[Nonviolenza] Archivi. 416



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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXII)
Numero 416 del 13 gennaio 2021
 
In questo numero:
1. Alcuni testi del mese di luglio 2020 (parte nona)
2. Omero Dellistorti: Angeli
3. Omero Dellistorti: Nomen omen
4. Omero Dellistorti: Dal meccanico
5. Omero Dellistorti: Un accompagnatore
6. In memoria di John Lewis
7. Ricordando Agnes Heller nel primo anniversario della morte
 
1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI LUGLIO 2020 (PARTE NONA)
 
Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di luglio 2020.
 
2. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: ANGELI
 
E quelle sarebbero intelligenze purissime?
E starebbero a svolazzare tutto il giorno con la chitarrella o lo spadone in mano, se fossero intelligenze purissime?
*
E quello sarebbe l'esercito e il coro di Domineddio? E chi si credono di essere, gli alpini? L'Armata rossa?
Vorrei proprio vederli sul Don, con le alucce di pollo congelate.
*
Si fa presto a dire angeli, ma poi quando vai a guardare non sono mica quelle gran bellezze che dicono tutti. Adesso poi che c'e' la chirurgia estetica, e che ci vuole a metter su un bel musetto, un bel visin ciribiribin?
E i vestiti? Non c'e' una sartoria, una boutique in Paradiso? Ancora si vestono con le lenzuola come nei film di antichi romani. E andiamo, cerchiamo di non essere ridicoli.
*
A me tutte 'ste storie di teologia mi sono sempre sembrate tutte buffonate, ma le piu' buffonate di tutte sono 'ste storie di angeli, ve lo dico io e date retta a uno stupido che pero' sulle cose ci ragiona con la testa sua e non faccio per dire ma ho visto la mia parte di mondo.
Gli angeli custodi che stanno giorno e notte li' a fare i guardoni e la spia, i santi vergini e martiri che fanno i miracoli e piangono lacrime di sangue come i tisici lo sputano, i profeti che se erano davvero profeti invece di finire in galera facevano tredici tutte le settimane e adesso stavano a godersi la vita a Ibiza o ai Caraibi; ma per favore, ma facciamo le persone serie, la gente civile, qui siamo nel Duemila, adesso basta con tutte 'ste fandonie, 'ste panzane da Corriere dei piccoli. Ancora con gli angeli, ma dico, e potevamo vincere la guerra? Gli angeli, oh gesummaria, nel nuovo millennio ancora con queste superstizioni che gli stranieri ci ridono dietro. E basta, no?
I diavoli invece, quelli si'.
 
3. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: NOMEN OMEN
 
Adesso gia' era una bella fregatura fare Dissolvi di cognome. No, non dite niente, l'ho gia' sentita cento miliardi di volte.
Ma io non lo so che gli frullava nella zuccaccia sua vuota al padre mio quando mi diede pure 'sto nome di Cupio, che e' un nome che neppure esisteva prima che lo dessero a me.
Una volta gliel'ho chiesto perche', ma lui mi disse che non se lo ricordava piu'. Ma era sempre ubriaco, cosi' non ci potevi mai fare conto su quello che diceva.
A mia madre non gliel'ho mai potuto chiedere perche' e' morta giovane, di parto. Il mio parto.
Comunque da ragazzino non ci facevo neppure caso, e' crescendo che ho pensato che doveva averci un significato se mi avevano dato 'sto nome.
Qui adesso devo fare una parentesi, perche' magari voi che ne sapete, allora ve lo spiego io: "Cupio Dissolvi" ci ha un significato. Sissignore, un significato. E' latino, e vuole dire uno che ci ha voglia di morire.
Adesso l'avete capito perche' fo il mestiere che fo?
 
4. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: DAL MECCANICO
 
- La verita'? Non ne vale la pena.
- Come sarebbe che non ne vale la pena?
- Non ne vale la pena, e' da buttare.
- Da buttare?
- Allo sfascio. Lo dico contro il mio interesse, eh, io le riparo le macchine.
- E questa non si puo' riparare?
- E che vuole riparare? La nevralgia del trigemino non c'e' niente da fare, se la deve tenere.
- Se e' per questo ci sono abituato.
- E i denti, li ha visti i denti?
- Quelli che restano.
- Appunto. E perdera' anche questi, lo sa, no?
- Almeno smetteranno di dolere.
- E non se ne e' accorto che il dolore resta anche quando il dente non c'e' piu'? Ma lei, scusi se glielo dico, lei dorme in piedi.
- Magari ci riuscissi, il fatto e' che non dormo neppure sdraiato, con tutte le ossa che mi fanno male.
- Infatti, non se ne accorge che e' tutto arrugginito? Me lo ha detto lei quali contorsioni deve fare per allacciarsi le scarpe, e non dico altro per discrezione, ma si capisce, si capisce che se uno non ce la fa piu' ad arrivare ad allacciarsi le scarpe...
- No, un momento, con grande sforzo pero' ci riesco.
- Con grande sforzo, infatti. E non le chiedo come fa a tagliarsi le unghie dei piedi, non glielo chiedo.
- Grazie.
- E il tremore?
- Come, prego?
- Il tremore, il tremore, non se ne accorge?
- Si' che me ne accorgo.
- Non riesce neppure a mettere una firma leggibile non riesce.
- Questo no, e' che ho sempre scritto male.
- E scommetto che ogni volta che si versa il caffe' meta' va nella tazzina e meta' sul tavolino.
- E lei che ne sa?
- E che ci vuole a capirlo? Ha una coordinazione oculo-manuale da marionetta, scommetto che una volta su due che prova ad afferrare qualcosa, quella le sfugge, le casca da tutte le parti, sembra una di quelle comiche, se le ricorda?
- Si' che me le ricordo. Erano belle le vecchie comiche.
- E l'equilibrio.
- Gia', l'equilibrio, insomma, un po' periclitante.
- E la memoria?
- Direi abbastanza bene, grazie.
- Bene bene?
- Insomma, nell'insieme direi di si'.
- Lo dice perche' ci sono io, ma se fosse solo direbbe un'altra cosa, e' vero?
- Non so, da soli si pensano tante di quelle cose.
- E' vero, per questo facciamo finta di essere in due, no?
- Eh si'.
- Comunque il mio parere gliel'ho detto: la macchina e' da buttare. E via.
- E via.
- E via.
- A dirla cosi' sembra facile.
- E' facile, dipende solo da lei.
- Ma, come posso dire, e' che ci sono affezionato.
- Non e' vero.
- Si' che e' vero.
- Non e' vero, se ci era affezionato se ne prendeva cura, no?
- Forse a modo mio l'ho fatto.
- Ma non dica corbellerie.
- D'accordo, non me ne sono preso cura.
- E questo e' il risultato. Fine della partita.
- Che brutta espressione.
- Non ci sono espressioni belle per dire quello che stiamo dicendo.
- E le persone a cui voglio bene?
- Ce ne sono?
- Penso di si', che diamine.
- Che diamine, se voleva loro il bene che dice, avrebbe dovuto dimostrarlo quando era in tempo, no?
- Avrei dovuto.
- E invece.
- E invece.
*
- E quindi?
- E quindi cosa?
- Non c'e' altro da fare?
- Direi di no.
- Magari qualche riparazione qua e la', giusto per tirare avanti ancora un po'.
- E a che servirebbe? Lo dico nel suo interesse, e' da buttare e basta.
- Va bene, grazie comunque.
- Di niente, mi dispiace di non aver potuto esserle utile.
- Dispiace anche a me. Quanto le devo per il disturbo?
- Niente, niente, che vuole che sia.
- Insisto, la prego.
- Va bene, allora mi dia cinquanta euro e le faccio subito la fattura.
- Grazie.
- Grazie a lei.
 
5. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: UN ACCOMPAGNATORE
 
L'agenzia per cui lavoro? Un nome grosso, ma abbiamo un accordo di riservatezza. Tanto, se vi serve, la trovate da soli. Poi, oggi, con internet...
Il servizio? E' costoso, ma efficiente. Per questo e' costoso, perche' e' efficiente. L'efficienza e' tutto.
E' semplice: voi dovete solo dire il soggetto e versare l'anticipo. Al resto pensiamo noi, in tempi ragionevoli, con la strumentazione adatta. Dopo versate il saldo ed e' tutto fatto.
Come ho cominciato? E' riservato.
Quanti lavori? Un buon numero. Tutti portati a termine.
No, non e' stressante, e' solo un lavoro. Se la preparazione e' accurata, che la preparazione deve essere accurata, poi e' un attimo. Non c'e' neppure il tempo di starci a pensare poi, che bisogna sbrigarsi a sparire che e' quella la parte che richiede tempestivita' e concentrazione, ma quando tutto e' preparato bene, che problema c'e'? Poi e' fatta, chi ci pensa piu'?
I contatti, i pagamenti, tutto su internet. Nessuno vede mai nessuno. A parte la persona da accompagnare, e' chiaro.
Perche' ve ne parlo? Perche' mi piace fare due chiacchiere con chi accompagno. Eh, si'.
 
