[Nonviolenza] Telegrammi. 4029



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4029 del 28 febbraio 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
Sommario di questo numero:
1. Alcuni testi di Benito D'Ippolito apparsi su questo foglio nel 2017 (parte seconda)
2. Il professionista annoiato
3. Di minime ovvieta'
4. Ancora del pane e delle rose ancora
5. Cessate il fuoco
6. Dal punto di vista delle vittime
7. Tutte le uccisioni
8. Il nostro programma
9. L'emulo
10. Videodrome ai tempi dei social media
11. L'astuzia dello scrittore
12. Alla resa dei conti
13. Stanze del pronto soccorso
14. Le invasioni barbariche
15. "Chi salva le vite di sicuro e' un mascalzone"
16. Lasciare che i ricchi decidano delle sorti del mondo
17. Ogni persona uccisa
18. L. M.
19. Questa notte
20. Un duro mestiere
21. Dico le cose che tutti gia' sanno
22. Ripetendolo tre volte
23. Il mendicante
24. Chi siede dinanzi allo schermo
25. A chi si illude
26. Stefano Rodota'
27. "Ricordando Lawrence Ferlinghetti". Un incontro di riflessione a Viterbo con Paolo Arena
28. Luca Valtorta ricorda Lawrence Ferlinghetti
29. Mariangela Maraviglia: Adriana Zarri
30. Philippe Jaccottet
31. Segnalazioni librarie
32. La "Carta" del Movimento Nonviolento
33. Per saperne di piu'
 
1. MEMORIA. ALCUNI TESTI DI BENITO D'IPPOLITO APPARSI SU QUESTO FOGLIO NEL 2017 (PARTE SECONDA)
 
Riproponiamo di seguito alcuni testi del nostro collaboratore Benito D'Ippolito apparsi su questo notiziario nel 2017.
 
2. IL PROFESSIONISTA ANNOIATO
 
Per tutto il giorno piovve ed io non dissi
una parola e molte ne ascoltai
e sentii dire molte volte mai
ed evocar eclissi e apocalissi
 
per tutto il giorno a bestia e a biribissi
giocammo a soldi al caffe' dei cordai
non altro che pidocchi vi lasciai
e legionari e schiavi crocifissi
 
per tutto il giorno attesi fosse notte
cosi' da abbandonare la citta'
e rifugiarmi tra rovine e grotte
 
finche' passasse qualche baccala'
e dargli col rasoio un par di botte
con precisione ed imparzialita'.
 
3. DI MINIME OVVIETA'
 
Il disarmo salva le vite.
Fare la pace fa cessare le guerre.
Solo la nonviolenza si oppone alla violenza.
*
Ricordati di essere un essere umano.
Sappi che e' un bene che esistano gli altri.
Sei tu che decidi tanta parte del tuo mondo.
*
Chi non contrasta il male ne e' complice.
Chi non ascolta trasforma il mondo in caos.
Dell'altro l'altro sei tu.
*
Plurale e' l'umanita'.
La coscienza e' coscienza del limite.
Una sola menzogna avvelena tutti i pozzi.
*
Una sola umanita'
Un unico mondo vivente.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
Il prossimo tuo come te stesso.
 
4. ANCORA DEL PANE E DELLE ROSE ANCORA
 
Vogliamo vivere questo e' certo
ma vivere un'esistenza degna di persone.
 
Non siamo animali domestici
non siamo giocattoli o bambini
non siamo macchine ne' merci
siamo esseri umani
come esseri umani trattateci
o lasciateci morire.
 
Vogliamo vivere questo e' certo
ma vivere un'esistenza degna di persone.
 
Che abbiamo lasciato la nostra casa
non significa che non avessimo una casa
che abbiamo lasciato la nostra terra
non significa che non ne avessimo una
abbiamo una lingua e una storia
abbiamo anime forti
gli orrori patiti non ci hanno resi ebeti.
 
Vogliamo vivere questo e' certo
ma vivere un'esistenza degna di persone.
 
Siamo sopravvissuti alla guerra
voi non sapete cos'e' una guerra
siamo sopravvissuti alla fame
voi non sapete cos'e' la fame
siamo sopravvissuti alle torture
voi non immaginate a quali torture.
 
Vogliamo vivere questo e' certo
ma vivere un'esistenza degna di persone.
 
Non siamo venuti qui a chiedere
siamo venuti qui a dare
siamo quello che avete dimenticato
siamo quello che avete perduto
siamo la vostra speranza
e vi vogliamo bene.
 
Vogliamo vivere questo e' certo
ma vivere un'esistenza degna di persone.
 
Senza che ve ne accorgeste
chi vi comanda vi rese vili e servi
saziati ubriacati ma servi
blanditi storditi ma servi
siamo venuti per risvegliarvi
per restituirvi la vostra umanita'.
 
Vogliamo vivere questo e' certo
ma vivere un'esistenza degna di persone.
 
Sappiamo che la liberta'
o e' di tutte e tutti o non e'
sappiamo che la verita'
non e' tale se non e' intera
sappiamo che l'umanita'
e' una.
 
Vogliamo vivere questo e' certo
ma vivere un'esistenza degna di persone.
 
5. CESSATE IL FUOCO
 
Gia' troppi esseri umani sono morti.
Cessate il fuoco.
*
Non esistono guerre giuste.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
 
6. DAL PUNTO DI VISTA DELLE VITTIME
 
Dal punto di vista delle vittime
solo dolore e buio.
 
Dal punto di vista delle vittime
ogni guerra e' orrore e orrore.
 
Dal punto di vista delle vittime
ogni esercito e' stragista.
 
Dal punto di vista delle vittime
ogni arma sempre e solo a uccidere serve.
 
Dal punto di vista delle vittime
tutti i poteri armati sono criminali.
 
Solo dal punto di vista delle vittime
l'umanita' si riconosce umana.
 
Salvare le vite e' il primo dovere
pace disarmo smilitarizzazione
solo la nonviolenza puo' salvarci tutti.
 
7. TUTTE LE UCCISIONI
 
Uccidono noi tutte le guerre
uccidono noi tutte le stragi
uccidono noi tutte le uccisioni.
 
La notte poi lava le strade
fa colare il sangue nei tombini
porta tutte le salme alla discarica
perche' possa ricominciare il gioco.
 
Passa la morte e strappa tutti i cartelloni
passa la morte e spara chiodi e denti
Volano draghi in vesti di nuvole
spade di giada fendono l'aria.
 
