[Nonviolenza] Telegrammi. 4102



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4102 del 12 maggio 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Giu' le armi, si rispettino tutte le vite umane
2. Ovviamente contro l'omofobia
3. Alessandra Arachi: Arcilesbica, femministe. Le critiche (inattese) alla legge sull'omofobia
4. Marina Terragni: Scegliere il proprio genere? L'Italia si spacca in due ma prevale il fronte del no
5. Alberto Leiss: Quel che Fedez non dice sul ddl Zan
6. Franca Fortunato: Legge Zan, ascoltate le donne che chiedono modifiche
7. Marina Terragni: Si' alla legge Zan ma senza identita' di genere
8. Antonella Mariani intervista Valeria Valente: "Identita' di genere vaga e divisiva, modifichiamo il ddl Zan"
9. Antonella Mariani intervista Cristina Comencini. "Sulla legge Zan a sinistra e' l'ora che si apra un vero dibattito"
10. Francesca Izzo: Perche' temo l'approvazione del ddl Zan nella sua forma attuale. Lettera aperta ai senatori Mirabelli (Pd), Cucca (Iv) e Grasso (LeU)
11. Monica Ricci Sargentini: Perche' le femministe chiedono di stralciare l'identita' di genere dal Ddl Zan
12. Antonella Mariani intervista Luana Zanella. "Ddl sull'omofobia da cambiare"
13. Segnalazioni librarie
14. La "Carta" del Movimento Nonviolento
15. Per saperne di piu'

1. L'ORA. GIU' LE ARMI, SI RISPETTINO TUTTE LE VITE UMANE

Ovunque nel mondo si cessi di uccidere.
Siamo una sola famiglia umana.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.

2. RIFLESSIONE. OVVIAMENTE CONTRO L'OMOFOBIA

Siamo ovviamente impegnati contro l'omofobia.
I testi che di seguito presentiamo sono tutti di persone che condividono questo impegno.
In essi si chiede che alcuni punti del disegno di legge Zan siano seriamente discussi e adeguatamente modificati prima dell'approvazione. E' una richiesta ragionevole e necessaria che proviene da aree importanti del movimento femminista e che pienamente condividiamo.

3. RIFLESSIONE. ALESSANDRA ARACHI: ARCILESBICA, FEMMINISTE. LE CRITICHE (INATTESE) ALLA LEGGE SULL'OMOFOBIA
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo il seguente articolo originariamente apparso sul "Corriere della Sera" il 4 maggio 2021]

Non soltanto la maggioranza, il ddl Zan divide l'universo femminista. E divide anche le famiglie: Cristina Comencini guida lo schieramento delle donne che il testo sull'omotransfobia vorrebbero emendarlo, mentre la sorella Francesca sta con le femministe che vorrebbero approvarlo cosi' come e'. Premesso che sono tutte ovviamente favorevoli a una simile legge, il disegno di legge Zan ha tuttavia frantumato anche lo schieramento di "Se non ora quando" e adesso nella parte che si chiama "Libere" e' la voce di tante storiche femministe che si leva a chiedere cambiamenti alla legge. "Aver esteso il ddl Zan anche ai reati di misoginia e disabilita' fa regredire le donne nel passato, le considera una categoria, una minoranza, mentre siamo piu' della meta' del Paese", commenta Francesca Izzo, storica del pensiero moderno e contemporaneo e da sempre femminista. E aggiunge: "Anche sull'identita' di genere bisognerebbe fare dei cambiamenti".
E' Marina Terragni a spiegarci quali cambiamenti per l'identita' di genere. Storica femminista che ha fatto le battaglie accanto al Mit, Movimento italiano transessuali, Terragni dice: "L'identita' di genere e' un oggetto non definito e non puoi mettere in una legge penale un oggetto non definito. Nel testo si parla di identita' autopercepita che e' l'ambiguita' che apre la porta alla Self-Id, l'autopercezione del genere. Per capire: in California, dove la Self-Id e' diventata legge ci sono stati 270 detenuti che si sono dichiarati donne e hanno chiesto di andare nel carcere femminile, con il terrore delle detenute. In Gran Bretagna e' successo lo stesso con uno stupratore che si e' dichiarato donna. Non basta l'autocertificazione per cambiare sesso, ci vuole un percorso".
Per Terragni e' da modificare anche l'ingresso nelle scuole per parlare della gravidanza per altri (l'utero in affitto): "Non si capisce, per l'ora di religione ci vuole il consenso dei genitori e per questo no, perche' lo decide una legge". Sulla gravidanza per altri, Gpa, si esprime anche la presidente di Arcilesbica Cristina Gramolini: "Bisognerebbe emendare il ddl Zan seguendo una legge approvata dall'Emilia-Romagna: la Regione non finanzia le associazioni che propagandano la Gpa. Con il ddl Zan criticare l'utero in affitto viene considerato omofobia". A chiedere emendamenti al disegno di legge Zan anche tante altre voci storiche del femminismo. Dice Terragni: "C'e' l'Unione donne italiane, Udi, la Libreria delle donne e anche una associazione di uomini come Equality Italia, guidata da Aurelio Mancuso".

