[Nonviolenza] Telegrammi. 3859
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- Date: Thu, 10 Sep 2020 19:34:27 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3859 dell'11 settembre 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Ancora un foglio volante del Messaggero dell'Assia o della Rosa Bianca. Diffuso documento per il NO al referendum nel quartiere viterbese dell'Ellera
2. Pietro Bartolo: Io votero' NO
3. Susanna Camusso: Voto convintamente NO
4. Mauro Zanella: Lettera a un'amica o a un amico che non sa ancora se votera', oppure non sa cosa votare o e' convinto a votare si' al prossimo referendum costituzionale
5. Ancora una volta chiediamo
6. "L'Italia aderisca al Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari". Una lettera aperta alla Presidente del Senato e al Presidente della Camera
7. Alcuni vecchi compagni di scuola ricordano Paolo Finzi
8. Il circolo libertario mantovano ricorda Paolo Finzi
9. Sergio Ortoleva ricorda Paolo Finzi
10. Per sostenere "A. Rivista anarchica", ricordando Paolo Finzi
11. Pietro Ferrua ricorda Umberto Marzocchi
12. Segnalazioni librarie
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'
1. INIZIATIVE. ANCORA UN FOGLIO VOLANTE DEL MESSAGGERO DELL'ASSIA O DELLA ROSA BIANCA. DIFFUSO DOCUMENTO PER IL NO AL REFERENDUM NEL QUARTIERE VITERBESE DELL'ELLERA
La mattina di giovedi' 10 settembre 2020 il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo ha diffuso nel quartiere cittadino dell'Ellera un documento esplicativo delle ragioni del NO al referendum del 20-21 settembre.
Di seguito il testo integrale del foglio volante diffuso.
*
Referendum del 20-21 settembre 2020
NO agli spacciatori di fascismo
NO al regime della frode e della corruzione
NO ai colpevoli di crimini contro l'umanita'
NO all'eversione dall'alto dell'oligarchia golpista
*
La scellerata riforma costituzionale di Conte, Salvini e Di Maio non e' affatto un risparmio nell'interesse di tutte e tutti.
Al contrario, e' una sadica amputazione dei diritti dell'intero popolo italiano.
E' un ignobile trucco per lasciare ancor piu' mano libera ai ladroni di stato.
Per risparmiare veramente i soldi pubblici si cessi di sperperare miliardi per fabbricare e comprare armamenti, strumenti di guerra e di morte, e ci si impegni per lo scioglimento e la messa sotto processo di organizzazioni armate terroriste come la Nato.
Alla scellerata riforma costituzionale dell'oligarchia golpista il 20-21 settembre noi votiamo NO.
*
La scellerata riforma costituzionale di Conte, Salvini e Di Maio non e' una diminuzione della "casta" dei potenti rapinatori e sfruttatori.
E' invece un rafforzamento della "casta" dei potenti rapinatori e sfruttatori, che avra' meno controlli e meno ostacoli nelle sue mascalzonate.
Per contrastare il regime della corruzione occorre invece difendere i diritti di tutte e tutti, cacciare i corrotti e i criminali razzisti ancor oggi al potere.
Alla scellerata riforma costituzionale dell'oligarchia golpista il 20-21 settembre noi votiamo NO.
*
La scellerata riforma costituzionale di Conte, Salvini e Di Maio non e' una semplificazione del parlamento.
E' una mutilazione del parlamento e della democrazia.
Lo scopo e l'effetto reale e' impedire che possano essere elette in parlamento persone rappresentanti del movimento delle sfruttate e degli sfruttati, delle oppresse e degli oppressi.
Lo scopo e l'effetto reale e' ridurre il parlamento a bivacco di manipoli al servizio di un governo oligarchico, razzista, guerrafondaio, insipiente e irresponsabile, servo degli sfruttatori e inquinatori.
Alla scellerata riforma costituzionale dell'oligarchia golpista il 20-21 settembre noi votiamo NO.
*
La scellerata riforma costituzionale di Conte, Salvini e Di Maio serve a far saltare e distruggere la separazione e il controllo dei poteri (fondamento dello stato di diritto).
Cosi' il governo, i padroni e i loro sgherri potranno piu' facilmente violare le leggi, imporre le loro violenze, rubare i soldi di tutti, rapinare, avvelenare e devastare i beni comuni, sfruttare ferocemente le classi oppresse, schiavizzare, emarginare e ridurre a "scarti" gli impoveriti, distruggere il mondo vivente.
Alla scellerata riforma costituzionale dell'oligarchia golpista il 20-21 settembre noi votiamo NO.
*
La scellerata riforma costituzionale di Conte, Salvini e Di Maio mira a scassinare, svuotare e infine cancellare la democrazia ed a sostituirla con la dittatura dei violenti e degli stolti.