Nessuna strage restituisce la vita
nessuna strage pone fine alle stragi
chi ancora accetta di usare le armi
ha perso il lume della ragione.
 
Siediti sotto la pianta di fico
guarda le lingue infinite dell'erba
conta le fredde stelle del cielo
ricordati di Auschwitz e di Hiroshima.
 
Piangi le lacrime spezza il fucile
sappi la lingua del coro dei morti
salvare le vite e' il primo dovere
salvare le vite la sola speranza.
 
Uccidono noi tutte le guerre
uccidono noi tutte le stragi
uccidono noi tutte le uccisioni.
 
8. IL NOSTRO PROGRAMMA
 
Il nostro programma il pane e la pace
abolire la guerra salvare le vite.
 
Noi non crediamo alle promesse dei potenti
dalle loro bocche parole miste a sangue
colano grevi e la ricchezza loro
e' frutto della nostra schiavitu'
rovesciarli dobbiamo se vogliamo tutti vivere
una vita degna una vita solidale.
 
Il nostro programma il pane e la pace
abolire la guerra salvare le vite.
 
Noi ci opponiamo a tutte le armi
sempre le armi contro noi sono rivolte
sempre le armi e' noi che fanno a pezzi
sempre le armi sono assassine
ogni potere armato ci e' nemico
soltanto senza armi la vita sara' vita.
 
Il nostro programma il pane e la pace
abolire la guerra salvare le vite.
 
Teniamo per fermo che ogni persona
ha diritto alla vita alla dignita' all'aiuto
sappiamo per certo che ogni persona
ogni altra persona deve aiutare
chiamiamo politica la liberta' comune
l'eguale diritto la verita' che salva.
 
Il nostro programma il pane e la pace
abolire la guerra salvare le vite.
 
9. L'EMULO
 
Nessuna persona normale
porterebbe quei capelli
e nessuna persona normale
sarebbe feticista dei missili balistici intercontinentali
e nessuna persona normale desidererebbe
apparire in tivu' a dire che ci gode
a far crepare la gente a scatenare
la guerra nucleare a farla finita
con l'umanita'.
 
Ma di persone normali non ne ho mai conosciute
e poi neppure io sono sicuro
che sia meglio che l'umanita' continui
e visto che io devo morire
perche' dovrebbero continuare a campare tutti gli altri?
 
Cosi' ho deciso di fare la mia parte
non vi diro' ne' dove ne' quando
ma state in guardia pezzi di letame.
 
10. VIDEODROME AI TEMPI DEI SOCIAL MEDIA
 
Se la realta' virtuale e' reale
allora anche il reale e' solo virtuale
e poiche' il reale e' razionale
essendo l'irrazionale reale anche l'irrazionale
e' razionale.
 
I quindici minuti di celebrita'
valgono bene un omicidio
e poiche' tutti dobbiamo morire
ammazzare qualcuno non e' poi questa gran cosa.
 
Cosi' lungo una strada in America
un uomo un uomo ammazza per postare
su facebook il video della morte
cosi' il presidente dell'America
da' ordine di maciullare afgani
come si calpesta un formicaio
si spiaccica sul muro una zanzara
cosi' si inizia la guerra nucleare
cosi' si lasciano colare a picco
i piccoli nel cuore del marnostro
cosi' si nutrono di carne umana
i grandi della terra e noi meschini.
 
Spezzala tu questa catena di orrori
soccorri accogli assisti ogni persona
pace disarmo smilitarizzazione
il primo dovere salvare le vite.
 
11. L'ASTUZIA DELLO SCRITTORE
 
Alla barbarie piace indossare
gli stivali col tacco e con gli speroni
le medaglie che tintinnano sul petto
i nastrini sull'uniforme quadra
le piace marciare con salti di squadra
avere la faccia di cera bella lustra.
 
Lascia tutto lo stipendio al parrucchiere
per avere il riporto sbarazzino
o i capelli da testa a barattolo
il suo gusto e' la conferenza stampa
la parata con i palloncini
la moltiplicazione delle bandiere.
 
La televisione le piace piu' della nutella
condisce l'insalata con la polvere da sparo
spaccherebbe un atomo in quattro
di mestiere fa il presidente
il piccolo padre il grande fratello
il re dei re e il Ceo di tutti i trust.
 
E conosce l'arte magna di governo
il segreto di arruolare un po' di schiavi
per sparare su tutti gli altri schiavi.
 
L'astuzia dello scrittore e' tutta qui
che dove dovresti scrivere
il nome delle eccellenze loro
e fare l'elenco delle persone che hanno ammazzato
ci metti invece un sostantivo astratto
e di metafore dai giu' a manetta
cosi' nessuno ti querela
e l'editore ti pubblica tranquillo
e tutti dicono oh che bel poeta
magari vinci pure il premio Nobel.
 
12. ALLA RESA DEI CONTI
 
Sulla nostra vilta' fanno conto
tutti gli assassini di tutti i formati
sulla nostra stanchezza che ci sdraia
davanti alla televisione che ci assonna
quando in piazza dovremmo protestare
fanno conto gli assassini sulla forza
delle immagini che scambiamo per il mondo
e che come mondo accettiamo e invece dovremmo
quelle empie azioni quelle immagini immonde
quei poteri e strumenti assassini
contrastare con ogni nostra forza.
 
Sono capaci di tutto gli esseri umani
quindi anche di bene che pure e' cosi' faticoso
quindi anche di preferire
la verita' che salva le vite
di tutto sono infatti capaci gli esseri umani
anche
di essere umani.
 
Se non ti opporrai tu alla guerra e alle armi chi si opporra'?
se non ti opporrai tu al razzismo e allo schiavismo chi si opporra'?
se non ti opporrai tu al maschilismo e al fascismo chi si opporra'?
cosi' tante parole e cosi' pochi e poco pensati pensieri
cosi' tante parole e cosi' poche buone azioni
se rompi la scorza di pietra allora sei vivo.
 
Chiamiamo nonviolenza il movimento
delle oppresse e degli oppressi in lotta
per la comune liberazione
per la salvezza dell'umanita'.
 
Chiamiamo nonviolenza fermare le stragi
qui e adesso.
 
Una sola umanita'
in un unico mondo vivente
ogni vittima ha il volto di Abele.
 
