[Nonviolenza] Telegrammi. 3870



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3870 del 22 settembre 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Un disastro annunciato
2. Virginio Bettini
3. Peppino Caldarola
4. Tommaso Di Francesco ricorda Rossana Rossanda
5. Enrico Peyretti ricorda Rossana Rossanda
6. Giobbe Santabarbara ricorda Rossana Rossanda
7. Franco Fortini: Per Rossana R.
8. Daniele Lugli ricorda Edmondo Marcucci
9. Daniela Pia: Bertha von Suttner
10. Massimo Teodori: La lezione della resistenza nonviolenta di John Lewis
11. Ancora una volta chiediamo
12. "L'Italia aderisca al Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari". Una lettera aperta alla Presidente del Senato e al Presidente della Camera
13. Per sostenere "A. Rivista anarchica", ricordando Paolo Finzi
14. Gian Marco Martignoni presenta "La Terra brucia" di Giorgio Nebbia
15. Gian Marco Martignoni presenta "Non superare la soglia" di Giorgio Nebbia
16. Segnalazioni librarie
17. La "Carta" del Movimento Nonviolento
18. Per saperne di piu'

1. L'ORA. UN DISASTRO ANNUNCIATO

Nel referendum tragicamente l'estrema destra antiparlamentare, anticostituzionale, antidemocratica ha vinto.
Piu' faticosa, piu' impegnativa sara' ora la necessaria resistenza nonviolenta al regime della corruzione, dell'apartheid, dell'avidita' onnidistruttiva, della dilagante barbarie.

2. LUTTI. VIRGINIO BETTINI

E' deceduto Virginio Bettini, scienziato, docente, saggista, militante, nostro compagno di lotte.
Con gratitudine lo ricordiamo.

3. LUTTI. PEPPINO CALDAROLA

E' deceduto Peppino Caldarola, militante del movimento operaio, parlamentare e giornalista.
Con gratitudine lo ricordiamo.

4. LUTTI. TOMMASO DI FRANCESCO RICORDA ROSSANA ROSSANDA
[Dal sito de "Il manifesto"]

Nella notte Rossana Rossanda ci ha lasciato. Non e' una perdita scontata, in qualche modo attesa viste le sue gravi condizioni fisiche e l'eta'.
E', e restera', una ferita aperta. Dopo l'ultima drammatica crisi economica de "il manifesto" alla fine del 2012, generazionale e politica, negli ultimi anni era tornata a scrivere e ad essere in qualche modo presente sul suo giornale.
Ora, come non mai, ci manca quello stile che voleva scendere nel profondo, mai contenta, quella irrequietezza e distanza critica ma sempre dedita alla vicinanza con i piu' giovani, quel rimprovero a non dimenticare le ragioni fondative della nostra esistenza nata per la crisi profonda dei modelli alternativi di costruzione del socialismo ma anche per il precipizio del modello capitalistico vincente.
Per noi che abbiamo lavorato con lei per 50 anni e che la consideriamo la nostra "matrice", le sue parole serene e taglienti hanno attraversato e attraversano la nostra vita ogni giorno, alle prese con le notizie che arrivano da tutti i lati del mondo e dal Belpaese e che confermano una diffusa e generale crisi materiale e di senso, cosi' profonda che rasenta la tragedia.
I tempi che si annunciano mostrano un futuro oscuro che rimanda ad epoche perfino piu' buie che Rossana aveva attraversato, sempre combattendo dalla parte degli ultimi, sempre attenta alla nascita dei nuovi, decisivi, movimenti.
C'era negli occhi di Rossana una indimenticabile luce che ci riguarda e che resta come insegnamento irrinunciabile: era quella di chi, non aspettando consensi e pubblicita', indaga il presente senza fingimenti e sempre con attitudine insoddisfatta.
Era come se avesse sotto gli occhi la barra del tempo e il suo lieve ma inesorabile moto: era una comunista, lavorava per una societa' superiore ma non sfuggiva ai limiti del passato.
Siamo all'altezza di quel rigore e di quella caparbieta' necessaria?
Rossana era unica. Ora giustamente tutti ricordano la sua importanza, non solo per la storia del "Manifesto", per la politica e per la cultura contemporanea. Lei pero' non si omologava ai modelli intellettuali dominanti, era in disparte a vedere prima degli altri lo sviluppo dei processi sociali in corso e a prevederne i risultati.
Trasmetteva durezza ed amore, un amore incommensurabile e piu' forte delle nostre scarse possibilita' materiali. Era indipendente e libera nell'individualita' e nella dimensione collettiva.
Addio Rossana e per sempre.

5. LUTTI. ENRICO PEYRETTI RICORDA ROSSANA ROSSANDA
[Riceviamo e volentieri diffondiamo]

Ricordiamo Rossana Rossanda, comunista rimasta comunista.
Sapete, amici, c'e' un tipo di persone che si immergono nella storia, con tutte le sue strettoie, e la sua polvere, e peggio, ma non perdono l'appartenenza alla sfera alta dello spirito, quello che unisce tutti i vari cammini, vicini e lontani, ma convergenti, verso cio' che e' giusto, vero, bello e buono.
Una di queste persone era Rossana, morta a 96 anni, giusto il 20 settembre.
La incontrai l'ultima volta a Ivrea, a ricordare Adriana Zarri, di cui era amica: si capivano, la mistica ribelle e la comunista eretica. Le diedi il libro di lettere con Bobbio, su pace, nonviolenza, fede: un altro lato di quel mondo. La invitammo a Torino, per il foglio, a parlare di Benedetto Calati, il grande monaco camaldolese. Rossana partecipava ai convegni camaldolesi, con Pietro Ingrao, e altri, perche' lo spirito vivo e' aperto come il mare. Cercate di lei nei libri di Calati.
Diceva ora Rossana: "Se vince Salvini e' colpa nostra, della sinistra".
C'e' gente che taglia a fette l'umanita', "noi e loro, prima noi". Ma ci sono persone che la curano, la guariscono, perche' la amano. Ci sono vite che finiscono li', e altre vite che arrivano lontano, dove ci raduneremo tutti. Sara' bello.
Grazie, vecchia Rossana, la ragazza del secolo scorso.

