho letto che non so, un gruppo di Stati si sono impegnati a spendere il due per cento, credo, o il due per mille del Pil nell'acquisto di armi, come risposta a questo che sta succedendo adesso. La pazzia! La vera risposta, come ho detto, non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un'altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo ormai globalizzato - non facendo vedere i denti, come adesso -, un modo diverso di impostare le relazioni internazionali. Il modello della cura e' gia' in atto, grazie a Dio, ma purtroppo e' ancora sottomesso a quello del potere economico-tecnocratico-militare.
Perche' ho voluto fare con voi questa riflessione? Perche' voi siete un'associazione di donne, e le donne sono le protagoniste di questo cambiamento di rotta, di questa conversione. Purche' non vengano omologate dal sistema di potere imperante. Sempre che mantengano la propria identita' di donne. A questo proposito vorrei riprendere un passaggio del Messaggio di San Paolo VI alle donne, al termine del Vaticano II. Dice cosi': "Viene l'ora, l'ora e' venuta, in cui la vocazione della donna si completa in pienezza, l'ora in cui la donna acquista nella societa' un'influenza, un irradiamento, un potere finora mai raggiunto. E' per questo, in questo momento nel quale l'umanita' sperimenta una cosi' profonda trasformazione, che le donne imbevute dello spirito del Vangelo possono tanto per aiutare l'umanita' a non decadere" (nn. 3-4). E' impressionante la forza profetica di questa espressione. In effetti le donne, acquistando potere nella societa', possono cambiare il sistema. Voi potete cambiare il sistema, le donne possono cambiare il sistema se riescono, per cosi' dire, a convertire il potere dalla logica del dominio a quella del servizio, a quella della cura. C'e' una conversione da fare: il potere con la logica del dominio, convertirlo in potere con la logica del servizio, con la logica della cura.
E ho voluto parlare di questo con voi per ricordare a me stesso e a tutti, a partire da noi cristiani, che questo cambiamento di mentalita' riguarda tutti e dipende da ciascuno. E' la scuola di Gesu', che ci ha insegnato come il Regno di Dio si sviluppi sempre a partire dal piccolo seme. E' la scuola di Gandhi, che ha guidato un popolo alla liberta' sulla via della nonviolenza. E' la scuola dei santi e delle sante di ogni tempo, che fanno crescere l'umanita' con la testimonianza di una vita spesa al servizio di Dio e del prossimo. Ma e' anche - direi soprattutto - la scuola di innumerevoli donne che hanno coltivato e custodito la vita; di donne che hanno curato le fragilita', che hanno curato le ferite, che hanno curato le piaghe umane e sociali; di donne che hanno dedicato mente e cuore all'educazione delle nuove generazioni.
E' grande la forza della donna. E' grande! C'e' un detto - piu' che un detto e' una riflessione: se un uomo piuttosto giovane rimane vedovo, difficilmente da solo se la cava. L'uomo non puo' tollerare una solitudine cosi' grande. Se una donna rimane vedova, se la cava: porta avanti la famiglia, porta avanti tutto. Spiegate voi la differenza, dov'e'? Il genio femminile: e' questo il genio femminile. Questo esempio illumina abbastanza questa realta'.
La cultura della cura, dell'accoglienza, la cultura del farsi prossimo. Voi la vivete attingendo dal Vangelo. L'avete imparata nella Chiesa, madre e maestra, e formandovi a coltivare prima di tutto in voi stesse la vita spirituale, ad avere cura le une delle altre, nell'amicizia, nell'attenzione reciproca, specialmente nei momenti di difficolta', pregando le une per le altre, non chiacchierando le une delle altre, no, questo non va! Ma voi non lo fate, sono sicuro.
Care amiche, per tutto questo vi ringrazio e vi incoraggio ad andare avanti. Come altre associazioni cattoliche storiche, anche la vostra e' cambiata con il mutare della societa' italiana. Fa bene per questo anche "alleggerirsi" di strutture diventate insostenibili, per dedicarsi meglio alla formazione e all'animazione culturale e sociale. Vi accompagni sempre la Vergine Maria, che domani contempleremo nell'Annunciazione. Benedico di cuore voi qui presenti e tutte le socie, specialmente quelle piu' fragili. E anche, voi, per favore, pregate per me. Grazie!
