[Nonviolenza] Archivi. 423



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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXII)
Numero 423 del 20 gennaio 2021
 
In questo numero:
1. Alcuni testi del mese di agosto 2020 (parte terza)
2. Giobbe Santabarbara: E' passato un mese dalla morte di Paolo Finzi. Un ragionamento ed alcune proposte di lavoro
 
1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI AGOSTO 2020 (PARTE TERZA)
 
Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di agosto 2020.
 
2. GIOBBE SANTABARBARA: E' PASSATO UN MESE DALLA MORTE DI PAOLO FINZI. UN RAGIONAMENTO ED ALCUNE PROPOSTE DI LAVORO
 
Chi scrive queste righe si scusa per la frettolosita' con cui le ha redatte. Molti temi appena accennati meritavano una esposizione piu' distesa; ma scopo di questo intervento e' appunto sollecitare altre persone a sviluppare meglio quello che qui si enuncia solo per titoli in forma di promemoria.
Delle molte dimenticanze e dei possibili errori ci si scusa fin d'ora con le benevole lettrici, con i benevoli lettori.
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Il 20 luglio 2020 Paolo Finzi si e' tolto la vita.
Una delle voci piu' significative della riflessione e dell'impegno libertario nel nostro paese ci ha lasciato.
Uno dei militanti e dei testimoni piu' riconosciuti ed autorevoli (ed antiautoritari, che non e' mai cosa ovvia in nessun gruppo umano) del movimento anarchico ha concluso il suo cammino.
Il movimento delle oppresse e delle oppressi in lotta per la liberazione dell'umanita' ha perso una delle sue figure piu' luminose.
La cultura italiana ha perso una delle sue espressioni piu' nitide.
La nonviolenza in cammino ha perso un maestro e un compagno.
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Essendo stata incessante la sua azione militante e coscientizzatrice che lo ha portato ovunque per l'Italia in innumerevoli iniziative di testimonianza, di lotta, di solidarieta', di condivisione e di convivialita', di riflessione e dibattito, ed essendo stata intensissima la sua attivita' pubblicistica (svolta soprattutto attraverso "A. Rivista anarchica" lungo cinque decadi; ma anche con collaborazioni ad altri periodici, e con opuscoli, libri, pubblicazioni multimediali), la sua opera e' assai dispersa, e il suo lascito di pensiero e di azione rischia di apparire per un verso tropo vasto e per l'altro troppo legato alle singole occasioni d'impegno.
Noi crediamo invece che nel contributo di Paolo Finzi alla teoria e alla pratica della liberazione dell'umanita' vi siano alcuni nuclei decisivi intorno a cui si organizza coerentemente e concretamente l'insieme delle sue ricerche, delle sue proposte, delle sue esperienze e riflessioni, della sua opera di studioso e di militante.
Crediamo quindi necessario che si proceda al piu' presto alla pubblicazione (o ripubblicazione) in volume di tutti gli scritti, con metodi filologici adeguati e con adeguata contestualizzazione storica e linguistica, insomma con i necessari criteri scientifici, affinche' non solo chi lo conobbe e lo ricorda, e non solo le militanti ed i militanti del plurale movimento delle oppresse e degli oppressi in lotta per la liberazione dell'umanita', ma anche tutte le studiose e tutti gli studiosi abbiano a disposizione l'insieme della sua opera scritta.
E crediamo che l'esplorazione, lo studio, l'interpretazione e l'esposizione dell'opera teorica e documentaria, etica e politica, storiografica e memorialistica, saggistica e testimoniale di Paolo Finzi sia un compito ineludibile della comunita' delle studiose e degli studiosi, non solo delle sue compagne e dei suoi compagni di lotta e di ideale, ma proprio dell'intera cultura italiana.
Crediamo infatti che Paolo Finzi abbia dato un contributo di cospicuo valore alla cultura - non solo politica - del secondo Novecento e delle due prime decadi del secolo attuale, e che tra gli intellettuali italiani attivi in quest'ultimo mezzo secolo sia stato uno dei preminenti, un maestro segreto e generoso per molti, e per molti prezioso e ortativo un interlocutore, un instancabile impareggiabile promotore e diffusore di conoscenze e di dialogo, un suscitatore di civilta' politica e di investigazioni sia filosofiche che su tutto lo spettro delle scienze umane e sociali, la cui presenza e' stata influente ben oltre i confini di una sola tradizione di pensiero.
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Su alcuni ambiti della sua riflessione ed azione sarebbe opportuno che in particolare si concentrassero le ricerche e gli studi, e ne proponiamo di seguito a mero titolo d'esempio un elenco sia pur disordinato e lacunoso.
- La nonviolenza: era uno dei pochi in Italia che sulla nonviolenza rifletteva in modo adeguato, concreto e coerente (collegandosi anche particolarmente sia con la riflessione di Errico Malatesta, di Giusepe Pinelli, di Luce Fabbri, di altre ed altri teorici e militanti anarchici che in forme linguistiche diverse la nonviolenza come premessa, esigenza o aggiunta hanno vigorosamente tematizzato; sia con le esperienze e riflessioni dei classici movimenti nonviolenti - del movimento operaio, della cooperazione sociale, di liberazione dei popoli, antirazzisti, per i diritti civili ed umani, femministi, ecologisti - e delle figure maggiori di questa tradizione di pensiero, da Lev Tolstoj a Mohandas Gandhi, da Simone Weil a Virginia Woolf, da Martin Luther King ad Aldo Capitini, da Danilo Dolci a tutte le figure piu' vive dei movimenti femministi. E naturalmente anche a confronto con le elaborazioni fin recentissime di compagni che da pochi anni ci hanno lasciato come Alberto L'Abate e Nanni Salio, e con le ricerche promosse da "Azione nonviolenta" e dai "Quaderni satyagraha", il lavoro del Centro Studi "Sereno Regis" di Torino, e molte altre esperienze ancora.
- L'intreccio tra pensiero libertario (nel nesso con le tradizioni liberale, socialista, democratico-radicale), le concrete plurime pratiche antiautoritarie (di cui "A. Rivista anarchica" lungo mezzo secolo ha dato ricchissima documentazione e densissime testimonianze ed interpretazioni), il progetto di organizzazione sociale anarchica (ovviamente ricollegandosi a un vastissimo campo di ricerche ed esperienze, da Petr Kropotkin a Ivan Illich, da Pierre Clastres a Murray Bookchin, da Albert Camus a Colin Ward, da Margarete Buber-Neumann a Germaine Tillion, da Ginetta Sagan a Franca Ongaro Basaglia, da Luce Irigaray a Donna Haraway, ai femminismi tutti degli ultimi cinquant'anni).
- L'attitudine dialogica e maieutica e la vera e propria azione pedagogica (e qui sono palesi gli incontri e gli intrecci con tanta parte del pensiero educativo e delle pratiche pedagogiche novecentesche: da Lamberto Borghi a Guido Calogero, da Francisco Ferrer a John Dewey, dall'Mce a Summerhill, da Paulo Freire a Barbiana, da Ivan Illich a Danilo Dolci; ma anche la decisiva riflessione di Martin Buber su "Ich und Du").
- La riflessione sulla politica come pluralita', intersoggettivita', relazionalita': e pensiamo, e' evidente, in primo luogo ad una rilettura dell'opera e dell'azione di Paolo Finzi alla luce di decisive categorie di Hannah Arendt.
- Il nesso tra etica e politica (e conseguentemente tutta la serie di nessi tra personale e politico, mezzi e fini, etica dei principi ed etica della responsabilita', morale personale e morale sociale, fino alle sfide della bioetica e alla necessita' di contrastare la violenza della biopolitica (e il pensiero corre spontaneamente al lascito di Simone Weil, di Emmanuel Levinas, di Pierre Bourdieu, di Michel Foucault, di tante e tanti altri ancora).
- La riflessione su complessita' e contestualita' (in dialogo con l'epistemologia contemporanea - da Popper a Kuhn a Feyerabend - ma anche ovviamente Niklas Luhmann, e le correnti filosofiche strutturaliste, decostruzioniste, etc.).
- La critica dello sfruttamento e dell'alienazione (dalla riflessione marxiana dei Manoscritti economico-filosofici del 1844, alla grande ricognizione di Gramsci nei Quaderni del carcere, all'opera di Franco Basaglia e alla lotta contro tutte le istituzioni totali).
- Ma anche piu' radicalmente la critica del lavoro e dell'ideologia lavorista (ricordando l'opuscolo di Paul Lafargue e quella linea di riflessione sull'"otium" che va da alcuni testi di Seneca ad alcuni di Russell).
- Il lavoro sulla memoria e la storiografia (e qui sarebbero utili confronti sia di contenuto che metodologici con il lavoro di Anna Bravo, con quello di Sandro Portelli, con i "cultural studies", con tanta parte della storiografia contemporanea dalle "Annales" in poi).
