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[Nonviolenza] La biblioteca di Zorobabele. 336
- Subject: [Nonviolenza] La biblioteca di Zorobabele. 336
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Tue, 25 Jan 2022 07:02:28 +0100
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LA BIBLIOTECA DI ZOROBABELE
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Segnalazioni librarie e letture nonviolente
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 336 del 25 gennaio 2022
In questo numero:
1. Il 27 gennaio, "Giorno della memoria", si realizzino ovunque iniziative di studio, di riflessione, di testimonianza e d'impegno
2. "Indiani in prigione e altre storie". Invito ad incontro online il 25 gennaio 2022
3. Il 30 gennaio ricordiamo Gandhi nell'anniversario della morte
4. Enrico Peyretti presenta "Gandhi. Al di la' del principio di potere" di Roberto Mancini
5. La Campagna "Un'altra difesa e' possibile" scrive ai Grandi Elettori: Venga data una casa istituzionale alla difesa nonviolenta
6. Isde-Viterbo: Un podcast sull'impatto ambientale del trasporto aereo
1. INIZIATIVE. IL 27 GENNAIO, "GIORNO DELLA MEMORIA", SI REALIZZINO OVUNQUE INIZIATIVE DI STUDIO, DI RIFLESSIONE, DI TESTIMONIANZA E D'IMPEGNO
Il 27 gennaio, "Giorno della memoria", si realizzino ovunque iniziative di studio, di riflessione, di testimonianza e d'impegno.
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Testo della Legge 20 luglio 2000, n. 211: "Istituzione del Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti"
Art. 1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonche' coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Art. 2. In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto e' accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinche' simili eventi non possano mai piu' accadere.
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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni, opporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni.
Salvare le vite e' il primo dovere.
2. INCONTRI. "INDIANI IN PRIGIONE E ALTRE STORIE". INVITO AD INCONTRO ONLINE IL 25 GENNAIO 2022
[Dalla professoressa Naila Clerici (per contatti: naila.clerici at soconasincomindios.it) riceviamo e diffondiamo.
Naila Clerici, gia' docente di "Storia delle popolazioni indigene d'America" all'Universita' di Genova, e' direttrice responsabile ed editoriale della prestigiosa rivista "Tepee"]
"Indiani in prigione e altre storie"
Martedi' 25 gennaio 2022 alle ore 21 nel "tepee virtuale" di Soconas Incomindios.
Richiedi il link per partecipare al webinar
- Ascoltiamo la voce di Leonard Peltier attraverso la canzone "Sacrifice" di Robbie Robertson;
- I rapporti sulle Americhe di Amnesty International, con Armida Bandoni;
- Repressione delle comunita' indigene in America latina, con David Lifodi;
- Cosa ne pensava John Trudell del caso Peltier?
- Stralci da una lettera di Peltier inviata a Max Casoli e tradotta da Maria Paola Valente (CDLP Italia);
- Qualche speranza per Peltier? Con Andrea De Lotto del Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier di Milano;
- La testimonianza di Mitch Walking Elk, Cheyenne-Arapaho, musicista ed educatore.
Per informazioni e contatti: redazione di "Tepee", via San Quintino 6, 10121 Torino, cell. 3478207381
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Allegati (a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo):
1. una minima notizia su Leonard Peltier;
2. due estratti dall'autobiografia di Leonard Peltier;
3. una considerazione sul significato della solidarieta' con Leonard Peltier;
4. un appello del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli.
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Allegato 1. Una minima notizia su Leonard Peltier
La vicenda di Leonard Peltier puo' essere riassunta brevemente: nato a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944, attivista dell'American Indian Movement per i diritti umani dei nativi americani e in difesa della Madre Terra, nel 1977 fu condannato a due ergastoli in un processo-farsa sulla base di presunte prove e presunte testimonianze dimostratesi false; da allora e' ancora detenuto, sebbene la sua innocenza sia ormai universalmente riconosciuta (gli stessi suoi accusatori e giudici responsabili della sua scandalosa ed assurda condanna hanno in prosieguo di tempo ammesso che le cosiddette "prove" e le cosiddette "testimonianze" erano false). Anche dal carcere ha continuato ad impegnarsi per i diritti umani di tutti gli esseri umani e in difesa della Madre Terra, sostenendo e promuovendo molte iniziative educative ed umanitarie, a cui ha affiancato un'apprezzata attivita' di pittore, poeta, scrittore.
