[Nonviolenza] Telegrammi. 4330



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4330 del 26 dicembre 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
0. Comunicazione di servizio
1. Mao Valpiana: Lettera dal Movimento Nonviolento
2. Free Leonard Peltier. Alcuni materiali informativi diffusi lo scorso fine settimana a Firenze e Napoli
3. Omero Dellistorti: Nottetempo
4. Segnalazioni librarie
5. La "Carta" del Movimento Nonviolento
6. Per saperne di piu'

0. COMUNICAZIONE DI SERVIZIO

Ancora per qualche giorno il notiziario esce in forma ridotta per problemi tecnici.
Ci scusiamo con chi ci legge.

1. REPETITA IUVANT. MAO VALPIANA: LETTERA DAL MOVIMENTO NONVIOLENTO
[Dal Movimento Nonviolento (per contatti: sede nazionale via Spagna 8, 37123 Verona, tel. e fax 0458009803, e-mail: mao at sis.it, azionenonviolenta at sis.it, siti: www.nonviolenti.org, www.azionenonviolenta.it) riceviamo e diffondiamo]

Natale 2021 – Capodanno 2022
Cara amica e caro amico,
inviamo questa mail a tutti coloro che nel corso dell'anno sono entrati in contatto con il Movimento Nonviolento. Vogliamo innanzitutto rinnovare la nostra amicizia e nell'occasione porgere gli auguri per le prossime festivita', il Natale e l'inizio d'anno nuovo.
Il Movimento Nonviolento vive solo grazie a chi decide di assumersi la responsabilita', iscrivendosi, di renderlo strumento utile alla crescita della nonviolenza organizzata.
La pandemia ancora in corso ha molto penalizzato negli ultimi due anni le entrate legate alle attivita' pubbliche del Movimento. Per la prima volta il nostro bilancio e' in sofferenza.
Per questo ti proponiamo di fare una scelta, sottoscrivendo l'adesione al Movimento, con una quota che comprende anche l'abbonamento alla rivista "Azione nonviolenta".
Sappiamo bene che sono crescenti, per tutti, le difficolta' economiche, ma sappiamo anche che ognuno di noi paga, per le spese militari, piu' di 1 euro al giorno (400 euro all'anno, la cifra annuale di 25 miliardi, divisa per i cittadini italiani). La nonviolenza costa molto meno delle armi, ma ci sono comunque dei costi da sostenere. Le attivita' ordinarie del Movimento, pur considerando l'enorme impegno su base volontaria e gratuita, hanno dei costi fissi cui dobbiamo quotidianamente fare fronte: gestione della sede nazionale (tasse, bollette, telefono, ecc.), lavoro di segreteria, mantenimento straordinario delle sedi, contributi alle attivita' delle reti nazionali ed internazionali (Rete Pace e Disarmo, Beoc, War Resisters International, ecc.), sostegno a campagne e iniziative, spese di viaggi per riunioni e lavori di segreteria, costi per la comunicazione, siti e social, e soprattutto le uscite per la redazione della rivista cartacea (spese tipografia, spedizioni, ecc.).
Contiamo quindi su uno sforzo straordinario di ciascuno, la collaborazione e il contributo di tutti, a partire dalla quota di adesione per il 2022 da 50,00 euro, con Iban IT 35 U 07601 11700 000018745455 intestato al Movimento Nonviolento, o tramite il nostro e-shop, a cui si puo' aggiungere l'abbonamento alla rivista "Azione nonviolenta", in formato cartaceo a 32,00 euro, o digitale a 20,00 euro.
Per i liberi contributi (fiscalmente detraibili) oltre che l'Iban e' possibile utilizzare anche paypal
Ricordiamo anche l'importanza di destinare il 5x1000 al nostro Movimento, e di consigliarlo agli amici. Basta una firma e il nostro codice fiscale 93100500235.
Se desideri ricevere regolarmente le nostre comunicazioni, mandaci la tua mail per l'indirizzario informatico. Invia a: amministrazione at nonviolenti.org , con oggetto "per lista iscritti MN".
Grazie e auguri di pace per te e i tuoi cari.
Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento

2. INIZIATIVE. FREE LEONARD PELTIER. ALCUNI MATERIALI INFORMATIVI DIFFUSI LO SCORSO FINE SETTIMANA A FIRENZE E NAPOLI

Mettiamo a disposizione dei mezzi d'informazione, delle associazioni democratiche e delle persone di volonta' buona interessate alcuni dei materiali informativi diffusi sabato 18 e domenica 19 dicembre 2021 a Firenze e Napoli nell'ambito dell'iniziativa per la liberazione di Leonard Peltier.
Auspichiamo l'ulteriore diffusione di questi testi.
Invitiamo al piu' ampio impegno affinche' sia finalmente restituita la liberta' a Leonard Peltier.
* * *
Indice dei materiali:
1. Un uomo innocente e perseguitato, un difensore dei diritti umani, un difensore della Madre Terra. Dopo 45 anni di ingiusta, barbara ed assurda detenzione sia restituita la liberta' a Leonard Peltier
2. Scriviamo al Ministro degli Esteri, chiediamogli di adoperarsi per la liberazione di Leonard Peltier
3. Chi e' Leonard Peltier? (Una scheda informativa essenziale dei primi anni duemila dal sito www.whoisleonardpeltier.info)
4. Il caso Leonard Peltier (Una scheda informativa essenziale dell'inizio del 2016 dal sito www.whoisleonardpeltier.info)
5. Riccardo Noury: Peltier, un'ingiustizia che dura da 40 anni (2016)
6. Riccardo Noury: Leonard Peltier, con Biden alla Casa bianca riparte la campagna per chiedere la grazia (2021)
7. Alcuni siti utili
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1. Un uomo innocente e perseguitato, un difensore dei diritti umani, un difensore della Madre Terra. Dopo 45 anni di ingiusta, barbara ed assurda detenzione sia restituita la liberta' a Leonard Peltier
Ha scritto Leonard Peltier:
Io sono chiunque
sia morto
senza una voce
o una preghiera
o una speranza
o un'opportunita'...
Chiunque abbia sofferto
per essere indiano
per essere umano,
per essere indigeno,
per essere libero,
per essere Altro,
per essere impegnato...
Io sono chiunque di loro.
Ognuno di loro.
Si'.
Anche te.
Io sono chiunque.