- L'impegno critico sul linguaggio e sulla vita quotidiana (anche mettendo a confronto la sua riflessione con Kurt Vonnegut, Henri Lefebvre, l'esperienza situazionista, Agnes Heller...).
- La denuncia delle implicazioni totalitarie delle nuove tecnologie e delle ideologie, dei dispositivi di dominio e delle strategie di potere in esse implicite.
- L'attenzione costante alla dimensione esistenziale dell'impegno sociale e politico per la liberazione dell'umanita': il nesso tra solidarieta', accudimento, condivisione, convivialita'.
- La lotta contro il totalitarismo, il razzismo, il colonialismo, il nazionalismo, l'imperialismo (ed ovviamente in questo ambito sarebbero da mettere a confronto i suoi scritti con le opere classiche di Hannah Arendt, Elias Canetti, Tzvetan Todorov, con le grandi testimonianze dei superstiti dei lager e dei gulag...).
- Le cruciali questioni dei diritti degli animali non umani e della cura per la biosfera (valorizzando il confronto con figure come Hans Jonas, Alexander Langer, Laura Conti, Giorgio Nebbia, ovviamente Murray Bookchin, e Barry Commoner, l'ecosocialismo di James O'Connor, ed ovviamente il lavoro di Vandana Shiva; ma anche, ancora una volta, Lev Tolstoj, Mohandas Gandhi e Aldo Capitini).
- Il decisivo porsi all'ascolto e alla scuola del pensiero delle donne e del movimento di liberazione delle donne; e quindi il decisivo impegno contro la violenza maschile (che di ogni violenza e' la prima radice e il primo paradigma).
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Cosi' come sarebbe opportuno che ricerche e studi si dedicassero al suo contributo storiografico, analitico ed interpretativo su alcuni decisivi snodi otto-novecenteschi, su alcune esperienze ed alcune figure cui Paolo Finzi ha dedicato un lavoro accurato e aggettante. Ci limitiamo anche qui a un mero caotico elenco ancor piu' rastremato.
- il nocciolo duro della frattura della I Internazionale;
- il recupero e la rilettura delle parti non caduche del lascito di Proudhon e di Bakunin;
- la denuncia degli equivoci soreliani;
- la tempestiva critica luxemburghiana al leninismo;
- il fascismo nella sua dimensione italiana ed internazionale ("l'autobiografia della nazione" di cui scrisse Gobetti, ma anche "il fascismo eterno" di cui scrisse Eco);
- l'analisi del totalitarismo (Arendt, ma anche Mosse, etc.);
- la riflessione e l'azione di Andrea Caffi;
- la riflessione e l'azione di Victor Serge;
- Spagna '36-'39, la Cnt, Durruti, Berneri, Orwell;
- La Shoah e il Porrajmos;
- la Resistenza (e particolarmente il contributo anarchico, anche nel suo vivissimo intreccio con la tradizione antifascista liberalsocialista, da Carlo Rosselli e Leone Ginzburg, etc.);
- l'eta' atomica (e la riflessione di Guenther Anders, in primis);
- la strage di Stato e le persistenti pulsioni golpiste;
-  l'impegno contro la guerra, antimilitarista e disarmista;
- il razzismo e l'antisemitismo (e la riflessione di Sartre, ma anche i testi introduttivi e di sintesi di Memmi, Wieviorka, Taguieff, Siebert...);
- l'analisi e la denuncia della presenza di tratti totalitari anche nei movimenti di liberazione e nei paesi usciti dall'orrore del colonialismo;
- la difesa dei diritti umani e delle condizioni minime essenziali necessarie per la civile convivenza;
- la critica e la lotta contro le istituzioni totali e la vicinanza umana e solidarieta' concreta con le persone private della liberta';
- la riflessione sui temi della democrazia, dello stato di diritto, la specificita' delle questioni giuridiche, la distinzione tra diritto e politica (cosi' come tra morale e politica, cosi' come tra politica e pubblica amministrazione), e sarebbe opportuno un confronto con le elaborazioni di Bobbio e di Habermas, di Zolo e di Ferrajoli, ma anche di Kelsen, etc.;
- ovviamente l'intero arco della storia del movimento anarchico e del pensiero libertario, con particolar riferimento alle vicende italiane di cui fu testimone e protagonista;
- Errico Malatesta;
- Alfonso Failla;
- Giuseppe Pinelli;
- Luce Fabbri;
- la cultura e le vicende storiche delle popolazioni, delle comunita' e delle persone rom e sinte;
- la canzone d'autore e Fabrizio De Andre';
- le esperienze delle culture di denuncia, di protesta, di alternativa (dal Living Theatre a Fernanda Pivano...).
Se si sfogliano le annate di "A" si trova un autentico tesoro di esperienze e riflessioni, e Paolo Finzi di questa sorta di enciclopedia libertaria era il Diderot.
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In queste prime settimane dalla sua scomparsa ovviamente non sono ancora state pubblicate - a nostra conoscenza - ricerche approfondite che richiederanno una lunga lena; e - sempre per quanto a nostra conoscenza - le testimonianze di chi lo conosceva e apprezzava sono state fin qui scritte soprattutto nel registro degli affetti, e sotto il duro colpo del lutto.
Ma sarebbe bene che almeno le persone che meglio lo hanno conosciuto, che hanno lungamente collaborato con lui, o che hanno seguito la sua attivita' e lo svolgimento delle sue ricerche e del suo meditare, dei suoi "esperimenti di verita'" per usare la formula gandhiana, si apprestino ad intraprendere l'impegno di rammemorazione, di rimeditazione, di rilettura e di scrittura atto ad offrirne un ricordo e un ritratto piu' ampio e piu' approfondito. Il ritratto adeguato di un maestro e un compagno esemplare. Ve ne e' reale bisogno.
Ci sembra infatti ad esempio che nelle pagine culturali (quelle degli elzeviri di una volta) dei grandi quotidiani o dei settimanali a larga diffusione (ma non meramente consumistici) fin qui non siano comparsi ricordi, testimonianze e studi adeguatamente approfonditi, interpretazioni dell'opera e dell'azione che diano conto della sua viva e vivace presenza nella cultura, nella vita civile e nella lotta politica del'ultimo mezzo secolo, ed indichino percorsi di ricerca su cui indirizzare il lavoro delle studiose e degli studiosi.
Delle riviste di cultura ovviamente tutti sanno che i tempi sono assai dilatati ed e' probabile che solo alcune a settembre pubblicheranno gia' qualcosa di rilevante (pensiamo ovviamente in primo luogo ad "A" e ad altre pubblicazioni sia anarchiche che nonviolente).
Istituti di ricerca, ad esempio le Universita', potrebbero - e a nostro modesto avviso dovrebbero - avviare attivita' alla sua figura e alla sua opera dedicate (convegni, corsi e borse di studio, progetti di ricerca, assegnazione di tesi di laurea), e sara' lavoro da svolgere negli anni a venire.
E confidando che la cosa non suoni alle orecchie di taluno eretica o bizzarra, crediamo che la citta' di Milano potrebbe e dovrebbe dedicare al suo ricordo almeno una giornata di studi, ed altre iniziative ancora - anche toponomastiche -, per il tanto bene che Paolo Finzi milanese ha donato anche alla sua citta', per come con la sua opera e la sua militanza le ha dato lustro.
E vorremmo poter dare per scontato l'impegno degli istituti di cultura e delle pubblicazioni internazionali che hanno beneficiato lungo cinque decadi del lavoro di Paolo Finzi e di "A"; e crediamo siano un gran numero.
Delle esperienze militanti non occorre dire: bastera' segnalare - si parva licet componere magnis - come anche il nostro centro nonviolento viterbese lungo molti anni abbia beneficiato dell'attenzione accudente e solidale di Paolo Finzi, ed in queste settimane abbia raccolto e ridiffuso attraverso il suo notiziario telematico quotidiano i materiali in suo ricordo che e' riuscito a reperire nel web.
Non occorre una conclusione parenetica. Quando muore un amico e un compagno si usa dire che altri sorgeranno a prendere il suo posto. Sappiamo che questo e' falso e vero insieme: nessuna perosna puo' sostituirne un'altra, ma nessuna persona buona resta senza eredi che ne raccolgano la testimonianza e la lotta contro l'ingiustizia e l'oppressione, che ne proseguano l'impegno per la liberazione ed il bene comune dell'umanita'.
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Queste note, ça va sans dire, sono state stese currenti calamo senza preliminarmente andare a sfogliare le annate di "A": ma e' proprio quel lavoro di certosino spoglio archivistico che qui si suggerisce di svolgere a chi volesse intraprendere con adeguato rigore intellettuale e morale lo studio che queste righe sollecitano.
Alleghiamo in calce alcuni interventi in ricordo di Paolo Finzi apparsi nei giorni scorsi nel notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", cogliendo l'occasione per segnalare che sul medesimo foglio sono stati ripubblicati anche molti altri interventi gia' apparsi sulla stampa quotidiana, nei siti d'informazione, su pagine facebook e blog di persone cui Paolo Finzi era caro.
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Allegati
 
