[Nonviolenza] No. 38



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NO ALL'ANTIPARLAMENTARISMO, NO AL FASCISMO, NO ALLA BARBARIE
No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
Al referendum del 20-21 settembre votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 38 del 20 settembre 2020

In questo numero:
1. No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
2. Il testo del quesito referendario
3. Siti utili per l'informazione e l'impegno
4. "Rosa Luxemburg e Hannah Arendt, resistenza alla barbarie e politica dell'umanita'". Un incontro di studio e un appello finale
5. "Il manifesto": Referendum costituzionale sul taglio del parlamento, dieci motivi per dire NO
6. Alfiero Grandi: Fino all'ultimo minuto per far vincere il NO

1. APPELLI. NO ALLA RIFORMA COSTITUZIONALE CHE MUTILA LA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA E MIRA AD IMPORRE UN REGIME TOTALITARIO NEL NOSTRO PAESE

Al referendum costituzionale sulla mutilazione del parlamento del 20-21 settembre 2020 voteremo no.
Siamo contrari a ridurre il Parlamento a una tavolata di yes-men al servizio di esecutivi tanto insipienti quanto tracotanti e dei grotteschi e totalitari burattinai razzisti e militaristi che li manovrano.
Siamo contrari al passaggio dalla democrazia rappresentativa, per quanto imperfetta essa possa essere, al fascismo.
La mutilazione del parlamento attraverso la riduzione del numero dei parlamentari ha questo significato e queste fine: favorire il passaggio da una democrazia costituzionale gia' profondamente ferita a un regime sempre piu' antidemocratico ed eslege, sempre piu' protervo e brutale.
Al referendum del 20-21 settembre 2020 votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie.
No all'antiparlamentarismo, che alla separazione e all'equilibrio dei poteri, alla rappresentanza proporzionale dell'intera popolazione e alla libera discussione e consapevole deliberazione vuole sostituire i bivacchi di manipoli, l'autoritarismo allucinato, plebiscitario e sacrificale, il potere manipolatorio dei padroni occulti e palesi delle nuove tecnologie della propaganda e della narcosi.
No al fascismo, crimine contro l'umanita'.
No alla barbarie, che annichilisce ogni valore morale e civile, che perseguita ed estingue ogni umana dignita' e virtu', che asservisce la societa' alla menzogna e alla violenza.

2. MATERIALI. IL TESTO DEL QUESITO REFERENDARIO

Il testo del quesito referendario e' il seguente: "Approvate il testo della legge costituzionale concernente 'Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari', approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana - Serie generale - n. 240 del 12 ottobre 2019?".

3. RIFERIMENTI. SITI UTILI PER L'INFORMAZIONE E L'IMPEGNO

- Comitato nazionale per il NO al taglio del parlamento: sito: www.noaltagliodelparlamento.it
- Coordinamento per la democrazia costituzionale, sito: www.coordinamentodemocraziacostituzionale.it
- Noi per il NO, sito: https://noiperilno.it

4. REPETITA IUVANT. "ROSA LUXEMBURG E HANNAH ARENDT, RESISTENZA ALLA BARBARIE E POLITICA DELL'UMANITA'". UN INCONTRO DI STUDIO E UN APPELLO FINALE