6. IN MEMORIA DI JOHN LEWIS
 
Due giorni fa ci ha lasciato anche John Lewis, che e' stato una delle guide del movimento nonviolento per i diritti civili negli anni piu' duri e incandescenti della lotta contro il razzismo e il fascismo americano; era uno degli ultimi ancora viventi dei principali organizzatori delle lotte nonviolente che culminarono nella "marcia per il lavoro e la liberta'" che si concluse dinanzi al Lincoln Memorial a Washington il 28 agosto 1963 quando Martin Luther King pronuncio' l'indimenticabile discorso "I have a dream".
Ci manchera' la sua voce, la sua presenza.
Ne avremmo bisogno soprattutto oggi e qui: mentre in Italia da anni il razzismo, la schiavitu', la segregazione, i campi di concentramento, l'apartheid stanno dilagando per responsabilita' primaria di governi razzisti che hanno violato la Costituzione, il diritto internazionale, lo stesso sentimento di umanita', fino al culmine dell'orrore dei cosiddetti "decreti sicurezza della razza" imposti dal governo Conte-Di Maio-Salvini, fino all'abominio di cercar di impedire che siano soccorsi i naufraghi, fino alla mostruosita' di continuare a sostenere i responsabili dei lager libici.
Grida il sangue delle vittime.
Anche nel ricordo di John Lewis ripetiamo che occorre qui e adesso insorgere nonviolentemente contro il razzismo e la schiavitu', contro la segregazione, contro l'apartheid, contro la strage degli innocenti.
Anche nel ricordo di John Lewis ripetiamo che occorre qui e adesso insorgere nonviolentemente per salvare tutte le vite, e per la difesa nitida e intransigente della Costituzione della Repubblica italiana democratica ed antifascista, del diritto internazionale, dei diritti umani di tuti gli esseri umani.
Anche nel ricordo di John Lewis riproponiamo ancora una volta quattro cose da fare qui e adesso contro il razzismo, la schiavitu', l'apartheid:
1. far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro;
2. abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia;
3. abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani;
4. formare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni associazione ed istituzione democratica di insorgere nonviolentemente affinche' finalmente almeno nel nostro paese siano riconosciuti tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.
Chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni associazione ed istituzione democratica di insorgere nonviolentemente in difesa della legalita' che salva le vite; in difesa della democrazia che ogni essere umano riconosce e rispetta e conforta e sostiene; in difesa della Costituzione antifascista che nessun essere umano abbandona tra gli artigli della violenza, dell'ingiustizia, della sofferenza e della morte; in difesa di ogni essere umano e dell'umanita' tutta.
Tutte e tutti siamo esseri umani in cammino. Tutte e tutti abbiamo bisogno di aiuto. Tutte e tutti siamo esposti al male e alla morte. Tutte e tutti possiamo e dobbiamo recarci reciproco aiuto.
Sconfiggere il male facendo il bene.
Abolire la violenza con la forza della nonviolenza.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
Ed anche per ricordare John Lewis, e i nostri doveri attuali, in calce a queste righe alleghiamo la trascrizione del discorso tenuto da Martin Luther King al termine della marcia di Washington del 1963.
* * *
Allegato: Martin Luther King: "Io ho un sogno". Il discorso del 28 agosto 1963 a Washington