E' DECEDUTO PAOLO FINZI
 
Ci giunge adesso la notizia della morte di Paolo Finzi, il migliore degli amici, il migliore dei compagni.
Domani lo ricorderemo con parole meno inadeguate. Adesso la tristezza e' troppa.
 
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PER PAOLO FINZI
 
Lunedi' e' morto Paolo Finzi, da mezzo secolo anima di "A. Rivista anarchica", una rivista preziosa per ogni persona di volonta' buona, per ogni persona affamata di conoscenza ed assetata di giustizia.
Paolo Finzi era una delle voci piu' nitide e una delle figure piu' luminose del movimento anarchico e del pensiero libertario nel nostro paese.
Io credo che verra' il giorno in cui sara' riconosciuto come una delle persone piu' rilevanti della cultura e della vita civile dell'Italia degli ultimi decenni.
Era una persona buona come il pane, un'intelligenza vivacissima e acutissima, con un'attitudine dialogica profonda e accudente nell'esercizio incessante della virtu' dell'attenzione e della comprensione; era di una generosita' impareggiabile, un combattente per la liberazione dell'umanita' intransigente nel riconoscimento e nella difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani; il migliore degli amici e dei compagni.
Non sono anarchico, ma se c'era una persona al cui sentire mi sentivo vicino - e le cui esigenti domande e ragioni e fedelta' e vissuta utopia erano e sono anche le mie - era proprio Paolo Finzi. Mi dispiace di non averglielo mai detto, come mi dispiace di non avergli mai detto quanto importanti fossero anche per me la sua persona e il suo lavoro culturale e politico, quanto grandi la stima e l'affetto, l'amicizia e l'ammirazione che nutrivo per lui. Non glielo ho mai detto, ed ora e' troppo tardi. Ma penso, ma spero, che lui lo sapesse lo stesso.
Che abbia cessato di vivere e' un dolore immedicabile per chiunque lo abbia conosciuto.
Ma resta tutto il bene che ha donato.
E resta la lotta che e' stata anche la sua per la vita, la dignita', i diritti e la liberazione di tutti gli esseri umani, e per la difesa dell'intero mondo vivente. La lotta che senza di lui, ma forti del suo ricordo, dovremo continuare noi che restiamo.
 