6. LUTTI. GIOBBE SANTABARBARA RICORDA ROSSANA ROSSANDA

Cosa e' stata per me Rossana Rossanda?
Ho iniziato assai giovane la mia militanza politica nel "Manifesto" e quindi nel Pdup per il comunismo, di cui sono stato segretario di federazione e funzionario.
Le scelte fatte allora hanno deciso dell'intera mia vita. Anche se il Pdup si sciolse nell'84, non ho piu' abbandonato la lotta politica per la liberazione dell'umanita', e a questa lotta ho subordinato ogni altro interesse o bisogno o desiderio che avessi.
Cosi' posso dire che la Rossanda per me non e' stata soltanto l'illustre intellettuale che tutti conoscono, la resistente antifascista, la militante comunista antitotalitaria, l'autrice di articoli, saggi e libri che ho letto lungo l'intera vita con la strenua attenzione di cui scrisse Simone Weil, ma anche una delle persone alla cui sequela mi posi in anni lontani persuaso della possibilita' (della necessita', del dovere) di dedicare la vita alla lotta contro tutti i poteri violenti e sopraffattori, per la vita, la dignita' e i diritti di tutte e di tutti, per costruire - nel vivo del conflitto e nel fuoco della contraddizione, con l'autore della Ginestra senza illusioni e senza cedimenti - una societa' giusta e solidale, per la condivisione del bene e dei beni fra tutte e tutti, ad ogni oppressione oppponendo ogni propria forza, ogni fibra del proprio essere, restando poi per l'intera vita fedele a quella scelta.
Per me la Rossanda e' stata - nel consentimento come nel dissenso e fin nel dissidio devotamente amandola sempre - la piu' alta, la piu' rocciosa, la piu' esigente delle maestre, e quindi la migliore.

7. LA MEMORIA DEI MAESTRI. FRANCO FORTINI: PER ROSSANA R.
[Da Franco Fortini, Poesie inedite, Einaudi, Torino 1995, 1997, p. 36]

su un motivo di P. Verlaine

In questo tempo che divaga
in questo tempo che ci allaga
di malgrado e di sebbene
a me la Rossana va bene.

Collettivisti a tutta paga
di cooperative dabbene
e voi marxisti del pliocene
assopiti alla vecchia saga
professori di controscene
aiuto-carristi di Praga
soviettisti delle catene
letterati di gaie cene
italiani di mente vaga
a me la Rossana va bene.

Gente, la rima non ripaga
corta e' la vita lunga la piaga.
Finche' un'ora piu' vera non viene
la Rossana a me va bene.

8. MEMORIA. DANIELE LUGLI RICORDA EDMONDO MARCUCCI
[Dal sito www.azionenonviolenta.it col titolo "C'era una volta Edmondo Marcucci... e ora?"]

