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[Nonviolenza] Telegrammi. 4054
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 4054
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Wed, 24 Mar 2021 17:10:15 +0100
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4054 del 25 marzo 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Severino Vardacampi: Le Fosse Ardeatine
2. Massimo Bonini: Jone Bagnoli
3. Fiorella Imprenti: Virginia Bianchi
4. Silvia Maresca: Zelia Pinuccia Bianco
5. Fiorella Imprenti: Maria Biggi
6. Licia Roselli: Maria Chiara Bisogni
7. Fiorella Imprenti: Giuditta Brambilla
8. Roberta Cairoli: Onorina Brambilla in Pesce, detta Nori
9. Eleonora Cortese: Paola Brivio
10. Alcuni riferimenti utili
11. Segnalazioni librarie
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'
1. HIC ET NUNC. SEVERINO VARDACAMPI: LE FOSSE ARDEATINE
Gia', le Fosse Ardeatine.
Ed ancor oggi a fare le leggi nel parlamento italiano ben tre partiti neofascisti, di cui due al governo.
Ed ancor oggi la strage degli innocenti nel Mediterraneo, i lager e gli aguzzini in Libia benedetti e finanziati dall'Italia, la schiavitu' nelle campagne e nelle citta', nelle case e lungo le strade.
Il governo dell'ecatombe che lungo un anno solo ha pensato ad ancor piu' arricchire i ricchi e lasciato morire centomila persone.
L'Italia che fabbrica ed esporta le armi che menano strage ovunque nel mondo.
Gia', le Fosse Ardeatine.
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Gia', le Fosse Ardeatine.
Dovrebbe dirci qualcosa il ricordo di quei martiri.
Dovrebbe suscitare qualcosa il ricordo di quei martiri.
Dovremmo continuare la lotta al fascismo.
Dovremmo continuare a lottare per salvare tutte le vite.
Gia', le Fosse Ardeatine.
2. MAESTRE. MASSIMO BONINI: JONE BAGNOLI
[Dal sito www.biografiesindacali.it]
Jone Bagnoli (1927 - 2019), impiegata, comunista, Commissione femminile della Camera del Lavoro di Milano, Segretaria Filia, responsabile femminile Fiom, responsabile Ufficio lavoratrici della Camera del lavoro di Milano, Segretaria Cgil Lombardia.
Jone Bagnoli nacque a Bologna il 27 Maggio 1927, da una famiglia della piccola borghesia antifascista. Figlia di genitori separati, pass0' l'infanzia e l'adolescenza a Milano con la madre e la sorella. Fu costretta a interrompere gli studi a causa della morte del padre e ottenne solo successivamente il diploma tecnico commerciale. Alla fine della seconda guerra mondiale fu impiegata in un'agenzia immobiliare e poi alle Edizioni musicali Carisch. Inizio' fin da subito la sua militanza sindacale e per questa attivita' subi' ripetuti demansionamenti. Presentata al Partito comunista dal maestro Pelosi, inizio' a occuparsi del proselitismo tra i giovani nella provincia milanese, negli anni in cui si andava ricostituendo il Fronte della Gioventu' e nasceva l'Associazione ragazze d'Italia. Nel marzo 1947, lasciata l'azienda, comincio' a lavorare per la Commissione stampa e propaganda della Federazione milanese del Pci. Dal 1949 al 1952 segui' alcune delle aziende metalmeccaniche piu' importanti dell'epoca (Redaelli, Geloso, Tecnomasio Brown Boveri, Falck, Officine Meccaniche) e, nel contempo, frequento' la Scuola di partito per i quadri femminili. Nel 1953 passò all'apparato della Camera del Lavoro di Milano come componente della Commissione femminile, allora diretta da Stellina Vecchio; partecipo' in quell'occasione all'organizzazione della prima assemblea nazionale delle lavoratrici e contribui' alla creazione delle commissioni femminili di categoria. Collaboro' a lungo con il Centro studi economici della Camera del Lavoro producendo un'indagine sulle differenze di salario e di qualifica tra uomini e donne. Per un breve periodo fu funzionaria del Sindacato provinciale degli ospedalieri e degli enti locali (Fndelo) occupandosi di migliorare le condizioni di vita delle lavoratrici (infermiere, inservienti) che vivevano nei convitti gestiti dalla suore. Dal 1957 al 1960 fu segreteria del Sindacato dell'alimentazione di Milano (Filia), settore in cui l'adesione era scarsa e che occupava un gran numero di lavoratori con contratti a termine. Nel 1960 passo' alla Fiom provinciale, diretta allora da Giuseppe Sacchi, prima come responsabile della commissione femminile e, poi, come responsabile dell'Ufficio stampa e redattrice de "Il Metallurgico". Negli anni Sessanta contribui' alla lotta degli elettromeccanici per il rinnovo del contratto e alla battaglia per la parita' salariale, ereditando cosi' una rivendicazione storica delle lavoratrici metalmeccaniche. Componente del Comitato direttivo della Fiom provinciale e del Comitato centrale, occupo' contemporaneamente cariche negli organismi direttivi del Pci (Comitato federale e Commissione femminile) fino a quando nel 1969 fu dichiarata l'incompatibilita' tra incarico sindacale e politico. Nel 1973 tornata alla Camera del Lavoro di Milano in qualita' di responsabile del neo-ricostituito Ufficio lavoratrici e dell'Ufficio sindacale fu coinvolta nelle campagne a favore degli anticoncezionali e per la maternita' consapevole, per l'aborto, per la vittoria del "no" al referendum sul divorzio.