Di seguito riportiamo una breve nota di presentazione dal suo libro autobiografico edito in Italia nel 2005: "Accusato ingiustamente dal governo americano – ricorrendo a strumenti legali, paralegali e illegali – dell'omicidio di due agenti dell'FBI nel 1975 (un breve resoconto tecnico della farsa giudiziaria e' affidato all'ex ministro della giustizia degli Stati Uniti Ramsley Clark, autore della prefazione), Peltier, al tempo uno dei leader di spicco dell'American Indian Movement (AIM), marcisce in condizioni disumane in una prigione di massima sicurezza da quasi trent'anni. Nonostante la sua innocenza sia ormai unanimemente sostenuta dall'opinione pubblica mondiale, nonostante una campagna internazionale in suo favore che ha coinvolto il Dalai Lama, Nelson Mandela, il subcomandante Marcos, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Robert Redford (che sulla vicenda di Peltier ha prodotto il documentario Incident at Oglala), Oliver Stone, Howard Zinn, Peter Matthiessen, il Parlamento europeo e Amnesty International, per il governo americano il caso del prigioniero 89637-132 e' chiuso. Non sorprende dunque che Peltier sia divenuto un simbolo dell'oppressione di tutti i popoli indigeni del mondo e che la sua vicenda abbia ispirato libri (Nello spirito di Cavallo Pazzo di Peter Matthiessen), film (Cuore di tuono di Michael Apted, per esempio) e canzoni (i Rage Against the Machine hanno dedicato a lui la canzone Freedom). In parte lucidissimo manifesto politico, in parte toccante memoir, questa e' la straordinaria storia della sua vita, raccontata per la prima volta da Peltier in persona. Una meravigliosa testimonianza spirituale e filosofica che rivela un modo di concepire la vita, ma soprattutto la politica, che trascende la dialettica tradizionale occidentale e i suoi schemi (amico-nemico, destra-sinistra e cosi' via): i nativi la chiamano la danza del sole" (dalla scheda di presentazione del libro di Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, 2005, nel sito della casa editrice: fazieditore.it).
Per ulteriori informazioni si veda di Leonard Peltier, Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999 (in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005); e tra le opere su Leonard Peltier: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994; Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano, Erre Emme, Pomezia 1996; Michael Koch, Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016. Particolarmente utile anche l'opera di Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013, piu' volte ristampata.
Si puo' utilmente consultare anche il sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info (sito nel quale e' disponibile anche il testo integrale del libro di Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier).
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Allegato 2. Due estratti dall'autobiografia di Leonard Peltier
"Tutti facciamo parte dell'unica famiglia dell'umanita'.
Noi condividiamo la responsabilita' per la nostra Madre Terra e per tutti quelli che ci vivono e respirano.
Credo che il nostro compito non sara' terminato fin quando anche un solo essere umano sara' affamato o maltrattato, una sola persona sara' costretta a morire in guerra, un solo innocente languira' in prigione e un solo individuo sara' perseguitato per le sue opinioni.
Credo nel bene dell'umanita'.
Credo che il bene possa prevalere, ma soltanto se vi sara' un grande impegno. Impegno da parte nostra, di ognuno di noi, tuo e mio".
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"Non ho scuse da porgere, solo tristezza. Non posso scusarmi per quello che non ho fatto. Ma posso provare dolore, e lo faccio. Ogni giorno, ogni ora, soffro per quelli che sono morti nello scontro di Oglala del 1975 e per le loro famiglie - per le famiglie degli agenti dell'Fbi Jack Coler e Ronald Williams e, si', per la famiglia di Joe Killsright Stuntz, la cui morte per una pallottola a Oglala quello stesso giorno, cosi' come le morti di centinaia di altri indiani a Pine Ridge in quel terribile periodo, non e' mai stata oggetto di inchiesta. Mi piange il cuore nel ricordare la sofferenza e la paura nella quale molta della mia gente fu costretta a vivere a quel tempo, la stessa sofferenza e paura che quel giorno spinse me e gli altri a Oglala per difendere chi era indifeso.
Provo pena e tristezza anche per la perdita subita dalla mia famiglia perche', in qualche misura, quel giorno sono morto io stesso. Sono morto per la mia famiglia, per i miei bambini, per i miei nipoti, per me stesso. Sopravvivo alla mia morte da oltre due decenni.
Quelli che mi hanno messo qui e che mi tengono qui sapendo della mia innocenza avranno una magra consolazione dalla loro indubbia rivincita, che esprime chi essi sono e cio' che sono. Ed e la piu' terribile rivincita che potessi immaginare.
Io so chi sono e quello che sono. Sono un indiano, un indiano che ha osato lottare per difendere il suo popolo. Io sono un uomo innocente che non ha mai assassinato nessuno, ne' inteso farlo. E, si', sono uno che pratica la Danza del Sole. Anche questa e' la mia identita'. Se devo soffrire in quanto simbolo del mio popolo, allora soffro con orgoglio.
Non cedero' mai.
Se voi, parenti e amici degli agenti che morirono nella proprieta' degli Jumping Bull, ricaverete qualche tipo di soddisfazione dal mio essere qui, allora posso almeno darvi questo, nonostante non mi sia mai macchiato del loro sangue. Sento la vostra perdita come mia. Come voi soffro per quella perdita ogni giorno, ogni ora. E cosi' la mia famiglia. Anche noi conosciamo quella pena inconsolabile. Noi indiani siamo nati, viviamo, e moriamo con quell'inconsolabile dolore. Sono ventitre' anni oggi che condividiamo, le vostre famiglie e la mia, questo dolore; come possiamo essere nemici? Forse e' con voi e con noi che il processo di guarigione puo' iniziare. Voi, famiglie degli agenti, certamente non avevate colpa quel giorno del 1975, come non l'aveva la mia famiglia, eppure voi avete sofferto tanto quanto, anche piu' di chiunque era li'. Sembra sia sempre l'innocente a pagare il prezzo piu' alto dell'ingiustizia. E' sempre stato cosi' nella mia vita.
Alle famiglie di Coler e Williams che ancora soffrono mando le mie preghiere, se vorrete accettarle. Spero lo farete. Sono le preghiere di un intero popolo, non solo le mie. Abbiamo molti dei nostri morti per cui pregare e uniamo la nostra amarezza alla vostra. Possa il nostro comune dolore essere il nostro legame.