13. STANZE DEL PRONTO SOCCORSO
 
I. Proverbi e cantari
 
L'illusione
buon bastione
 
passo passo
mosche e sasso
 
chi non muore
si rivede
 
chi si perde
ha quel che crede
 
vuoto secchio
mi ci specchio
 
tutto e' ruggine e pieta'
non restare inerte al grido
anche tu hai braccio e cuore.
 
II. Parabole
 
Sulla laguna
sorge la luna
 
La speranza
non ha stanza
 
la menzogna
cerca rogna
 
le parole
sono fole
 
solo guerra
tutto afferra
 
solo morte
tiene corte
 
la tempesta
mai non resta
 
il furore
mangia il cuore
 
impietosa filastrocca
a chi tocca tocca tocca
 
ma tu non dire la parola raca
ma tu conforta chi e' morso dal pianto
fa' quello che puoi per salvare le vite.
 
III. Ritorni
 
Chi dispera
non ha sera
 
chi va la notte
va a la morte
 
sulla muraglia
dormono abbracciati guardia e ladro
 
il tempo sembra fermo e invece fugge
tu non umiliare nessuno
tu non lesinare il tuo aiuto a chi soffre
al drago che torna tu sbarra la strada.
 
14. LE INVASIONI BARBARICHE
 
Il partito dei longobardi per la difesa della razza latina
la pena di morte per chi salva i naufraghi
a reti unificate le televisioni ritrasmettono
il trionfo della volonta'
 
ha diritto d'ingresso in Italia chi dimostra
la sua limpieza de sangre
di essere iscritto al partito antemarcia
di nutrirsi di carne di porco
 
a scrivere le leggi le streghe di Macbeth
tra le nobili tradizioni da riesumare la schiavitu' e la sferza
sono arte di governo i campi di concentramento e le deportazioni
il bene e' buonista e fa schifo
 
e' aperta in citta' la caccia all'ambulante
la gioventu' hitleriana si addestra allegra ai pogrom
il parlamento invita a fare fuoco
chi ammazza piu' innocenti vince un premio
 
15. "CHI SALVA LE VITE DI SICURO E' UN MASCALZONE"
 
Chi salva le vite di sicuro e' un mascalzone
gli assassini invece si' che sono galantuomini
 
i migranti in fuga dall'orrore sono tutti solo feccia
chi li ammazza invece si' che e' un vero uomo
 
sa il fatto suo il governo e istituisce
lager, deportazioni, tribunali speciali
 
le onorevoli eccellenze in parlamento
chiamano la nazione a fare fuoco
 
il caporale vede la televisione
di lacrime commosse unge la sferza
 
la nostra bella Italia si fa onore
nel campionato mondiale delle stragi
 
16. LASCIARE CHE I RICCHI DECIDANO DELLE SORTI DEL MONDO
 
Lasciare che i ricchi decidano delle sorti del mondo
quale piu' grande follia?
Nessuno puo' essere ricco
senza innumerevoli vittime
ogni grande patrimonio e' sempre frutto
di grandi rapine, d'infinito dolore
 
Tutti gli esseri umani sono eguali in diritti
tutti hanno diritto a una vita degna
tra tutti equamente vanno condivisi
i beni del mondo
e tutti equamente devono contribuire
al bene comune
 
Chiamiamo democrazia
la deliberazione in comune
chiamiamo pace
che nessuno sia ucciso o violato o abbandonato
chiamiamo umanita'
tutti gli esseri umani, e la benevolenza verso di essi.
 
17. OGNI PERSONA UCCISA
 
Ogni persona uccisa il mondo grida forte
sussulta la terra il cielo si oscura
ogni persona uccisa e' la fine del mondo.
 
Sono arance i cuori degli esseri umani
nella sua grande caserma il re filosofo
si vanta gaglioffo di avere
mani che spremono all'ultima goccia
mani che stritolano a buccia strema
ridenti applaudono i cortigiani e brindano.
 
Legioni di schiavi arruolano
i caporali sulla piazza dell'appello
al buio non vedi che camminano
al passo dell'oca i signori padroni.
 
Se con l'apriscatole il tuo telefonino aprissi
ne sgorgherebbe di sangue umano un fiume
ogni volta che premi sullo schermo
qualcuno che non vedi allora muore
in un paese lontano
alla periferia del tuo quartiere
nel cassone del camion che ti sorpassa adesso.
 
Nell'orto gatto e volpe seminano pallottole
ne crescono cespi di teste bruciate
in televisione qualcuno sorridente invita al pogrom
vestito sportivo ritratti gli artigli sorride felice.
 
Dei rapinatori il consiglio
d'amministrazione
benedice le genti dal balcone
mentre banchetta ad anime e cervelli
ammira la plebe la potenza
della madre di tutte le bombe
che uccide i selvaggi
e i selvaggi siamo noi.
 
Non chiudere gli occhi
non chinare la testa
non essere complice
ogni essere umano ha diritto alla vita
salvare le vite e' il primo dovere.
 
18. L. M.
 
Tutti i poteri contrastare
e tutte le mode e tutte
le usanze che tengono oppressi
l'oppressa e l'oppresso.
 
Accettare per se' la persecuzione
e per nessun altro ammetterla
resistere sempre e insegnare
a resistere sempre.
 
(In nome dell'unico bene
in nome dell'unico vero
ognuno lo chiami come vuole
lo trovi dove vuole o dove capita
lo cerchi e si lasci trovare
basta aprire gli occhi
basta porsi in ascolto
basta iniziare il cammino
scegliere la parte dell'ultimo
lottare per la dignita' di tutti).
 
Comprarsi subito una tomba a B.
ogni luogo e' il centro del mondo.
 
19. QUESTA NOTTE
 
Chieditelo:
e' questo il bosco del drago?
e' questo il castello senza uscita?
questa notte non finira' mai piu'?
 
Chieditelo:
quante torture avranno gia' subito?
e quante ancora dovranno subirne?
e noi si restera' in silenzio mentre accade?
 
Chieditelo:
chi combattera' il male se non lo combatti tu?
chi sosterra' l'afflitto se tu non lo farai?
e non e' questa l'ora che ti chiama?
 
Chieditelo:
facile e' fare i miracoli difficile e' la pazienza
non volgere le spalle al sofferente
non chiudere la porta questa notte.
 
