[Nonviolenza] Telegrammi. 4030



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4030 del primo marzo 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
Sommario di questo numero:
1. Alcuni testi di Benito D'Ippolito apparsi su questo foglio nel 2017 (parte terza e conclusiva)
2. Il nostro programma
3. La fissazione
4. Ogni arma sempre uccide
5. Ogni spada
6. Il primo dovere
7. A Roma in un cassonetto
8. Se
9. Dissoi logoi
10. Irrungen, Wirrungen
11. Ancora una litania delle stragi
12. La risposta
13. Lunga vita all'amicizia italo-libica. Un brindisi
14. Ancora di questo
15. Ancora una cantata delle vittime
16. Lo ius soli spiegato ar popolo
17. La terra trema
18. N'antra penzata su lo iusse soli
19. Rileggendo Solzenicyn
20. Chi ade' affavore de 'sto iusse soli
21. Mo' vvonno fa' 'sta legge comunista
22. S'e' aperta mo' la caccia ar rifuggiato
23. Prima dell'esecuzione
24. Su 'sto iussoli ancora 'n chiarimento
25. Primavera di bellezza
26. Carogno Mozzarecchi: 'Na paroletta a cchi e' cche ffa' le legge
27. Nella cabina elettrica di un treno
28. Magari le belve
29. La questione
30. Ricordo
31. Le persone
32. Il nostro stupro quotidiano
33. Fenomenologia del demagogo. Impromptu
34. L'uomo senza voce
35. Qualunque autore leggi
36. Il calzolaio
37. I vecchi compagni
38. Cecita'
39. Attracca nel porto dei sogni
40. Un ricordo di Nanni Salio
41. Disarmare
42. Ogni giorno e' un giorno di lutto
43.La prima politica e' il disarmo
44. Una vita
45. Un disertore. Quattro movimenti
46. Tre sconfitte
47. Previsioni del tempo
48. La Casa delle Donne di Milano ricorda Manuela Pennasilico
49. Segnalazioni librarie
50. La "Carta" del Movimento Nonviolento
51. Per saperne di piu'
 
1. MEMORIA. ALCUNI TESTI DI BENITO D'IPPOLITO APPARSI SU QUESTO FOGLIO NEL 2017 (PARTE TERZA E CONCLUSIVA)
 
Riproponiamo di seguito alcuni testi del nostro collaboratore Benito D'Ippolito apparsi su questo notiziario nel 2017.
 
2. IL NOSTRO PROGRAMMA
 
Salvare le vite.
Una persona, un voto.
 
3. LA FISSAZIONE
 
Sanno pensare soltanto alla guerra
politica e' sinonimo di cannoniere
sicurezza e' fare i lager sotto casa
vendere bombe agli stragisti e' senso degli affari
chiamano modernizzazione l'universale apartheid
la carne umana e' il piatto forte del banchetto.
 
Che la loro rapina prosegua
e' l'unico bene l'unica legge
per chi pronuncia la parola uguaglianza
e' pronto il plotone d'esecuzione
a chi rivendica i diritti calpestati
e' gia' stato inviato il sicario
per mezzo euro non esiterebbero
a scatenare la fine del mondo.
 
4. OGNI ARMA SEMPRE UCCIDE
 
Ogni arma sempre uccide.
Solo il disarmo salva le vite.
 
5. OGNI SPADA
 
Ogni spada trova la sua bevanda.
Solo il disarmo salva le vite.
 
6. IL PRIMO DOVERE
 
Lo sai gia' qual e' il primo dovere.
Salvare le vite e' il primo dovere.
 
7. A ROMA IN UN CASSONETTO
 
A Roma in un cassonetto
in via maresciallo Pilsudski
hanno trovato i resti di una donna
uccisa e smembrata.
 
Dei mille pensieri che ho in testa
non uno riesco piu' a dire.
 
Eppure tacere non devi
eppure tacere non puoi.
 
Il primo dovere e' salvare le vite
il primo dovere e' l'insurrezione nonviolenta
che sola puo' salvare l'umanita' dall'estinzione.
 
8. SE
 
Se degli altri non senti pieta'
come potranno altri sentire pieta' di te?
 
Se non riconosci l'altrui umanita'
e' la tua stessa umanita' che perdi.
 
Tutto contagia l'orrore. In un attimo
l'incendio che appiccasti all'altrui casa
ha gia' raggiunto la tua.
La lama che affondasti nelle carni
altrui dalle tue carni sprizza sangue.
 
La tua indifferenza all'altrui grido
di dolore, la smorfia di fastidio
alla richiesta di aiuto del lontano,
prima ancora che tu dica una parola
gia' ti trafiggono e ti rubano la luce.
 
Questa e' la regola del nostro esistere:
non altro avrai che quello che tu desti.
 
Una e' l'umanita, una e' la sorte
salvare le vite e' il primo dovere
non essere uccisi e' il primo diritto.
 
Sull'orlo dell'abisso
in questa notte illune
destati dunque e veglia
soccorri accogli assisti
sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
 
9. DISSOI LOGOI
 
Non basta disarmare le mani
occorre disarmare anche i cuori
ma almeno frattanto si disarmino le mani.
 
Non basta provare pieta'
occorre recare aiuto
ma almeno frattanto pieta' si provi.
 
Non basta parlare
e' agire che occorre
ma almeno frattanto non si taccia.
 
Si illude il chiacchierone che non fa
mente il pietoso che non da' soccorso
e' ipocrita l'ipocrita.
 
Ma benedetto sia l'ipocrita che si astiene dal colpire
e benedetto sia il lamentoso che non versa l'altrui sangue
e benedetto il disertore che ha spezzato la sua lama.
 
Tutto e' cosi' confuso
tutto e' cosi' semplice.
 
Tu non uccidere
tu salva le vite.
 
10. IRRUNGEN, WIRRUNGEN
 
La tua parola sempre ti condanna.
E sempre ti condanna il tuo silenzio.
*
Minima una storia universale della civilta' umana
 
Il tempo della pietra e del bastone
il tempo della spada e dello stilo
il tempo del torchio e del cannone
il tempo dell'aereo e la tastiera
il tempo dello schermo e della morte.
*
Proverbi
 
Una parola e' poco, due son troppe
chi fa da solo fa per trentatre'
chi morde una cane va in televisione
chi uccide un uomo va sotto processo
chi centomila uccide va al governo.
*
Questo si sa, che chi brucia oggi libri
domani dara' fuoco alle persone.
 