Lasciate che siano quelle preghiere il balsamo per la vostra pena, non la prolungata prigionia di un uomo innocente.
Vi assicuro che se avessi potuto evitare quello che avvenne quel giorno, la vostra gente non sarebbe morta. Avrei preferito morire piuttosto che permettere consapevolmente che accadesse cio' che accadde. E certamente non sono stato io a premere il grilletto che l'ha fatto accadere. Che il Creatore mi fulmini ora se sto mentendo. Io non riesco a vedere come il mio stare qui, separato dai miei nipoti, possa riparare alla vostra perdita.
Vi giuro, sono colpevole solo di essere un indiano. E' questo il motivo per cui sono qui".
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Allegato 3. Una considerazione sul significato della solidarieta' con Leonard Peltier
La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la Resistenza degli indiani d'America vittime di un genocidio, di un etnocidio e di un ecocidio che tuttora continuano e che occorre contrastare.
La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la lotta di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani oppressi e denegati dalla violenza dei poteri dominanti.
La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la lotta dell'umanita' cosciente in difesa del mondo vivente dalla minaccia di distruzione da parte di un sistema di potere, di un modo di produzione e di un modello di sviluppo che schiavizzano, divorano e distruggono gli esseri umani, gli altri animali, l'intero mondo vivente.
La lotta di Leonard Peltier e la lotta per la sua liberazione sono quindi parte di un impegno in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, di un impegno per la salvezza dell'intero mondo vivente.
Salvare le vite e' il primo dovere. Chi salva una vita salva il mondo.
Oppresse e oppresse di tutti i paesi unitevi nell'impegno per la liberazione comune, per i diritti umani di tutti gli esseri umani, per la salvezza dell'umanita' intera, per la difesa di quest'unico mondo vivente casa comune dell'umanita'.
Liberta' per Leonard Peltier.
La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' il cammino.
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Allegato 4. Un appello del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli
Il Presidente David Sassoli, recentemente scomparso, il 23 agosto 2021 espresse pubblicamente - con una conferenza stampa, un video e un tweet - la richiesta al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia a Leonard Peltier.
Nel suo tweet del 23 agosto 2021 il Presidente Sassoli scrisse, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
A sostegno di questa iniziativa del Presidente del Parlamento Europeo Sassoli si sono espresse innumerevoli personalita', associazioni, istituzioni. Tra esse prestigiosissime personalita' dell'impegno religioso ed istituzionale, morale e civile, culturale ed artistico.
3. INIZIATIVE. IL 30 GENNAIO RICORDIAMO GANDHI NELL'ANNIVERSARIO DELLA MORTE
Ricorre il 30 gennaio l'anniversario della scomparsa di Mohandas Gandhi.
Realizziamo ovunque iniziative di ricordo della grande figura della nonviolenza che siano occasione di meditazione, di testimonianza e di impegno per la pace, contro tutte le violenza, in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di ogni essere umano e dell'intero mondo vivente.
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Mohandas K. Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico. Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il 30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va mitizzato, e che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione, della sua opera. Opere di Gandhi: essendo Gandhi un organizzatore, un giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton; Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento (traduzione del fondamentale libro di Gandhi: Hind Swaraj; ora disponibile anche in nuova traduzione col titolo Vi spiego i mali della civilta' moderna, Gandhi Edizioni); La cura della natura, Lef; Una guerra senza violenza, Lef (traduzione del primo, e fondamentale, libro di Gandhi: Satyagraha in South Africa). Altri volumi sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio pensiero, e La voce della verita'; Feltrinelli ha recentemente pubblicato l'antologia Per la pace, curata e introdotta da Thomas Merton. Altri volumi ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi: tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori, e quello di Christine Jordis, Gandhi, Feltrinelli. Tra gli studi cfr. Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e' quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L. Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci, Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem, Roma 1999; tra le piu' recenti pubblicazioni segnaliamo le seguenti: Antonio Vigilante, Il pensiero nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004; Mark Juergensmeyer, Come Gandhi, Laterza, Roma-Bari 2004; Roberto Mancini, L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Enrico Peyretti, Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Fulvio Cesare Manara, Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi in un'eta' di terrorismi, Unicopli, Milano 2006; Giuliano Pontara, L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega, Torino 2006, 2019.
4. LIBRI. ENRICO PEYRETTI PRESENTA "GANDHI. AL DI LA' DEL PRINCIPIO DI POTERE" DI ROBERTO MANCINI
[Dal sito del Centro studi Sereno Regis di Torino.
Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; e' stato presidente della Fuci tra il 1959 e il 1961; nel periodo post-conciliare ha animato a Torino alcune realta' ecclesiali di base; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Il diritto di non uccidere. Schegge di speranza, Il Margine, Trento 2009; Dialoghi con Norberto Bobbio, Claudiana, Torino 2011; Il bene della pace. La via della nonviolenza, Cittadella, Assisi 2012; Elogio della gratitudine, Cittadella, Assisi 2015; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, di seguito riprodotta, che e' stata piu' volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli, indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia (ormai da aggiornare) degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68.