Si e' svolto la sera di venerdi' 18 settembre a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", un incontro di studio sul tema "Rosa Luxemburg e Hannah Arendt, resistenza alla barbarie e politica dell'umanita'".
Nel corso dell'incontro ci si e' concentrati sulla lettura e il commento di alcuni decisivi testi delle due grandi pensatrici, militanti per la liberazione dell'umanita' da ogni oppressione, testimoni luminose della dignita' umana.
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Una minima notizia su Rosa Luxemburg
Rosa Luxemburg, 1871-1919, e' una delle piu' limpide figure del movimento dei lavoratori e dell'impegno contro la guerra, contro le dittature e contro l'autoritarismo. Assassinata, il suo cadavere fu gettato in un canale e ritrovato solo mesi dopo; ci sono due epitaffi per lei scritti da Bertolt Brecht, che suonano cosi': Epitaffio (1919): "Ora e' sparita anche la Rosa rossa, / non si sa dov'e' sepolta. / Siccome ai poveri ha detto la verita' / i ricchi l'hanno spedita nell'aldila'"; Epitaffio per Rosa Luxemburg (1948): "Qui giace sepolta / Rosa Luxemburg / Un'ebrea polacca / Che combatte' in difesa dei lavoratori tedeschi, / Uccisa / Dagli oppressori tedeschi. Oppressi, / Seppellite la vostra discordia".
Opere di Rosa Luxemburg: segnaliamo almeno due fondamentali raccolte di scritti in italiano: Scritti scelti, Einaudi, Torino 1975, 1976; Scritti politici, Editori Riuniti, Roma 1967, 1976 (con una ampia, fondamentale introduzione di Lelio Basso). Per l'epistolario: Lettere di lotta e disperato amore, Feltrinelli, Milano 1973, 2019; Lettere 1893-1919, Editori Riuniti, Roma 1979.
Tra le opere su Rosa Luxemburg: Lelio Basso (a cura di), Per conoscere Rosa Luxemburg, Mondadori, Milano 1977; Paul Froelich, Rosa Luxemburg, Rizzoli, Milano 1987; P. J. Nettl, Rosa Luxemburg, Il Saggiatore, Milano 1970; Daniel Guerin, Rosa Luxemburg e la spontaneita' rivoluzionaria, Mursia, Milano 1974; AA. VV., Rosa Luxemburg e lo sviluppo del pensiero marxista, Mazzotta, Milano 1977; Alba Gonzalez Sanz, Rosa Luxemburg, Rba, Milano 2020; Joern Schuetrumpf, Rosa Luxemburg. Il prezzo della liberta', Left, Roma 2020.
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Una minima notizia su Hannah Arendt
Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel 1975.
Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen (1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989), con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999), con Kurt Blumenfeld (Carteggio 1933-1963, Ombre corte, Verona 2015), con Martin Heidegger (Lettere 1925-1975, Einaudi, Torino 2000, 2007); cosi' come le raccolte di lettere e documenti in Hannah Arendt - Joachim Fest, Eichmann o la banalita' del male, Giuntina, Firenze 2013, 2014; in Hannah Arendt - Walter Benjamin, L'angelo della storia, Giuntina, Firenze 2017, 2018; in Hannah Arendt - Guenther Anders, Scrivimi qualcosa di te, Carocci, Roma 2017. Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita' e giudizio, Einaudi, Torino 2004; la recente Antologia, Feltrinelli, Milano 2006; i recentemente pubblicati Quaderni e diari, Neri Pozza, 2007.
Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001; Julia Kristeva, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 2005; Alois Prinz, Io, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1999, 2009; una rilevante testimonianza e' ovviamente Guenther Anders, La battaglia delle ciliege, Donzelli, Roma 2015; alcuni studi introduttivi recenti: Olivia Guaraldo, Arendt, Rcs, Milano 2014; Cristina Sanchez, Arendt. La politica in tempi bui, Hachette, Milano 2015; Agustin Serrano de Haro, Hannah Arendt, Rba, Milano 2018; Adriana Cavarero, Arendt e la banalita' del male, Gedi, Roma 2019; Ana Nuno, Hannah Arendt, Rba, Milano 2019; Laura Boella, Hannah Arendt. Un umanesimo difficile, Feltrinelli, Milano 2020. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000.
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Conclusivo un appello in quattro respiri
L'incontro e' stato anche occasione di riflessione a conclusione della campagna di informazione, documentazione e coscientizzazione per il NO al referendum che si svolgera' domenica 20 e lunedi' 21.
Nell'intervento che ha concluso l'incontro il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha formulato un ultimo appello a votare NO.
Nel ricordo e alla scuola di Rosa Luxemburg e di Hannah Arendt votiamo NO all'antiparlamentarismo, NO al fascismo, NO alla barbarie.
Nel ricordo e alla scuola di Rosa Luxemburg e di Hannah Arendt votiamo NO alla controriforma anticostituzionale, antiparlamentare e antidemocratica.
Di seguito l'appello finale per il NO al referendum esposto dal responsabile della struttura nonviolenta viterbese al termine dell'incontro di studio.
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I. Alla scuola della Rosa rossa, alla scuola della Rosa bianca
All'antiparlamentarismo, al fascismo, alla barbarie, noi opponiamo il nostro NO.
A chi vuole continuare a derubarci sostenendo che ci fara' risparmiare la bellezza di meno di un euro all'anno mentre continua a sperperare miliardi per folli e scellerate armi di sterminio, per alleanze militari terroristiche, per preparare guerre apocalittiche, per infami e mostruose antipolitiche razziste, per proseguire nella folle e scellerata distruzione dei diritti umani e del mondo vivente, noi opponiamo il nostro NO.