Nel 2018-2019 il governo razzista di Conte, Salvini e Di Maio ha gia' dimostrato cosa vuole e sa fare: omissione di soccorso di persone in pericolo di morte, persecuzione dei migranti, apartheid e schiavitu' in Italia, complicita' con gli aguzzini dei lager libici, "decreti sicurezza della razza" disumani ed incostituzionali, commissione di crimini contro l'umanita'.
Le antileggi hitleriane imposte da quel governo non sono state ancora revocate. Il partito di Conte e Di Maio ha imposto ai suoi flaccidi e codardi odierni alleati di proseguire in quelle sciagurate decisioni, contro la dignita' umana, contro la democrazia, contro la Costituzione.
Alla scellerata riforma costituzionale dell'oligarchia golpista il 20-21 settembre noi votiamo NO.
*
La scellerata riforma costituzionale di Conte, Salvini e Di Maio aggredisce e ferisce la Costituzione della Repubblica italiana, democratica ed antifascista.
Cosi' come le scellerate riforme costituzionali di Berlusconi nel 2006 e di Renzi nel 2016.
Nel 2006 e nel 2016 il popolo italiano sconfisse il tentativo golpista degli oligarchi votando NO al referendum.
Sconfiggiamo ancora una volta il tentativo golpista degli oligarchi votando NO al referendum.
Alla scellerata riforma costituzionale dell'oligarchia golpista il 20-21 settembre noi votiamo NO.
*
NO all'antiparlamentarismo, NO al fascismo, NO alla barbarie.
Il 20-21 settembre noi votiamo NO.
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 10 settembre 2020
2. DOCUMENTAZIONE. PIETRO BARTOLO: Io VOTERO' NO
[Da Facebook]
Al referendum costituzionale del prossimo 20 e 21 settembre io votero' NO con convinzione.
La demagogia e l'antipolitica non mi hanno mai appassionato, ma in fondo non e' neanche quello il tema.
Perche' mi interessano piu' i risultati, la qualita' del lavoro svolto nell'arco di una legislatura, l'attenzione per i territori, il livello di democrazia nel mio Paese.
La politica deve dare di piu', su questo non c'e' dubbio.
Ma deve farlo ripartendo dalle scuole di formazione politica, da un rinnovato rispetto per le istituzioni, da una questione morale realmente avvertita dai partiti e che produca una classe dirigente all'altezza del duro lavoro che occorre fare per cambiare le sorti del Paese. Non so in che modo un taglio orizzontale dei parlamentari possa aiutare a conseguire questi risultati.
Sono anni che assistiamo al "distanziamento sociale" tra la vita reale e un mondo politico sempre piu' autoreferenziale. Per invertire questa tendenza occorre una costante e sentita presenza nelle aree piu' periferiche. Con questa riforma, invece, il rischio e' quello di lasciare interi territori, soprattutto nel Mezzogiorno, privi di rappresentanza diretta.
Non lo possiamo permettere.
3. DOCUMENTAZIONE: SUSANNA CAMUSSO: VOTO CONVINTAMENTE NO
[Dal sito www.noaltagliodelparlamento.it con il titolo "voto convintamente NO al Referendum sul taglio del Parlamento"]
Voto convintamente NO.
Una convinzione maturata soprattutto per due ragioni, a mio avviso fondamentali: da un lato la gerarchia delle fonti e dall'altro la convinzione che la filosofia del "tutto e' casta" dall'antipolitica puo' portare solo a derive piu' o meno autoritarie.
*
I e Le costituenti definirono i principi fondamentali come parte immodificabile della Costituzione, ed indicarono una compiuta procedura per le modifiche delle altre parti, che impegna il Parlamento in un lungo processo.
Per intervenire sulla Costituzione serve, quindi, un'idea, un progetto compiuto la cui elaborazione e proposta deve avvenire in Parlamento.
In questo processo ne consegue, innanzitutto, che il Governo sia uno spettatore e non un protagonista.
Ogni qualvolta che il governo ha voluto assumersi la paternita' di una riforma costituzionale (nel 2006, nel 2016) non ha trovato consenso nel voto popolare.
Ne consegue inoltre che la modifica della Costituzione deve essere compiuta e mantenere coerenza con l'insieme delle norme costituzionali. E quindi non puo' essere giustificata attraverso la promessa di una legge ordinaria come quella elettorale.
Vale ricordare che la nostra Costituzione disegna una Repubblica Parlamentare. Viene scritta ed approvata a fronte della recentissima – allora – conquista del suffragio universale, nell'ambito di una concezione del diritto al voto che e' anche dovere civico.
La composizione numerica del Parlamento su cui discusse e delibero' l'assemblea costituente era in ragione di un criterio di proporzionalita', di rappresentanza del popolo e non – come qualcuno afferma con disprezzo istituzionale - di un desiderio di poltrone.
