[Nonviolenza] Telegrammi. 4373



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4373 del 7 febbraio 2022
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Il bambino nel pozzo e la guerra annunciata
2. Una lettera ai parlamentari europei
3. In varie citta' europee iniziative pubbliche per la liberazione di Leonard Peltier, da 46 anni detenuto innocente, ora malato di covid
4. "Impedire il ritorno della guerra in Europa". Un appello
5. Carogno Mozzarecchi: Stupri e femminicidi
6. Alceo Mirsilofoni: I morti sul lavoro
7. Annibale Scarpante: Un maestro ci ha lasciato
8. Severino Vardacampi ricorda Jean-Marie Muller
9. Giobbe Santabarbara: Alcune parole in ricordo di Desmond Tutu
10. Segnalazioni librarie
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'

1. HIC ET NUNC. IL BAMBINO NEL POZZO E LA GUERRA ANNUNCIATA

Occorrerebbe abolire la Nato
troppe persone sono gia' morte

Occorrerebbe abolire la Nato
farla finita con tutte le frontiere

Occorrerebbe abolire la Nato
e tutti gli eserciti e le armi

Occorrerebbe abolire la Nato
e salvare tutte le vite

Ogni essere umano ha diritto alla vita
salvare le vite e' il primo dovere

*

Quando il bambino e' caduto nel pozzo
non perdere tempo smuovi cielo e terra

Quando il bambino e' caduto nel pozzo
tutto il mondo si rechi in suo soccorso

Quando il bambino e' caduto nel pozzo
ricordati che siamo una sola umana famiglia

Ricordatene sempre innumerevoli
sono i pozzi i bambini da soccorrere

Sono bambini nel pozzo le vittime
della strage infinita nel Mediterraneo

Sono bambini nel pozzo le vittime
dei lager in Libia dall'Italia finanziati

Sono bambini nel pozzo le vittime
di tutte le guerre di ogni schiavitu'