A chi vuole mutilare il parlamento affinche' sia ridotto a docile schiavo del governo, dei capibastone dei comitati d'affari e delle consorterie elettorali, degli occulti e palesi burattinai e dei callidi e selvaggi padroni che al governo comandano ex alto, noi opponiamo il nostro NO.
A chi vuole cancellare la separazione e il controllo dei poteri affinche' i potenti possano infischiarsene delle leggi e rapinare, devastare e distruggere restando impuniti e indisturbati, noi opponiamo il nostro NO.
A chi vuole proibire la presenza nelle istituzioni della repubblica di rappresentanti delle oppresse e degli oppressi affinche' i padroni possano essere ancora piu' feroci nello sfruttamento schiavista e nella violenza onnidistruttiva, noi opponiamo il nostro NO.
A chi vuole negare l'uguaglianza di diritti e la sovranita' popolare, noi opponiamo il nostro NO.
A chi vuole strozzare la democrazia ed imporre l'oligarchia, noi opponiamo il nostro NO.
A chi vuole smantellare la Costituzione repubblicana per restaurare l'assolutismo dei piu' brutali e dei piu' malvagi, noi opponiamo il nostro NO.
All'ideologia e alla propaganda menzognera, truffaldina e fraudolenta dell'orda dell'antipolitica che vuole imporre la dittatura dei bruti e degli allucinati, degli avidi e degli sconsiderati, noi opponiamo il nostro NO.
Alla sciagurata controriforma anticostituzionale, antiparlamentare e antidemocratica, noi opponiamo il nostro NO.
Al fascismo che torna, alla barbarie che monta, noi opponiamo il nostro NO.
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II. La vita activa contro la banalita' del male
Ascoltando e condividendo le ragioni delle donne che lottano contro la violenza alle donne votiamo NO alla controriforma anticostituzionale, antiparlamentare e antidemocratica.
Ascoltando e condividendo le ragioni dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia votiamo NO alla controriforma anticostituzionale, antiparlamentare e antidemocratica.
Ascoltando e condividendo le ragioni del Movimento Nonviolento votiamo NO alla controriforma anticostituzionale, antiparlamentare e antidemocratica.
Ascoltando e condividendo le ragioni di numerose associazioni impegnate per la pace, i diritti umani, la difesa della biosfera votiamo NO alla controriforma anticostituzionale, antiparlamentare e antidemocratica.
Ascoltando e condividendo le ragioni di illustri costituzionaliste e costituzionalisti votiamo NO alla controriforma anticostituzionale, antiparlamentare e antidemocratica.
Ascoltando e condividendo le ragioni della prestigiosa associazione dei magistrati democratici votiamo NO alla controriforma anticostituzionale, antiparlamentare e antidemocratica.
Ascoltando e condividendo le ragioni di don Luigi Ciotti, monsignor Raffaele Nogaro, padre Bartolomeo Sorge, padre Alex Zanotelli e di innumerevoli altre personalita' di tutte le tradizioni di fede e di pensiero, della riflessione morale e dell'impegno solidale votiamo NO alla controriforma anticostituzionale, antiparlamentare e antidemocratica.
Ascoltando e condividendo le ragioni di Liliana Segre, di Rosy Bindi, di Susanna Camusso, di Nando dalla Chiesa, di Pietro Grasso, di Romano Prodi, di Marisa Rodano, di Nichi Vendola e di migliaia di autorevoli figure dell'impegno culturale, morale, civile, istituzionale votiamo NO alla controriforma anticostituzionale, antiparlamentare e antidemocratica.
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III. Che siano ancora una volta i giorni dell'arcobaleno
Ogni persona di volonta' buona si rechi a votare NO domenica e lunedi'.
Ma ancora nella giornata di sabato parli con i parenti, con le persone amiche, con le colleghe e i colleghi di lavoro e di studio, con le compagne e i compagni di vita, di lotte, del tempo liberato della convivialita', per esortare ogni persona cui si vuole bene a voler comprendere su cosa veramente si vota nel referendum e perche' occorre votare NO.
Ogni persona di volonta' buona si senta impegnata a difendere il parlamento dalla mutilazione voluta dai barbari e dagli oligarchi.
Ogni persona di volonta' buona si senta impegnata a difendere la Costituzione repubblicana dall'aggressione degli ebbri e brutali nostalgici del Fuhrerprinzip.
Ogni persona di volonta' buona si senta impegnata a difendere la democrazia, lo stato di diritto, la civile convivenza, l'eguaglianza di dignita' e diritti di ogni essere umano dall'assalto dell'orda insensata e scellerata dell'antipolitica, dell'autocrazia, del nichilismo.
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IV. Per la vittoria di tutte e di tutti, per la condivisione del bene e dei beni
Possiamo e dobbiamo far vincere il NO alla controriforma anticostituzionale, antiparlamentare e antidemocratica.
Lo abbiamo gia' fatto nel 2006 quando era Berlusconi a voler mutilare il parlamento, e votando NO il popolo italiano glielo impedi'.
Lo abbiamo gia' fatto nel 2016 quando era Renzi a voler mutilare il parlamento, e votando NO il popolo italiano glielo impedi'.
Possiamo riuscirci ancora una volta, per il bene  di tutte e di tutti.
Lasciamo il pessimismo per tempi migliori.
Ciascuna persona di volonta' buona umilmente s'impegni.
Non c'e' quorum, ogni voto e' decisivo.
NO all'oligarchia dei saccheggiatori. NO all'anomia. NO al regime della corruzione.
NO all'orda razzista e squadrista. NO alla narcosi e all'asservimento. NO ai poteri occulti e criminali.
NO all'antiparlamentarismo. NO al fascismo. NO alla barbarie.