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CON LA SCOMPARSA DI PAOLO FINZI LA NONVIOLENZA HA PERSO UN MAESTRO E UN COMPAGNO
 
Con la scomparsa di Paolo Finzi, illustre studioso, perspicuo saggista e generoso militante anarchico, la nonviolenza in cammino ha perso un maestro e un compagno.
Un maestro sapiente e accudente, capace di ascolto, di comprensione e di consiglio, di porre le giuste ineludibili domande e di donare una parola saggia e schiudente, di vedere sempre le persone oltre le idee e i fatti, di cogliere, interpretare, preservare e liberare cio' che di umano vi e' nella storia e nelle storie.
Un compagno mite e generoso, fedele alla verita', sempre disposto a soccorrere chiunque di aiuto avesse bisogno, sempre disposto a condividere il bene ed i beni, un oppositore nitido e intransigente di tutti i poteri violenti, un resistente contro tutti i fascismi comunque camuffati, una persona che salvava le vite.
Ma non solo la nonviolenza perde un maestro e un compagno: la cultura e la vita civile italiana hanno perso un intellettuale e un militante che sempre di piu' negli anni futuri sara' riconosciuto come una delle figure maggiori dell'impegno morale e civile di questi tragici e cruciali decenni.
Ma soprattutto hanno perso un fratello tutte le oppresse e tutti gli oppressi che in Paolo Finzi hanno avuto un compagno di lotte, un difensore dei diritti inerenti ad ogni persona e del bene comune, un organizzatore infaticabile, un chiarificatore delle ragioni della lotta, un educatore al vero e al giusto, alla liberta' e alla comprensione, alla misericordia che insorge contro ogni oppressione, contro ogni menzogna, contro ogni violenza.
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Paolo Finzi non e' stato soltanto un grande intellettuale libertario, un esemplare militante anarchico, e un testimone, uno studioso, uno storico, un pubblicista e un conferenziere sempre attento, sempre acuto, sempre rigoroso sotto il profilo intellettuale, morale, politico. Un umanista e un combattente per la liberazione dell'umanita' consapevole sempre del nesso che unisce i mezzi e i fini.
E' stato un punto di riferimento per persone ed esperienze assai diverse tra loro, che in lui, nel suo riflettere ed agire costantemente dialogici,  trovavano le ragioni dell'unita' sostanziale delle loro lotte e delle loro speranze.
Di "A. Rivista anarchica", la rivista di cui era fondamentale animatore, ha fatto una delle migliori riviste mensili italiane ed internazionali di politica e cultura, di ricerca teorica ed esperienziale, di riflessione etica e politica, di indagine antropologica e sociale, di documentazione e di dibattito non solo per l'area libertaria, ma per tutte le persone di volonta' buona, tutte.
Fu giovanissimo tra gli anarchici perseguitati nei giorni della strage di stato, serbo' viva memoria di Pino Pinelli e ne continuo' la lotta; scrisse libri fondamentali su illustri figure del movimento anarchico come Errico Malatesta e Alfonso Failla (padre della sua compagna Aurora), pubblico' molti studi e contribui' intensamente a promuovere una vasta e sempre piu' estesa opera storiografica sul pensiero libertario e sul movimento anarchico che costituisce una fonte e un apporto imprescindibili per l'intera storiografia contemporanea e per gli studi filosofici, politici e sociali.
Preziose fra tante altre pubblicazioni - anche multimediali - il volume sulla luminosa figura della madre Matilde Bassani Finzi partigiana, i lavori sulla cultura e i diritti del popolo rom, sull'amico Fabrizio De Andre', su altre figure ed esperienze antifasciste e libertarie.
Innumerevoli le iniziative di solidarieta' in cui fu impegnato, sempre in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, sempre opponendosi ad ogni potere oppressivo, a tutti gli abusi, ad ogni struttura che nega la liberta' e la verita' umana.
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Nel ricordo di Paolo Finzi, alla scuola di Paolo Finzi, dobbiamo proseguire nella lotta contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.
Nel ricordo di Paolo Finzi, alla scuola di Paolo Finzi, dobbiamo proseguire nella lotta in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, in difesa dell'intero mondo vivente.
Nel ricordo di Paolo Finzi, alla scuola di Paolo Finzi, dobbiamo proseguire nel contrasto a tutte le strutture che negano l'eguale dignita' e la costitutiva liberta' di tutti gli esseri umani.
Nel ricordo di Paolo Finzi, alla scuola di Paolo Finzi, dobbiamo proseguire nella solidarieta' con tutte le vittime di tutte le oppressioni, di tutte le menzogne, di tutte le violenze.
Nel ricordo di Paolo Finzi, alla scuola di Paolo Finzi, dobbiamo perseverare nella condivisione del bene e dei beni, nella costruire di una societa' di persone libere ed eguali in cui da ciascuna sia donato secondo le sue capacita' ed a ciascuna sia donato secondo i suoi bisogni.
Paolo Finzi volle e seppe essere l'umanita' come dovrebbe essere. Che l'esempio della sua intera vita ci ispiri e ci sostenga.
Possa la grata memoria dei tanti doni che ci ha lasciato temperare in questi giorni di lutto il dolore lancinante della perdita.
Alla compagna di tutta la vita Aurora, ai figli, ai familiari tutti, alle compagne e ai compagni di "A. Rivista anarchica" e delle tante altre imprese da lui promosse e condivise vada in queste ore anche la nostra affettuosa vicinanza.
 