Il testo costituzionale non prevede un numero arbitrario – come e' nella modifica sottoposta a referendum, ma la scelta risponde a un principio di rappresentanza che dovrebbe guidare l'azione politica.
Qui il problema: la norma derivante dalla modifica non garantisce equita' di rappresentanza, anzi determina diseguaglianze, come se non ne avessimo gia' molte nel paese.
Diseguaglianze di rappresentanza, diseguaglianze di accesso, o meglio di mezzi necessari per provare a candidarsi, diseguaglianze nel rapporto tra maggioranza e minoranze.
Cosa rispondono i fautori del si'?: poi faremo la legge elettorale e definiremo le regole per permettere che il parlamento funzioni.
Facendo cosi' dipendere la coerenza del dettato costituzionale da una legge ordinaria.
Questo e' il vulnus che, dietro l'apparenza innocua del quesito "vuoi si' o no ridurre il numero dei parlamentari", si manifesta.
Sarebbe in questo modo possibile cambiare il grado di democrazia del paese garantito dalla Costituzione, attraverso una legge ordinaria.
Quindi in ragione di maggioranze o convenienze del momento.
Il massimo dell'instabilita' e dell'incertezza della costituzione materiale del paese.
Da tempo abbiamo imparato che la gerarchia delle fonti non e' un'ubbia dei giuristi, ma cio' che permette ad ognuno di avere certezza dei propri diritti, dell'efficacia dei suoi comportamenti.
Fonte primaria e' la Costituzione, poi tutto il resto.
Non il numero di parlamentari ma questa controriforma implicita e' l'origine del mio NO.
Sommessamente, poi, credo che aver bisogno di discutere mediamente ogni due anni di una nuova legge elettorale – che vorrebbe essere panacea dei problemi della politica o dei guai compiuti sull'assetto istituzionale – sia segno non di volonta' riformatrice, ma della profondita' della crisi della politica, che sempre piu' sposta dalla partecipazione alla cooptazione la rappresentanza.
Gli amanti del confronto con altri paesi credo farebbero molta fatica a trovare altre nazioni democratiche che cambino le leggi elettorali con tanta disinvolta frequenza.
*
La seconda ragione e' che questa norma sottoposta a referendum e' la piu' recente conseguenza della giornalistica invenzione della casta, tradotta in linea di antipolitica.
Linea che in questi anni e' diventata molto popolare, ed e' stata sposata da tutte le forze politiche, in una straordinaria ed efficace opera di distrazione di massa.
C'erano e ci sono privilegi, si'; ma perche' non si e' intervenuti?
La rappresentanza democratica e' tale se ognuno puo' essere elettore, ed eleggibile.
Se non ci sono regole eque e trasparenti di finanziamento, la politica diventa appannaggio esclusivo di chi puo' permetterselo.
Come la sanita' e' diventata un costo invece che l'attuazione di un diritto universale, cosi' la partecipazione politica.
Quale poi sia l'ipotetico risparmio di questa norma, lo sappiamo; e ben di piu' si spendera' per ripararne i guasti, se non riusciamo a fermare questa scelta.
Certo, dicono molti, non sara' il numero di parlamentari che ridara' qualita' alla politica; vero, ma all'inverso, cedere a questa deriva sara' senza dubbio alimento all'indebolimento della Costituzione.
Guai ne sono gia' stati fatti, ma non e' mai una buona ragione per farne altri.
4. RIFLESSIONE. MAURO ZANELLA: LETTERA A UN'AMICA O A UN AMICO CHE NON SA ANCORA SE VOTERA', OPPURE NON SA COSA VOTARE O E' CONVINTO A VOTARE SI' AL PROSSIMO REFERENDUM COSTITUZIONALE
[Riceviamo e volentieri diffondiamo]
Capiamoci: e' assolutamente legittimo avere dubbi su cosa votare perche' la questione non e' affatto semplice.
Votare una riforma e' votare per un cambiamento e io non difendo di certo l'esistente.
Tuttavia da decenni sappiamo sulla nostra pelle che alcune cosiddette riforme sono in realta' vere proprie controriforme con cui si puo' andare di male in peggio.
Apparentemente la riforma colpisce la cosiddetta casta dei politici riducendone drasticamente il numero.
Per chi in questi anni ha subito drammatici tagli, parlo del numero degli occupati nel settore pubblico e privato, del potere di acquisto dei salari e delle garanzie e diritti (tagli "giustificati" sempre da ragioni economiche e di contenimento della spesa) grande e' la tentazione di dare una bella sforbiciata ai politici che questi tagli hanno in grande maggioranza operato o avallato pur mostrandosi spesso assenteisti, corrotti e tra i piu' pagati al mondo.
Il problema e' che questa modifica alla nostra Costituzione non colpisce l'oligarchia ed i sui privilegi ma la rappresentanza politica dei semplici cittadini e dei lavoratori.