E questo anche si sa, che chi su un libro
giura, ben presto brucera' la gente.
*
Non solum, sed etiam
 
Non vi e' soltanto la barbarie barbara
di chi ne' legge ne' sa far di conto
e a pugni a calci a bastonate uccide
vi e' anche quella assai civilizzata
di chi ormai letti tutti i libri pensa
sia giunta l'ora del sacco e delle pire.
*
Non segare le gambe a tua sorella
non rompere le ossa al ballerino
non arruolarti ancora a Bolzaneto.
 
Non tender la cicuta al prigioniero
non porre mano a tirar su la croce
non dare fuoco all'ultima foresta.
 
Non premere la lama sulla gola
non cooperare all'ordine dei lager
non spingere il bottone su Hiroshima.
 
Nascondilo il fuggiasco, tu sei quello
il debole difendi, tu sei quello
sei tu il mendico che bussa alla tua porta.
 
Ogni potere mangia carne umana
sappi dire di no, sappi esser tu
l'umanita' come dovrebbe essere.
 
11. ANCORA UNA LITANIA DELLE STRAGI
 
Me le ricordo le stragi in Italia.
Le stragi fasciste, le stragi di stato.
La lunga di omicidi catena degli anni di piombo.
Le stragi mafiose che non sono mai cessate.
Me le ricordo bene. Me le ricordo tutte.
*
Mi chiedo a ogni strage non solo cui prodest
mi chiedo a ogni strage la costellazione
di poteri e di ideologie, di violenza gia' dispiegata
di rapporti di proprieta' e di produzione
di distribuzione e consumo
che si riflette nell'ultimo adepto
del club degli assassini.
*
E mi chiedo a ogni strage che cosa
quel concreto essere umano ha portato
alla decisione di togliere la vita
ad esseri umani a lui del tutto simili
e a lui del tutto estranei
estraniato egli stesso a se stesso
forza-lavoro della fabbrica della morte.
*
Mi chiedo cosa abbiamo mancato di fare
per tenerlo unito alla sua umanita'
e all'umanita' tutta
e cosa abbiamo fatto di cosi' orrido e infame
da indurlo a pensare che la salvezza fosse
nell'uccidere, nell'ucciderci, nell'uccidersi.
*
Non e' solo questione di economia politica
(e' anche questione di economia politica, lo sappiamo tutti)
e non e' solo questione di ideologie
(ideologie dell'alienazione, certo, falsa coscienza, certo,
ma anche risposta - cosi' semplice, cosi' facile -
alla ben coltivata disperazione,
alla ben coltivata stupidita', al frivolo vuoto
della societa' dello spettacolo e della schiavitu'
che rimette in circolo gli dei degli eserciti
sempiternamente assetati di sangue)
e' anche questione di sviluppo tecnologico
che alla barbarie appresta addestramento
letale casalingo e pronti all'uso
strumenti che in un lampo tutto colmano
ed estinguono, sviluppo tecnologico
che a chiunque consente di procurarsi
un carroarmato, un bombardiere, un'atomica
sotto forma di un suv o di un tir
sotto forma di un coltello da cucina di una bombola di gas
del mitra del martello dei cocci di vetro
del pugno serrato che rompe la faccia a tua moglie che dice di no
ed e' anche questione di crisi ecologica
prodotta dalle economie di scala del capitale astratto
incompatibili con i concreti limiti del mondo vivente
(e qui si torna all'economia politica
ed alla critica della ragion pratica).
*
Nel mondo militarizzato della globalizzazione
della televisione che tutto spia e nasconde
e della crudelta' che tutto esibisce e divora
chi non ha una divisa si dipinge da solo una maglietta
si addestra al passo dell'oca imitando cio' che vede su youtube
si arma di artigli o di tubercolosi
scende in strada a spargere il terrore
e solo cosi' sente finalmente di esistere
solo cosi' raggiunge il quarto d'ora
di celebrita' promessogli ex alto.
*
Ma ancora una cosa e' da dire ed e' quella che piu' conta:
e' il maschilismo la prima radice
e' il maschilismo il primo paradigma
di ogni violenza e di ogni schiavitu'
di ogni tortura e di ogni massacro.
Se non si comincia da qui
se non si contrasta il maschilismo
nessuna strage sara' mai fermata.
*
Il mondo e' fuori sesto
dal cielo piove sangue
da se stesse le armi uccidono le persone
e nell'ordine gerarchico del mondo
ogni oggetto e' un'arma
ogni relazione un rapporto di forza
ogni bene e' trasformato in merce
ed ogni merce e' un veleno e un sicario
si accendono luci potentissime
solo per accecare chi guarda
ovunque giunge il canto delle sirene
e piu' non s'ode voce umana alcuna
all'ufficio personale della grande azienda del mondo
si arruolano solo schiavi e carnefici
alle pecore crescono denti da lupo
i lupi sputano uranio impoverito
con venti dollari compri il tuo kit da orco.
*
Solo la nonviolenza puo' fermare la catastrofe
solo l'umanita' puo' salvare l'umanita'
solo la tua bonta' piu' fermare le stragi
sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
Non e' alle mie parole che devi dare ascolto
e' al silenzio delle vittime
alla verita' che e' in te.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi
unitevi nella lotta per la comune liberazione
unitevi nella lotta per la salvezza comune
dell'umanita' e del mondo vivente.
Ogni essere umano ha diritto alla vita
Salvare le vite e' il primo dovere.
 