4. RIFLESSIONE. MARINA TERRAGNI: SCEGLIERE IL PROPRIO GENERE? L'ITALIA SI SPACCA IN DUE MA PREVALE IL FRONTE DEL NO
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo il seguente articolo originariamente apparso su "La Stampa" il 4 maggio 2021]

Il sondaggio che vedete (realizzato in crowdfunding da associazioni femministe tra cui Se Non Ora Quando, RadFem Italia, non poche della Libreria delle donne, Udi e altre) non misura il generico consenso al ddl Zan ma punta l'obiettivo sul vero core del ddl: l'identita' di genere, la libera percezione di se' a prescindere dal sesso di nascita – anzi, come si dice oggi: attribuito alla nascita – totalmente dematerializzato. La battaglia sull'identita' di genere ha corso in mezzo mondo: Spagna, Germania, per arrivare al Peru'. In Gran Bretagna si e' chiusa con la sconfitta dei sostenitori del genere percepito. Le ingiustizie subite da Malika o dai due ragazzi che si baciano in metro': si pensa a questo quando si ragiona sul ddl, non all'identita' di genere.
Il sondaggio mette invece a fuoco tre aspetti della questione, a cominciare dal "self-id" o libera autocertificazione di genere con un semplice atto all'anagrafe, senza perizie o sentenze: netta la maggioranza dei contrari, 66%, con lieve prevalenza degli uomini, dei piu' giovani e dei piu' scolarizzati. A favore solo il 20%; il 14% non si pronuncia. Con notevole impatto sociale, il "self-id" e' gia' legge in Canada, a Malta e in altri Paesi. Farmaci bloccanti della puberta' per i minori in attesa che decidano il proprio genere: anche qui nettissima prevalenza dei contrari (66%), scendono al 13% i favorevoli, 21% gli incerti. Il blocco ormonale della puberta' – pochi lo sanno – e' autorizzato in Italia con semplice perizia medica. In Gran Bretagna invece serve l'ok di un tribunale: la svolta dopo l'aumento esponenziale, + 4000% in pochi anni, di transizioni tra bambine (soprattutto) e bambini, e dopo la causa vinta dalla giovanissima detransitioner Keira Bell contro il Servizio Sanitario Nazionale. Intervistato pochi giorni fa dal Guardian, lo psichiatra David Bell, gia' in servizio presso il servizio di Sviluppo dell'Identita' di Genere (GIDS) alla Tavistock Clinic di Londra, ha affermato che i bambini, spesso avviati frettolosamente alla terapia, in molti casi "sono gay... alcuni sono depressi" o soffrono di "anoressia, autismo o hanno alle spalle una storia di traumi".
Infine, la partecipazione delle atlete trans agli sport femminili: caso noto in Italia, la velocista paraolimpica Valentina Petrillo. Anche qui una maggioranza di contrari: 56% (69% fra gli uomini, normalmente piu' attenti allo sport), 30% i favorevoli, 14% i non so. Negli Usa e' una questione politica di primissimo piano. Nelle prime 24 ore del suo mandato Joe Biden ha emesso un executive order che ammetteva le atlete trans negli sport femminili: la battaglia negli Stati infuria, la rete globale Save Women's Sport combatte, molte atlete T si preparano alle Olimpiadi. Proprio in queste ore e' al centro di un furioso shitstorm l'icona trans Caitlyn Jenner, gia' campione olimpico di Decathlon, patrigno di Kim Kardashian e in lizza per il governo della California. E solo per avere detto, da atleta, che le pare sleale che le trans gareggino con le donne.
L'identita' di genere e' questo, e sta al centro del ddl Zan. Quanti lo sanno? Approvato frettolosamente alla Camera in novembre, quando si riempivano le terapie intensive, il ddl si prepara per il rush finale al Senato. "Quel testo non si modifica!", Monica Cirinna' chiude un dibattito mai aperto.
Temi sensibili come divorzio, aborto e fecondazione assistita hanno impegnato la societa' italiana a discutere per anni. L'identita' di genere e' tema ancora piu' sensibile, ha a che fare con la sessuazione umana e con la materialita' dei corpi ridotta all'insignificanza: una vera rivoluzione antropologica. Nel 1984 Ivan Illich, padre dell'ecologismo europeo, profetizzava l'annullamento della differenza sessuale, "cambiamento della condizione umana che non ha precedenti". Il mercato richiedera' il neutrum oeconomicum, soggetto fluido, flessibile, fungibile. Una "scomparsa del genere che degrada le donne piu' ancora degli uomini", il linguaggio sara' "contemporaneamente neutro e sessista". Con buona pace della senatrice Cirinna', qui c'e' davvero molto da discutere.

5. RIFLESSIONE. ALBERTO LEISS: QUELCHE FEDEZ NON DICE SUL DDL ZAN
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo il seguente articolo originariamente apparso su "Il manifesto" il 4 maggio 2021]