*
Ha scritto il Presidente del Parlamento Europeo:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
*
E' stato scritto su Leonard Peltier:
La vicenda di Leonard Peltier puo' essere riassunta brevemente: nato a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944, attivista dell'American Indian Movement per i diritti umani dei nativi americani e in difesa della Madre Terra, nel 1977 fu condannato a due ergastoli in un processo-farsa sulla base di presunte prove e presunte testimonianze dimostratesi false; da allora e' ancora detenuto, sebbene la sua innocenza sia ormai universalmente riconosciuta (gli stessi suoi accusatori e giudici responsabili della sua scandalosa ed assurda condanna hanno in prosieguo di tempo ammesso che le cosiddette "prove" e le cosiddette "testimonianze" erano false). Anche dal carcere ha continuato ad impegnarsi per i diritti umani di tutti gli esseri umani e in difesa della Madre Terra, sostenendo e promuovendo molte iniziative educative ed umanitarie, a cui ha affiancato un'apprezzata attivita' di pittore, poeta, scrittore.
Di seguito riportiamo una breve nota di presentazione dal suo libro autobiografico edito in Italia nel 2005: "Accusato ingiustamente dal governo americano – ricorrendo a strumenti legali, paralegali e illegali – dell'omicidio di due agenti dell'FBI nel 1975 (un breve resoconto tecnico della farsa giudiziaria e' affidato all'ex ministro della giustizia degli Stati Uniti Ramsley Clark, autore della prefazione), Peltier, al tempo uno dei leader di spicco dell'American Indian Movement (AIM), marcisce in condizioni disumane in una prigione di massima sicurezza da quasi trent'anni. Nonostante la sua innocenza sia ormai unanimemente sostenuta dall'opinione pubblica mondiale, nonostante una campagna internazionale in suo favore che ha coinvolto il Dalai Lama, Nelson Mandela, il subcomandante Marcos, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Robert Redford (che sulla vicenda di Peltier ha prodotto il documentario Incident at Oglala), Oliver Stone, Howard Zinn, Peter Matthiessen, il Parlamento europeo e Amnesty International, per il governo americano il caso del prigioniero 89637-132 e' chiuso. Non sorprende dunque che Peltier sia divenuto un simbolo dell'oppressione di tutti i popoli indigeni del mondo e che la sua vicenda abbia ispirato libri (Nello spirito di Cavallo Pazzo di Peter Matthiessen), film (Cuore di tuono di Michael Apted, per esempio) e canzoni (i Rage Against the Machine hanno dedicato a lui la canzone Freedom). In parte lucidissimo manifesto politico, in parte toccante memoir, questa e' la straordinaria storia della sua vita, raccontata per la prima volta da Peltier in persona. Una meravigliosa testimonianza spirituale e filosofica che rivela un modo di concepire la vita, ma soprattutto la politica, che trascende la dialettica tradizionale occidentale e i suoi schemi (amico-nemico, destra-sinistra e cosi' via): i nativi la chiamano la danza del sole" (dalla scheda di presentazione del libro di Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, 2005, nel sito della casa editrice: fazieditore.it).
Per ulteriori informazioni si veda di Leonard Peltier, Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999 (in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005); e tra le opere su Leonard Peltier: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994; Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano, Erre Emme, Pomezia 1996; Michael Koch, Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016. Particolarmente utile anche l'opera di Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013, piu' volte ristampata.
Si puo' utilmente consultare anche il sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info
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E' stato scritto sul significato della solidarieta' con Leonard Peltier:
La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la Resistenza degli indiani d'America vittime di un genocidio che tuttora continua e che occorre contrastare.
La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la lotta di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani oppressi e denegati dalla violenza dei poteri dominanti.
La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la lotta dell'umanita' cosciente in difesa del mondo vivente dalla minaccia di distruzione da parte di un sistema di potere, di un modo di produzione e di un modello di sviluppo che schiavizzano, divorano e distruggono gli esseri umani, gli altri animali, l'intero mondo vivente.
La lotta di Leonard Peltier e la lotta per la sua liberazione sono quindi parte di un impegno in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, di un impegno per la salvezza dell'intero mondo vivente.
* * *
2. Scriviamo al Ministro degli Esteri, chiediamogli di adoperarsi per la liberazione di Leonard Peltier
Proponiamo di inviare al Ministro degli Affari Esteri la seguente lettera (o un testo analogo):
Al Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Italiana
e per opportuna conoscenza:
al Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana
al Presidente del Parlamento Europeo

"Tutti facciamo parte dell'unica famiglia dell'umanita'.
Noi condividiamo la responsabilita' per la nostra Madre Terra
e per tutti quelli che ci vivono e respirano.
Credo che il nostro compito non sara' terminato
fin quando anche un solo essere umano sara' affamato o maltrattato,
una sola persona sara' costretta a morire in guerra,
un solo innocente languira' in prigione
e un solo individuo sara' perseguitato per le sue opinioni.
Credo nel bene dell'umanita'.
Credo che il bene possa prevalere, ma soltanto se vi sara' un grande impegno.
Impegno da parte nostra, di ognuno di noi, tuo e mio"
(Leonard Peltier)

Oggetto: Proposta di un passo del governo italiano per la concessione della grazia a Leonard Peltier
*
Egregio Ministro degli Affari Esteri,
sara' forse gia' al corrente della recente, rilevante iniziativa del Presidente del Parlamento Europeo che alcuni mesi fa ha annunciato pubblicamente - con una conferenza stampa, un video e un tweet - la richiesta al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia presidenziale che restituisca finalmente la liberta' a Leonard Peltier, l'illustre attivista per i diritti umani e la difesa della Madre Terra nativo americano da 45 anni detenuto innocente, condannato per crimini che non ha mai commesso.
Nel suo tweet del 23 agosto 2021 il Presidente del Parlamento Europeo ha scritto, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
A sostegno dell'iniziativa del Presidente del Parlamento Europeo si sono espresse innumerevoli personalita', associazioni, istituzioni. Tra esse prestigiosissime personalita' dell'impegno religioso ed istituzionale, morale e civile, culturale ed artistico, come Alessandra Algostino, Laura Boella, don Luigi Ciotti, Giancarla Codrignani, Marinella Correggia, Nando dalla Chiesa, Gregorio de Falco, Paolo Ferrero, Francuccio Gesualdi, Raniero La Valle, Gad Lerner, Sara Michieletto, Luisa Morgantini, Riccardo Orioles, Moni Ovadia, Daniela Padoan, Bianca Pitzorno, Graziella Proto, Anna Puglisi, Annamaria Rivera, Antonia Sani, Mao Valpiana, Guido Viale, padre Alex Zanotelli, e le Sindache ed i Sindaci di vari Comuni d'Italia come Abbadia San Salvatore, Aosta, Baveno, Bologna, Carrara, Chieri, Cuneo, Gorizia, Livorno, Monte San Pietro, Palermo, Pesaro, Pienza, Reggio Calabria, Soriano nel Cimino, Verbania, Vitorchiano.