12. LA RISPOSTA
 
La sola risposta a chi uccide: non uccidere.
La sola risposta a chi predica l'odio: non odiare.
La sola risposta a chi non sa ascoltare: ascoltalo.
La sola risposta all'escluso: accoglilo.
La sola risposta al disperato: soccorrilo.
La sola risposta al ferito: soccorrilo.
La sola risposta all'impaurito: soccorrilo.
La sola risposta all'abbrutito: soccorrilo.
Di tutti gli esseri umani tu prenditi cura.
Ogni tua azione sia di buon esempio.
*
La sola risposta ad ogni potere assassino: contrastalo.
Contrastalo con la forza della verita'.
Contrastalo con la scelta del bene.
Contrastalo con la lotta nonviolenta che ad ogni violenza si oppone.
Ad ogni potere che opprime tu nega il consenso
ad ogni potere che sfrutta e violenta resisti.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
*
Salvare le vite.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Abolire la guerra, gli eserciti, le armi.
Sapere che una e' l'umanita'
e unico il mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
*
Non dimenticartene mai: tu sei quello.
Qualunque persona che sofffre
qualunque persona che teme
qualunque persona che piange
qualunque persona che fugge e si nasconde
qualunque persona che grida e ammutolisce
qualunque qualunque persona
non dimenticartene mai: tu sei quello.
*
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
 
13. LUNGA VITA ALL'AMICIZIA ITALO-LIBICA. UN BRINDISI
 
'Sta rogna de' migranti ade' risorta
mo' che tra Itaja e Llibbia so' dd'accordo:
noi je pagamo ll'armi, ceppi e scorta
esse le ficcheno ne' lager. Sordo
tanto ade' 'r monno se cchi ppiagne e mmore
ade' lontano da ll'occhie e dar core.
 
Che cce voleva? 'Nvece de lassalle
mori' dda sole 'mmezzo de le onne
le famo ammazza' nnue que' rompipalle
dentro le carcere buie e profonne.
Semo tutte contente, meno ch'esse
cosi' ss'empareno da esse fesse.
 
Fuggi' a cche sserve? si nun ce la cava
er compaesano tuo a tiratte 'r collo
ce penza quela ggente bbona e bbrava
che ppe' fatte fa' la fine der pollo
se fa' ppure paga'. E' ll'economia
che tte condanna a mmorte e ccosi' ssia.
 
Viva ll'Itaja e vviva ll'amicizzia
co' la Libbia, l'ha ddetto da Brusselle
pure ll'Europa: tutta 'sta sporcizzia
de clannestine daje du' pornelle
e vegghi tu ssi la fanno finita
d'anna' cercanno a ffa' la dorce vita.
 
Sara' contento mo' Sarvino e Ccrillo
e Belluscaccio che r' governo ha ffatto
quer che voleveno e a fforza de dillo
ecchelo cqua, servito sopra 'n piatto.
Quante perzone creperanno 'n Libbia?
Nun ce ne frega 'n cavolo e 'na fibbia.
 
Que' ade' 'r monno che cce piace a nnue
chi e' fforte campa e cchi e' ddebbole pippa
e a ll'elezzioni er popolaccio bbue
je piace chi ccia' 'r pelo su la trippa
e 'st'africane e' mmejo daje foco
a ccasa loro e e' ssempre troppo poco.
 
14. ANCORA DI QUESTO
 
Questo nazionalismo, questo militarismo, questo razzismo che dilagano
questo ritorno in pompa magna del "fardello
dell'uomo bianco", questa cecita'
dinanzi al dolore degli altri, questa
paura fabbricata e spacciata
come articolo pret-a-porter, questo
ossessivo ripetere che i terroristi sono loro
e loro sono tutti quelli che non sono noi
noi maschi bianchi adulti cristiani
noi del bar dello sport
noi del branco che stanotte
nella notte infinita del mondo.
 
Trovare le parole piu' semplici
vestire le vesti piu' povere
rinunciare a tutti i propri beni
porsi all'ascolto del piu' vile e piu' piagato
cessare di fingere che tutto sia finto
usare ancora le lenti e le pinze
della scienza della lotta di classe.
 
Disertare tutti gli eserciti
rifiutarsi di avvelenare i pozzi
spegnere la televisione, il telefonino.
Ogni luogo e' il centro del mondo
ogni luogo e' Madonna del Colletto.
 
15. ANCORA UNA CANTATA DELLE VITTIME
 
Tacciono, tacciono tutte le vittime
solo chi e' vivo parla e quando parla
non sa cosa dice, il dolore
non conosce parole.
 
Muoiono, muoiono, infinitamente muoiono
tutte le vittime, e chi resta non sente
che il suo proprio dolore
che il solo suo vuoto.
 
Incessantemente le stragi continuano
ma diventano stragi solo quando
lo dice la televisione. Chi resta
guarda l'orologio e si chiede
a che ora c'e' oggi il funerale.
 
Queste parole di vetro
e questi corpi di piombo
questi cavalli di frisia
e questi carri senza postiglione
appena l'alba ed e' gia' il tramonto.
 
Tu non uccidere
tu salva le vite
tu abolisci la guerra gli eserciti le armi
tu soccorri accogli assisti ogni persona bisognosa d'aiuto
sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
 
16. LO IUS SOLI SPIEGATO AR POPOLO
 
Gia' 'r nome se capisce e' mussurmano
s'era 'nteso di' mmae de 'sto Yussoli?
ve pare ch'ade' rrobba da itajano?
ve pare com'a ddi' ppasta e facioli?
 
Riveno cqui che n'cianno un zeppo 'mmano
e ssubbit'a stracca' letti e lenzoli
pur' i coniji ce vanno piu' ppiano
a ddaje ggiu' a sforna' fije e fijoli.
 
Eppoi 'na vorta che sso' nnate cquine
'ste ggenti calabbrese e ccispadane
dice ch'hanno da essa cittadine
 
ugguale a nnue sacrimperoromane.
Io so' dd'accordo co' Mmatteosarvine
da dalle tutte da magna' a le cane.
 
17. LA TERRA TREMA
 
Trema la terra, la scuote il dolore
parla la terra a noi che l'abitiamo
ci chiede di svegliarci da un troppo lungo sonno
da una troppo lunga ignavia
da una brutalita' e una stoltezza
che non possiamo piu' permetterci.
 
Trema le terra e ci dice
che aspettate a unirvi, a darvi aiuto
l'un l'altro, che aspettate
a prendervi cura dell'unico mondo vivente
di cui siete parte, quest'unica casa
comune, che aspettate a cessare
di uccidere, che aspettate
a decidervi a salvare le vite?
 
18. N'ANTRA PENZATA SU LO IUSSE SOLI
 
A mme dde 'sto Yussoli e 'sto Yutubbe
propio nu' mme ne po' ffrega' dde meno:
che nnasciono me cqui, mme lla', su 'n treno
vestite de lenzoli o cco' le ggiubbe
 
che magneno le fiche o le carrubbe
ade' llo stesso: cqui cce vo' 'r veleno
er cappio er mitra pe' mmettece 'n freno
che nun cc'e' pposto ppiu' drento der clubbe.
 