Venerdi' scorso e' stato ricordato, nella sua Jesi, nel modo migliore, Edmondo Marcucci. Lo hanno fatto docenti dell'Universita' di Urbino: Amoreno Martellini, che particolarmente stimo, certamente il maggiore esperto in materia, e Marco Labbate, giovane studioso, che ha dedicato all'obiezione di coscienza un recente libro.
Ho ripensato a Marcucci, alla mia breve conoscenza e frequentazione. L'ho incontrato a Perugia al COR, in via dei filosofi, con Aldo Capitini, il 22 settembre 1962. La data puo' considerarsi come nascita del Movimento nonviolento (per la pace). La seconda parte della denominazione e' nel tempo caduta in disuso. Era stato annunciato con un manifesto all'inizio dell'anno, ma nulla era seguito fuori della ristretta cerchia perugina. Ero andato con altri tre amici di Ferrara. Conoscevamo Capitini solo per letture. E' stato il primo contatto diretto con lui. C'era pure Marcucci.
Edmondo Marcucci a me sembrava uscito da un film inglese, colonnello della riserva di un qualche corpo, per la postura, l'abbigliamento, i baffetti... Cosi' nel ricordo di Capitini nella commemorazione a pochi mesi dalla morte: "Poteva accadere nei molti nostri convegni a Roma, a Firenze, a Perugia e altrove di arrivare prima dell'inizio e trovare gia' nella sala un amico di media statura e di aspetto vigoroso che passeggiava su e giu', toccandosi i piccoli baffi che ricordavano un po' l'Ottocento e i primi decenni del secolo".
Pochi interventi hanno reso chiara la sua conoscenza, profonda e aggiornata, in materia di pacifismo e religioni. E' stato l'incontro di un giorno, ma la sua presenza e' di quelle che non si scordano. Con Capitini e con Ganduscio – non l'ho rivisto, e' morto l'anno dopo – mi ha colpito di piu' tra tutti i convenuti.
E' stato un piacere ritrovarlo l'anno seguente, prima settimana d'agosto, sempre a Perugia al Seminario sulle tecniche della nonviolenza. Sono stati giorni intensi, anche al di la' dell'impegnativo programma del convegno. Edmondo interveniva nelle conversazioni spesso con citazioni, per nulla pedanti e sempre appropriate, di Tolstoj e non solo. Sempre Capitini sottolinea: "In Italia, dove Tolstoi ha influito meno che in ogni altro grande paese europeo e dove il suo appassionato superamento del tradizionalismo religioso ha insegnato ben poco, il Marcucci e' stato invece lo studioso che e' scolaro, che penetra tutta l'opera, che cerca i discepoli, i parenti stessi dell'autore.
Era un devoto amico della figlia di Tolstoi, Tatiana, che viveva a Roma. Il poderoso costruttore di una vita religiosa razionale, concreta ed aperta, che si articola nell'amore universale, nella fiducia nel bene, nel rifiuto dell'autoritarismo statale, nella fedelta' alla nonviolenza e al vegetarianesimo, ha avuto in Marcucci il discepolo di maggiore rilievo in Italia".
Ho conservato a lungo – ora che le cerco non le rintraccio – cartoline con disegni e brevi scritti che mi ha donato. Ne ricordo un paio: un mondo che esplode con la bomba atomica, un gatto che succhia una lima, illudendosi di avere un boccone succoso mentre e' il suo sangue quello che inghiotte. Cosi' facciamo noi con guerra e armi. La sua morte e' avvenuta in un incidente al ritorno appunto da quel seminario. Ha dato notizia della scomparsa dell'amico Capitini, con la lettera circolare, solo forma di collegamento del nascente Movimento.
Piero Pinna, che da allora ho frequentato fino a quando ne ho portato con altri la bara, me ne ha parlato con affetto e considerazione. Era stato, con Capitini e Calosso, testimone al suo processo a Torino. Della vicenda aveva fatto partecipe Tatiana Tolstoj che così gli scriveva il 9 novembre 1949: "Io ho pianto di gioia leggendo cio' che questi coraggiosi giovani fanno. Il solo mezzo di combattere la guerra consiste nel rifiuto di parteciparvi... Io morro' piu' tranquilla sapendo che esistono persone simili". Morra' nel novembre dell'anno successivo.
Del processo ricorda, con le testimonianze sua e degli altri due, la difesa degli avvocati. Erano il tuttora vivente, ultracentenario, Bruno Segre e Agostino Buda, amico di Capitini, di Marcucci e di Silvano Balboni. Al funerale di questi Buda aveva tenuto nel novembre del '48 la commemorazione a nome degli amici. Buda nel processo, scrive Marcucci, "sostenne la liceita' dell'obbiezione di coscienza, su base legale, come diritto della personalita' (art. 2 della Costituzione) non costituente reato". Di tutte le vicende dell'obiezione e' stato attento partecipe. Il libro che raccoglie le sue memorie e' un prezioso documento del suo lungo e poco conosciuto impegno anche in questo campo.
A me e' particolarmente caro per il ricordo accorato e affettuoso di Silvano Balboni, scritto al momento della sua morte a soli 26 anni. Nella mia ricerca sul giovane ferrarese ho incontrato spesso il nome di Marcucci, accanto a quello di Capitini nelle piu' diverse iniziative e nella collaborazione diretta con Silvano, in attivita' organizzative e di segreteria. Grazie ad Amoreno ho potuto rintracciare tra i suoi documenti una bella lettera di Silvano – Natale 1947 – nella quale lo ringrazia dei suoi Studi su Tolstoj. D'ora in poi sostituiranno il libro di Stefan Zweig usato sul tema da Balboni nelle sue lezioni e conferenze. Gli parla pure del suo interesse al buddismo e del tentativo di coinvolgere i buddisti italiani nell'impegno per una riforma religiosa e civile. Anche qui Marcucci e' particolarmente preparato.
Dice Capitini: "Ed ancora, piu' alto di Tolstoi, per l'importanza universale, il liberato ed il liberatore per eccellenza, Budda. Il Marcucci, coltissimo nella storia critica delle religioni, aveva studiato sempre il Buddismo ed il maestro di questa religione tutta filosofica, tutta etica, tutta pratica; l'aveva studiato con quell'attenzione anche alla lingua originaria che egli aveva sempre nello studiare una grande personalita'. Ha scritto pagine molto acute sul Nirvana, sull'amore buddistico. La sua vicinanza a tanto maestro era per quel cosi' antico superamento dei mitologismi, degli istituzionalismi, delle prepotenze dogmatiche, per quello smontare l'io e le sue anguste pretese, per l'infinita nonviolenza che e' nella sua vita e nel suo insegnamento, per l'estraneita' assoluta del migliore buddismo ad ogni lotta religiosa, ad ogni antagonismo violento ereticizzante verso gli altri religiosi... Si capisce che egli risalisse indietro volentieri ad un insegnamento tanto solenne quanto aperto, tanto vicino al dolore di tutti gli esseri, quanto sgombro da ogni volerli giudicare e punire".
Trovo difficile questo tempo e rischio di rifugiarmi nel passato. Un ammonimento di Marcucci potrebbe aiutare me, e non solo: "Le nostre menti restano ancora obnubilate da preconcetti, si guarda troppo il passato dimenticando che proprio il passato e' il nostro vero nemico, quando non se ne traggono elementi ed insegnamenti per superarlo. Certo, il passato e' una forza, non si puo' cancellarlo ad un tratto, ma, per scarsa illuminazione, per pigrizia, noi ci arrestiamo davanti a quelle che sembrano novita' perturbanti il consueto andare delle cose". Possono aiutarci il suo metodo, secondo Capitini, "che cerca tutto sull'argomento che affronta", la sua coscienziosita' "calda di chi simpatizza con il tema... per chiarire il proprio orientamento".