3. RIFLESSIONE. ALBERTO NEGRI: LA GUERRA IN UCRAINA. UN AFGHANISTAN NEL CUORE D'EUROPA?
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 24 marzo 2022]
Avremo un Afghanistan nel cuore dell'Europa? Tre vertici a Bruxelles in un giorno (Consiglio europeo - Nato - G7) in cui Joe Biden oggi ci dice se intende - Putin permettendo - finire la guerra o affrontare la Russia in un conflitto di logoramento per procura che dura da un mese esatto.
La narrativa di una Russia che non puo' vincere o comunque restare impantanata e' gia' pronta. Il presidente americano arriva accompagnato dal parere del Pentagono secondo cui Putin ha perso piu' del 10% della sua forza militare, si dice che l'offensiva e' in stallo, la logistica delle truppe russe in crisi e gli ucraini sarebbero passati in alcune aree alla controffensiva.
E come informa sul "New York Times" del 22 marzo l'ex generale americano che pianifico' i raid di Desert Storm in Iraq, gli ucraini hanno ancora una forza aerea segreta che combatte contro i jet Sukhoi russi.
Inutile girarci intorno: Biden e' il capo del fronte euro-atlantico in una guerra dove gli ucraini sono la fanteria, come lo erano i curdi nella lotta al Califfato. Nonostante gli Usa non vogliano assolutamente una no-fly-zone per evitare una terza guerra mondiale, sono gli americani con gli inglesi che hanno riempito di armi l'Ucraina e gli Stati Uniti rappresentano il maggiore fornitore di aiuti militari e civili a Kiev, quasi 14 miliardi di dollari. Questi sono un recipiente finanziario e militare per continuare il conflitto. Al quale l'Italia di Draghi, nel giorno dell'accoglienza di Zelenski in Parlamento, si e' accodata immediatamente.
Eppure toccherebbe a Biden trovare una via di uscita per Putin e fermare il massacro degli ucraini. Ma avrebbe dovuto cercarla prima, quando gli americani per due mesi si sono detti sicuri di un'invasione russa dell'Ucraina e non hanno fatto nulla di concreto.
Andrei Grachev - portavoce di Gorbaciov quando annuncio' la dissoluzione dell'Urss - in una recente intervista ha affermato che "bisogna accompagnare i due Paesi impegnati nel conflitto verso un'uscita d'emergenza, tornando alla formula discussa degli accordi di Minsk (2015), alla neutralita' e fare dell'Ucraina uno stato federale, per garantire i diritti di una minoranza di lingua russa, che corrisponde a quasi un terzo della popolazione. Questo tipo di soluzioni potrebbero calmare il gioco, offrire a Putin la possibilita' di giustificare l'alt all'offensiva.
E' interessante che la stessa posizione, con sfumature diverse, sia espressa dal giornale americano "The Atlantic". Che sottolinea la tentazione illusoria dei leader occidentali. I funzionari occidentali stanno rafforzando la loro retorica e il loro sostegno all'Ucraina per solidarieta' morale e geopolitica, ma anche per il successo iniziale dell'Ucraina nel resistere all'attacco russo. Piu' a lungo l'Ucraina resistera', piu' l'Occidente potrebbe convincersi di poter ottenere qualcosa di piu' grande dello status quo, e cioe' che Putin e il suo regime non sopravvivano alla crisi che hanno generato.
E' la debolezza stessa della Russia a creare una serie di pericoli. Si stanno facendo strada ipotesi sul collasso della Russia, convincendosi per esempio che l'esercito di Mosca non sia all'altezza, che le sue difficolta' in Ucraina rivelino un sistema pervaso dalla corruzione, che Putin sia una tigre di carta, o che il regime di Mosca cadra' presto.
Ma dobbiamo ricordare che l'autoritarismo cinese e' sopravvissuto alle proteste di piazza Tienanmen, la teocrazia iraniana e' sopravvissuta per decenni alle sanzioni Usa e, piu' recentemente, Bashar Assad e' sopravvissuto alla guerra civile siriana e ora e' stato riaccolto nel consesso arabo con la visita di venerdi' scorso negli Emirati.