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UN INCONTRO IN RICORDO DI PAOLO FINZI A VITERBO
 
Alcune persone amiche della nonviolenza si sono incontrate il 28 luglio 2020 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" per ricordare Paolo Finzi, l'intellettuale libertario e militante anarchico deceduto una settimana fa.
Per l'esperienza nonviolenta viterbese Paolo Finzi era fin dagli anni Settanta un amico molto ascoltato, un maestro di rigore e gentilezza, un compagno di lotte, un punto di riferimento nelle riflessioni piu' fondamentali, nelle analisi piu' complesse, nelle scelte piu' ardue.
Di seguito una sintesi delle parole dette in suo ricordo nel corso dell'incontro e allegati in calce due testi di Benito D'Ippolito apparsi nei giorni scorsi sul notiziario "La nonviolenza e' in cammino".
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Paolo Finzi e' stato un intellettuale e un militante anarchico di immensa cultura e di profonda solidarieta' che ha dedicato l'intera sua vita all'impegno comune in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, per la liberazione dei popoli e delle classi oppresse, nella cura per l'intero mondo vivente, per la civilta' come impegno e percorso comune dell'umanita' intera che alla violenza e alla menzogna si oppone per realizzare la societa' giusta in cui vivere sia per tutte e tutti un'esperienza degna, colma di senso e valore, felice.
La vicinanza umana a tutte le vittime di violenza e oppressione fu il suo atteggiamento costante, la cifra dei suoi giorni.
L'ascolto rispettoso delle altrui voci, il dubbio metodico che giova alla comprensione, la mitezza che nitida e intransigente resiste al male, la fiducia nel saper essere e voler restare umano, l'amore per l'umanita' e per la vita, erano la sostanza della sua disposizione dialogica e maieutica, del suo agire solidale e libertario.
Era un uomo integro, generoso e coraggioso, un antifascista e un amico della nonviolenza, un anarchico nel senso autentico e forte del termine: che ad ogni potere oppressivo si opponeva per affermare il diritto di ogni essere umano alla vita, alla dignita', alla solidarieta', alla condivisione del bene e dei beni, alla responsabilita' per l'altra persona e per il mondo; per affermare l'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani fondata proprio sull'infinita preziosa diversita' di ogni persona; per affermare la liberta' come sostanza dell'esistenza individuale e collettiva, come legame della societa' responsabile e solidale da inverare gia' nell'opera quotidiana, come principio e motore dello svolgimento della storia, come valore intimo e universale senza del quale non si da' ne' giustizia ne' misericordia, non si da' empatia ne' fratellanza e sororita'. La liberta' come infinito altruismo, come infinito riconoscimento di dignita', come benevolenza irraggiante e schiudente.
Suo principale strumento d'azione fu la parola sempre franca e leale, sempre lungamente meditata e sempre dialogica; la parola che nasce dall'ascolto, la parola aperta e ricettiva alla voce e all'opinione altrui; il vivo discorso che e' fatto di presenza e di condivisione, di ricerca comune della verita' che libera. E ancor piu' la viva impegnata tenace presenza dalla parte delle vittime, la condivisione della vita, delle lotte e delle speranze di tutte le oppresse e gli oppressi. Parresia e koinonia.
La sua tragica scomparsa convoca ogni persona che lo abbia conosciuto a proseguirne l'impegno morale e civile, sociale e politico, culturale ed esistenziale.
Convoca a serbarne la memoria ed a comunicarla, a fare della sua testimonianza un appello e un esempio.
Convoca a continuare ad opporsi ad ogni oppressione, ad ogni abuso, ad ogni violenza.
Contro la guerra e tutte le uccisioni.
Contro il razzismo e tutte le persecuzioni.
Contro il maschilismo e tutte le oppressioni.
Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Per la difesa dell'intero mondo vivente.
Per la condivisione fra tutte e tutti di tutto il bene e tutti i beni.
Per una societa' giusta di persone libere ed eguali in diritti, responsabili e solidali.
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Le persone amiche della nonviolenza partecipanti all'incontro viterbese hanno ancora una volta condiviso l'impegno per quattro cose da fare subito contro il razzismo, la schiavitu', l'apartheid.
1. far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro;
2. abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia;
3. abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani;
4. formare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni associazione ed istituzione democratica di premere nonviolentemente affinche' finalmente almeno nel nostro paese siano riconosciuti tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.
Chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni associazione ed istituzione democratica di insorgere nonviolentemente in difesa della legalita' che salva le vite; in difesa della democrazia che ogni essere umano riconosce e rispetta e conforta e sostiene; in difesa della Costituzione antifascista che nessun essere umano abbandona tra gli artigli della violenza, dell'ingiustizia, della sofferenza e della morte; in difesa di ogni essere umano e dell'umanita' tutta.
Tutte e tutti siamo esseri umani in cammino. Tutte e tutti abbiamo bisogno di aiuto. Tutte e tutti siamo esposti al male e alla morte. Tutte e tutti possiamo e dobbiamo recarci reciproco aiuto.
Sconfiggere il male facendo il bene.
Abolire la violenza con la forza della nonviolenza.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.
*
Allegato primo: Benito D'Ippolito: Un ricordo di Paolo Finzi
 
I.
 
Trovo nella cassetta delle lettere
l'ultimo numero di "A. Rivista anarchica"
nell'ultima rubrica dell'ultima pagina
leggo dell'ultimo dono di Aurora e Paolo insieme.
 
Paolo e' morto lunedi'.
Non e' giusto che le persone muoiano.
Nessuno dovrebbe mai morire.
 
II.
 
Per me avra' sempre l'aspetto di quando
forse quarant'anni fa Paolo ed Aurora
vennero a trovarmi nella citta' da cui non esco mai
erano giovani e belli
per me avra' sempre quel volto.
 
III.
 
Lo so che se una persona buona
decide di lasciarci
ha meditato a lungo la sua scelta.
Eppure tutte le persone buone che ho conosciuto
che quella decisione hanno preso
come vorrei avere potuto trattenerle.
 
Il buio del mondo si fa sempre piu' buio
ci manca la loro luce.
 
IV.
 
Fedele alle vittime
intransigente nel vero e nel giusto
volle essere quello che condivide il pane
che si oppone a tutte le violenze
a tutte le menzogne e le oppressioni.
 
V.
 
Leggo gia' sulla stampa in poche ore come si cristallizza lo stereotipo
il giornalista anarchico amico di De Andre'.
 
Ma Socrate fu solo l'ateniese maestro di Platone?
Diderot fu soltanto
quel tale dei famosi illuministi
che si ricorda di solito per terzo?
Primo Levi nient'altro che uno
che era tornato dall'inferno
che poi scrisse certi libri che se ne legge qualche pezzo a scuola?
 
