[Nonviolenza] Telegrammi. 4039



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4039 del 10 marzo 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
Sommario di questo numero:
1. Ermete Timballi: Sovramagnificentissimamente
2. Ancora una strage nel Mediterraneo
3. Omero Dellistorti: Campioni del mondo
4. Quartine
5. Dizionario di filosofia Treccani: Filosofie del femminismo
6. Intervento del Presidente della Repubblica in occasione della celebrazione della Giornata internazionale della Donna
7. Omero Dellistorti: Le sette meraviglie
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'
 
1. L'ORA. ERMETE TIMBALLI: SOVRAMAGNIFICENTISSIMAMENTE
 
"Sovramagnificentissimamente, quod endecasillabum est"
(Dante, De vulgari eloquentia, II, VII)
 
Sovramagnificentissimamente
la pandemia il governo ha governato
lunghesso un anno, e questo e' il risultato:
centomila persone rotte e spente.
 
Ah, ch'io li attufferei in quel bogliente
laco che agli assessini e' destinato
i governanti di regioni e stato
che tanta gente hanno ridotto a niente.
 
Fossero stati meno stolti e ignavi
fossero stati men corrotti e vani
del morbo non sarebbero si' gravi
 
gli effetti. E cosi' ancora vivi e sani
tanti sarebbero, semplici e savi,
che invece sono morti come cani.
 
2. L'ORA. ANCORA UNA STRAGE NEL MEDITERRANEO
 
Ancora una strage nel Mediterraneo.
Sono i governi europei gli assassini.
*
Riconoscere ad ogni persona il diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
 
3. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: CAMPIONI DEL MONDO
 
Centomila morti: un trionfo mondiale per il governo.
Che fa seguito all'altro trionfo mondiale del governo per la strage degli innocenti nel Mediterraneo e il ripristino delle leggi razziali del '38 nel 2018-2019.
Il portavoce del presidente di entrambi quei governi rende noto che tanto il cavalier B. M. quanto il caporale A. H. hanno postato un videomessaggio di congratulazioni.
Sono soddisfazioni.
 
4. REPETITA IUVANT. QUARTINE
[Riproponiamo una volta ancora i seguenti testi gia' piu' volte apparsi sul nostro notiziario]
 
Hannah Arendt
 
Politica e' l'umanita' plurale
nel nascere e' la chiave di ogni fare
e tu devi sapere contrastare
il male radicale ed il banale.
 
*
 
Virginia Woolf
 
Un'altra via, un'altra intelligenza
un altro amore del vero e del mondo
un altro movimento, piu' profondo:
il femminismo e' la nonviolenza.
 
*
 
Rachel Corrie
 
Alla violenza, lei gentile e lieve
col fragile suo corpo s'interpose.
Come l'arcobalen, come le rose
fu la sua vita luminosa e breve.
 
*
 
Simone de Beauvoir
 
Sempre lotto' contro tutti i fascismi
sempre affronto' ogni contraddizione
mai accetto' vilta' e sopraffazione
mai si piego' alla forza ne' ai sofismi.
 
*
 
Etty Hillesum
 
Finche' le scorse sangue nelle vene
sempre fu giusta, lieta, solidale
sempre si oppose integralmente al male:
chi vuole il bene faccia solo il bene.
 
*
 
Rosa Luxemburg
 
La nonviolenza e' lotta, e' quella lotta
che all'ingiustizia e alla menzogna oppone
la resistenza e la liberazione.
Che' la barbarie il mondo non inghiotta.
 
*
 
Simone Weil
 
Conobbe tutte le esperienze e tutti
penso' i pensieri e fece cose buone
alla sventura oppose l'attenzione
e ancora dona a noi infiniti frutti.
 
*
 
Maria Zambrano
 
Pensava, e il suo pensare era una festa
soffriva, e il suo soffrire diveniva
sapienza, e la sapienza voce viva
che rende ogni persona degna e onesta.
 
*
 
Franca Ongaro Basaglia
 
Della violenza ideologie e strutture
istituzioni e prassi smascherava
a tutti umanita' riconquistava
e tutte combatte' le dittature.
 
*
 
Susan Sontag
 
Di stile, intelligenza, tratti e gusto
sottili come lame e come veli
di contro ai vacui e di contro ai crudeli
combatte' sempre per il vero e il giusto.
 
*
 
Edith Stein
 
E' l'empatia la qualita' essenziale
che rende umano un essere umano
e che ad ogni potere disumano
oppone il bene che resiste al male.
 
*
 
Germaine Tillion
 
Se un volto sempre avra' la Resistenza
e' il volto di Germaine che mai cedette,
sempre volle giustizia e mai vendette:
per sempre volto della nonviolenza.
 
*
 
Felicia Bartolotta Impastato
 
No, non soltanto mater dolorosa
ma combattente per la liberta'
con quella forza della verita'
ch'e' altro nome della nonviolenza.
 
*
 
Olympe de Gouges
 
Cosi' le vollero tagliar la testa
ma quella testa aveva gia' parlato:
per l'uguaglianza e contro il patriarcato.
E quella sua parola ancora resta.
 
*
 
Billie Holiday
 
Con quella voce che incantava i cuori
degli alberi del sud lo strano frutto
diceva al mondo. Possa esser distrutto
l'orco razzista e tutti i suoi orrori.
 
*
 
Miriam Makeba
 
Contro il razzismo e contro la camorra
visse, lotto', mori' Miriam Makeba.
Mai piu' ci siano servi della gleba,
che ogni persona ogni altra soccorra.
 
*
 
Anna Achmatova
 
Lo leggi e ti riafferra per la gola
quel Requiem tra l'orrore e la vergogna:
ogni suo verso attacca la menzogna
esorta alla pieta' ogni sua parola.
 
*
 
Rosanna Benzi
 
Checche' ogni insipiente or ne sentenzi,
ci fu un'Italia bella, pia, civile
nemica di ogni prepotenza vile:
aveva il volto di Rosanna Benzi.
 