Dice: "pero' sso' nnate qui 'n Itaja",
E cche mme frega, mica so' rrazzista,
s'ha dd'ammazzalla a ttutta 'sta canaja
 
o bbianche o nnere o ggialle o ppellemista
che parla, che sta zzitta, strilla o raja,
qui ha dda regna' la civirta' ffascista.
 
19. RILEGGENDO SOLZENICYN
 
Rileggo ancora una volta Solgenitsin
col medesimo strazio ancora una volta.
 
E ancora una volta penso
che questa lotta per la verita'
questa lotta per tutte le vittime
questa lotta per salvare le vite
tu la devi proseguire.
 
20. CHI ADE' AFFAVORE DE 'STO IUSSE SOLI
 
Chi ade' affavore de 'sta legge bbuffa
e' 'n traditore de la patria e 'n porco
ma la capoccia cia' ssolo la muffa
e ssi lo 'ncontro vegghi si lo corco.
 
'Sto iusse soli ade' 'na zzozza truffa
de 'sti zzozzoni che le magni 'n orco
e nne la mmerda bbravo chi j'attuffa
la zzucca loro vota de biforco.
 
Come sarebb'a ddi' cche sso' itajane
tutti li fii che nasciono 'n Itaja?
e ssi ciavessero 'r muso da cane?
 
sara' ggente che ccanta oppur'abbaia?
chi ggarantisce che sso' ttutt'ariane?
ma pprima io je sparo a 'sta marmaja.
 
21. MO' VONNO FA' 'STA LEGGE COMMUNISTA
 
Mo' vvonno fa' 'sta legge communista
che cchi nnasce 'n Italia ade' itajano.
Enno', ccari signori, 'nnamo piano:
ess'italjano e' rrobba che ss'acquista
 
si tte la meriti, no a pprima vista;
nun basta avecce le zzampe e le mano
esse de Roma, Napoli o Mmilano:
s'ha dda ggiura' la federta' ffascista.
 
Che cchi nun e' ffascista e' ssenzaddio
e' ssenza patria e mmanco cia' famija
e nun c'e' gnente che ppo' ddi' "ade' mmio"
 
annasse a vvive 'ndo' c'e' la guerrija
esso, la mamma, 'r babbo, 'r nonno e 'r zio
e i communisti e 'n cancro che li pija.
 
22. S'E' APERTA MO' LA CACCIA AR RIFUGGIATO
 
In vista de le prossime elezzioni
s'e' aperta mo' la caccia ar rifuggiato
ar poro cristo e a tutti que' fregnoni
che vvisto che nnessuno je l'ha ddato
 
er diritto de voto, coi bbastoni
je se po' dda' ggiu' fforte, eppoi chi ha ddato
ha ddato e chi ha bbuscato a ppecoroni
e' mejo che sse leva dar serciato.
 
L'Itaja a ll'itajani come nnoi
che ssemo 'n popolo d'eroi, de santi
e dde navigatori e dd'avvortoi.
 
E ppiu' tte meno e piu' ne pijo tanti
de voti e vvegghi tu sse pprima o ppoi
te 'nvado la Pologna e ppoi so' ppianti.
 
23. PRIMA DELL'ESECUZIONE
 
Tra poche ore saro' messo a morte
e chi mi manda a morte e' la persona
che io e non altri libero' dal carcere
perpetuo cui era condannata.
 
Fui ingenuo quando divenuto re
gli ricordai che io l'avevo tratto
dai ceppi e dall'orrore, era evidente
che un re non e' piu' la stessa persona
del prigioniero che era stato prima.
 
Attendo adesso l'ora del patibolo
e posso chiedermi se feci bene
a liberare quell'oppresso che ora
mi si rivela un mostro ancor piu' mostro
di quando di un esperimento folle
fu ignara cavia ma non innocente.
 
Vi sono quattro Sigismondi, il primo
e' l'innocente infante condannato
non per voler del fatto ma per scelta
del patriarcato ad essere prigione
e trae sua vita in orrida spelonca
giovane privo di ogni educazione
che non sia rabbia ed insaziato istinto
di preda e morte, che chi non ha nulla
tutto ambisce afferrare e poi distruggere.
Vi e' poi il secondo, quello tra due sonni
che apprende in un baleno quali siano
le regole del gioco del palazzo
e allora si' che l'innocente vittima
diventa belva come esattamente
vuole che sia la regola sociale
di questa societa' divisa in classi.
Il terzo poi, tornato alla sua cella,
che finalmente medita sul vero
nostro consistere nel mondo tragico
e dell'impermanenza e dell'oltraggio.
E poi il quarto, e questo mi condanna
per la sua liberta' e l'insurrezione
che al trono l'ha portato; ed era ovvio
che giunto al trono ogni benevolenza
rivolto avrebbe alla sua classe e avrebbe
punito chi distrugge le prigioni
chi osa levarsi contro il dispotismo
chi ha pieta' dei miseri e li libera
delle loro catene. Il Sigismondo
che mi condanna a morte sara' anche
filosofo ma e' re, e questo conta.
 
Un popolo che ha un re e' gia' condannato
alla miseria ed alla schiavitu'
solo ove regna l'uguaglianza un popolo
puo' avere una speranza non fallace.
Cosi' la mia condanna - sento ormai
i passi del carnefice che viene -
nessun valore toglie alla mia azione:
dopo di me altri uomini verranno
che abbatteranno mura di prigioni
e che libereranno i prigionieri
che con le vittime si schiereranno
in nome dell'umanita' comune.
 
Vado alla morte, non rinnego nulla:
salvai una vittima e un re mi uccide.
Se rinascessi altre mille volte
farei di nuovo quello che ho gia' fatto.
 
Nessun potere e' buono, ogni rivolta
all'oppressione e' giusta. Chi una vita
salva ha salvato il mondo e la speranza
che cessi questa ruota di dolore
e venga il tempo infine della pace
in cui ognuno sia un aiuto a ognuno
in cui l'umanita' si desti infine.
 
24. SU 'STO IUSSOLI ANCORA 'N CHIARIMENTO
 
Ma ssente tu ssi cqueste nun zo' mmatte
ma ssente che ppretese scervellate:
mo' vvonno fa' 'na legge quatte quatte
che ddice che ttutte le fije nate
 
'n'Itaja so' itajane, e ppare e ppatte.
Ma 'sti discorzi cqui sso' dda 'ntronate
ma cque' rraggioneno co' le ciavatte
ma cque' ade' 'r cormo de le ciartronate.
 