Ma forse e' questo che fa piu' paura al fronte euro-atlantico, reduce da disastri epocali in Afghanistan, Iraq, Libia: scoprire che meta' del mondo sta con Putin o simpatizza per lui. E' il fronte "zero sanzioni" a Mosca. Dalla Cina, all'India, al Pakistan, alle monarchie del Golfo, senza contare le esitazioni di Turchia e Israele. Tutti stati che vogliono tenere aperti i canali con Mosca. Come dimostra lo storico vertice dell'altro giorno a Sharm ek Sheikh tra il premier israeliano Bennett, il principe degli Emirati Mohammed bin Zayed e il dittatore egiziano Al Sisi.
C'e' il pericolo che la narrativa di impantanare la Russia in Ucraina alimenti pericolose illusioni. E' possibile che il regime di Putin sia davvero indebolito. Ma questa debolezza della Russia puo' creare una serie di pericoli. In primo luogo, l'Occidente potrebbe diventare troppo sicuro di se' nel testare i limiti di Mosca. La prospettiva di una sconfitta in Ucraina, poi, aumenta la possibilita' che Putin intensifichi il conflitto.
L'escalation puo' cominciare da subito. Putin potrebbe decidere che, semplicemente, non puo' perdere. Questo aumenterebbe la probabilita' che usi armi di distruzione di massa per cambiare la realta' sul campo. La natura del suo regime fa si' che a essere in gioco non sia solo il suo potere ma perfino la sua vita. In questa situazione non si dovrebbe dare per scontato si fermera' prima di aver raso al suolo Kiev: ha gia' dimostrato di essere disposto a farlo, prima a Grozny, in Cecenia, e poi ad Aleppo, quando la potenza aerea russa ha sostenuto Assad.
Il pericolo, quindi, e' che il sostegno occidentale all'Ucraina - alimentato dalla barbarie di Putin, dal successo ucraino e dall'ottimismo occidentale - si combini con la crescente debolezza del regime, creando le condizioni per un errore di calcolo nato dalla disperazione. E piu' la crisi dura e piu' grande e' questo pericolo.
Poi ci siamo noi italiani: con un governo che aumenta verticalmente le spese per la difesa ma non accantona risorse sufficienti - abbiamo otto settimane di riserve, dice il credibile sottosegretario Gabrielli - per acquistare materie prime energetiche. Allora spegneremo la luce e insieme, forse, anche il lume della ragione.
4. REPETITA IUVANT. IL 24, 25 E 26 MARZO A VITERBO, A MILANO E A SONDRIO TRE INCONTRI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER
Mentre la guerra in Ucraina e' in corso, e naturalmente il primo impegno di ogni persona decente in Europa e' adoperarsi per soccorrere le vittime e far cessare al piu' presto le stragi, anche tante altre vicende richiedono l'attenzione e l'azione nonviolenta di ogni persona di volonta' buona. Tra queste vicende quella di Leonard Peltier, figura-simbolo della lotta dei nativi americani contro il genocidio, l'etnocidio e l'ecocidio, da 46 anni detenuto innocente, ci convoca a un impegno di solidarieta' che non puo' essere rinviato.
E cosi', mentre continua il nostro impegno nonviolento contro la guerra in Ucraina e contro tutte le guerre, continua altresi' l'impegno per la liberazione del nostro fratello Leonard Peltier.
Di seguito una breve notizia su tre iniziative che si svolgono in questi giorni.
In allegato un intervento (scritto un mese fa) del responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, e un appello della coordinatrice dell'"International Leonard Peltier Defense Committee", Carol Gokee.
Mitakuye Oyasin.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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Si svolgera' giovedi' 24 marzo 2022 a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", un incontro per la liberazione di Leonard Peltier.
Partecipano Paolo Arena e Peppe Sini.
Per informazioni: e-mail: centropacevt at gmail.com
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Si svolgera' venerdi' 25 marzo 2022 a Milano, presso l'associazione Revdar, in via Digione 7, con inizio alle ore 19,30, un incontro per la liberazione di Leonard Peltier.
Partecipa Andrea De Lotto, del "Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier" di Milano.