Roberto Mancini e' uno dei maggiori pensatori della nonviolenza]
Roberto Mancini, Gandhi. Al di la' del principio di potere, Feltrinelli, Milano 2021, pp. 176, euro 14.
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Filosofia di Gandhi: o potere, o amore
Gandhi non fu solo un santone nonviolento, un "fachiro seminudo" (per Churchill), un "idealista pratico", come diceva di se'; non fu solo l'animatore della coscienza e dignita' del popolo indiano, e poi di altri. Fu anche un filosofo, cercatore della sapienza, quindi un pensatore attivo e creativo della buona convivenza umana. Con Gandhi avviene un'evoluzione possibile, nella politica, dal "principio di potere" alla verita' dell'amore per la realta'. Questo libro e' la filosofia di Gandhi, letta da un filosofo che sa leggere le trasformazioni profonde, come Roberto Mancini. Egli ci presenta nelle sue maggiori articolazioni il pensiero operante di Gandhi, indagato su fonti ampie, dimostrate dalla veramente abbondante bibliografia.
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Esperimenti con la verita'
Potere, da verbo della vita, e' diventato sostantivo: strumento che impone, sottomette altri, impedisce loro di esprimere delle possibilita' di vita. Il filosofo Mancini legge la validita' euristica dell'opera di Gandhi: "al di la' del principio di potere" come scoperta di vie inedite per l'umanita'. Percio' e' critico della modernita', che vede come "per eccellenza la civilta' del potere". Gandhi ha l'autorita' non di chi comanda, ma di chi fa crescere coscienza e umanita'.
La vita di Gandhi fu "esperimenti con la verita'". La verita' e' fonte di senso della vita. Gandhi non e' assolutista, ma in continuo approccio alla verita' della vita. Il suo e' un "realismo trasformativo". Dalla Bhagavadgita (testo sacro induista, III sec. a. C.) e' avviato alla lotta interiore tra il bene e il male. La sua etica non e' un perfezionismo, ma l'essere se stessi lasciandosi trasformare dall'amore, forza cosmica alternativa al potere. Legge Ruskin, Thoreau, Tolstoj. Apprende la politica nell'opporsi all'apartheid razzista in Sudafrica.
La lotta nonviolenta e' tradurre in politica la verita' dell'amore. In India si impegna per i contadini poveri del Champaran, prima che per l'indipendenza. Impara dai propri errori. Dalla guerra mondiale, da Hiroshima, apprende che solo la nonviolenza potra' fermare nazismo e fascismo. L'indipendenza viene insieme alla dolorosa separazione tra India e Pakistan. E' ucciso da un fondamentalista indu'. Esaminiamo alcuni termini essenziali del suo pensiero-azione.
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Attaccamento alla verita'
Satyagraha e' l'attaccamento alla verita', che da' vera forza: non la nostra forza di volonta', ma la forza della verita' dell'amore. La verita' e' amore, e l'amore e' verita'. A noi "amore" suona quasi svenevolezza, invece e' forza. Ed e' anche capacita' di soffrire, piuttosto che infliggere sofferenza. Gandhi crede nell'advaita (non dualismo), l'unita' essenziale di tutto cio' che ha vita: non una integrita' personale ma una realta' di relazione. Mancini vede anche i limiti dell'idea della corporeita' in Gandhi, che chiede castita' come autocontrollo, ma cio' vale in lui come primato dell'amore politico per il bene comune.
Il Satyagraha e' l'arma di chi e' davvero il piu' forte, e per questo esclude l'uso di ogni violenza. Dall'ateismo giovanile, Gandhi arriva a concepire Dio come verita', la forza dei deboli, al di sopra di ogni esclusivismo religioso. Dio non ha figura ne' concetto, ma e' Voce interiore, che l'autodisciplina e l'estrema umilta' possono cogliere, e Gandhi ne ha fatto reale esperienza: "Per me quella Voce fu piu' reale della mia stessa esistenza" (p. 51). Fede e politica convergono nel servire la giustizia: il potere non aiuta, solo la verita' aiuta, la forza metafisica che sostiene la vita del mondo. Oggi, per noi, e' questo orizzonte che manca alla politica.
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Nonviolenza, amore politico
Ahimsa, nonviolenza, e' la forza amorevole della verita' che spegne la violenza, e' la forza della pazienza attiva, tenace. Ahimsa e' il mezzo, la verita' e' il fine. Pazienza non e' remissivita' ma forza che sostiene gli effetti della violenza, cambia la sofferenza in forza. Ahimsa cambia il terreno del confronto rispetto alla violenza, e' generativa di una realta' inedita. Resistere e' piu' che arginare o contrastare, e' inaugurare una via diversa: non e' ascetismo, ma trasforma situazioni sociali e processi storici. Ahimsa e' il cuore della politica, e' amore politico, e scaturisce dalla giustizia risanatrice, opposta alla logica di potere.
La nonviolenza e' alternativa non solo alla violenza, ma al potere; passa dalla logica individualista alla sapienza della coralita'. Non e' mera astensione dal fare violenza, ma dispiegamento della capacita' di amare. Questa capacita' si impara dai sofferenti, che sono i nostri maestri. L'appello della sofferenza genera in noi una forza inedita per agire. Non e' idealizzazione statica, ma movimento a fare tutti i passi possibili. Ogni passo e' in se' la presenza anticipata della meta.