9. MAESTRE. DANIELA PIA: BERTHA VON SUTTNER
[Dal sito de "La bottega del barbieri" (www.labottegadelbarbieri.org) riprendiamo il seguente intervento]

In Italia pochi la conoscono, nonostante il suo viso circoli in una delle monete da due euro. Ma la sua figura sta riemergendo da un passato non troppo lontano: una donna capace di promuovere la cultura della pace.
Bertha von Suttner nacque a Praga il 9 giugno 1843. Di famiglia aristocratica – dei conti Kinsky von Chinic und Tettau – non sentiva suo quel mondo e se ne allontano' per vivere del suo lavoro. Descrisse efficacemente l'ambiente conservatore di appartenenza dove la carriera militare e la "gloria" parevano rappresentare la massima aspirazione.
Pioniera del movimento per la pace, fu una scrittrice prolifica ma conobbe il successo solo con il romanzo "Abbasso le armi". Le sue idee le erano costato l'ostruzionismo delle case editrici ma quando finalmente il libro fu pubblicato (a Dresda nel 1889) ebbe un grande successo e venne tradotto in venti Paesi.
Un grande talento narrativo per descrivere i caratteri e i sentimenti umani ma anche una dettagliata conoscenza della situazione politica. Il tema della pace era rivoluzionario per quell'epoca. Tolstoj le scrisse: "La pubblicazione del vostro libro e' per me un buon segno. Il libro La capanna dello zio Tom ha contribuito all'abolizione della schiavitu'. Dio faccia si' che il vostro libro serva allo stesso scopo per l'abolizione della guerra".
"Abbasso le armi" usci' in concomitanza con il Congresso Universale della Pace e questo fatto diede modo a Bertha Von Suttner di incontrarsi con molti attivisti e parlamentari che fondarono poi l'Unione Interparlamentare. Simpatizzo' con i partiti socialisti visto che il pacifismo era un punto importante del loro programma.
La "Lega per la Pace" aveva come obiettivo principale il disarmo e il miglioramento delle condizioni sociali delle classi piu' svantaggiate. Il lavoro fu basato anche su approfondite ricerche: per denunciare le atrocita' della guerra rese pubblici i bilanci dell'esercito e quelli della Croce Rossa (da poco fondata). Bertha von Suttner non riusciva a capacitarsi che in tanti fossero cosi' incoscienti da farsi trascinare nei conflitti armati: "La cosa piu' stupefacente, a me sembra, e' che gli uomini si possano mettere da soli, volontariamente, in uno stato simile; che gli uomini che hanno visto cose simili non cadano in ginocchio prestando il giuramento piu' appassionato di fare la guerra alla guerra e, se sono re o principi, non gettino via la loro spada e, se invece non hanno potere, non consacrino almeno la loro attivita' di parola, di penna, di pensiero, d'insegnamento e di azione ad uno scopo: abbasso le armi!".
Seppe farsi accettare in un mondo di uomini e divenne protagonista in molti eventi ufficiali, come la Conferenza de L'Aja del 1899, dove rivesti' lo status di giornalista per aver fondato la rivista "Die Waffen nieder!" (Abbasso le armi!) il cui scopo era appoggiare l'Unione Interparlamentare e i Congressi Universali della Pace.
La sua notorieta' ebbe inizio al Campidoglio di Roma - prima donna ad aver tenuto un discorso - e da quel momento le sue conferenze divennero molto popolari.
Riconosciuta come scrittrice di grande livello, come leader pacifista, come attivista instancabile, fu pero' il bersaglio preferito dei misogini, ai quali rispose cosi': "le donne non staranno zitte. Scriveremo, terremo discorsi, lavoreremo, agiremo. Le donne cambieranno la societa' e loro stesse".
Pur non aderendo direttamente al movimento femminista lo segui' e ne incoraggio' le iniziative. Quando conobbe Alfred Nobel, prese le distanze dalle sue teorie, secondo le quali la pace doveva essere "armata", contrapponendogli l'idea del disarmo totale di tutte le nazioni e la necessita' di istituire  una "Corte d'Arbitrato" che risolvesse i conflitti internazionali facendo ricorso al diritto anziche' alla violenza. Secondo lei uno dei pericoli per la pace consisteva nell'americanizzazione globale, un fenomeno messo in luce successivamente da molti studiosi contemporanei.
Il suo impegno le fu riconosciuto nel 1905 con il premio Nobel per la Pace. La situazione in Europa pero' si faceva sempre piu' complessa. Bertha von Suttner da un lato seguiva le questioni continentali cercando la via della conciliazione fra Paesi rivali (contribui', per esempio, alla creazione del Comitato di Fratellanza anglo-tedesco) ma dall'altro percepiva – e denunciava –  l'aggravarsi delle tensioni internazionali. Ritenendo necessario convincere le classi dominanti a schierarsi per la pace cerco' di farsi ascoltare dai politici. Incontro' molti fra i leader del suo tempo, per invitarli a rifiutare la logica dello scontro armato e viaggio' moltissimo in Europa a tal fine. Ma i risultati che ottenne non furono sufficienti a frenare il nazionalismo estremo e l’aggressivita' delle politiche imperialiste che stavano prendendo il sopravvento, sfociando poi nel primo massacro su scala mondiale. Nell'ultimo periodo della sua vita si sentiva sfiduciata perche' non sentiva il coinvolgimento dei giovani proprio mentre la situazione internazionale precipitava.
Mori' il 21 giugno 1914, una settimana prima dell'attentato di Sarajevo. Le fu risparmiato di conoscere l'esito di una carneficina nella quale furono sperimentate nuove terribili armi: la mitragliatrice, i gas, i carri armati, gli aerei, con 10 milioni di morti fra i militari e circa 7 tra i civili oltre a 21 milioni di feriti e mutilati.
"Ogni guerra, qualunque sia il suo esito, contiene sempre il germe di una guerra successiva. Ed e' piu' che naturale. Un atto di prepotenza offende sempre qualche diritto. L'offeso fa valere presto o tardi le sue ragioni e allora il nuovo conflitto viene risolto da una nuova prepotenza, gravida di ingiustizie, e cosi' di seguito senza fine".