*
Egregio Ministro degli Affari Esteri,
forse ricordera' che la liberazione di Leonard Peltier e' stata richiesta piu' volte gia' nel corso degli scorsi decenni non solo da prestigiose organizzazioni umanitarie come Amnesty International e Human Rights Watch, ma anche da autorevolissume personalita' - benemerite dell'umanita' intera - come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Shirin Ebadi, Rigoberta Menchu', Desmond Tutu, ed altri illustri Premi Nobel per la Pace.
Un appello di Nelson Mandela, un appello di madre Teresa di Calcutta, dovrebbe essere ascoltato da ogni persona di volonta' buona come da ogni istituzione preposta al bene comune.
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Egregio Ministro degli Affari Esteri,
forse sapra' anche che la medesima richiesta di liberazione di Leonard Peltier e' stata espressa gia' da decenni dal Parlamento Europeo con due risoluzioni del 1994 e del 1999.
Trascriviamo qui di seguito integralmente la Risoluzione del Parlamento Europeo dell'11 febbraio 1999 (pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n. C 150 del 28/05/1999 pag. 0384, B4-0169, 0175, 0179 e 0199/99):
"Risoluzione sul caso di Leonard Peltier
Il Parlamento europeo,
- vista la sua risoluzione del 15 dicembre 1994 sulla grazia per Leonard Peltier (GU C 18 del 23.1.1995, pag. 183),
A. considerando il ruolo svolto da Leonard Peltier nella difesa dei diritti dei popoli indigeni,
B. considerando che Leonard Peltier e' stato condannato nel 1977 a due ergastoli dopo essere stato estradato dal Canada, benche' non vi fosse alcuna prova della sua colpevolezza,
C. considerando che Amnesty International ha ripetutamente espresso le proprie preoccupazioni circa l'equita' del processo che ha condotto alla condanna di Leonard Peltier,
D. considerando che il governo degli Stati Uniti ha ormai ammesso che gli affidavit utilizzati per arrestare e estradare Leonard Peltier dal Canada erano falsi e che il Pubblico ministero statunitense Lynn Crooks ha affermato che il governo degli Stati Uniti non aveva alcuna prova di chi aveva ucciso gli agenti,
E. considerando che dopo 23 anni trascorsi nei penitenziari federali, le condizioni di salute di Leonard Peltier si sono seriamente aggravate e che secondo il giudizio di specialisti la sua vita potrebbe essere in pericolo se non ricevera' adeguate cure mediche,
F. considerando che le autorita' penitenziarie continuano a negargli adeguate cure mediche in violazione del diritto umanitario internazionale e i suoi diritti costituzionali,
G. rilevando che Leonard Peltier ha esaurito tutte le possibilita' di appello concessegli dal diritto statunitense,
1. insiste ancora una volta affinche' venga concessa a Leonard Peltier la grazia presidenziale;
2. insiste affinche' Leonard Peltier sia trasferito in una clinica dove possa ricevere le cure mediche del caso;
3. ribadisce la sua richiesta di un'indagine sulle irregolarita' giudiziarie che hanno portato alla reclusione di Leonard Peltier;
4. incarica la sua delegazione per le relazioni con gli Stati Uniti di sollevare il caso di Leonard Peltier iscrivendolo all'ordine del giorno del prossimo incontro con i parlamentari americani;
5. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Congresso statunitense e al Presidente degli Stati Uniti d'America".
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Egregio Ministro degli Affari Esteri,
sapra' forse anche che in occasione del recente incontro del G20 a Roma alcuni movimenti democratici, e con essi molte cittadine e molti cittadini, hanno sollecitato il Presidente del Consiglio dei Ministri del nostro paese a rappresentare personalmente al Presidente statunitense l'opportunita' di concedere la grazia a Leonard Peltier.
Ignoriamo ovviamente se nei colloqui riservati intercorsi tra il capo di governo italiano ed il presidente americano tale tema sia stato posto, ma ragione e sentimento ci inducono a ritenere che cosi' possa essere stato e che comunque nella sua pur breve permanenza in Italia il Presidente Biden sia stato informato dalla stessa rappresentanza diplomatica del suo paese del vasto e crescente movimento di solidarieta' che nel nostro paese si e' espresso per la concessione della grazia a Leonard Peltier.
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Egregio Ministro degli Affari Esteri,
la vicenda di Leonard Peltier puo' essere riassunta brevemente: nato a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944, attivista dell'American Indian Movement per i diritti umani dei nativi americani e in difesa della Madre Terra, nel 1977 fu condannato a due ergastoli in un processo-farsa sulla base di presunte prove e presunte testimonianze dimostratesi false; da allora e' ancora detenuto, sebbene la sua innocenza sia ormai universalmente riconosciuta (gli stessi suoi accusatori e giudici responsabili della sua scandalosa ed assurda condanna hanno in prosieguo di tempo ammesso che le cosiddette "prove" e le cosiddette "testimonianze" erano false). Anche dal carcere ha continuato ad impegnarsi per i diritti umani di tutti gli esseri umani e in difesa della Madre Terra, sostenendo e promuovendo molte iniziative educative ed umanitarie, a cui ha affiancato un'apprezzata attivita' di pittore, poeta, scrittore.
Per ulteriori informazioni si veda di Leonard Peltier, Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999 (in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005); e tra le opere su Leonard Peltier: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994; Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano, Erre Emme, Pomezia 1996; Michael Koch, Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
Si puo' utilmente consultare anche il sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info
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Egregio Ministro degli Affari Esteri,
il dettato della Costituzione della Repubblica Italiana, corroborato dagli impegni assunti con la partecipazione all'Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) e all'Unione Europea (Ue), impegna il nostro paese alla difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani: orbene, non vi e' dubbio che una detenzione di 45 anni imposta a un uomo innocente, a un difensore dei diritti umani e del mondo vivente, sia una flagrante violazione dei diritti umani.
Ergo: la stessa legge fondamentale del nostro paese ci chiede di adoperarci per la sua liberazione, cosi' come per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
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Egregio Ministro degli Affari Esteri,
vorremmo pertanto sollecitare una sua iniziativa, un passo del governo italiano per la concessione della grazia a Leonard Peltier.