5. REPETITA IUVANT. "IL MANIFESTO": REFERENDUM COSTITUZIONALE SUL TAGLIO DEL PARLAMENTO, DIECI MOTIVI PER DIRE NO
[Dal quotidiano "Il manifesto" riprendiamo questo articolo del 20 agosto 2020 dal titolo "Referendum costituzionale sul taglio del parlamento: perche' No" e il sommario "Tra un mese il voto. L'etichetta della legge e' semplice: 230 deputati e 115 senatori in meno. Ma il contenuto e' pericoloso. Dieci motivi per dire di No"]

1. A conti fatti si risparmia la meta'
Cominciamo da qui, dai soldi, perche' e' l'argomento "forte" del Movimento 5 Stelle, sebbene non originale. Quattro anni fa, infatti, era stato il Pd (Renzi) a scrivere sui suoi manifesti che "Basta un si' per cancellare poltrone e stipendi" – e' noto che quel referendum costituzionale lo vinsero i no. Sul manifesto dei grillini c'e' scritto adesso "1 miliardo per i cittadini", a tanto ammonterebbe il risparmio ottenuto con 345 "stipendi" parlamentari in meno.
La cifra e' fortemente esagerata: per raggiungerla ci vorrebbero dieci anni (due legislature) e 100 milioni di risparmi l'anno. I 5 Stelle giurano che saranno tanti ma e' facile smentirli. Gli ultimi bilanci di camera e senato indicano infatti tra indennita' e rimborsi una spesa di 144,885 milioni di euro per i deputati e 79,386 milioni per i senatori. Il che vuol dire che 230 deputati in meno garantirebbero un risparmio di 52,9 milioni e la rinuncia a 115 senatori significherebbe risparmiare 28,530 milioni.
Anche cosi' la promessa grillina non e' rispettata, il totale fa 81,430 milioni in meno l'anno, non 100. Ma e' un calcolo fatto al lordo delle tasse, perche' lo stato recupera una parte dell'indennita' sotto forma di Irpef e di addizionali regionali e comunali. Sono circa dieci milioni di gettito per i deputati e sei per i senatori. Il risparmio netto quindi e' piu' basso: 42,7 milioni per i deputati e 22,7 milioni per i senatori, totale 65,4 milioni l'anno.
C'e' di piu': una quota dei rimborsi che spettano ogni anno ai deputati e ai senatori e' destinata a pagare i collaboratori. Chi vuole tagliare le "poltrone" non ha ancora mai detto di volere parimenti licenziare gli assistenti (e per certi versi, anzi, il loro numero potrebbe addirittura salire, vedremo piu' avanti). Il vero risparmio netto dunque puo' essere calcolato in 36 milioni per i deputati e 17 milioni per i senatori, per un totale che e' quasi la meta' di quello annunciato dai sostenitori del si'.
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2. Non si toccano altre voci
Ma e' giusto mettere tanta attenzione ai risparmi, quando si parla di un'istituzione come il parlamento? Se la vostra risposta e' comunque si', e anche 50 milioni l'anno non vi sembrano affatto trascurabili, e' bene considerare che questo risparmio ottenuto tagliando la rappresentanza permetterebbe di fare economia sulle spese annuali di camera e senato soltanto per il 2,5%. Per avere un metro di paragone, si puo' considerare che le spese totali di camera e senato per il personale (stipendi e previdenza, parliamo quindi di tutti tranne che degli eletti) sono di circa 350 milioni l'anno. Vale a dire sette volte quello che si risparmierebbe rinunciando a 230 deputati e 115 senatori. Queste spese non saranno toccate.
Cinquanta milioni all'anno vuol dire che per arrivare al miliardo di minori spese reclamizzato da Di Maio (che ha anche gia' pubblicato uno schema di cosa intende fare, subito, con quei soldi) bisognera' arrivare alla fine di quattro legislature intere con il parlamento ridimensionato. A partire dalla prossima (se vincono i si'). Quindi appuntamento al 2043.
Intanto gli economisti dell'Osservatorio sui conti pubblici italiani guidato da Carlo Cottarelli hanno calcolato per il taglio di 445 parlamentari un risparmio molto vicino a quello che abbiamo stimato noi, per loro sono 57 milioni l'anno. E hanno aggiunto che si tratta appena dello 0,007% della spesa pubblica italiana (camera e senato hanno bilanci autonomi, ma evidentemente i risparmi comporterebbero minori trasferimenti pubblici). Dividendo infine il risparmio annuo per tutta la popolazione italiana, l'Osservatorio sui conti pubblici ha concluso che si tratta dell'equivalente di un caffe' (0,95 centesimi) all'anno per ognuno di noi 60 milioni. In cambio di un bel taglio alla rappresentanza.
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3. Giu' il rapporto tra eletti e popolo
La rappresentanza, eccoci al punto. Gli aspetti da valutare sono due. Il primo e' il rapporto tra il numero degli abitanti e il numero dei parlamentari (deputati e senatori). Piu' e' alto questo rapporto, meno i cittadini sono rappresentati, nel senso che un parlamentare deve rappresentare una fetta maggiore di "popolo". Allora facile capire perche' negli ultimi cento anni i deputati siano sempre cresciuti, prendiamo come riferimento la legislatura del 1919 perche' fu la prima in cui entro' in funzione l'attuale aula di Montecitorio (e fu l'ultima legislatura senza Benito Mussolini tra i banchi), allora gli italiani non arrivavano a 40 milioni.