VI.
 
Conosco quella stanchezza e quella solitudine
e la pena di sentire che non si fa mai abbastanza per le persone che amiamo
e che la nostra lotta sovente piu' dolori che gioie alle persone piu' vicine arreca.
 
E che il mondo delle cose fluttuanti e della gabbia di ferro
incessante smentisce e divora e distrugge
i pochi buoni frutti della fatica nostra.
 
VII.
 
So perche' chi decide di morire va a farlo in un posto lontano
so che anche questo e' un gesto d'amore.
 
Ma lessi una volta un argomento conclusivo
che si oppone alla scelta che estingue la vita
e avrei voluto poterlo dire a Paolo
ad Alex alle altre persone che ho perso con cui camminavo.
Lo trovai nella Nuova Eloisa
finche' puoi fare ancora del bene
non rinunciare alla vita.
 
VIII.
 
Non posso capirlo non posso accettarlo
che un compagno ci lasci per sempre
in questa notte di strida e di tenebre
sotto questo diluvio di schegge di vetro
in questo deserto di ruggine e sale
che per sempre ci lasci un compagno
non posso accettarlo non posso capirlo.
 
IX.
 
E' morto lunedi'
e' gia' venerdi' e ancora non riesco
a crederci.
 
So che dovrei concludere dicendo
che resta di lui cio' che non muore
che dovremo essere degni
dei doni che ha lasciato e dell'esempio
che dovremo continuare la lotta
anche per lui.
 
So che dovrei concludere pensando a chi resta
con parole che diano forza e speranza
che dovrei dire della gratitudine che non si estingue
e dell'impegno che continua.
 
Lo so ma adesso non ci riesco
adesso penso solo che sono piu' solo
che sono troppo stanco
che non doveva morire.
 
Lasciatemi respirare ancora un minuto
poi tentero'.
 
X.
 
Compagne e compagni, il nostro compagno
Paolo Finzi ci ha lasciato
ma non ci ha solo lasciato
ci ha anche lasciato la sua testimonianza
ci ha lasciato le cose che ha fatto e che ha detto e che ha pensato
ci ha lasciato il compito grande
di opporci ancora e sempre ad ogni oppressione
il compito grande di continuare la lotta
per la liberazione dell'umanita' intera
dell'intero mondo vivente.
 
Compagne e compagni,
che possa aver pensato nell'ultima sua ora
che non ci saremmo arresi
che avremmo continuato
portandolo con noi nel cuore e nel futuro.
 
Compagne e compagni,
che quel suo pensiero
che il senso dell'impegno di tutta la sua vita
noi si sappia inverarlo.
 
Anche nel suo ricordo e sul suo esempio
continua la lotta per la giustizia la liberta' la misericordia
che ogni essere umano riconosce e raggiunge e sostiene.
 
Anche nel grato suo ricordo e sul suo esempio
continua solidale il cammino dell'umanita'
verso la pace la liberazione
la condivisione fra tutte e tutti
di tutti i beni di tutto il bene.
 
*
 
Allegato secondo: Benito D'Ippolito: Nosco
 
I.
 
Io so chi finanzia i gestori del grande lager libico coi soldi dei contribuenti italiani
io so chi e' "magna pars" del sistema che organizza ed esegue la strage degli innocenti nel Mediterraneo
io so come i poteri dominanti nel nostro paese e nel nostro continente
costruiscono a tavolino l'odio verso i superstiti
colpevoli di non essere morti colpevoli di essere persone
preparano eseguono i pogrom
strappano mangiano i cuori delle vittime.
 
Io vedo l'ordine hitleriano
dai governi europei resuscitato
io vedo la complicita' di massa
di chi non insorge nonviolentemente
per far cessare lo sterminio dei migranti
io vedo l'orrore sistematico istituzionale capillare
del regime razzista della schiavitu' delle persecuzioni dell'apartheid
dei lager e dei naufragi voluti dai governi europei
nel complice silenzio della popolazione europea
divisa tra vittime terrorizzate
e volenterosi carnefici ansiosi di iscriversi al partito nazista.
 
II.
 
Basterebbe decidere che a tutti gli esseri umani fosse riconosciuto
lo stesso diritto riconosciuto agli europei di muoversi liberamente nel mondo
con mezzi di trasporto legali e sicuri
e le mafie schiaviste dei trafficanti sarebbero annientate
e i lager in Libia sparirebbero
e la strage degli innocenti nel Mediterraneo cesserebbe.
 
Basterebbe riconoscere che siamo
una sola umanita'
in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
 
Basterebbe ricordarsi di quel conclusivo monito
di Albert Einstein e di Bertrand Russell
e ricordarci tutte e tutti della nostra umanita'.
 
III.
 
Delle barricate e' l'ora
di liberare gli schiavi e soccorrere i naufraghi
di colmare le piazze e cacciare i razzisti dal governo e dal parlamento
di tornare al rispetto della legalita' che salva le vite
di tornare al rispetto della Costituzione repubblicana
di tornare al rispetto dei martiri della Resistenza
di tornare al rispetto delle nostre stesse anime.
 
Dell'insurrezione nonviolenta e' l'ora
per riaffermare l'umanita' dell'umanita'
che salvare le vite e' il primo dovere
che vivere insieme in pace e rispetto
in mutuo soccorso reciproca responsabilita'
e condivisione fra tutte e tutti del bene e dei beni
e' il primo diritto.
 
Ogni vittima ha il volto di Abele
ogni essere umano ha diritto alla vita alla dignita' alla solidarieta'
soccorrere accogliere assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
 
IV.
 
Non attendere che altri faccia la cosa giusta
falla tu adesso la cosa giusta
non aspettare che altri chieda aiuto
recalo adesso tu l'aiuto necessario
non esitare a compiere l'azione buona che salva le vite
non indugiare a contrastare il male che perseguita e uccide
insorgi tu per sconfiggere la violenza
sii tu l'umanita' come dovrebbe essere
sii tu l'erede della Rosa rossa e della Rosa bianca
sii tu a proseguire la lotta di Gandhi di King di Mandela
di Hannah Arendt di Simone Weil di Virginia Woolf
di Berta Caceres di Marielle Franco d'Isabel Cabanillas
delle innumerevoli donne che insorgono contro la violenza
e degli uomini che si pongono alla loro scuola
per far cessare quest'orgia di sangue
per far cessare questo putrescente immane banchetto di carne umana.
 