20. UN DURO MESTIERE
 
Un duro mestiere e' opporsi alla guerra
ti dicono complice dei dittatori
ti dicono amico di vili e di ignavi
che sei parassita tartufo e codardo
tu stesso ti ripeti queste voci
tu stesso te stesso disprezzi
che opporsi alla guerra e' un cupo mestiere.
 
Ti dici in silenzio che il primo dovere
e' questo soltanto salvare le vite
ti dici in silenzio che le armi nemiche
giurate son sempre di ogni essere umano
ti dici in silenzio che uccidere e' un male
e meglio e' subire che spargere morte
e sempre ti sembrano doppi pensieri.
 
Tu esiti sempre e se chiami alla lotta
ti strozza incertezza di fare del male
a chi la tua voce ascolta e non sa
che la verita' che tu enunci non sai
se e' verita' o soltanto scommessa
ed ogni parola diviene perplessa
sconnessa ogni azione confusa ogni idea.
 
Tu provi vergogna del tuo ventre colmo
di avere una casa di essere vecchio
di avere goduto di tutte le gioie
di ogni ricordo tu provi vergogna
solo atti mancati e meschini ed infami
e nulla facesti di degno e di vero
or come pretendi parlare a chi soffre?
 
Ha ogni ragione chi dice che menti
poiche' la tua vita non ti e' testimone
ma tu in questa botola non ci cadere
non conta che tu non sia buon testimone
e' quello che dici che conta se dici
che uccidere e' un male che il primo dovere
e' opporsi alla morte salvare le vite.
 
La guerra e' nemica dell'umanita'
ogni essere umano ha diritto alla vita
abolire le armi e le armate assassine
alla violenza resistere sempre
resistere ad ogni potere oppressivo
chiamare le oppresse e gli oppressi alla lotta
la nonviolenza e' la scelta e il cammino.
 
21. DICO LE COSE CHE TUTTI GIA' SANNO
 
Dico le cose che tutti gia' sanno
le stragi arrivate nei continenti
della ricchezza (frutto avvelenato
di secolare e attuale rapina)
sono la conseguenza piu' che ovvia
delle stragi che i padroni del mondo
hanno lungamente perpetrato
e quotidianamente perpetrano
nei continenti gia' resi colonie.
 
Dico le cose che tutti gia' sanno
i governi americano ed europei
hanno creato i terroristi odierni
armandoli addestrandoli usandoli come addetti
alla macellazione delle carni umane
insegnando loro che la regola del gioco
e' sterminare tutti.
 
Dico le cose che tutti gia' sanno
l'attuale ordine del mondo
e' gia' il fascismo su scala planetaria.
 
Dico le cose che tutti gia' sanno
ogni essere umano ha diritto alla vita
il primo dovere e' salvare le vite
abolire la guerra gli eserciti le armi
fare del rispetto della vita
la decisione senza eccezioni
la politica prima la legge ineludibile
solo la nonviolenza puo' salvare
l'umanita' dalla catastrofe.
 
22. RIPETENDOLO TRE VOLTE
 
Non l'elemosina, i diritti.
Non l'elemosina, i diritti.
Non l'elemosina, i diritti.
*
Non altro che questo vogliamo: i diritti.
I nostri diritti.
I diritti di tutti.
 
23. IL MENDICANTE
 
E tu trattalo bene lo straniero
trattalo bene il mendicante, il misero.
 
Fosse Ulisse che e' tornato a Itaca.
 
24. CHI SIEDE DINANZI ALLO SCHERMO
 
Chi siede dinanzi allo schermo
lo schermo lo riduce al silenzio.
 
Chi siede dinanzi allo schermo
lo schermo gli copre la vista del mondo.
 
Chi siede dinanzi allo schermo
guarda in una scatola che neppure esiste.
 
Chi siede dinanzi allo schermo
dallo schermo gli suggono la vita.
 
Spegnere la televisione
alzarsi in piedi
scendere per le strade
recare soccorso al disperato
trovare compagni di lotta e di cammino
salvare le vite.
 
Anche nella piu' profonda stanchezza
puoi ancora dire una parola di pace
anche nella piu' tetra disperazione
puoi ancora fare un gesto di pace.
 
Dinanzi all'orrore non cedere
difendi l'umanita' di tutti e la tua
finche' tu resisti il fascismo non ha vinto.
 
25. A CHI SI ILLUDE
 
I.
 
Nessuna parola di pace i potenti del mondo possono dire
il loro potere e' la guerra
nessun atto di giustizia i potenti del mondo possono compiere
il loro potere e' saccheggio
nessuna verita' e' nei potenti del mondo
tutto in loro e' menzogna e delitto.
 
Nessun padrone puo' essere generoso
nessun potente puo' essere giusto
ogni ricchezza di una rapina e' figlia
ogni potenza di una violenza l'esito.
 
II.
 
Basta distrarsi un momento
e ci si trova a partecipare al pogrom.
 
Basta distrarsi un momento
e sei arruolato nella falange.
 
Basta distrarsi un momento
e sei li' che getti iprite sulle Ambe.
 
Basta distrarsi un momento
e gia' cavalchi col klan.
 
Se state ancora li' seduti e sorridenti
e avete ancora tetto e cibo e panni
non avete mai resistito
mai vi siete opposti all'ordine dei lupi.
 
III.
 
Tu resta presente a te stesso
per quanto sia poco dividi il tuo pane.
 
Tu resta presente a te stesso
salvare le vite e' il primo dovere.
 
Tu resta presente a te stesso
non cedere all'ordine dei campi.
 
Tu resta presente a te stesso
non stare nei ranghi e alla mensa
degli sfruttatori.
 
Mai ti seduca l'astratto
ogni persona ha diritto alla vita
ogni persona e' valore infinito.
 
Non separare i mezzi dai fini
non chiudere gli occhi dinanzi al dolore
tutto e' comune tutto e' risposta.
 
Breve e' la vita e troppo lunga l'arte
conserva pulito il tuo specchio
non sporcare di sangue il tuo coltello
sappi dire cento e mille volte no
non sia chiusa al mendicante la tua tenda.
 
IV.
 
Prima che giunga l'ora del silenzio
sappi dire la parola buona.
 
Prima che il cuore sia tagliato e cotto
sappi fare l'azione che salva.
 
Prima che il male tutto ti divori
sappi donare un sorso di bene.
 
V.
 
T'invita un amico d'animo gentile
ad esser prudente a placarti a tacere
se dici queste cose
ti prenderanno per comunista.
 