Come ha scritto il Presidente del Parlamento Europeo, "Human rights must be defended always, everywhere", "I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
Confidando nella sua attenzione e nel suo impegno, augurandole ogni bene,
firma, luogo e data
Recapiti postale, telefonico ed email del mittente
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Gli indirizzi cui inviare la lettera sono i seguenti:
- al Ministro degli Esteri: gabinetto at esteri.it, sg.segreteria at esteri.it, SGUDC at esteri.it,
- al Presidente del Consiglio dei Ministri: presidente at pec.governo.it, segrcd at governo.it, chigicomunicazione at governo.it, uscm at palazzochigi.it, segrgen at governo.it,
- al Presidente del Parlamento Europeo: president at ep.europa.eu, lorenzo.mannelli at ep.europa.eu, armelle.douaud at ep.europa.eu, barbara.assi at ep.europa.eu, helene.aubeneau at ep.europa.eu, marco.canaparo at ep.europa.eu, fabrizia.panzetti at ep.europa.eu, michael.weiss at ep.europa.eu, luca.nitiffi at ep.europa.eu, matea.juretic at ep.europa.eu, francesco.miatto at ep.europa.eu, barbara.hostens at ep.europa.eu, monica.rawlinson at ep.europa.eu, beate.rambow at ep.europa.eu, laetitia.paquet at ep.europa.eu, nicola.censini at ep.europa.eu, arnaud.rehm at europarl.europa.eu, julien.rohaert at europarl.europa.eu, jose.roza at ep.europa.eu, roberto.cuillo at ep.europa.eu, silvia.cagnazzo at ep.europa.eu, eulalia.martinezdealosmoner at ep.europa.eu, iva.palmieri at europarl.europa.eu, tim.allan at ep.europa.eu, andrea.maceirascastro at ep.europa.eu, angelika.pentsi at ep.europa.eu,
- per conoscenza al Comitato internazionale di difesa di Leonard Peltier: contact at whoisleonardpeltier.info,
- per conoscenza alle associazioni democratiche promotrici di questa iniziativa: bigoni.gastone at gmail.com, nepi1.anpi at gmail.com, centropacevt at gmail.com,
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3. Chi e' Leonard Peltier? (Una scheda informativa essenziale dei primi anni duemila dal sito www.whoisleonardpeltier.info)
Leonard Peltier e' un cittadino delle nazioni Anishinabe e Dakota/Lakota che e' stato imprigionato ingiustamente per oltre 40 anni.
Per la comunita' internazionale il caso Peltier e' una macchia nella questione dei diritti umani in America.
Amnesty International considera Peltier un "prigioniero politico" che dovrebbe essere "rilasciato immediatamente e senza condizioni".
Per molti popoli indigeni Peltier e' un simbolo degli abusi e della repressione che essi hanno subito tanto a lungo.
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Cosa ha portato alla detenzione di Peltier?
Si inizia nei primi anni Settanta, nella Riserva Indiana di Pine Ridge, in South Dakota, quando le tensioni tra l'amministratore delle tribu' Dick Wilson e i tradizionalisti iniziarono un'escalation. Wilson era favorevole all'assimilazione, nel senso che credeva che i Popoli Nativi dovessero abbandonare le proprie tradizioni per unirsi alla societa' americana mainstream. I tradizionalisti, d'altro canto, sentivano importante mantenere la propria cultura e la propria base territoriale. Wilson avvantaggio' chi era favorevole all'assimilazione dando loro impieghi e altre risorse, tralasciando invece le necessita' dei tradizionalisti che spesso vivevano nella peggior indigenza.
Il conflitto in crescita spinse i tradizionalisti ad unirsi con il Movimento degli Indiani Americani (AIM), un'organizzazione per i diritti civili votata ad unire i Popoli Nativi nello sforzo di far risorgere le loro comunita' e promuovere orgoglio culturale e sovranita'.
In reazione Wilson si uni' all'FBI (Federal Bureau of Investigation) per distruggere il movimento percepito dall'agenzia come una minaccia all'"American way of life". L'esito fu disastroso.
Nel 1973 i tradizionalisti locali e l'AIM occuparono Wounded Knee, un piccolo centro di Pine Ridge, per protestare contro i numerosi abusi che stavano subendo. Era lo stesso luogo dove, meno di cento anni prima, fu commesso l'orribile massacro di Wounded Knee contro oltre 300 Lakota, per lo piu' donne e bambini. Invece di ascoltare le proteste dei Nativi, all'occupazione il governo rispose militarmente, esplodendo oltre 250.000 colpi nell'area e uccidendone due occupanti, sulle cui morti non furono mai aperti dei procedimenti giudiziari.
L’occupazione prosegui' per 71 giorni e termino' solo quando il governo promise indagini a seguito delle denunce. Le indagini non furono mai realizzate e le condizioni nella riserva peggiorarono.
Dopo Wounded Knee, Wilson mise fuorilegge le attivita' dell'AIM nella riserva. I tradizionalisti non erano autorizzati a riunirsi o a partecipare a cerimonie tradizionali. Wilson assunse vigilanti che si facevano chiamare Guardiani della Nazione Oglala – GOONS ("Scagnozzi" - ndt).
I tre anni successivi ai fatti di Wounded Knee sono spesso definiti come "il regno del terrore di Pine Ridge", perche' tutte le persone considerate sostenitrici dell'AIM erano bersaglio di violenze. Le loro case venivano bruciate e le loro auto spinte fuori strada. Erano investiti da veicoli, colpiti da spari dalle auto, picchiati.
Tra il 1973 e il 1976 oltre 60 tradizionalisti furono assassinati – Pine Ridge aveva il piu' alto tasso di omicidi negli Stati Uniti – e molti altri furono aggrediti. In quasi tutti i casi le dichiarazioni di testimoni indicarono la responsabilita' dei GOON, ma nulla e' stato fatto per fermare la violenza. Al contrario, l'FBI riforni' i GOON di armi ed informazioni riservate sull'AIM e si volto' dall'altra parte ogni volta che i GOON commettevano crimini.
Col peggiorare della situazione i tradizionalisti chiesero all'AIM di tornare nella riserva per fornire protezione alla popolazione. Leonard Peltier era tra coloro che risposero alla chiamata. Lui e una dozzina di altri allestirono un campo al ranch Jumping Bull, presso Pine Ridge, casa di un certo numero di famiglie tradizionaliste.