Nel 1978 fu la prima donna ad essere eletta nella segreteria della Cgil Lombardia, carica che ricopri' fino al 1985.
Muore a Milano il 19 novembre 2019.
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Scritti di Jone Bagnoli
J. Bagnoli, L. Conosciani (a cura di), La situazione delle lavoratrici nella provincia di Milano, Quaderni del centro di studi economici di Milano, 1957; J. Bagnoli, Le lotte per la parita' salariale, in Milano. Anni Cinquanta, Franco Angeli, Milano 1986.
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Fonti
AdL, Archivio della Camera del Lavoro confederale di Milano (1945-1981); AdL, Fondo Giuseppe Granelli, Progetto 1, ad nomen; AdL, Archivio Fiom Cgil Milano.
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Bibliografia
A. Cubeddu, B. Piccinini, Fuori dall'ombra: la vita, l'autorevolezza, le conquiste delle donne della Cgil di Roma e Lazio, 1946-2006, Ediesse, Roma, 2007; F. Imprenti, D. Migliucci, M. Costa, Breve storia delle conquiste femminili nel lavoro e nella societa' italiana, Unicopli, Milano, 2012; S. Lunadei, L. Motti, M. L. Righi, E' brava ma... Donne nella Cgil (19441962), Ediesse, Roma, 1999; Fiom Cgil Milano, La Fiom di Milano. I funzionari 1945-1985, 1985; D. Migliucci, Rappresentare il lavoro. Donne e Camera del Lavoro a Milano, "Percorsi storici. Rivista di storia contemporanea", n. 4, 2016; D. Migliucci, Sindacaliste a Milano (1945-1968), in R. Di Fazio, M. Marcheselli (a cura di), La signorina Kores e le altre. Donne e lavoro a Milano (1950-1970), Societa' per l'Enciclopedia delle donne, Milano 2016.
3. MAESTRE. FIORELLA IMPRENTI: VIRGINIA BIANCHI
[Dal sito www.biografiesindacali.it]
Virginia Bianchi, cucitrice, Lega fra le lavoranti in biancheria, Commissione Esecutiva della Camera del Lavoro, Collegio dei Probiviri dell'Industria del vestiario, Federazione femminile mista della Camera del Lavoro.
Virginia Bianchi fu tra le prime donne che emersero come dirigenti sindacali nella stagione delle leghe femminili nate attorno alla Camera del Lavoro di Milano negli anni Novanta dell'Ottocento. Virginia Bianchi era una cucitrice, professione allora molto diffusa a Milano, che dava lavoro a circa quattromila operaie nelle fabbriche e ad un altro migliaio a domicilio, in genere poco pagate e con scarsa capacita' contributiva e associativa. Per questo le sorti della Lega tra le lavoranti in biancheria furono legate negli anni a quelle della Federazione femminile mista della Camera del Lavoro, che accoglieva le lavoratrici senza una propria lega di riferimento, e Virginia Bianchi diresse a lungo entrambi gli organismi. Fu infatti per anni alla guida della Lega fra le Lavoranti in biancheria che si costitui' per la prima volta nel 1895 accogliendo cucitrici e stiratrici, e in quello stesso anno fu tra le protagoniste della costituzione della Federazione femminile mista della Camera del Lavoro, guidandola per oltre un ventennio, fino al 1917. Virginia Bianchi, forte del suo ruolo all'interno della Federazione femminile mista, venne eletta nel 1897 nella Commissione Esecutiva della Camera del Lavoro, che negli anni Novanta dell'Ottocento chiamo' al suo interno le donne piu' in vista delle leghe femminili: oltre a Virginia Bianchi vennero elette la sarta Ida Fontana, le maestre Ambrosina Besana Viglezzi e Linda Malnati, la stiratrice Giuditta Brambilla, la cravattaia Zelinda Buggia (membro supplente) e la tessitrice Carolina Annoni. Virginia Bianchi e le compagne procedettero piu' volte a costituire la Lega fra le lavoranti in biancheria, mantenendo negli anni di minore affluenza delle lavoratrici un gruppo sempre attivo all'interno della Federazione femminile mista. La lega fra le lavoratrici in biancheria fu rifondata nel 1901 dopo la repressione di fine secolo e si mantenne in vita fino al 1903, rinacque nel 1908 in occasione di alcuni scioperi e del tentativo di costituire una cooperativa e conobbe la sua massima espansione nel 1917, guidata sempre da Virginia Bianchi. Nel 1905, assieme alla sarta Santa Volonteri, Virginia Bianchi venne eletta per parte operaia nel Collegio dei Probiviri per l'industria del vestiario di Milano, costituitosi allora per la prima volta con una partecipazione al voto quasi esclusivamente femminile. I Collegi dei Probiviri, magistrature di conciliazione da realizzarsi a livello cittadino e per tipologia di industria, si pronunciavano in caso di vertenze sul lavoro ed erano composti in ugual numero da lavoratori e proprietari, presieduti da un magistrato. La legge che li istitui' nel 1893 diede anche alle donne la possibilita' di portare il proprio voto, di candidarsi e di essere elette. Si trattava di un ruolo nuovo per le donne e che apri' la strada a diritti conseguenti: non solo la categoria di donna-giudice mal si conciliava con l'incapacita' giuridica che allora gravava in particolare sulle donne sposate, ma gli arbitri dei collegi probiviriali dovevano decidere in assenza di una consolidata legislazione sul lavoro ed erano quindi chiamati con le loro sentenze a innovare la norma, il che contraddiceva l'assunto dell'incapacita' giuridica femminile e introduceva precocemente la questione dell'esclusione delle donne dalle funzioni giudiziarie. Eletta per la prima volta nel 1895, Virginia Bianchi venne riconfermata negli anni successivi mantenendo il ruolo fino alla prima guerra mondiale. Gli anni di guerra furono quelli di maggiore difficolta' per la Lega delle lavoranti in biancheria della Camera del Lavoro, che dal 1913 perse progressivamente consensi a favore dell'Unione sindacale milanese, presso la quale le lavoratrici avevano costituito un proprio sindacato e diretto alcuni scioperi. Virginia Bianchi resto' invece in seno alla Camera del Lavoro e si impegno' per la riunificazione delle due leghe che avvenne nel 1917 in occasione di uno sciopero di cui riusci' a guadagnare la direzione, riportando alla lega camerale la totalita' delle organizzate. Dopo oltre venti anni di lotte, il nome di Virginia Bianchi venne cancellato negli anni del fascismo e di lei non si seppe piu' nulla.