Non colpisce i privilegi della casta, semmai la riduce di numero rendendola quindi oligarchia ancora piu' ristretta e separata dai cittadini.
Le indennita' ed i privilegi, che potevano essere facilmente e drasticamente ridotti con una legge ordinaria, non vengono minimamente toccati.
Perche' la riduzione dei parlamentari nuoce alla democrazia e rafforza il potere dell'oligarchia?
Se si riducono deputati e senatori, i collegi elettorali diventeranno molto piu' grandi e serviranno molti piu' voti per essere eletti.
La campagna elettorale dei candidati qualora, come molti di noi auspicano, venisse reintrodotto il voto di preferenza, diventerebbe estremamente costosa e fuori dalla portata dei cittadini e cittadine comuni che pur preparati volessero concorrere alle elezioni.
Sarebbero favoriti i candidati ricchi, quelli amici dei ricchi, per non parlare di quelli sostenuti dalle varie mafie che controllano il territorio, mentre sarebbero sfavoriti i candidati espressione di lotte territoriali, sociali o di carattere sindacale, apprezzati da una cerchia di persone limitata rispetto ai voti che occorrerebbero per farsi eleggere.
Se rimanessero invece le liste bloccate i diversi partiti privilegerebbero senza dubbio i candidati meno critici e con minore autonomia di pensiero e favorirebbero invece i piu' fedeli alla dirigenza del partito se non addirittura al suo segretario.
A mio parere diventerebbe piu' difficile il ricambio dei parlamentari e si ridurrebbero i giovani (salvo i figli o le amanti di Tizio o di Caio).
Le cose devono quindi cambiare ma nella direzione opposta a quella qualunquista, demagogica e oligarchica propugnata da una riforma che non a caso era nel programma elettorale della Lega (omettendo il fatto che fosse uno dei punti del programma eversivo della P2 di Licio Gelli).
Si dovrebbero ridurre indennita' e privilegi dei parlamentari e reintrodurre una legge elettorale proporzionale senza sbarramento ed un maggior accesso dei media di tutte le forze politiche, anche quelle minori e nuove, che siano fedeli alla Costituzione ovviamente (essendo vietata dalla Costituzione la ricostituzione del Partito fascista e dalla legge Mancino la propaganda razzista e piu' recentemente anche quella omofoba).
Insomma per me questa riforma costituzionale e' una truffa.
Sono un maestro elementare non un politico di professione, e per difendere i miei diritti di cittadino e di lavoratore voglio che cambino molte cose... ma nella direzione opposta e quindi, convintamente, votero' NO.
5. REPETITA IUVANT. ANCORA UNA VOLTA CHIEDIAMO
Ancora una volta chiediamo che si realizzino immediatamente quattro semplici indispensabili cose:
1. riconoscere a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro, ove necessario mettendo a disposizione adeguati mezzi di trasporto pubblici e gratuiti; e' l'unico modo per far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani;
2. abolire la schiavitu' e l'apartheid in Italia; riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto": un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia;
3. abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese; si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani;
4. formare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza; poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
*
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
6. REPETITA IUVANT. "L'ITALIA ADERISCA AL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI". UNA LETTERA APERTA ALLA PRESIDENTE DEL SENATO E AL PRESIDENTE DELLA CAMERA
Gentilissima Presidente del Senato della Repubblica,
gentilissimo Presidente della Camera dei Deputati,
ricorrendo nei giorni scorsi il LXXV anniversario delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, tanto il Presidente della Repubblica, quanto Lei, Presidente del Senato, e Lei, Presidente della Camera, ha e avete diffuso messaggi di cordoglio per le vittime e di esortazione all'impegno affinche' simili orrori non abbiano a ripetersi mai piu' e si proceda quindi verso il disarmo, la pace, la cooperazione fra tutti i popoli nel riconoscimento della comune umanita' di tutti gli esseri umani; nella consapevolezza che le armi atomiche mettono in pericolo l'esistenza stessa dell'umanita' nel suo insieme.
Orbene, come e' noto, il 7 luglio 2017 una conferenza ad hoc dell'Onu ha adottato il necessario e non piu' rinviabile "Trattato per la proibizione delle armi nucleari", che entrera' in vigore dopo che almeno cinquanta Stati lo avranno sottoscritto e ratificato.
L'Italia e' tra i paesi che questo fondamentale Trattato ancora non lo hanno ne' sottoscritto, ne' ratificato.
In mancanza di questa firma ogni dichiarazione da parte dei piu' autorevoli rappresentanti istituzionali del nostro paese di cordoglio per le vittime e di apprensione per le sorti dell'umanita', ogni appello da parte dei piu' autorevoli rappresentanti istituzionali del nostro paese all'impegno altrui in assenza del nostro, rischia di apparire - ahinoi - come un vaniloquio, un esercizio di retorica, un atto di ipocrisia. E siamo certi che non erano questi il sentimento e l'intenzione vostra e del Presidente della Repubblica.
