[Nonviolenza] Telegrammi. 4135



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4135 del 14 giugno 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Quarto Trabacchini
2. Ripetiamo ancora una volta...
3. Il "Voelkischer Beobachter Quotidiano" informa
4. Nel quartiere medioevale di San Pellegrino a Viterbo conclusa la campagna di informazione referendaria (2011)
5. Una vittoria dell'umanita' (2011)
6. Associazione "Respirare": Con la forza della democrazia, con la forza della verita' (2011)
7. Io guardo in questo specchio e vedo un volto (2011)
8. Una vittoria della ragione, un compito per la volonta' (2011)
9. Nel merito (2011)
10. Antonietta Lelario presenta "Il tempo della rivolta" di Donatella Di Cesare
11. Paolo Lambruschi intervista Maaza Mengiste
12. Omero Dellistorti: Appena arrivato
13. Segnalazioni librarie
14. La "Carta" del Movimento Nonviolento
15. Per saperne di piu'

1. LUTTI. QUARTO TRABACCHINI

E' deceduto Quarto Trabacchini, che fu segretario della federazione di Viterbo del Pci.
Era un amico vero e un sincero compagno di lotte.
Con gratitudine lo ricordiamo, proseguendo la lotta comune per la liberazione comune dell'umanita' intera.

2. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

3. SAPERLA LUNGA. Il "VOELKISCHER BEOBACHTER QUOTIDIANO" INFORMA

Per il "Voelkischer Beobachter Quotidiano" tutto quel che non va e' sempre colpa di qualcun altro, mai degli insipienti, deliranti e sanguinari potenti di cui e' insieme mentore e velina.
Per il "Voelkischer Beobachter Quotidiano" il governo razzista della strage degi innocenti nel Mediterraneo e del ripristino delle leggi mussoliniane del '38 nel 2018-2019 e' un giulebbe e una cuccagna.
Per il "Voelkischer Beobachter Quotidiano" il governo mezzo-razzista dell'ecatombe del 2020-2021 (piu' di centomila persone ammazzate dal virus grazie all'irresponsabilita' e all'idiozia degli ebbri e scellerati prominenti al governo di stato e regioni; piu' di centomila persone che potevano essere quasi tutte salvate se al governo non ci fosse stato il cugino cattivo di Charlot) e' il gaudio magno, il piccolo padre e il grande fratello messi insieme.
Per il "Voelkischer Beobachter Quotidiano" i fatti sono nulla, la propaganda e' tutto. Burro e cannoni, difesa della razza, elogio dello stupro, e avanti cosi', ragazzi; e chi muore muore.

4. MEMORIA. NEL QUARTIERE MEDIOEVALE DI SAN PELLEGRINO A VITERBO CONCLUSA LA CAMPAGNA DI INFORMAZIONE REFERENDARIA (2011)