Fini (intenzioni) e mezzi (responsabilita', efficacia) non sono separabili, come fa Weber, perche' il risultato avra' la qualita' dei mezzi usati, come avviene tra seme e pianta. I mezzi d'azione nonviolenti ottengono risultati di giustizia. I mezzi non sono altro che i fini stessi nel loro maturare. I fini sono gia' contenuti nei mezzi. L'etica della politica e' l'etica della relazione di verita' con tutta la comunita' dei viventi. La politica e' trasformata, da concorrenza per il potere, a swaraj, liberta' dal male che si intromette nella relazione. La politica non e' piu' un contrasto meccanico di forze fisiche, ma un sentimento giusto di se' per l'azione giusta per tutti. Non e' una vetta irraggiungibile, ma la via per ritrovarsi nella comunione cosmica. In cio' vale anche il compromesso, non come svendita degli ideali, ma come dar tempo al tempo.
La nonviolenza da' significato alla religione, che non e' una certa tradizione, ma la relazione personale con la verita' viva dell'amore divino. Le religioni tradizionali, autoreferenziali, si appropriano indebitamente dell'universalita' di Dio.
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Indipendenza dal potere
Swaraj e' la liberta' dal male, l'indipendenza dal dominio, dal potere che opprime, dal consenso passivo dei dominati. Non e' un altro potere indipendente, ma l'indipendenza dal potere. Gandhi vuole l'indipendenza dell'India (piu' di quanto l'India seppe capirlo) dalle contrapposizioni arcaico-moderno, Oriente-Occidente, verso una civilta' spirituale corale. "C'e' Swaraj quando impariamo a governare noi stessi". Gandhi, conosciuto nelle fonti autentiche, non e' un leader nazionalista: l'India e' sorella tra le nazioni umane. Pero' giudica l'Occidente come "una civilta' costruita in modo da giungere all'autodistruzione". Concepisce per l'India un nuovo paradigma della democrazia, di portata potenzialmente universale.
Per lui "lo spirito della democrazia richiede di interiorizzare lo spirito della fraternita'". Piu' che il principio della maggioranza, una vera democrazia ha il criterio della protezione del piu' piccolo e povero membro della nazione. Ma l'Occidente ha detto "fraternite'" nella Rivoluzione francese, poi l'ha dimenticata. Democrazia non e' la vittoria legale di una parte, ma la maturazione etica e civile del popolo. Occorre il massimo possibile di autogoverno dei cittadini, degli organismi vicini alla vita quotidiana, delle singole nazioni, per evitare la concentrazione del potere. Ci possiamo chiedere come attuare questo principio oggi che tutto il mondo e' di fatto vicino e a ridosso della vita quotidiana dei singoli. Eppure, proprio per questo dobbiamo esseri liberi dai grandi poteri concentrati.
L'umanita' si fonda sulla verita' o sul potere? La pratica del non-attaccamento permette di venire alla luce dello swaraj, liberi dal culto dei risultati, nel respiro dell'azione feconda. "Il governo ideale, per Gandhi, e' quello che governa il minimo" e cio' non e' il liberalismo, ma l'autogoverno delle persone educate allo swaraj. La giustizia giudicante ha un approccio riparativo, non punitivo.
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Servizio al bene comune
Swadeshi significa servizio al bene comune, emancipazione da cio' che impedisce di servire la comunita'. "Chi vuole essere amico di Dio deve restare solo, oppure deve farsi amico il mondo intero", osa dire Gandhi. La comunita' non e' definita da una localita', ma e' relazione universale, inclusiva, e' un modo d'essere che non esclude nessuno. La democrazia del villaggio ha il respiro di un progetto federale cosmopolita: cerchi successivi entro un cerchio oceanico, non una piramide. La nonviolenza e' incompatibile col nazionalismo. Aderire alla verita' dell'amore e' aderire alla vita comune universale. "Chi e' dedito allo swadeshi cerca di identificarsi con il creato intero".
"L'Occidente e' troppo materialista, autocentrato e ottusamente nazionalista. Noi vogliamo una coscienza internazionale che abbracci il benessere e il progresso spirituale dell'umanita' intera". Democrazia e' organizzare la collettivita' non col potere, ma col prendersi cura e col servizio, in spirito di gioia. Non basta l'indipendenza dallo straniero: occorre il non-attaccamento per aderire alla verita'. L'essere umano viene alla luce quando scopre la sua liberta', e ha per madre la verita' dell'amore. Il progresso umano individuale e quello collettivo sono interdipendenti. Agli occhi del potere, Gandhi sembra fallito: in realta' ha avviato una delle piu' alte imprese dell'umanita'.
Il passaggio decisivo, nel cammino con Gandhi, e' da quando pensiamo impossibile la nascita di una umanita' nonviolenta, a quando non vi rinunciamo, e quindi nasciamo noi a tale umanita'. Maria Zambrano: "Solo cio' che resiste alla propria distruzione e' davvero vivo". Vero fallimento e' la rinuncia. In Gandhi avviene il paradosso del fallimento innegabile e del successo: persiste un seme di futuro che non cede a potere e violenza. Siamo liberi dal male non solo quando lo sradichiamo da noi, ma quando non desistiamo dalla via del bene. Cosi' e' pure nella vita della societa'.