Come gia' innumerevoli associazioni umanitarie ed innumerevoli cittadine e cittadini, vi esortiamo pertanto anche noi ad assumere un impegno concreto, preciso e non piu' rinviabile: adoperarvi affinche' l'Italia sottoscriva e ratifichi nel piu' breve tempo possibile il Trattato Onu del 7 luglio 2017 per la proibizione delle armi nucleari.
E' in vostro potere convocare le Conferenze dei capigruppo di entrambi i rami del Parlamento affinche' l'organo legislativo del nostro ordinamento giuridico deliberi un documento in tal senso che impegni e vincoli l'esecutivo.
E' in vostro potere promuovere il pronunciamento del Parlamento italiano.
E' in vostro potere far si' che l'Italia finalmente si esprima con un atto giuridico cogente in pro del bene comune dell'umanita' aderendo al Trattato che impedisca alle armi atomiche di tenere sotto ricatto e minacciare di distruzione l'intera famiglia umana.
Le ragioni per farlo le avete enunciate voi stessi, cosi' come il Presidente della Repubblica, pochi giorni fa. A quelle vostre sentite parole date effettuale seguito, date autentico inveramento.
Ve lo chiedono tutte le associazioni umanitarie, l'intera comunita' scientifica, tutte le cittadine e tutti i cittadini di volonta' buona; ve lo chiede una lettura avvertita della nostra Costituzione, della Carta delle Nazioni Unite, della Dichiarazione universale dei diritti umani; ve lo chiede l'umanita' intera; ve lo chiedono le generazioni future.
Augurandovi ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 12 agosto 2020
7. MEMORIA. ALCUNI VECCHI COMPAGNI DI SCUOLA RICORDANO PAOLO FINZI
[Dal sito www.carducciani.org dell'associazione "Carducciani" (composta da persone che hanno frequentato il liceo Carducci di Milano) riprendiamo questo ricordo]
Abbiamo conosciuto Paolo quando eravamo ragazzi o poco piu', in quella eta' in cui si formano le idee, le aspirazioni, si da' forma ai pensieri, si cresce giorno dopo giorno anche - e soprattutto - mettendosi alla prova degli altri e con gli altri.
Ed erano anni speciali: non speciali per noi - ogni generazione si e' vissuta come speciale - ma speciali per tutti, di cambiamento radicale, di scuotimento delle coscienze e di scoperta di un mondo che intanto che lo si scopriva rivelava il bisogno di cambiarlo.
Ciascuno di noi ha seguito una propria strada, con la politica, con la professione, con l'arte. Paolo era l'anarchico: al nostro liceo ve ne erano anche altri, magari piu' per istinto che per scelta, ma lui lo era con le lettere maiuscole, per la convinzione e la maturita' della scelta. Ed era l'anarchico della migliore storia profondamente umana ed utopista.
Il tratto che colpiva della sua personalita' e che era alla base e la sostanza della sua scelta ideale e politica era la bonta': non e' abituale dire di qualcuno "era una persona buona", anche perche' in molti c'e' lo stupido retropensiero che "buono" implichi anche "illuso", se non addirittura "fesso". No, Paolo era semplicemente buono, negli atteggiamenti, nei comportamenti, nella discussione che pure tante volte ci ha visti su posizioni diverse.
La vita conosce i suoi prezzi e le strade si sono articolate in tante direzioni diverse. Per qualcuno di noi il rapporto con Paolo era diventato un saluto mandato tramite terze persone, per altri era il ricordo che tornava quando si ripercorrono fatti ed episodi di quei tempi.
Non sapevamo di una situazione difficile, che ci ha profondamente addolorato. Suona quasi a rimprovero e sicuramente aumenta il dispiacere di queste ore il fatto che proprio all'inizio della quarantena ad un paio di noi e' successo di scambiare con Paolo qualche mail per promettersi a vicenda di riprendere un contatto diretto rinviandolo alla riapertura.
Il mondo si e' riaperto ma probabilmente in esso c'era - per Paolo - anche tanto dolore, al quale non ha avuto la forza di reagire.
E cosi' siamo un po' piu' soli.
Alessandro Pollio Salimbeni, Fabio Treves, Pino Patroncini, Athos Mirmina, Vera Montanari, Gianni Maffi, Maurizio Passafaro, Franco Ferrari, Gianluca Maris, Massimo Rondinelli, Titti Torta
8. MEMORIA. IL CIRCOLO LIBERTARIO MANTOVANO RICORDA PAOLO FINZI
[Dal sito circololibertariomn.blogspot.com riprendiamo questo ricordo del luglio scorso]
Ciao compagno Paolo Finzi,
noi anarchiche e anarchici mantovani saputa la notizia della tua morte siamo rimasti increduli.