[Riproponiamo ancora una volta il seguente discorso estratto dall'antologia di scritti e discorsi di Martin Luther King curata dall'indimenticabile amico Fulvio Cesare Manara, Memoria di un volto: Martin Luther King, Dipartimento per l'educazione alla nonviolenza delle Acli di Bergamo, Bergamo 2002, che reca traduzioni di discorsi e scritti del grande maestro della nonviolenza. Il testo seguente e' quello dell'indimenticabile discorso tenuto alla marcia a Washington per l'occupazione e la liberta', Washington, 28 agosto 1963; la traduzione (di Tania Gargiulo) e' ripresa da Martin Luther King, "I have a dream", Mondadori, Milano 2000, 2001, pp. 226-230. Cosi' Martin Luther King descrisse la circostanza: "Cominciai a parlare leggendo il mio discorso, e fino a un certo punto continuai a leggere. Quel giorno sentivo nell'uditorio una rispondenza straordinaria, e tutt'a un tratto mi venne in mente questa cosa. Nel giugno precedente, dopo essermi unito a un tranquillo raduno di migliaia di persone nelle strade del centro di Detroit, nel Michigan, avevo tenuto un discorso nella Cobo Hall, in cui mi ero servito dell'espressione 'io ho un sogno'. L'avevo gia' usata piu' volte nel passato, e semplicemente mi venne fatto di usarla anche a Washington. Non so perche': prima di pronunciare il discorso non ci avevo pensato affatto. Dissi la frase, e da quel momento in poi lasciai del tutto da parte il manoscritto e non lo ripresi piu'".
Martin Luther King, nato ad Atlanta in Georgia nel 1929, laureatosi all'Universita' di Boston nel 1954 con una tesi sul teologo Paul Tillich, lo stesso anno si stabilisce, come pastore battista, a Montgomery nell'Alabama. Dal 1955 (e' il primo dicembre quando Rosa Parks da' inizio alla lotta contro la segregazione sui mezzi di trasporto) guida la lotta nonviolenta contro la discriminazione razziale, intervenendo in varie parti degli Usa. Premio Nobel per la pace nel 1964, piu' volte oggetto di attentati e repressione, muore assassinato nel 1968. Opere di Martin Luther King: tra i testi piu' noti: La forza di amare, Sei, Torino 1967, 1994 (edizione italiana curata da Ernesto Balducci); Lettera dal carcere di Birmingham - Pellegrinaggio alla nonviolenza, Movimento Nonviolento, Verona 1993; L'"altro" Martin Luther King, Claudiana, Torino 1993 (antologia a cura di Paolo Naso); "I have a dream", Mondadori, Milano 2001; Il sogno della nonviolenza. Pensieri, Feltrinelli, Milano 2006; cfr. anche: Marcia verso la liberta', Ando', Palermo 1968; Lettera dal carcere, La Locusta, Vicenza 1968; Il fronte della coscienza, Sei, Torino 1968; Perche' non possiamo aspettare, Ando', Palermo 1970; Dove stiamo andando, verso il caos o la comunita'?, Sei, Torino 1970. Presso la University of California Press e' in via di pubblicazione l'intera raccolta degli scritti di Martin Luther King, a cura di Clayborne Carson (che lavora alla Stanford University). Sono usciti sinora sei volumi (di quattordici previsti): 1. Called to Serve (January 1929 - June 1951); 2. Rediscovering Precious Values (July 1951 - November 1955); 3. Birth of a New Age (December 1955 - December 1956); 4. Symbol of the Movement (January 1957 - December 1958); 5. Threshold of a New Decade (January 1959 - December 1960); 6. Advocate of the Social Gospel (September 1948 - March 1963); ulteriori informazioni nel sito: www.stanford.edu/group/King/ Tra le opere su Martin Luther King: Lerone Bennett, Martin Luter King. L'uomo di Atlanta, Claudiana, Torino 1969, 1998, Nuova iniziativa editoriale, Roma 2008; Gabriella Lavina, Serpente e colomba. La ricerca religiosa di Martin Luther King, Edizioni Citta' del Sole, Napoli 1994; Arnulf Zitelmann, Non mi piegherete. Vita di Martin Luther King, Feltrinelli, Milano 1996; Sandra Cavallucci, Martin Luther King, Mondadori, Milano 2004; Paolo Naso (a cura di), Il sogno e la storia. Il pensiero e l'attualita' di Martin Luther King (1929-1968), Claudiana, Torino 2008; cfr. anche Paolo Naso, Come una citta' sulla collina. La tradizione puritana e il movimento per i diritti civili negli Usa, Claudiana, Torino 2008. Esistono altri testi in italiano (ad esempio Hubert Gerbeau, Martin Luther King, Cittadella, Assisi 1973), ma quelli a nostra conoscenza sono perlopiu' di non particolare interesse. Una introduzione sintetica e' in "Azione nonviolenta" dell'aprile 1998 (alle pp. 3-9), con una bibliografia essenziale]
 