10. MEMORIA. MASSIMO TEODORI: LA LEZIONE DELLA RESISTENZA NONVIOLENTA DI JOHN LEWIS
[Dal sito www.huffingtonpost.it riprendiamo questo intervento del 19 luglio 2020]

Quando pubblicai negli Stati Uniti The New Left. A documentary History (Bobbs Merril, 1969) e in Italia La nuova sinistra americana (Feltrinelli, 1970), il primo documento che inserii nella sezione dedicata ai Diritti civili fu Una seria rivoluzione, il discorso di John Lewis pronunciato alla "marcia per il lavoro e la liberta'" di Washington guidata da Martin L. King nell'agosto 1963.
Quella marcia era stata organizzata dall'insieme dei gruppi per i diritti civili: Urban League, NAACP, CORE e SCLC guidati da Philip Randolph, Bayard Rustin, Roy Wilkins, ed anche dai militanti dello SNCC, presidente John Lewis. Lo Student Nonviolent Coordinating Committee era il gruppo dei giovani attivisti che, alla testa della popolazione delle chiese nere del sud, avevano condotto le campagne antisegragazioniste improntate all'azione nonviolenta (Freedom rides, Freedom ballot, Freedom Democratic party, Sit-in Teach-in ,... ) sotto attacco delle polizie del sud razzista.
Dal 1965 al 1970 ero al campus di Berkeley, Cal. Frequentando gli amici della Students for a Democratic Society (SDS) -Tom Hayden, Todd Gitlin, Carl Oglesby, James Weinstein, Mario Savio, "Ramparts", e gli storici Howard Zinn e Staughton Lynd - ebbi l'occasione di incontrare i giovani attivisti reduci dalle campagne nel Dixie tra cui John Lewis a cui chiesi l'autorizzazione di pubblicare nel libro sulla nuova sinistra americana il suo discorso, il piu' rappresentativo della stagione dei diritti civili.
"Noi marciamo, oggi, per il lavoro e la liberta', ma non abbiamo motivo di essere orgogliosi dal momento che centinaia e migliaia di nostri fratelli non sono qui: non hanno soldi per viaggiare perche' prendono salari da fame [...] se non addirittura nessun salario [...] Quella in cui siamo impegnati e' una rivoluzione seria [...] La rivoluzione nonviolenta dice: Non aspetteremo che i tribunali emettano le sentenze, o il Congresso, poiche' abbiamo atteso per centinaia di anni [...] Invaderemo le strade di ogni citta', di ogni villaggio di questa nazione, sino a che non avremo conquistato la vera liberta'. Fino a che la rivoluzione non sara' completa".
Quando l'ultimo presidente dello SNCC, Stockely Carmichael, proclama' a meta' '60 la svolta del "potere nero" sull'onda delle critiche che Malcolm X rivolgeva ai metodi nonviolenti di King e Lewis, il giovane militante rimase fino all'assassinio del 1968 con il pastore nero, fedele alla via integrazionista che si contrapponeva a quella violenta di "autodifesa" e separatista di una parte del potere nero e delle pantere nere che nel giro di una stagione finirono nel sangue.
Lewis ha continuato per sessanta anni a percorrere la sua strada divenendo uno dei maggiori leader del popolo nero al Congresso dove e' stato ininterrottamente eletto dal 1986 in un collegio di Atlanta, e lavorando a fianco dei presidenti degli Stati Uniti piu' attenti alle questioni dei neri, da ultimo Obama che gli ha conferito la massima onorificenza della nazione. Sarebbe pero' fuori luogo considerare l'on. Lewis come un "integrato" che ha messo da parte le lotte per la liberta', il lavoro e la pari dignita' umana non solo dei neri, perche' e' stato sempre pronto a scendere in strada (con 44 arresti), tutte le volte che si rendeva necessario.
Questa mi pare la lezione che si puo' trarre da una lettura non ideologica della storia americana del dopoguerra. Tutte le volte che la minoranza nera si e' mobilitata con fermezza, ricorrendo magari alla disobbedienza civile nonviolenta di massa, gli effetti positivi generali sono stati evidenti. Quando, invece, e' stata imboccata la strada della rivolta violenta, altrettanto evidenti sono stati gli effetti negativi, allora con il passaggio dai diritti civili al potere nero e, oggi, con analoghe tendenze.

11. REPETITA IUVANT. ANCORA UNA VOLTA CHIEDIAMO

Ancora una volta chiediamo che  si realizzino immediatamente quattro semplici indispensabili cose:
1. riconoscere a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro, ove necessario mettendo a disposizione adeguati mezzi di trasporto pubblici e gratuiti; e' l'unico modo per far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani;
2. abolire la schiavitu' e l'apartheid in Italia; riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto": un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia;
3. abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese; si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani;
4. formare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza; poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
*
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.