L'iniziativa e' promossa dal Centro di documentazione antimperialista "Olga Benario" e dal Circolo itinerante proletario "Georges Politzer".
Per informazioni: e-mail: bigoni.gastone at gmail.com, tel. 3490931155 (risponde Andrea De Lotto, del "Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier" di Milano).
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Si svolgera' sabato 26 marzo 2022 a Sondrio presso il Centro Evangelico di Cultura, in via Malta 16, con inizio alle ore 17, una conferenza per la liberazione di Leonard Peltier.
Partecipano Andrea De Lotto, del "Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier" di Milano, e Milena Valli, promotrice di inizative per la pace in Valtellina; modera Emanuele Campagna.
Aderiscono all'iniziativa il Centro Rigoberta Menchu' e l'Agenzia per la Pace.
Per informazioni: sito: sondrioevangelica.org, tel. 393665976493 (Centro Evangelico di Cultura di Sondrio), ed anche e-mail: bigoni.gastone at gmail.com, tel. 3490931155 (risponde Andrea De Lotto, del "Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier" di Milano).
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Allegato primo. Peppe Sini: Alcune parole per Leonard Peltier
Non muoia in carcere Leonard Peltier
Mentre vengono scritte queste righe Leonard Peltier ha 77 anni, da 46 e' in prigione in un carcere americano di massima sicurezza condannato a due ergastoli per delitti che non ha commesso (un processo-farsa con una giuria razzista lo condanno' sulla base di testimonianze false e di prove altrettanto false; gli stessi accusatori, gli stessi giudici, riconobbero successivamente che fu la condanna di un innocente, che fu una persecuzione politica. Leonard Peltier e' un perseguitato politico, perseguitato perche' e' un nativo americano che ha dedicato l'intera sua vita alla lotta in difesa del suo popolo e di tutti i popoli oppressi, in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, in difesa della Madre Terra.
Ha scritto nella sua autobiografia: "Tutti facciamo parte dell'unica famiglia dell'umanita'.
Noi condividiamo la responsabilita' per la nostra Madre Terra e per tutti quelli che ci vivono e respirano.
Credo che il nostro compito non sara' terminato fin quando anche un solo essere umano sara' affamato o maltrattato, una sola persona sara' costretta a morire in guerra, un solo innocente languira' in prigione e un solo individuo sara' perseguitato per le sue opinioni.
Credo nel bene dell'umanita'.
Credo che il bene possa prevalere, ma soltanto se vi sara' un grande impegno. Impegno da parte nostra, di ognuno di noi, tuo e mio".
Leonard Peltier soffre da molti anni di gravi patologie, e recentemente ha contratto il covid. La sua vita e' in grave pericolo, ma fin qui neppure questo ha persuaso il Presidente degli Stati Uniti d'America a restituirgli la liberta' attivando l'istituto della grazia presidenziale.
Da tutto il mondo da decine d'anni si chiede che Leonard Peltier sia liberato: lo hanno chiesto Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, e con essi innumerevoli altre personalita' benemerite dell'umanita', lo hanno chiesto istituzioni democratiche come il Parlamento Europeo, lo hanno chiesto associazioni prestigiose come Amnesty International, e con esse milioni di esseri umani da tutto il mondo che hanno sottoscritto petizioni per la sua liberazione. Fin qui a nulla e' valso.
Perche' tanto accanimento? Perche' tanta ferocia contro Leonard Peltier? Cosa rappresenta Leonard Peltier per far si' che il sistema di potere che domina negli Stati Uniti tema a tal punto un settantasettenne gravemente malato? Cosa rappresenta Leonard Peltier per far si' che gli sia sempre stato negato un processo di appello che sicuramente lo avrebbe assolto? Cosa rappresenta Leonard Peltier per far si' che gli siano state sistematicamente negate tutte quelle misure di riduzione dell'afflittivita' della pena che lo stesso sistema carcerario americano prevede?
Scriviamolo subito: Leonard Peltier rappresenta l'intera umanita' oppressa in lotta per la comune liberazione e per la difesa dell'intero mondo vivente minacciato di distruzione dai poteri dominanti.
La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la Resistenza degli indiani d'America vittime di un genocidio, di un etnocidio e di un ecocidio che tuttora continuano e che occorre contrastare.