Poi e' arrivato il dolore e un grande vuoto.
Tu sei stato una presenza costante nella vita del Circolo come compagno e come fratello maggiore per alcuni di noi.
Oggi ci stringiamo alla tua famiglia, alla redazione di "A. Rivista" e idealmente a tutte le compagne e i compagni che oggi ti piangono.
Circolo libertario mantovano
9. MEMORIA. SERGIO ORTOLEVA RICORDA PAOLO FINZI
[Dal sito www.carducciani.org dell'associazione "Carducciani" (composta da persone che hanno frequentato il liceo Carducci di Milano) riprendiamo questo ricordo]
Ho letto tutta la storia, e ci sono rimasto veramente male. Anche se dopo il Liceo ho lasciato Milano, e non ci siamo piu' visti, allora eravamo amici, e pur avendo opinioni politiche diverse ne discutevamo spesso, sempre da amici, e me lo ricordo bene anche adesso, e non solo lui.
Sono sinceramente dispiaciuto di questa notizia e pure che abbia passato anni in depressione, e poi, a quanto ho capito, in malattia.
Mi auguro che Paolo possa riposare in pace.
Un saluto a tutti i Carducciani.
Sergio Ortoleva
10. INIZIATIVE. PER SOSTENERE "A. RIVISTA ANARCHICA", RICORDANDO PAOLO FINZI
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11. MEMORIA. PIETRO FERRUA RICORDA UMBERTO MARZOCCHI
[Da "A. Rivista anarchica", n. 372 del giugno 2012 col titolo "L'indimenticabile Umberto Marzocchi" e il sommario "Firenze 1900 - Savona 1986: una lunga vita tutta dedicata all'impegno militante nel movimento anarchico (e in particolare nella Federazione Anarchica Italiana). Conferenziere, organizzatore sindacale, forte della sua esperienza antifascista, del volontariato in Spagna nel '36, del partigianato nel maquis francese. E a piu' di 70 anni nelle carceri franchiste"]
Il primo incontro con lui avvenne nell'immediato dopoguerra. Di fama, lo conoscevamo prima che venisse a San Remo per la prima volta perche' lo avevano preceduto le descrizioni elogiative di quei compagni che con lui erano gia' stati in contatto.
A noi giovani piacque molto. Intanto perche' era un ottimo oratore: si esprimeva in un italiano forbito - senza essere affettato - e privo di intonazioni dialettali. Era dotato di una solida cultura politica e nessuna domanda gli era mai parsa inopportuna ne' l'aveva mai messo in imbarazzo. Vestiva accuratamente e anche questo ci faceva piacere perche' non volevamo ripercuotere nel pubblico l'immagine dell'anarchico scalmanato e zazzeruto. Non era affatto istrione e anche questo lo apprezzavamo perche' ci davano fastidio gli oratori che si appoggiavano su delle pause strategiche o puntavano sulle smorfie per ottenere un effetto teatrale. Emanava inoltre una certa virilita', cio' a cui le ragazze erano assai sensibili e che inorgogliva noi ragazzi. Anche se alcune di queste osservazioni possono parer frivole e portano su aspetti esteriori, sono rivelatrici di un grande equilibrio psichico e di una forza morale non comune.
Praticava e proponeva subito il tu ed era di un approccio spontaneo, facile, piacevole ed immediato.
A tutti rivolgeva domande - sulle loro letture predilette, ad esempio - e di tutti imparava il nome con gran facilita'.
Non ricordo se si fosse gia' stabilito a Savona, reduce dalle avventure franco-spagnole, anche se d'origine mi pare fosse piuttosto toscano, comunque percorreva frequentemente la nostra regione e conosceva la maggior parte dei gruppi e dei compagni. Mi informo' che ero l'anarchico piu' giovane della Liguria ed ebbi presto modo di confermarlo quando cominciai ad assistere a convegni provinciali e regionali.
Era assiduo collaboratore del settimanale della Federazione Comunista Libertaria Lombarda. Con Mario Mantovani, redattore de Il Libertario, condivideva parecchie idee, fra le quali certe prese di posizione sull'anarcosindacalismo sulle quali, ad onor del vero, non tutti erano d'accordo. Non tanto noi di San Remo, data l'assenza di attivita' industriali e di sezioni sindacali forti ed attive, ma a Genova, ove la tradizione operaia risaliva al secolo scorso, oppure a livello nazionale.