Oggi sono felice di essere con voi in quella che nella storia sara' ricordata come la piu' grande manifestazione per la liberta' nella storia del nostro paese.
Un secolo fa, un grande americano, che oggi getta su di noi la sua ombra simbolica, firmo' il Proclama dell'emancipazione. Si trattava di una legge epocale, che accese un grande faro di speranza per milioni di schiavi neri, marchiati dal fuoco di una bruciante ingiustizia. Il proclama giunse come un'aurora di gioia, che metteva fine alla lunga notte della loro cattivita'.
Ma oggi, e sono passati cento anni, i neri non sono ancora liberi. Sono passati cento anni, e la vita dei neri e' ancora paralizzata dalle pastoie della segregazione e dalle catene della discriminazione. Sono passati cento anni, e i neri vivono in un'isola solitaria di poverta', in mezzo a un immenso oceano di benessere materiale. Sono passati cento anni, e i neri ancora languiscono negli angoli della societa' americana, si ritrovano esuli nella propria terra.
Quindi oggi siamo venuti qui per tratteggiare a tinte forti una situazione vergognosa. In un certo senso, siamo venuti nella capitale del nostro paese per incassare un assegno. Quando gli architetti della nostra repubblica hanno scritto le magnifiche parole della Costituzione e della Dichiarazione d'indipendenza, hanno firmato un "paghero'" di cui ciascun americano era destinato a ereditare la titolarita'. Il "paghero'" conteneva la promessa che a tutti gli uomini, si', ai neri come ai bianchi, sarebbero stati garantiti questi diritti inalienabili: "vita, liberta' e ricerca della felicita'".
Oggi appare evidente che per quanto riguarda i cittadini americani di colore, l'America ha mancato di onorare il suo impegno debitorio. Invece di adempiere a questo sacro dovere, l'America ha dato al popolo nero un assegno a vuoto, un assegno che e' tornato indietro, con la scritta "copertura insufficiente". Ma noi ci rifiutiamo di credere che la banca della giustizia sia in fallimento. Ci rifiutiamo di credere che nei grandi caveau di opportunita' di questo paese non vi siano fondi sufficienti. E quindi siamo venuti a incassarlo, questo assegno, l'assegno che offre, a chi le richiede, la ricchezza della liberta' e la garanzia della giustizia.
Siamo venuti in questo luogo consacrato anche per ricordare all'America l'infuocata urgenza dell'oggi. Quest'ora non e' fatta per abbandonarsi al lusso di prendersela calma o di assumere la droga tranquillante del gradualismo. Adesso ' il momento di tradurre in realta' le promesse della democrazia. Adesso e' il momento di risollevarci dalla valle buia e desolata della segregazione fino al sentiero soleggiato della giustizia razziale. Adesso e' il momento di sollevare la nostra nazione dalle sabbie mobili dell'ingiustizia razziale per collocarla sulla roccia compatta della fraternita'. Adesso e' il momento di tradurre la giustizia in una realta' per tutti i figli di Dio.
Se la nazione non cogliesse l'urgenza del presente, le conseguenze sarebbero funeste. L'afosa estate della legittima insoddisfazione dei negri non finira' finche' non saremo entrati nel frizzante autunno della liberta' e dell'uguaglianza. Il 1963 non e' una fine, e' un principio. Se la nazione tornera' all'ordinaria amministrazione come se niente fosse accaduto, chi sperava che i neri avessero solo bisogno di sfogarsi un po' e poi se ne sarebbero rimasti tranquilli rischia di avere una brutta sorpresa.
In America non ci sara' ne' riposo ne' pace finche' i neri non vedranno garantiti i loro diritti di cittadinanza. I turbini della rivolta continueranno a scuotere le fondamenta della nostra nazione finche' non spuntera' il giorno luminoso della giustizia.
*
Ma c'e' qualcosa che devo dire al mio popolo, fermo su una soglia rischiosa, alle porte del palazzo della giustizia: durante il processo che ci portera' a ottenere il posto che ci spetta di diritto, non dobbiamo commettere torti. Non cerchiamo di placare la sete di liberta' bevendo alla coppa del rancore e dell'odio. Dobbiamo sempre condurre la nostra lotta su un piano elevato di dignita' e disciplina. Non dobbiamo permettere che la nostra protesta creativa degeneri in violenza fisica. Sempre, e ancora e ancora, dobbiamo innalzarci fino alle vette maestose in cui la forza fisica s'incontra con la forza dell'anima.
Il nuovo e meraviglioso clima di combattivita' di cui oggi e' impregnata l'intera comunita' nera non deve indurci a diffidare di tutti i bianchi, perche' molti nostri fratelli bianchi, come attesta oggi la loro presenza qui, hanno capito che il loro destino e' legato al nostro. Hanno capito che la loro liberta' si lega con un nodo inestricabile alla nostra. Non possiamo camminare da soli. E mentre camminiamo, dobbiamo impegnarci con un giuramento: di proseguire sempre avanti. Non possiamo voltarci indietro.