La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la lotta di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani oppressi e denegati dalla violenza dei poteri dominanti.
La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la lotta dell'umanita' cosciente in difesa del mondo vivente dalla minaccia di distruzione da parte di un sistema di potere, di un modo di produzione e di un modello di sviluppo che schiavizzano, divorano e distruggono gli esseri umani, gli altri animali, l'intero mondo vivente.
La lotta di Leonard Peltier e la lotta per la sua liberazione sono quindi parte di un impegno in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, di un impegno per la salvezza dell'intero mondo vivente.
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La vita, la lotta e la persecuzione di un indiano
Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco) nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazone criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, e' ora anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
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Un uomo innocente
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
Ha scritto nella sua autobiografia: "Non ho scuse da porgere, solo tristezza. Non posso scusarmi per quello che non ho fatto. Ma posso provare dolore, e lo faccio. Ogni giorno, ogni ora, soffro per quelli che sono morti nello scontro di Oglala del 1975 e per le loro famiglie - per le famiglie degli agenti dell'Fbi Jack Coler e Ronald Williams e, si', per la famiglia di Joe Killsright Stuntz, la cui morte per una pallottola a Oglala quello stesso giorno, cosi' come le morti di centinaia di altri indiani a Pine Ridge in quel terribile periodo, non e' mai stata oggetto di inchiesta. Mi piange il cuore nel ricordare la sofferenza e la paura nella quale molta della mia gente fu costretta a vivere a quel tempo, la stessa sofferenza e paura che quel giorno spinse me e gli altri a Oglala per difendere chi era indifeso.
Provo pena e tristezza anche per la perdita subita dalla mia famiglia perche', in qualche misura, quel giorno sono morto io stesso. Sono morto per la mia famiglia, per i miei bambini, per i miei nipoti, per me stesso. Sopravvivo alla mia morte da oltre due decenni.
Quelli che mi hanno messo qui e che mi tengono qui sapendo della mia innocenza avranno una magra consolazione dalla loro indubbia rivincita, che esprime chi essi sono e cio' che sono. Ed e' la piu' terribile rivincita che potessi immaginare.
Io so chi sono e quello che sono. Sono un indiano, un indiano che ha osato lottare per difendere il suo popolo. Io sono un uomo innocente che non ha mai assassinato nessuno, ne' inteso farlo. E, si', sono uno che pratica la Danza del Sole. Anche questa e' la mia identita'. Se devo soffrire in quanto simbolo del mio popolo, allora soffro con orgoglio.
Non cedero' mai.
Se voi, parenti e amici degli agenti che morirono nella proprietà degli Jumping Bull, ricaverete qualche tipo di soddisfazione dal mio essere qui, allora posso almeno darvi questo, nonostante non mi sia mai macchiato del loro sangue. Sento la vostra perdita come mia. Come voi soffro per quella perdita ogni giorno, ogni ora. E cosi' la mia famiglia. Anche noi conosciamo quella pena inconsolabile. Noi indiani siamo nati, viviamo, e moriamo con quell'inconsolabile dolore. Sono ventitre' anni oggi che condividiamo, le vostre famiglie e la mia, questo dolore; come possiamo essere nemici? Forse e' con voi e con noi che il processo di guarigione puo' iniziare. Voi, famiglie degli agenti, certamente non avevate colpa quel giorno del 1975, come non l'aveva la mia famiglia, eppure voi avete sofferto tanto quanto, anche piu' di chiunque era li'. Sembra sia sempre l'innocente a pagare il prezzo piu' alto dell'ingiustizia. E' sempre stato cosi' nella mia vita.
Alle famiglie di Coler e Williams che ancora soffrono mando le mie preghiere, se vorrete accettarle. Spero lo farete. Sono le preghiere di un intero popolo, non solo le mie. Abbiamo molti dei nostri morti per cui pregare e uniamo la nostra amarezza alla vostra. Possa il nostro comune dolore essere il nostro legame.
Lasciate che siano quelle preghiere il balsamo per la vostra pena, non la prolungata prigionia di un uomo innocente.