Al termine del discorso alla Camera sul Piano nazionale di ripresa e resilienza Draghi si e' detto certo che "l'onesta', l'intelligenza, il gusto del futuro prevarranno sulla corruzione, la stupidita' e gli interessi costituiti". Un auspicio, ovviamente; e sarebbe interessante riflettere su quelle tre ultime parole: stupidita' e interessi costituiti. Rimando l'interrogativo – assai intrigante – su che cosa si debba intendere, in senso tanto fortemente negativo, per "interessi costituiti". Ma gia' mettere la stupidita' su un piano simile a quello normalmente riservato alla disonesta' mi sembra notevole.
La stupidita' – come disse Musil – e' un nemico implacabile e potente di tutti coloro che vorrebbero migliorare le cose, o almeno difenderle dal peggio. Non c'e' nessuna grande idea – secondo l'autore dell'Uomo senza qualita' – di cui la stupidita' non sappia impadronirsi, in assenza di valide contromisure. Un esempio recente riempie pagine di giornali e discorsi politici. Che cosa ha spinto funzionari e dirigenti Rai al tentativo di indurre una celebrita' mediatica come Fedez a cambiare il suo discorso dal palco del Primo Maggio? Non era chiaro come il sole che l'iniziativa sarebbe fallita e che anzi avrebbe rischiato di causare – come e' puntualmente avvenuto – uno scandalo sulla sopravvivenza della censura? Un altro autore importante scrisse che lo stupido puo' essere piu' pericoloso del criminale: danneggia gli altri ma danneggia anche se stesso, brancolando nel buio della propria ottusita'. Il danno generale e' un ulteriore imbarbarimento del discorso pubblico. Fedez ha ragione a denunciare la pressione ricevuta. Ma ci piace un mondo in cui ogni telefonata per cosi' dire privata viene videoregistrata? L'effetto collaterale peggiore e' rendere sempre piu' manichea la discussione sulla legge Zan. E' sacrosanto opporsi alle pulsioni omofobe, transfobiche, misogine, abiliste. Ed eventualmente legiferare in questo senso. Ma Fedez non dice mai che esiste una parte dell'opinione pubblica, tra cui molte femministe, che non ha dubbi sulla lotta a quelle inaccettabili pulsioni, ma ne ha invece sul testo della legge. In particolare sul fatto che una malaccorta enumerazione di concetti e termini quali "sesso", "genere", "orientamento sessuale", "identita' di genere" possa irrigidire normativamente una discussione ancora del tutto aperta dal punto di vista scientifico, filosofico, politico, simbolico.
Il testo approvato dalla Camera esordisce cosi': "a) per sesso si intende il sesso biologico o anagrafico; b) per genere si intende qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso [...]".
E se io rifiutassi queste definizioni pensando che il sesso e' ben di piu' che una determinazione biologica o anagrafica, che tiene insieme corpo, desiderio, mente, differenza – radicata nel poter o meno partorire un altro essere umano – e molte altre cose ancora? Se pensassi che il termine genere e' invece ambiguo? E che questo linguaggio rischia di reintrodurre quel "neutro indifferenziato" sostenuto proprio dal simbolico patriarcale, probabilmente all'origine dell'odio per i diversi che si vuole combattere? E se, infine – ma sarebbe gravissimo – ci fosse il rischio che la norma limitasse la liberta' di opinione?
Uomini politicamente agli antipodi, dal direttore del Foglio Claudio Cerasa a Christian Raimo, al teorico queer Federico Zappino, avanzano critiche e dubbi, chiedono di rifletterci meglio. Non e' saggio ascoltarli? Non dovrebbe proprio la tv pubblica provare a riscattarsi favorendo un confronto rispettoso di tutte le posizioni in campo?

6. RIFLESSIONE. FRANCA FORTUNATO: LEGGE ZAN, ASCOLTATE LE DONNE CHE CHIEDONO MODIFICHE
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo il seguente articolo originariamente apparso su "Il quotidiano del sud" il 30 aprile 2021]

La legge Zan, dal nome del suo primo firmatario, il senatore Pd Alessandro Zan, nata con l'obiettivo di combattere le discriminazioni contro gay, lesbiche e transessuali, approvata alla Camera, sta per essere discussa nella Commissione Giustizia del Senato. Le donne, le femministe, da sempre unite contro omofobia e transfobia, sono state divise dall'introduzione di termini quali "genere" e "identita' di genere" e di conseguenza tra chi chiede di approvarla cosi' com'e' e chi di cambiarla.
La legge, infatti, afferma di voler punire comportamenti discriminatori in base "al sesso, genere, orientamento sessuale e all'identita' di genere". Intorno al "genere" e all'"identita' di genere" c'e' un dibattito teorico aperto tra le donne, sin dagli anni '70. E' a partire da allora che il termine "genere", da grammaticale (femminile, maschile, neutro) e di specie (animale, vegetale, umana), e' diventato un concetto neutro, indistinto, dove annega la differenza sessuale. E' un errore aver voluto sostituire a quel dibattito il diritto, irrigidendo e cristallizzando quella che doveva restare una divisione teorica tra donne.
Il femminismo radicale, l'Udi, SeNonOraQuando, RadFem Italia, Arcilesbica, altri gruppi e singole, da mesi chiedono, inascoltate, di sostituire "genere" con "differenza sessuale" o "donne e uomini" e "identita' di genere" con "transessualita'", diventando bersaglio di violenze, minacce di morte, aggressioni fisiche e verbali. Che cosa c'e' di cosi' importante da spingere alla violenza chi dice di voler difendere una legge che e' contro la violenza? Che cosa c'e' in gioco in quella che potrebbe ai piu' sembrare solo una questione nominalistica? Per noi donne c'e' l'essenziale, il nostro essere incarnate in un corpo di donna, lo stesso della madre, che il femminismo della differenza ha liberato dalla cultura patriarcale ridefinendo il senso libero dell'essere donna in relazione con la madre e le altre donne, non prescindendo dal sesso con cui veniamo al mondo. La legge Zan elimina i corpi, le donne, definendo l'"identita' di genere" come "l'identificazione percepita e manifestata di se' in relazione al genere, anche se non corrisponde al sesso, indipendentemente dall'aver concluso un percorso di transizione" il che vuol dire ridurre l'essere donna al "sentirsi donna", al "proclamarsi donna" a prescindere dal sesso di nascita, e' l'autoidentita' (self-id) divenuta l’'obiettivo prioritario della legge. Questo spiega perche' non si e' scelta la strada di introdurre nel Codice penale aggravanti generiche per tutti i reati commessi sulla base dell'orientamento sessuale. Che la legge Zan cancelli le donne lo dimostrano alcuni esempi in Paesi dove esiste una legge simile: aberrazioni linguistiche come sostituire le madri con "persone che partoriscono", comportamenti misogini come denunciare una donna, la norvegese Jenny Klienge, per aver detto che "le donne sono le sole che partoriscono", azioni che spaventano le donne come in California dove 261 detenuti, dichiaratisi donne, hanno chiesto il trasferimento in carceri femminili.
La legge e' sbagliata quando prevede il reato di misoginia, che nessuna donna ha mai chiesto, consapevole della sua valenza politica/culturale da affidare al cambio di civilta', gia' in atto, nelle relazioni tra donne e uomini. Quanti uomini sono immuni dalla misoginia? La legge e' retrograda quando cataloga le donne in quanto "sesso" tra i soggetti bisognosi di tutela e, poi, non c'e' gia' una legge sulla violenza maschile sulle donne? Cambiatela e smettete di accusare le donne che lo chiedono di omofobia e transfobia.

