[Nonviolenza] Telegrammi. 3941



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3941 del 2 dicembre 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Norberto Bobbio: Pace. Concetti, problemi e ideali (1989) (parte terza e conclusiva)
2. Mao Valpiana: Congresso del Movimento Nonviolento e videoconferenza
3. "Societa' dello spettacolo e falsificazione della memoria". Un incontro di studio a Viterbo con Paolo Arena
4. Aldo Capitini: Il manuale di Charles C. Walker sull'azione diretta nonviolenta
5. Sosteniamo il Movimento Nonviolento
6. Segnalazioni librarie
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. REPETITA IUVANT. NORBERTO BOBBIO: PACE. CONCETTI, PROBLEMI E IDEALI (1989) (PARTE TERZA E CONCLUSIVA)
[Dal sito www.treccani.it riproponiamo la seguente voce estratta dalla Enciclopedia del Novecento I Supplemento (1989)]

7. Il Terzo per la pace
Come lo stato di natura hobbesiano, lo stato di equilibrio del terrore e' uno stato da cui l'uomo deve assolutamente uscire, sia che questo 'deve' sia inteso come un imperativo categorico, una norma morale assoluta, o un imperativo ipotetico, una regola di prudenza, sia che ci si metta dal punto di vista di una morale deontologica e dell'etica weberiana della convinzione o dal punto di vista di una morale utilitaristica e dell'etica weberiana della responsabilita'. Ma in che modo? Pare improbabile che se ne possa uscire senza la presenza di un Terzo non coinvolto. In uno stato di equilibrio delle forze tra eguali, l'unico strumento di pace e' l'accordo. Ma affinche' un accordo sia efficace e raggiunga lo scopo per cui e' stato stipulato occorre che i due contraenti si ritengano perentoriamente obbligati a osservarlo. Ora, quest'obbligo viene meno in uno stato d'incertezza, ovvero in uno stato in cui nessuno dei due e' sicuro dell'osservanza dell'altro. Questa situazione e' stata descritta una volta per sempre da Hobbes: "[Nello stato di natura] chi adempie per primo non ha alcuna assicurazione che l'altro adempia in seguito, perche' i vincoli delle parole sono troppo deboli per imbrigliare l'ambizione, l'avarizia, l'ira e le altre passioni degli uomini, senza il timore di qualche potere coercitivo, che non si puo' supporre vi sia nella condizione di mera natura, dove tutti gli uomini sono eguali e giudici della giustezza dei loro timori. Percio' chi adempie per primo, non fa che consegnarsi al suo nemico, contro il diritto [...] di difendere la propria vita" (Leviatano, XIV, Firenze 1976, p. 132). Uno studioso di Hobbes (J. W. N. Watkins) descrive con questo apologo cio' che chiama "il gioco dello stato di natura": Tizio e Caio sono due uomini hobbesiani in un hobbesiano stato di natura. Entrambi portano con se' un armamento micidiale. Un pomeriggio, mentre sono in cerca di ghiande, s'incontrano in una piccola radura in mezzo al bosco. Il sottobosco rende la fuga impraticabile. Tizio grida: "Aspetta! Non facciamoci a pezzi". Caio risponde: "Condivido il tuo stato d'animo. Contiamo: quando arriveremo a dieci ciascuno di noi due gettera' le armi alle proprie spalle tra gli alberi". Ciascuno dei due comincia furiosamente a pensare: e' il caso o no di gettare via le armi quando arriveremo a dieci? Ognuno considera che se nessuno le butta nel timore che l'altro non le butti, ne verra' uno scontro all'ultimo sangue in cui ognuno rischia la morte. Ma considera anche che se lui le butta e l'altro no, la propria morte e' sicura. E allora? Delle quattro soluzioni possibili: che le butti il primo e non il secondo, il secondo e non il primo, nessuno dei due, tutti e due, quest'ultima, che rappresenterebbe l'osservanza della massima pacta sunt servanda, e' una sola e non e' detto che sia la piu' probabile. Considerando il modo con cui procedono le trattative per il disarmo tra le grandi potenze non si tardera' a riconoscere l'esattezza dell'ipotesi hobbesiana. Chi comincia per primo in una situazione in cui non e' sicuro che l'altro faccia altrettanto non si mette forse nelle mani dell'altro? Allora nessuno comincia. Altro e' la stipulazione verbale di un patto, altro la sua osservanza. I patti senza la spada di un ente superiore ai due contraenti sono, ancora Hobbes, un semplice flatus vocis.