Vi assicuro che se avessi potuto evitare quello che avvenne quel giorno, la vostra gente non sarebbe morta. Avrei preferito morire piuttosto che permettere consapevolmente che accadesse cio' che accadde. E certamente non sono stato io a premere il grilletto che l'ha fatto accadere. Che il Creatore mi fulmini ora se sto mentendo. Io non riesco a vedere come il mio stare qui, separato dai miei nipoti, possa riparare alla vostra perdita.
Vi giuro, sono colpevole solo di essere un indiano. E' questo il motivo per cui sono qui".
Naturalmente si puo' sostenere che le dichiarazioni di Peltier – anche se sono parole nobili e luminose come quelle che abbiamo citato - non fanno testo: anche se fosse un assassino avrebbe il diritto di negarlo.
Ma oltre le parole vi sono i fatti: ovvero il fatto elementare ed ineludibile che nessuna prova di colpevolezza e' mai emersa; gli stessi accusatori e giudici che pure ne imposero la condanna hanno successivamente ammesso che non vi e' e non vi e' mai stata alcuna prova che fu Leonard Peltier ad uccidere i due agenti dell'Fbi. Il fatto che Leonard Peltier sia stato condannato sulla sola base di "prove" dimostratesi false e di "testimonianze" dimostratesi altrettanto false, e' un'ulteriore conferma della sua innocenza.
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La solidarieta' in Italia
Anche in Italia si e' sviluppato un movimento di solidarieta' con Leonard Peltier, che nel corso dei decenni ha avuto diverse fasi legate a circostanze particolari.
Con l'elezione di Biden alla Casa Bianca nel 2021 vi e' stata una significativa ripresa delle iniziative.
Una nuova campagna - con una peculiare impostazione nonviolenta - e' stata promossa dal giugno 2021 dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo; essa ha suscitato varie rilevanti adesioni, tra cui quella del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, purtroppo recentemente scomparso.
Accogliendo e facendo propria l'iniziativa promossa dalla struttura nonviolenta viterbese, il Presidente Sassoli il 23 agosto 2021 ha espresso pubblicamente - con una conferenza stampa, un video e un tweet - la richiesta al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia a Leonard Peltier.
Nel suo tweet del 23 agosto 2021 il Presidente Sassoli scrisse, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Anche dopo la scomparsa del compianto Presidente Sassoli, ed anche nel suo ricordo, l'iniziativa italiana per la liberazione di Leonard Peltier prosegue.
Per contattare le principali associazioni promotrici delle iniziative italiane in corso per la liberazione di Leonard Peltier: e-mail: bigoni.gastone at gmail.com, naila.clerici at soconasincomindios.it, nepi1.anpi at gmail.com, centropacevt at gmail.com, tel. 3490931155 (risponde Andrea De Lotto, del "Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier" di Milano), tel. 3478207381 (risponde Naila Clerici, direttrice della rivista "Tepee" e presidente italiana di Soconas-Incomindios).
Per contattare l'"International Leonard Peltier Defense Committee": sito: wwww.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info
Alcuni siti utili: Centro studi americanistici "Circolo Amerindiano": www.amerindiano.org ; Il Cerchio, coordinamento di sostegno ai/dai nativi americani: www.associazioneilcerchio.it ; Soconas Incomindios, comitato di solidarieta' con i nativi americani: https://it-it.facebook.com/soconasincomindios/
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Un percorso di letture per saperne di piu'
1. Un percorso minimo puo' essere il seguente.
Ovviamente occorre cominciare dall'autobiografia di Leonard Peltier, Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999 (in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005).
Tra le opere su Leonard Peltier fondamentale e' il libro di Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 (in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994 - segnaliamo che l'edizione italiana riproduce la seconda edizione americana ma con tagli piuttosto consistenti).
Un'agile introduzione e' il volumetto di Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano, Erre Emme, Pomezia 1996; contiene anche una silloge di scritti di Petier e la riproduzione di alcune sue opere pittoriche.
Un buon lavoro recente e' il ponderoso volume di Michael Koch, Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
Particolarmente utile anche per la contestualizzazione e' l'ottima opera di Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013, piu' volte ristampata (e segnaliamo che ognuna delle cento voci di cui si compone l'opera reca una preziosa bibliografia per l'approfondimento).