Ogni essere umano ha diritto alla vita
salvare le vite e' il primo dovere

2. APPELLI. UNA LETTERA AI PARLAMENTARI EUROPEI

Oggetto: preghiera di un intervento affinche' a Leonard Peltier, detenuto innocente da 46 anni ed ora malato di covid, sia restituita la liberta' e possa ricevere cure adeguate.
Egregio parlamentare europeo,
forse sapra' gia' che Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano da sempre impegnato per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa della Madre Terra, da 46 anni detenuto innocente, e' da alcuni giorni malato di covid.
Nel penitenziario di massima sicurezza in cui e' detenuto non puo' ricevere un'assistenza sanitaria adeguata; peraltro e' una persona di eta' avanzata - 77 anni - e gia' sofferente di gravi patologie.
Le saremmo assai grati se volesse esprimere pubblicamente - nella forma che riterra' piu' opportuna - anche il suo impegno per la vita e la liberazione di Leonard Peltier, impegno gia' espresso fin dagli anni '90 dal Parlamento Europeo e nuovamente espresso alcuni mesi fa dal compianto Presidente Sassoli.
*
Le segnaliamo infatti che alcuni mesi fa il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, recentemente scomparso, espresse pubblicamente - con una conferenza stampa, un video e un tweet - la richiesta al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia a Leonard Peltier.
Nel suo tweet del 23 agosto 2021 il Presidente Sassoli scrisse, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
A sostegno di questa iniziativa del Presidente del Parlamento Europeo Sassoli si sono espresse innumerevoli personalita', associazioni, istituzioni. Tra esse prestigiosissime personalita' dell'impegno religioso ed istituzionale, morale e civile, culturale ed artistico.
*
Le segnaliamo anche che che gia' in passato - nel 1994 e nel 1999 - il Parlamento Europeo delibero' risoluzioni per la liberazione di Leonard Peltier.
Trascriviamo qui di seguito integralmente la Risoluzione del Parlamento Europeo dell'11 febbraio 1999 (pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n. C 150 del 28/05/1999 pag. 0384, B4-0169, 0175, 0179 e 0199/99):
"Risoluzione sul caso di Leonard Peltier
Il Parlamento europeo,
- vista la sua risoluzione del 15 dicembre 1994 sulla grazia per Leonard Peltier (GU C 18 del 23.1.1995, pag. 183),
A. considerando il ruolo svolto da Leonard Peltier nella difesa dei diritti dei popoli indigeni,
B. considerando che Leonard Peltier e' stato condannato nel 1977 a due ergastoli dopo essere stato estradato dal Canada, benche' non vi fosse alcuna prova della sua colpevolezza,
C. considerando che Amnesty International ha ripetutamente espresso le proprie preoccupazioni circa l'equita' del processo che ha condotto alla condanna di Leonard Peltier,
D. considerando che il governo degli Stati Uniti ha ormai ammesso che gli affidavit utilizzati per arrestare e estradare Leonard Peltier dal Canada erano falsi e che il Pubblico ministero statunitense Lynn Crooks ha affermato che il governo degli Stati Uniti non aveva alcuna prova di chi aveva ucciso gli agenti,
E. considerando che dopo 23 anni trascorsi nei penitenziari federali, le condizioni di salute di Leonard Peltier si sono seriamente aggravate e che secondo il giudizio di specialisti la sua vita potrebbe essere in pericolo se non ricevera' adeguate cure mediche,
F. considerando che le autorita' penitenziarie continuano a negargli adeguate cure mediche in violazione del diritto umanitario internazionale e i suoi diritti costituzionali,
G. rilevando che Leonard Peltier ha esaurito tutte le possibilita' di appello concessegli dal diritto statunitense,
1. insiste ancora una volta affinche' venga concessa a Leonard Peltier la grazia presidenziale;
2. insiste affinche' Leonard Peltier sia trasferito in una clinica dove possa ricevere le cure mediche del caso;
3. ribadisce la sua richiesta di un'indagine sulle irregolarita' giudiziarie che hanno portato alla reclusione di Leonard Peltier;
4. incarica la sua delegazione per le relazioni con gli Stati Uniti di sollevare il caso di Leonard Peltier iscrivendolo all'ordine del giorno del prossimo incontro con i parlamentari americani;
5. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Congresso statunitense e al Presidente degli Stati Uniti d'America".
*
In calce alleghiamo una minima notizia su Leonard Peltier.
*
Segnaliamo infine qui di seguito alcuni riferimenti utili per ulteriori informazioni:
- in Italia: e-mail: bigoni.gastone at gmail.com, naila.clerici at soconasincomindios.it, nepi1.anpi at gmail.com, centropacevt at gmail.com, tel. 3490931155 (risponde Andrea De Lotto, del "Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier" di Milano), tel. 3478207381 (risponde Naila Clerici, direttrice della rivista "Tepee" e presidente italiana di Soconas-Incomindios), siti: Centro studi americanistici "Circolo Amerindiano": www.amerindiano.org ; Il Cerchio, coordinamento di sostegno ai/dai nativi americani: www.associazioneilcerchio.it ; Soconas Incomindios, comitato di solidarieta' con i nativi americani: https://it-it.facebook.com/soconasincomindios/
- negli Usa: "International Leonard Peltier Defense Committee": sito: wwww.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info
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Sperando in un suo sollecito impegno e ringraziandola fin d'ora per la cortese attenzione, voglia gradire distinti saluti dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 4 febbraio 2022
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Allegato: Una minima notizia su Leonard Peltier
La vicenda di Leonard Peltier puo' essere riassunta brevemente: nato a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944, attivista dell'American Indian Movement per i diritti umani dei nativi americani e in difesa della Madre Terra, nel 1977 fu condannato a due ergastoli in un processo-farsa sulla base di presunte prove e presunte testimonianze dimostratesi false; da allora e' ancora detenuto, sebbene la sua innocenza sia ormai universalmente riconosciuta (gli stessi suoi accusatori e giudici responsabili della sua scandalosa ed assurda condanna hanno in prosieguo di tempo ammesso che le cosiddette "prove" e le cosiddette "testimonianze" erano false). Anche dal carcere ha continuato ad impegnarsi per i diritti umani di tutti gli esseri umani e in difesa della Madre Terra, sostenendo e promuovendo molte iniziative educative ed umanitarie, a cui ha affiancato un'apprezzata attivita' di pittore, poeta, scrittore.