Ma io sono comunista
e non ho pace e non so star silente
troppo mi pesa l'orrore
di vedere innumeri vite
tritate bollite divorate
ridotte a niente.
 
26. STEFANO RODOTA'
 
Fu in anni lontani
uno dei nostri primi maestri
di nonviolenza
 
nella nostra sinistra fu di quelli che seppe
richiamare sempre alla centralita'
dei diritti e della dignita' delle persone
le concrete persone
il concreto dolore che tu devi lenire
le concrete violenze che tu devi abolire
 
tenendo uniti e distinti politica e diritto
democrazia progressiva e primato della coscienza
riforma intellettuale e morale
nel nesso tra movimento e istituzioni
norma e conflitto giustizia e liberta'
sempre opponendosi ad ogni barbarie
sempre cercando vie al comune esercizio
della solidarieta' della responsabilita'
della civilta' che salva le vite.
 
Oppresse e oppressi di tutti i paesi
unitevi.
 
27. INCONTRI. "RICORDANDO LAWRENCE FERLINGHETTI". UN INCONTRO DI RILESSIONE A VITERBO CON PAOLO ARENA
 
Venerdi' 26 febbraio 2021 a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" si e' tenuto un incontro di riflessione sul tema: "Ricordando Lawrence Ferlinghetti".
L'incontro si e' svolto nel piu' assoluto rispetto delle misure di sicurezza previste dalla normativa vigente per prevenire e contrastare la diffusione del coronavirus.
All'incontro ha preso parte Paolo Arena.
*
Una minima notizia su Paolo Arena
Paolo Arena, critico e saggista, studioso di cinema, arti visive, weltliteratur, sistemi di pensiero, processi culturali, comunicazioni di massa e nuovi media, e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che per anni si sono svolti con cadenza settimanale a Viterbo; nel 2010 insieme a Marco Ambrosini e Marco Graziotti ha condotto un'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" con centinaia di interviste a molte delle piu' rappresentative figure dell'impegno nonviolento nel nostro paese. Ha tenuto apprezzate conferenze sul cinema di Tarkovskij all'Universita' di Roma "La Sapienza" e presso biblioteche pubbliche. Negli scorsi anni ha animato cicli di incontri di studio su Dante e su Seneca. Negli ultimi anni ha animato cicli di incontri di studio di storia della sociologia, di teoria del diritto, di elementi di economia politica, di storia linguistica dell'Italia contemporanea. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio con iniziative di solidarieta' concreta. Cura il sito www.letterestrane.it
 
28. MAESTRI E COMPAGNI. LUCA VALTORTA RICORDA LAWRENCE FERLINGHETTI
[Dal sito www.repubblica.it rirpendiamo questo necrologio dal titolo "E' morto Lawrence Ferlinghetti, addio al poeta della Beat Generation" e il sommario "Il poeta e scrittore aveva 101 anni. Fondo' City Lights, punto di riferimento per la controcultura e nuovo, rivoluzionario modello di libreria dove gli artisti potevano recitare le loro opere"]
 