12. REPETITA IUVANT. "L'ITALIA ADERISCA AL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI". UNA LETTERA APERTA ALLA PRESIDENTE DEL SENATO E AL PRESIDENTE DELLA CAMERA

Gentilissima Presidente del Senato della Repubblica,
gentilissimo Presidente della Camera dei Deputati,
ricorrendo nei giorni scorsi il LXXV anniversario delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, tanto il Presidente della Repubblica, quanto Lei, Presidente del Senato, e Lei, Presidente della Camera, ha e avete diffuso messaggi di cordoglio per le vittime e di esortazione all'impegno affinche' simili orrori non abbiano a ripetersi mai piu' e si proceda quindi verso il disarmo, la pace, la cooperazione fra tutti i popoli nel riconoscimento della comune umanita' di tutti gli esseri umani; nella consapevolezza che le armi atomiche mettono in pericolo l'esistenza stessa dell'umanita' nel suo insieme.
Orbene, come e' noto, il 7 luglio 2017 una conferenza ad hoc dell'Onu ha adottato il necessario e non piu' rinviabile "Trattato per la proibizione delle armi nucleari", che entrera' in vigore dopo che almeno cinquanta Stati lo avranno sottoscritto e ratificato.
L'Italia e' tra i paesi che questo fondamentale Trattato ancora non lo hanno ne' sottoscritto, ne' ratificato.
In mancanza di questa firma ogni dichiarazione da parte dei piu' autorevoli rappresentanti istituzionali del nostro paese di cordoglio per le vittime e di apprensione per le sorti dell'umanita', ogni appello da parte dei piu' autorevoli rappresentanti istituzionali del nostro paese all'impegno altrui in assenza del nostro, rischia di apparire - ahinoi - come un vaniloquio, un esercizio di retorica, un atto di ipocrisia. E siamo certi che non erano questi il sentimento e l'intenzione vostra e del Presidente della Repubblica.
Come gia' innumerevoli associazioni umanitarie ed innumerevoli cittadine e cittadini, vi esortiamo pertanto anche noi ad assumere un impegno concreto, preciso e non piu' rinviabile: adoperarvi affinche' l'Italia sottoscriva e ratifichi nel piu' breve tempo possibile il Trattato Onu del 7 luglio 2017 per la proibizione delle armi nucleari.
E' in vostro potere convocare le Conferenze dei capigruppo di entrambi i rami del Parlamento affinche' l'organo legislativo del nostro ordinamento giuridico deliberi un documento in tal senso che impegni e vincoli l'esecutivo.
E' in vostro potere promuovere il pronunciamento del Parlamento italiano.
E' in vostro potere far si' che l'Italia finalmente si esprima con un atto giuridico cogente in pro del bene comune dell'umanita' aderendo al Trattato che impedisca alle armi atomiche di tenere sotto ricatto e minacciare di distruzione l'intera famiglia umana.
Le ragioni per farlo le avete enunciate voi stessi, cosi' come il Presidente della Repubblica, pochi giorni fa. A quelle vostre sentite parole date effettuale seguito, date autentico inveramento.
Ve lo chiedono tutte le associazioni umanitarie, l'intera comunita' scientifica, tutte le cittadine e tutti i cittadini di volonta' buona; ve lo chiede una lettura avvertita della nostra Costituzione, della Carta delle Nazioni Unite, della Dichiarazione universale dei diritti umani; ve lo chiede l'umanita' intera; ve lo chiedono le generazioni future.
Augurandovi ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 12 agosto 2020

13. INIZIATIVE. PER SOSTENERE "A. RIVISTA ANARCHICA", RICORDANDO PAOLO FINZI

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14. LIBRI. GIAN MARCO MARTIGNONI PRESENTA "LA TERRA BRUCIA" DI GIORGIO NEBBIA
[Dal sempre utile sito "La bottega del Barbieri" (www.labottegadelbarbieri.org)]