Come sarebb'a ddi' cche mmo' cchi nnasce
'n'Itaja ade' itajano? Senza manco
'n controllo sanitaro e giudizzioso?
 
E cchi cce dice che 'mmezz'a le fasce
nun c'e' 'n fijetto o ddue o ppure 'n branco
che 'n giorno te diventara' 'n mafioso?
 
25. PRIMAVERA DI BELLEZZA
 
C'eva raggione 'r duce, e bbasta lagna,
che cqui cce vo' da difenna la razza
sacra romana impera da 'sta cagna
de genta longobbarda che scacazza
 
'ndo 'riva e quer che ttrova arraffa e mmagna.
S'emo da metta tutte la corrazza
chiappalle tutte pe' la cuticagna
e doppo daje ggiu', chi ammazza ammazza
 
e cchi ade' mmorto e' mmorto e ccosi' ssia.
Tu cce voleve 'nvade? e io te sparo.
Tu vvoe da fa' li fiji? e io te castro.
 
Tu vvoe fa' lo iussoli, brutto 'mpiastro?
Voe che 'r tuo fijo ar fijo mio ade' pparo?
Ma io te scanno a tte e a cchi ffa la spia.
 
26. 'NA PAROLETTA A CCHI E' CCHE FFA LE LEGGE
 
Nun z'e' mmae 'ntesa 'na penzata sciorna
come cque' cche cchi nnasce cqui 'n Itaja
ade' itajano. Enno', er conto nun torna.
Cor callo mo' 'r ciarvello ve se squaja?
 
Ma 'n testa cche ciavete ortr'a le corna?
E' ccome se cchi e' nnato ma la paja
allora ade' 'n pajaro. V'aritorna?
A ddi' 'ste gran fregnacce che sse scaja?
 
Chi nnasce cqui 'n Itaja ade' itajano?
Ma ssente tu che gran corbelleria!
Ma ssente tu si e' rrobba da cristiano!
 
Io dico che sse mette 'na ggiuria
e cchi ffa' bbene er saluto romano
ade' itajano e ll'artre 'nvece via.
 
27. NELLA CABINA ELETTRICA DI UN TRENO
 
Nella cabina elettrica di un treno
tra Italia e Francia un migrante e' morto
e non e' morto folgorato dalla scossa
e' morto ucciso dal nostro razzismo.
 
28. MAGARI LE BELVE
 
Magari le belve fossero belve
invece anche le belve sono esseri umani
pensano il male che poi faranno
sono state educate all'orrore
lungo molti anni si preparano e studiano
con ogni diligenza dove colpire
per fare piu' male.
 
Magari la colpa fosse dell'alcool
o delle altre schifezze che lo stomaco o le vene
ricevono, ed invece
sono le persone che decidono e agiscono
l'immondizia assorbita serve solo
da abito di scena. Magari
ci fosse la persona sobria e virtuosa
e la pozione che invasa e annulla
il ben dell'intelletto e rende automi.
Invece il picchiatore e l'assassino
sa quel che fa, sceglie di farlo, e gode
del male fatto non come in un sogno
ma con chiara nozione e con tutti i sentimenti.
 
Il pater familias nascosto nell'encefalo
per cui mille anni sono un sol minuto
che riemerge ruggendo e stritola la donna
che non si piega al rauco grido "t'amo"
mentre il bastone le frantuma le ossa.
 
La squadra fascista che stupra
tutto quello che incontra che respira.
 
Il giovane emulatore
che con la lama in mano ti comanda
di dire Scibbolet.
 
L'adoratore della tecnica che avendo costruito
l'arma piu' scintillante enorme fallo
ansima nell'attesa di provarla
e di contare quante vite ha estinto.
 
E quello che avvelena l'ultimo pozzo
che all'ultima foresta appicca il fuoco
che adora gli dei assetati di sangue
e fa filosofia col manganello.
 
E quello che dimenticare vuole
quante frustate gli segnano la schiena
quanti scorpioni ha dovuto mangiar vivi
che sempre sara' schiavo e allora uccide.
E quello attratto e insieme rifiutato
dalla societa' degli allevatori di serpenti.
E quello che non sa di non sapere
e vuole che confessi il suo potere.
 
Questa storia di fiumi di sangue
questa storia di pire infinite
solo la nonviolenza puo' fermarla.
 
La nonviolenza che solo e' la lotta
la piu' nitida e la piu' intransigente
per la liberazione dell'umanita' intera
per la difesa di quest'unico mondo che vive.
 
La nonviolenza che ha volto ed ha voce di donna
la nonviolenza che e' la forza delle vittime
la nonviolenza ultima risorsa
del movimento delle oppresse e degli oppressi
per affermare il diritto di tutti
alla vita, alla dignita', all'aiuto
per rovesciare ogni potere
prima che chi comanda il mondo annienti.
 
Ogni vittima ha il volto di Abele
salvare le vite e' il primo dovere
abolire la guerra gli eserciti le armi
soccorrere accogliere assistere ogni persona bisognosa di aiuto
non permettere che il mondo vivente sia distrutto
sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
 
29. LA QUESTIONE
 
E' il razzismo la questione, diciamolo.
La pretesa fascista che degli esseri umani
per tutta la vita siano schiavi
che muoiano in silenzio sotto lo sperone
della guerra, della fame, del fascismo.
 
E' il razzismo la questione, diciamolo.
Se non si riconosce l'eguaglianza
di diritti di tutti gli esseri umani
e' gia' morta la democrazia
e' gia' estinto lo stato di diritto.
 
E' il razzismo la questione, diciamolo.
Chi non salva le vite e' un assassino
chi non soccorre non accoglie non assiste
la sorella e il fratello in pericolo
ha gia' distrutto l'intera umanita'.
 
E' il razzismo la questione, diciamolo.
Il razzismo che adora la guerra
il razzismo che odia le donne
il razzismo che mangia carne umana
il razzismo che vomita coltelli.
 
E' il razzismo la questione, diciamolo.
Si puo' contrastare solo col diritto di voto.
Solo col diritto di voto si puo' contrastare.
Il diritto, il voto, la dignita' di ogni persona
la deliberazione in comune.
 
30. RICORDO
 
Io lo ricordo il tempo
in cui non avevamo il diritto di voto
perche' eravamo le classi pericolose
perche' non avevamo beni al sole
perche' non avevamo il sangue blu
e dovevamo vendere la nostra forza lavoro.
Quante lotte durammo a conquistarlo
il diritto di voto per tutti.
 