Si e' spenta anche una delle ultime voci della Beat Generation: Lawrence Ferlinghetti, 101 anni, poeta ma anche editore e creatore della libreria City Lights di San Francisco, ancora oggi uno dei punti di riferimento piu' importanti delle controculture. Ferlinghetti e' morto lunedi' mattina per una malattia ai polmoni, come dichiarato da suo figlio Lorenzo.
"'Non posso morire finche' c'e' Trump' mi diceva", ha raccontato a Giada Diano, per vent'anni sua stretta collaboratrice tornata in Italia un anno fa, poco prima dell'emergenza sanitaria, anche se si sentivano sempre al telefono: l'ultima volta quindici giorni fa. "L'unico mezzo era il telefono, perche' nell'ultimo anno e mezzo Lawrence era diventato quasi cieco", spiega la collaboratrice, 40 anni, che ora si trova a Firenze e ha tradotto, curato e realizzato molti progetti con il poeta. "Si e' spento a casa, alle 21.45 della notte del 22 febbraio, in America. Hanno aspettato un pochino a dare la notizia. Non stava male ma soffriva di enfisema polmonare e questo ha creato dei problemi alla fine". Uno dei ricordi più belli di Diano: "E' un pomeriggio di sole a Big Sur dove Kerouac scrisse l'omonimo libro. Lawrence ha tirato fuori un gong gigantesco e ha preso una birra Corona, che era quella che amava, e si e' messo a suonare come un pazzo. E' stato un momento di felicita' perfetta, divertirsi con le cose banali, con poco, come faceva lui. Quello che non trapelava di Lawrence era il senso dell'ironia incredibile. Quando e' venuto in Calabria siamo andati a Scilla e sono cominciate a suonare le campane della chiesa e lui si e' messo a urlare 'datemi il chewing gum che me lo devo mettere nelle orecchie per proteggermi dalle sirene'", dice. "Per me e' stato un po' un nonno, un fidanzato. Una forma di amore che non provero' mai per nessun altro", aggiunge. "L'ultimo progetto che avevamo era mettere insieme tutte le opere pittoriche che mi ha lasciato per costituire una sorta di galleria d'arte contemporanea con una permanente dedicata a lui e con spazi per altri artisti emergenti. Non lo so dove si creera' un'opportunita'. Una parte e' stata in mostra al Mann di Napoli. Scritti inediti non ce ne sono".
Ferlinghetti aveva aperto la libreria City Lights nel 1953 quando Jack Kerouac, Allen Ginsberg e gli altri primi beatnik iniziavano a far sentire la propria voce. Immediatamente divenne un luogo di incontro in cui si poteva respirare un'atmosfera completamente diversa rispetto a tutte le altre librerie: in un tempo in cui veniva guardato male chi sfogliava i libri se non li comperava, City Lights permetteva a chiunque non solo di leggere i volumi presenti sugli scaffali ma anche di sostare, parlare, scambiare opinioni, assistere a performance e a reading improvvisati al momento.
Da subito City Lights inizio' a caratterizzarsi per essere la prima libreria a vendere quasi esclusivamente edizioni economiche e a specializzarsi in materie come la poesia, la politica e, soprattutto a vendere riviste autoprodotte di ogni tipo che andavano nascendo proprio in quel periodo. Fu anche la prima libreria a dedicare una sezione alle pubblicazioni gay e lesbiche. Ma il momento in cui City Lights fini' al centro dello scalpore fu nel 1956, quando pubblico' Urlo (Howl) di Allen Ginsberg in seguito al quale Ferlinghetti venne addirittura arrestato con l'accusa di aver diffuso materiale osceno. Questo avvenimento ebbe non solo una enorme rilevanza mediatica ma costitui' un evento di portata storica perche' si tratta del primo caso in cui viene fatto appello al famoso 'Primo emendamento' riguardante la liberta' di parola e di stampa per quanto concerne la pubblicazione di materiale considerato controverso ma di importante rilevanza letteraria e sociale.
L'arresto di Ferlinghetti in seguito alle accuse di oscenita' mise al centro dell'attenzione non solo l'opera di Ginsberg ma anche l'intera Beat Generation, un gruppo di giovani che portava avanti attraverso la vita e la letteratura una ribellione contro una societa' fortemente conservatrice. I beatnik infatti vivevano in prima persona cio' che raccontavano e sperimentavano nuove forme di aggregazione, diverse da quelle dei loro genitori, in primis la liberta' sessuale. La loro critica era rivolta anche al capitalismo di cui osteggiavano la tendenza al consumismo spinto a cui contrapponevano non tanto una prospettiva marxista (anche se Ginsberg in Sulla strada di Kerouac viene chiamato con lo pseudonimo di 'Carlo Marx') quanto un misticismo orientale spesso venato di cultura zen, tanto che in diversi casi autori come Ginsberg e Kerouac realizzano poesie in forma di haiku giapponesi ma, ovviamente, in lingua americana.
Lawrence Ferlinghetti peri' non e' solo un editore, e' anche a sua volta uno scrittore e un poeta che ha pubblicato decine di libri tra cui una delle raccolte di poesia piu' vendute nella storia degli Stati Uniti: A Coney Island of the Mind. Uscito nel 1958 e composto di 48 poesie, ha venduto piu' di un milione di copie ed e' una durissima critica della societa' del tempo. Una delle sue caratteristiche e' anche il fatto che e' stato pensato per essere accompagnato dal jazz, la musica amata dai protagonisti della Beat Generation. Non solo. Anche la stessa modalita' di scrittura e' riformulata sullo stile musicale, quello Scrivere Jazz appunto, a cui Kerouac avrebbe dedicato un suo piccolo ma prezioso ed esemplificativo trattato.
Non sono solo poesie dunque quelle di Coney Island of the Mind, un'opera che avrebbe influenzato generazioni a venire, non solo di scrittori e poeti ma anche di musicisti, come ad esempio Lou Reed.
Quelle di Ferlinghetti, sono vere e proprie visioni che aprono porte su una diversa percezione del mondo: "L'occhio del poeta vedendo oscenamente/ vede la superficie del mondo tondo/ con i suoi tetti sbronzi/ i lignei oiseaux sui fili del bucato/ i maschi e le femmine d'argilla/ con le gambe da schianto e i seni a bocciolo/ su brandine a rotelle/ e i suoi alberi pieni di misteri/ i suoi parchi di domenica e le statue silenziose/ e la sua America/ con le sue città fantasma e le Ellis Island vuote/ e il suo paesaggio surrealista fatto di/ praterie smemorate/ ricche periferie-supermercato/ cimiteri riscaldati/ feste comandate in cinerama/ e cattedrali che protestano/ un mondo a prova di bacio fatto di plastica ciambelle del cesso tampax e taxi" (dall'edizione di minimum fax, traduzione di Damiano Abeni e Moira Egan).
La cultura usciva dalle Universita', dalle Accademie, dai sacri luoghi del sapere per arrivare, parafrasando ancora una volta Kerouac, Sulla strada. E quel viaggio, iniziato tanto tempo fa, oggi continua verso un luogo ancora piu' misterioso.
 
29. MAESTRE. MARIANGELA MARAVIGLIA: ADRIANA ZARRI
[Dal sito www.treccani.it riprendiamo la seguente voce apparsa nel Dizionario biografico degli italiani nel 2020]
 