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Bibliografia
F. Imprenti, Operaie e socialismo. Milano, le leghe femminili, la Camera del Lavoro (1891-1918), Franco Angeli, 2007; Propaganda milanese. Il risultato delle elezioni probivirali per l'industria del vestiario e della biancheria confezionata, "Il Sarto", 1 marzo 1905; L'adunanza della sezione femminile, "Avanti!", 5 marzo 1917; Donne iscritte alla Camera del Lavoro ripartite per categoria, "Cronaca del Lavoro", febbraio 1902; Nella cooperazione, "La battaglia proletaria", 11 gennaio 1908.
4. MAESTRE. SILVIA MARESCA: ZELIA PINUCCIA BIANCO
[Dal sito www.biografiesindacali.it]
Zelia Pinuccia Bianco (1952-2002), comunista, Comitato direttivo Filziat, Consulta provinciale delle lavoratrici della Camera del Lavoro di Milano, Comitato direttivo Camera del Lavoro di Milano, Segretaria generale Federbraccianti Lodi-Crema.
Zelia Bianco nacque a Torino il 30 giugno 1952. La madre, casalinga, sposo' in seconde nozze un operaio edile da cui Zelia prese il cognome. Trascorse l'infanzia nella provincia torinese, a Frossasco, accudita dalla nonna materna, in seguito affidata a un orfanotrofio di religiose. Quando l'istituto venne chiuso per maltrattamento a minori Zelia Bianco, grazie all'intervento di un'insegnante che aveva a cuore la brillante allieva, venne accolta in una struttura piu' adeguata nella citta' di Milano. Ottenne i primi guadagni accudendo i bambini di un colonnello dell'Artiglieria a cavallo, originario di Bari, scrupoloso che i figli correggessero l'inflessione meridionale. A quindici anni entro' per la prima volta in fabbrica, a l'Eugene Gallia, specializzata nella produzione cosmetica, mentre iniziava il primo anno di corso per segretaria d'azienda. Frequentando la scuola serale Zelia riusci' a diplomarsi come perito amministrativo nel 1972. Lasciato l'orfanotrofio, dopo aver ottenuto dal tribunale lo status di maggiore eta' prima dei ventuno anni, Zelia dovette cercare un posto dove stare. Accetto' inizialmente un letto offertole da un'amica conosciuta in orfanotrofio, occupato di giorno dalla madre che lavorava la notte. Nel medesimo anno si iscrisse alla facolta' di Matematica dell'Universita' statale di Milano e trovo' impiego come stagionale alla Motta di viale Corsica. Ottenuto nel 1974 il contratto a tempo indeterminato, prese casa in via Savona, si iscrisse alla Cgil e fu ben presto eletta delegata sindacale per la categoria degli alimentaristi (Filziat Cgil). Furono quelli gli anni in cui conobbe la passione politica. Dopo una breve militanza nel Comitato di base del gruppo extraparlamentare di Democrazia proletaria, entro' nelle fila della Federazione milanese del Pci come membro del Consiglio federale. Gia' nel 1975 era stata responsabile organizzativa e segretaria della cellula Motta, componente del direttivo della sezione XV Martiri in qualita' di responsabile della Commissione fabbriche. Fece parte del Coordinamento di lotta per la riforma universitaria e fu eletta delegata del Consiglio di Facolta' di Scienze. Zelia rivolse il proprio impegno politico anche alle questioni di genere e ai diritti delle donne. Partecipo' alle battaglie per la legge sul divorzio e, all'interno della Cgil, fu tra le oratrici delle assemblee per l'8 marzo, fino alla sua adesione alla prima Consulta provinciale delle lavoratrici istituita presso la Camera del Lavoro di Milano il giugno 1980. Intanto alla Motta vennero riconosciute fin da subito le sue qualita', soprattutto nell'ambito della contrattazione sindacale. Venne infatti eletta piu' volte nel Comitato direttivo milanese della Filziat e nel direttivo della Camera confederale del Lavoro di Milano. Fu chiamata a dare il proprio contributo alla trattativa nazionale per la vertenza dell'Unidal, gruppo azionario di Motta e Allemagna, che tra il 1976 e il 1977 arrivo' al dissesto finanziario, culminato con la liquidazione della societa'. L'accordo aziendale siglato nel gennaio 1978 garantì il ricollocamento di gran parte degli operai licenziati in altre realta' produttive. Anche Zelia fu tra gli operai messi in mobilita'. Venne poi assunta dall'Innocenti Sant’Eustacchio (Innse), nello stabilimento di Lambrate, continuando