Nel 2016 le edizioni Gruppo Abele, in occasione del novantesimo compleanno di Giorgio Nebbia, con il libro-intervista "Non superare la soglia" avevano raccolto, grazie a Walter Giuliano, la testimonianza di uno dei padri della storia dell'ambientalismo italiano, essendo stato tra i promotori delle piu' rilevanti associazioni ambientaliste del nostro Paese – WWF, Italia Nostra, Lega Ambiente – oltre che parlamentare per un decennio sia alla Camera che al Senato. Ora, a un anno dalla sua morte, e' stato pubblicato da Jaca Book (170 pagine, 22 euro) il libro "La Terra brucia" che raccoglie una serie di suoi profetici scritti, apparsi prevalentemente sulla rivista digitale Altronovecento, edita dalla Fondazione Luigi Micheletti di Brescia, ove a partire dal 2001 e' stato depositato il "Fondo Giorgio e Gabriella Nebbia" che in cinquanta faldoni riunisce la documentazione di oltre settant'anni di attivita' e piu' di cinquemila libri.
Il libro, come segnala il sociologo Lelio Demichelis nella postfazione, e' stato pensato come un vademecum per i giovani che hanno animato anche nel nostro Paese le recenti manifestazioni contro i cambiamenti climatici, riattualizzando il dibattito che si era sviluppato negli anni '70 attorno all'incompatibilita' fra il modello della crescita capitalistica e le risorse finite del pianeta. Fu Rachel Carson, infatti, a  verificare le alterazioni dei cicli biologici provocati dalla diffusione dell'insetticida DDT,e successivamente nel 1962 con il libro "Primavera silenziosa" a denunciare le gravi conseguenze derivanti dall'utilizzo dei pesticidi clorurati e simili. La reazione dei negazionisti di quell'epoca non si fece attendere: poiche' l'industria chimica non tollerava di veder compromesse le sue produzioni e i suoi lauti profitti, la Carson – che mori' di tumore nel 1964 – fu accusata di essere addirittura un agente "comunista". Nel frattempo il grande matematico rumeno Nicholas Georgescu-Roegen, individuando nel secondo principio della termodinamica quella legge dell'entropia per cui qualunque processo produttivo ed economico deve fare i conti con la degradazione della materia e dell'energia, sviluppo' la tesi che un orizzonte per la sopravvivenza della civilta' puo' essere rintracciato solo nella prospettiva di una societa' bioeconomica, non certo affidandosi ciecamente all'idolatria del mercato. Al contempo nel nostro Paese furono pubblicati nel 1972 sia "I limiti dello sviluppo" – per iniziativa del Club di Roma guidato dall'illuminato economista Aurelio Peccei – che il folgorante "L'imbroglio ecologico" di Dario Paccino, diventato quasi un best-sellers. Per Paccino la questione ecologica doveva essere affrontata in un'ottica marxista e materialista, in quanto non ci si poteva accontentare della scoperta dell'acqua calda dei limiti dello sviluppo. Quindi, da un lato scaturiva l'esigenza di comprendere lo scarto abissale che intercorre fra la storia della natura e quella dell'uomo; dall'alto lato Paccino, cosciente della distruttivita' intrinseca al modo di produzione capitalistico, insisteva sul legame ineludibile fra battaglia ecologica e lotta di classe. Non e' un caso che a cura di Luigi Piccioni (dell'Universita' della Calabria) sia stato ricostruito il carteggio intercorso fra Nebbia e Paccino negli anni 1971-72. Carteggio che permette di cogliere l'effervescenza culturale di quei tempi, la differenza di fondo tra ecologismo anticapitalista, radicale e moderato, nonche' le ragioni per cui il rapporto uomo-natura si e' ancor piu' lacerato e degradato rispetto ad allora. Quando si pensa che "L'imbroglio ecologico" fu tra i cinque libri di saggistica piu' letti in quel frangente storico (tanto che  Einaudi ne stampo' subito 22000 copie) abbiamo un'idea di quale regressione culturale e politica e' intervenuta in questi decenni, a fronte della scomparsa di quella che una volta si chiamava sinistra.
Luigi Piccioni e' anche l'autore nell'introduzione del profilo biografico di Nebbia, che da professore di Merceologia all'universita' di Bari ha tra l'altro firmato 1200 articoli nella collaborazione avviata nel 1961 con il quotidiano "La Gazzetta del Mezzogiorno", mentre era fra i protagonisti dei principali conflitti ambientali e territoriali che si sono sviluppati in questi ultimi decenni in tutta la penisola (dall'Acna di Cengio alla Farmoplant di Massa e Carrara, dalla Caffaro di Brescia all'industria chimica, simile alla ICMESA di Seveso, di Manfredonia). Infine, un ricco capitolo del libro e' dedicato ai ritratti di una serie di persone che hanno contribuito alla crescita del pensiero ecologico, da Antonio Cederna a Lewis Mumford. Fra queste persone emerge Friedrich Engels, che nelle pagine de "La dialettica della natura" sottolinea come "e' il lavoro che opera la differenza tra l'uomo e gli altri animali. Non aduliamoci troppo tuttavia per la nostra vittoria sulla natura. La natura si vendica di ogni nostra vittoria". Un monito piu' che attuale!

15. LIBRI. GIAN MARCO MARTIGNONI PRESENTA "NON SUPERARE LA SOGLIA" DI GIORGIO NEBBIA
[Dal sempre utile sito "La bottega del Barbieri" (www.labottegadelbarbieri.org)]