*
 
Annarita Buttafuoco
 
Perche' si possa dalla preistoria
uscire al regno della liberta'
occorre fare intanto verita'
e cominciare a scriver l'altra storia.
 
*
 
Emily Dickinson
 
Mi capita di usare dei suoi versi
come fosser sentenze di sibilla
della mia vita specchio, e vi scintilla
cio' che trovai, che non trovai, che persi.
 
*
 
Marianella Garcia
 
Prendersi cura degli assassinati
restituirne il volto e la memoria
alla realta', l'umanita', la storia.
Nel coro ora e' dei giusti e dei beati.
 
*
 
Violeta Parra
 
Dell'umile e l'oppresso le parole
salvare e raccontar la sofferenza
ed esortare alla resistenza
perche' dell'avvenire sorga il sole.
 
*
 
Ginetta Sagan
 
La lotta antifascista proseguiva
nella difesa di chi e' prigioniero
perche' usa la parola ed il pensiero
e finche' lotti l'umanita' e' viva.
 
*
 
Bertha von Suttner
 
Nessuno si puo' fare piu' illusioni:
occorre sceglier tra le armi e il pane
solo la pace salva vite umane
solo il disarmo ferma le uccisioni.
 
*
 
Emma Thomas
 
Tutto e' preghiera e tutto e' verita'
e poiche' la guerra e' distruzione
ad essa opponi tutta la passione,
tutta la forza, tutta la bonta'.
 
*
 
Sofia Vanni Rovighi
 
Aveva una chiarezza di pensiero
che ti rendeva il mondo trasparente
ed all'orrore del male e del niente
sapeva opporre il buono, il giusto, il vero.
 
*
 
Adriana Zarri
 
Conobbi or son tant'anni un'eremita
amante della terra e anche del cielo
viveva il verbo letto nel vangelo
ed era una danza la sua vita.
 
*
 
Dina Bertoni Jovine
 
Se si educa e' alla liberta'
Se si educa e' alla uguaglianza
Se si educa e' alla fratellanza
Se si educa e' alla dignita'.
 
*
 
Anne Frank
 
La uccisero i nazisti: una bambina.
Ma le parole di quella fanciulla
ancora oppongono l'umano al nulla
e al buio oppongono nuova mattina.
 
*
 
Anna Freud
 
Fu Anna vera amica dei bambini
li aiuto', li ascolto' e difese
dalle violenze e dalle pretese
di adulti tracotanti e belluini.
 
*
 
Ada Gobetti
 
Conobbe quel dolor che non si smorza,
fu fiera antifascista, partigiana,
educatrice. A ogni poter che sbrana
oppose sempre del bene la forza.
 
5. REPETITA IUVANT. DIZIONARIO DI FILOSOFIA TRECCANI: FILOSOFIE DEL FEMMINISMO
[Ripresa dal sito www.treccani.it riproponiamo la voce "Femminismo" apparsa nel Dizionario di filosofia del 2009]
 