E mi ricordo il tempo
che certo non votavano le donne
perche' si sa che sono tutte isteriche
- lo dice la parola - ed hanno il ciclo
ed una donna cosa vota a fare?
Lei serve il suo marito e gli da' figli.
Quante lotte durammo a conquistarlo
il diritto di voto per tutti.
 
E in questo tempo in cui
a un italiano su dieci il voto e' negato
perche' non e' nativo del paese
perche' non ha la pelle del colore
giusto, perche' ha sbagliato religione
e sa una lingua che il sindaco non parla.
Lottare ancora oggi noi dobbiamo
perche' il diritto di voto sia per tutti.
 
31. LE PERSONE
 
Le persone con la barba lunga si somigliano tutte
come i giorni di pioggia si somigliano tutti
come i gettoni del telefono come i semafori agli incroci
come i ricci delle castagne
lo stesso buio la stessa stanchezza
la stessa paura la stessa fame
la stessa rabbia che morde le mani.
 
Tutte le ferite di fuoco e di ghiaccio
tutte le morti irreversibili
tutte le stagioni precipiti ugualmente
tutti i venti invisibili e vampiri
tutti i mari lo stesso mostro oceano
e tutte le parole che nominano cose
restano parole e cose inaccessibili
tu che lo sai tu sai di non saperlo
questa non e' una pipa
questo non e' un incontro
questa non e' una sposa e i suoi celibatari
sulla spiaggia di Rimini
nella notte fiorentina
nei lager libici
nel salotto buono
nelle desolate periferie
dell'universo.
 
Sul mostro oceano i naufraghi
nei lager libici i deportati ancora
nella seduta del consiglio dei ministri
del grande teatro del mondo
gente beneducata con sussiego
decide il genocidio di milioni
di fuggiasche e fuggiaschi dall'orrore
a forza di nuovo nell'orrore attuffati
e con pennini che non sgocciolano firma
condanne a morte sulle linde pergamene.
 
Gia' le persone con la barba lunga
tutte si somigliano
come i giorni di pioggia i gettoni del telefono
i semafori i ricci i plotoni d'esecuzione
si chiedono che ne sara' di loro
che ne sara' di noi gia' vecchi e frali
scarti di produzione forza lavoro inutile
esuberanti ai fini della massimizzazione del profitto
non e' ben accetto chi fa troppe domande
e disturba il manovratore.
 
Colmi di plastica i mari e di cadaveri
colme le anime di cumuli di morti
colmo il linguaggio di vuoti e di menzogne
lavare i cieli scavare nuovi pozzi
condividere il pianto e il pane
piantare ancora le tende nel deserto
ad ogni potere che uccide opporsi
non dire la parola disonesta
non dire la parola necrofila e insensata.
 
Le persone
che sono tutto e nulla.
 
In quest'unico mondo vivente
una e' l'umanita'
abbila a cuore.
 
Tu non uccidere
tu salva le vite.
 
Sii tu
l'umanita'
come dovrebbe essere.
 
32. IL NOSTRO STUPRO QUOTIDIANO
 
In ogni citta', in ogni borgo, in ogni campo
uomini rapiscono donne, uomini feriscono donne, uomini uccidono donne.
 
Di mattina, di sera, di notte
armati di mitra, armati di coltello, armati di mani che serrano e rompono.
 
Vive una vita di terrore e sgomento meta' dell'umanita'
e una vita di odio e disprezzo - di se' e dell'altro da se' - la massima parte dell'altra.
 
Non si fermeranno le guerre, non si abbatteranno le dittature,
non si abolira' la schiavitu', non cesseranno le persecuzioni
finche' non sara' sconfitto il maschilismo.
 
33. FENOMENOLOGIA DEL DEMAGOGO. IMPROMPTU
 
Picchia duro sul piu' odiato. Purche' il piu' odiato sia inoffensivo.
Persuade i suoi seguaci che tutto il male e' concentrato in un punto.
Persuade i suoi seguaci che lui e loro sono tutto il bene senza alcun residuo.
Non ha bisogno di prove, ha la parola. Ergo non puo' ammettere che altri parlino.
Non gli interessa che il suo agire mieta vittime.
Non gli interessa che i suoi seguaci siano barbari e sempre piu' li imbarbarisca.
Il solo pensiero che pensa e': vincere.
La sola esistenza che conta e' la sua: lui e' il popolo, lui e' tutto.
Il mondo che sogna e' un pollaio in cui lui e' l'unico gallo.
Pensa di avere come unico erede il diluvio.
Crede sia vero solo cio' che dice, ed e' vero solo perche' lui lo dice.
Dalla visione della sofferenza ha imparato: infliggila.
Dalla paura della morte ha appreso: chi muore ha torto, ergo chi ha torto merita di morire.
Non ha mai letto un libro, lo scrive.
Non crede possibile che due libri diversi possano essere entrambi veritieri.
In una biblioteca vede un complotto da estinguere col fuoco.
Nell'esercizio della memoria un delitto di lesa maesta'.
Odia ogni potere finche' non lo possiede.
Odia ogni vita che non serva ad intensificare la sua.
Quando e' solo si spoglia e danza nudo.
 
34. L'UOMO SENZA VOCE
 
Ed io sono l'uomo senza voce
perche' non ho il telefonino
perche' non ho la connessione a internet
perche' non mi si accende il computer.
 
Ed io sono l'uomo senza voce
perche' ho esaurito tutte le bestemmie
perche' ho sentito tutti i dischi
perche' so che nessuno mai ti ascolta.
 
Ed io sono l'uomo senza voce
che scrive le parole che non pensa
che scaglia frecce al cielo senza torri
la cui lingua e' stata mozzata.
 
Ed io che sono l'uomo senza voce
ti guardo e ti contagio amico mio.
 