Di seguito riportiamo una breve nota di presentazione dal suo libro autobiografico edito in Italia nel 2005: "Accusato ingiustamente dal governo americano – ricorrendo a strumenti legali, paralegali e illegali – dell'omicidio di due agenti dell'FBI nel 1975 (un breve resoconto tecnico della farsa giudiziaria e' affidato all'ex ministro della giustizia degli Stati Uniti Ramsley Clark, autore della prefazione), Peltier, al tempo uno dei leader di spicco dell'American Indian Movement (AIM), marcisce in condizioni disumane in una prigione di massima sicurezza da quasi trent'anni. Nonostante la sua innocenza sia ormai unanimemente sostenuta dall'opinione pubblica mondiale, nonostante una campagna internazionale in suo favore che ha coinvolto il Dalai Lama, Nelson Mandela, il subcomandante Marcos, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Robert Redford (che sulla vicenda di Peltier ha prodotto il documentario Incident at Oglala), Oliver Stone, Howard Zinn, Peter Matthiessen, il Parlamento europeo e Amnesty International, per il governo americano il caso del prigioniero 89637-132 e' chiuso. Non sorprende dunque che Peltier sia divenuto un simbolo dell'oppressione di tutti i popoli indigeni del mondo e che la sua vicenda abbia ispirato libri (Nello spirito di Cavallo Pazzo di Peter Matthiessen), film (Cuore di tuono di Michael Apted, per esempio) e canzoni (i Rage Against the Machine hanno dedicato a lui la canzone Freedom). In parte lucidissimo manifesto politico, in parte toccante memoir, questa e' la straordinaria storia della sua vita, raccontata per la prima volta da Peltier in persona. Una meravigliosa testimonianza spirituale e filosofica che rivela un modo di concepire la vita, ma soprattutto la politica, che trascende la dialettica tradizionale occidentale e i suoi schemi (amico-nemico, destra-sinistra e cosi' via): i nativi la chiamano la danza del sole" (dalla scheda di presentazione del libro di Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, 2005, nel sito della casa editrice: fazieditore.it).
Per ulteriori informazioni si veda di Leonard Peltier, Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999 (in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005); e tra le opere su Leonard Peltier: Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 (in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994); Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano, Erre Emme, Pomezia 1996; Michael Koch, Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016. Particolarmente utile anche l'opera di Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013, piu' volte ristampata.
Si puo' utilmente consultare anche il sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info (sito nel quale e' disponibile anche il testo integrale del libro di Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier).
*
Un estratto dall'autobiografia di Leonard Peltier
"Tutti facciamo parte dell'unica famiglia dell'umanita'.
Noi condividiamo la responsabilita' per la nostra Madre Terra e per tutti quelli che ci vivono e respirano.
Credo che il nostro compito non sara' terminato fin quando anche un solo essere umano sara' affamato o maltrattato, una sola persona sara' costretta a morire in guerra, un solo innocente languira' in prigione e un solo individuo sara' perseguitato per le sue opinioni.
Credo nel bene dell'umanita'.
Credo che il bene possa prevalere, ma soltanto se vi sara' un grande impegno. Impegno da parte nostra, di ognuno di noi, tuo e mio".
*
Un altro estratto dall'autobiografia di Leonard Peltier
"Non ho scuse da porgere, solo tristezza. Non posso scusarmi per quello che non ho fatto. Ma posso provare dolore, e lo faccio. Ogni giorno, ogni ora, soffro per quelli che sono morti nello scontro di Oglala del 1975 e per le loro famiglie - per le famiglie degli agenti dell'Fbi Jack Coler e Ronald Williams e, si', per la famiglia di Joe Killsright Stuntz, la cui morte per una pallottola a Oglala quello stesso giorno, cosi' come le morti di centinaia di altri indiani a Pine Ridge in quel terribile periodo, non e' mai stata oggetto di inchiesta. Mi piange il cuore nel ricordare la sofferenza e la paura nella quale molta della mia gente fu costretta a vivere a quel tempo, la stessa sofferenza e paura che quel giorno spinse me e gli altri a Oglala per difendere chi era indifeso.
Provo pena e tristezza anche per la perdita subita dalla mia famiglia perche', in qualche misura, quel giorno sono morto io stesso. Sono morto per la mia famiglia, per i miei bambini, per i miei nipoti, per me stesso. Sopravvivo alla mia morte da oltre due decenni.
Quelli che mi hanno messo qui e che mi tengono qui sapendo della mia innocenza avranno una magra consolazione dalla loro indubbia rivincita, che esprime chi essi sono e cio' che sono. Ed e la piu' terribile rivincita che potessi immaginare.
Io so chi sono e quello che sono. Sono un indiano, un indiano che ha osato lottare per difendere il suo popolo. Io sono un uomo innocente che non ha mai assassinato nessuno, ne' inteso farlo. E, si', sono uno che pratica la Danza del Sole. Anche questa e' la mia identita'. Se devo soffrire in quanto simbolo del mio popolo, allora soffro con orgoglio.
Non cedero' mai.
Se voi, parenti e amici degli agenti che morirono nella proprieta' degli Jumping Bull, ricaverete qualche tipo di soddisfazione dal mio essere qui, allora posso almeno darvi questo, nonostante non mi sia mai macchiato del loro sangue. Sento la vostra perdita come mia. Come voi soffro per quella perdita ogni giorno, ogni ora. E cosi' la mia famiglia. Anche noi conosciamo quella pena inconsolabile. Noi indiani siamo nati, viviamo, e moriamo con quell'inconsolabile dolore. Sono ventitre' anni oggi che condividiamo, le vostre famiglie e la mia, questo dolore; come possiamo essere nemici? Forse e' con voi e con noi che il processo di guarigione puo' iniziare. Voi, famiglie degli agenti, certamente non avevate colpa quel giorno del 1975, come non l'aveva la mia famiglia, eppure voi avete sofferto tanto quanto, anche piu' di chiunque era li'. Sembra sia sempre l'innocente a pagare il prezzo piu' alto dell'ingiustizia. E' sempre stato cosi' nella mia vita.
Alle famiglie di Coler e Williams che ancora soffrono mando le mie preghiere, se vorrete accettarle. Spero lo farete. Sono le preghiere di un intero popolo, non solo le mie. Abbiamo molti dei nostri morti per cui pregare e uniamo la nostra amarezza alla vostra. Possa il nostro comune dolore essere il nostro legame.
Lasciate che siano quelle preghiere il balsamo per la vostra pena, non la prolungata prigionia di un uomo innocente.
Vi assicuro che se avessi potuto evitare quello che avvenne quel giorno, la vostra gente non sarebbe morta. Avrei preferito morire piuttosto che permettere consapevolmente che accadesse cio' che accadde. E certamente non sono stato io a premere il grilletto che l'ha fatto accadere. Che il Creatore mi fulmini ora se sto mentendo. Io non riesco a vedere come il mio stare qui, separato dai miei nipoti, possa riparare alla vostra perdita.
Vi giuro, sono colpevole solo di essere un indiano. E' questo il motivo per cui sono qui".