C'e' chi domanda ai seguaci dei diritti civili: "Quando sarete soddisfatti?". Non potremo mai essere soddisfatti, finche' i neri continueranno a subire gli indescrivibili orrori della brutalita' poliziesca. Non potremo mai essere soddisfatti, finche' non riusciremo a trovare alloggio nei motel delle autostrade e negli alberghi delle citta', per dare riposo al nostro corpo affaticato dal viaggio. Non potremo mai essere soddisfatti, finche' tutta la facolta' di movimento dei neri restera' limitata alla possibilita' di trasferirsi da un piccolo ghetto a uno piu' grande. Non potremo mai essere soddisfatti, finche' i nostri figli continueranno a essere spogliati dell'identita' e derubati della dignita' dai cartelli su cui sta scritto "Riservato ai bianchi". Non potremo mai essere soddisfatti, finche' i neri del Mississippi non potranno votare e i neri di New York crederanno di non avere niente per cui votare. No, no, non siamo soddisfatti e non saremo mai soddisfatti, finche' la giustizia non scorrera' come l'acqua, e la rettitudine come un fiume in piena.
Io non dimentico che alcuni fra voi sono venuti qui dopo grandi prove e tribolazioni. Alcuni di voi hanno lasciato da poco anguste celle di prigione. Alcuni di voi sono venuti da zone dove ricercando la liberta' sono stati colpiti dalle tempeste della persecuzione e travolti dai venti della brutalita' poliziesca. Siete i reduci della sofferenza creativa. Continuate il vostro lavoro, nella fede che la sofferenza immeritata ha per frutto la redenzione.
Tornate nel Mississippi, tornate nell'Alabama, tornate nella Carolina del Sud, tornate in Georgia, tornate in Louisiana, tornate alle baraccopoli e ai ghetti delle nostre citta' del Nord, sapendo che in qualche modo questa situazione puo' cambiare e cambiera'.
*
Non indugiamo nella valle della disperazione. Oggi, amici miei, vi dico: anche se dobbiamo affrontare le difficolta' di oggi e di domani, io continuo ad avere un sogno. E un sogno che ha radici profonde nel sogno americano.
Ho un sogno, che un giorno questa nazione sorgera' e vivra' il significato vero del suo credo: noi riteniamo queste verita' evidenti di per se', che tutti gli uomini sono creati uguali.
Ho un sogno, che un giorno sulle rosse montagne della Georgia i figli degli ex schiavi e i figli degli ex padroni di schiavi potranno sedersi insieme alla tavola della fraternita'.
Ho un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, dove si patisce il caldo afoso dell'ingiustizia, il caldo afoso dell'oppressione, si trasformera' in un'oasi di liberta' e di giustizia.
Ho un sogno, che i miei quattro bambini un giorno vivranno in una nazione in cui non saranno giudicati per il colore della pelle, ma per l'essenza della loro personalita'.
Oggi ho un sogno.
Ho un sogno, che un giorno, laggiu' nell'Alabama, dove i razzisti sono piu' che mai accaniti, dove il governatore non parla d'altro che di potere di compromesso interlocutorio e di nullification delle leggi federali, un giorno, proprio la' nell'Alabama, i bambini neri e le bambine nere potranno prendere per mano bambini bianchi e bambine bianche, come fratelli e sorelle.
Oggi ho un sogno.
Ho un sogno, che un giorno ogni valle sara' innalzata, ogni monte e ogni collina saranno abbassati, i luoghi scoscesi diventeranno piani, e i luoghi tortuosi diventeranno diritti, e la gloria del Signore sara' rivelata, e tutte le creature la vedranno insieme.
Questa e' la nostra speranza. Questa e' la fede che portero' con me tornando nel Sud. Con questa fede potremo cavare dalla montagna della disperazione una pietra di speranza.
Con questa fede potremo trasformare le stridenti discordanze della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fraternita'.
Con questa fede potremo lavorare insieme, pregare insieme, lottare insieme, andare in prigione insieme, schierarci insieme per la liberta', sapendo che un giorno saremo liberi.
Quel giorno verra', quel giorno verra' quando tutti i figli di Dio potranno cantare con un significato nuovo: "Patria mia, e' di te, dolce terra di liberta', e' di te che io canto. Terra dove sono morti i miei padri, terra dell'orgoglio dei Pellegrini, da ogni vetta riecheggi liberta'". E se l'America vuol essere una grande nazione, bisogna che questo diventi vero.
E dunque, che la liberta' riecheggi dalle straordinarie colline del New Hampshire.
Che la liberta' riecheggi dalle possenti montagne di New York.
Che la liberta' riecheggi dagli elevati Allegheny della Pennsylvania.
Che la liberta' riecheggi dalle innevate Montagne Rocciose del Colorado.
Che la liberta' riecheggi dai pendii sinuosi della California.
Ma non soltanto.
Che la liberta' riecheggi dalla Stone Mountain della Georgia.
Che la liberta' riecheggi dalla Lookout Mountain del Tennessee.
Che la liberta' riecheggi da ogni collina e da ogni formicaio del Mississippi, da ogni vetta, che riecheggi la liberta'.
E quando questo avverra', quando faremo riecheggiare la liberta', quando la lasceremo riecheggiare da ogni villaggio e da ogni paese, da ogni stato e da ogni citta', saremo riusciti ad avvicinare quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, protestanti e cattolici, potranno prendersi per mano e cantare le parole dell'antico inno: "Liberi finalmente, liberi finalmente. Grazie a Dio onnipotente, siamo liberi finalmente".
 