Il 26 giugno 1976 due agenti dell'FBI in veicoli non ufficiali inseguirono un furgone rosso fino al ranch Jumping Bull. Apparentemente cercavano Jimmy Eagle, che era finito in una rissa e aveva rubato un paio di stivali da cow-boy. Furono sparati dei colpi. Mentre le madri abbandonavano la zona con i loro figli, altri residenti iniziarono a rispondere al fuoco. Inizio' una sparatoria tra gli agenti dell'FBI ed i residenti.
Le forze dell'ordine si mobilitarono immediatamente. In un paio d'ore oltre 150 agenti della squadra SWAT dell'FBI, la polizia del Bureau of Indian Affairs (BIA) e i GOON circondarono il ranch.
Peltier aiuto' a condurre un gruppetto di ragazzi fuori dall'area, scampando a malapena alla grandine di proiettili.
Quando la sparatoria cesso', il militante dell'AIM Joseph Killsright Stuntz giaceva morto, colpito alla testa da un cecchino. Sulla sua morte non e' mai stata aperto un procedimento giudiziario. Anche i due agenti dell'FBI giacevano morti – feriti nella sparatoria, poi colpiti a bruciapelo.
Anni dopo, grazie ad un ricorso tramite il Freedom of Information Act (FOIA) fu documentato che:
- l'FBI aveva sorvegliato strettamente le attivita' dell'AIM dentro e fuori la riserva e si stava preparando per "operazioni paramilitari di polizia" gia' un mese prima della sparatoria.
- i due agenti dell'FBI possedevano una mappa che evidenziava il ranch Jumping Bull in cui i magazzini delle provviste delle famiglie residenti erano definiti come "bunker".
Nota bene: oltre 70.000 pagine dei documenti dell'FBI sula vicenda rimangono ancora oggi secretate.
Secondo i documenti dell'FBI, oltre quaranta persone tra i Nativi hanno partecipato alla sparatoria, sia militanti dell'AIM che non. Eppure solo quattro persone furono indiziate per le morti degli agenti: tre leader dell'AIM – Dino Butler, Bob Robideau e Leonard Peltier – e Jimmy Eagle.
Butler e Robideau furono i primi ad essere arrestati e processati. La giuria ritenne che Butler e Robideau fossero giustificati a rispondere al fuoco vista l'atmosfera di terrore che c'era a Pine Ridge in quel periodo. Inoltre non furono collegati alle uccisioni con i colpi sparati a bruciapelo. Butler e Robideau furono dichiarati "non colpevoli" per legittima difesa.
L'FBI fu irritato dal verdetto. Lasciarono quindi cadere le accuse contro Jimmy Eagle cosicche' – come attesta un memoriale dell'FBI - "... tutta la forza accusatoria del governo federale potesse essere diretta contro Leonard Peltier".
Frattanto Peltier era riparato in Canada, ritenendo che non avrebbe mai avuto un processo equo. Il 6 febbraio 1976 fu catturato.
L'FBI presento' al tribunale canadese un affidavit di una donna chiamata Myrtle Poor Bear, che dichiarava di essere stata la fidanzata di Peltier e di averlo visto sparare agli agenti. Peltier fu estradato negli Stati Uniti.
Di fatto Myrtle Poor Bear non aveva mai incontrato Peltier, ne' era presente al momento della sparatoria – fatto in seguito confermato dal Procuratore degli Stati Uniti.
Nonostante la successiva dichiarazione di Myrtle Poor Bear di aver rilasciato una falsa testimonianza sotto coercizione, terrorizzata dagli agenti dell'FBI, l'estradizione di Peltier non fu revocata.
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In cosa fu ingiusto il processo di Peltier?
Leonard Peltier fu rimpatriato negli Stati Uniti, dove il suo caso fu misteriosamente trasferito dal giudice che aveva presieduto il processo dei suoi coimputati ad un differente giudice, che emise decisioni che penalizzarono gravemente la difesa. Inoltre l'FBI aveva analizzato attentamente il caso Butler-Robideau e questa volta era determinato ad assicurarsi una condanna. Le carte erano state truccate contro Peltier ed un processo equo era fuori discussione.
- Myrtle Poor Bear e altri testimoni chiave furono esclusi dal testimoniare sulla cattiva condotta dell'FBI.
- Le testimonianze sul "regno del terrore a Pine Ridge" furono rigidamente escluse.
- Prove importanti come rapporti balistici in contrasto furono giudicate inammissibili.
- Il furgone rosso che era stato seguito fin dentro il ranch fu successivamente descritto come "il van rosso e bianco di Peltier" (gli agenti che avevano descritto il veicolo come "pick-up rosso" nel processo Butler-Robideau non ricordavano piu' la loro precedente testimonianza).
- La giuria fu isolata e circondata in ogni momento da U.S. Marshals, cercando di farle credere che l'AIM fosse una minaccia per la loro sicurezza.
- Tre giovani testimoni Nativi furono costretti a testimoniare il falso contro Peltier, dopo essere stati trattenuti e terrorizzati da agenti dell'FBI.
Il Procuratore non riusci' a produrre un solo testimone che potesse identificare Peltier come lo sparatore, ma il governo collego' un bossolo trovato vicino ai corpi alla presunta arma del delitto, sostenendo che quell'arma fosse l'unica del suo tipo ad essere stata usata durante la sparatoria e che appartenesse a Peltier.
La successiva azione giudiziaria promossa in base al Freedom of Information Act ha scoperto documenti dell'FBI che dimostravano:
- che piu' di un'arma del tipo attribuito a Peltier era presente sulla scena del conflitto a fuoco.
- Che l'FBI aveva intenzionalmente nascosto un rapporto balistico che mostrava come il bossolo non potesse provenire dalla presunta arma del delitto.
- Che gli agenti senza alcun dubbio seguirono un pick-up rosso sul terreno, non il furgone rosso e bianco guidato da Peltier.
- Che esistevano prove inconfutabili contro diversi altri sospetti ma furono nascoste.
Ignara di tutto cio', la giuria condanno' Peltier. Fu condannato a due ergastoli consecutivi.
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Cosa e' accaduto in seguito al processo?
Dopo che sono emersi gli abusi sopra descritti, la difesa di Peltier ha richiesto un nuovo processo.
Durante la conseguente esposizione delle istanze, il Procuratore degli Stati Uniti ha ammesso due volte: "...noi non possiamo provare chi ha sparato a quegli agenti".