La sera di venerdi' 10 giugno 2011, immediatamente prima dello scoccare della mezzanotte, nel quartiere medioevale di San Pellegrino a Viterbo si e' conclusa la campagna di informazione referendaria per i quattro si' in difesa di ambiente, diritti e democrazia.
L'incontro, promosso dal movimento "Radioattivi" e dal centro sociale occupato autogestito "Valle Faul", ha avuto come momento centrale la testimonianza di Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo e memoria storica delle lotte antinucleari degli anni '70 e '80.
Nel suo discorso Peppe Sini ha esordito ricordando le lotte condotte dai movimenti ambientalisti, della solidarieta' e per la giustizia globale con la scelta dell'approccio rigorosamente nonviolento, l'unico adeguato alle sfide che l'umanita' ha di fronte nell'epoca attuale. Ha rievocato alcune figure significative e tra gli altri un simbolo della Viterbo popolare, Alfio Pannega, con cui tanti dei presenti hanno condiviso non solo lotte sociali ma anche una vita di impegno ecoequosolidale e di generosa e accudente responsabilita' per il bene comune.
"Quale che sia il risultato dei referendum - ha detto il responsabile della struttura pacifista viterbese - qui non si arrende nessuno: noi continueremo nel nostro impegno in difesa della biosfera casa comune dell'umanita' intera, in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, comprese le generazioni future, compresi coloro che non hanno voce ed anche per i quali noi dovremo votare il 12-13 giugno quattro volte si' per fermare la criminale follia nucleare, per impedire la sostanzialmente genocida mercificazione e privatizzazione dell'acqua e dell'accesso ad essa, per riaffermare che la legge e' uguale per tutti".
Entrando nel merito dei singoli referendum Peppe Sini ha articolato un'analisi dettagliata delle questioni cruciali.
"Votiamo si' al referendum per fermare il nucleare in primo luogo perche' sappiamo che non esiste il nucleare sicuro ma sempre questa tecnologia implica rilasci radioattivi che provocano malattie e morte; in secondo luogo perche' sappiamo che vi e' un nesso ineliminabile tra nucleare militare e nucleare civile, tra Hiroshima, Chernobyl e Fukushima: il nucleare e' di per se' totalitario, belligeno e onnicida; in terzo luogo perche' sappiamo che e' indispensabile dismettere l'uso delle fonti e delle tecnologie inquinanti e passare subito alle fonti energetiche rinnovabili ed alle tecnologie pulite e sostenibili. Sono cose che sappiamo da molti anni, perche' noi siamo di quelli che per dieci anni resistettero a contrastare la costruzione della centrale nucleare a Montalto di Castro: eravamo a Pian dei Cangani in quella festa della primavera del '77 che fu la prima grande mobilitazione di massa antinucleare in Italia, ed eravamo ancora li' a bloccare i cancelli quando, vinto il referendum dell'87, Enel e governo pretendevano ancora di violare la legge e la sovranita' popolare continuando proditoriamente a costruire la centrale atomica".
"Votiamo si' ai due referendum sull'acqua - ha poi aggiunto - per impedire la mercificazione dell'acqua e per impedire la privatizzazione dell'accesso ad essa. Lo sappiamo bene cosa significhi mercificare e privatizzare l'acqua. Poiche' l'acqua, come l'aria, e' indispensabile all'organismo umano, se si accettasse la logica che essa sia una merce in mano a privati che la mettono in vendita per ricavarne un profitto, cio' implicherebbe condannare a morire di sete i poveri che non potranno pagare, ovvero la commissione di un mostruoso crimine contro l'umanita'. E noi siamo di quelli che da anni si battono nel nostro territorio per il diritto di tutti all'acqua potabile, e da anni affermiamo il diritto di tutti gli esseri umani a una vita degna, il diritto di tutti gli esseri umani, comprese le future generazioni, alla preservazione della biosfera e ad accedere alle risorse indispensabili per la vita".