Adriana Zarri nacque a San Lazzaro di Savena (Bologna) il 26 aprile 1919, da Aldo Zarri e da Elide Predieri, dopo i fratelli Arturo (1907) e Adriano (1911).
Nonostante la situazione economico-sociale assai critica a causa della Grande Guerra appena conclusa, il mulino e il podere che la famiglia possedeva permisero ai suoi membri di condurre una vita decorosa.
Zarri frequento' le locali scuole elementari, ricevette una tradizionale educazione religiosa, ma sviluppo' un interiore sentimento di opposizione e rifiuto, risolto a undici anni dall'improvvisa "sensazione palpabile" di un "amore di Dio [...] senza limiti" (R. Baldini, Una donna nel deserto. Conversazione con Adriana Zarri, in Panorama, 20 luglio 1976, p. 125). Fu un evento che segno' la sua vita e determino' l'inizio di una precoce riflessione teologica a cui si accompagno' la scoperta di uno spiccato talento letterario.
Trasferita con la famiglia a Bologna nel giugno del 1933, fu iscritta a una scuola professionale e poi trasferita al liceo classico per le riconosciute doti intellettuali. Aderi' alla Gioventu' femminile di azione cattolica e ne divenne propagandista, coniugando la sua naturale indipendenza e fierezza all'intransigenza morale propria dell'associazione.
Nei primi anni Quaranta individuo' nella Compagnia di San Paolo – fondata da don Giovanni Rossi, gia' collaboratore dell'arcivescovo di Milano Andrea Carlo Ferrari – l'istituzione in cui poteva esprimere quella sintesi tra azione e contemplazione che avvertiva come tratto essenziale della sua vocazione religiosa. Vi entro' nel 1942, ebbe l'opportunita' di frequentare corsi di teologia per laici, ma la lascio' nel 1949 per una personale esigenza di liberta' di ricerca e di espressione, inconciliabile con le regole e le responsabilita' comuni di una istituzione ecclesiastica. Mantenne comunque rapporti di collaborazione con persone e attivita' culturali curate dalla Compagnia, come l'Istituto di propaganda libraria e la rivista Il Ragguaglio librario.
Dagli anni Cinquanta visse a Roma e, per un periodo, a Cisterna di Latina, dove tento' con il padre di avviare una piccola azienda agricola che anticipava le successive scelte di vita eremitica e contadina.
Dalla capitale stabili' contatti con personalita' cattoliche in dialogo con la cultura contemporanea, come Mario Gozzini, Nando Fabro, i padri Ernesto Balducci e Nazareno Fabbretti, pubblicando saggi e articoli sulla rivista fiorentina L'Ultima e sul foglio genovese Il Gallo. Si delineavano in quegli scritti alcuni temi fondamentali della sua riflessione: il rifiuto dell'immagine consueta di un Dio onnipotente e impassibile; la critica a un cristianesimo disincarnato e autoritario; la ricerca della santita' della vita nell'ordinarieta' del quotidiano. Motivi affioranti anche nel suo primo romanzo, Giorni feriali (Milano 1955), che le guadagno' la vittoria del premio letterario Alessandro Manzoni, promosso dalla Unione editori cattolici italiani, e una certa notorieta' di scrittrice.
Negli anni Sessanta condivise la diffusa speranza che il concilio Vaticano II favorisse un radicale rinnovamento della Chiesa sul piano biblico, teologico, liturgico, etico. La sua firma apparve su riviste di studio come Humanitas, edita da Morcelliana; Studium, di cultura cattolico democratica; Studi cattolici, vicina all'Opus Dei; Il Regno dei padri Dehoniani di Bologna; Persona, rivista di letteratura, arte e costume. Tra i settimanali collaboro' a L'Osservatore della domenica, il domenicale de L'Osservatore romano sul quale pure scrisse; a Il nostro tempo della diocesi di Torino e a Orizzonti, rivista di attualita' edita dalle Paoline. Piu' avanti la collaborazione si estese ai settimanali politici Politica e Settegiorni e al quindicinale Rocca della Pro civitate christiana, su cui continuo' a tenere una rubrica fino alla morte.
Queste pubblicazioni di diverso orientamento e finalita' offrirono a Zarri l'opportunita' di sperimentare diversi generi letterari: dalla meditazione spirituale alla prosa lirica, dal resoconto di vicende ecclesiali al saggio teologico. Si chiari' anche la sua duplice vocazione di scrittrice e teologa, presto espressa in un nuovo romanzo, L'ora di notte (Torino 1960); in raccolte di saggi, La Chiesa nostra figlia (Vicenza 1962) e Teologia del probabile. Riflessioni sul postconcilio (Torino 1967); nell'opera teologica Impazienza di Adamo. Ontologia della sessualita' (Torino 1964), poi tradotta in francese.
In questi scritti si fece paladina dell'audace riformismo atteso dalla stagione conciliare, caldeggiando il superamento di tradizionali assetti e linguaggi ecclesiastici, la revisione del ruolo subordinato dei laici al clero e dell'obbligo di questo al celibato, l'abbandono di strutture temporali e connubi della Chiesa con il potere politico.
In Impazienza di Adamo presento' una originale teologia trinitaria che proiettava la relazione stabilita nel pensiero cristiano tra Padre, Figlio, Spirito Santo nella dinamica maschile-femminile, riscattando la dimensione sessuale da consolidati rifiuti e la condizione della donna dalla secolare subalternita' all'uomo.
Negli scritti successivi il movimento trinitario fu letto da lei come principio informatore dell'intera realta' creata: uomo, mondo, natura, istituzioni (e la Chiesa tra queste) erano ugualmente segnati dal dinamismo amoroso della Trinita' divina, che si faceva "archetipo" di ogni "divenire", dell'eterno scambio di "donazione-ricezione", del "pluralismo" animatore del tutto. Una concezione che poi sempre sostenne contro staticita' e conformismi indotti da una visione "monolitica" di Dio (cfr. Per una fondazione metafisica del femminile, in Teologia e progetto-uomo in Italia, Assisi 1980, pp. 283-292).
Questi scritti e la partecipazione a conferenze e convegni, prima voce femminile e laica che si affermo' in campo teologico, le assicurarono l'amicizia di una figura prestigiosa come il teologo domenicano Marie-Dominique Chenu, con cui intrattenne un cospicuo carteggio, e l'invito nella nascente Associazione teologica italiana, del cui Consiglio di presidenza fece parte agl'inizi (1969-72).
Negli anni Settanta la sua vocazione religiosa si preciso' in un'opzione di vita di tipo monastico ed eremitico che la condusse a stabilirsi prima nel castello dei vescovi di Albiano d'Ivrea (1970-75), poi nella piu' solitaria Cascina Molinasso (Fiorano Canavese, Torino). La dovette lasciare nel 1984, dopo aver subito drammatiche aggressioni, per l'eremo meno isolato di Ca' Sassino (Crotte di Strambino, Torino).
Frutto della creativita' di questo periodo furono la raccolta poetica Tu. Quasi preghiere (Torino 1971), tradotto in finlandese; le meditazioni biblico-sapienziali di E' piu' facile che un cammello... (Torino 1975), tradotto in spagnolo; le riflessioni di Nostro Signore del deserto: teologia e antropologia della preghiera (Assisi 1978); Erba della mia erba: resoconto di vita (Assisi 1981), che rielaborava "lettere dall'eremo" gia' apparse sulla rivista Rocca negli anni 1977-78.