7. RICORDANDO AGNES HELLER NEL PRIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE
 
Il 19 luglio dello scorso anno moriva Agnes Heller, filosofa illustre, testimone della dignita' umana, che e' stata anche per chi scrive queste righe - come per innumerevoli altre persone della generazione che fu giovane intorno a mezzo secolo fa - una maestra preziosa.
Leggemmo avidamente i suoi scritti negli anni Settanta e furono vere letture di formazione, cassette degli attrezzi che ad altre cassette degli attrezzi si aggiungevano a costituire una salda strumentazione ermeneutica e critica, esperienze di dialogo e di empatia ma anche esercitazioni ai distinguo sottili e all'obiezione netta, e massime al "dire di no" necessario; ma forse soprattutto vive esortazioni alla lotta per la giustizia e la liberta'; e non dico solo i saggi piu' "militanti" - se cosi' posso dire - e primi fra tutti La teoria dei bisogni in Marx, La filosofia radicale, o il libro-intervista su Morale e rivoluzione; ma anche quel grande libro che e' L'uomo del Rinascimento (in una edizione di quelle di una volta che munito di tagliacarte dovevi resecare pagina per pagina, esperienza che aggiungeva un gusto ulteriore alla lettura).
Era erede non solo del lato inquieto e aggettante di Gyorgy Lukacs (non solo Storia e coscienza di classe e gli altri saggi fiammeggianti del primo periodo) ma anche di filoni di ricerca che svilupparono la critica della vita quotidiana e le teorie dei sentimenti - le dimensioni etiche ed antropologiche, infrapsichiche ed interpersonali, dell'essere sociale, delle dinamiche relazionali e di quelli che una volta si chiamavano i costumi -; ed era parte di una costellazione (tra Ernst Bloch e i francofortesi, Rosa Luxemburg e Karl Korsch, Victor Serge e Vasilij Grossman, e gli altri grandi indimenticabili testimoni dell'orrore dei Campi) che oriento' - sul piano del rigore logico e morale, della responsabilita' personale e politica - la parte migliore di quella che si chiamo' a suo tempo "nuova sinistra", la parte che mai fu supina al totalitarismo e sempre senti' la nonviolenza - l'"aggiunta" capitiniana, che e' in realta' qualificazione sostanziale, decisivo fondamento - indispensabile alla lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi, alla lotta delle classi e dei popoli per secoli schiavizzati, all'impegno di solidarieta' e di liberazione che riconosce l'unita' dell'umanita' e l'eguaglianza di dignita' e diritti di tutti gli esseri umani.
Si', c'e' stata - e c'e' ancora - una sinistra che non ha mai esitato a porsi alla scuola degli oppositori socialisti e libertari anche del cosiddetto "socialismo reale"; c'e' stata - e c'e' ancora - una sinistra che sempre si e' posta alla scuola non solo di Hannah Arendt e Simone Weil, di George Orwell ed Ivan Illich, di Albert Camus e Michel Foucault, e del nuovo femminismo e della nuova ecologia (e per dirla in una parola sola: della nonviolenza che e' sempre in cammino, che sempre contrasta tutti i poteri oppressivi, tutte le violenze e tutte le vilta'); la sinistra socialista e libertaria, ecologista e femminista, nonviolenta: voci e volti, esperienze e riflessioni, che nel secolo scorso fecondarono ogni autentico movimento di liberazione, e continuano a farlo ancora.
Agnes Heller e' stata una delle nostre maggiori maestre. Ed abbiamo continuato a leggerla con impegno nel corso dei decenni, sempre lasciandoci interrogare da ogni suo nuovo libro, e specialmente da quelli che piu' sentivamo - nella discussione, nel consentimento, nel dissenso, nel dubbio - in movimento verso orizzonti di ricerca e di pensiero che mantenendo una coerenza di fondo con le originarie idee ispiratrici rinnovavano linguaggi e strumenti di comprensione e d'azione, criticavano in modo serrato e severo quanto della nostra stessa esperienza criticare era necessario, in un dialogo costantemente aperto, e frugifero.
La sua morte un anno fa ci ha privato di una compagna accudente e generosa, di una voce critica e di una guida insostituibile. Nel ricordarla ancora, ancora una volta le attestiamo la nostra gratitudine.
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Una minima notizia su Agnes Heller
Agnes Heller, nata a Budapest il 12 maggio 1929 e deceduta Balatonalmadi il 19 luglio 2019, e' stata una delle piu' grandi pensatrici dell'ultimo mezzo secolo. In Italia l'editore Castelvecchi sta meritoriamente pubblicando (o ripubblicando) varie sue opere. Dal nostro stesso notiziario riprendiamo la seguente breve nota risalente a una decina di anni fa: "Agnes Heller, illustre filosofa ungherese, nata a Budapest nel 1929, sopravvissuta alla Shoah, allieva e collaboratrice di Lukacs, allontanata dall'Ungheria, ha poi insegnato in Australia e in America. In Italia e' particolarmente nota per la "teoria dei bisogni" su cui si ebbe nel nostro paese un notevole dibattito anche con riferimento ai movimenti degli anni '70. Su posizioni democratiche radicali, e' una interlocutrice preziosa anche laddove non se ne condividessero alcuni impianti ed esiti teorici. Dal sito della New school for social research di New York (www.newschool.edu) presso cui attualmente insegna traduciamo questa breve notizia biografica essenziale aggiornata al 2000: "Nata nel 1929 a Budapest. Sopravvissuta alla Shoah, in cui ha perso la maggior parte dei suoi familiari morti in diversi campi di concentramento. Allieva di Gyorgy Lukacs dal 1947 e successivamente professoressa associata nel suo dipartimento. Prima curatrice della 'Rivista ungherese di filosofia' nel dopoguerra (1955-'56). Destituita dai suoi incarichi accademici insieme con Lukacs per motivi politici dopo la rivoluzione ungherese. Trascorse molti anni ad insegnare in scuole secondarie e le fu proibita ogni pubblicazione. Nel 1968 protesto' contro l'invasione sovietica della Cecoslovacchia, e subi' una nuova persecuzione politica e poliziesca. Nel 1973, sulla base di un provvedimento ad personam delle autorita' del partito, perse di nuovo tutti gli incarichi accademici. 