E ancora: "Votiamo si' al referendum sul cosiddetto 'legittimo impedimento' per riaffermare quell'idea elementare e fondativa della democrazia e dello stato di diritto, della civilta' giuridica cosi' come e' affermata nella Costituzione della Repubblica Italiana, nella Dichiarazione universale dei diritti umani, nelle principali Carte del costituzionalismo moderno: tutte le persone sono eguali dinanzi alla legge; ovvero: la legge e' uguale per tutti. A nessun potente sia consentito di compiere atti criminali e sottrarsi ai controlli di legalita'".
Inoltre, ha proseguito, "noi votiamo si' a tutti e quattro i referendum non solo per gli specifici argomenti relativi a ciascuno di essi, ma anche per un ulteriore motivo che tutti li concerne, ed il motivo e' questo: vi e' evidentissimo in Italia un tentativo di eversione dall'alto che intende violare la Costituzione, aggredire la democrazia, corrompere e disfare la Repubblica come bene comune. A questa scellerata infamia noi ci opponiamo. Noi ci opponiamo alla guerra. Noi ci opponiamo al razzismo. Noi ci opponiamo al regime maschilista e patriarcale che fornisce l'ideologia di sostegno al femminicidio. Noi ci opponiamo alla devastazione e alla distruzione della biosfera, casa comune dell'umanita' intera. Noi ci opponiamo ai poteri criminali, alla loro violenza e alla loro pretesa di impunita'".
Poi il responsabile del "Centro di ricerca per la pace" ha aggiunto un ultimo e decisivo argomento: "Perdere i referendum, ovvero non raggiungere il quorum (dato dalla partecipazione al voto della meta' piu' uno degli elettori), avrebbe conseguenze disastrose, poiche' la sconfitta non lascerebbe affatto la situazione com'e', ma rafforzerebbe enormemente - e nel breve periodo finanche pressoche' irreversibilmente a livello legislativo - le scellerate decisioni governative tradotte nelle norme di legge che i referendum propongono di abrogare. Non raggiungere il quorum nel referendum per fermare il nucleare avra' come risultato un fortissimo sostegno alla criminale follia nucleare; non raggiungere il quorum nei due referendum in difesa dell'acqua e del diritto umano all'accesso all'acqua avra' come risultato un fortissimo sostegno alla mercificazione dell'acqua e alla privatizzazione dell'accesso ad essa; non raggiungere il quorum nel referendum sul principio dell'uguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge avra' come risultato un fortissimo sostegno all'eversione dall'alto cesarista e neofeudale. E' questa una decisiva ragione perche' tutte le persone di retto sentire e di volonta' buona sollecite del pubblico bene si impegnino affinche' i referendum siano validi, ovvero ottengano la partecipazione almeno della meta' piu' uno degli elettori".
Concludendo la sua perorazione la storica figura dei movimenti ecopacifisti dell'Alto Lazio ha invitato ad un ultimo sforzo per far sapere a tanti che ancora ne sono ignari che chi non vota con cio' stesso esprime un sostegno cruciale a leggi pessime ed a scellerate scelte politiche incompatibili con l'ambiente e con i diritti dell'umanita'; ed ha nuovamente espresso la persuasione - testimoniata lungo decenni - che nell'impegno per i diritti umani di tutti gli esseri umani e nella difesa della biosfera, per quanto subdola e volenta possa essere l'aggressione dei criminali poteri distruttori della natura e di tante vite umane, "qui non si arrende nessuno. La nonviolenza e' piu' forte".