3. INCONTRI. IN VARIE CITTA' EUROPEE INIZIATIVE PUBBLICHE PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER, DA 46 ANNI DETENUTO INNOCENTE, ORA MALATO DI COVID

Il 6 febbraio ricorre l'anniversario dell'arresto nel 1976 di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano da sempre impegnato per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa della Madre Terra, da 46 anni detenuto innocente, e da alcuni giorni malato di covid.
Come ogni anno anche in varie citta' europee in questi giorni si svolgono iniziative pubbliche per chiedere la sua liberazione.
Quest'anno vi e' una ragione in piu': pochi giorni fa Leonard Peltier e' stato contagiato dal covid, e nel carcere di massima sicurezza in cui e' detenuto non puo' disporre delle cure adeguate.
Segnaliamo alcune delle iniziative che si terranno in varie citta' europee oggi e nei prossimi giorni.
Non muoia in carcere Leonard Peltier.
Sia restituita la liberta' a un uomo innocente.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Chi salva una vita salva il mondo.
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6 febbraio 2022 a Berlino.
6 febbraio 2022 a Duesseldorf.
6 febbraio 2022 a Francoforte sul Meno.
6 febbraio 2022 a Milano.
6 febbraio 2022 a Vienna.
7 febbraio 2022 a Amburgo.
7 febbraio 2022 a Duesseldorf.
7 febbraio 2022 a Francoforte sul Meno.
7 febbraio 2022 a Lipsia.
7 febbraio 2022 a Monaco di Baviera.
7 febbraio 2022 a Vienna.
11 febbraio 2022 a Milano.
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Altre iniziative sono in preparazione a Bologna, Firenze, Genova, Napoli, Palermo, Roma, Viterbo.
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Alcuni riferimenti utili:
- In Germania: sito: www.leonardpeltier.de, e-mail: lpsgrheinmain at aol.com
- in Italia: e-mail: bigoni.gastone at gmail.com, naila.clerici at soconasincomindios.it, nepi1.anpi at gmail.com, centropacevt at gmail.com, tel. 3490931155 (risponde Andrea De Lotto, del "Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier" di Milano), tel. 3478207381 (risponde Naila Clerici, direttrice della rivista "Tepee" e presidente italiana di Soconas-Incomindios), siti: Centro studi americanistici "Circolo Amerindiano": www.amerindiano.org ; Il Cerchio, coordinamento di sostegno ai/dai nativi americani: www.associazioneilcerchio.it ; Soconas Incomindios, comitato di solidarieta' con i nativi americani: https://it-it.facebook.com/soconasincomindios/
- negli Usa: "International Leonard Peltier Defense Committee": sito: wwww.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info
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Una minima notizia sull'iniziativa in corso per la liberazione di Leonard Peltier
I. Una minima notizia su Leonard Peltier
La vicenda di Leonard Peltier puo' essere riassunta brevemente: nato a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944, attivista dell'American Indian Movement per i diritti umani dei nativi americani e in difesa della Madre Terra, nel 1977 fu condannato a due ergastoli in un processo-farsa sulla base di presunte prove e presunte testimonianze dimostratesi false; da allora e' ancora detenuto, sebbene la sua innocenza sia ormai universalmente riconosciuta (gli stessi suoi accusatori e giudici responsabili della sua scandalosa ed assurda condanna hanno in prosieguo di tempo ammesso che le cosiddette "prove" e le cosiddette "testimonianze" erano false). Anche dal carcere ha continuato ad impegnarsi per i diritti umani di tutti gli esseri umani e in difesa della Madre Terra, sostenendo e promuovendo molte iniziative educative ed umanitarie, a cui ha affiancato un'apprezzata attivita' di pittore, poeta, scrittore.
Di seguito riportiamo una breve nota di presentazione dal suo libro autobiografico edito in Italia nel 2005: "Accusato ingiustamente dal governo americano – ricorrendo a strumenti legali, paralegali e illegali – dell'omicidio di due agenti dell'FBI nel 1975 (un breve resoconto tecnico della farsa giudiziaria e' affidato all'ex ministro della giustizia degli Stati Uniti Ramsley Clark, autore della prefazione), Peltier, al tempo uno dei leader di spicco dell'American Indian Movement (AIM), marcisce in condizioni disumane in una prigione di massima sicurezza da quasi trent'anni. Nonostante la sua innocenza sia ormai unanimemente sostenuta dall'opinione pubblica mondiale, nonostante una campagna internazionale in suo favore che ha coinvolto il Dalai Lama, Nelson Mandela, il subcomandante Marcos, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Robert Redford (che sulla vicenda di Peltier ha prodotto il documentario Incident at Oglala), Oliver Stone, Howard Zinn, Peter Matthiessen, il Parlamento europeo e Amnesty International, per il governo americano il caso del prigioniero 89637-132 e' chiuso. Non sorprende dunque che Peltier sia divenuto un simbolo dell'oppressione di tutti i popoli indigeni del mondo e che la sua vicenda abbia ispirato libri (Nello spirito di Cavallo Pazzo di Peter Matthiessen), film (Cuore di tuono di Michael Apted, per esempio) e canzoni (i Rage Against the Machine hanno dedicato a lui la canzone Freedom). In parte lucidissimo manifesto politico, in parte toccante memoir, questa e' la straordinaria storia della sua vita, raccontata per la prima volta da Peltier in persona. Una meravigliosa testimonianza spirituale e filosofica che rivela un modo di concepire la vita, ma soprattutto la politica, che trascende la dialettica tradizionale occidentale e i suoi schemi (amico-nemico, destra-sinistra e cosi' via): i nativi la chiamano la danza del sole" (dalla scheda di presentazione del libro di Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, 2005, nel sito della casa editrice: fazieditore.it).
Per ulteriori informazioni si veda di Leonard Peltier, Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999 (in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005); e tra le opere su Leonard Peltier: Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 (in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994); Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano, Erre Emme, Pomezia 1996; Michael Koch, Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016. Particolarmente utile anche l'opera di Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013, piu' volte ristampata.
Si puo' utilmente consultare anche il sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info (sito nel quale e' disponibile anche il testo integrale del libro di Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier).
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II. Due estratti dall'autobiografia di Leonard Peltier
"Tutti facciamo parte dell'unica famiglia dell'umanita'.
Noi condividiamo la responsabilita' per la nostra Madre Terra e per tutti quelli che ci vivono e respirano.