2. Alcune ulteriori letture utili.
Per chi volesse ulteriormente approfondire vi sono vari buoni libri in inglese, purtroppo non tradotti in italiano.
Sul processo: Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
Alcuni utili documenti processuali sono in Michael E. Tigar, Wade H. McCree, Leonard Peltier, Petitioner, v. United States. U.S. Supreme Court transcript of record with supporting pleading, Gale MOML U.S. Supreme Court Records, 1978 e successive ristampe.
E' di qualche utilita' anche il seguente libro del curatore dell'autobiografia di Peltier: Harvey Arden, Have You Thought of Leonard Peltier Lately?, HYT Publishing, Houston 2004.
Un libro che occorre aver letto - col necessario discernimento, e' ovvio – e' Joseph H. Trimbach and John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009. Trimbach e' stato uno dei quadri dell'Fbi piu coinvolti nella repressione dell'Aim e nella persecuzione di Leonard Peltier.
Sono ancora particolarmente utili anche i seguenti libri.
Rex Weyler, Blood of the Land. The Government and Corporate War against the American Indian Movement, Random House, New York 1982, 1984.
Kenneth S. Stern, Loud Hawk. The United States versus the American Indian Movement, University of Oklahoma Press, 1994, Red River Books, 2002.
Per la contestualizzazione cfr. anche Jeffrey Ostler, The Lakotas and the Black Hills. The Struggle for Sacred Ground, Viking Penguin, New York 2010.
Anche se non si occupa della vicenda di Leonard Peltier e' sempre utile la lettura di Winona LaDuke, All Our Relations. Native Struggles for Land and Life, South End Press, Cambridge, Massachusetts, 1999, Haymarket Books, Chicago, Illinois, 2015.
Ovviamente vi sono molti altri libri che meriterebbero di essere letti (ed alcuni ci sono particolarmente cari), ma quelli citati possono essere sufficienti per un inquadramento adeguato.
Concludiamo citando il lavoro di un autore, Ward Churchill, che ci sembra abbia dato contributi utilissimi, e che ha subito una vera e propria persecuzione (in merito cfr. la prefazione di Barbara Alice Mann alla seconda edizione di Ward Churchill, Since Predator Came: Notes from the Struggle for American Indian Liberation, Aigis Publishing, 1995, AK Press, Oakland 2005). Tutte le opere di Ward Churchill che abbiamo letto ci sono sembrate assai utili, ed anche se su alcune questioni (il marxismo, il pacifismo, la nonviolenza) abbiamo opinioni diverse, e' indubitabile che il suo lavoro teorico e documentario, di ricerca e di dibattito, e' di grande valore, merita pieno apprezzamento e profonda gratitudine. Sarebbe bene che i suoi libri venissero finalmente tradotti anche in italiano. Per un avvio alla conoscenza della sua opera suggeriremmo di cominciare da due raccolte di suoi interventi: Ward Churchill, Acts of Rebellion, Routledge, New York and London 2003; e Ward Churchill, Wielding Words like Weapons. Selected Essays in Indigenism, 1995–2005, PM Press, Oakland 2017.
Ricordiamo infine anche che altri utili materiali sono nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info (sito nel quale e' disponibile anche il testo integrale del citato libro di Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier).
Va da se' che non abbiamo ricordato molte opere - alcune delle quali ormai classiche - della e sulla piu' generale resistenza dei nativi americani al genocidio e all'ecocidio; fortunatamente molti sono gia' i lavori - e talora capolavori - sia narrativi che saggistici scritti da illustri autrici ed autori nativi americani, ma non era questa la sede per darne notizia.
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Allegato secondo. Carol Gokee: Rise Up For Peltier Call to Action Toolkit
Ask President Biden for the Immediate Release of Leonard Peltier!
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Call to Action Briefing
There is no doubt that our criminal justice system is imperfect, and Mr. Peltier knows firsthand just how imperfect it can be.
"I call on President Biden to commute Mr. Peltier's sentence expeditiously. It is the right thing to do." - Senator Patrick Leahy (D-Vt), longest serving member of the U.S. Senate
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Call to Action
Contact President Biden today!