Non s'insistera' mai abbastanza sull'importanza del Terzo in una strategia di pace. La guerra ha essenzialmente una struttura diadica e tende a far convergere i belligeranti, per quanti essi siano, verso due poli. Non manca talora la presenza di un Terzo anche in un conflitto armato, che puo' prendere la figura di Tertium gaudens, vale a dire di colui che senza volerlo trae beneficio dai danni che i due contendenti si procurano, o del capro espiatorio, che e', al contrario, colui dal quale entrambi i contraenti traggono beneficio, o del seminatore di discordia, che e' chi provoca la guerra altrui per trarne consapevolmente un beneficio (in base al principio del divide et impera). Ma nessuno di questi Terzi e' essenziale alla condotta della guerra: sono tutte quante figure marginali. Quando il Terzo diventa un alleato di una delle due parti, perde completamente il ruolo di Terzo. Quando resta neutrale viene a trovarsi in una situazione di estraneita' al conflitto. Sulla base della presenza o assenza di un Terzo in un conflitto, si fonda la distinzione, gia' richiamata, fra stato polemico, in cui il Terzo e' escluso, e stato agonale, in cui esiste il Terzo e che pertanto si puo' chiamare del Terzo incluso. Il primo, che e' lo stato di guerra per eccellenza, e' diadico; il secondo, che e' per eccellenza lo stato di pace, vale a dire e' quello in cui i conflitti vengono risolti per la presenza di un Terzo senza che sia necessario il ricorso all'uso della forza reciproca, e' triadico.
Del Terzo-per-la-pace due sono le figure principali: l'arbitro (Tertium super partes) e il mediatore (Tertium inter partes). L'arbitro puo' a sua volta o essere imposto dall'alto o autoimporsi o essere scelto dalle stesse parti. Ad ogni modo deve essere riconosciuto dalle parti per poter svolgere la propria funzione: l'effetto del riconoscimento consiste nel fatto che i due litiganti s'impegnano ad accettarne la decisione qualunque essa sia, e accettandola pongono fine alla lite. La decisione accettata non sempre viene eseguita. Percio' bisogna ulteriormente distinguere l'arbitro che ha a disposizione un potere coattivo tanto forte da essere in grado di costringere il recalcitrante e l'arbitro che questo potere non ha. Il primo puo' essere a buon diritto chiamato, per riprendere il titolo di una celebre opera di teoria politica, Defensor pacis. Il mediatore puo' essere, nella sua funzione piu' debole, colui che mette in contatto le parti, oppure, nella sua funzione piu' forte, colui che interviene attivamente allo scopo di far giungere le parti a un compromesso. In questa seconda veste si chiama, non a caso, paciere (e, quando il personaggio e' di grande autorita', pacificatore).
Fra due contendenti la pace puo' nascere o dalla vittoria dell'uno sull'altro e allora si avra' la pace d'impero, oppure dalla presenza di un Terzo arbitro o mediatore. Nell'attuale situazione dei rapporti fra le due grandi potenze, caratterizzata dall'equilibrio del terrore, non si ritiene ne' auspicabile ne' possibile la prima, che verrebbe alla fine di una guerra catastrofica. Ma esiste un Terzo-per-la-pace dal quale si possa sperare una soluzione diversa da quella della pace d'impero? una pace negoziata, una pace di compromesso, o alla fine, per riprendere la tipologia di Aron, una pace di soddisfazione? Nell'attuale sistema internazionale questo Terzo non esiste, ne' se ne profila uno credibile all'orizzonte. Tertium super partes avrebbe dovuto essere nelle intenzioni dei suoi promotori, sconvolti dagli effetti della seconda guerra mondiale, l'Organizzazione delle Nazioni Unite. Ma essendo nata come associazione di Stati e non come Superstato (in un ordinamento statale il diritto di veto sarebbe inconcepibile), e' troppo debole per imporsi agli Stati piu' forti che di fatto la disprezzano e se ne servono, quando se ne servono, unicamente per far valere i propri interessi e per cercare di intralciare la soddisfazione degli interessi altrui. Terzi al di sopra delle parti sono idealmente, anche se non sempre nella realta', le Chiese cristiane, un sovrano dell'ordine religioso universale, come il papa, i movimenti pacifisti sorti in questi ultimi anni soprattutto nell'Europa occidentale e negli Stati Uniti (i movimenti pacifisti dell'Europa dell'Est sono movimenti di parte), d'ispirazione religiosa o politico-religiosa, come i movimenti per la nonviolenza, o politica. Ma la loro