5. MEMORIA. UNA VITTORIA DELL'UMANITA' (2011)

La vittoria dei referendum odierni costituisce una gioia grande per quelli di noi che alcuni decenni fa si batterono contro il nucleare lungo un intero decennio fino alla vittoria referendaria del 1987.
Ed una gioia grande per quelli di noi che da anni si battono per il diritto all'acqua potabile nel nostro territorio come ovunque.
Ed ancora una gioia grande per quelli di noi che all'eversione dall'alto berlusconiana si oppongono da sempre.
E' una vittoria per l'umanita' intera, comprese le generazioni future.
Con il medesimo rigoroso impegno con cui ci si e' battuti contro il nucleare, per l'acqua bene comune e diritto umano, per l'uguaglianza di tutti dinanzi alla legge, ebbene, occorre battersi anche per far cessare le guerre cui l'Italia follemente e criminalmente partecipa; per far cessare la scellerata persecuzione razzista di migranti e viaggianti; per ripristinare pienamente nel nostro paese la legalita' costituzionale, la democrazia solidale e responsabile, e il rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani.

6. MEMORIA. ASSOCIAZIONE "RESPIRARE": CON LA FORZA DELLA DEMOCRAZIA, CON LA FORZA DELLA VERITA' (2011)

Con il risultato dei quattro referendum del 12-13 giugno 2011 il popolo italiano ha respinto alcune delle piu' scellerate decisioni governative degli ultimi anni.
Il popolo italiano ha respinto la criminale follia nucleare.
Il popolo italiano ha respinto la privatizzazione dell'acqua.
Il popolo italiano ha respinto la pretesa dei potenti di sottrarsi ai controlli di legalita'.
Con il voto referendario il popolo italiano ha difeso la biosfera casa comune dell'umanita' intera, ha difeso i beni comuni, ha difeso l'uguaglianza di ogni persona dinanzi alla legge, ha difeso i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Con la forza della democrazia.
Con la forza della verita'.
Per l'umanita' intera.
*
Coerentemente con questo pronunciamento si torni al rispetto integrale della Costituzione della Republica Italiana.
Cessi immediatamente la partecipazione italiana alle guerre terroriste e stragiste.
Cessi immediatamente la persecuzione razzista dei migranti.
Si adoperi l'Italia per la pace che salva le vite.
Si adoperi l'Italia perche' ad ogni essere umano sia riconosciuto il diritto alla vita.
Vi e' una sola umanita'. Vi e' una sola casa comune dell'umanita' intera.
*
L'associazione "Respirare"
Viterbo, 14 giugno 2011

7. MEMORIA. IO GUARDO IN QUESTO SPECCHIO E VEDO UN VOLTO (2011)

Io guardo in questo specchio e vedo un volto
di Giano. Da una parte la corale
difesa di diritti che ha travolto
l'empio regime del falso e del male.

Dall'altra, per il cumulo dissolto
degli innocenti uccisi dal letale
nostro far guerra, ne' sguardo ne' ascolto:
ma indifferenza cinica e brutale.

Gli afgani, i libici, i migranti, e tutte
le vittime delle armi e del razzismo
attendono un moto di pieta'

- come e' stata pieta' quella che ha
col referendum vinto il nichilismo -
e che le vite non sian piu' distrutte.