202.456.1111
Ask for the immediate release of Leonard Peliter
Call President Biden Today! 202.456.1111
Please note: The White House comment line is open from 11 a.m. to 3 p.m.
Eastern, Tuesday through Thursday.
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Important Links:
Change.org Petition: https://bit.ly/3refswl
Contact your local Representatives: https://bit.ly/housereplp
New York Times Article : Clemency for Peltier:
Guardian Article Calling for Clemency:
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Graphics:
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Please use these graphics to post on social media outlets.
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Use images in this link above for signs and banners for art builds.
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Official Hashtags
#RiseUpForPeltier
#FreeLeonardPeltier
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Account to Tag
@POTUS
@whitehouse
@OfficialFBOP (Bureau of Prisons)
@PeltierHQ (International Leonard Peltier Defense Committee)
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Sample Facebook and Instagram Post (Copy and Paste)
Call-to-Action
Leonard Peltier, Anishinaabe and Dakota, has spent over 4 decades of his life behind bars, and recently, the prison system has failed to provide him adequate care and protection against COVID-19. His story is the epitome of the systemic abuse that continues to target Indigenous people and Movement Leaders.
We call upon President Biden to show proof of his efforts toward justice and equity by granting Executive Clemency to elder movement leader Leonard Peltier.
Call the White House and demand the release of Leonard Peltier. (202) 456-1111. Say
you support the commutation of #LeonardPeltier's sentence. He's held at USP-Coleman I in FL. Register number 89637-132
Sign the online petition: https://bit.ly/3refswl
Contact your reps. Find them here: https://bit.ly/35raR
#RiseUpForPeltier
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Here's what you need to know to #RiseUpForPeltier
On March 26, 2020 the Office of the Attorney General issued guidelines for the "Prioritization of Home Confinement as Appropriate in Response to COVID-19 Pandemic." A release to home confinement can be an immediate measure to ensure that Mr. Peltier gets the health care that he requires while the ILPDC continues to push for the commutation of his sentence.
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Mr. Peltier's home community on the Turtle Mountain Reservation in North Dakota continues to plead for his return, confirming that they do not see his release as a threat to his community. Read the full letter here.
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The International Leonard Peltier Defense Committee (ILPDC) is calling on the public to contact the White House and urge President Biden to take immediate action. Next, contact members of Congress and ask them to call upon the Warden at USP Coleman-1 and Bureau of Prisons Director Michael Carvajal, urging the immediate release of Leonard Peltier to home confinement.
It is time for Leonard Peltier to go home and be taken care of by his people. He has suffered for far too long and time is running out. Enough is enough!
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Senator Patrick Leahy (D-Vt), the longest serving member of the U.S. Senate issued a statement urging President Biden to commute Leonard Peltier's sentence stating that, "His trial was so riddled with flaws that even one of the prosecutors trying him has acknowledged that Peltier was wrongfully convicted... He is exactly the kind of individual who should be considered for clemency... I have long believed that pardons and commutations are vital tools to offer clemency and relief, particularly when our criminal justice system has been contorted to propagate injustices. I call on President Biden to commute Mr. Peltier.s sentence expeditiously. It is the right thing to do."
Read the full statement here:
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Sample Tweets (Copy and Paste)
Mr. Peltier's home community on the Turtle Mountain Reservation in North Dakota continues to plead for his return, confirming that they do not see his release as a threat to his community. Read the full letter here:
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The IPLDC is calling on the public to contact the White House and urge President Biden to take immediate action. Next, contact members of Congress and ask them to call upon the Warden at USP Coleman-1 and Bureau of Prisons Director Michal Carvajal, urging the immediate release of Leonard Peltier to home confinement.
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It is time for Leonard Peltier to go home and be taken care of by his people. He has suffered for far too long and time is running out. Enough is enough.
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For Media Inquiries, Please Contact:
Carol Gokee, International Leonard Peltier Defense Committee, 715-209-4453
Jean Roach, International Leonard Peltier Defense Committee, 605-415-3127
Kevin Sharp, former Federal District Court Judge & Peltier’s lead attorney, 615-434-7001
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LA BIBLIOTECA DI ZOROBABELE
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Segnalazioni librarie e letture nonviolente
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 395 del 25 marzo 2022
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