autorita' e' esclusivamente spirituale e morale: un'autorita' che, per quanto alta e tendenzialmente universale, non ha mai impedito in tutto il corso della storia umana, dominata dalla volonta' di potenza, le 'inutili stragi'. Quanto al Terzo fra le parti e' un ruolo cui avrebbe potuto aspirare l'Europa, se non fosse stata sinora, e forse irrimediabilmente, divisa nelle zone d'influenza rispettivamente degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica, lacerata fra due diverse lealta' che le hanno impedito di trovare un'unita' politica corrispondente e conforme alla sua unita' culturale ormai esistente da secoli. Quando l'egemonia dell'Unione Sovietica sulla Cina ha avuto fine e la Cina ha cominciato a svolgere un ruolo relativamente autonomo nell'ordine internazionale, si e' cominciato a pensare che il sistema bipolare si sarebbe trasformato in un sistema tripolare. Ma a parte il fatto che la previsione si e' dimostrata prematura, la Cina non sarebbe un Terzo mediatore, ma nella migliore delle ipotesi un Tertium gaudens, nella peggiore un alleato disponibile per entrambi secondo le circostanze, e quindi sarebbe in entrambi i casi una tipica figura del Terzo-per-la-guerra. Infine esiste una grande organizzazione di stati sedicenti neutrali o indipendenti dai due blocchi che e' stata chiamata del Terzo Mondo. Ma essa e' come Terzo-al-di-sopra-delle-parti troppo debole, per mancanza di coesione interna, come Terzo-fra-le-parti, troppo poco autorevole, in quanto costituita per gran parte da Stati in via di sviluppo. Che poi un Terzo-al-di-sopra-delle-parti possa nascere artificialmente, secondo l'ipotesi hobbesiana, da un pactum subiectionis fra gli Stati, ovvero dalla rinuncia degli Stati piu' forti all'uso indiscriminato della propria forza e dalla costituzione volontaria e irreversibile di una forza comune, e', allo stato attuale della lotta per l'egemonia dei due grandi Leviatani, assolutamente impensabile. D'altra parte e' impensabile che una situazione come quella dell'equilibrio del terrore, che viene mantenuto soltanto attraverso un continuo accrescimento nella capacita' da una parte e dall'altra di essere sempre piu' 'terribili', possa durare all'infinito, se non altro perche' viviamo in un universo finito e finite sono le risorse di cui l'uomo puo' disporre per accrescere la propria potenza. Che l'umanita' debba uscire dallo stato di equilibrio del terrore e' ormai una certezza assoluta. Ma nessuno, neppure coloro che detengono nelle loro mani il supremo potere di vita e di morte, e' in grado di dire se, come e quando, questa uscita possa avvenire.
La proposta detta 'iniziativa per una difesa strategica' (SDI), annunziata per la prima volta dal presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan, il 23 marzo 1983 e chiamata comunemente e polemicamente "guerre stellari", e' stata presentata come un vero e proprio salto qualitativo nei rapporti fra le due grandi potenze, come un modo per rispondere all'aspirazione universale di scongiurare l'apocalisse nucleare, in quanto, predisponendo uno scudo spaziale di tale ampiezza e precisione da impedire o la partenza o il percorso o l'arrivo dei missili avversari, farebbe perdere di validita' la diretta correlazione, sulla quale si e' fondata la strategia dell'era post-atomica, fra sicurezza e minaccia di sterminio. L'idea fondamentale su cui si regge la nuova strategia consiste nel tentativo di sostituire alla corsa verso armi di offesa sempre piu' micidiali la corsa verso apparati di difesa sempre piu' protettivi, allo scoraggiamento attraverso la paura dell'altro lo scoraggiamento mediante la propria mancanza di paura. Il dibattito e' in corso. Si tratta di sapere, in primo luogo, se tale sistema di difesa sia tecnicamente possibile e quindi rispondente allo scopo; in secondo luogo, se, posto che sia possibile rispetto allo stato attuale delle armi, non possa venir superato da nuove armi offensive non ancora inventate, nel qual caso non farebbe che rinfocolare la gara tra i due grandi e aumentare il rischio e la gravita' dello scontro finale; in terzo luogo, se il possesso dello scudo spaziale, che darebbe a uno solo dei due il privilegio della invulnerabilita', non possa renderlo, novello Achille, piu' forte e piu' ardito nell'attacco, giusta una delle piu' celebri massime di Machiavelli: "[...] e prima si cerca non essere offeso, e poi si offende altrui" (Discorsi, I, 46).