'Disoccupata per motivi politici', tra il 1973 e il 1977 lavoro' come traduttrice. Nel 1977 emigro' in Australia. A partire dall'enorme cambiamento del 1989, attualmente trascorre parte dell'anno nella nativa Ungheria dove e' stata designata membro dell'Accademia ungherese delle scienze. Nel 1995 le sono stati conferiti il 'Szechenyi National Prize' in Ungheria e l''Hannah Arendt Prize' a Brema; ha ricevuto la laurea ad honorem dalla 'La Trobe University' di Melbourne nel 1996 e dall'Universita di Buenos Aires nel 1997". Da una scheda apparsa sul quotidiano "Il manifesto" nel 2008 riportiamo i seguenti dati: "Nata a Budapest nel 1929, espulsa una prima volta dal Partito comunista ungherese nel 1949, allieva e poi collaboratrice di Lukacs, dopo il '56 Agnes Heller venne destituita dai suoi incarichi accademici. Tra i principali animatori del gruppo che si raccolse attorno al filosofo ungherese negli ultimi anni della sua vita, dal 1963 al 1973 ha lavorato come ricercatrice presso l'Istituto di Sociologia della capitale ungherese. Nel 1973, colpevole di 'negare la qualita' rivoluzionaria vera e propria delle rivoluzioni socialiste', Agnes Heller perse di nuovo il lavoro e quattro anni dopo decise di trasferirsi in Australia, insegnando sociologia a Melbourne. Nel 1986 arrivo' a New York e oggi ricopre la cattedra intitolata a Hannah Arendt alla New School for Social Research. Dal 1989 insegna sia a New York che a Budapest. Tra i suoi numerosi libri, tradotti in molte lingue: Per una teoria marxista del valore (Editori Riuniti 1974), La Teoria dei bisogni in Marx (Feltrinelli 1974), Sociologia della vita quotidiana (Editori Riuniti 1975), L'uomo del Rinascimento (La Nuova Italia 1977), La filosofia radicale (Il saggiatore 1979). Le sue ultime opere sono dedicate all'estetica: The Concept of the Beautiful (1999); The Time is Out of Joint: Shakespeare as Philosopher of History (2000); Immortal Comedy: The Comic Phenomenon in Art, Literature, and Life (2005)". Dalla Wikipedia riportiamo la seguente bibliografia minima: "L'uomo del rinascimento (1963); Sociologia della vita quotidiana (1970); La teoria marxista della rivoluzione e la rivoluzione della vita quotidiana (1972); La teoria dei bisogni in Marx (1973); Struttura familiare e comunismo (1973); Per una teoria marxista del valore (1974); Il futuro dei rapporti tra i sessi (1974); Movimento radicale e utopia radicale (1974); L'irriducibile antagonismo dei bisogni (1977); Istinto e aggressivita'. Introduzione a un'antropologia sociale marxista (1978); Teoria dei sentimenti (1978); Le forme dell'uguaglianza (1978); L'ideale del lavoro dal punto di vista della vita quotidiana (1978); Morale e rivoluzione (1979); La filosofia radicale (1979); Il simposio di San Silvestro. Il principio d'amore (1981); Teoria della storia (1982); Il potere della vergogna (1983); Le condizioni della morale. La questione fondamentale della filosofia morale (1985); La condizione politica postmoderna (1988); Etica generale (1994); Filosofia morale (1997); Una teoria della modernita' (1999); La bellezza della persona buona (2009)". Piu in dettaglio tra le opere di Agnes Heller, nella sua vastissima ed articolata produzione, segnaliamo almeno: Per una teoria marxista del valore, Editori Riuniti, Roma 1974; La teoria dei bisogni in Marx, Feltrinelli, Milano 1974, 1978; Sociologia della vita quotidiana, Editori Riuniti, Roma 1975; L'uomo del Rinascimento, La Nuova Italia, Firenze 1977; La teoria, la prassi e i bisogni, Savelli, Roma 1978; Istinto e aggressivita'. Introduzione a un'antropologia sociale marxista, Feltrinelli, Milano 1978; (con Ferenc Feher), Le forme dell'uguaglianza, Edizioni aut aut, Milano 1978; Morale e rivoluzione, Savelli, Roma 1979; La filosofia radicale, il Saggiatore, Milano 1979; Per cambiare la vita, Editori Riuniti, Roma 1980; Teoria dei sentimenti, Editori Riuniti, Roma 1980, 1981; Teoria della storia, Editori Riuniti, Roma 1982; (con F. Feher, G. Markus), La dittatura sui bisogni. Analisi socio-politica della realta' est-europea, SugarCo, Milano 1982; (con Ferenc Feher), Ungheria 1956, Sugarco, Milano 1983; Il potere della vergogna. Saggi sulla razionalita', Editori Riuniti, Roma 1985; Le condizioni della morale, Editori Riuniti, Roma, 1985; (con Ferenc Feher), Apocalisse atomica. Il movimento antinucleare e il destino dell'Occidente, Milano 1985; Oltre la giustizia, Il Mulino, Bologna, 1990; (con Ferenc Feher), La condizione politica postmoderna, Marietti, Genova 1992; Etica generale, Il Mulino, Bologna 1994; Filosofia morale, Il Mulino, Bologna, 1997; Dove siamo a casa. Pisan Lectures 1993-1998, Angeli, Milano 1999. Tra le opere su Agnes Heller: Nino Molinu, Heller e Lukacs. Amicus Plato sed magis amica veritas: topica della moderna utopia, Montagnoli, Roma 1984; Giampiero Stabile, Soggetti e bisogni. Saggi su Agnes Heller e la teoria dei bisogni, La Nuova Italia, Firenze 1979; la rivista filosofica italiana "aut aut" ha spesso ospitato e discusso la riflessione della Heller; cfr. in particolare gli studi di Laura Boella. Un'ampia bibliografia essenziale sulla riflessione politica di Agnes Heller, curata da Brenda Biagiotti, e' in "Nonviolenza. Femminile plurale" n. 58".
 
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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 416 del 13 gennaio 2021
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