l'attivita' sindacale come delegata aziendale. Trascorsero pochi mesi in fabbrica quando nel 1978, Antonio Pizzinato, allora segretario generale della Camera del Lavoro di Milano, indico' Zelia Bianco come funzionaria della Fiom milanese per la zona di Monza. Rientrata in fabbrica nel 1981 partecipo' ai lavori precongressuali in vista del primo Congresso della Camera del Lavoro territoriale di Milano. Sincera e determinata sostenitrice di una democrazia rappresentativa nella Cgil propose l'unico emendamento alla relazione congressuale a favore di una forte rappresentanza "dei delegati dei luoghi di lavoro o lavoratori in produzione", che corrispondesse almeno alla meta' degli eletti nelle strutture Cgil fino al livello regionale. Nel luglio 1981 entro' nella segreteria della Federbraccianti comprensoriale di Lodi-Crema, divenendone l'anno successivo Segretaria generale. Li' conobbe Mario Esposti, allora funzionario dell'Ufficio Vertenze della Camera del Lavoro di Lodi, suo futuro marito. Il distacco sindacale nel lodigiano duro' fino al 1987, quando un drammatico scontro consumatosi all'interno del direttivo regionale della Federbraccianti e le posizioni inconciliabili che produsse, determinarono per Zelia Bianco l'impossibilita' di proseguire il mandato. Torno' a vivere insieme al compagno definitivamente a Milano. Di nuovo impiegata all'Innocenti, rimase convintamente delegata della Cgil fino al 2000. All'affacciarsi del nuovo millennio l'azienda fu messa in liquidazione e Zelia Bianco gia' gravemente malata decise di licenziarsi. Mori' a Milano il 10 agosto 2002.
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Fonti
AdL, Archivio della Camera del Lavoro confederale di Milano (1945-1981); AdL, Archivio della Fiom Cgil di Milano (1945-1990); AdL, Fondo Biografie sindacali, audio intervista rilasciata all'autrice, 2 luglio 2018; Fondazione Isec, Archivio Pci Federazione milanese, Commissione federale di controllo, Biografie dei militanti, b. 37, fasc. 44, Bianco Zelia.
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Bibliografia
M. Boneschi [...], Donne in liquidazione. Storie di operaie della Unidal, Gabriele Mazzotta editore, Milano, 1978; Fiom Cgil di Milano (a cura di), La Fiom di Milano, i funzionari 1945-1985, Milano, 1985; A. Gianfagna (a cura di), 1944-2006. Gli uomini e le donne della Cgil. Le segreterie confederali, delle Federazioni nazionali di categoria, delle Cgil regionali, delle Camere del lavoro, Ediesse, Roma, 2007; F. Imprenti, D. Migliucci, M. Costa, Breve storia delle conquiste femminili nel lavoro e nella societa' italiana, Unicopli, Milano, 2012.
5. MAESTRE. FIORELLA IMPRENTI: MARIA BIGGI
[Dal sito www.biografiesindacali.it]
Maria Biggi (1874-1963), socialista, Conferenziera stipendiata della Camera del Lavoro di Milano, Commissione statistica della Camera del Lavoro di Milano.
Maria Biggi nacque a Piacenza da Giovanni e Maria Spelta il 14 maggio 1874 e si avvicino' giovanissima al socialismo, partecipando nel 1893 al Secondo Congresso del Psi come rappresentante di un gruppo di Sissa, nel parmense. Prese parte ai moti del 1898 a Milano per i quali venne condannata a un anno di carcere e a cinquecento lire di multa. Scarcerata, divenne esponente della Commissione statistica della Camera del Lavoro di Milano nel 1901 e fu poi la prima conferenziera stipendiata dell'ente camerale.
Giornalista, collaboro' con numerosi periodici e scrisse molti opuscoli di propaganda e un Canzoniere dei socialisti. Nel 1906 prese parte alla Commissione nazionale femminile del Psi. Si trasferi' in seguito a Roma, non piu' attiva politicamente. Fu moglie del deputato Angiolo Cabrini, dal quale ebbe due figlie, e poi si lego' al deputato radicale Meuccio Ruini, dal quale ebbe altri due figli.
Mori' a Roma il 27 luglio 1963.
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Fonti
Comune di Milano, Ufficio Anagrafe.
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Bibliografia
E. Gianni, Un socialismo di rito Ambrosiano-Emiliano. Congressi costituenti del Partito Socialista Italiano (1891-1893), Pantarei, 2013; F. Imprenti, Operaie e socialismo. Milano, le leghe femminili, la Camera del Lavoro (1891-1918), Franco Angeli, 2007.