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Bibliografia
AA.VV., La paix, 2 voll., Bruxelles 1961-1962.
Anders, G., Der Mann auf der Bruecke. Tagebuch aus Hiroshima und Nagasaki, Muenchen 1959 (tr. it.: Essere o non essere. Diario di Hiroshima e Nagasaki, Torino 1961).
Aron, R., Paix et guerre entre les nations, Paris 1962, 1984(8) (tr. it.: Pace e guerra tra le nazioni, Milano 1970).
Bobbio, N., Il problema della guerra e le vie della pace, Bologna 1984(2).
Buzzati-Traverso, A., La morte nucleare in Italia, Bari 1982.
Cacioppo, G. (a cura di), Il messaggio di Aldo Capitini, Manduria 1977.
Cortesi, L., Storia e catastrofe. Considerazioni sul rischio nucleare, Napoli 1984.
Cotta, S., Perche' la violenza?, L'Aquila 1978.
Del Vecchio, G., Studi su la guerra e la pace, Milano 1959.
Eibl-Eibesfeldt, I., Krieg und Frieden aus der Sicht der Verhaltensforschung, Muenchen-Zuerich 1975 (tr. it.: Etologia della guerra, Torino 1983).
Fornari, F., Psicanalisi della guerra atomica, Milano 1964.
Galtung, J., Peace: research, education, action, Copenaghen 1975.
Gandhi, M. K., Teoria e pratica della nonviolenza, (a cura di G. Pontara), Torino 1973.
Gori, U. (a cura di), Natura e orientamenti delle ricerche sulla pace, Milano 1979.
Ilari, V., Guerra e diritto nel mondo antico, Milano 1980.
Jacobelli, A. M., La responsabilita' individuale nell'era atomica, Roma 1970.
Jaspers, K., Die Atombombe und die Zukunft des Menschen, Muenchen 1958 (tr. it.: La bomba atomica e il destino dell'uomo, Milano 1960).
Mori, M., La ragione delle armi, Milano 1984.
Rossi, S., Rischio atomico ed equilibri mondiali, Torino 1980.
Schell, J., The fate of the Earth, New York 1982 (tr. it.: Il destino della terra, Milano 1982).
Spinelli, A., Il progetto europeo, Bologna 1985.

2. INCONTRI. MAO VALPIANA: CONGRESSO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO E VIDEOCONFERENZA
[Riceviamo e diffondiamo]

Agli amici e alle amiche del Movimento Nonviolento
Carissimi e carissime,
nei prossimi giorni avremo due importanti appuntamenti, ai quali vi invito personalmente.
Purtroppo, in tempo di pandemia, saranno solo in rete.
Per gli incontri in presenza personale dovremo aspettare il 2021.
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Lunedi' 7 dicembre si terra' il XXVI Congresso del Movimento Nonviolento.
Sara' un congresso "giuridico" (a norma di legge e di regolamento) con relazione del Presidente, dibattito ed elezione del nuovo Direttivo (che va fatta obbligatoriamente entro il 2020).
Qui trovi le indicazioni necessarie: https://www.azionenonviolenta.it/convocazione-del-xxvi-congresso-del-movimento-nonviolento/
E' il nostro primo congresso a distanza
Qui il link per accedere:
https://movimentononviolento2020.clickmeeting.com/congresso
La prima autenticazione avverra' con password. Per riceverla scrivi entro il 6 dicembre a: amministrazione at nonviolenti.org
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Giovedi' 3 dicembre, alle ore 18, sulla pagina FB del Movimento Nonviolento presenteremo il nuovo libro "Coltivo una rosa bianca": parleremo di antimilitarismo e nonviolenza in Tenco, De Andre', Jannacci, Endrigo, Bennato e Caparezza, con l'autore Enrico de Angelis. L'incontro puo' essere seguito da tutti in diretta o in podcast, a questo link: https://www.facebook.com/41176062065/posts/10157936410352066/
Il libro, che puo' essere una buona occasione per un originale regalo di Natale agli amici, si puo' richiere qui: https://shop.azionenonviolenta.it/prodotto/coltivo-una-rosa-bianca/
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Infine, vi ricordiamo la possibilita' (necessita'...) dell'iscrizione al Movimento Nonviolento e dell'abbonamento ad Azione nonviolenta per il 2021.
Abbiamo bisogno del sostegno di tutti, per fare fronte alle tante iniziative nonviolente che richiedono la nostra presenza e competenza.