Credo che il nostro compito non sara' terminato fin quando anche un solo essere umano sara' affamato o maltrattato, una sola persona sara' costretta a morire in guerra, un solo innocente languira' in prigione e un solo individuo sara' perseguitato per le sue opinioni.
Credo nel bene dell'umanita'.
Credo che il bene possa prevalere, ma soltanto se vi sara' un grande impegno. Impegno da parte nostra, di ognuno di noi, tuo e mio".
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"Non ho scuse da porgere, solo tristezza. Non posso scusarmi per quello che non ho fatto. Ma posso provare dolore, e lo faccio. Ogni giorno, ogni ora, soffro per quelli che sono morti nello scontro di Oglala del 1975 e per le loro famiglie - per le famiglie degli agenti dell'Fbi Jack Coler e Ronald Williams e, si', per la famiglia di Joe Killsright Stuntz, la cui morte per una pallottola a Oglala quello stesso giorno, cosi' come le morti di centinaia di altri indiani a Pine Ridge in quel terribile periodo, non e' mai stata oggetto di inchiesta. Mi piange il cuore nel ricordare la sofferenza e la paura nella quale molta della mia gente fu costretta a vivere a quel tempo, la stessa sofferenza e paura che quel giorno spinse me e gli altri a Oglala per difendere chi era indifeso.
Provo pena e tristezza anche per la perdita subita dalla mia famiglia perche', in qualche misura, quel giorno sono morto io stesso. Sono morto per la mia famiglia, per i miei bambini, per i miei nipoti, per me stesso. Sopravvivo alla mia morte da oltre due decenni.
Quelli che mi hanno messo qui e che mi tengono qui sapendo della mia innocenza avranno una magra consolazione dalla loro indubbia rivincita, che esprime chi essi sono e cio' che sono. Ed e la piu' terribile rivincita che potessi immaginare.
Io so chi sono e quello che sono. Sono un indiano, un indiano che ha osato lottare per difendere il suo popolo. Io sono un uomo innocente che non ha mai assassinato nessuno, ne' inteso farlo. E, si', sono uno che pratica la Danza del Sole. Anche questa e' la mia identita'. Se devo soffrire in quanto simbolo del mio popolo, allora soffro con orgoglio.
Non cedero' mai.
Se voi, parenti e amici degli agenti che morirono nella proprieta' degli Jumping Bull, ricaverete qualche tipo di soddisfazione dal mio essere qui, allora posso almeno darvi questo, nonostante non mi sia mai macchiato del loro sangue. Sento la vostra perdita come mia. Come voi soffro per quella perdita ogni giorno, ogni ora. E cosi' la mia famiglia. Anche noi conosciamo quella pena inconsolabile. Noi indiani siamo nati, viviamo, e moriamo con quell'inconsolabile dolore. Sono ventitre' anni oggi che condividiamo, le vostre famiglie e la mia, questo dolore; come possiamo essere nemici? Forse e' con voi e con noi che il processo di guarigione puo' iniziare. Voi, famiglie degli agenti, certamente non avevate colpa quel giorno del 1975, come non l'aveva la mia famiglia, eppure voi avete sofferto tanto quanto, anche piu' di chiunque era li'. Sembra sia sempre l'innocente a pagare il prezzo piu' alto dell'ingiustizia. E' sempre stato cosi' nella mia vita.
Alle famiglie di Coler e Williams che ancora soffrono mando le mie preghiere, se vorrete accettarle. Spero lo farete. Sono le preghiere di un intero popolo, non solo le mie. Abbiamo molti dei nostri morti per cui pregare e uniamo la nostra amarezza alla vostra. Possa il nostro comune dolore essere il nostro legame.
Lasciate che siano quelle preghiere il balsamo per la vostra pena, non la prolungata prigionia di un uomo innocente.
Vi assicuro che se avessi potuto evitare quello che avvenne quel giorno, la vostra gente non sarebbe morta. Avrei preferito morire piuttosto che permettere consapevolmente che accadesse cio' che accadde. E certamente non sono stato io a premere il grilletto che l'ha fatto accadere. Che il Creatore mi fulmini ora se sto mentendo. Io non riesco a vedere come il mio stare qui, separato dai miei nipoti, possa riparare alla vostra perdita.
Vi giuro, sono colpevole solo di essere un indiano. E' questo il motivo per cui sono qui".
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III. Una considerazione sul significato della solidarieta' con Leonard Peltier
La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la Resistenza degli indiani d'America vittime di un genocidio, di un etnocidio e di un ecocidio che tuttora continuano e che occorre contrastare.
La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la lotta di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani oppressi e denegati dalla violenza dei poteri dominanti.
La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la lotta dell'umanita' cosciente in difesa del mondo vivente dalla minaccia di distruzione da parte di un sistema di potere, di un modo di produzione e di un modello di sviluppo che schiavizzano, divorano e distruggono gli esseri umani, gli altri animali, l'intero mondo vivente.
La lotta di Leonard Peltier e la lotta per la sua liberazione sono quindi parte di un impegno in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, di un impegno per la salvezza dell'intero mondo vivente.
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IV. Un appello del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli
Il Presidente David Sassoli, recentemente scomparso, il 23 agosto 2021 espresse pubblicamente - con una conferenza stampa, un video e un tweet - la richiesta al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia a Leonard Peltier.
Nel suo tweet del 23 agosto 2021 il Presidente Sassoli scrisse, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
A sostegno di questa iniziativa del Presidente del Parlamento Europeo Sassoli si sono espresse innumerevoli personalita', associazioni, istituzioni. Tra esse prestigiosissime personalita' dell'impegno religioso ed istituzionale, morale e civile, culturale ed artistico.
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V. Alcuni riferimenti utili
Per contattare le associazioni promotrici della campagna italiana in corso per la liberazione di Leonard Peltier: e-mail: bigoni.gastone at gmail.com, naila.clerici at soconasincomindios.it, nepi1.anpi at gmail.com, centropacevt at gmail.com, tel. 3490931155 (risponde Andrea De Lotto, del "Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier" di Milano), tel. 3478207381 (risponde Naila Clerici, direttrice della rivista "Tepee" e presidente italiana di Soconas-Incomindios).
Per contattare l'"International Leonard Peltier Defense Committee": sito: wwww.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info
Alcuni siti utili: Centro studi americanistici "Circolo Amerindiano": www.amerindiano.org ; Il Cerchio, coordinamento di sostegno ai/dai nativi americani: www.associazioneilcerchio.it ; Soconas Incomindios, comitato di solidarieta' con i nativi americani: https://it-it.facebook.com/soconasincomindios/