Per il tribunale Peltier avrebbe potuto essere assolto se le autentiche prove non fossero state occultate dall'FBI.
Tuttavia un nuovo processo fu negato in base a tecnicismi legali.
Nel 1993 Peltier richiese la Grazia Esecutiva al presidente Clinton. Fu lanciata un'intensa campagna – supportata dai Nativi e dalle organizzazioni umanitarie, da membri del Congresso, da gruppi comunitari e gruppi religiosi, organizzazioni sindacali, da intellettuali e celebrita'. Anche il giudice Heaney, responsabile della citata affermazione del tribunale, ha espresso un risoluto sostegno al rilascio di Peltier. Il caso Peltier divenne una questione nazionale.
Il 7 novembre 2000 durante una intervista alla radio, Clinton dichiaro' che avrebbe seriamente preso in considerazione la richiesta di grazia di Peltier ed avrebbe preso una decisione prima di lasciare l'incarico il 20 gennaio 2001.
In risposta l'FBI lancio' una vasta campagna di disinformazione sia sui media che tra i rappresentanti delle istituzioni; il 15 dicembre oltre 500 agenti dell'FBI marciarono davanti alla Casa Bianca per opporsi alla grazia.
Il 20 gennaio la lista dei provvedimenti di grazia emessi da Clinton fu diffusa ai media. Senza spiegazioni il nome di Peltier era stato espunto.
Dal 2001 le azioni legali per la revisione della sentenza o per il rilascio sulla parola non sono riuscite ad ottenere il rilascio di Peltier.
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4. Il caso Leonard Peltier (Una scheda informativa essenziale dell'inizio del 2016 dal sito www.whoisleonardpeltier.info)
Un innocente: Leonard Peltier e' un attivista Nativo Americano accusato in relazione alla morte di due agenti del Federal Bureau of Investigation (FBI) nel conflitto a fuoco che ha avuto luogo presso la Riserva indiana di Pine Ridge, South Dakota, il 26 giugno 1975.
Documenti del Governo mostrano che, senza alcuna prova, l'FBI ha deciso fin dall'inizio della sua investigazione di "incatenare Peltier al caso".
Il Trattato Jay (Trattato di Amicizia, Commercio e Navigazione, tra Sua Maesta' Britannica e gli Stati Uniti d'America), ratificato da Stati Uniti e Canada, prevede che gli Indiani Americani siano autorizzati ad attraversare il confine Stati Uniti-Canada liberamente.
Diverso tempo dopo la sparatoria, come era abituato a fare, Peltier ha attraversato legalmente il confine verso il Canada. Su richiesta del Governo americano, e' stato arrestato nella British Columbia nel febbraio 1976. Temendo che non avrebbe avuto un processo equo negli Stati Uniti, Peltier fece richiesta di asilo in Canada.
I magistrati americani hanno presentato consapevolmente dichiarazioni false ad una corte canadese per far estradare Peltier negli Stati Uniti. Le dichiarazioni erano firmate da una donna che fu costretta dagli agenti dell'FBI a dichiararsi testimone oculare. Il governo ha in seguito ammesso che la donna non era presente durante la sparatoria.
Frattanto a Cedar Rapids, in Iowa, la giuria del processo dei coimputati di Leonard ha sancito che gli attivisti Indiani avevano il diritto di trovarsi nella Riserva indiana di Pine Ridge e non erano coinvolti in alcuna attivita' illegale. Non c'era alcuna prova che essi avessero provocato un assalto o vi fossero coinvolti come aggressori.
Alla luce del regime di terrore imposto nella Riserva di Pine Ridge durante i tre anni precedenti, dei precedenti di condotta persecutoria da parte dell'FBI in casi riguardanti attivisti Indiani, e del comportamento violento degli agenti il 26 giugno 1975, la giuria decise che i coimputati di Peltier non erano colpevoli perche' si tratto' di legittima difesa.
Se Leonard fosse stato processato coi suoi coimputati, sarebbe stato prosciolto anche lui.
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Insoddisfatti per l'esito del processo, gli accusatori prepararono la messinscena per l'incarcerazione di Peltier. Il suo processo fu spostato in una zona ben nota per i sentimenti anti-Indiani: Fargo, in North Dakota. Il giudice del processo aveva reputazione di sentenziare contro gli Indiani, e un giurato e' noto per aver espresso commenti razzisti durante il processo di Peltier.
Documenti dell'FBI dimostrano che l'accusa si spinse fino al punto di "fabbricare" la cosiddetta "arma del delitto". Una perizia ha mostrato che l'arma e il bossolo introdotti come prova non corrispondevano, ma gli accusatori dell'FBI hanno nascosto questo fatto alla giuria.
Il giudice del processo si era spesso espresso a favore dell'accusa e la giuria di Peltier non ha mai visto la maggior parte delle prove che erano stato presentate al processo di Cedar Rapids. Privato della possibilita' di difendersi adeguatamente, Peltier e' stato condannato a due ergastoli consecutivi.
In base agli atti giudiziari, il Procuratore degli Stati Uniti che ha diretto il caso ha ammesso due volte da allora che nessuno sa chi fu a sparare i colpi letali.
Nonostante i Tribunali abbiano riconosciuto le prove della cattiva condotta del governo - incluso l'aver costretto testimoni a mentire e aver nascosto prove balistiche che dimostravano la sua innocenza - a Peltier e' stato negato un nuovo processo. Ed e' ormai anche fuori dai termini per la liberta' su parola.
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Nelson Mandela, Madre Teresa di Calcutta, 55 membri del Congresso e molte altre persone - compreso un giudice gia' membro della Corte in due degli appelli di Peltier - si sono pronunciati per il suo immediato rilascio.
Peltier ormai ha scontato oltre 40 ani in prigione. E' un uomo anziano e la sua salute e' deteriorata. Ha avuto un ictus che lo ha lasciato parzialmente cieco da un occhio. Peltier continua a soffrire di diabete, pressione sanguigna alta, problemi cardiaci. Recentemente gli e' stato diagnosticato un aneurisma dell'aorta addominale.
Secondo un rappresentante di "Physicians for Human Rights" (Medici per i diritti umani), Peltier rischia cecita', collasso renale e ictus - anche per via della sua dieta inadeguata, delle condizioni di vita carcerarie e della carente assistenza sanitaria.