8. MEMORIA. UNA VITTORIA DELLA RAGIONE, UN COMPITO PER LA VOLONTA' (2011)

E' stata una vittoria della ragione.
La maggioranza del popolo italiano, pronunciandosi direttamente nella forma estremamente semplificata dei quesiti referendari, ha colto l'essenziale, il decisivo.
Ed ha scelto di difendere la natura dalla speculazione che tutto inquina e devasta e distrugge.
Ha scelto di difendere l'uguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani.
Ha scelto la responsabilita' e la solidarieta', di contro alle ideologie e alle prassi della violenza e della rapina.
*
La sconfitta della criminale follia nucleare impegna lo stato italiano a scegliere le fonti rinnovabili e le tecnologie pulite per la produzione di energia, e ad operare per il disarmo atomico.
La sconfitta della scellerata privatizzazione dei servizi pubblici fondamentali impegna lo stato italiano a difendere i beni comuni e garantire i servizi sociali.
La sconfitta della delirante e piratesca mercificazione dell'acqua e della privatizzazione dell'accesso ad essa, impegna lo stato italiano a proteggere la piu' preziosa delle risorse ed a garantire a tutti gli esseri umani l'accesso responsabile e condiviso ad essa.
La sconfitta dello squallido trucco del "legittimo impedimento" impegna lo stato italiano a rispettare rigorosamente il basilare principio secondo cui "la legge e' uguale per tutti".
*
Ma lo straordinario esito referendario ha anche altre implicazioni: convoca al rispetto della legalita' costituzionale e definisce un orizzonte di responsabilita' globale per l'umanita' e il pianeta.
Convoca quindi tutte le persone di retto sentire e di volonta' buona non solo a difendere l'ambiente, i beni comuni, la democrazia e i diritti dei cittadini italiani; ma anche ad adoperarsi per i diritti umani di tutti gli esseri umani: poiche' le questioni su cui con i referendum ci si e' espressi hanno dimensioni globali, concernono l'intera famiglia umana e l'intera biosfera, casa comune dell'umanita'.
E quindi dall'esito referendario emerge anche il dovere comune di opporsi alla guerra assassina, di opporsi alla persecuzione razzista.
Il dovere di far cessare le guerre in Afghanistan e in Libia.
Il dovere di far cessare la persecuzione dei migranti in fuga da fame, dittature e guerre.
Vi e' una sola umanita'.
*
Il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti
Viterbo, 15 giugno 2011

9. MEMORIA. NEL MERITO (2011)

Mi sembrano del tutto inadeguate le interpretazioni del risultato referendario prevalenti in questi giorni sui mezzi d'informazione.
Le interpretazioni "politiciste" che appiattiscono tutto sul confronto tra coalizione dei partiti berlusconiani e coalizione dei partiti antiberlusconiani dimenticano che l'intero ceto politico (opposizione parlamentare in primis) e' largamente berlusconizzato, dimenticano che non sono state le macchine organizzative dei partiti politici a portare le persone a votare, e dimenticano che ci sono piu' cose tra cielo e terra eccetera.
Ma non meno inette sono le interpretazioni "antipoliticiste" fondate sulla grottesca retorica "societa' civile versus politica", che implicano una nozione di "societa' civile" di sconfortante e non innocente stupidita'. Per tanti straparlatori sarebbe una buona medicina rileggersi gli illuministi scozzesi o i Lineamenti di filosofia del diritto di G. W. F. Hegel.
*
A me sembra che la maggioranza del popolo italiano ha votato nel merito, ovvero sui contenuti: certo, non i contenuti minuziosamente deducibili dal dettaglio dei testi dei quesiti, ma i contenuti cosi' come i quattro referendum sono stati interpretati - tutto sommato correttamente - dal sentire comune: si e' votato in difesa del diritto umano all'accesso all'acqua come bene comune; si e' votato contro il nucleare; si e' votato affinche' tutti siano uguali dinanzi alla legge.
E su questi contenuti persone molto diverse con visioni del mondo molto diverse e con esperienze molto diverse si sono trovate d'accordo.
*
Trovo che sia un esercizio da perdigiorno patentati (ovvero da meschini subalterni all'ideologia dominante, cioe' asserviti alla violenza dei poteri dominanti) discettare su quanto abbiano contato alcuni personaggi dello spettacolo e quanto il papa, quanto internet e quanto l'associazionismo, quanto i giovinetti saputelli e quanto i vecchi barbogi. In verita' nessuno lo sa, e non e' questo il punto. Quando su questioni fondamentali si pronuncia la maggioranza della popolazione di un paese, evidentemente nel determinarsi di quella espressione di volonta' hanno influito una molteplicita' di fattori in un intreccio complesso.
Cosi' come trovo ridicole certe deduzioni epocali: gli italiani del 12-13 giugno sono gli stessi del giorno prima e del giorno dopo, con le loro sempiterne caratteristiche di bonomia e cialtronaggine, di arguzia e credulita', e cosi' via.
Ma l'assoluta maggioranza di essi ha colto il senso dei referendum ed ha colto l'occasione per esprimersi: dimostrandosi piu' attenta e responsabile del ceto politico e degli agenti pubblicitari e delle pubbliche relazioni del comitato d'affari della classe dominante che ci ammorbano la vita con le loro interminabili narcotiche chiacchiere che servono a coprire il moltiplicarsi dei crimini e il tracimare della barbarie dei potenti.
*
Occorrera' lavorare su questo risultato.
Lo dico perche' vorrei fosse chiaro che la vittoria odierna non e' definitiva e irreversibile, come non lo fu quella del referendum antinucleare dell'87. Va consolidata con un forte impegno comune e immediato per le fonti energetiche rinnovabili e le tecnologie pulite e sostenibili.
E perche' non basta aver ribadito il principio della gestione pubblica dell'approvvigionamento idrico, occorre che il servizio funzioni e garantisca acqua potabile alla popolazione, altrimenti procede comunque come un rullo compressore la privatizzazione de facto.
E perche' non basta aver affermato il principio dell'uguaglianza di diritti di ogni essere umano, occorre inverarlo nella prassi.
*
Ma lo dico soprattutto perche' la lotta antinucleare deve porsi adesso in Italia l'immediato obiettivo del disarmo nucleare, e deve porsi quindi anche l'immediato obiettivo della cessazione delle guerre in corso cui l'Italia illegalmente partecipa.
E lo dico altresi' perche' la lotta per i beni comuni considerati come diritti umani dell'umanita' intera deve porsi adesso in Italia l'immediato obiettivo della difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, e deve porsi quindi anche l'immediato obiettivo dell'abrogazione delle infami e assassine misure razziste imposte dal governo golpista.
E lo dico infine perche' il pronunciamento referendario indica e invoca una politica alternativa fin d'ora concretamente possibile, una politica fondata sulla difesa della biosfera e dei diritti umani, sulla responsabilita' e la solidarieta'. Questa politica ha un nome preciso ed occorre enunciarlo con chiarezza e senza esitazioni. Quel nome e': nonviolenza.