4. APPELLI. "IMPEDIRE IL RITORNO DELLA GUERRA IN EUROPA". UN APPELLO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 2 febbraio 2022]

Nel secolo scorso l'Europa e' stata dilaniata per ben due volte, nel corso di una generazione, dal flagello della guerra che ha causato sofferenze indicibili ai suoi popoli e una degradazione inconcepibile dell'umanita' fino al male assoluto della Shoah.
La profonda aspirazione alla pace, a rendere impossibile di nuovo la guerra fra le nazioni europee e' stata a fondamento della nascita della Comunita' europea e del percorso che l'ha portata a trasformarsi in Unione Europea.
La caduta del muro di Berlino e lo scioglimento del Patto di Varsavia hanno fatto venire meno le ultime conseguenze della guerra fredda in Europa e creato la possibilita' della convivenza pacifica di tutti i suoi popoli, dall'Atlantico agli Urali.
Purtroppo la distensione resa possibile dalla fine della guerra fredda non e' stata coltivata; non e' bastata la dissoluzione dell'Unione Sovietica per far venir meno lo spirito di contrapposizione dei due blocchi militari, come poteva fare prevedere l'allargamento del G7 alla Russia, capitolo che e' stato frettolosamente chiuso.
L'allargamento ad est della NATO, che ha inglobato paesi che facevano parte della ex Unione Sovietica, ha comportato il dispiegamento di un dispositivo militare ostile ai confini della Russia; cio' costituisce obiettivamente una minaccia e come tale e' stata percepita.
Questa situazione ha generato una nuova corsa agli armamenti, compreso il riarmo nucleare.
Si sono create, cosi', le condizioni per un nuovo tipo di guerra fredda molto piu' pericolosa della precedente, perche' non piu' fondata su una contrapposizione ideologica ma su pulsioni nazionalistiche ancora meno controllabili.
L'esercizio del diritto all'autodeterminazione del popolo ucraino e' stato fortemente condizionato dal tentativo della Russia, da un lato, e del blocco occidentale a guida USA, dall'altro, di trascinare questo Paese ognuno nel proprio campo di influenza.
Se la Russia ha occupato la Crimea e in seguito alimentato il conflitto del Donbass, la NATO ha assunto una posizione vissuta come provocazione politica e militare dalla Russia quando si e' dichiarata disponibile ad accogliere Ucraina e Georgia nell'alleanza atlantica.
Adesso la tensione politica e militare fra i due schieramenti e' arrivata a livelli insostenibili.
Una provocazione puo' arrivare da qualunque parte sul terreno e fare da detonatore ad un conflitto armato non piu' controllabile.
E' assolutamente urgente mobilitarsi per impedire il ritorno della guerra in Europa.
Un conflitto potrebbe avere conseguenze inimmaginabili.
Si deve operare immediatamente per un raffreddamento della tensione politico-militare e l'unica strada percorribile e' quella del blocco immediato di ogni escalation militare.
L'Unione Europea non deve farsi trascinare dalla NATO in una insensata corsa all'incremento delle minacce sul campo e ad un rilancio delle spese militari. L'Italia deve dissociarsi da questa politica e deve mandare un segnale chiaro a favore della distensione, che non ha alternative, opponendosi – com'e' in suo potere – all'estensione nel territorio dell'Ucraina del dispositivo militare della NATO e al dispiegamento in Europa di nuovi missili e armi nucleari americane. E' interesse dell'Italia e dell'Unione Europea avviare una trattativa per arrivare a condizioni che garantiscano la Russia dalla preoccupazione di un accerchiamento e consentano all'Ucraina di sviluppare la propria autonomia nazionale, in condizioni di indipendenza dai due blocchi, com'e' avvenuto per la Finlandia durante la guerra fredda. Partendo dall'attuazione dell'accordo di Minsk, occorre negoziare una posizione di neutralita' per l'Ucraina, non piu' avamposto militare della NATO ma terra d'incontro fra la civilta' russa e quella occidentale.
Occorre agire adesso prima che sia troppo tardi.
Per aderire: coord.dem.costituzionale at gmail.com
Domenico Gallo, Pietro Adami, Mario Agostinelli, Paola Altrui, Cesare Antetomaso, Pietro Antonuccio, Franco Argada, Franco Astengo, Gaetano Azzariti, Donata Bacci, Vittorio Bardi, Fausto Bertinotti, Mauro Beschi, Maria Luisa Boccia, Sergio Caserta, Enrico Calamai, Duccio Campagnoli, Giuseppe Cassini, Aurora D'Agostino, Roberto De Angelis, Claudio De Fiores, Tommaso Di Francesco, Piero Di Siena, Anna Falcone, Luigi Ferrajoli, Chiara Gabrielli,  Fausto Gianelli, Alfonso Gianni, Rossella Guadagnini, Elisabetta Grande, Alfiero Grandi, Roberto Lamacchia, Sergio Labate, Raniero La Valle, Alberto Leiss, Lidia Lo Schiavo, Federico Losurdo, Silvia Manderino, Antonio Mazzeo, Alberta Milone, Rossella Muroni, Gian Giacomo Migone, Tomaso Montanari, Alberto Negri, Daniela Padoan, Francesco Pallante, Pierluigi Panici, Valentina Pazè, Claudia Pedrotti, Livio Pepino, Giancarlo Piccinni, Carmelo Picciotto, Antonio Pileggi, Bianca Pomeranzi, Jacopo Ricci, Rodolfo Ricci, Marco Romani, Giovanni Russo Spena, Giuseppe Salme', Lucia Salto, Gianluca Schiavon, Massimo Serafini, Paolo Solimeno, Gianni Tognoni, Fabrizio Tonello, Enrico Tonolo, Aldo Tortorella, Giulio Toscano, Stefania Tuzi, Nadia Urbinati, Angelo Viglianisi Ferraro, Massimo Villone, Vincenzo Vita, Gianluca Vitale, Mauro Volpi

5. LE BOURGEOIS GENTILHOMME. CAROGNO MOZZARECCHI: STUPRI E FEMMINICIDI

Stupri e femminicidi
femminicidi e stupri
mi assorda 'sta lagna
non voglio sentire

Femminicidi e stupri
stupri e femminicidi
non parlano d'altro
che me ne frega a me