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Nonostante queste problematiche estreme, Peltier ha dato notevoli contributi a cause umanitarie e caritatevoli durante i suoi molti anni in prigione:
- Peltier ha avuto un ruolo chiave nel portare genti di tribu' diverse, con una storia di conflitti, ad unirsi in pace. Sostiene la risoluzione pacifica di tutte le istanze che hanno a che fare con Nativi Americani e il rispetto per i diritti degli altri.
- Peltier ha lavorato col dottor Steward Selkin ad un programma pilota nella Riserva Rosebud, il "Piano di Riforma delle Cure Sanitarie Leonard Peltier", per documentare necessita' e bisogni della somministrazione di cure. Scopo ultimo del programma e' la radicale modifica della somministrazione dell'assistenza sanitaria nelle Riserve in tutti gli Stati Uniti.
- Ha collaborato col professor Jeffrey Timmons ad un programma per stimolare l'economia delle riserve e gli investimenti in imprese dei Nativi Americani, compresa una sezione per insegnare amministrazione e operazioni di impresa ai giovani delle Prime Nazioni.
- Nel 1992 Leonard Peltier ha fondato una borsa di studio all'Universita' di New York per studenti Nativi Americani interessati a lauree giuridiche. E' anche stato fondamentale nella fondazione e nel finanziamento di un giornale dei Nativi Americani, fatto da giovani Nativi e diretto a loro, nello stato di Washington. Oltre ad aver cresciuto due dei suoi nipoti dalla prigione, Peltier e' stato genitore-sponsor di due bambini attraverso "ChildReach", uno in El Salvador e l'altro in Guatemala. Ogni anno sponsorizza una raccolta natalizia di cibo e doni per i bambini di Pine Ridge. Peltier inoltre siede nel Board della "Fondazione Rosenberg per l'infanzia".
- Peltier ha inoltre organizzato una colletta alimentare di emergenza per la gente di Pohlo, in Messico, come risposta al Massacro di Acteal. Contribuisce di frequente ai programmi "Head Start" e ai rifugi da violenze domestiche in stato di necessita' finanziaria.
- Peltier ha aiutato diversi prigionieri Indiani a riabilitarsi, promuovendo uno stile di vita libero da droghe ed alcol, incoraggiando l'orgoglio e la consapevolezza della propria cultura e delle proprie tradizioni. Ha anche contribuito allo sviluppo di programmi artistici carcerari, incrementando in tal modo la fiducia in se stessi dei detenuti.
- Leonard Peltier dona le sue opere d'arte a numerose organizzazioni per i diritti umani e per lo sviluppo sociale, per sostenerle nella raccolta di fondi. Recentemente tra i beneficiari si includono la American Civil Liberties Union, Trail of Hope (una conferenza Nativo-Americana che si occupa di dipendenza da droghe ed alcol); la World Peace and Prayer Day; l'associazione degli studenti First Nation e il Buffalo Trust Fund.
- Ad oggi Peltier e' stato proposto per il Premio Nobel sette volte. E' ampiamente riconosciuto per il suo operato umanitario ed ha ricevuto numerosi riconoscimenti nell'ambito dei diritti umani. Di recente, Peltier ha ricevuto il riconoscimento "2015 Defender of Pachamama" (Madre Terra) conferito dal presidente della Bolivia Evo Morales; nel 2016 il "Premio Frantz Fanon" conferito dalla Fondazione Frantz Fanon in Francia.
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Il 17 febbraio 2016 Peltier ha formalmente inoltrato domanda al Presidente degli Stati Uniti d'America per la concessione della Grazia Esecutiva, ovvero per la commutazione delle sentenze.
La sua vita e' ora nelle mani del presidente Barack Obama.
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5. Riccardo Noury: Peltier, un'ingiustizia che dura da 40 anni (2016)
[Dal blog "Le persone e la dignita'" nel sito del "Corriere della sera" riprendiamo il seguente articolo del 27 marzo 2016. Riccardo Noury e' portavoce di Amnesty International Italia]
Il 26 giugno 1975, durante uno scontro nella riserva indiana di Pine Ridge tra membri del Movimento degli indiani americani e le forze federali, vengono uccisi due agenti dell’Fbi, Ronald Williams e Jack Coler.
Nel febbraio 1976 Leonard Peltier, un attivista del Movimento che nel frattempo e' riparato in Canada, viene estradato e, l'anno successivo, giudicato colpevole e condannato a due ergastoli.
Peltier ha ammesso di essere stato presente durante gli scontri di Pine Ridge ma, da 40 anni, nega di aver ucciso i due agenti federali.
A testimoniare contro di lui, prima del processo (durante il quale, stranamente, non viene chiamata a farlo) e' una nativa Lakota di Pine Ridge, Myrtie Poor Bear. Nel 2000 ritratta, dichiarando di essere stata costretta a incastrare Peltier dopo mesi di pressioni psicologiche da parte dell'Fbi.
Nel corso di quattro decenni, Peltier ha fatto ricorso svariate volte. Nel 1986, la corte d'appello dell'ottavo circuito ha ammesso che "ci sono alcune prove riguardanti la condotta impropria di agenti dell'Fbi".
La commissione federale per la grazia da un lato ha riconosciuto che "la pubblica accusa non ha presentato alcuna prova diretta del coinvolgimento nell'uccisione dei due agenti federali" ma dall'altro ha sempre negato la grazia in quanto Peltier ha sempre respinto ogni responsabilita' per i due omicidi.
Dal punto di vista della dubbia correttezza del processo terminato con la doppia condanna all'ergastolo vi sarebbero molte ragioni, come per anni ha chiesto Amnesty International, per annullare tutto e ricominciare da capo. Solo che, da tempo, le possibilita' di ricorrere per via giudiziaria si sono esaurite.
Resta una nuova richiesta di grazia, che Peltier ha presentato al dipartimento di Giustizia.
Peltier ha 71 anni. Si trova in una prigione della Florida, a 2000 miglia di distanza dalla sua famiglia nel Nord Dakota che riesce di rado a visitarlo. In piu', la salute del detenuto non e' buona: Peltier soffre di diabete e nel gennaio di quest'anno gli e' stato diagnosticato un aneurisma all'aorta addominale, che potrebbe risultare fatale.
Ecco perche' Amnesty International ha sollecitato l'amministrazione Obama a rilasciare Leonard Peltier per ragioni umanitarie e nell'interesse di una giustizia equa e imparziale.