Puoi farlo direttamente da qui: https://shop.azionenonviolenta.it/prodotto/iscrizione-abbonamento-rivista/
Grazie, saluti di pace.
Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento

3. INCONTRI. "SOCIETA' DELLO SPETTACOLO E FALSIFICAZIONE DELLA MEMORIA". UN INCONTRO DI STUDIO A VITERBO CON PAOLO ARENA

Martedi' primo dicembre 2020 a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" si e' tenuto un incontro di studio sul tema: "Societa' dello spettacolo e falsificazione della memoria: una critica francofortese e orwelliana alla barbarie presente".
L'incontro si e' svolto nel piu' assoluto rispetto delle misure di sicurezza previste dall'ultimo Dpcm per prevenire e contrastare la diffusione del coronavirus.
All'incontro ha preso parte Paolo Arena.
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Una minima notizia su Paolo Arena
Paolo Arena, critico e saggista, studioso di cinema, arti visive, weltliteratur, sistemi di pensiero, processi culturali, comunicazioni di massa e nuovi media, e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che per anni si sono svolti con cadenza settimanale a Viterbo; nel 2010 insieme a Marco Ambrosini e Marco Graziotti ha condotto un'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" con centinaia di interviste a molte delle piu' rappresentative figure dell'impegno nonviolento nel nostro paese. Ha tenuto apprezzate conferenze sul cinema di Tarkovskij all'Universita' di Roma "La Sapienza" e presso biblioteche pubbliche. Negli scorsi anni ha animato cicli di incontri di studio su Dante e su Seneca. Negli ultimi anni ha animato cicli di incontri di studio di storia della sociologia, di teoria del diritto, di elementi di economia politica, di storia linguistica dell'Italia contemporanea. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio con iniziative di solidarieta' concreta. Cura il sito www.letterestrane.it

4. REPETITA IUVANT. ALDO CAPITINI: IL MANUALE DI CHARLES C. WALKER SULL'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
[Riproponiamo ancora una volta il testo del capitolo dodicesimo, "Il Manuale di Charles C. Walker (1961)", del libro di Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, Libreria Feltrinelli, 1967 (poi ristampato da Linea d'ombra, Milano 1989; e successivamente ripreso anche in Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992). L'opuscolo di Walker, Manuale per l'azione diretta nonviolenta, arricchito da ulteriori materiali, e' stato successivamente pubblicato dalle Edizioni del Movimento Nonviolento nei "Quaderni di azione nonviolenta", cui puo' essere richiesto; e' un materiale di lavoro utilissimo (per richieste: tel. 0458009803, e-mail: azionenonviolenta at sis.it); il solo testo dell'opuscolo di Walker abbiamo anche piu' volte riprodotto sul nostro foglio.
Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Tra le opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' ancora quella a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori, Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); ma notevole ed oggi imprescindibile e' anche la recente antologia degli scritti a cura di Mario Martini, Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004, 2007; delle singole opere capitiniane sono state recentemente ripubblicate: Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989, Edizioni dell'asino, Roma 2009; Elementi di un'esperienza religiosa, Cappelli, Bologna 1990; Colloquio corale, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2005; L'atto di educare, Armando Editore, Roma 2010; cfr. inoltre la raccolta di scritti autobiografici Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; La religione dell'educazione, La Meridiana, Molfetta 2008; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Piu' recente e' la pubblicazione di alcuni carteggi particolarmente rilevanti: Aldo Capitini, Walter Binni, Lettere 1931-1968, Carocci, Roma 2007; Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008; Aldo Capitini, Guido Calogero, Lettere 1936-1968, Carocci, Roma 2009. Tra le opere su Aldo Capitini: a) per la bibliografia: Fondazione Centro studi Aldo Capitini, Bibliografia di scritti su Aldo Capitini, a cura di Laura Zazzerini, Volumnia Editrice, Perugia 2007; Caterina Foppa Pedretti, Bibliografia primaria e secondaria di Aldo Capitini, Vita e Pensiero, Milano 2007; segnaliamo anche che la gia' citata bibliografia essenziale degli scritti di Aldo Capitini pubblicati dal 1926 al 