Sono cose che riguardano le donne
poverine mi fanno tanta pena
per fortuna che io sono maschio
e che sono un uomo perbene

A mia moglie neanche con un fiore
certo anch'io ci ho le mie esigenze
ma pago il dovuto per il mio divertimento
mica sono un mostro una bestia

Certo che certe volte pure a me
mi viene la voglia di fare certe cose
ma poi la pago bene e lei mi dice
che va bene visto che pago bene

Certo che certe voglie la mogliaccia
dalle mani me le cava me le cava
stupida come la luna se non fosse
ch'e' la madre dei miei figli da un bel pezzo

Poi ecco che ti capita anche a te
di strozzare la graziosa mentre insomma
o di farle fare tre rampe di scale
rotolando alla pittima consorte

Siamo uomini mica santi
sono cose che succedono si sa
va a finire che vo sul telegiornale
meglio dare fuoco a tutto e buonanotte

Occhio non vede cuore non duole
una donnaccia di meno a chi gliene importa
la moglie posso dire che e' partita in vacanza
tra qualche mese ne denuncio la scomparsa

Femminicidi e stupri
stupri e femminicidi
non parlano d'altro
che me ne frega a me

Stupri e femminicidi
femminicidi e stupri
mi assorda 'sta lagna
non voglio sentire

6. GALGENLIEDER UND WAHRHEIT. ALCEO MIRSILOFONI: I MORTI SUL LAVORO

I. 

I morti sul lavoro
non sono morti sul lavoro
non sono morti del lavoro
non sono morti per il lavoro

proprio no in fede mia

I morti sul lavoro
sono morti di sfruttamento

e chi li ha assassinati e' il dominio
dittatoriale del capitale
che il mondo intero rapina
e tutto schiavizza e avvelena e divora

diciamolo chiaro
diciamola tutta

II.

Sarebbe possibile un mondo diverso
e necessario sarebbe

in cui ogni essere umano
di aiuto fosse ad ogni essere umano

in cui tutto il bene e tutti i beni
fra tutte e tutti condivisi fossero

in cui nessuno fosse piu' ucciso
e non vi fosse piu' la paura dell'altro

ma tutti gli esseri umani
fossero pronti a recarsi aita

ed insieme si adoperassero
a contrastare il dolore il male la morte

ed insieme si prendessero cura
di quest'unico mondo vivente.

III.

Risorgano tutte le vittime
le oppresse e gli oppressi insorgano
sia soccorsa accolta assistita
ogni persona di aiuto bisognosa
sia rovesciato ogni potere iniquo
ogni dominazione abolita
si faccia giustizia e liberta'
sia la misericordia il fondamento del convivere
salvare le vite e' il primo dovere

solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe
sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.

7. LUTTI. ANNIBALE SCARPANTE: UN MAESTRO CI HA LASCIATO

Ho in casa, sopravvissuti all'umidita', ai traslochi e ad altri guai, un mannello di libri di Thich Nhat Hanh, recentemente deceduto. Maestro zen, una delle grandi figure della nonviolenza, leggere le sue parole anche per me e' sempre stato un conforto, se non un balsamo.
Invecchiando certe differenze nelle visioni del mondo e nei linguaggi mi sembrano sempre piu' inessenziali; mi pare che tutte le persone decenti dicano e facciano all'incirca le stesse cose: cercano di salvare le vite, di lenire le sofferenze, di opporsi alla violenza con la forza della verita', di organizzare la resistenza e la solidarieta' delle oppresse e degli oppressi contro l'ingiustizia ed i mali del mondo, di condividere tutto il bene e tutti i beni.
In Thich Nhat Hanh, come in tutte le grandi figure della nonviolenza, le parole e le azioni erano coerenti, intimamente sentite, veritiere e verificatrici. I limiti del suo meditare e del suo agire mi sembrano ben poco importanti rispetto alla qualita' illuminatrice e nutriente suo impegno; non conosco esseri umani la cui riflessione e la cui azione non avessero limiti; non esistono esseri umani perfetti, per fortuna.
Ho sorriso talvolta - e forse sovente - di alcune formulazioni del buddhismo (dei vari buddhismi, e la variante zen e' forse quella che amo di piu'), ricordando un'osservazione di Albert Camus secondo cui l'insegnamento del Buddha era anche una critica di tutte le strutture e le pratiche religiose e alla sua morte quella critica fu trasformata anch'essa in struttura e pratica religiosa; sono un vecchio feuerbachiano, marxista e leopardiano, ma so che "religio" tra altri significati ha anche quello di "collegamento", di "tenere insieme" le persone, nel linguaggio consumistico e irriflesso di oggi si dice "connessione" senza piu' cogliere il valore profondo di questa relazione originariamente amorevole e accudente, doppiamente riconoscente, tra tutte e tutti e tutto.
E trovo che ancora una volta Augusto Cavadi in un suo recentissimo libro (s'intitola "O religione o ateismo? La spiritualita' "laica" come fondamento comune", ed e' stato pubblicato nel 2021) ha detto - col suo linguaggio nitido e la profonda sua sapienza - cio' che da molti anni penso anch'io: che il mistico e il materialista, il religioso e l'ateo, il contemplativo e il militante, quando sono persone decenti, pensino e dicano e agiscano all'incirca le stesse verita', la stessa ricerca, lo stesso impegno di solidarieta', di condivisione, di amore per la vita di tutte e tutti i viventi - presenti, passati, venturi.
En passant: nel libro che ho or ora richiamato Augusto non si e' ricordato di proporre all'attenzione del lettore il "libero religioso" Aldo Capitini, il cui sentire e meditare tanto gli e' affine; e mi piacerebbe che Augusto si cimentasse al piu' presto anche in una monografia sull'apostolo italiano della nonviolenza.
La morte di Thich Nhat Hanh ci priva della sua persona, non della sua testimonianza, non della sua opera, non della sua sapienza, non dei suoi doni, non del suo esempio. Anche nel suo ricordo proseguiamo nel cammino comune.
La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' il cammino.