Sul problema sindacale, il movimento anarchico italiano era diviso in almeno quattro posizioni divergenti: c'era chi voleva ridar vita all'USI, di gloriosa memoria (e lo fece, anche se con scarso successo); chi preferiva che gli anarchici entrassero in massa nella CGIL e cercassero di farvi pesare la nostra influenza (questa la scelta di Marzocchi e Mantovani, fra gli altri); chi, temendo (e con ragione, perche' e' poi realmente avvenuto) che la CGIL avrebbe progressivamente fagocitato la frangia del sindacalismo rivoluzionario e che l'USI sarebbe rimasta una sopravvivenza storico-morale con poca o punta incidenza sulla realta' quotidiana del mondo del lavoro e non sarebbe mai tornata agli antichi splendori (e successe proprio cosi') fondo' i Comitati di Azione Sindacale; e, infine, chi riteneva che bisognasse aspettare che la piega degli avvenimenti ci suggerisse la strada piu' razionale da scegliere.
*
Nel 1950 rifiutai il servizio militare
Comunque sia, nel suo operato sindacale in seno alla CGIL si e' sempre comportato da rivoluzionario e non da riformista ed e' stato ammirato da molti non anarchici appartenenti alla base dei partiti della sinistra parlamentare.
Un'altra iniziativa di Marzocchi, riguardava l'organizzazione della lotta antifranchista. Era stato volontario durante la Rivoluzione Spagnola e non si dava pace che Franco tiranneggiasse ancora la Spagna. Concepi' la creazione di una colonna di volontari per debellare il franchismo. In un mio libro recente menzionai l'adesione di oltre centomila uomini. Un mio quasi coetaneo mi ha fatto osservare che forse ero stato troppo generoso ed ottimista e avevo probabilmente aggiunto uno zero. Puo' darsi benissimo ch'io mi sia sbagliato per eccesso di entusiasmo o brutto scherzo della memoria, ma son certo che nelle carte di Marzocchi (conservava anche i ritagli di trafiletti apparsi sui giornali quotidiani) si deve poter trovare una risposta accurata. Certamente non avrebbe potuto trovare centomila volontari anarchici, ma io non avevo affermato che fossero tutti militanti nostri e la questione spagnola era viva allora per tutta la sinistra. Se, pero', ho avuto torto, faro' ammenda onorevole.
Nel 1950 rifiutai il servizio militare e persi ogni contatto con Marzocchi. Seppi pero' che aveva fatto l'apologia del mio gesto in vari comizi antimilitaristi di quell'epoca. Fra il giugno 1951 e il 25 aprile del 1954 e cioe' dopo la mia scarcerazione da Gaeta e prima del mio espatrio in Svizzera, vissi clandestinamente in Italia, protetto dal Comitato Pro Vittime Politiche della FAI, e incontrai forse Marzocchi un paio di volte. Mi riferi' di avere ospitato a casa sua un altro compagno anarchico da lui conosciuto giovane a San Remo, Angelo Nurra, disertore, divenuto poi obiettore di coscienza, sulle mie orme e su quelle di Libereso Guglielmi (di cui occupava allora il posto da giardiniere del Centro Sperimentale di Floricultura e Frutticultura, aiutante del Prof. Mario Calvino, nostro simpatizzante e padre del famoso scrittore Italo). Per aiutare un compagno nei guai, Marzocchi non ha mai avuto paura di violare le leggi.
Durante gli otto anni trascorsi in Isvizzera – fra il mio arrivo clandestino e la mia espulsione – forse trascurai la corrispondenza con Marzocchi, assorbito com'ero dai problemi locali, ma ogni tanto ci scambiavamo notizie e saluti tramite compagni in viaggio, ad esempio Mario Mantovani che venne per un convegno regionale franco-italo-elevetico. Quando si tenne a Ginevra un altro convegno, europeo ma clandestino, per discutere la nostra posizione nei riguardi del Fronte Nazionale di Liberazione algerino e si emise un comunicato collettivo pensai subito di mandarlo al Libertario di Milano tramite Marzocchi. Se scelsi lui fu soprattutto perche' l'invio doveva rimanere anonimo e sapevo che lui avrebbe capito perche' non doveva rimaner traccia del testo. A nostra insaputa, il settimanale della Federazione milanese era diventato mensile e poi aveva cessato le pubblicazioni proprio in quelle settimane. Marzocchi ebbe pero' l'accortezza di farlo pubblicare su Umanita' Nova o su L'Internazionale di Ancona. Le nostre precauzioni erano state rese necessarie dalla presenza minacciosa in Svizzera di emissari dell'OAS, che riuscivano a controllare le attivita' sovversive di molte organizzazioni francesi e straniere (grazie anche a complicita' con la polizia politica elvetica), meno quelle degli anarchici.
Per molti di noi, comunque, le precauzioni non furono sufficienti, perche' per queste e altre ragioni una quindicina di militanti nostri (io compreso) venimmo espulsi. Partii per il Brasile e con Marzocchi ci si perse di vista.