La storia dell'ambientalismo nel nostro Paese, fra le tante figure di primo piano che hanno contribuito alla sua nascita ed evoluzione (Laura Conti, Antonio Cederna, Fulco Pratesi, Virginio Bettini, Enzo Tiezzi ecc.) deve un riconoscimento particolare all'impegno a tutto campo profuso da Giorgio Nebbia, che per il suo carattere mite e riservato non ha mai amato i clamori della ribalta mediatica.
Docente di Merceologia all'Universita' di Bari, parlamentare della Sinistra Indipendente per un decennio sia alla Camera che al Senato, consigliere comunale a Massa Carrara ai tempi della tormentata vicenda Farmoplant, fra i promotori delle piu' importanti associazioni ambientaliste (WWF, Italia Nostra, Lega Ambiente) Giorgio Nebbia, in occasione del suo novantesimo compleanno, e' stato intervistato da Walter Giuliano per l'agile e preziosa collana Palafitte, fiore all'occhiello delle edizioni Gruppo Abele.
"Non superare la soglia" (pp. 125) si presenta – oltre che come sintetico "compendio di ecologia" – come un testo da diffondere nelle scuole, da far conoscere a quanti rivestono un ruolo nella pubblica amministrazione e ai tanti tecnici e professionisti che operano quotidianamente nei diversificati ambiti territoriali. Infatti, le indicazioni di lavoro che provengono dalla testimonianza di Nebbia e dalle sue riflessioni sia sul piano planetario che su quello locale-nazionale sono preziose e lungimiranti, a partire pero' da una considerazione amara ed eloquente: "Se non hanno voglia di mettere in discussione il mondo dei soldi e degli affari, i governanti del mondo devono, invece, adattarsi a tenersi le valli che franano, le citta' allagate e i campi inariditi".
Purtroppo, risale al 1970 la relazione della Commissione De Marchi sulle criticita' del territorio italiano, che aveva stimato in diecimila miliardi di lire in dieci anni le risorse necessarie per un piano di difesa e di tutela del territorio, dopo l'alluvione del Polesine del 1951, i duemila morti per la frana del Vajont e le alluvioni di Firenze e di Venezia del 1966.
In quasi cinquant'anni non solo e' stato fatto poco e nulla in quella direzione di lavoro ma i cambiamenti climatici, l'abusivismo, la dissennata "pianificazione" urbanistica e la cementificazione selvaggia hanno ulteriormente aggravato la situazione di dissesto del territorio, provocando una catena senza fine di morti e dolore, oltre a una valanga di soldi dirottati per il risarcimento dei danni.
A fronte di tutto cio', la classe politica invece di avviare un urgente programma decennale di spesa di 2 miliardi di euro all'anno finalizzato alla "cura" del territorio, concentra da tempo l'attenzione, le risorse e le priorita' del Paese su opere pubbliche socialmente inutili come la TAV Torino-Lione e il Ponte di Messina, per poi, con la complicita' dei media, spargere lacrime di coccodrillo a ogni tragedia annunciata.
Nebbia segnala come sia opportuno non lasciarsi ingannare dalla retorica del linguaggio, che ha lo scopo di conciliare l'inconciliabile, coniando i termini che oggi vanno per la maggiore: sviluppo sostenibile, decrescita felice, economia circolare, rifiuti zero ecc.
Il modo di produzione capitalistico e' di per se' insostenibile, per via del principio dell'accumulazione illimitata, che si scontra con "le leggi di crescita e declino di tutti gli esseri viventi, come avevano gia' evidenziato Marx ed Engels nella loro opere, comportando una violenza e uno sfruttamento della natura, con cui, volenti o nolenti, siamo e saremo costretti a fare i conti. Cosi' come il feticismo della crescita illimitata, simbolicamente rappresentato dalla percentuale registrata annualmente dal prodotto interno lordo, non puo' contemplare il suo opposto, ovvero la decrescita, per di piu' felice. Il grande contributo fornito dall'ecologia e' quello basato sulla legge dell'entropia, sulla scorta del secondo principio della termodinamica e dell'elaborazione di Georgescu-Roegen, per cui in ogni ciclo merceologico avviene un processo di degradazione della materia sotto forma di scorie e rifiuti. La societa' neoliberista, fondata sull'iperconsumismo e l'obsolescenza programmata, e' quindi destinata inevitabilmente a entrare in contraddizione con i limiti fisici concernenti la disponibilita' delle risorse naturali del pianeta, con tutti i rischi che si prospettano per le future generazioni".
Quindi, a partire da questa consapevolezza, Nebbia intravede nell'utilizzo dell'energia solare e nell'innovazione dei cicli merceologici l'ancora di salvezza per la sopravvivenza dell'umanita', nell'ottica di una graduale transizione a quella societa' "biotecnica" auspicata gia' negli anni Trenta da Lewis Mumford.

16. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- AA. VV., Gianni Rodari. C'e' una favola in ogni cosa, Left, Roma 2020, pp. 112, euro 6,50.
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Riletture
- Sibilla Aleramo, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 2004, pp. XXVIII + 210.
- Sylvia Plath, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 2013, pp. LXIV + 886.
- Nelly Sachs, Poesie, Einaudi, Torino 1071, 2006, pp. XXII + 170.
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Riedizioni
- Luciano Canfora, Noi e gli antichi, Rcs, Milano 2002, 2016-2017, 2020, pp. 160, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Dacia Maraini, Donne in guerra, Rcs, Milano 1998, 2020, pp. 384, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
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Maestre
- Rossana Rossanda, L'anno degli studenti, De Donato, Bari 1968, Manifestolibri, Roma 2018, pp. 96.
- Rossana Rossanda, Le altre, Bompiani, Milano 1979, pp. 240.
- Rossana Rossanda, Un viaggio inutile o della politica come educazione sentimentale, Bompiani, Milano 1981, pp. 144.
- Rossana Rossanda, Anche per me. Donna, persona, memoria dal 1973 al 1986, Feltrinelli, Milano 1987, pp. 208.
- Rossana Rossanda, Note a margine, Bollati Boringhieri, Torino 1996, pp. X + 236.
- Rossana Rossanda, La ragazza del secolo scorso, Einaudi, Torino 2005, pp. IV + 388.
- Rossana Rossanda, Quando si pensava in grande, Einaudi, Torino 2013, pp. IV + 244.
- Rossana Rossanda, Il film del secolo, Bompiani, Milano 2013, pp. X + 374.
- Rossana Rossanda, Questo corpo che mi abita, Bollati Boringhieri, Torino 2018, pp. 128.
- Manuela Fraire e Rossana Rossanda, La perdita, Bollati Boringhieri, Torino 2008, pp. 82.
- Filippo Gentiloni, Rossana Rossanda, La vita breve. Morte, resurrezione, immortalita', Pratiche, Parma 1996, pp. 96.
- Pietro Ingrao, Rossana Rossanda, Appuntamenti di fine secolo, Manifestolibri, Roma 1995, pp. 288.

17. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

18. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3870 del 22 settembre 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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