Dal 1919 a oggi i deputati sono aumentati di 112 unita' (erano allora 518), sempre crescendo con l'eccezione delle due legislature elette con il sistema plebiscitario durante il regime fascista. Curiosita': in quel periodo i seggi per i deputati furono ridotti proprio a 400 come si intende fare adesso. Nel 1948 la Costituzione non previde un numero fisso di deputati e senatori. I primi avrebbero dovuto essere uno ogni 80mila abitanti o frazione superiore ai 40mila, mentre i senatori sarebbero stati uno ogni 200mila abitanti o frazione superiore a 100mila. Di conseguenza nella prima legislatura i deputati furono 572 e i senatori 237.
Il rapporto con la popolazione fu congelato nel 1963, quando una riforma costituzionale stabili' un numero fisso di parlamentari: 630 deputati e 315 senatori (piu' i senatori a vita e gli ex presidenti della Repubblica). Malgrado siano trascorsi quasi sessant'anni da quelle riforma costituzionale, il rapporto tra elettori ed eletti e' rimasto su per giu' lo stesso: e' un po' aumentato alla camera, dove oggi c'e' un deputato ogni 96mila abitanti ed e' un po' diminuito al senato, dove c'e' oggi un senatore ogni 192mila abitanti. Con il taglio queste proporzioni sarebbero stravolte.
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4. Diventeremo gli ultimi tra i paesi Ue
"L'Italia e' il paese con il numero piu' alto di parlamentari". Quante volte lo avete sentito dire dalla propaganda per il si'? Talvolta lo slogan viene appena un po' corretto aggiungendo "elettivi" a "parlamentari", tanto e' evidentemente falso: basta dire che nel Regno Unito i parlamentari sono piu' di 1.400. Ma a Londra ci sono i lords che hanno una funzione e soprattutto una carica, non elettiva, imparagonabile a quella dei nostri rappresentanti del popolo.
Problema simile c'e' con molte altre camere "alte" degli altri paesi, che spesso sono non elettive o rappresentano le autonomie locali o gli stati federati. Piu' facile il raffronto con le camere "basse", ovunque elette direttamente dal popolo. Oggi l'Italia con i suoi 96mila abitanti per deputato e' uno degli stati con maggiore rappresentativita': piu' del Regno Unito (un deputato ogni 102mila abitanti), piu' dell'Olanda (uno ogni 114mila), della Germania e della Francia (entrambe hanno un deputato ogni 116mila abitanti) e piu' della Spagna (uno ogni 133mila).
Un rapporto maggiore tra elettori ed eletti rispetto al nostro c'e' in Danimarca, Finlandia, Svezia, Belgio, Polonia, Grecia e Portogallo, tra gli altri. Non e' corretto pero' dire, come dicono i 5 Stelle, che con la riforma l'Italia si "allineera'" ai maggiori paesi europei. Il taglio di 230 deputati infatti portera' il nostro rapporto fino a un deputato ogni 151mila elettori. Diventeremmo cioe' di colpo il paese con la peggiore rappresentativita' tra tutti i 28 appartenenti all'Unione europea. E di gran lunga, visto che dopo di noi ci sarebbe la Spagna, ferma a un deputato ogni 133mila abitanti.
Peraltro a Madrid la camera "alta" e' a composizione mista – in parte e' eletta a suffragio universale, in parte e' designata dalle comunita' autonome – comunque piu' grande del nuovo senato italiano (266 senatori contro i nostri 200) per una popolazione assai inferiore (46 milioni contro i nostri 60 milioni).
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5. Territori penalizzati (chi piu', chi meno)
Ma il problema della rappresentanza e' anche un altro e riguarda i territori. Perche' diminuendo notevolmente il numero degli eletti a livello nazionale, meno 230 deputati e meno 115 senatori come detto, diminuisce ovviamente quello dei rappresentanti dei singoli territori. Fino a diventare un numero esiguo, questo e' vero soprattutto al senato.
Con 196 senatori (quattro sono destinati a essere eletti all'estero) da distribuire nelle venti regioni – confermate le "quote minime" di un senatore in Valle d'Aosta e due in Molise – il taglio sara' pesante dappertutto. Ma non ugualmente pesante. Per esempio la Toscana perdera' sei senatori (da 18 a 12), con un taglio del 33,3%. Sotto la media nazionale, che e' del 36,5%. Piu' penalizzato il Friuli Venezia Giulia, che subira' un taglio del 42,9%, stessa percentuale dell'Abruzzo (entrambe le regioni passeranno da 7 a 4 senatori). Male anche la Calabria, con meno 40% (da 10 a 6 senatori).
Ma soprattutto a essere penalizzate saranno l'Umbria e la Basilicata, che passeranno da 7 a 3 senatori, per entrambe meno 57,1%. Un abisso paragonato al Trentino Alto Adige, che – per via delle due province autonome alle quali e' stato garantito un numero uguale di senatori – perdera' in totale appena un seggio, scontando una diminuzione della rappresentanza parecchio sotto la media nazionale: meno 14,3%.