6. MAESTRE. LICIA ROSELLI: MARIA CHIARA BISOGNI
[Dal sito www.biografiesindacali.it]
Maria Chiara Bisogni (1944), comunista, Ufficio studi Flm, Commissione esecutiva Camera del Lavoro di Milano, Segretaria Fiom Milano, Responsabile femminile Cgil, Consiglio generale della Cgil; Segretaria nazionale Cgil.
Maria Chiara Bisogni nacque a Terni nel 1944 da padre operaio socialista e antifascista e da madre casalinga. Sposata con Mario Biagioli, ha una figlia. Laureata in Giurisprudenza nel 1968 entro' nel 1972 nell'Ufficio Studi della Flm nazionale e l'anno successivo si iscrisse al Pci. Dal 1972 al 1975 fu funzionaria Fiom nella zona di Monza, durante una fruttuosa stagione di contrattazione articolata che la porto' a siglare circa 200 contratti integrativi. In quegli stessi anni divenne un punto di riferimento del Coordinamento donne nazionale dell'Flm, aprendo spesso contraddizioni e conflitti. Dal 1981 fu membro del Consiglio generale della Cgil e della Commissione esecutiva della Camera del Lavoro di Milano. Dal 1981 al 1983 fu segretaria della Fiom di Milano, da dove segui' l'attivita' culturale dell'Archivio storico e del Centro Ricerche - Ceriss. In quegli anni ricevette da Antonio Pizzinato l'incarico di studiare il complicato tema del terrorismo per promuovere una necessaria riflessione all'interno della Federazione unitaria, nel periodo in cui i delegati della Fiom erano sotto attacco da parte di Autonomia operaia. Segui', inoltre, le lotte della Borletti e della Magneti Marelli contro la Cassa integrazione a zero ore fino al raggiungimento degli accordi. Nel 1987, su mandato di Antonio Pizzinato e Bruno Trentin, divenne Responsabile femminile nazionale della Cgil, carica che ricopri' fino al maggio 1990. Nella primavera del 1987 organizzo' un'assemblea di tutte le donne della Cgil alla Sapienza di Roma, in cui erano presenti tutte le posizioni: dalle sostenitrici della teoria della differenza alle patrocinatrici delle quote. Furono anni di battaglia per "la femminilizzazione della Cgil" e Betti Leone divenne la prima Segretaria generale di una Camera del Lavoro, quella de L'Aquila. Quando nel 1991 lo Statuto della Cgil inseri' le quote come compimento della democrazia sindacale, Maria Chiara Bisogni considero' questo risultato la lotta piu' importante della sua vita sindacale. Nel 1990 divenne segretaria nazionale della Cgil assieme ad Anna Carli e Fiorella Farinelli, tuttavia il Coordinamento donne non entrava nella Segreteria giacche' le tre segretarie non potevano muoversi o parlare a nome delle donne. La Bisogni, considerando cosi' conclusa l'azione a favore delle donne, decise di dimettersi dalla Segreteria nazionale e dalla Cgil. Tornata a Milano con la famiglia ando' a lavorare alla Federazione del Pci di Milano negli anni in cui scoppiava Tangentopoli e visse tutta la fase di transizione dal Pci al Pds ai Ds. Dal 1994 al 1999, ricopri' l'incarico di Assessora al Lavoro e alle Attivita' Produttive della Provincia di Milano nella fase delle ristrutturazioni aziendali e si prodigo' per costruire la Rete dei Centri per l'Impiego, di sviluppo e di incubatori di impresa nella Provincia di Milano. Si passava quindi dagli Uffici di collocamento ministeriali nazionali ai Centri di politiche attive per il lavoro provinciali (1997/98). Durante questa esperienza di Assessore - ricorda - ho utilizzato tutta la mia esperienza e professionalita' acquisita come sindacalista. Ho partecipato ad assemblee con operai a cui si spiegava loro che le loro aziende venivano chiuse e si garantiva un percorso di ricollocazione. Ho toccato con mano la compostezza e la maturita' di questi lavoratori. Dal 2000 al 2005 fu Consigliera regionale della Lombardia e successivamente si ritiro' a vita privata.
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Fonti
AdL, Archivio della Camera del Lavoro confederale di Milano (1945-1981); AdL, Archivio Fiom Cgil Milano; AdL, Fondo Giuseppe Granelli, Progetto 1 e 7, ad nomen; AdL, Fondo Biografie Sindacali, intervista rilasciata all'autrice, 20 aprile 2018.
7. MAESTRE. FIORELLA IMPRENTI: GIUDITTA BRAMBILLA
[Dal sito www.biografiesindacali.it]
Giuditta Brambilla (1852–1931), stiratrice, sarta, socialista, Partito operaio italiano, Figlie del Lavoro, Congresso di Genova, Lega promotrice degli interessi femminili, Lega di tutela degli interessi femminili, Sezione femminile mista della Camera del Lavoro di Milano, Commissione esecutiva della Camera del Lavoro di Milano, Gruppo femminile socialista milanese, La Difesa delle lavoratrici.
Giuditta Brambilla nacque il 29 ottobre 1852 vicino a Vimercate da Francesco e Maddalena Calloni; si trasferi' giovane a Milano per cercare lavoro, impiegandosi come stiratrice e sarta. Gia' iscritta al Partito operaio italiano (Poi) e fondatrice con Anna Maria Mozzoni della Lega promotrice degli interessi femminili nel 1881, fu esponente della Societa' "Figlie del Lavoro" di Milano, che nel 1892 la delego' al Congresso di Genova: insieme ad Annetta Ferla, fu una tra le poche donne delegate a votare la nascita del Partito socialista italiano al suo esordio.