Per filosofie del femminismo si intende la pluralita' di teorizzazioni e pratiche che vanno dalle prime formulazioni del prefemminismo, agli studi sulla costruzione del genere, al pensiero della differenza sessuale, sino alle elaborazioni piu' recenti, quali l'Anglo-American feminist criticism, le teorie femministe francese e italiana, e da ultimo la Feminist film theory.
*
Le origini
Il f. e' stato uno dei movimenti del Novecento di piu' vasta influenza nella vita sociale, politica e culturale a livello mondiale, caratterizzato da dinamicita' e pluralita' di posizioni e obiettivi. Come movimento teorico, pratico e d'autocoscienza si e' affermato nei paesi piu' sviluppati del mondo occidentale, in centri spontanei d'aggregazione politica e culturale che hanno dato vita a manifestazioni, associazioni, iniziative anche di massa, pure in appoggio ai movimenti antischiavisti, e in tali ambiti negli Stati Uniti e in Gran Bretagna e' entrato in uso il termine alla meta' dell'Ottocento (Dichiarazione di Seneca Falls, USA, 1848). Soprattutto nelle aree anglo-americana ed europea, in cui affonda le sue radici, il f. e' studiato e dibattuto a livello accademico in un'area disciplinare ampia e diversificata, e si e' consolidato in filoni di ricerca specifici a carattere interdisciplinare e comparativo. F. e movimento femminista si usano come sinonimi sia per la postulata inscindibilita' di teoria e prassi sia per la costitutiva dinamicita' del femminismo. Si puo' dire che al centro del f. ci sia l'idea che le donne, in quanto conformate al 'genere' femminile, sono trattate in modo iniquo nella societa', organizzata su una bipartizione di generi che avvantaggia gli uomini, impoverendo il mondo delle potenzialita' espressive non di un gruppo sociale ma di piu' della maggioranza dell'umanita'. L'accesso delle donne all'uguaglianza in una cultura a dominanza maschile non e' comunque mai stato un obiettivo universale del f., anche perche' e' controverso cosa significhi l'uguaglianza per le donne, come e riguardo a cosa essa vada acquisita, e quali siano gli effettivi ostacoli da superare. Nel 1792 Mary Wollstonecraft scrisse che nascere donne comporta inferiorita', oppressione e svantaggio e che occorre una rivoluzione perche' le donne, quale parte della specie umana, operino, riformando se' stesse, per riformare il mondo (Rivendicazione dei diritti della donna). Dell'anno prima e' la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina di Olympe de Gouges, ghigliottinata nel 1793. In questione era il riconoscimento di piena umanita', cioe' che la donna fosse un'individualita' autonoma, razionale e morale. Per cambiare un ordine di cose che non e' per natura ma costruito ad arte e trasmesso dall'educazione, occorreva l'impegno delle donne in un processo d'autoformazione e il concorso degli uomini progressisti per l'adeguazione dei diritti. Fin dall'inizio il f. unifica conquiste teoriche e pratiche, pensiero e vita, e manifesta il suo ruolo d'avanguardia riguardo ai rapporti di genere e alla vita umana nel mondo. Un'avanguardia che attinge non all'aristocrazia e al popolo ma al ceto medio, il che costituira' un problema in tutte le fasi dell'evoluzione del movimento. Lo scenario in cui prese avvio il f. era quello dei cambiamenti epocali connessi agli sviluppi impressi alla modernita' dalle rivoluzioni industriali, con i loro effetti sul sistema patriarcale, sui processi d'unificazione nazionale e sugli apparati istituzionali e statali. In tale contesto le donne acquisirono consapevolezza che il paradigma patriarcale imponeva loro d'essere cio' che gli uomini non sono (o non intendono apparire) e che per questo, con il supporto delle istituzioni poste a tutela dei privilegi maschili, le relegava nel privato interdicendole dal mondo pubblico e dalla cultura a valore simbolico. L'uguaglianza che si rivendica attiene comunque a ordini e sfere d'attivita', non significa mai omologazione all'uomo. Nelle sue varie fasi l'ordine patriarcale mantiene una struttura logofallocentrica che elide la donna senza nominarla, imponendo il discorso dell'universale neutro modellato sul maschile; discorso che e' di fatto regolato dalla 'logica del medesimo' in quanto la donna vi compare rappresentata dall'uomo. Quando si giungera' con la seconda ondata a questa formulazione il f. avra' maturato una piu' chiara convinzione che i diritti umani attengono a ogni essere umano in quanto individualita' autonoma (Martha Nussbaum, Luisella Battaglia, Marisa Forcina), ma il rapporto tra f. e diritti e' tuttora problematico (gruppo Diotima, Diana Sartori). Premesso che le donne hanno espresso visioni che oggi possono dirsi femministe assai prima dello sviluppo del discorso femminista della liberazione, la storia del f. non e' lineare visti la varieta' e l'intreccio di posizioni, avvicinamenti, distanziamenti e separazioni.
*
Spazi e tempi del femminismo
Dell'attuale scansione del f. in ondate non e' condivisa la loro demarcazione, tanto piu' se cronologica, dato un approccio alla temporalita' incline non a visioni lineari e cicliche ma a forme di ricorsivita' innovativa, che si riflettono nel rifiuto di una schematizzazione. L'immagine dell'ondata e' efficace quando se ne focalizza la vitalita' e il dinamismo, per cui l'energia e' mantenuta attraverso un rinnovato slancio 'a partire da se'', che e' quanto ha inteso fare il f. contemporaneo disegnando una storia 'giocata' sulla mobilita' di scansioni e confini, quindi sui nessi tra istanze, teorizzazioni e azioni diverse e diacroniche. Come nel caso del 'problema' della prima ondata, cioe' dell'affermazione dell'individualita' moderna, che avrebbe trovato sbocco nel suffragismo avviatosi all'inizio del XIX sec., affondando le sue radici nel pensiero illuminista e nella rivoluzione francese. A connessioni e innesti le filosofe femministe della seconda ondata preferiscono la 'fluidita'', tematizzata soprattutto nel contesto francese (Luce Irigaray) e italiano (gruppo Diotima) trovando antecedenti in scrittrici e poetesse della prima ondata o in femministe ante litteram. Sono approcci diversi che coesistono con i contemporanei topoi del discorso femminista: mescolanza, ibridazione, creolizzazione e meticciato. Oltre alla pluralita' e alla delocalizzazione/dislocazione, questi topoi evocano la fluidita' del corpo e della sessualita' femminile in cui non c'e' cesura tra esterno e interno, e su questa peculiare continuita'/discontinuita' carnale le femministe, anche attingendo creativamente ai miti, si sono espresse in gesti, parole, scritture. La storia del f. trae sostegno dagli studi di storia delle donne, uno dei frutti piu' felici degli Women studies, e con la correlata storiografia ha dato luogo a controversie, anche perche' le due discipline, d'antico dominio maschile, hanno molto concorso all'elisione