Da questi testi emerge la dimensione spirituale e mistica della scrittrice: l'amore di Dio cantato con le parole dei libri biblici, per primo il Cantico dei Cantici; il sentimento di "immersione" nella "comunione cosmica" vissuto nella cura di piante e animali che, insieme alla scrittura, le assicurava la sussistenza; l'attesa della resurrezione prefigurata dai "fiori turchini e rossi", dalle "ali di uccelli", dalle "foglie verdi" evocate in una delle sue piu' fortunate liriche, Epigrafe (Tu. Quasi preghiere, Torino 1971, pp. 99 s.).
La scelta di vita appartata non si tradusse in isolamento dalla storia dei suoi anni. Zarri partecipo' intensamente al movimento del dissenso cattolico, intervenne nelle campagne per il mantenimento delle leggi del divorzio e dell'aborto in nome della laicita' dello Stato, condivise temi e motivi della nascente teologia femminista. Posizioni che le costarono emarginazioni e ostracismi ma non le impedirono di coltivare amicizie anche tra rappresentanti della gerarchia ecclesiastica, come i vescovi Luigi Bettazzi (Ivrea), Salvatore Baldassarri (Ravenna), Raffaele Nogaro (Caserta). Considerazione e attenzione le furono riservate anche dall'arcivescovo di Torino Michele Pellegrino, dall'arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini, dal cardinale Achille Silvestrini. Tra i religiosi va ricordato almeno l'affetto del padre camaldolese Benedetto Calati e dei teologi Giannino Piana, Paolo Ricca, Piero Coda. Numerosi anche i laici di diverso ambito e cultura che le furono vicini: il suo editore Piero Gribaudi, il biblista Paolo De Benedetti, il giornalista Sergio Zavoli, oltre a protagonisti della scena politica e giudiziaria come Oscar Luigi Scalfaro, Giancarlo Caselli, Rossana Rossanda, Pietro Ingrao, con i quali ultimi partecipo' a una significativa esperienza di confronti tra credenti e non credenti nell'eremo camaldolese di Monte Giove (Pesaro Urbino, 1987-2000).
Dialoghi e incontri furono organizzati anche nell'ultimo eremo di Zarri, Ca' Sassino, un complesso di cascine che permetteva l'ospitalita' di piccoli gruppi. Da qui continuo' a distinguersi come figura di riferimento di aree di cattolici critici durante il lungo pontificato di Giovanni Paolo II, da lei giudicato conservatore e neo-temporalista. Negli anni Ottanta e Novanta firmo' rubriche di taglio religioso e politico sul quotidiano Il Manifesto, sul rotocalco femminile Anna, sul settimanale politico Avvenimenti, e, con lo pseudonimo Myriam, sul mensile Messaggero di Sant'Antonio; partecipo' a trasmissioni radiofoniche e televisive giungendo al grande pubblico con Samarcanda di Michele Santoro; offri' i frutti della sua maturita' di narratrice nei volumi Dodici lune (Milano 1989); Quaestio 98. Nudi senza vergogna (Milano 1994), romanzi teologici in cui si impegnava a riscattare la sessualita' dalle tradizionali censure cattoliche, riconoscendo nella comunione dei corpi un'anticipazione del Regno di Dio promesso dalla rivelazione biblica.
Contemplazione, scrittura, impegno si compenetrarono fino agli ultimissimi anni della sua vita, segnati da una malattia che ne limito' la liberta' di movimento, ma non il ritmo monastico delle sue giornate, l'energia interiore e l'attivita'. Nel 2004 accetto' la candidatura, come indipendente, alle elezioni europee nelle liste di Rifondazione comunista, non risultando eletta. Nel 2008 pubblico' il romanzo Vita e morte senza miracoli di Celestino VI (Reggio Emilia), in cui immaginava che fosse scelto come papa un semplice parroco di campagna. Alle sue riforme Adriana Zarri affido' l'ultimo messaggio di una Chiesa spogliata di ricchezze, potere, onori, ricondotta a quella parola del Vangelo a cui aveva inteso ispirare la sua vita.
Mori' nel suo eremo di Ca' Sassino il 18 novembre 2010.
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Opere. Oltre agli scritti indicati, si segnalano il saggio La narrazione teologica, in Essere teologi oggi. Dieci storie, introduzione di L. Sartori, Casale Monferrato 1986, pp. 197-214, e i libri postumi: Un eremo non e' un guscio di lumaca. Erba della mia erba e altri racconti di vita, Torino 2011; Quasi una preghiera, Torino 2012; Teologia del quotidiano, Torino 2012; Con quella luna negli occhi, Torino 2014.
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Fonti e bibliografia: Carteggi, appunti, biblioteca della scrittrice sono custoditi presso l'Associazione amici di Adriana Zarri, costituita dopo la sua morte, che ne mantiene vivi lo spirito e la memoria. Altri documenti sono conservati in archivi pubblici e privati di figure e istituzioni con cui fu in relazione. I principali sono: Firenze, Istituto Gramsci toscano, Fondo Mario Gozzini; Archivio privato di Luigi Bettazzi; Archivio privato di Piero Gribaudi depositato presso la Fondazione Vera Nocentini (Torino); Arezzo, Archivio storico del monastero di Camaldoli; Roma, Istituto per la storia dell'Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia Paolo VI, Archivio dell'Associazione teologica italiana.
Tra le sue interviste si ricordano in particolare quelle contenute in Rivolgimenti. Dialoghi di fine millennio, a cura di M. Guzzi, Genova 1990, pp. 78-96; M. Politi, Il ritorno di Dio. Viaggio tra i cattolici d'Italia, Milano 2004, pp. 162-182; Per un cristianesimo adulto, a cura di G. Pilastro, Trieste 2009, pp. 129-138. Pochi gli studi a lei dedicati, tra questi: R. Rosano, Cattolici e politica. Breve storia dell'impegno cattolico nella politica italiana attraverso il pensiero di A. Z., tesi di laurea, Universita' degli studi di Torino, a.a. 2015-16; G. D'Acunto, La gaia mistica. Il deserto fiorito di A. Z., in Studium, CXII (2016), 2, pp. 259-266; M. Maraviglia, A. Z. ed Elemire Zolla: una polemica sulla riforma liturgica, in Religioni e Societa', XXXIV (2019), 94, pp. 51-58; Ead., Semplicemente una che vive. Vita e opere di A. Z., Bologna 2020; G. Piana, Una teologia del probabile, Testimonianze, 2020, n. 63, in corso di stampa.
 
30. LUTTI. PHILIPPE JACCOTTET
 
E' deceduto Philippe Jaccottet, poeta.
Con gratitudine lo ricordiamo.
 
31. SEGNALAZIONI LIBRARIE
 
Letture
- La lezione di Pietro Greco. Quando la divulgazione scientifica e' un'arte, Left, Roma 2021, pp. 176, euro 8,60.
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Maestre
- Marthe Robert, L'antico e il nuovo, Rizzoli, Milano 1969, pp. 288.
- Marthe Robert, Da Edipo a Mose'. Freud e la coscienza ebraica, Sansoni, Firenze 1981, pp. 176.
- Marthe Robert, Solo come Kafka, Editori Riuniti, Roma 1982, pp. X + 214.
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Classici
- Dante Alighieri, De vulgari eloquentia, Utet, Torino 1983, Tea, Milano 1988, pp. XXVI + 166.
- Dante Alighieri, De vulgari eloquentia, Garzanti, Milano 1991, 2016, pp. XXXII + 144.
- Dante Alighieri, De vulgari eloquentia, Rcs, Milano 1998, 2018, pp. 208.
 
32. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
 
33. PER SAPERNE DI PIU'
 
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4029 del 28 febbraio 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
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