1973, a cura di Aldo Stella, pubblicata in Il messaggio di Aldo Capitini, cit., abbiamo recentemente ripubblicato in "Coi piedi per terra" n. 298 del 20 luglio 2010; b) per la critica e la documentazione: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Mario Martini (a cura di), Aldo Capitini libero religioso rivoluzionario nonviolento. Atti del Convegno, Comune di Perugia - Fondazione Aldo Capitini, Perugia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Gian Biagio Furiozzi (a cura di), Aldo Capitini tra socialismo e liberalismo, Franco Angeli, Milano 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005; Maurizio Cavicchi, Aldo Capitini. Un itinerario di vita e di pensiero, Lacaita, Manduria 2005; Marco Catarci, Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007; Alarico Mariani Marini, Eligio Resta, Marciare per la pace. Il mondo nonviolento di Aldo Capitini, Plus, Pisa 2007; Maura Caracciolo, Aldo Capitini e Giorgio La Pira. Profeti di pace sul sentiero di Isaia, Milella, Lecce 2008; Mario Martini, Franca Bolotti (a cura di), Capitini incontra i giovani, Morlacchi, Perugia 2009; Giuseppe Moscati (a cura di), Il pensiero e le opere di Aldo Capitini nella coscienza delle giovani generazioni, Levante, Bari 2010; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; e Amoreno Martellini, Fiori nei cannoni. Nonviolenza e antimilitarismo nell'Italia del Novecento, Donzelli, Roma 2006; c) per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato ed i volumi bibliografici segnalati sopra]

Nel 1961 e' uscito il Manuale dell'organizzatore dell'azione diretta nonviolenta, redatto da Charles C. Walker, direttore del Laboratorio della nonviolenza (Cheney, Pa, USA). Jean Fremont lo ha tradotto in francese. L'opuscolo e' edito dalla War Resisters' International, 88 Park Avenue, Enfield, Middlesex, Inghilterra. E' un ampio e organico lavoro, e il confronto con il Piano De Ligt mostra quanto l'esperienza dell'azione nonviolenta si sia accresciuta negli anni, specialmente per le grandi campagne gandhiane e per quelle degli Stati Uniti d'America e di altrove. Del resto, il manuale integra spesso i suoi suggerimenti con indicazioni bibliografiche. Metteremo in luce la struttura del lavoro, e i punti piu' rilevanti e utilizzabili.
Il Manuale e' diviso in quindici sezioni.
*
1. Preparazione
Bisogna scegliere e presentare chiaramente gli scopi da raggiungere, dando rilievo ad una situazione ingiusta e cercando di ottenere l'appoggio del pubblico. La volonta' di resistenza viene sviluppata diffondendo continuamente notizie, commentandole e facendo appello all'azione immediata, indicando alle vittime anche una situazione migliore. Inoltre: assicurarsi il nome e l'indirizzo di persone che possono cooperare, e consultare gruppi e associazioni che possono simpatizzare.
Gia' in questa prima sezione si trovano i suggerimenti sempre dati per le azioni nonviolente: cercare le piu' larghe solidarieta', diffondere apertamente notizie sulla situazione e sulle prospettive di mutamento. Se ne deduce: prima di un'azione impiantare un bollettino apposito da diffondere largamente.
*
2. Lancio di un programma costruttivo
Il programma deve colpire un male alla radice, venire in aiuto alle vittime, stimolare gli atteggiamenti nonviolenti. Reagire, quindi, attivamente all'apatia, con pieno altruismo e ispirando fiducia. L'azione puo' essere preparata da un lavoro costruttivo come campi di lavoro, cooperative, assistenza alle vittime di ingiustizie, lavoro caritatevole, lavoro in comunita'. Utile anche un lavoro fisico dopo un'estrema tensione nervosa.
*
3. Apprendimento del metodo
Anzitutto una ricerca sui fatti, sulle forze sociali, politiche, economiche, implicate nella situazione (come abbiamo gia' visto), sull'atteggiamento dei vari gruppi.
Impostare la possibilita' di negoziati (uno stadio molto importante prima di ogni azione nonviolenta).
Appello vastissimo all'opinione pubblica, con tutti i mezzi possibili.
Giorni di digiuno e (oppure) di preghiera, rinuncia a distinzioni onorifiche date dagli autori dell'ingiustizia; dirsi disposti ad una concessione importante, purche' non leda il principio.
Presentare un "ultimatum" che espone le lagnanze, i tentativi fatti per rimediare, le concessioni proposte, e fissare una data limite. Informare tutti gli implicati nella cosa.
Infine, dopo aver tutto tentato, intraprendere l'azione diretta, senza rompere definitivamente la possibilita' di riprendere i negoziati.