7. RIFLESSIONE. MARINA TERRAGNI: SCEGLIERE IL PROPRIO GENERE? L'ITALIA SI SPACCA IN DUE MA PREVALE IL FRONTE DEL NO
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo il seguente articolo originariamente apparso su "La Stampa" il 22 aprile 2021]

Dell'editoriale di Michela Marzano ho apprezzato il garbo: di solito la scelta e' tra il muro di silenzio e le manganellate social. Grazie anche per aver riconosciuto che la gran parte del femminismo italiano – Udi, SeNonOraQuando, RadFem, Arcilesbica e altri gruppi – chiede che si cambi il testo del ddl Zan sull'omotransfobia, in particolare che si rinunci al concetto di genere.
La resistenza e' globale: il network internazionale Whrc, Declaration on Women's Sex-Based Rights, 334 gruppi di donne in 131 Paesi, dalla Svezia alla Martinica, lotta da anni contro la sostituzione della certezza del sesso con l'impalpabile gender identity. Nella vicina Spagna il femminismo e' compatto contro la Ley Trans che intende introdurre l'autocertificazione di genere (self-id). Tra noi e la Spagna un paio di differenze: le loro lotte non sono oscurate dai media; il Psoe di Sanchez e Calvo sostiene le ragioni del femminismo, mentre qui il Pd l'abbiamo contro e sordo. Zan si e' confrontato con tutti, da Fedez alle sex-columnist di PlayBoy: piuttosto con Pillon, ma non con noi. Eppure argomenti ne avremmo: o forse è proprio per questo? L'identita' di genere e' una faccenda pericolosa soprattutto per donne, bambine e bambini che pagano prezzi altissimi. Ho per le mani le letterine scritte su fogli di quaderno da due detenute californiane, terrorizzate perche' una nuova legge del Senato, il Bill 132, dispone che la destinazione dei condannati non sia piu' decisa in base ai genitali ma al genere percepito: ed ecco una fila di quasi 300 detenuti con pene che chiedono il trasferimento perche' "si sentono donne". Danielle F., matricola 1822: "Ho paura di questa cosa. Sono una vittima di violenza domestica e stupro". Heather Knauff, matricola 7697: "Ci sono gia' uomini che sono diventati donne che sono tornate a essere uomini per sfruttare questo sistema". In Canada, dove il self-id vige dal 2017, nelle carceri ci sono stati stupri e gravidanze. Ancora Canada: un paio di giorni fa Robert Hoogland, impiegato delle poste, ha patteggiato la pena di 6 mesi di carcere e 30mila dollari di sanzione (rischiava 5 anni) per aver lottato troppo contro l'ormonizzazione della sua bambina di 13 anni che "si identifica" come ragazzo. E' un'epidemia di transizioni infantili – soprattutto di bambine – migliaia in tutto il mondo. Hoogland, "prigioniero di coscienza", e' diventato l'eroe di molti genitori disperati. C'e' bisogno di parlare delle decine di trans-atlete, possenti apparati muscolo-scheletrici, che si preparano a gareggiare nelle categorie femminili – troppo schiappe per quelle maschili – alle prossime Olimpiadi in Giappone? O di quei tanti politici tipo il giovane Decaudin, Partito democratico di New York, improvvisamente diventato Emilia per occupare con il suo girldick quote politiche riservate alle donne? Dei sex-offender che una volta arrestati si dichiarano donne, riempiendo le statistiche di inauditi stupri femminili?
Si puo' fare un'ottima legge contro l'omotransfobia rinunciando a quell'indeterminato giuridico che e' l'identita' di genere: la Costituzione impone tassativita' e determinatezza alla legislazione penale. Quel concetto peraltro non compare nella legge tedesca ne' in quella spagnola ne' in altre legislazioni europee. Nemmeno nella legge inglese: li' con il self-id hanno chiuso, e anche con la formazione Lgbtq nelle scuole che ha fatto troppi danni. Del resto il 94 per cento dei britannici (sondaggio The Times, giugno 2020) al self-id ha detto no.

8. RIFLESSIONE. ANTONELLA MARIANI INTERVISTA VALERIA VALENTE: "IDENTITA' DI GENERE VAGA E DIVISIVA, MODIFICHIAMO IL DDL ZAN"
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo la seguente intervista originariamente apparsa su "Avvenire" il 21 aprile 2021]