10. LIBRI. ANTONIETTA LELARIO PRESENTA "IL TEMPO DELLA RIVOLTA" Di DONATELLA DI CESARE
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo la seguente recensione originariamente apparsa sul sito www.bonculture.it il 4 giugno 2021]

Ho letto questo saggio come un romanzo grazie all'appassionato amore per la liberta' di Donatella Di Cesare, che traspare da ogni pagina, ma anche perche' li' ho trovato cio' che in fondo si cerca nei romanzi: capire la realta' in cui siamo immessi, orientarci meglio nel nostro tempo. Credo che questo di capire di piu' sia un bisogno diffuso che non trova risposta nei mass-media i quali non lasciano piu' spazio a domande vere, perche' saldati strettamente a una politica chiamata solo a gestire e amministrare il dettato dei mercati. Tutto si consuma in un cerchio chiuso, salvo a cercare personalmente e con fatica i varchi per un altro tipo di comunicazione. Questo saggio su Il tempo della rivolta di Donatella Di Cesare e' uno di quei varchi.
Il libro e' una miniera di informazioni sulle molte rivolte che hanno costellato il nostro tempo: dalle primavere arabe a Occupy Wall Street, dalle rivolte delle banlieue parigine ai movimenti ecologisti, dai cortei di donne ad Anonimous, dalle manifestazioni dei neri alle performance artistico-politiche, agli attraversamenti di confine dei migranti, ai gesti di chi li accompagna. Leggerlo mi ha continuamente richiamato alla memoria il respiro che ho provato ogni volta che ho visto questi sussulti della storia anche se avvengono in Spagna o a New York o nelle strade dei paesi latini, dove le donne gridano allo Stato: "Lo stupratore sei tu!".
Questo saggio cerca un ordine, senza lasciarsi intimidire dai molti volti che le rivolte assumono. E come si fa a cercare un ordine senza voler classificare, irregimentare, irrigidire? Cercando tracce nascoste di senso, avventurandosi sul piano simbolico!
Il saggio e' quindi anche un esercizio di lettura simbolica che cerca collegamenti inediti e osa smascherare la nudita' del re.
Donatella Di Cesare dice: "Le migrazioni e l'aiuto che i migranti trovano nelle ONG e in tante associazioni fanno affiorare un'altra visione che non e' solo extra-istituzionale, ma mette in discussione tutto l'apparato concettuale della modernita': dal tema della sovranita' a quello del contratto, dall'idea di nazione a quella di cittadinanza e di frontiera statuale... Carola Rackete e i nuovi disobbedienti sono fuorilegge o cittadini esemplari? Minacciano l'ordine pubblico o consentono alla legge di ritrovare il senso perduto della giustizia?". L'autrice intercetta le domande che ci siamo fatti pensando a queste azioni, alle scelte di Mimmo Lucano o alla lettera rivolta all'Europa della ex sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini, ai gesti di Lorena Fornasir e Gianandrea Franchi con la loro associazione Linea d'Ombra. E' vero! Sono gesti che "fanno appello al bisogno di giustizia mortificato, ma non ucciso all'interno della comunita'". E mostrano delle possibilita'. Per cui il nostro tempo appare attraverso lo sguardo dell'autrice un tempo di possibilita'.
Queste possibilita' irrompono come lampi nel cielo della notte per smentire la vulgata postmoderna che proclama la fine della storia e vorrebbe condannarci a un eterno presente. Ma per vedere il sentiero che questi lampi illuminano solo per breve tempo bisogna allenare lo sguardo.
Noi donne siamo abituate a questa Storia che rompe la linearita' del tempo perche' i segni della liberta' femminile sono sempre stati presenti ma in modo discontinuo, nel passato, in donne che hanno fatto apparire l'impensabile per il loro tempo, penso alle mistiche, ma anche a Olimpia de Gouges, alle scrittrici, alle scienziate che hanno ripensato il rapporto con la natura, o che, anche oggi, introducono elementi nuovi nel metodo scientifico o nell'economia, nella gestione dei Beni Comuni, e, nel pensiero, attraverso l'attenzione alla differenza sessuale. Questo modo di abitare il tempo mi e' congeniale.
Quindi accolgo con gioia l'invito dell'autrice che, avvalendosi anche dell'autorità di Benjamin, invita a superare una concezione del tempo secondo cui il prima deve preparare per forza un dopo, a ogni causa deve seguire un effetto come se si trattasse di un ragionamento astratto e non della vita con la sua imprevedibilita', con i suoi inciampi, con le sue improvvise aperture all'imprevisto, con i suoi ritorni. A strade indicate e non ancora percorse?
Forse il modo femminile di rapportarsi alla Storia oggi puo' essere utile a tutti, ho pensato mentre leggevo.
E cosi' con gioia ho accolto, in un momento storico in cui il termine identita' la fa da padrone in ogni salsa, la polemica che l'autrice apre con Schmitt a questo proposito contrapponendo alla politica identitaria la vastita' anarchica del mare che si sottrae alla legge del confine e facendo l'occhiolino alle donne che in quei confini non si riconoscono. "E perche' poi, dovrebbero?", lei dice. E a me e' venuta in mente la torsione che noi donne abbiamo dato al vecchio slogan Donna non si nasce, si diventa, affermando invece Donne si nasce e si diventa che e' stato il nostro modo di uscire dalla trappola identitaria, ricongiungendo natura e cultura, essere e divenire, radicamento e tensione verso l'infinito.
Infine, ma ci sarebbe tanto altro da dire, Donatella Di Cesare ci fa vedere come queste rivolte assecondino dei cambiamenti storici e delle trasformazioni nella forma del potere, infatti il passaggio dalla fabbrica alla piazza ha mostrato che non e' piu' solo il lavoro al centro della contesa, ma l'insieme delle condizioni di esistenza perche' il potere oltre a controllare lo spazio pubblico, decidendo cio' che e' visibile e cio' che e' dicibile, disciplina i corpi e invade le coscienze. Mi viene da pensare che nel passaggio alla piazza l'alleanza fra operai e studenti degli anni '70 si allarghi alla grande marea femminista, facendo spazio ad anziani e giovani, a vecchi e nuovi esclusi.
Ma oggi e' in corso un terzo passaggio di fondamentale importanza, ci dice l'autrice. Le nuove rivolte ruotano intorno alla questione dell'abitare intesa non come possesso dell'abitazione, ma "come rapporto politico-esistenziale a se', agli altri, alla terra" e sfidano la politica ad affrontare questo terreno: "come risiedere? come coabitare?".
Questo saggio si legge come un romanzo e come un romanzo chiede la collaborazione di chi legge e, come in tanti romanzi, il suo finale e' aperto. La continuazione e' affidata a noi, al nostro anelito ad una politica differente che sappia "liberare le forme di vita", e qui di nuovo torna l'insegnamento femminile.

11. LIBRI. PAOLO LAMBRUSCHI INTERVISTA MAAZA MENGISTE
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo la seguente intervista originariamente apparsa sul quotidiano "Avvenire" il 6 giugno 2021 col titolo "La scrittrice Maaza Mengiste. La Guerra d'Etiopia nello sguardo degli oppressi"]