In questi anni si lego' sentimentalmente al tipografo socialista Costantino Morosini.
Attiva nell'istituto camerale milanese fin dalla fondazione, fu tra le organizzatrici che diedero vita alla Sezione femminile mista della Camera del Lavoro nel 1895 e nello stesso anno venne eletta nella Commissione esecutiva della Camera del Lavoro. Nel 1909 apri' un negozio di generi alimentari a Milano.
Iscritta alla Lega di tutela degli interessi femminili con Linda Malnati e Carlotta Clerici, fece per anni parte del Gruppo femminile socialista di Milano e dal 1912 collaboro' con il giornale "La difesa delle Lavoratrici".
Nel 1918 fu vicina ad Abigaille Zanetta condannata per disfattismo. Partecipo' su posizioni massimaliste ai Congressi socialisti del 1919 e del 1922.
Sempre attenta ai temi del lavoro e della cittadinanza politica delle donne, nel 1923 commento' su "La difesa delle Lavoratrici" il Congresso di Roma dell'International Women Council, guardando con soddisfazione al gran numero di paesi e di associazioni coinvolte, pur criticando l'impostazione di classe che in Italia aveva ormai preso la battaglia suffragista nell'accettare l'allargamento condizionato del diritto di voto amministrativo, mentre rivendicava al partito socialista l'aver da anni posto il tema del suffragio universale.
Fu ancora attiva socialista nelle prime lotte antifasciste, mori' a Milano il 6 settembre 1931.
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Scritti di Giuditta Brambilla
Impressioni di un Congresso, "La difesa delle lavoratrici", numero unico 25 giugno 1923, p. 3.
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Bibliografia
F. Pieroni Bortolotti, Alle origini del movimento femminile in Italia (1848-1892), Einaudi, Torino, 1963, p.248; E. Gianni, Dal radicalismo borghese al socialismo operaista. Dai congressi della Confederazione Operaia Lombarda a quelli del Partito Operaio Italiano (1881-1890), Pantarei, 2012; E. Gianni, Un socialismo di rito Ambrosiano-Emiliano. Congressi costituenti del Partito Socialista Italiano (1891-1893), Pantarei, 2013.
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Sitografia
Abmo in www.archiviobiograficomovimentooperaio.org/it/ consultato il 2 luglio 2018.
8. MAESTRE. ROBERTA CAIROLI: ONORINA BRAMBILLA IN PESCE DETTA NORI
[Dal sito www.biografiesindacali.it]
Onorina Brambilla in Pesce, detta Nori (1923-2011), comunista, partigiana, responsabile della Commissione femminile Fiom Milano.
Onorina Brambilla, meglio conosciuta come Nori Pesce, nacque a Milano il 27 agosto del 1923 da famiglia operaia, antifascista e comunista. Il padre Romeo, operaio specializzato alla Bianchi, nel 1924, venne licenziato in seguito al rifiuto di prendere la tessera del partito fascista. Sara' assunto poi, nel 1935, alla Breda Aeronautica. Fu la madre Maria, operaia, prima all'Agretta poi alla Safar, a insegnare alle figlie a dubitare della propaganda del regime. Dopo aver frequentato per tre anni la scuola professionale femminile Caterina da Siena, si iscrisse a un corso di stenodattilografia terminato il quale, a 14 anni, venne assunta dalla Paronitti come impiegata. L'amicizia con la collega Delfina Della Bitta, antifascista e comunista, si rivelo' determinante per la sua formazione politica: "Arrivo' il giorno in cui Delfina mi presento' il comunista di cui mi aveva parlato: era Giulio Pastore, un operaio specializzato. [...] Per la prima volta seppi dell'esistenza di uomini e donne che non si erano mai arresi e non avevano rinnegato i loro ideali. Mi racconto' delle persecuzioni, del carcere, del confino, dell'esilio. Mi si schiuse un orizzonte" (O. Brambilla, 2010).
Licenziata nel 1941, si impiego' in una ditta che produceva binari. Intanto, con la guerra, la fame si faceva sentire, le tessere annonarie non erano sufficienti e le condizioni di vita diventavano sempre più dure. Cosi', nel marzo del 1943, operai ed operaie delle grandi fabbriche di Torino e di Milano diedero vita a un grande sciopero di massa. Fu Onorina a diffondere tra gli operai antifascisti della sua ditta i volantini che rivendicavano "Pane e Pace". Dopo l'8 settembre 1943, assieme alla madre entro' a far parte, tramite Francesca Ciceri, dei Gruppi di difesa della donna e per l'assistenza ai combattenti della liberta', un'organizzazione femminile di massa nata nel novembre 1943 a Milano. Fu la Ciceri a presentarle "Visone" (Giovanni Pesce), comandante del III Gap "Egisto Rubini", che sarebbe diventato suo marito. Inizio' cosi' la sua attivita' partigiana come ufficiale di collegamento, con il nome di battaglia di "Sandra". In sella alla sua bicicletta recapitava ordini, nascondeva e trasportava pistole ed esplosivi. Il 12 settembre 1944, in seguito a una delazione, fu catturata dalle SS e chiusa nella Casa del Balilla di Monza, dove venne sottoposta a lunghi interrogatori, violenze e torture. Trasferita a San Vittore, l'11 novembre 1944, fu deportata, con altri prigionieri, nel campo di concentramento di Bolzano. Tornata a Milano il 7 maggio 1945, sposera' il 14 luglio dello stesso anno Giovanni Pesce, stabilendosi per un breve periodo a Roma. Rientrata a Milano, Nori Pesce entro' nell'apparato tecnico della Federazione del Pci di Milano come segretaria di Giovanni Brambilla, allora responsabile dell'organizzazione. Nel 1951, dopo aver seguito un corso regionale della durata di tre mesi alla scuola di partito a Milano, divenne responsabile femminile per il Pci della zona di Porta Volta, interrompendo l'attivita' per soli quattro mesi in occasione della nascita della figlia Tiziana. Nel 1952, Nori entro' nella Commissione femminile della Camera del Lavoro di Milano, di cui era responsabile Stella Vecchio, ex partigiana e deputata in Parlamento.