delle donne dagli ordini simbolici. La scansione in ondate, come la loro articolazione interna, deve tener conto dei diversi orientamenti teorici del f. legati a campi storico-culturali e linguistici diversi. La cartografia, quasi fino all'ultimo passaggio di secolo, mostra in primo piano il f. angloamericano e quello europeo continentale, con la presenza attiva di filosofe francesi e italiane. L'area del f. tedesco (oggi tanto internazionalizzato da non distinguersi come gruppo), riflettendo la tradizione del socialismo e del marxismo, ha una struttura molto ideologizzata e politicizzata in linea con la nuova sinistra, in piena consonanza con il dettato 'il personale e' politico'. Nei paesi di lingua spagnola, dato il prolungato isolamento politico dovuto alla dittatura franchista, si stagliano alcune figure di pensatrici e scrittrici (Maria Zambrano, Victoria Ocampo) che saranno riconosciute femministe piu' tardi. Nei paesi del Nord Europa, per le anticipate peculiari acquisizioni di diritti delle donne, il f. ha uno sviluppo celere ma poco originale e si consolida soprattutto nelle sedi accademiche a livello di ricerca e didattica. Al passaggio di secolo lo scenario appare mutato, allargandosi dall'Africa ai paesi dell'America latina e a quelli orientali, in specie l'India. Oltre a coinvolgere le questioni del f. postcoloniale (come le questioni delle donne nere, africane e non, di quelle africane bianche, di prima e seconda generazione, delle emigranti asiatiche, ecc.), questo neo-f. rivisita criticamente i paradigmi del f. storico (Seyla Benhabib), anche scalzandoli, come da ultimo il paradigma della lingua madre che il 'soggetto nomade' del f. postmoderno non conosce (Rosi Braidotti). Si tratta di linee di sviluppo piu' che di fuga, e i soggetti pure nomadi e 'mascherati' (Judith Butler) sono donne intenzionate a non farsi condizionare e a decidere liberamente delle loro scelte sessuali. Del f. piu' recente e' in discussione se sia una terza ondata o una coda della seconda e se debba definirsi o meno post-f., certo vi si colgono i segni del nuovo e la ripresa di temi antichi.
*
Le ondate del femminismo
La prima ondata dell'emancipazionismo suffragista ottocentesco, su cui gli studi di storia delle donne stanno dando contributi innovativi, si e' avviata con una coppia, Harriet Taylor (L'emancipazione delle donne, 1851) e John Stuart Mill (La soggezione delle donne, 1869), non assestata sulla binarieta' maschile e femminile costruita in modo che il femminile slitti in seconda posizione. Entrambi sono polarizzati sul paradosso di un'uguaglianza dei diritti 'monca' perche' non applicabile alle donne. Le loro tesi, liberali in senso radicale e ugualitarie, sfoceranno nella conquista dei piu' rilevanti diritti richiesti, che il f. di orientamento socialista considera solo formali, in linea con il materialismo dialettico di Engels che lega la subordinazione della maggioranza delle donne alle condizioni economico-sociali (ponendo in questione la portata rappresentativa del suffragismo e il carattere borghese del femminismo). Saranno pero' i temi engelsiani della messa in discussione della famiglia monogamica e dei rapporti tra uomini e donne nella sfera della sessualita' non solo riproduttiva, collegata al desiderio e alla libera scelta amorosa (L'origine della famiglia, della proprieta' privata e dello Stato, 1884), a essere ripresi dal f. della seconda ondata. Nel cinquantennio, o fase d'eclisse, che la precede, il f. rielabora l'uguaglianza dei diritti e delle condizioni materiali mettendo a fuoco il tema della differenza. Virginia Woolf e Simone de Beauvoir ridanno linfa alla teoria femminista, mostrando come l'eclisse sia una modalita' dinamica d'assenza/presenza. Entrambe parlano dell'alterita' della donna, di quella impostale dall'uomo e a lui speculare e di quella interna a se' che ha bisogno d'esprimere. Woolf sembra investire tutto nel privato, ma il privato cui lei guarda e' un mondo, non una sfera accanto a quella pubblica, di fatto ridotta a zona di guerra per uomini bisognosi di possesso e controllo: e' un modo d'essere umano che muovendo dall'individualita' incarnata si apre all'universalita' umana. La cura di se' come forma di relazionalita' 'altra', con lo spazio e il tempo per viverla quale pratica di vita estranea alle pratiche maschili di morte, e' liberante ed e' politica, e le donne hanno in tale campo dei saperi da coltivare e da trasmettere. Simone de Beauvoir assume la differenza a categoria esistenziale, e la donna, in quanto costretta nel prototipo dell'alterita' con la maiuscola, l'Altro dall'uomo, ne mostra l'imprescindibilita'. Per recuperare la sua differenza, l'alterita' con la minuscola, la donna deve attingere a se' stessa, al proprio desiderio, riattivando la propria progettualita' esistenziale tramite la narrazione, riscrivendo la sua storia a un tempo individuale e comune. La pratica della narrazione - in forma di parola e scrittura biografica, autobiografica e fantastica - e' un tema costitutivo del f. perche' nel richiamare la donna a se' stessa la dispone alla scoperta di se' come altra, non fissando o chiudendo il discorso ma avviando un cammino di autoformazione. Il secondo sesso (1949) si chiude con un'affermazione decisa contro l'omologazione al maschile e a favore della liberazione, ma cio' significa scompaginare l'ordine dei sessi a partire da se', attingendo a una differenza ancora da scoprire, che impegnera' il f. della seconda ondata. Insorta negli anni Sessanta del Novecento, nel solco dei movimenti antiautoritari e di liberazione, sin da quello studentesco, la seconda ondata e' dirompente, ma vive anche fasi di riflusso ricche di nuove elaborazioni. La storia del f. degli anni Settanta/Novanta, nel suo prolungarsi al passaggio di secolo e al presente, appare percorsa da cambiamenti cosi' forti da prospettare una cesura che sarebbe segnata dall'apparizione del postfemminismo. Questo accentua il carattere di per se' controverso del termine f., laddove sembra piu' sensato parlare di divergenze del f. postmoderno da alcuni dei sempre mobili parametri femministi. Poco convincente appare anche l'idea di una terza ondata, viste la contiguita' temporale e la non univocita' della categoria di postmodernita'. Il f. filosofico ha peraltro condotto una disanima dei concetti postmoderni, quali differenza e identita', per analizzare la costruzione del soggetto donna e affermare la poliedricita' di ogni essere umano comunque sessuato. Infatti, sia l'opera di decostruzione del discorso dell'universale neutro quale soggetto logofallocentrico, sia l'azione di sabotaggio perpetrata sulla tradizione filosofica occidentale per strapparle alcune figure femminili esemplari (Adriana Cavarero), hanno mirato non alla costruzione della casa femminista definitiva fatta a regola, ma all'individuazione di uno spazio relazionale che dia modo al se' di manifestarsi e narrarsi.