Il risultato di questa distribuzione e' la fotografia di un'Italia diseguale, dove in Trentino Alto Adige in media ci sara' un seggio elettivo per il senato ogni 171mila abitanti. E in Sardegna un seggio elettivo ogni 328mila abitanti, vale a dire quasi il doppio. Naturalmente questo ha effetti anche sulla rappresentanza politica, penalizzando le liste meno forti, oltre che sulla rappresentanza territoriale.
Come cercheremo di spiegare nella prossima scheda.
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6. La soglia di sbarramento "naturale"
Della legge elettorale parleremo altrove, ma intanto e' bene ricordare che i partiti – maggioranza e opposizione – si stanno attualmente dividendo attorno alla questione della soglia di sbarramento. Nella proposta all'esame della camera questa soglia e' fissata al 5% e c'e' chi la considera, con buone ragioni, eccessiva. Ma e' solo la soglia "esplicita", quella che e' scritta nella legge. Assai piu' alta e' la soglia "implicita", quella che concretamente le liste dovranno raggiungere per sperare di avere un eletto, questo proprio perche' gli eletti nel collegio sono molto pochi.
Ancora una volta dunque il problema si pone soprattutto al senato. Per esempio, in Liguria dove si eleggeranno, se il taglio sara' approvato, solo cinque senatori, superare il 5% non servira' a niente, visto che la soglia "implicita" sara' di oltre il doppio (circa il 12,5%). La Basilicata con i suoi tre senatori soltanto vedra' all'opera una soglia effettiva di quasi il 20%: raggiungibile secondo gli attuali sondaggi soltanto da due partiti. Il problema, attenuato, si pone anche alla camera.
Al senato e' piu' pesante perche' si aggiunge la previsione costituzionale in base alla quale la camera "alta" deve essere eletta su base regionale. Questo vuol dire che un partito per conquistare rappresentanti sul territorio deve superare entrambi gli sbarramenti a livello regionale, quello legale e quello "naturale" (il secondo e' di regola piu' alto del primo).
A questo secondo problema si sta cercando di porre rimedio con una riforma costituzionale appena all'inizio dell'iter parlamentare: cancellerebbe la base regionale per l'elezione del senato, introducendo come per la camera la base circoscrizionale. Resta il problema che partiti piccoli, quando sul territorio si eleggono pochissimi rappresentanti, sono condannati a restare fuori.
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7. Lavori piu' difficili, meno efficienza
Poco male, si dira', se tutto questo servira' a rendere il parlamento piu' efficiente. Perche' e' questo l'altro argomento ricorrente nei discorsi dei sostenitori del si'. Meno parlamentari significa lavori piu' spediti, posto l'indimostrato teorema che un parlamento e' tanto piu' efficiente quanti atti legislativi produce. Spesso e' vero il contrario.
In ogni caso, e' proprio cosi'? In realta' oggi – anche prima dello stato di emergenza, che ha esasperato i problemi – l'attivita' parlamentare e' impostata secondo i ritmi del governo. Decreti legge da esaminare entro la scadenza e questioni di fiducia sono la regola. Il problema della sottomissione del potere legislativo alle esigenze di quello esecutivo, di vecchia data, non sara' per niente scalfito dalla diminuzione del numero dei parlamentari.
Soprattutto perche' questa viene fatta con un chiaro intento antiparlamentare, visto che si tratta di rinunciare a un costo considerato improduttivo. Nella realta' la camera e il senato, condannati da un bicameralismo paritario – che non e' nemmeno scalfito da questa riforma – possono comunque lavorare in sincrono, portando avanti contemporaneamente progetti di legge diversi.
I lavori delle commissioni poi non saranno per nulla facilitati, visto che i regolamenti prevedono che possano andare avanti con un terzo dei commissari presenti: il che significa nove deputati o cinque senatori. Un numero troppo basso per un serio lavoro redigente.
A meno di non poter contare su uno staff molto largo e molto competente, come per esempio avviene nel senato degli Stati Uniti, dove i pochi senatori hanno a disposizione risorse enormi per gli uffici e i collaboratori. In conclusione, quindi, per avere garantita nel nuovo parlamento a ranghi ridotti almeno l'efficienza attuale, bisognera' spendere di piu'.
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8. Regolamenti superati, ma non cambiati
C'e' il famoso accordo di maggioranza, che aveva previsto alcune condizioni perche' il Pd e gli altri alleati dei 5 Stelle dessero il via libera al taglio dei parlamentari. Il si' c'e' stato ma le condizioni, chiamate "riequilibri", non si sono realizzate. Non si e' realizzata anzi non e' stata neanche approvata in commissione quella legge elettorale a base proporzionale che dovrebbe recuperare – ma solo un po' – la perdita di rappresentativita' che certamente derivera' dal taglio lineare dei parlamentari.