Contro l'omofobia e la transfobia serve un testo migliore, che superi le ambiguita' e su cui possa convergere un consenso piu' largo. La senatrice del Pd Valeria Valente e' tra le voci dell'area progressista che sostengono la necessita' di un confronto sul testo del ddl Zan. A capo della Commissione d'inchiesta sul femminicidio e sulla violenza di genere, Valente nei giorni scorsi ha rilanciato sulla sua pagina Facebook le parole dell'attivista omosessuale Paola Concia, pubblicate su queste colonne, che invitavano a togliere le donne "dall'elenco di minoranze o gruppi sociali da tutelare, perche' le donne non sono una minoranza ma meta' della popolazione". Il post di Valente, avvocata napoletana 45enne, madre di un bambino, ha ricevuto mille commenti. Non tutti amichevoli...
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- Antonella Mariani: Senatrice, si e' sentita sotto attacco per aver espresso le sue perplessita' sul testo del ddl Zan?
- Valeria Valente: No, non mi sono sentita sotto attacco. Anche perche' sarebbe paradossale che chi promuove una norma che ha l'obiettivo di affermare il rispetto della dignita' della persona considerasse il richiamo al dialogo come un modo per cercare visibilita' anziche' un contributo di idee...
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- Antonella Mariani: Il clima non e' dei piu' distesi, pero'. Qual e' la sua posizione sul ddl Zan?
- Valeria Valente: Credo che l'Italia si debba dotare di una legge contro l'omofobia e la transfobia. La storia e l'identita' di un Paese come il nostro lo richiede. Personalmente approverei il testo del ddl Zan con alcune modifiche, ed e' per questo che trovo gravissimo che la Lega (che presiede con Andrea Ostellari la Commissione Giustizia al Senato, ndr) ne abbia impedito la calendarizzazione e di conseguenza anche la discussione.
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- Antonella Mariani: Davvero non c'erano altre strade per contrastare i crimini d'odio?
- Valeria Valente: Avrei preferito che si introducessero le aggravanti generiche per tutti i reati commessi sulla base dell'orientamento sessuale delle persone nella prima parte del Codice. Ma rispetto il percorso compiuto alla Camera e penso che in Senato abbiamo l'opportunita' di migliorare il testo di legge.
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- Antonella Mariani: Quali sono le sue obiezioni?
- Valeria Valente: Il Codice penale necessita di tassativita' e determinatezza per evitare problemi di applicazione. Anche per questo, avrei evitato un elenco che nelle intenzioni e' dettagliato (Misure di prevenzione e contrasto alla discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identita' di genere e sulla disabilita', ndr), ma che in realta' potrebbe risultare complicato interpretare e applicare in fase di giudizio. Prendiamo l'espressione "identita' di genere": rischia di creare da una parte problemi di applicazione della norma. Inoltre, rischia di creare conflitti nello stesso campo progressista, ad esempio con parte del mondo femminista che con buone ragioni vede il rischio di confusioni e passi indietro rispetto a conquiste fatte.
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- Antonella Mariani: La seconda obiezione?
- Valeria Valente: Eviterei che nell'elencazione delle categorie o gruppi sociali meritevoli di tutela per legge entrasse l'espressione "sesso", cioe' le donne. Il tema della violenza contro le donne, infatti, nel nostro ordinamento e' gia' affrontato in modo specifico, perche' ha un'altra radice rispetto all'omofobia e alla transfobia.
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- Antonella Mariani: Ce lo spieghi.
- Valeria Valente: La violenza contro le donne e' frutto di una asimmetria di potere nell'ambito di una relazione, come fotografa bene anche la Convenzione di Istanbul. La radice non e' il disprezzo dell'altro o della differenza, come nell'omofobia, bensi' l'atteggiamento possessivo e proprietario. Tenere insieme in una legge contro l'omofobia anche la violenza contro le donne rischia di generare confusione e complicare il percorso per sistematizzare tutte le norme in materia in un unico testo, lavoro oggi quanto mai necessario.
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- Antonella Mariani: L'onorevole Zan e' del Pd. C'e' stato un difetto di dibattito all'interno del Partito democratico?
- Valeria Valente: A un certo punto alla Camera c'e' stata la valutazione della necessita' di accelerare, ma il deficit di discussione si puo' recuperare in Senato: occasione preziosa per mettere a punto una legge migliore.
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- Antonella Mariani: Crede che l'identita' di genere sia un cavallo di Troia per aprire il confronto su altri temi, come l'utero in affitto?
- Valeria Valente: Noto che nelle legislazioni europee si usano molto i termini "orientamento sessuale" e "identita' sessuale" e poco "identita' di genere". Se ci possono essere altri obiettivi? Potrebbero. Ma non mi soffermerei su questo perche' finiamo per fare dietrologie che non vorremmo fossero applicate ai nostri stessi ragionamenti. In ogni caso, "identita' di genere" non e' il termine che costruisce piu' unita', mentre per una legge di questo tipo deve esserci la maggior convergenza possibile.
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- Antonella Mariani: Si temono anche rischi per la liberta' di opinione.
- Valeria Valente: Non lo credo, non vedo il ddl Zan come una legge liberticida. Il nostro ordinamento ha tanti bilanciamenti che tutelano la liberta' di espressione.
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- Antonella Mariani: Cosa succedera' nelle scuole? Molti temono il pensiero unico Lgbt...
- Valeria Valente: Nelle scuole bisognerebbe concentrarsi sull'educazione al rispetto e al riconoscimento di tutte le diversita'. Per me sarebbe sufficiente questo.

9. RIFLESSIONE. ANTONELLA MARIANI INTERVISTA CRISTINA COMENCINI: "SULLA LEGGE ZAN A SINISTRA E' L'ORA CHE SI APRA UN VERO DIBATTITO"
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo la seguente intervista originariamente apparsa su "Avvenire" il 18 aprile 2021]