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La situazione contemporanea
Il f., uso a lavorare sempre sul provvisorio e sul frammentario, soprattutto oggi vive trasformandosi, cosa che evoca la messa in gioco sia di controversie sia di possibilita' impreviste. Cosi' e' accaduto nella seconda ondata con La mistica della femminilita' di Betty Friedan (1963), che nell'avviare un movimento di emancipazione/liberazione delle donne di forte risonanza, ha innescato nuove iniziative pratiche e teoriche, innanzitutto sulla questione del potere. Infatti, mentre per Friedan le donne devono rivendicarlo, altri gruppi (per es., il gruppo Feminist, fondato da Ti-Grace Atkinson) lo contestano mettendo in discussione l'asse sessualita', patriarcato, capitalismo, come avviene anche nei gruppi europei di studio e autocoscienza, che scelgono il separatismo per elaborare modalita' proprie di pensiero e discorso (Rivolta femminile, Libreria delle donne di Milano, Centro Virginia Woolf, gruppo Diotima). Parlando di f. anglo-americano e f. europeo va tenuto conto delle difformita' dei rispettivi contesti socioculturali e delle matrici filosofiche, come nel caso dell'Anglo-American feminist criticism, delle teorie femministe francese e italiana (ciascuna con le sue articolazioni interne). Nell'attuale ampliarsi del raggio d'incidenza del f. si osserva pero', con l'usuale rimescolamento delle carte, una maggiore convergenza problematica, in specie sulle questioni etico-politiche, dove la cura, intesa come forma di razionalita' pratica, assume il ruolo di categoria fondativa di una nuova etica pubblica, che attraverso il lavoro 'attento' sui confini morali dati punta a scalzare i rapporti di disuguaglianza (Iris Marion Young, Joan Tronto, Laura Boella). La seconda ondata e' caratterizzata in Francia e in Italia da uno scavo sulla sessualita' femminile attraverso la rilettura critica delle teorie di Freud, Foucault, Lacan che porta a elaborare una teoria della differenza sessuale che fara' testo per gli sviluppi delle filosofie femministe. Luce Irigaray, rileggendo i testi della tradizione filosofica occidentale, e in specie quelli platonici a fronte di quelli freudiani, mostra la cancellazione dall'intera produzione speculativa della donna e della sessualita' femminile: il corpo incarnato e' assente dall'ordine simbolico, cioe' dal discorso che fa testo. Sul fronte semiotico e della teoria psicoanalitica, Julia Kristeva valorizza le potenzialita' segniche della lingua materna quale fonte di espressivita' poetica, gioiosa, libera e liberante, che emerge dalle maglie del linguaggio maschile sotto forma di trasgressione del significato e del senso normativo. La figura materna assurge a perno di un'elaborazione teoretica ampia e complessa soprattutto con il gruppo Diotima dell'universita' di Verona, il cui "pensiero della differenza sessuale" (accusato di essenzialismo, non solo dal f. di taglio piu' sociologico e costruttivista) ha avuto larga disseminazione. Rifacendosi all'analisi di Irigaray, esso ha individuato nella madre quale corpo generante il primo referente di un ordine simbolico capace di promuovere saperi incarnati, e da qui una genealogia femminile che prevede forme di separatismo dagli uomini e di affiliazione tra donne (Luisa Muraro). Il f. ha coinvolto con la sua critica e rilettura dei saperi anche l'epistemologia e la storia della scienza (Evelyn Fox Keller), cosi' come rapido sviluppo ha avuto anche l'ecofemminismo. Ma un settore molto vitale a livello internazionale e' quello filosofico-religioso, che vede accomunate femministe di varie religioni (Rosemary Radford Reuther, Christine Battersby, Francesca Brezzi, ecc.) impegnate, oltre che nella critica alle istituzioni religiose, in una rilettura dei testi biblici che parla anche di 'dio-donna'. Nel suo versante piu' dichiaratamente postmoderno il f., utilizzando le strategie decostruzioniste di Derrida e Deleuze, destabilizza il modello binario inscritto nel maschile e nel femminile performati dal discorso egemone, puntando a valorizzare, con la poliedricita' del femminile, la polivalenza della sessualita' e il carattere eversivo del desiderio (gia' impliciti nell'anarchia del corpo fluido femminile delineato da Irigaray), l'uno e l'altro normati sull'eterosessualita' (Teresa de Lauretiis, Adrienne Rich). Da qui la scelta di entrare nel gioco dei generi, 'mascherandosi' da donne per scalzare i consolidati ruoli di genere e determinarsi come soggetti femministi liberi di scegliere il proprio orientamento sessuale (Judith Butler, e prima Carla Lonzi). Il confronto con i media e le nuove tecnologie caratterizza il f. postmoderno e lesbico, che, mettendo in luce gli aspetti pervasivi e delocalizzanti, ne sfrutta la frammentazione e le discrepanze al fine di sperimentare le possibili trasformazioni della soggettivita' corporea (come la figura cyborg di Donna Haraway), in vista della liberazione del desiderio, sminuendo il peso delle differenze di genere (Kate Millett, Shulamith Firestone). Cio' incide pure sulla scrittura femminile intesa in senso femminista, cioe' come fatto creativo eccedente ogni sua codificazione e in quanto tale non esclusiva della donna (Helene Cixous). Si parla però anche di una tradizione letteraria femminile che presenta una continuita' di immagini e temi mutuati da generazione a generazione, associabile a un costante tessuto relazionale tra le scrittici e i loro contesti sociali di vita (Elaine Showalter). Tutto cio' rimanda a una proliferazione di donne capaci di pensiero, volonta' e azione, che attingendo a Hannah Arendt - una delle madri simboliche del f. contemporaneo - si possono raffigurare come il nostro "futuro alle spalle".
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Feminist film theory
Merita un cenno la anglosassone Feminist film theory, nata alla meta' degli anni Settanta del Novecento, riflessione sul linguaggio, oltre che metodo di lavoro, di codifica e di decodifica, che si interroga sostanzialmente sul rapporto tra rappresentazione e differenza sessuale: il cinema si fonda sul piacere di guardare e lo perpetua; il cinema e' messa in scena di voyerismo e feticismo, dove il maschile e' il soggetto della rappresentazione e il femminile il suo oggetto. Differenza sessuale, quindi, intesa non come dato biologico bensi' come costrutto culturale, prodotto di una tecnologia di rappresentazione e autorappresentazione. Ispirata alla psicoanalisi e passando per l'analisi testuale, tale ricerca e' approdata alla funzione spettatoriale espressa dai concetti di gaze e desire, ossia di interazione tra sguardo e desiderio. Il contributo di maggior peso e' dato dall'inglese Laura Mulvey nel suo testo Visual pleasure and narrative cinema (1975).
 