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La vita semplice
Sarvodaya e' il nome e il valore della "vita semplice". Nanni Salio aveva fatto suo quel motto di Gandhi: "Vivere semplicemente perche' tutti possano semplicemente vivere". Non e' un'idea sacrificale, ma il bene comune della salvezza e felicita'. Il bene di ciascuno sta nel bene di tutti. Il sarvodaya anticipa una vita libera da violenza. Chi e' libero dal male, nello swaraj , e nella presenza di Dio, e' nella vita semplice. Ogni persona ha un suo percorso di elevazione spirituale: "Ci sono tante religioni quanti sono gli individui". Nella societa' attuale, complessa e sollecitata da mille stimoli, l'ideale del sarvodaya e' piu' difficile, ma la coscienza sveglia ci puo' orientare ad una felicita' semplice.
Pur attraverso cadute e fallimenti c'e' una via di armonizzazione, purche' ci immedesimiamo negli scarti umani della societa'. Gandhi combatte' il sistema delle caste: "Un Harijana [fuori casta] e' realmente un figlio di Dio", abbandonato dalla societa'. "Dio e' Dio proprio perche' difende chi e' privo di ogni aiuto". Gandhi pensa la nostra filialita' divina, ed e' per questo che critica ogni pretesa di superiorita' di una religione a danno della relazione vivente di tutti gli esseri umani con la verita' divina: non il potere, ma l'amore e' il principio. Il fatto che un'economia e una politica di potere producano scarti umani, e' fallimento anche della religione. La nonviolenza richiede questa positiva giustizia dell'amore.
Gandhi supero' progressivamente i pregiudizi della cultura del suo tempo: razzismo in Sudafrica, nazionalismo, sessismo. Lo spirito religioso dell'amore e' indissolubile dalla giustizia politica: "Non potrei avere alcuna vita religiosa senza identificarmi con tutta l'umanita' e questo mi e' impossibile senza partecipare alla politica". La via della nonviolenza al di la' del principio di potere non e' per eroi eccezionali, ma per chiunque vuole risollevarsi da una crisi della propria vita.
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L'economia attuale e' una guerra
Oggi l'istituzione centrale della violenza e' l'economia. Il mercato obbliga alla competizione, che ha il modello della guerra. La nonviolenza esige la radicale trasformazione del sistema economico e la liberazione delle sue vittime. "La legge spirituale si esprime proprio nelle comuni attivita' della vita, quindi coinvolge l'ambito economico, sociale e politico", scrive Gandhi. Egli prefigura un socialismo alternativo al marxismo.
Marx vede l'alternativa al capitalismo come contraddizione anche violenta, per Gandhi conta la comunione e l'azione giusta ottenuta vincendo il male dentro di se': levatrice della storia e' la verita' dell'amore, quindi la nonviolenza. Marx e' figlio della modernita' europea e non supera la logica del potere, ma solo quella del capitale.
Gandhi e' figlio della sapienza dell'India, in dialogo con le altre fedi e col diritto occidentale, e non e' attratto dal potere. Nel socialismo gandhiano la proprieta' dei mezzi di produzione e' sostituita dall'amministrazione fiduciaria, il lavoro e' servizio, non c'e' competitivita' ma cura e generativita'. L'economia e' incentrata nella comunita' locale pluralista, ogni proprieta' e' responsabilita', il fine di ogni impresa non e' piu' il profitto, ma il bene comune.
La critica della proprieta' e' tutt'uno con la critica del potere, dato che si alimentano a vicenda. Mantenendo la propria individualita' nazionale, i popoli umani formeranno una democrazia mondiale, nella liberta' dal male (swaraj), percio' senza farsi violenza. Il lavoro e le tecniche non devono sfigurare l'umanita' e la natura, come fa il potere violento.
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Il non-possesso
Aparigraha e' il non-possesso, che sradica l'identificazione tra essere e avere. Invece: uso, custodia, manutenzione dei beni per la condivisione. L'economia non e' una sfera autonoma: e' un'attivita' sociale per il servizio alla vita e al bene comune: "La vera economia e' l'economia della giustizia". L'economia e' da trasformare in questo senso, senza violenza od oppressione, ma col tessere la convivenza. Cosi' e' da salvare tutta la vita, che non e' solo "corsa verso la morte", come pensa il nichilismo occidentale.
La salvezza (moksha) non e' solo dopo la morte, ma gia' nella trasformazione della persona, nella vita aperta alla liberta' da tutti i vincoli, alla eliminazione dell'ego, a liberare il divino in noi. Il solo modo per trovare Dio, ben prima della morte, e' il servizio verso tutti. "Per vedere faccia a faccia lo Spirito universale della Verita' bisogna saper amare come se stessi chi e' il peggiore in tutto il creato". Questo impegna in ogni ambito: "Non esito a dire che quanti dicono che la religione non ha niente a che fare con la politica, non sanno cosa sia la religione". "Superare il proprio ego e' cio' che permette agli altri di vivere".
L'esperimento di Gandhi non ha dimostrazioni, salvo questa: se una persona si apre davvero all'amore che la umanizza, la sua vita diventa immensa e trova tutta la sua dignita'. La salvezza esistenziale e' quando viviamo non invano, ma contribuendo alla salvezza dell'umanita', alla vita, che e' piu' del potere.