L'azione diretta ha questi aspetti:
- Veglia in un luogo simbolico;
- Picchetti di militanti;
- Digiuno o sciopero della fame;
- Noncooperazione;
- Boicottaggio;
- Arresto del lavoro per un certo periodo;
- Sciopero;
- Sciopero a rovescio (lavorando dove e quando non permesso);
- Intervento p. es. in un luogo proibito;
- Disobbedienza civile;
- Migrazione;
- Manifestazioni: riunioni, sfilate, proteste.
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4. L'addestramento
Studiare la teoria e la messa in pratica della nonviolenza, le campagne nonviolente; organizzare un laboratorio della nonviolenza, proiettare film, fare riunioni e discussioni pubbliche e anche "scene drammatiche" di realizzazione di iniziative nonviolente; meditare, cantare in coro, raccontare fatti eroici, prendere pasti in comune, formare bene gli individui per i compiti che saranno a loro affidati; distinguere tra l'addestramento generale e quello per determinate azioni.
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5. Il piano di campagna dell'azione diretta nonviolenta
L'organizzazione realizzatrice deve avere delle infrastrutture con un comitato d'insieme e un comitato amministrativo, un direttore del progetto e comitati speciali (per la pubblicita', per i mezzi di trasporto, per stampare, per l'alloggio, il cibo ecc.), e deve fare un bilancio preliminare.
Mettere a punto il piano di esecuzione (utilizzando anche un consiglio giuridico).
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6. La preparazione dell'azione
Scegliere un quartiere generale delle operazioni, esponendo materiale pubblicitario, inaugurandolo con una conferenza stampa. Lettere e visite ai funzionari interessati; avvisi ai giornali. Raccogliere fondi. Fare riunioni pubbliche. Tener pronto materiale indispensabile: macchina da scrivere, anche per fare molte copie, letti e sacchi per dormire, materiale per affissioni, automobili ecc. (e vedere quali servizi di trasporto sono nella zona). Stabilire un indirizzo postale. Sviluppare i mezzi di comunicazione: telefono, altoparlanti, bollettini giornalieri. Preparare istruzioni appropriate per i capi di gruppi, fare l'elenco dei partecipanti, preparare manifesti e volantini (da apprestare molto per tempo).
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7. Studio preliminare della situazione dal punto di vista legale
Conoscere le disposizioni legali del luogo e cercar di avere assistenza legale.
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8. Messa a punto di una disciplina collettiva
Il comitato d'azione deve concretare i termini di questa disciplina.
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9. Sviluppo di una campagna di propaganda
Esporre con grande chiarezza. Fare un "memorandum" generale, e brevi biografie dei capi e dei partecipanti importanti, frequenti comunicati alla stampa e alla radio, registrare sul nastro magnetico importanti discorsi, visitare (o scrivere a) persone influenti della stampa, raccogliere ritagli di giornali.
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10. La riunione dei partecipanti all'azione
Farne l'elenco; tenere una riunione degli aderenti, esponendo il piano dell'azione e discutendolo; scegliere un presidente adatto per le riunioni (alcune questioni possono esser trattate non dalle riunioni generali, ma dai comitati).
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11. L'avvio dell'azione
Scegliere il gruppo che comincera' l'azione; e formare anche il secondo gruppo d'urto. Recarsi sul luogo (sfilare o star seduti, sempre a testa alta e tranquillamente). Esser pronti a rispondere ai giornalisti, alle guardie. Seguire le istruzioni dei capi e non lasciare il proprio posto senza averli avvisati. Distribuire i fogli (non disturbare mai il passaggio dei pedoni), e se piove, tenere i fogli in un sacco di materia plastica. Conservare, in quanto possibile, un silenzio assoluto.
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12. Fronteggiare le rappresaglie
L'avversario puo' provocare a condursi in modo agitato, a farsi prendere dal disordine, a lanciare insulti, a fare recriminazioni di un capo verso l'altro, a far sorgere defezioni nelle file dei nonviolenti, a reagire con la violenza. Percio' bisogna restare calmi e affabili, stare al proprio posto disciplinati. Se ci sono urti, il capo fa allontanare i feriti.
In caso di arresto, non opporre resistenza, e accettare i regolamenti della prigione in cio' che non siano contro la propria coscienza.
Le rappresaglie possono essere molto gravi (colpi, tortura, presa di ostaggi, linciaggio, cacciata dal posto, proibizioni di assemblee ecc.), e in tale caso insistere presso i responsabili della societa' perche' agiscano e reprimano la violenza, chiedere un'inchiesta, aiutare le vittime (le sofferenze redentrici possono liberare dal veleno della violenza accumulatosi da tanto tempo).