La regista e scrittrice: inaccettabile criminalizzare chi, come me, ha dubbi sul testo. "Non sono d'accordo nell'accostare la tutela degli omosessuali e transessuali a quella di donne e disabili".
Assomigliano a un appello le parole che Cristina Comencini pronuncia durante il colloquio con Avvenire. Un appello per il confronto, perche' sulla legge Zan contro l'omofobia e la transfobia e' mancata una discussione serena, e la conseguenza e' un inaccettabile tiro al bersaglio contro chi, come lei, la mette in discussione dallo stesso fronte progressista. Regista, scrittrice, sceneggiatrice, Comencini e' un'esponente di spicco della cultura italiana. Fu tra le donne che, nel 2011, sull'onda del caso Berlusconi-Ruby, diedero vita al movimento femminista "Se non ora quando". E nel maggio di quello stesso anno intervenne in piazza Navona alla manifestazione a favore della proposta di legge per introdurre la componente dell'omofobia tra le aggravanti per i reati di aggressione. Nessun dubbio sulle sue convinzioni e dunque "nessuno si permetta di accusarmi di essere contraria a una legge sull'omofobia". Eppure nel web e sui social monta l'intolleranza contro chi ha dubbi sul ddl Zan. "Aprire una discussione su una legge che ha alcuni aspetti controversi non e' un attacco a diritti sacrosanti", dice Comencini, che insieme ad altre centinaia di intellettuali ed esponenti della societa' civile, di area progressista, nei giorni scorsi ha scritto un documento per sottolineare le criticita'.
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- Antonella Mariani: Ha subito attacchi per il fatto di aver firmato l'appello?
- Cristina Comencini: Personalmente non sto sui social, ma ho saputo di attacchi veementi e di criminalizzazioni di chi in queste settimane ha sollevato obiezioni. La logica dei due schieramenti contrapposti e' inaccettabile, oltre che schematico e violento. Non e' un muro contro muro, non c'e' un gruppo che vuole affossare la legge e un altro che ha la missione di difenderla.
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- Antonella Mariani: Riassuma i dubbi presentati nel documento dei progressisti.
- Cristina Comencini: Non siamo d'accordo nell'accostare la tutela delle donne a quella degli omosessuali e transessuali, cosi' come previsto nella legge Zan. La misoginia appartiene ad altri schemi culturali, la si combatte in altri modi. La stessa osservazione riguarda i disabili. La seconda obiezione riguarda la parola "genere" (la legge Zan elenca le discriminazioni e le violenze per motivi legati "al sesso, al genere, all'orientamento sessuale, all'identita' di genere e alla disabilita'", definendone i contorni in modo che e' stato oggetto di polemiche, ndr). Il ddl Zan introdurrebbe una sovrapposizione del concetto di "sesso" con quello di "genere", con conseguenze contrarie all'articolo 3 della Costituzione per il quale i diritti vengono riconosciuti in base al sesso e non al genere. La definizione di "genere" contenuta nel testo crea una forma di indeterminatezza che non e' ammessa dal diritto. Inoltre "identita' di genere" e' l'espressione divenuta il programma politico di chi intende cancellare la differenza sessuale. E' un articolato che mischia questioni assai diverse fra loro e introduce una confusione antropologica. Come scriviamo nel nostro documento, c'e' il rischio che prevalgano visioni che anche in altre parti del mondo hanno aperto un conflitto rispetto all'autonomia delle donne.
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- Antonella Mariani: Avete ricevuto segnali dal Pd, partito a cui appartiene il senatore Zan?
- Cristina Comencini: Dal fronte progressista c'e' sordita'. Anzi, piu' che sordita': c'e' la volonta' di non ascoltare non solo le nostre obiezioni ma anche quelle di chi per scelta di vita, come Paola Concia e Aurelio Mancuso (entrambi esponenti "storici" del mondo omosessuale, ndr), e' direttamente interessato. Dimostrazione ne e' che il segretario Letta ha detto che si va avanti.
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- Antonella Mariani: E ora come procederete?
- Cristina Comencini: Mi auguro che si torni a discuterne e si cerchi di trovare una mediazione perche' la legge faccia quello che promette: tutelare le persone Lgbt. La liberta' e il rispetto della differenza riguarda tutti, non e' una questione di destra o sinistra. Ecco perche' bisogna trovare il modo di arrivare a un testo condiviso.

10. RIFLESSIONE. FRANCESCA IZZO: PERCHE' TEMO L'APPROVAZIONE DEL DDL ZAN NELLA SUA FORMA ATTUALE. LETTERA APERTA AI SENATORI MIRABELLI (PD), CUCCA (IV) E GRASSO (LEU)
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo la seguente lettera aperta originariamente apparsa su "HuffPost" il 15 aprile 2021]

Gentili senatori,
vi scrivo per chiedervi, nella vostra qualita' di membri rappresentativi dei partiti di centrosinistra in Commissione Giustizia del Senato, di prestare ascolto alle ragioni che portano me, femminista e da una vita nelle fila della sinistra, e con me molte altre donne, a temere l'approvazione della legge Zan nella sua forma attuale.
Come e' ovvio, condivido i principi e le preoccupazioni che hanno spinto a estendere le tutele previste dalla legge Mancino alle persone omosessuali e transessuali per difenderne, contro ogni discriminazione e violenza, la liberta' e dignita'; il mio sostegno a tali finalita' e' totale. Ma la sua presente formulazione e' fonte di confusione, di conflitti e di rischi perche' mescola in un elenco improprio soggetti e istanze molto diversi: dagli orientamenti sessuali alla disabilita', dal sesso (ovvero le donne cioe' la meta' dell'umanita' ridotta a minoranza) all'identita' di genere (ovvero la legittimazione della sola volonta' soggettiva a fondamento dell'identita' sessuale). Questi due ultimi aspetti in particolare hanno bisogno di essere discussi, approfonditi e chiariti nelle loro implicazioni, cosa che viene accuratamente evitata.
Nel dibattito pubblico si tende a una semplificazione inaccettabile: da una parte ci sarebbe la cultura del progresso civile e dei diritti, dall'altra la sua negazione, da una parte la sinistra e dall'altra la destra omofobica e bigotta. Non e' cosi', anche una posizione come la mia (che vi assicuro non e' numericamente trascurabile) deve avere ascolto nell'area del centrosinistra che ambisce a governare l'Italia.
Per venire ai punti critici, le donne ci hanno messo decine e decine di anni, impegnandosi in lotte molto dure, per essere riconosciute come la meta' dell'umanita' e non considerate un'appendice inferiore dell'Uomo. Nel testo della legge Zan, con un balzo all'indietro, vengono di nuovo ricondotte a uno dei tanti gruppi e sottogruppi che costellano la variamente svantaggiata umanita'. Non solo ma con l'uso del termine "identita' di genere" si da' alle donne un altro colpo e non da poco. Con questa espressione si intende affermare e legittimare che l'attribuzione dell'identita' sessuale di una persona (uomo/donna) si fonda sulla semplice manifestazione della sua volonta' soggettiva, indipendentemente dal suo sesso. Per essere chiara: un uomo, con il suo integro apparato genitale, basta che dichiari la sua volonta' di essere donna per ottenere tale riconoscimento. Le conseguenze sono davvero paradossali. Uomini transgender possono esigere di usufruire delle pari opportunita', di partecipare alle competizioni femminili, di accedere a luoghi e spazi riservati alle donne. Inoltre, in base al dettato della legge Zan, chiunque rivendicasse la differenza tra una donna di sesso femminile e una donna di gender femminile potrebbe essere accusato di omotransfobia, come accade gia' nei paesi in cui sono in vigore norme simili. Le cronache ne sono piene.
Da parte dei sostenitori della legge si dice che gia' nel nostro ordinamento e' presente la dicitura "identita' di genere". Non e' cosi'. Nelle leggi (1982 e 1985) e nelle sentenze della Corte (2015 e 2017) il transessualismo nelle sue diverse manifestazioni e' sempre in rapporto al concetto di identita' sessuale e di diritto all'identita' sessuale. C'e' la possibilita' di ottenere la modifica dei documenti senza un intervento chirurgico purche' "il passaggio sia serio e univoco, si esprima in una oggettiva transizione dell'identita' di genere" (sent. 180/2017, ma gia' 221/2015). Secondo la nostra cultura costituzionale, la nozione di identita' di genere presuppone quella di sesso e di identita' sessuale.
Quanto alla Convenzione di Istanbul, evocata a sostegno delle formulazioni del ddl, basterebbe rileggere l'art. 3 con le sue precise definizioni per rendersi conto che non c'entra nulla con la materia trattata nel disegno di legge.
Sono state avanzate da varie parti proposte di modifiche alla legge che, lasciando intatto il disegno di tutelare persone omosessuali e transessuali da discriminazioni e violenze, ne eliminino gli aspetti più controversi e conflittuali. Vi prego di volerle prendere in considerazione appena la legge tornera' a essere discussa in commissione.
I miei piu' cordiali saluti.
Francesca Izzo