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Epilogo
Nell'Epilogo, Mancini richiama i sistemi che regolano la politica: il codice Hobbes (il potere e' la passione fondamentale di tutta l'umanita'), il codice Mandeville (il potere e' diventato sistema onnicomprensivo, inglobante), e li confronta con il codice Gandhi: egli ha reso obsoleta la lingua del potere, cominciando a parlare la lingua che nasce dall'esperienza della verita'.
Per lui l'autorita' e' la qualita' di chi promuove lo sviluppo delle persone e del bene comune, l'integrita' e' il superamento delle scissioni nelle persone, la trasformazione etica e democratica e' quando la convivenza prende forma diversa da quella del potere. E' notevole che, mentre le virtu' morali e civili sono oggi all'incirca quelle classiche, in politica, da Machiavelli in poi, virtu' e' considerata qualsiasi abilita' a prendere e mantenere, di fatto, il potere. La forza e' equiparata al giusto. Oppure – direi- non c'e' piu' giusto, ma solo forza: il fatto e' il valore, quindi non c'e' piu' valore a regola dei fatti.
Gandhi mostra come la prerogativa umana e' l'indipendenza come liberta' dal male, e l'autogoverno come adesione alla verita' dell'amore. Nel codice Gandhi il metodo e' dialogo, prendersi cura, partecipazione, giustizia risanatrice, amministrazione fiduciaria: non conquistare il potere, ma coltivare le possibilita' di vita buona. Alternativa alla forza del potere e' la forza, fragile ma irriducibile, dell'umano. Il potere occupa il vuoto lasciato dalla mancata fioritura dell'umano. L'individualismo tende al potere, l'anima alla comunione con la verita' e con ogni vivente. Non possiamo dimostrare Dio o l'amore-verita' con cui Gandhi ha dialogato, ma neppure possiamo concludere che nulla e' tra noi se non il potere.
La "prova" paradossale e' che, nonostante la potenza del male, persiste il mondo e la ricerca del suo significato: "Percepisco che vi e' una forza vivente che tiene tutto assieme... Questa forza o spirito informatore e' Dio. Poiche' niente altro di quello che vedo semplicemente coi sensi puo' persistere o persistera', Egli solo e'. E questa forza e' benevola o malevola? La vedo esclusivamente benevola, perche' vedo che in mezzo alla morte persiste la vita, in mezzo alla menzogna persiste la verita', in mezzo alle tenebre persiste la luce" (Gandhi, Antiche come le montagne, Edizioni di Comunita', Milano 1965, p. 100).
Il male offende il bene ma non lo puo' distruggere. "La forza dell'amore, dell'anima o della verita' sono la stessa cosa. Abbiamo prove dell'azione di questa forza in ogni momento. Se non ci fosse questa forza l'universo scomparirebbe". "L'unica prova possibile della verita' e' nella trasformazione della persona che ad essa aderisce".
Non e' trionfalismo ne' idealizzazione. Gandhi conosce con lucidita' e benevolenza, ed anche con umorismo, la debolezza umana. Vede il paradosso per cui, anche se l'uomo rinuncia alla propria dignita', la verita' persiste a stargli vicina, invisibile e disarmata. E' importante l'educazione dei piccoli alla bellezza della nonviolenza. Finche' politica ed economia sono vincere sugli altri, si lacera il tessuto della vita. Si tratta di vincere se' stessi, l'esistere per se', e allora si puo' custodire tutti i valori viventi. La storia ha senso come divenire solidale della comunita' umana e della natura.
La competitivita' lacera l'umanita' fino alla sua eliminazione. Noi, dopo Gandhi, lo vediamo. Se e' la lotta per il potere che modella economia e politica, il risultato e' la disgregazione. La chiave del futuro e' la generativita' che inaugura dinamiche di vita armonica.
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P.S. Ho voluto interpellare Roberto Mancini, amico da tanti anni. Mi dice: "L'intento del libro era duplice: non solo presentare la filosofia di Gandhi, ma anche mostrare che la nonviolenza e' basata sul non potere, sul rifiuto del potere che lascia il posto alla scelta della forza dell'amore. O potere o amore. Ma per i figli della cultura occidentale questo e' quasi impossibile da capire".
5. DOCUMENTAZIONE. LA CAMPAGNA "UN'ALTRA DIFESA E' POSSIBILE" SCRIVE AI GRANDI ELETTORI: VENGA DATA UNA CASA ISTITUZIONALE ALLA DIFESA NONVIOLENTA
[Riceviamo e diffondiamo]
La campagna promossa da Rete Italiana Pace e Disarmo, Tavolo interventi civili di pace, Conferenza nazionale degli Enti di Servizio Civile, Forum Nazionale Servizio Civile, Sbilanciamoci! per la creazione di un dipartimento della difesa civile non armata e nonviolenta interviene nel dibattito per il Quirinale.
Alla vigilia di uno dei compiti piu' alti e delicati della vita politica ed istituzionale del paese, l'elezione del Presidente della Repubblica italiana, la Campagna "Un'altra difesa e' possibile" ha deciso di intervenire nel dibattito con una lettera aperta indirizzata ai Grandi Elettori che nei prossimi giorni inizieranno la serie di votazioni in Parlamento.
La missiva non ha lo scopo di "dare suggerimenti o indicare nomi", come evidenziato dalle Reti promotrici, ma intende "richiamare l'attenzione su un aspetto finora trascurato: quello della difesa non armata e nonviolenta e della mancanza di un luogo istituzionale che la coordini e la promuova".