35. QUALUNQUE AUTORE LEGGI
 
Dopo un po' che lo leggi
ti sembra che ti dica qualcosa
 
36. IL CALZOLAIO
 
Impara il mestiere del calzolaio
che mentre canta batte e batte il cuoio
 
Impara il mestiere del calzolaio
che taglia il cuoio e lo buca e lo cuce
 
Impara il mestiere del calzolaio
che sa l'arte di farti camminare
 
Impara il mestiere del calzolaio
perche' chi ha scarpe ha pane e nessun altro
 
Impara il mestiere del calzolaio
e poi rifiutati di farlo
 
37. I VECCHI COMPAGNI
 
Hanno poi anche questo vizio
i vecchi compagni
 
Molti altri ne hanno ma tutti
perdonabili e perdonati
perche' sono i vecchi compagni
che ne abbiamo passate tante
e sappiamo che sono brava gente
 
Col tempo si sono fatti curvi
la voce stridula che una volta era tonante
sembrano rimpicciolirsi ogni giorno di piu'
ma lo spirito e' quello di un tempo
e' quello di sempre il cuore
i vecchi compagni
 
Ci ricordiamo di quella volta
e di quell'altra e mentre ti ricordi
piangi e te ne vergogni
lo sai che non devi piangere mai
eppure piangi
mentre ricordi
 
E' che ne conosciamo le virtu'
dei vecchi compagni e gli atti di valore
la loro stanchezza le loro fisime
l'amarezza che talora li rende
di legno e di pece non conta
ci si conosce da cosi' tanto
si chiude un occhio sul sospiro di dolore
di chi ha lottato per l'intera vita
per ridurre il dolore nel mondo
 
Hanno poi anche questo vizio
i vecchi compagni
di morire e di abbandonarci.
 
38. CECITA'
 
E' difficile riuscire a non vedere
cinque milioni di persone
quasi il dieci per cento della gente
che incontriamo ogni giorno per strada
con cui prendiamo il caffe' al bar
con cui lavoriamo
con i cui figli
i nostri figli vanno a scuola
e' difficile riuscire a non vederli
ma c'e' chi ci riesce.
 
E' difficile riuscire a non vedere
che negare il diritto di voto a una persona su dieci
tra quelle che vivono nel nostro paese
rende il nostro paese qualcosa di diverso
da una democrazia qualcosa di opposto
e' difficile riuscire a non vedere
come nasce l'apartheid
ma evidentemente c'e' chi ci riesce.
 
E' difficile riuscire a non vedere
la violenza che colpisce qui ed oggi
cinque milioni di persone
cui si nega il diritto che fonda la democrazia
ma c'e' chi ci riesce egregiamente.
 
C'e' un nome per questo
e quel nome e' razzismo
non e' razzista solo il barbaro
armato di catene e manganello
che rompe le teste e brucia le case
lo e' anche il benevolo signore
che pensa che cinque milioni di esseri umani
che vivono qui e sono parte di questo paese
al piu' possano essere oggetto di elemosina
ma non soggetti portatori di diritti.
 
Triste e' la condizione di chi non riconosce
come esseri umani gli esseri umani che incontra
infelice chi ha dimenticato il detto antico
che esorta a trattare gli altri
come vorresti essere trattato tu.
 
39. ATTRACCA NEL PORTO DEI SOGNI
 
Attracca nel porto dei sogni
silente la nave dei morti
col suo carico di donne uccise.
 
Vieni, andiamo nel campo
la' tra le tamerici
chatta alla ragazzina
il principe tenebroso.
 
Ti faro' fare del cinema
faro' di te una diva
dopo la discoteca
ceniamo da me.
 
Cosa desideri, Sibilla?
Morire desidero.
 
40. UN RICORDO DI NANNI SALIO
 
Di Nanni Salio gli occhi calmi e buoni
ricordo, ed il sorriso lieve e mite;
era un sapiente che recava doni
preziosi e che guariva le ferite.
 
Tesseva nessi, incontri, comunioni,
lottava per salvar tutte le vite;
e all'odio, alle menzogne, alle oppressioni
si opponeva con forze infinite.
 
Anch'io ne sento grave la mancanza
della parola saggia e generosa
e dell'azione, forte e lieve danza.
 
In questa breve vita e dolorosa
nella fugacita' di nostra stanza
resta il ricordo, rosa luminosa.
 
41. DISARMARE
 
Poiche' le armi uccidono gli esseri umani
e' il disarmo che salva le vite.
 
42. OGNI GIORNO E' UN GIORNO DI LUTTO
 
Ogni giorno e' un giorno di lutto
i potenti della Terra giocano
muoiono le vittime del loro gioco.
 
Ogni vittima ha il volto di Abele
salvare le vite e' il primo dovere
oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.
 
43. LA PRIMA POLITICA E' IL DISARMO
 
La prima politica e' il disarmo
sostituire all'arte dell'uccidere
quella severa di salvare le vite
 
Senza disarmo il mondo tutto muore
senza disarmo le nuvole si ghiacciano
le lacrime diventano veleno
si crepano i marmi ne escono draghi
 
Senza disarmo ogni parola mente
senza disarmo ogni albero si secca
l'aria non porta piu' i suoni
la polvere colma i polmoni
 
Senza disarmo piovono scorpioni
senza disarmo in ogni piatto e' vomito
dal rubinetto esce sale e vetro
le scarpe stritolano le ossa dei piedi
 
Solo il disarmo frena le valanghe
solo il disarmo risana le ferite
solo il disarmo salva le vite
 
Salvare le vite e' il primo dovere
salvare le vite
il primo dovere
 
44. UNA VITA
 
Tutto il tempo della mia vita lo gettai
nel pozzo del male
 
non seppi sentire nell'alba
altro che il freddo e il sonno
 
la luce solo mi feri' gli occhi
come lame affilate gli amori
che estinsi come spegni una candela con le dita
 
ora che sono faccia a faccia con la morte
e mi guarda beffarda e sta zitta
l'odio ancora mi divora
 
45. UN DISERTORE. QUATTRO MOVIMENTI
 
I. Un disertore
 
Vorrei dirlo senza retorica
e so che e' impossibile.
 
Ma questo vorrei dire che nessuna
guerra si merita una sola stilla
di sangue.
 
L'ho detto e subito sento
l'accusa di vilta' e di tradimento
l'eterno fulmine che il laido panciafichista
atterra ed atterrisce ogni bennato ingegno.
 
Lo so
che la parola stessa disertore
soffoca e disfa chi ne viene avvolto
in guisa di avvoltoio disfattista
la cui intelligenza e' solamente
intelligenza infame col nemico
che non si e' mai della mischia al di sopra
lo so.
 
Ma per me disertare ogni guerra
disertare ogni esercito disertare
ogni potere
e' l'unico schieramento che accetti
l'unica banda in cui mi riconosca.
 