Sii tu a proseguire la lotta nonviolenta per la liberazione dell'umanita'
di Danilo e di Hedi di Piero e di Nanni di Alberto e di Alex
e di Renato e d'innumerevoli altre ed altri.
 
Sii tu a proseguire la lotta
di Paolo Finzi che anche lui ci ha lasciato
ed io non so come colmare questo vuoto.
 
*
 
RICORDANDO ALEX LANGER E PAOLO FINZI, COSTRUTTORI DI PONTI, COMBATTENTI NONVIOLENTI PER LA LIBERAZIONE DELL'UMANITA'
 
A distanza di tanti anni l'una dall'altra due persone valorose, che per noi sono stati anche due amici molto cari, oltre che maestri e compagni di lotte, ci hanno lasciato nel piu' tragico dei modi, ponendo volontariamente fine ai propri giorni.
Il 3 luglio del 1995 Alex Langer, nella campagna fiorentina; era nato nel 1946.
Il 20 luglio 2020 Paolo Finzi, lungo la linea ferroviaria nei pressi di Forli'; era nato nel 1951.
Non sono le sole persone della cui generosa vicinanza e benevolenza abbiamo avuto la fortuna e il privilegio di fruire che hanno cessato di vivere con un gesto volontario, che anch'esso ci interpella nel profondo, come nel profondo le loro vite, le loro esperienze e riflessioni, ci hanno interpellato e vieppiu' persuaso all'impegno comune per il bene comune dell'umanita'.
Ma in Alex e in Paolo vi erano alcune qualita' comuni che sempre ci hanno commosso: la mitezza che ascolta e comprende ed accoglie e lenisce il dolore e umanizza la vita, la virtu' dialogica e maieutica, l'essere costruttori di ponti tra diversi, l'essere combattenti nonviolenti per la liberazione dell'umanita', il loro urgente incessante assoluto schierarsi dalla parte delle vittime e contro tutti i poteri oppressivi.
Persone cosi' e' naturale che vivano nel conflitto, che sperimentino quotidianamente l'incomprensione, lo scacco, l'angoscia, e non di rado la persecuzione; che agiscano in contesti critici, nel vivo delle lotte, tra le contraddizioni piu' laceranti; e che sperimentino i limiti piu' dolorosi, le prove piu' incerte; e che nei loro esperimenti di verita', nel loro operare per la condivisione del bene e dei beni, debbano incontrare sovente la banalita' del male e il male radicale che sono una stessa cosa.
Eppure sono persone entusiaste della vita, della bellezza del mondo, sempre pronte ad andare dove vengono chiamate, sia per prendere parte a una lotta, sia per partecipare a un incontro di convivialita' nel senso forte che Ivan Illich attribuiva a questa parola, sia per recare una testimonianza, una parola saggia e sapiente, o la memoria di ferite che non si rimarginano.
E nel loro andare, nel loro tessere relazioni e confortare animi, chiarire situazioni ed esortare al vero e al giusto e al bene, nel loro ricordare, nel loro condividere, nel loro lottare, sempre portano la luce dell'ironia (soprattutto dell'autoironia) e della pazienza; ma un'ironia che non e' mai ne' futile ne' gratuita; e una pazienza che non e' mai corriva o rassegnata; no, la loro era l'attitudine di quel verso di Franco Fortini: "ironia che resiste, e contesa che dura".
*
Poi, naturalmente, c'erano anche le differenze, e tutto cio' che connota l'esistenza di un essere umano che non si svolge mai "in vitro" ma sempre tra i turbini e le lacerazioni, tra i limiti e le contraddizioni, nelle scelte impegnative e nelle decisioni irreversibili da prendere sempre senza il tempo necessario, da prendere sempre sotto la pressione degli eventi, da prendere sempre nella coscienza della complessita' delle situazioni, tra le perplessita' e le incertezze, e sovente senza la possibilita' di avvalersi del vecchio principio di precauzione, perche' la violenza, la menzogna e la barbarie dei poteri oppressivi, schiavisti e sterministi sempre preme ed e' sul punto di dilagare, e allora qui e adesso tu, proprio tu devi opporti, tu, proprio tu, devi essere l'argine. Cosciente di correre il rischio che quella pressione, quel peso insostenibile, quella macchina divoratrice, quel vuoto orrore affamato di vite umane, ti spezzi, ti spazzi via, e la tua azione resistente, la tua azione misericorde, la tua azione generosa e doverosa sia stata vana.
Alex Langer era cresciuto in un ambiente multietnico e multiculturale tra vivi attriti e vivi incroci, cattolico come don Milani, militante della nuova sinistra nel decennio fiammeggiante e corrusco, aggettante e tragico, a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e la fine degli anni Settanta, fu poi tra i fondatori del movimento dei Verdi, e tenne insieme le ragioni della liberazione dell'umanita', della difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, della convivenza e della condivisione del bene e dei beni, della difesa della natura, negli ultimi anni della sua vita lottando con tutte le sue forze contro i poteri totalitari e genocidi che menavano strage nel cuore d'Europa nell'indifferenza generale.
Paolo Finzi, figlio di resistenti antifascisti, giunto giovanissimo all'ideale anarchico, compagno di lotta di Pino Pinelli, fu il piu' giovane degli anarchici perseguitati dopo la strage di piazza Fontana; fondo' ed e' stato lungo cinque decadi lo "spiritus rector" di "A. Rivista anarchica", che e' una delle piu' belle riviste di politica e cultura che esistono in Italia; impegnato in tutte le riflessioni e ricerche libertarie, in tutte le lotte anarchiche e nonviolente, ha scritto libri (e poi anche altre pubblicazioni multimediali) su due figure luminose dell'anarchia: Errico Malatesta e Alfonso Failla, sulla Resistenza di Matilde Bassani Finzi sua madre; sul popolo rom e sul suo sterminio da parte dei nazisti; su Fabrizio De Andre' di cui fu amico ed esegeta; e sia su "A" sia in dossier e altri testi specifici molto ha scritto sul contributo anarchico alla Resistenza, su Pino Pinelli e sulla strage di Stato, su molti temi e molte figure che insieme costituiscono una costellazione di studi e ricerche di vastita' e profondita' tali da meravigliare chi non immagina che si possa essere insieme uno strenuo militante nel vivo delle lotte ed uno studioso e un suscitatore di studi cosi' aperto, ad un tempo rigoroso e poliedrico, capace di dare sensibile ascolto - e restituire fedele rappresentazione ed aggettante interpretazione - ad ogni esperienza e riflessione che arricchisse la teoria e le pratiche libertarie, solidali, di difesa nitida e intransigente - e di comprensione accurata e accudente - della dignita' umana e del mondo vivente.
*
L'ecologista per antonomasia Alex Langer e l'anarchico per antonomasia Paolo Finzi.
Ma abbiamo la convinzione che certi epiteti stereotipati non rendessero loro piena giustizia.