Nella propria lettera la Campagna ricorda anzitutto di essere promotrice con una Petizione a Camera e Senato, di una proposta di Legge – gia' all'attenzione delle competenti Commissioni Affari costituzionali e Difesa – che istituisce il Dipartimento per la Difesa civile non armata e nonviolenta, strumento istituzionale necessario per il riconoscimento della parita' costituzionale tra difesa militare e difesa civile. "Occorre una pari dignita' con pari legittimita' - sottolineano le organizzazioni firmatarie - perche' la difesa della Patria, cioe' l'integrita' della nostra comunita' oggi minacciata dalla pandemia, dalla crisi climatica e dalle armi nucleari, e' affidata dalla Costituzione ai cittadini ed e' un sacro dovere che riguarda ciascuno di noi".
Per questo motivo "Un'altra difesa e' possibile" si rivolge a coloro che hanno il compito di eleggere il prossimo Capo dello Stato che tra le sue funzioni "ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere". E dunque poiche' il riconoscimento giuridico e la parificazione tra difesa armata e difesa nonviolenta e' gia' stato fatto proprio dal nostro ordinamento si deve correttamente intendere che il Presidente della Repubblica "ha il comando delle Forze armate e disarmate, presiede il Consiglio supremo di difesa armata e nonviolenta costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra o di resistenza nonviolenta deliberato dalle Camere".
La nostra Repubblica e' nata da uno strumento nonviolento quale il Referendum popolare e la Costituzione su cui si basa ripudia la guerra e vuole la pace: occorre dunque che salga al Quirinale un Presidente attento a questi principi, un Capo delle Forze Armate e della Forze Disarmate che sappia riconoscere e sostenere la pari dignita' di chi difende i valori costituzionali senza ricorrere alle armi. Dal Quirinale potrebbe venire un riequilibrio dei poteri della difesa, ricordando il motto che fu proprio di un Presidente del passato: "Svuotare gli arsenali, riempire i granai", un programma ancora tutto da attuare.
Negli ultimi anni l'intera comunita' nazionale ha difeso, con costi e impegno altissimi, la salute individuale e la sanita pubblica. Non c'e' bene superiore del diritto alla vita, tutto il resto viene dopo. Eppure il bilancio della Difesa e' assorbito esclusivamente dalla spesa militare (quasi 26 miliardi di euro nel 2022 con un incremento del 20% in tre anni) mentre alla difesa civile non armata e nonviolenta non arrivano nemmeno le briciole. Una situazione che ci impegneremo a cambiare.
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Per ulteriori informazioni sui contenuti della Proposta di Legge e sul tema della difesa civile non armata e nonviolenta: sito: www.difesacivilenonviolenta.org, e-mail: info at difesacivilenonviolenta.org, te. 0458009803 – 3482863190.
6. MATERIALI. ISDE-VITERBO: UN PODCAST SULL'IMPATTO AMBIENTALE DEL TRASPORTO AEREO
[Riceviamo e diffondiamo]
Giustizia climatica e impatto su ambiente, salute e clima prodotto dal trasporto aereo. Se ne parla nel KauzPod, ovvero il podcast di giustizia climatica.
Kauzpod e' parte del progetto KAUZ - laboratorio per il cambiamento climatico, relazioni lavorative e futuro. Il progetto nasce dalla collaborazione tra organizzazioni austriache, tedesche, italiane e croate ed e' finanziato dall'Unione Europea.
In questo podcast, la giornalista Rossana Mauri intervista la dottoressa Antonella Litta, medico, referente e coordinatrice da oltre 15 anni per l'"Associazione medici per l'ambiente-ISDE" del gruppo di studio sul tema: "Il trasporto aereo come fattore di inquinamento ambientale e rischio per la salute".
Nella conversazione, tra domande e risposte, si ragiona anche degli attuali stili di vita, che se solidali, in ogni nostra azione quotidiana, individuale e collettiva, come anche nella scelta delle modalita' di viaggiare - in particolare del viaggiare in aereo - hanno effetti sul presente e si proiettano nel futuro.
Nel podcast si ragiona sulle cause che hanno portato all'attuale crisi globale, economica, sociale, culturale, ambientale e da ultimo anche sanitaria, come l'attuale pandemia da Sars-Cov2- Covid19 ha ben evidenziato.
Si racconta anche di esperienze in Italia, locali e vincenti, di opposizione all'ampliamento di aeroporti e alla costruzione di nuovi.
Il podcast propone alla riflessione, al comune sentire, anche concrete alternative incentrate sulla solidarieta' e la sostenibilita' che possono fare la differenza e contrastare la grave emergenza planetaria determinata dai cambiamenti climatici.
Argomenti, riflessioni e considerazioni che trovano un'ampia disamina nel testo, citato nel podcast, "Pulire l'aria. La vergogna di volare", edito dalla Libreria Editrice Fiorentina (richiedibile all'editore: Via de'Pucci 4, 50122 Firenze, tel. 055579921, www.lef.firenze.it, editrice at lef.firenze.it, www.facebook.com/libreria.editricefiorentina, volume composto da 163 pagine, costo 20 euro).
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LA BIBLIOTECA DI ZOROBABELE
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Segnalazioni librarie e letture nonviolente
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 336 del 25 gennaio 2022
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