E non si sono realizzate le altre riforme costituzionali che, giusto o sbagliato che sia, Pd e Leu avevano considerato sufficienti a "riequilibrare" le istituzioni: l'equiparazione dell'elettorato attivo e passivo di camera e senato, la riduzione dei delegati regionali per l'elezione del presidente della Repubblica e la gia' citata introduzione della base circoscrizionale anche per l'elezione del senato.
Ma dove si avverte tutta l'incompletezza della riforma costituzionale voluta dei 5 Stelle e' nel mancato aggiornamento dei regolamenti parlamentari. Che sono stati scritti per i numeri attuali dei senatori e deputati e prevedono una serie di soglie a garanzia soprattutto delle minoranze. Trenta deputati, per esempio, oggi possono chiedere l'inversione dell'ordine del giorno, chiedere la votazione a scrutinio segreto, presentare subemendamenti agli emendamenti del governo: ovviamente 30 su 630 e' molto diverso rispetto a 30 su 400.
Le liste piu' piccole avranno difficolta' a formare un gruppo (20 deputati e 10 senatori), persino a entrare in tutte le attuali 14 commissioni e nelle giunte. In definitiva la vita delle minoranze sara' piu' difficile. I regolamenti, si dice, possono essere cambiati. E' vero, ma a parte che non sara' facile – serve la maggioranza assoluta e c'e' il voto segreto – non ci si doveva pensare prima?
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9. Il pasticcio del voto all'estero
Probabilmente non e' il principale, ma un bel problema il taglio dei parlamentari lo pone anche per la rappresentanza degli italiani all'estero. Rappresentanza prevista da una riforma pensata male (Tremaglia) e realizzata peggio, ma che in ogni caso oggi stabilisce (legge 459 del 2001) che i deputati e senatori eletti all'estero siano scelti con il sistema proporzionale e l'indicazione della preferenza.
Oggi la circoscrizione estera piu' grande e' quella europea (oltre due milioni e mezzo di residenti iscritti all'Aire) a seguire quella dell'America meridionale (un milione e mezzo), assai piu' piccole le circoscrizioni dell'America centrosettentrionale e di Africa, Asia e Oceania.
Non avendo avuto il coraggio di rinunciare ai seggi assegnati all'estero, con il taglio dei parlamentari nazionali e' stata tagliata anche la delegazione estera, percentualmente un po' meno: si passa infatti da 12 a 6 deputati e da 8 a 4 senatori. Il risultato e' che il deputato eletto nella circoscrizione piu' piccola (Africa, Asia, Oceania) sara' tre volte piu' rappresentativo di quello eletto nella circoscrizione piu' grande (Europa).
Il pasticcio principale e' stato fatto con i senatori, che essendo solo quattro giocoforza saranno uno per circoscrizione, che sia una circoscrizione grandissima o piccolissima. Avremo cosi' un senatore in rappresentanza dell'Europa intera, con tutto quello che significa in termini di campagna elettorale (impossibile e/o dispendiosissima) e rappresentanza. Ma anche con il tradimento del principio proporzionale stabilito dalla legge: tutti i collegi senatoriali delle circoscrizioni estero saranno nei fatti dei collegi uninominali. Il seggio andra' infatti a chi prende un voto in piu' e a lui soltanto.
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10. Un sacrificio lineare slegato da tutto
I difetti e le mancanze di questa riforma costituzionale sono tali che anche i sostenitori del si' a volte ricorrono all'argomento definitivo: in fondo sono quasi quarant'anni (dalla prima commissione bicamerale per le riforme) che si propone la riduzione dei parlamentari. E' vero, ma mai era stata proposta come un taglio lineare senza altri interventi sull'impianto istituzionale.
E' vero anche che per la riduzione si e' schierata in passato la sinistra, soprattutto dopo che le assemblee (legislative) regionali hanno ampliato e spostato verso il basso la rappresentanza. Ma la proposta (Ferrara, Rodota', 1985) anche in quel caso era di sistema e soprattutto prevedeva il monocameralismo. Una sola camera di 600 deputati eletta con una legge proporzionale non avrebbe tutti i problemi in termini di penalizzazione della rappresentanza territoriale e politica che ha invece la riforma dei 5 Stelle.
Riforma, quest'ultima, comparsa per la prima volta in un documento ufficiale nella nota di aggiornamento al Def del settembre 2018 (governo gialloverde Conte-Salvini) legata pero' a doppio filo con l'introduzione della "democrazia diretta". Velocissimo l'iter di approvazione: dalla prima lettura della prima deliberazione (febbraio 2019 al senato) alla seconda lettura della seconda deliberazione (ottobre 2019 alla camera) sono passati appena otto mesi.
Difficile trovare precedenti cosi' rapidi di riforme costituzionali negli ultimi venti anni. Persino l'abolizione della pena di morte nel 2007 e l'introduzione della parita' di genere nell'accesso alle cariche elettive nel 2003 sono state piu' meditate. L'unica modifica costituzionale che e' stata approvata a questa velocita' (anche a maggioranza qualificata) e' stata l'introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione nel 2012.
Quasi tutti se ne sono pentiti.