Non e' che rifiuti di essere ucciso
tutti morire dobbiamo
e' uccidere che rifiuto.
 
Io non mi faccio un mito della vita
processione di maschere e di stenti
ma non voglio strapparla a nessuno.
 
Nessuno mi chieda di guidarlo alla battaglia
nessuno si attenda da me l'urlo di guerra
nessuno voglia seguirmi la mia via
non e' una via ma solo un andarsene.
 
Nell'amarezza nella tristezza nella solitudine
senza scalpi senza bottino senza insegnamenti.
 
Nel deserto del deserto
senza parole ne' borraccia ne' miraggi
senza specchi senza enigmi senza sfingi.
 
Nel deserto del deserto del deserto.
 
*
 
II. Elogio dell'operosa disperazione
 
Sia la tua forza la disperazione
ma una disperazione operosa
che mai ceda al male.
 
Sia la tua forza la disperazione
ma una disperazione rabbiosa
che non ceda di un palmo a Stalingrado.
 
Sia la tua forza la disperazione
ma una disperazione paziente
che teneramente assista la persona sofferente.
 
Sia la tua forza la disperazione
ma una disperazione ferma e senza volto
che ogni empieta' combatta.
 
Sia la tua forza la disperazione
ma una disperazione che nulla attenda
se non questo nulla.
 
*
 
III. Questo dolore
 
Questo dolore incessante
che ti toglie la facolta' di parlare
che ti fa odiare chiunque vorrebbe che tu gli rispondessi
e non puoi senza soffrire come un cane
che non puo' togliersi la spina nella carne
che questo chiodo e' tutto il suo respiro.
 
Questo dolore incessante
che non riesci piu' a dominare
e ti toglie le forze e la volonta'
e ti riduce un sasso che vorrebbe gridare e non puo'.
 
Questo grottesco mentire
scrivendo sull'acqua.
 
Specchio del tuo disfacimento
cenere senza piu' fuoco.
 
Questo dolore
questo svanire.
 
*
 
IV. Dire tutto il male del mondo
 
Dire tutto il male del mondo
e' un modo di resistere ad esso?
di smascherarlo di denunciarlo di contrastarlo?
o non e' forse avergli gia' ceduto?
 
Quanta presunzione e' nelle parole
e quanta nella mente che le pensa
e sa di non sapere dove va
ne' dove torna.
 
Chi ha mai visto cio' che nessuno vede?
chi piu' vede cio' che tutti hanno visto?
infinita sfilata tra due specchi
galleria senza torcia che non sbocca.
 
Altro era da fare altro
era da dire altro
da dare da avere
e nessun conto torna.
 
46. TRE SCONFITTE
 
I
 
Molti sospiri non fanno un respiro
il piu' abile penello non da' vita a una sola foglia
tutto resta sabbia tutto resta nebbia
questo tuo stoicismo e' solo aridita'.
 
*
 
II
 
Leggevi Seneca come Villon
credevi gli scacchi fossero la vita
sempre combattesti contro te stesso.
 
*
 
III
 
Non saprei riconoscermi se mi rincontrassi
e non vorrei ascoltarmi ne' vorrei parlarmi
non so perche' continuo a scrivere.
 
47. PREVISIONI DEL TEMPO
 
I
 
Passato un po' di tempo
tutto sembra vero
ed era tutto falso.
 
*
 
II
 
Chi aveva una penna
vinse.
 
*
 
III
 
Molto tempo dopo
non si distingue piu'
la vittima dal carnefice.
 
La storia e' questo immane
mattatoio che tutto uguaglia
e nessuna sofferenza riscatta.
 
Le vittime restano vittime
per sempre.
E' questo l'inferno.
 
48. LUTTI. LA CASA DELLE DONNE DI MILANO RICORDA MANUELA PENNASILICO
[Dal sito www.casadonnemilano.it]
 
E' una perdita per tutte noi della Casa delle Donne questo andarsene di Manuela Pennasilico.
Sapevamo da molto della sua malattia e ogni tanto la si vedeva sofferente, ma "risorgeva" ogni volta e trovava la forza di essere presente per impegnarsi, scrivere, fare un verbale, consigliarci un libro appena letto.
Appassionata del sapere delle donne, riusciva a essere presente alle attivita' della Casa e a quelle della Libera Universita' delle Donne ma anche alle iniziative per la Palestina.
Alla Casa delle Donne era assidua del gruppo di Autocoscienza, la pratica piu' radicale del femminismo. Cantava e suonava nel Coro e partecipava appassionatamente al Gruppo Intercultura dove si cerca di costruire cultura ed esperienza meticcia.
La sua passione politica ha segnato a tal punto la sua vita da esserne implicata nella malattia. Come gli operai della Breda Fucine, a cui insegnava alle 150 ore, anche lei fu colpita dall'amianto che veniva lavorato nella fabbrica.
E cosi' ha portato su di se' e condiviso la condizione di chi piu' subisce le conseguenze di quel famoso sviluppo e del cosiddetto progresso (ma in realta' del profitto) che colpisce e distrugge la vita.
Di lei resta nel nostro cuore e nella nostra memoria la passione per la giustizia, per la piena dignita' delle persone e per il femminismo come movimento che piu' di ogni altro va a fondo nella necessita' di un cambiamento radicale nei rapporti tra umani.
E' inimmaginabile, per noi che l'abbiamo conosciuta, pensare che la sua incredibile energia non ci sia piu'. Ma abbiamo la certezza profonda che tutte coloro che hanno avuto con lei una qualche forma di relazione porteranno nelle loro vite questa spinta a sapere, a cercare dentro e fuori di se', a volere il cambiamento.
La sua solarita' avra' avuto certo a che fare con le sue vacanze a Filicudi e con l'amore per la musica che continua attraverso Leila.
Ciao lottatrice! Pianteremo un albero nel giardino della Casa che crescera' nel tuo ricordo.
Le tue amiche della Casa delle Donne
 
49. SEGNALAZIONI LIBRARIE
 
Letture
- Stefania De Nardis, Rosa Luxemburg, Rcs, Milano 2020, pp. 160, euro 6,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
*
Riletture
- Gastone Manacorda, Rivoluzione borghese e socialismo, Editori Riuniti, Roma 1975, pp. 404.
 
50. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
 
51. PER SAPERNE DI PIU'
 
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4030 del primo marzo 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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