L'ecologia integrale (equosolidale, sociale e nonviolenta) di Alex, e l'anarchia integrale (di opposizione a tutti gli stati, a tutte le chiese, a tutti i poteri) di Paolo, non configurano due universi di discorso separati ed incomunicabili, ma al contrario sono esperienze fortemente intrecciate, costantemente aperte e reciprocamente attrattive, come tutte le esperienze e riflessioni femministe, ecologiste, socialiste, libertarie, antispeciste, nonviolente, che tutte convergono in una speranza e prospettiva di umanesimo integrale, di liberazione comune, di convivenza solidale, di relazione universalmente rispettosa e accudente fra tutti gli esseri umani, e fra gli esseri umani e gli altri esseri viventi e l'intero mondo vivente.
Noi crediamo che molte differenze tra le persone, i movimenti, le organizzazioni e finanche le istituzioni orientate in modo rigoroso alla resistenza contro ogni oppressione, alla condivisione di tutto il bene e di tutti i beni, alla liberazione dell'umanita', alla difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e alla difesa e all'accudimento della biosfera, siano piu' di linguaggio che di sostanza: e che figure come quella di Alexander Langer e quella di Paolo Finzi siano illuminante testimonianza di questa profonda unita' d'intenti e di orientamento verso il bene comune che unisce i soggetti individuali e collettivi che sull'umana esistenza ragionano con visione non offuscata, con non alienata coscienza, con viva empatia e nitida intellezione. Come ci hanno insegnato Simone Weil e Hannah Arendt, Rosa Luxemburg e Virginia Woolf.
Capita raramente tra gli uomini: cosi' forte e' il peso e lo stigma di millenni di tradizione oppressiva maschilista e patriarcale; solo il pensiero delle donne, il movimento di liberazione delle donne costituiscono la corrente calda e il massimo inveramento storico della nonviolenza in cammino, di tutte le esperienze e riflessioni intese a promuovere la liberazione dell'umanita' e la salvezza dell'intero mondo vivente.
Tra i non molti uomini postisi concretamente, esistenzialmente, empaticamente alla scuola del pensiero e delle lotte delle donne Alex e Paolo sono stati un esempio e un appello.
Nel loro sentire ed agire non li guastava la presunzione ne' il rancore, che pure offuscano tante persone dotate di buone qualita'; preferivano subire ingiurie anziche' commettere torti; e sceglievano comunque di opporsi sempre ad ogni abuso, ad ogni oppressione, ad ogni iniquita', sceglievano comunque di essere sempre realmente, pienamente solidali con le vittime, con tutte le vittime. Erano parte del movimento delle oppresse e degli oppressi, sapevano di avere un ruolo anche - per cosi' dire - pedagogico, ma della loro autorevolezza intellettuale e morale non abusarono mai per imporre un'autorita' personale, ne' per ottenere privilegi o gratificazioni.
*
Chi materialmente scrive queste righe, che ha cercato di vivere secondo quel consiglio di Epicuro ("lathe biosas") pur avendo dedicato - nei limiti delle sue capacita' e possibilita' - alla lotta politica contro l'oppressione e l'ingiustizia l'intera vita, tante volte resto' sorpreso ricevendo da entrambi un'affettuosa, generosa attenzione (visite e abbracci, lettere e telefonate, pubblicazioni in dono, inviti a prendere parte a iniziative); e sentiva che uguale attenzione sapevano riservare a tutte le persone che avevano incrociato lungo i sentieri delle loro vite; persone che ricordavano una per una e che tenevano insieme in una trama relazionale che prefigurava l'internazionale futura umanita', la civile convivenza, la societa' universale in cui da ciascuno sia donato secondo le sue capacita' e a ciascuno sia donato secondo i suoi bisogni: il sogno e il programma della prima Internazionale allo stato nascente, e di ogni autentico movimento di liberazione, di ogni persona che si ferma a pensare e nella sua mente, nel suo cuore, riscopre la regola aurea di ogni morale decente: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te; sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
Li ricordiamo quindi come si deve ricordare ogni persona, e massime le persone amate: per l'insieme della vita (in cui, certo, c'e' anche il momento della morte, ma che quel momento non fagociti e non annichilisca il senso e il valore dell'intero cammino percorso e degli ideali affermati e vissuti fino all'estremo), per quanto di buono hanno saputo donare, per l'esempio e le seminagioni e le sementi che lasciano.
Ricordandoli cosi', Alex Langer e Paolo Finzi, ci esortano ancora alla lotta nonviolenta per la liberazione comune e per l'accudimento dell'intero mondo vivente; ci esortano ancora ad opporci al fascismo ed a tutti i poteri oppressivi.
Tessitori di pace, intransigenti difensori dei diritti umani di tutti gli esseri umani - il diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta', a una sobria felicita', alla condivisione del bene e dei beni -; persuasi della nonviolenza concretamente agita nel conflitto necessario; li ricordiamo e li salutiamo ancora una volta con gratitudine che non si estingue. Ed ai loro familiari ed amici e compagni una volta ancora attestiamo la nostra vicinanza.
*
Ed e' anche nel ricordo della loro lotta, del loro esempio, del loro lascito, naturalmente senza la pretesa di interpretarli e di rappresentarli e sapendo che su alcune nostre proposte di riflessione e d'iniziativa potevano ovviamente avere opinioni diverse e fin opposte, che ancora una volta riproponiamo ad ogni persona di volonta' buona quattro impegni su cui da anni - da decenni - veniamo insistendo:
1. riconoscere a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro, ove necessario mettendo a disposizione adeguati mezzi di trasporto pubblici e gratuiti; e' l'unico modo per far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani;
2. abolire la schiavitu' e l'apartheid in Italia; riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto": un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia;
3. abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese; si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani;
4. formare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza; poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Abolire le guerre e le armi, abolire ogni struttura oppressiva, abolire ogni schiavitu', riconoscere l'umanita' di ogni essere umano.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la liberazione dell'umanita' e la salvezza dell'intero mondo vivente.
La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' il cammino dell'umanita' verso l'universale solidarieta'.
 
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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 423 del 20 gennaio 2021
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