8. LUTTI. SEVERINO VARDACAMPI RICORDA JEAN-MARIE MULLER

Da qualche mese ci ha lasciato Jean-Marie Muller, filosofo e militante della nonviolenza.
Su questo foglio piu' e piu' volte abbiamo riproposto due suoi opuscoli editi dal Movimento Nonviolento nel secolo scorso, ed ancora e sempre attuali ed assai utili particolarmente per chi alla nonviolenza voglia accostarsi o a lotte nonviolente si trovi a prendere parte (e sempre e ovunque vi sono lotte nonviolente da condurre).
Piu' recentemente, grazie ad Enrico Peyretti, abbiamo potuto riproporre anche un altro suo testo, ampio e prezioso: "Il principio nonviolenza".
Anche altre opere sono state tradotte in italiano, mentre altre attendono ancora una pubblicazione nella nostra lingua.
Muller e' stato un pensatore acuto e profondo, un educatore gentile e generoso, un combattente e un organizzatore nonviolento tenace e infaticabile.
Anche nel suo ricordo la nonviolenza vive.
Anche nel suo ricordo proseguiamo la lotta.
Oppresse e oppresse di tutti i paesi, unitevi nella lotta comune per la comune liberazione, per i diritti umani di tutti gli esseri umani, per la salvezza di quest'unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' il cammino.

9. LUTTI. GIOBBE SANTABARBARA: ALCUNE PAROLE IN RICORDO DI DESMOND TUTU

Negli anni in cui Nelson Mandela era in carcere, in cui il Sud Africa era un carcere, in cui li' dominava il regime dell'apartheid (regime che, sconfitto finalmente la', da anni e' stato di fatto introdotto, e sempre piu', anche nel nostro paese), sono stato uno di quelli che si adoperarono a dare una mano alla lotta che li' si svolgeva per la dignita', la liberta' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Di quegli anni, di quelle esperienze, ricordo molte cose di cui non parlo mai. Ma una adesso voglio dirla.
La vitalita', la vivacita' di Desmond Tutu metteva allegria, era contagiosa, ti dava la sensazione che potevamo vincere, che il regime razzista poteva essere abbattuto, che potevamo costruire la societa' di persone libere, solidali ed eguali in dignita' e diritti sognata da tutti i combattenti di tutte le Resistenze.
In quegli anni l'immagine che avevamo di Nelson Mandela era quella dell'uomo maturo ma non vecchio che al processo di Rivonia aveva parlato in nome e per conto dell'umanita' intera trasformando il banco degli accusati nella tribuna di tutti i resistenti contro tutte le ingiustizie.
Il sentimento principale che nutrivamo e ci nutriva era d'indignazione, il linguaggio che prevalentemente usavamo era quello militante, il linguaggio che dagli immortali principii dell'89 alla Prima Internazionale all'antifascismo alle lotte antitotalitarie antimperialiste ed anticoloniali era comune a pressoche' tutte le persone che rifiutavano il crimine e la vilta', il quieto vivere egoista e la complicita' sia pure inerte con i poteri assassini. Era un linguaggio che ostentava particolare durezza per attestare il rifiuto nitido e intransigente della sottomissione al male.
Ma Tutu, Tutu era la tenerezza piu' soave, la certezza della gioia avvenire, la felicita' che gia' irrompeva nel mondo, con la lingua di Isaia e del nazareno, aggettante verso - e prefigurante gia' - quella fratellanza e sorellanza infinita e liberata, quella limpida e sobria beatitudine che solo senti in certe sonate di Mozart, in certi concerti di Vivaldi.
E dopo la vittoria Tutu fu l'anima della Commissione per la verita' e la riconciliazione, la prima grande esperienza storica di gestione nonviolenta del diritto processuale e penale, il primo esempio del superamento liberatore di uno dei nodi piu' ardui delle vicende storiche, dell'organizzazione sociale, dell'umano sentire e pensare ed agire.
E se la Commissione per la verita' e la riconciliazione fu la meravigliosa esperienza di giustizia misericordiosa e restituzione di umanita' che effettualmente, luminosamente e' stata, io credo che sia stato anche grazie all'impulso che Desmond Tutu seppe darle, alla sua irrefrenabile generosita', alla sua impetuosa spinta al dono che riconosce e salva e libera, alla testimonianza sua possente e delicata del bene frugifero con tutte e tutti condiviso.
Nelson Mandela ci ha lasciato ormai da anni.
Ora anche Desmond Tutu ci ha lasciato.
Con loro ci hanno lasciato anche tante altre eroine e tanti altri eroi della lotta antiapartheid, ma tutte sono vive, tutti sono vivi nei nostri cuori. Tutte e tutti ci chiamano ancora alla lotta nonviolenta contro il razzismo e contro tutte le persecuzioni, alla lotta nonviolenta contro la guerra e contro tutte le uccisioni, alla lotta nonviolenta contro il maschilismo e contro tutte le oppressioni, alla lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, alla lotta nonviolenta in difesa dell'intero mondo vivente di cui siamo insieme parte e custodi.
La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' il cammino.

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riedizioni
- Hans Magnus Enzensberger, La breve estate dell'anarchia, Feltrinelli, Milano 2018, Rcs, Milano 2022, pp. 276, euro 9,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Primo Levi, con Leonardo De Benedetti, Cosi' fu Auschwitz. Testimonianze 1945-1986, Einaudi, Torino 2015, Gedi, Torino 2022, pp. VI + 246, euro 9,90.
- Madre Teresa, Un cuore infinito, Piemme, Milano 2016, Rcs, Milano 2021, pp. 144, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

12. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4373 del 7 febbraio 2022
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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