6. DOCUMENTAZIONE. ALFIERO GRANDI: FINO ALL'ULTIMO MINUTO PER FAR VINCERE IL NO
[Dal sito www.noaltagliodelparlamento.it che lo riprende da "Jobnews", col titolo "Referendum taglio parlamentari, 20 e 21 settembre. Fino all'ultimo minuto per far vincere il No"]

Senza l'iniziativa del NO il taglio del parlamento sarebbe passato sotto silenzio e le elettrici e gli elettori si sarebbero accorti degli effetti troppo tardi, a cose fatte.
Proprio chi ha voluto il taglio del parlamento, che e' un pesante colpo al suo ruolo e portera' ad un suo ridimensionamento a favore del potere del governo di imporre le sue scelte e dei poteri economici e finanziari che da tempo tentano di ridurre il potere del parlamento, non solo in Italia, di accentrare le scelte decisionali, di renderle nascoste agli occhi della maggioranza dei cittadini e non controllabili.
Solo l'azione del parlamento, con le sue leggi, potrebbe riuscire ad avere un potere di controllo e di decisione sui poteri e portare a sintesi le diversita' territoriali e sociali. Durante la pandemia abbiamo capito tutti che occorre un forte ruolo nazionale per garantire a tutti i cittadini, ovunque risiedano, gli stessi diritti effettivi, ma se dovesse uscire ridimensionato il parlamento, per la vittoria del Si', non solo nel numero ma soprattutto nel prestigio e nel ruolo, tutto sara' piu' difficile.
E' vero, il parlamento ha una crescente crisi di credibilita' dal porcellum ad oggi perche' i suoi componenti sono eletti sulla base della fedelta' e non della qualita' dei suoi componenti e nemmeno la bozza sbandierata in questi giorni modifica il potere di imposizione delle candidature che i capi dei partiti si sono riservati: il cittadino vota il partito ma chi diventera' parlamentare lo decide chi presenta la lista, il capo del partito. Questo e' il nodo non risolto.
Il parlamentare deve la sua elezione al capopartito e non ai cittadini, che non hanno alcun potere di scelta della persona, per questo e' debole e subisce decisioni prese con decreti legge continui, voti di fiducia a raffica, richiami all'ordine ed espulsioni di chi non si adegua. Da almeno 15 anni i parlamentari vengono scelti per la loro fedelta', non per le qualita'.
Ridurre il numero dei parlamentari del 36,5 % e' in realta' un taglio del ruolo del parlamento e fa un altro passo nella direzione di ridurre il suo ruolo politico e istituzionale, che tuttavia e' decisivo sia nei poteri di nomina (parte della Corte e del Csm, Presidente della Repubblica, ecc.) che per essere la sede di decisione legislativa.
Tagliare il parlamento in questo modo non e' solo ridurre i parlamentari, ma cosi' si creano di fatto due camere dimezzate, riducendo la loro capacita' di rappresentare i cittadini, sia per territorio che per opinione politica e culturale.
Si cercano per il taglio del parlamento ascendenze in precedenti iniziative, fingendo di dimenticare che quelle erano proposte per rilanciare la centralita' del parlamento, mentre il taglio attuale da' un colpo al suo ruolo, lo mortifica, lo rende ancora piu' lontano dai cittadini, che faticheranno sempre di piu' a sentirsi rappresentati.
Anziche' curare la malattia della caduta di credibilita' del parlamento, ridandogli slancio, cosi' si peggiora drasticamente la malattia stessa e si apre la strada, consapevoli o meno, ad altre modifiche della Costituzione nella direzione del Presidenzialismo e dell'accentramento ulteriore dei poteri nelle mani di pochi.
E' una grave responsabilita', meglio bloccare questa deriva facendo vincere il NO il 20-21 settembre e cercando invece di costruire una pressione sul parlamento che – pur con tutti i suoi difetti e' l'unico che oggi abbiamo – dobbiamo spingere a rappresentare le ansie e le speranze del paese proprio nel momento in cui occorre fare scelte importanti per uscire dalla crisi in cui l'Italia e' precipitata dopo la pandemia, discutendo con i cittadini su come utilizzare al meglio le ingenti risorse che l'Europa mettera' a disposizione per aiutarci a superare la crisi.
Il taglio del parlamento e' costruito nel modo peggiore, crea differenze territoriali importanti fino a contraddire il principio dell'uguaglianza del voto dei cittadini.
Per cercare di ridare slancio a questo pericoloso pasticcio di modifica della Costituzione e per giustificare il proprio capovolgimento di posizione passando dal voto contrario a quello favorevole, non si e' trovato di meglio che promettere altre modifiche della Costituzione e una nuova legge elettorale.
Allora diciamo con chiarezza che se per fare passare la modifica di un punto decisivo della Costituzione occorre "promettere" altre modifiche vuol dire che quella che viene portata al voto domenica e lunedi' e' un pasticcio che non convince fino in fondo nemmeno chi dice di sostenerla.
Meglio ignorare le motivazioni ridicole sui risparmi e non solo perche' non si risparmia sulla democrazia, ma in questi giorni si arriva a sostenere che se vince il NO si avrebbe una sconfessione del parlamento. Ma sono proprio gli improvvisati "difensori" di oggi che hanno dato un colpo al ruolo del parlamento con questo taglio che crea due camere dimezzate. Premesso che la "sconfessione" della decisione del parlamento di cambiare la Costituzione c'e' gia' stata con le modifiche di Berlusconi nel 2006 e di Renzi nel 2016 e il paese ne ha guadagnato, come si fa a ergersi a difensori del voto del parlamento dopo che si e' fatto votare che questo parlamento va tagliato drasticamente di oltre un terzo? Prima lo sfregio poi la beffa? Cosi' si cambiano le carte in tavola, come nella favola del lupo e dell'agnello.
Fermiamo questa deriva, facciamo vincere il NO il 20-21 settembre.

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NO ALL'ANTIPARLAMENTARISMO, NO AL FASCISMO, NO ALLA BARBARIE
No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
Al referendum del 20-21 settembre votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 38 del 20 settembre 2020
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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