11. RIFLESSIONE. MONICA RICCI SARGENTINI: PERCHE' LE FEMMINISTE CHIEDONO DI STRALCIARE L'IDENTITA' DI GENERE DAL DDL ZAN
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo il seguente articolo originariamente apparso su "27esimaora.corriere.it" il 15 aprile 2021]

Il Ddl Zan va cambiato. A cominciare dalla definizione di identita' di genere. A sostenerlo non sono la Lega, Fratelli d'Italia o altre formazioni conservatrici ma una folta schiera di organizzazioni femministe, tra cui RadFem Italia, SeNonOraQuandoLibere, Arcilesbica e Udi, che fanno parte di una rete gender critical globale, presente in 130 nazioni, basata sulla Declaration on Women's Sex-Based Rights.
Da tempo queste donne, le cui storie in difesa delle istanze Lgbt non possono essere messe in discussione, chiedono un confronto all'onorevole Alessandro Zan, primo firmatario della legge contro l'omobitransfobia. "Le questioni in gioco sono troppo importanti, toccano la radice dell'umano e la vita delle donne, delle ragazze, delle bambine e dei bambini" spiega Marina Terragni che con RadFem Italia e' la referente nazionale della rete sui diritti delle donne basati sul sesso. Dubbi cui si sono associati anche altri esponenti del centrosinistra che in un appello hanno chiesto una modifica della proposta.
Il dialogo, pero', sembra avere poche chance di decollare a giudicare dalla dichiarazione di ieri su Twitter del segretario del Pd Enrico Letta: "Ho incontrato il nostro deputato Alessandro Zan. L'ho incoraggiato e gli ho confermato il nostro impegno perche' diventi legge il Ddl Zan. Perche' ci si puo' occupare sia di riaperture che di diritti. E se si fanno bene entrambe le cose, la societa' sara' migliore. No al benaltrismo".
Tra i critici della legge piu' che un timore vi e' la certezza che l'inclusione del concetto di identita' di genere porterebbe a quelle aberrazioni orwelliane cui stiamo assistendo in varie parti del mondo occidentale. Gli esempi sono tanti. In Norvegia, dove e' stata approvata una normativa simile a quella messa a punto da Zan, la deputata Jenny Klinge, e' stata denunciata per avere detto che "solo le donne partoriscono". Nelle universita' anglosassoni le professoresse gender critical raccontano, rischiando la carriera, la perdita di liberta' accademica e il clima intimidatorio nel discutere sesso, genere e identita' di genere. In America dove le competizioni sportive femminili nelle scuole sono aperte a chiunque si dichiari donna, con ovvie conseguenze di imparita', sono ormai diversi gli Stati che hanno fatto marcia indietro. L'ultimo e' stato il Mississippi lo scorso 12 marzo.
In California 261 detenuti che si dichiarano donne hanno chiesto il trasferimento in carceri femminili dopo l'approvazione di una legge che concede ai prigionieri transgender e non binari il diritto di scegliere in quale istituto penitenziario andare senza guardare all'anatomia. Le detenute hanno paura, come racconta il Los Angeles Times, dicono che le guardie le hanno avvisate: "Gli uomini stanno arrivando". Lo stesso accade in Canada dove il self id e' in vigore dal 2017. A Vancouver un padre, Robert Hoogland, e' finito in galera perche' si ostinava a voler impedire alla figlia 13enne di assumere i bloccanti della puberta'. Il 10 aprile nella citta' canadese si e' svolta una manifestazione no-partisan in suo sostegno, gli oratori protetti da guardie giurate.
L'identita' di genere, sostengono le femministe radicali, e' un concetto giuridicamente inesistente nel nostro ordinamento. Includerlo nel ddl Zan, gia' approvato alla Camera e in attesa di essere calendarizzato al Senato, potrebbe aprire anche qui la strada al self-id e all'espropriazione degli spazi femminili. "Da mesi e invano il femminismo – dice ancora Terragni – chiede di poter esporre le ragioni della propria contrarieta' ai proponenti della legge, probabilmente convinti che il target Lgbtq e' elettoralmente piu' succulento di quello femminile. Sbagliano: in Gran Bretagna dopo il sondaggio di The Times (il 94% e' contrario alla gender identity), Londra ha fatto marcia indietro sul self id".