6. DOCUMENTAZIONE. INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA IN OCCASIONE DELLA CELEBRAZIONE DELLA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA
[Dal sito del Quirinale riprendiamo il seguente discorso tenuto dal Presidente della Repubblica l'8 marzo 2021]
 
Rivolgo un saluto ai Presidenti del Senato, del Consiglio, della Corte Costituzionale, alla Vicepresidente della Camera, a chi ci segue da altre sale del palazzo e da lontano.
E' l'8 marzo.
Sharon,
Victoria,
Roberta,
Teodora,
Sonia,
Piera,
Luljeta,
Lidia,
Clara,
Deborah,
Rossella.
Sono state uccise undici donne, in Italia, nei primi due mesi di quest'anno.
Sono state uccise per mano di chi aveva fatto loro credere di amarle. Per mano di chi, semmai, avrebbe dovuto dedicarsi alla vicendevole protezione.
Ora siamo di fronte a una dodicesima uccisione: quella di Ilenia.
L'anno passato le donne assassinate sono state settantatre'.
E' un fenomeno impressionante, che scuote e interroga la coscienza del nostro Paese.
Un distorto concetto del rapporto affettivo – che, non a caso, si trasforma in odio mortale – e' alla base dei gravi e inaccettabili casi di femminicidio. Una mentalita' che, al dunque, e' soltanto possesso, bramosia, dominio e, in fin dei conti, disprezzo.
L'amore, quello autentico, si basa sul rispetto e sulla condivisione. Se si giunge a uccidere una donna e' perche' non si rispettano il suo desiderio di liberta' e la sua autonomia. Perche' ci si arroga il potere di non consentirne le scelte, i progetti, le aspirazioni.
A distanza di settantaquattro anni dall'approvazione della nostra Costituzione – che ha sancito, in via definitiva, l'eguaglianza e la parita' tra tutte le persone, senza distinzioni – gli orribili casi di femminicidio - che reclamano giustizia - ci dicono che la legge, da sola, non basta. Che un principio deve essere affermato, ma va anche difeso, promosso e concretamente attuato.
Ringrazio chi stamani e' intervenuto. Silvia Avallone, che ci ha offerto un originale e convincente punto di vista sulla questione femminile. La ministra della Famiglia e delle Pari opportunita', Elena Bonetti, per le sue parole, che attestano l'impegno delle istituzioni su temi cosi' delicati e importanti per la nostra crescita, per quella della nostra comunita' nazionale. Grazie a chi ha reso questa nostra cerimonia piu' intensa, con le parole e con la musica: le bravissime Matilde Gioli e Manuela Cricelli. Complimenti e grazie. Vorrei ringraziare anche Marta La Licata, autrice di questo significativo filmato di Rai Cultura, e Patrizia Cescon che ha curato la scenografia di questo incontro. Permettetemi anche di ringraziare il maestro Peppe Platani, unica persona di genere maschile in questa lista. Ci ha offerto la sua grande maestria.
Questo 8 marzo, purtroppo, si svolge ancora sotto il segno della pandemia, che ha appesantito la nostra esistenza, causando un numero senza precedenti di vittime e provocando immani problemi economici e sociali, e tanti altri problemi gravi di relazioni umane. Un fenomeno planetario imprevisto che ha messo a dura prova la capacita' di resistenza dei cittadini e la stessa convivenza civile.
La diffusione del Covid, come sempre accade nei periodi difficili, ha colpito maggiormente le componenti piu' deboli ed esposte. Le donne tra queste.
Dal punto di vista occupazionale anzitutto. Secondo l'Istat abbiamo 440 mila lavoratrici in meno rispetto a dicembre 2020. Mentre sono a rischio un milione 300 mila posti di lavoro di donne che operano in settori particolarmente colpiti dalla crisi.
L'occupazione femminile e' tornata indietro. Ai livelli del 2016, ben al di sotto del 50% raggiunto per la prima volta nel 2019. La causa principale e' stata la crisi del settore dei servizi, nel quale lavora l'85% delle donne.
Non preoccupano soltanto i dati quantitativi. Peggiora la qualita' del lavoro delle donne, con un picco di contratti part-time non volontari, con l'aumento dei lavori a tempo determinato e con una riduzione delle condizioni di conciliazione vita/lavoro.
La situazione femminile si fa critica anche dal punto di vista sanitario. L'Inail ha messo in luce, in un recente studio, che quasi il 70 per cento dei contagi denunciati sui posti di lavoro riguarda le donne.
Le categorie professionali piu' colpite come contagi per le donne riguardano soprattutto il settore sanitario.
E' dunque doveroso che la Repubblica rivolga un pensiero di forte gratitudine e riconoscenza alle tante donne che ormai da un anno si stanno impegnando negli ospedali, nei laboratori, nelle zone rosse per contrastare la diffusione del coronavirus. Esse lavorano in condizioni difficili, con competenza e con abnegazione, con spirito di sacrificio e con la caratteristica capacita' di sopportare grandi carichi di lavoro.
A loro, in special modo, desidero dedicare questa importante giornata.
L'8 marzo costituisce ogni anno un'occasione preziosa per fare il punto sulla condizione femminile, registrandone i progressi e ponendo in evidenza gli aspetti critici.
Poco piu' di sessanta anni fa una storica sentenza della Corte Costituzionale - la numero 33 del 1960 – ebbe a cancellare una legge anacronistica del 1919, allora ancora in vigore, che escludeva le donne da tutti gli incarichi pubblici.
Fu il ricorso di una donna tenace e coraggiosa – Rosa Oliva - a provocare la cancellazione di una norma ingiusta e discriminatoria, in palese contrasto con la Costituzione. In quanto donna era stata esclusa da un concorso per il Ministero dell'Interno.
Per sanare una ferita cosi' grave sul piano dei diritti intervenne la Corte Costituzionale, non il Parlamento: una circostanza che fa riflettere e fa comprendere quanti ritardi e resistenze culturali abbiano costellato la via dell'effettiva parita'.