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13. Mantenere la vitalita' del movimento
Valersi di nuovi simboli (azioni eroiche, gli eroi di esse, le vittime delle rappresaglie, gl'imprigionati, anniversari, saluti, vesti, insegne, ecc.).
Sforzi costanti di persuasione anche presso gli avversari, tenere al corrente gli aderenti.
Incoraggiare e organizzare azioni di sostegno (dichiarazioni di personalita' eminenti, di gruppi di simpatizzanti ecc.).
Trattare i dissidenti in modo paziente e leale; educare e allenare gli aderenti, formare nuovi capi, incoraggiare il lavoro teorico e pratico; far agire il maggior numero di volontari che sia possibile.
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14. I capi
Sono dei primi tra eguali, sono dei coordinatori, abituati a lavorare in gruppo.
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15. Quando la lotta si fa lunga
Secondo Gandhi una campagna nonviolenta provoca cinque reazioni: l'indifferenza, il ridicolo, l'insulto, la repressione, il rispetto. Per arrivare al quinto punto talvolta ci vuole molto tempo.
Non si deve tendere alla "sconfitta" dell'avversario, ma ad una trasformazione dei rapporti tra le parti interessate (una vittoria della giustizia e dell'onesta' umana).

5. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Occorre certo sostenere finanziariamente con donazioni tutti i servizi pubblici che stanno concretamente fronteggiando l'epidemia. Dovrebbe farlo lo stato, ma e' tuttora governato da coloro che obbedienti agli ordini di Mammona (di cui "Celochiedonoimercati" e' uno degli pseudonimi) hanno smantellato anno dopo anno la sanita' e l'assistenza pubblica facendo strame del diritto alla salute.
Ed occorre aiutare anche economicamente innanzitutto le persone in condizioni di estrema poverta', estremo sfruttamento, estrema emarginazione, estrema solitudine, estrema fragilita'. Dovrebbe farlo lo stato, ma chi governa sembra piu' interessato a garantire innanzitutto i privilegi dei piu' privilegiati.
Cosi' come occorre aiutare la resistenza alla barbarie: e quindi contrastare la guerra e tutte le uccisioni, il razzismo e tutte le persecuzioni, il maschilismo e tutte le oppressioni. Ovvero aiutare l'autocoscienza e l'autorganizzazione delle oppresse e degli oppressi in lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera. Ovvero promuovere l'universale democrazia e la legalita' che salva le vite, solidarieta', la responsabilita' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e conforta e sostiene, la condivisione del bene e dei beni.
In questa situazione occorre quindi anche e innanzitutto sostenere le pratiche nonviolente e le organizzazioni e le istituzioni che la nonviolenza promuovono ed inverano, poiche' solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
E tra le organizzazioni che la nonviolenza promuovono ed inverano in Italia il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini e' per molte ragioni una esperienza fondamentale.
Chi puo', nella misura in cui puo', sostenga quindi il Movimento Nonviolento, anche con una donazione.
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Per informazioni e contatti: Movimento Nonviolento, sezione italiana della W.R.I. (War Resisters International - Internazionale dei resistenti alla guerra)
Sede nazionale e redazione di "Azione nonviolenta": via Spagna 8, 37123 Verona (Italy)
Tel. e fax (+ 39) 0458009803 (r.a.)
E-mail: azionenonviolenta at sis.it
Siti: www.nonviolenti.org, www.azionenonviolenta.it
Per destinare il 5x1000 al Movimento Nonviolento: codice fiscale 93100500235
Per sostegno e donazioni al Movimento Nonviolento: Iban IT35 U 07601 11700 0000 18745455

6. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Laura Boella, Cuori pensanti. Hannah Arendt, Simone Weil, Edith Stein, Maria Zambrano, Edizioni Tre Lune, Mantova 1998, pp. 136.
- Laura Boella, Le imperdonabili. Etty Hillesum, Cristina Campo, Ingeborg Bachmann, Marina Cvetaeva, Tre Lune Edizioni, Mantova 2000, pp. 148.
- Elena Croce, L'infanzia dorata e Ricordi familiari, Adelphi, Milano 1979, 1985, pp. 168.
- Elena Croce, Il congedo del romanzo, Mondadori, Milano 1982, pp. 144.
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Riedizioni
- Zygmunt Bauman, Modernita' e ambivalenza, Bollati Boringhieri, Torino 2010, 2020, pp. 368, euro 18.

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3941 del 2 dicembre 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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