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6. Riccardo Noury: Leonard Peltier, con Biden alla Casa bianca riparte la campagna per chiedere la grazia (2021)
[Dal blog "Le persone e la dignita'" nel sito del "Corriere della Sera" riprendiamo il seguente articolo del 23 marzo 2021. Riccardo Noury e' portavoce di Amnesty International Italia]
Leonard Peltier e' nelle prigioni statunitensi da oltre 43 anni, condannato a due ergastoli per l'omicidio di due agenti federali, a seguito di un processo nel quale la pubblica accusa ha nascosto prove a discarico, ne ha fabbricate a carico e ha spinto testimoni a fornire false testimonianze.
Peltier ha ormai 76 anni e soffre di gravi problemi di salute, tra cui il diabete e un aneurisma dell'aorta addominale. Gia' un anno fa, Amnesty International aveva denunciato il rischio che potesse essere contagiato dal Covid-19. Il dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti ha recentemente autorizzato la Direzione federale delle carceri a rilasciare detenuti anziani e malati.
Peltier ha ricevuto la solidarieta' da parte di numerose personalita' di livello internazionale, tra cui Nelson Mandela, il Dalai Lama, Mikhail Gorbaciov, Rigoberta Menchu, Desmond Tutu e Shirin Ebadi. Il suo rilascio e' sostenuto anche da leader tribali eletti negli Stati Uniti e dal Congresso nazionale degli indiani d'America, che hanno approvato risoluzioni per chiedere clemenza.
La campagna per la grazia a Leonard Peltier chiede al presidente degli Usa Joe Biden che il detenuto sia trasferito nella sua abitazione nella Turtle Mountain Chippewa Reservation, North Dakota.
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7. Alcuni siti utili
- International Leonard Peltier Defense Committee: www.whoisleonardpeltier.info
- Centro studi americanistici "Circolo Amerindiano": www.amerindiano.org
- Il Cerchio, coordinamento di sostegno ai/dai nativi americani: www.associazioneilcerchio.it
- Soconas Incomindios, comitato di solidarieta' con i nativi americani: www.soconasincomindios.it

3. RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: NOTTETEMPO

- E' venuto il prete.
- Il prete?
- Per te.
- Per me?
- Si', per scrivere e pregare.
- Per me?
- Per te, si', svegliati, dai, alzati.
- Non ci riesco.
- Come, non ci riesci?
- Non ci riesco a svegliarmi.
- Ma e' gia' nella stanza, si e' gia' seduto, ha gia' tirato fuori la carta, la penna e il calamaio.
- Non ci riesco a svegliarmi.
- Ma vuoi morire cosi'?
- Perche', sto morendo?
- Certo che stai morendo, stai morendo e stai sognando.
- Ma se mi sveglio mi salvo.
- Se ti svegli puoi dettare al prete le ultime volonta'.
- Ma non le voglio dettare a un prete, e poi non ho nessuna ultima volonta'.
- Che ne so io, pero' ormai il prete e' qui, e' nella stanza, bisogna che ti alzi e due parole gliele dici, e' gia' al tavolino, ha gia' tirato fuori carta, penna e calamaio.
- Ma che sogno e' mai questo? E poi lo sai che sono ateo. E comunista.
- Certo che lo so, ma il prete ormai e' qui, mica l'ho chiamato io.
- E chi l'ha chiamato? Io no di sicuro.
- Che ne so, pero' adesso bisogna proprio che ti svegli, ti alzi, ti metti addosso qualche cosa, mica vorrai fare questa figuraccia di morire cosi'.
- Svegliarmi mi sveglierei volentieri, e' che non ci riesco.
- Ma se non ci riesci lo sai che allora muori, muori cosi', solo come un cane.
- Lo sento che sto morendo, ma a svegliarmi proprio non ce la faccio. E poi una brutta figura in piu' o in meno, a questo punto che cambia? Pero' mi scoccia che il prete sia entrato qui e se ne stia al tavolino, con la carta, la penna e il calamaio, ad aspettare le mie ultime volonta'. Chi l'ha invitato? Chi l'ha mandato?
- E io che ne so?
- E neanche io lo so. Sono cose che non si fanno.
- Se lo dici tu.
- Certo che lo dico io, staro' pure sognando ma non sono mica rincitrullito.
- Se lo dici tu. Pero' adesso se non altro per educazione tirati su e parlaci.
- Io mi vorrei svegliare, mi vorrei proprio svegliare, non mi va di morire cosi'.
- E allora svegliati, e' mezz'ora che te lo dico.
- Ma non ci riesco.
- E allora non ti dico piu' niente e fa' come ti pare.
- E poi, ma tu, ma tu chi sei?
- Come chi sono io?
- Si', chi sei tu? E' cosi' buio qui che non riesco a riconoscerti.
- E non mi riconosci dalla voce?
- Non lo so, non mi sembra.
- Andiamo proprio bene, andiamo. Lo sapevo che non valeva la pena.
- La pena di che?
- La pena.
- La pena di parlarmi?
- La pena, decidi tu quale.
- Io mica ti capisco.
- Ah, se non mi capisci allora lasciamo perdere.
- Lasciamo perdere che?
- Questo.
- Questo che?
- Tutto questo, che altro?
- Non lo so.
- Lo vedo che non lo sai, pero' non ti impegni neppure. Alzarti non ti vuoi alzare, svegliarti non vuoi svegliarti. Se ti sta bene cosi'...
- Non mi sta bene cosi', e' che non ci riesco.
- Io quello che potevo fare l'ho fatto, adesso decidi tu. Ti saluto.
- Come, te ne vai?
- E' chiaro, quello che dovevo fare l'ho fatto, adesso me ne vo.
- E io?
- E tu?
- Si', io.
- Fossi in te mi sveglierei.
- Mi mancano le forze.
- Lo so, infatti e' gia' venuto il prete.
- Il prete?
- Si', per te.
- Per me?

4. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Eugenio Coccia, La relativita' e lo spazio-tempo, Rcs, Milano 2021, pp. 160, euro 6,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
*
Riletture
- Andre' Breton, Antologia dello humour nero, Einaudi, Torino 1970, 1977, pp. 374.
- Laura Laurencich Minelli, Indiani delle grandi pianure nella raccolta di Antonio Spagni, Reggio Emilia 1992, pp. 130.
*
Classici
- Emmanuel Levinas, Difficile liberte', Albin Michel, Paris 1963, 1976, Librairie Generale Française, Paris 1995, pp. 416.
- Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, Einaudi, Torino 1952, 1955, pp. 408.
- Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza europea, Einaudi, Torino 1954, 1975, pp. XXIV + 824.

5. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

6. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4330 del 26 dicembre 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
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