Si era evidentemente affievolita la spinta che aveva condotto, nel gennaio 1945, ancor prima della Costituente, a disporre di chiamare al voto le donne. Come avvenne, in quasi tutti i comuni d'Italia, il 10 marzo di settantacinque anni fa.
Molta strada si e' fatta da quella sentenza storica. Oggi in alcuni ambiti del pubblico impiego si e' verificato addirittura il sorpasso, e la percentuale di donne che vi lavorano e' superiore a quella degli uomini.
In Magistratura ad esempio. Come proprio al Ministero dell'Interno. In realta', non e' sorprendente tenendo conto che nella popolazione italiana le donne sono in un numero sensibilmente superiore a quello degli uomini.
Se si guarda pero' ai livelli apicali la predominanza rimane ancora maschile. Cosi' accade soprattutto ai vertici dei consigli di amministrazione di imprese e societa' pubbliche e private.
La sola liberta' di accesso agli impieghi pubblici e privati, infatti, non risolve interamente il problema dell'occupazione femminile, di fronte a una evidente disparita' nella progressione di carriera e nella ingiustificabile differenza di retribuzione. Per non parlare delle discriminazioni sul posto di lavoro, in forme che talvolta rasentano la costrizione e la violenza.
Ho ricordato la persistenza dei gravissimi casi di femminicidio, di violenze e di abusi intollerabili. Allo stesso modo, va acceso un faro sulle forme – meno brutali, ma non per questo meno insidiose - della cosiddetta violenza economica, che esclude le donne dal controllo e dalla gestione del patrimonio comune o che obbliga la donna ad abbandonare il lavoro in coincidenza di gravidanze o di problemi familiari. Pensiamo all'odioso ma purtroppo diffuso fenomeno della firma delle dimissioni in bianco. Questioni gravi e dolorose, che incidono profondamente sulla vita delle donne. Questioni che richiedono, per essere risolte, il coinvolgimento attivo di tutti: uomini e donne, uniti, contro ogni forma di sopraffazione e di violenza, anche se larvata.
Tra i cosiddetti "esempi civili" che ho premiato l'anno scorso con l'onorificenza al merito della Repubblica c'e' un imprenditore di Trieste. Avendo saputo che una sua dipendente precaria era incinta e temeva il licenziamento, l'ha assunta a tempo indeterminato e le ha anche assegnato un aumento di stipendio. Un gesto di grande significato.
Ma vorremmo, nel prossimo futuro, che questi gesti non fossero comportamenti eccezionali, da premiare, ma gesti normali, anche incoraggiati da una rimodulazione delle politiche sociali ed economiche.
Vanno incrementati gli sforzi per restituire dignita' al lavoro delle donne e per far fronte alla crisi demografica. Calo demografico e carenza di occupazione femminile sono tra i fattori piu' rilevanti del rallentamento della crescita economica; e sono fra essi strettamente collegati.
Va ricordato, ancora una volta, che dove cresce il lavoro femminile, dove cresce la buona occupazione, anche la natalita' e' piu' elevata e i giovani ricevono una spinta positiva per i loro progetti di vita.
Politiche per la famiglia, sostegno alla maternita', potenziamento dei servizi, conciliazione con i tempi di lavoro e con quelli di cura rappresentano un elemento di fondamentale importanza per la crescita del nostro Paese.
Il tema dell'8 marzo di quest'anno "Con rispetto educando", in qualche modo, riassume e contiene tutte le problematiche di cui oggi abbiamo trattato.
Perche' disparita' economiche, discriminazioni e violenze sono tutte figlie della stessa radice. Figlie di una mentalita' dura a scomparire, che si annida anche nei luoghi più impensabili e tra le persone piu' insospettabili. Un'ottica antiquata, fuori dalla storia della civilta', paralizzante che non conosce confini geografici, di censo, di livello di istruzione, e che fondamentalmente assegna alla donna un ruolo e una funzione di secondo piano. Un passo indietro. Sempre, ovunque e comunque.
Rispetto significa, innanzitutto, riconoscere all'altra persona, con le sue specificita', la stessa identica dignita' che ognuno riconosce a se stesso, con eguali capacita', con eguali diritti. Educare al rispetto significa farne crescere una piena consapevolezza.
Il rispetto verso le donne conosce molte declinazioni. Sul piano del linguaggio, innanzitutto. Dobbiamo respingere le parole di supponenza, quando non di odio o di disprezzo verso le donne. Parole che generano e alimentano stereotipi e pregiudizi ottusi e selvaggi, determinando atteggiamenti e comportamenti inaccettabili.
Compromettere l'autonomia, l'autodeterminazione, la realizzazione di una donna esprime una fondamentale mancanza di rispetto verso il genere umano.
Il rispetto e' alla base della democrazia e della civilta' del diritto, interno e internazionale. Per questo il rispetto delle donne e' questione che attiene strettamente alla politica.
Rispettare si impara, o si dovrebbe apprendere, fin da piccoli. Sui banchi di scuola. In famiglia. Nei luoghi di lavoro e di svago.
La parita' di genere non e' quindi soltanto una grave questione economica e sociale. Ma e' una grande questione culturale ed educativa.
Care amiche,
negli ultimi due secoli le donne sono state protagoniste di importanti rivoluzioni sociali e culturali, sono state – sovente e in diversi ambiti – i motori del cambiamento. Le donne hanno sempre aiutato a cogliere il valore universale e positivo della diversita', della solidarieta', della condivisione, della pace.
Rispettare e ascoltare le donne vuol dire lavorare per rendere migliore la nostra societa'.
Grazie e buon otto marzo.
 
7. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: LE SETTE MERAVIGLIE
 
A me le sette meraviglie d'Egitto non mi dicono niente.
Per esempio le piramidi, che tutti dicono che meraviglia di qua che meraviglia di la'. Invece non sono niente di che. Io per esempio ho visto un sacco di volte la piramide che c'e' a Roma, perche' a Roma c'e' tutto, manca solo la Torre Eiffel, che magari c'e' pure quella solo che a me non m'e' capitato mai di vederla, no? Pero' la piramide l'ho vista un sacco di volte perche' sta vicino alla stazione della metro che si chiama Piramide che io ci scendo per andare in ufficio, no? Cosi' l'ho vista un sacco di volte la piramide che sta li', e non dico che non fa la sua figura, carina e' carina, pero' non e' 'sta fine del mondo che uno s'aspetterebbe, no? Per dire: il palazzo delle case popolari dove abito io sara' grosso dieci, venti volte tanto, a dir poco. E allora 'ste piramidi, insomma, io dico che sono sopravvalutate. Pure il nome, che non dico che piramide non e' un bel nome, pero' non e' proprio il nome suo proprio, perche' e' il nome della stazione della metro e la piramide la chiamano cosi' perche e' vicina alla stazione della metro Piramide. Se le piramidi erano una cosa seria, una cosa grossa, ci avevano un nome del loro, no? Un nome proprio, non un nome comune. Le cose grosse ci hanno il nome loro, come il Gran Canyon, o San Siro o la Parigi-Roubaix. Non il nome copiato da quello di una fermata della metro. Sembrano dettagli, ma se uno ci pensa bene se ne accorge.
Oppure il colosseo di Rodi, che poi e' stato distrutto. E allora sono buoni tutti a dire che qui c'era la settima meraviglia d'Egitto solo che poi l'hanno distrutta. Pure io potrei dire che nell'orto di casa ci avevo la statua della liberta' come quella che ci hanno gli americani solo che poi l'hanno distrutta. Sono buoni tutti. Oltretutto io non ci ho neppure l'orto. Cosi' neanche si sa se e' vero che c'era il colosseo a Rodi. Che poi, dico, che bisogno c'era di farlo a Rodi quando gia' c'era a Roma. Che a Roma il colosseo c'e', rovinato pero' c'e' ancora, e questa e' verita' storica, non un'invenzione da rubagalline. Certo, le finestre sono tutte rotte che i vetri nel corso di tutti i secoli dei secoli non ne e' rimasto uno, pero' la struttura c'e'ancora, che se per dire il comune o il governo ci spendesse due soldarelli si potrebbe in quattro e quattr'otto riattaccare la corrente, magari metterci sopra una cupola di quelle di plastica per quando piove, e le finestre, certo che e' una spesa, ma senza finestre pare proprio una cosa da straccioni, no? Insomma, con quattro soldarelli si potrebbe tornare all'antico splendore e tutto, e riaprire gli spettacoli, con le casse a tutto buco come nelle discoteche, con i santi vergini e martiri magnati dai leoni, i gladiatori in mutande col forcone e che ne so, pure le cubiste, io ci metterei pure le cubiste. Per dire, no? E i laser.
Io, per me, le sette meraviglie d'Egitto proprio non mi dicono niente. Oltretutto perche' proprio sette, che e' un numero che non significa niente? Per esempio undici era un bel numero, come le squadre di pallone. Magari sono sette per via dei sette re di Roma, no? Ma allora dovevano essere le sette meraviglie di Roma, mica d'Egitto. Che poi in Egitto che c'e'? E' tutta sabbia. Oppure per via dei magnifici sette. E allora non era meglio i tre moschettieri che poi erano quattro? Ateo, Porto, Aramisse e Tartagna', ancora me li ricordo i nomi, con tutto che saranno cinquant'anni che l'ho visto il film.
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Perche' ho ammazzato la mogliaccia mia? Ancora? Ma allora siete fissati. E parliamo di cultura parliamo, invece che di scemenze. Che poi oltretutto io sarei pure fresco vedovo, no? E non e' un dolore? Certo che e' un dolore, ma un dolore, che proprio non ci ho voglia di parlarne. Ci avro' dirittto, no?
Che poi che c'e' da dire? L'ho punita, punto e basta. Che se l'ho punita, evidentemente un motivo ce lo dovevo avere, no? E anche se non ce l'avevo? E supponiamo pure che fosse un motivo come dite voi, "futile e abietto", che certo usate certe parole che secondo me non ce lo sapete neppure voi che vogliono dire, io dico che non ce lo sapete, che si vede lontano un chilometro che ripetete le cose a pappardella, "futile e abietto", e che significa? Non significa niente, sono parole vuote che le dite per fare impressione con quei fessi che vi danno retta che si credono che chissa' che vogliono dire e invece non significano niente. A me non mi fregate, sori paini.
E se poi il motivo non c'era? Con la roba mia ci faccio quello che mi pare, no? E un uomo che e' un uomo ci ha diritto al suo rispetto. O no? Adesso sto in lutto, ma appena finisce il periodo - che dite, un mese basta? - vedete voi se non mi risposo. Con una che deve averci meno di vent'anni, che a me mi piacciono giovani e belle come diceva il poeta, ci ho ragione, no? E sottomesse, e' chiaro. La volete sapere? Se a Mirella gli e' successo quello che gli e' successo e' tutta colpa delle femministe che gli hanno messo tutti quei grilli per la testa. Le femministe dovreste arrestare. Ma figurarsi, voi dormite da piedi, e scocciate la gente onesta nelle sue private attivita' in casa propria senza rispetto della privacy. La privacy, la privacy, li conosco i miei diritti, che vi credete? Pure io ci ho internet.
Adesso possiamo smetterla con questa scemenza della finaccia di Mirellaccia che se ha fatto quella finaccia, voi che dite, se la sara' meritata oppure no? Io dico di si', e io c'ero. Testimone oculare. E pure esecutore certo, e chi e' piu' testimone oculare dell'esecutore in persona? Un uomo lo sa quello che deve fare quando lo deve fare.
E mo' basta, cerchiamo di tornare a parlare su un livello culturale, eh? Che ne so, degli italiani famosi nel mondo, delle grandi scoperte geografiche, delle belle canzoni di una volta, come Giovinezza, come Faccetta nera. A me la cultura mi piace tutta.
 
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
 
Classici
- Primo Levi, Opere complete, Einaudi, Torino 2016, 2017, voll. I-II (vol. I: pp. LXXXVIII + 1536; vol. II: pp. XVI + 1856), euro 160.
 
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
 
10. PER SAPERNE DI PIU'
 
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4039 del 10 marzo 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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