12. RIFLESSIONE. ANTONELLA MARIANI INTERVISTA LUANA ZANELLA: "DDL SULL'OMOFOBIA DA CAMBIARE"
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo la seguente intervista originariamente apparsa su "Avvenire" il 15 aprile 2021]

S'apre ancora una crepa nel fronte trasversale che sostiene la "legge Zan". Dopo le femministe, dopo l'attivista omosessuale Paola Concia – le cui voci sono state registrate nei giorni scorsi su queste pagine – a farsi avanti e' Luana Zanella, gia' portavoce storica dei Verdi, due volte deputata dal 2001 al 2008 e oggi nell'esecutivo nazionale del partito ambientalista (che non ha una presenza al Senato, ma conta su quattro rappresentanti alla Camera, nel gruppo misto). Ad Avvenire anticipa i contenuti di una lettera aperta inviata alla Commissione Giustizia del Senato, che sta esaminando il testo della proposta di legge contro le discriminazioni fondate sul "sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale e sull'identita' di genere".
"Questo disegno di legge e' frutto di una mediazione che ha portato a un testo non buono e che va migliorato. Per paura di essere tacciati di omofobia e transfobia, i malcontenti non si sono fatti avanti. Ma finalmente si e' aperta anche a sinistra una finestra di discussione".
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- Antonella Mariani: Luana Zanella, che cosa contestano i Verdi di questo disegno di legge?
- Luana Zanella: La prima obiezione riguarda gia' l'articolo 1. Quando si stabilisce che sono punibili le condotte discriminatorie fondate tra l'altro sul "genere" e sulla "identita' di genere", non si rispettano i requisiti di determinatezza e tassativita' richiesti per nuove fattispecie penali. Si tratta di termini oggetto di dibattito culturale, politico, giuridico e soggetti a interpretazioni controverse.
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- Antonella Mariani: Quale pericolo intravede?
- Luana Zanella: Che queste categorie possano venire applicate dal giudice in modo disomogeneo e arbitrario.
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- Antonella Mariani: All'interno dell'esecutivo dei Verdi quali altre osservazioni sono emerse?
- Luana Zanella: Appoggiamo le richieste di modifica che ci sono state sottoposte da Arcilesbica: in particolare, si chiede di usare termini chiari e inequivocabili per evitare il conflitto tra i diritti delle donne e quelli delle persone transessuali. In pratica, occorre sostituire il termine "genere", che nel senso comune viene usato anche per intendere il sesso oppure le donne, con "stereotipi di genere", e "identita' di genere" con "transessualita'", parola che difende pienamente i diritti delle persone transessuali senza confliggere con quelli delle donne. Come spiega bene Arcilesbica, se non si vuole procedere in questo senso e' perche' ci sono delle pregiudiziali ideologiche di alcune associazioni trans: piu' che il desiderio di proteggere le persone, si vuole spianare la strada all'autoidentificazione come uomo e donna.
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- Antonella Mariani: Pensa che le istanze dei Verdi saranno prese in esame?
- Luana Zanella: Io mi auguro che ci sia un confronto libero e sereno, in cui esprimendo le proprie perplessita' non si venga tacciati di transfobia. O in cui dichiarandosi contrari all'utero in affitto non si sia accusati di essere transescludenti. Io sono sempre stata nel centro-sinistra e non esiste che su queste tematiche ci siano differenze irriducibili. Le divergenze non si devono piu' nascondere ma vanno affrontate con coraggio e determinazione. Ne va delle conquiste delle donne e dell'affermazione delle differenze sessuali, della valorizzazione delle differenze e delle mutazioni antropologiche.
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- Antonella Mariani: Certo, fanno piu' rumore le posizioni a favore della legge Zan espresse da personaggi del mondo dello spettacolo come Fedez.
- Luana Zanella: Questa grancassa mediatica ha generato un'adesione con gli stessi meccanismi populisti, viscerali e ideologici che la sinistra tanto condanna.

13. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Walter Veltroni, Il caso Moro e la Prima Repubblica, Rcs, Milano 2021, pp. 208, euro 14,50 (in supplemento al "Corriere della sera").
*
Maestre
- AA. VV., Hannah Arendt e la questione sociale, a cura di Ilaria Possenti, volume monografico di "aut aut", n. 386, giugno 2020, Il Saggiatore, Milano 2020.
- Guenther Anders, La battaglia delle ciliege, Donzelli, Roma 2015.
- Laura Boella, Hannah Arendt. Agire politicamente. Pensare politicamente, Feltrinelli, Milano 1995.
- Laura Boella, Hannah Arendt. Un umanesimo difficile, Feltrinelli, Milano 2020.
- Adriana Cavarero, Arendt e la banalita' del male, Gedi, Roma 2019.
- Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996.
- Elzbieta Ettinger, Hannah Arendt e Martin Heidegger. Una storia d'amore, Garzanti, Milano 2000.
- Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995.
- Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999.
- Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994.
- Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001.
- Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000.
- Olivia Guaraldo, Arendt, Rcs, Milano 2014.
- Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999.
- Julia Kristeva, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 2005.
- Ana Nuno, Hannah Arendt, Rba, Milano 2019.
- Alois Prinz, Io, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1999, 2009.
- Paul Ricoeur, Hannah Arendt, Morcelliana, Brescia 2017.
- Cristina Sanchez, Arendt. La politica in tempi bui, Hachette, Milano 2015.
- Agustin Serrano de Haro, Hannah Arendt, Rba, Milano 2018.
- Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994.

14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

15. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4102 del 12 maggio 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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