"All'epoca c’era ancora molta disparita' nei contratti di lavoro; basti pensare che le donne, a parita' di prestazione erano pagate meno degli uomini. I padroni delle aziende minacciavano di licenziamento chi si sposava o aveva un bambino. Organizzavamo riunioni, incontri con i sindacati, andavamo a parlare nelle fabbriche, ci facevamo descrivere le condizioni di lavoro" (O. Brambilla, 2010).
Nel 1955, come responsabile femminile della Fiom provinciale, riusci' a organizzare la Commissione femminile, composta da circa trenta compagne, impegnate a rivendicare il diritto al lavoro, la parita' di salario, migliori condizioni di lavoro, la fine delle assunzioni a termine, la fine dei licenziamenti per matrimonio. Incontri, convegni, scioperi erano all'ordine del giorno. Alla fine del 1957, le lotte segnarono successi significativi; fu esemplare quella della Geloso, dove in ottobre la Commissione femminile diresse la lotta per la parita' salariale con uno sciopero totale della fabbrica di sette giorni. Oltre a un notevole riavvicinamento tra paghe maschili e femminili, molte operaie ottennero un miglioramento sui cottimi e il riconoscimento delle loro mansioni che vennero equiparate a quelle maschili. Nel 1960, la Pesce lascio' la Fiom e cesso' la sua attivita' politica e sindacale per affiancare il marito nel commercio del caffe', ma continuo' ad essere, per otto anni, segretaria della sezione del Pci di via Don Bosco. Il 27 gennaio 1962 le venne assegnata la Croce di guerra per la sua attivita' di partigiana. Nel 1969 apri' con il marito un locale di liquori e vini, il Bistrot in Via Zecca Vecchia. Li' si ritrovavano scrittori, pittori, studenti, operai.
Nori Brambilla Pesce e' stata anche responsabile della Commissione femminile dell'Anpi, presidente dell'Associazione ex perseguitati politici italiani antifascisti per la sede di Milano e presidente onorario dell'Aicvas, l'Associazione italiana combattenti volontari antifascisti di Spagna. Mori' il 6 novembre 2011.
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Scritti di Nori Pesce
Con C. Acquistapace, Il contributo delle donne alla lotta per la conquista della parita' salariale, in Un minuto piu' del padrone. I metalmeccanici milanesi dal dopoguerra agli anni Settanta, Istituto milanese per la storia della Resistenza e del movimento operaio, Vangelista, Milano, 1977, pp. 105-111; Il pane bianco, Edizioni Arterigere, Varese, 2010.
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Fonti
AdL, Fondo Granelli, Progetto 26.1, ad nomen.
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Bibliografia
G. Gerosa, Le compagne, Rizzoli, Milano, 1979, pp. 220-224; M. Alloisio, G. Beltrami Gadola, Volontarie della liberta', Mazzotta, Milano, 1981, pp. 252-253; Brambilla Onorina, in La Fiom di Milano. I funzionari 1945-1985, a cura della Fiom Cgil di Milano, 1985, pp. 141-142.; I. Bergamaschi, Parita' salariale: la politica della Cgil e della Fiom negli anni Cinquanta, in Milano operaia dall'Ottocento ad oggi, a cura di M. Antonioli, M. Bergamaschi, L. Ganapini, "Rivista milanese di economia. Quaderni", n. 22, vol. II (1993), pp. 421-443; R. Farina (a cura di), Dizionario biografico delle donne lombarde (568-1968), Baldini&Castoldi, Milano, 1995; S. Lunadei, L. Motti, M.L. Righi (a cura di), E' brava, ma... donne nella Cgil 1944-1962, Ediesse, Roma, 1999.
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Sitografia
L. Cesareo, Onorina Brambilla Pesce, in http://www.enciclopediadelledonne.it/ consultato il 25 giugno 2018.
9. MAESTRE. ELEONORA CORTESE: PAOLA BRIVIO
[Dal sito www.biografiesindacali.it]
Paola Brivio (1948), socialista, Filcea, Filtea, Segretaria Camera del Lavoro di Milano, responsabile coordinamento donne di Milano.
Paola Brivio nacque a Milano l'11 settembre 1948 da padre operaio e madre casalinga. Ebbe un'infanzia difficile a causa della malattia della madre che costrinse il padre a lavorare il doppio per poter sostenere le spese sanitarie.