Torna dal remoto passato coloniale una storia di brutalita' e oppressione che l'Italia ha dimenticato, seppellendola nell'oblio da 75 anni, anche edulcorandola con la menzogna. Il re ombra, affresco epico e corale dipinto magistralmente da Maaza Mengiste ed edito da Einaudi (pagine 440, euro 21,00) restituisce nomi e volti ai protagonisti dimenticati della guerra d'Etiopia, le donne guerriere che combatterono contro i “"talian" cancellate dalla memoria storica, i ragazzini e le famiglie gasati con l'iprite e un sosia del Negus, da cui viene il titolo, che sprona il popolo a resistere a un nemico molto meglio armato. Un romanzo dalla parte degli oppressi, gli etiopi, a fronte di oppressori e invasori, noi italiani "brava gente", portati dal fascismo a conquistare l'Etiopia ad ogni costo per costruire l'impero e vendicare l'umiliante sconfitta di 40 anni prima ad Adua, la Caporetto africana. La trama si svolge su due piani temporali paralleli, dall'autunno del 1935 fino alla primavera del 1936 e nel 1974, durante la rivoluzione dei colonnelli filosovietici che rovesciarono la monarchia feudale del Negus. Il romanzo e' risultato, ieri, il vincitore della XV edizione del premio "Gregor Von Rezzori – Citta' di Firenze" e consacra una grande narratrice, Maaza Mengiste, etiope-americana e docente di letteratura a New York, fuggita all'estero con la famiglia proprio nel 1974, a quattro anni, e molto legata al nostro Paese, nonostante tutto: "Ho vissuto a Roma nel 2010 per quasi un anno con una borsa di studio per la ricerca da cui e' nato questo libro. Ho studiato l'italiano per essere autonoma, ero prevenuta perche' la guerra ha ucciso un fratello di mio padre e alcuni suoi cugini. Invece lo storico dell'Africa Sandro Triulzi e sua moglie, la traduttrice Paola Splendore, che mi hanno ospitato, sono diventati la mia famiglia. Quando sono arrivata in Italia ero piena di rabbia, volevo scoprire di piu' sulla brutalita' e sulla crudelta' degli italiani. Ma piu' ho conosciuto il vostro popolo, piu' vi ho voluto bene e piu' mi sono aperta a capire la complessita' della storia. Ho imparato il significato del perdono, mi sono messa in cammino tra passato e presente per cercare di dare un senso a quel che e' successo".
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- Paolo Lambruschi: Cosa ha cambiato il suo giudizio?
- Maaza Mengiste: Soprattutto l'incontro con i figli dei caduti in Etiopia. A Firenze, alla fine di una presentazione, un signore anziano mi e' venuto incontro con un giornale del 1936 per mostrarmi l'annuncio del funerale di suo padre, sepolto in Etiopia. Mi ha detto: ecco questo e' mio papa', se torni laggiu' salutamelo. Quell'incontro ha cambiato me e il mio libro. Non puoi vivere arrabbiato, quella guerra ha distrutto famiglie etiopi e italiane. Il dolore ci ha accomunati.
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- Paolo Lambruschi: Perche' ha scelto come protagoniste Hirut, la serva ragazzina, e Aster, la moglie del padrone, due combattenti?
- Maaza Mengiste: In realta' avevo cominciato a scrivere una storia con protagonisti maschili, poi sono venuta a conoscenza dell'esistenza delle donne soldato, ho visto le foto ed e' stata una grande sorpresa. Loro le rappresentano. Quando stavo terminando il romanzo ho scoperto che la mia bisnonna aveva combattuto con l'esercito etiope. La scrittura e' stata un viaggio anche nella mia storia familiare.
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- Paolo Lambruschi: In Italia c'e' scarsa conoscenza della storia coloniale e della campagna d'Africa. Quali sofferenze hanno inferto gli italiani all'Etiopia?
- Maaza Mengiste: Quella guerra e' stata molto brutale. Per capire cosa sia successo al mio popolo ho cercato di studiare cos'era successo qualche anno prima in Libia, il terreno su cui l'esercito italiano e i fascisti si sono allenati. L'uso di gas, i campi di concentramento e l'esecuzione sommaria dei prigionieri o di sospetti nemici sono stati sperimentati prima in Libia e poi portati avanti su vasta scala durante l'invasione e l'occupazione dell'Etiopia. Quando si cancella la storia, si commette un grave errore, anzitutto si manca di rispetto ai caduti che non possono venire piu' ricordati dai propri cari. Anche i combattenti tornati in Italia sono stati traditi dal loro Paese perche' sono stati trattati come nazisti mentre molti hanno combattuto con i partigiani. Perdere questa memoria e' un'amputazione della storia italiana.
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- Paolo Lambruschi: Cosa rappresentano i due personaggi italiani Ettore Navarra, fotografo ebreo, e l'ufficiale fascista Carlo Fucelli?
- Maaza Mengiste: Fucelli e' ispirato alla figura del fascista Rodolfo Graziani [spietato vicere', ndr]. Questa guerra e' stata portata avanti da uomini crudeli come lui e volevo capire la natura di questa crudelta'. Navarra e' il suo opposto, e' di famiglia ebraica e il padre gli ha insegnato ad essere un uomo libero, ma piu' va avanti la guerra e piu' diventa complice delle atrocita'. Un essere umano contiene tante creature, qualcosa ci porta a comportarci come macchine e volevo esplorarne i meccanismi. Carlo Fucelli, brutale e crudele, cerca di proteggere Ettore Navarra e in fondo ha una sua etica, mentre Ettore la perde. Le sue foto sono un'arma di guerra utilizzata dai colonialisti per la narrazione della presunta differenza tra le persone che giustifica la violenza, l'invasione e la crudelta'.
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- Paolo Lambruschi: Perche' a un certo punto appare il "re ombra"?
- Maaza Mengiste: Per spiegare la natura della leadership e del potere. Volevo riflettere sull'altra faccia di un uomo come Haile' Selassie', una leggenda, un mito che fugge. Mi sono chiesta come mai un contadino vestito come lui possa aver spinto la gente a combattere e a morire mentre il vero imperatore era in esilio.
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- Paolo Lambruschi: E poi e' tornato nel 1941, nel 1974 e' stato ucciso. E l'Etiopia e' ancora senza pace.
- Maaza Mengiste: E' vero, oggi c'e' la guerra nel Tigrai e altri conflitti, ci sono poverta' e divisioni. Pero' durante l'invasione italiana il mio popolo seppe trovare unita' e difendere la propria indipendenza. Senza quella lotta avremmo vissuto da schiavi.

12. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: APPENA ARRIVATO

- Buonasera.
- Buonasera a lei.
- Ecco, sarei appena arrivato e sinceramente non saprei proprio...
- Non si preoccupi, ci siamo passati tutti. Mi permetta di aiutarla.
- Grazie.
- Bene, prima di tutto ci sarebbe da fare la registrazione.
- Certo. Temo di non avere i documenti con me...
- E' logico, qui si arriva sempre senza bagaglio.
- Sa, non e' come m'immaginavo.
- E come se l'immaginava?
- No, e' che pensavo che non c'era niente, che finiva tutto li'.
- Lo vuole sapere? Lo pensavo anch'io.
- Anche lei?
- Anche io.
- E adesso?
- Insomma, adesso qui ci lavoro.
- Gia'. Quindi si puo' lavorare anche qui?
- Volendo. Se uno non vuole non e' obbligato. Pero' prima o poi un po' tutti. Sa, il tempo e' tanto e la noia prima o poi si fa sentire.
- Il tempo e' tanto?
- Un'eternita'.
- Ah, volevo ben dire.
- Vede?
- Cosa?
- Il tempo, l'eternita', sono forme linguistiche.
- Cioe'?
- Si puo' dire nell'uno o nell'altro modo, e' uguale.
- Pero' e' infinito, immagino.
- In un certo senso si' e in un certo senso no.
- Sono un po' disorientato.
- E' naturale. Ma ci si abitua presto.
- E i tormenti?
- I tormenti?
- Eh, i tormenti, si'.
- Ma caro amico, lasci che glielo dica, lei e' ancora legato a certe fantasie che qui non hanno luogo.
- No?
- No.
- Niente tormenti?
- E perche' dovremmo tormentarla?
- Non lo so, per i peccati immagino.
- Ah, diceva per i peccati.
- Per i peccati, si'.
- Se stessimo a pensare ai peccati allora qui sarebbe un inferno.
- Invece non lo e'?
- Di nome si', se vuole, ma di fatto mica siamo barbari come di la'.
- Di la' nella vita vera, intende dire?
- Veramente noi pensiamo che la vita vera e' questa di qua; quella di la', quella di la' e' un inferno nel senso in cui se lo immagina lei.
- Quello era l'inferno?
- In un certo senso si' e in un certo senso no.
- Ah, ho capito: e' una questione linguistica, eh?
- Bravo.
- Cosi' niente punizioni qui?
- E mica siamo in galera.
- Lo sa, quasi quasi ci speravo che andava cosi'.
- E chi non ci spera che tutto finisca bene?
- E' vero, uno ci passa la vita a sperare che finisca bene.
- E ha visto? Finisce veramente bene.
- Che sollievo, lei non immagina che sollievo.
- Lo immagino, lo immagino.
- Bene bene, lo sa, sono proprio contento. Se adesso possiamo fare questa registrazione...
- Sono qui apposta.
- Grazie.
- Anche per darle tutte le informazioni necessarie.
- Grazie, grazie. Ecco, magari anche se c'e' qualche svago.
- Altroche'. Per esempio il teatro. Qui si fa anche teatro. Le piace il teatro?
- Di piu' il cinema veramente.
- C'e' anche il cinema, e' ovvio.
- Che forza, e chi se lo aspettava?
- Posso proseguire con le informazioni?
- Certo, grazie.
- Bene, ce n'e' una particolarmente divertente... magari vuole sentirla subito.
- Subito, certamente.
- Che ti stavamo sfottendo cocco di mamma, adesso arriva Malacoda coi ragazzi col runciglio e gli altri attrezzi, poi senti come brucia quando ti strappano la ciccia e t'attuffano tra le fiamme eterne.

13. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Yoko Ogawa, L'anulare, Rcs, Milano 2021, pp. 114, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
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Riletture
- Michael N. Nagler, Manuale pratico della nonviolenza. Una guida all'azione concreta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2014, pp. 128, euro 12.
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Riedizioni
- Bertrand Russell, La conquista della felicita', Longanesi, Milano 1947, Rcs, Milano 2021, pp. 228, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

15. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4135 del 14 giugno 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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