Me lo ritrovai inaspettatamente in casa, a Nizza, nel 1974, reduce da un arresto in Spagna. Era ospite del compagno Isaac Barba (militante prezioso scomparso molto giovane al quale eravamo entrambi molto legati) che gli riferi' della mia presenza in Francia e gli chiese se mi conoscesse. "Certo! Altroche'!", rispose con entusiasmo e mi volle vedere subito, malgrado la stanchezza del viaggio (fece appena un pisolino in poltrona, quel pomeriggio). Era arrivato assieme a Ramon Liarte e trascorremmo ore a rivangare il passato e a colmare le lacune di anni di separazione.
Gli presentai mio figlio, a cui disse di avermi conosciuto alla stessa eta' (quindici anni non ancora compiuti) e ci stupi' tutti ricordandomi la risposta che gli diedi quando mi chiese quale fosse il mio autore prediletto (erano passati trent'anni circa) menzionando Mario Mariani (che lui aveva conosciuto ma su cui nutriva non poche riserve). Io l'avevo del tutto dimenticato, lui no. Questo si chiama avere una memoria di elefante. Detta qualita', d'altronde, e' stata forse il suo asso nella manica nelle conferenze col contraddittorio (come si usava negli anni '40) perche' nessuno lo aveva mai colto in fallo ne' soltanto messo in imbarazzo per via di un nome o di una data incerti.
Dal 1974 sino alla sua morte non persi piu' di vista Marzocchi: ci scrivevamo, andavo a trovarlo d'estate quando venivo regolarmente in Europa a visitare i miei genitori, collaboravo alle sue iniziative e lui alle mie.
Ricordo la prima volta che mi presento' alla sua nipotina Tiziana: anche lei non aveva ancora compiuto i quindici anni. Mi disse: vedrai, diventera' un'ottima militante a contatto con noi. Chissa' come sarebbe felice se la vedesse rientrare a Savona in treno, alle ore piccole, proveniente da una riunione anarchica tenutasi in altra regione, come succedeva spesso a lui (a quell'epoca non circolavano molte automobili nei nostri ambienti)!
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Una concezione dell'anarchismo originale
Negli anni '70 e '80 si occupava del Bollettino Interno della FAI come pure di quello internazionale, assieme al compagno bulgaro Georgev di Parigi. Gli mandavo dei comunicati sul Movimento Libertario Brasiliano (aderente all'IFA) di cui ero rappresentante in esilio. Ma mi chiese anche altri articoli e comunicati.
Quando organizzai il Primo Simposio Internazionale dell'Anarchismo a Portland nel 1980, fu lui a mettermi in contatto con lo scrittore Carlo Cassola (che associai all'iniziativa), avvicinatosi all'anarchismo soprattutto grazie a Marzocchi.
Era instancabile e parecchie furono le iniziative a cui mi chiese di collaborare.
Spero che qualcuno pensi a riunire i suoi scritti sparsi, tenendo conto anche dei numerosi comunicati da lui diramati, spesso non firmati, a nome del sindacato, dell'IFA, della FAI, e di tante altre organizzazioni da lui fondate o caldeggiate.
Anche le numerosissime lettere da lui scritte andrebbero raccolte perche' sempre dense di notizie e dati precisi, di proposte e iniziative.
Insomma, che nulla vada perso. Anche perche' in un certo qual senso Marzocchi ha fatto scuola: rappresentava una concezione dell'anarchismo assai originale (e ci sarebbero anche i suoi testi sul gradualismo rivoluzionario da analizzare), basata su valori nel contempo umanistici ed umanitari, del dialogo continuo ed educato con gli avversari politici, della presenza costante nel vivo delle lotte, sulla necessita' di organizzare il lavoro piu' che gli uomini, sulla diffusione instancabile delle nostre idee in qualsiasi circostanza e compagnia (non cerco' forse di fare del proselitismo anche coi suoi carcerieri barcellonesi?).
Questo (e, forse, altro) avrei almeno detto se fossi stato presente a Savona. Ma non ce n'e' bisogno. Marzocchi e' gia' con me, in me.
12. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Lea Melandri, L'infamia originaria, L'erba voglio, Milano 1977, Manifestolibri, Roma 1997, pp. 120.
- Lea Melandri, Le passioni del corpo. La vicenda dei sessi tra origine e storia, Bollati Boringhieri, Torino 2001, pp. 192.
- Lea Melandri, Amore e violenza. Il fattore molesto della civilta', Bollati Boringhieri, Torino 2011, pp. 166.
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Riedizioni
- Andrea Poggio (a cura di), Green mobility. Come cambiare la citta' e la vita, Edizioni Ambiente, 2018, Rcs, Milano 2020, pp. 276, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Giulia Sissa, Marcel Detienne, La vita quotidiana degli dei greci, Laterza, Roma-Bari 1989, Rcs, Milano 2020, pp. 272, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
14. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3859 dell'11 settembre 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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