Sviluppo' fin da bambina una grande passione per lo studio, tratto che caratterizzo' tutta la sua vita.
Il diploma commerciale le permise appena quindicenne di trovare lavoro come impiegata presso la Van Den Bergh. Qui fece le prime battaglie sindacali a difesa del suo diritto allo studio - che prima dell’approvazione dello Statuto dei Lavoratori non era garantito - per poter frequentare la scuola serale di ragioneria. Concluse con successo le superiori e si iscrisse ai corsi serali della Facolta' di sociologia dell'Universita' di Trento. Ricorda quell'esperienza come molto importante e formativa; dal momento che erano molti i ragazzi milanesi che frequentavano quella stessa facolta' si organizzarono in una "comunita' di studio" autogestita che si riuniva nelle sale messe a disposizione dalla Camera del Lavoro di Milano. In questo periodo entro' in contatto con alcuni esponenti del movimento studentesco come Mario Capanna a Milano e Marco Boato a Trento.
Nel 1968 Paola Brivio fu assunta in Pirelli, azienda che si dimostro' piu' sensibile alle sue esigenze di studentessa-lavoratrice. Qui venne inserita nel gruppo di formatori, prima come segretaria poi, dopo aver conseguito la laurea a pieni voti, come coordinatrice dei corsi. Ebbe modo di apprendere nozioni e modelli all'avanguardia nelle aziende italiane, sia nel campo della formazione che in quello dell'organizzazione, dell'analisi e dello studio del lavoro.
Sempre in Pirelli, nei primi anni Settanta, si iscrisse alla Filcea. Racconta di essere stata notata durante un attivo sindacale e quasi subito inserita nell'esecutivo del Consiglio di fabbrica Pirelli. Contemporaneamente un esponente del Partito socialista italiano le spiego' che nella Cgil c'erano due correnti, quella comunista e quella socialista, e che per poter continuare la sua attivita' sindacale doveva aderire a una delle due. L'adesione ai socialisti fu compiuta in quel contesto, come da sua stessa ammissione: "Per me e' stato un caso il fatto di essermi iscritta al Partito socialista [...] poteva avvicinarmi uno dell'altro partito, era la stessa cosa per me. Comunque ero una ragazzina, poco più che ventenne".
Nel Consiglio di fabbrica Pirelli, la Brivio si scontro' con le prime discriminazioni di genere; non era affatto facile per una giovane donna farsi strada nel sindacato, tuttavia non abbandono' la sua attivita', riuscendo comunque a farsi notare. Nel 1977 fu eletta nel Comitato direttivo della Camera del Lavoro di Milano, organismo in cui si batte' per la valorizzazione della politica sindacale nei confronti degli impiegati. Alla fine degli anni Settanta fu distaccata come funzionaria sindacale nella Filtea di Milano. Fu un periodo stimolante e importante vissuto a stretto contatto con i lavoratori e i loro problemi, che le permise di sperimentare la vita frenetica e impegnata della sindacalista. Fu interprete di un modo di fare sindacato che lei stessa defini' "riformista" in cui prevalevano le discussioni alle barricate.
La Brivio fu, con Anna Catasta e Pina Madami, protagonista del seminario che si tenne nel settembre 1979 a Pian dei Resinelli e che decreto' il superamento dell'Ufficio lavoratrici e la nascita di una rete - chiamata Coordinamento - che riuniva un gruppo eterogeneo di donne, non solo sindacaliste, per idee e appartenenza. La Brivio ricorda che, poiche' l'attivita' del Coordinamento donne veniva sottovalutata o addirittura ostacolata dagli uomini, alcune manifestazioni e iniziative venivano organizzate in modo "clandestino".
Dal 1983 al 1993 ricopri' l'incarico di Segretaria della Camera del Lavoro di Milano e fu referente per la Segreteria del Coordinamento Donne.
L'impegno verso la causa femminista la porto' a praticare una modalita' di sindacato che lei defini' "sociale", ovvero che si facesse carico delle proposte e dei bisogni degli "esclusi". Proprio nel quadro di questo principio, fu madrina di quello che allora si chiamava Centro Gay, ovvero uno sportello di accoglienza per i problemi specifici delle lavoratrici e dei lavoratori che subivano delle discriminazioni per il proprio orientamento sessuale, e che fu promotore di una pionieristica indagine sulle discriminazioni sul lavoro e all'interno del sindacato coinvolgendo con un questionario ben 435 gay e 30 lesbiche.
Nel 1992 l'Arcigay le riconobbe un premio per la sua battaglia in favore degli omosessuali. Lascio' il sindacato nel 1993 quando preferi' la docenza a un'attivita' sindacale che iniziava a risultarle pesante e meno soddisfacente. Ad oggi e' pensionata e si dedica all'attivita' di formatrice per l'Associazione italiana di studio del lavoro, di cui e' Presidente.
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Fonti
AdL, Archivio della Camera del Lavoro confederale di Milano (1945-1981); AdL, Fondo Biografie sindacali, audio intervista rilasciata all'autrice, 6 luglio 2018.
10. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
11. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Hannah Arendt - Hermann Broch, Carteggio (1946-1951), Marietti, Genova-Milano 2006, pp. 308.
12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
13. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4054 del 25 marzo 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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