[Nonviolenza] Telegrammi. 3853



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3853 del 5 settembre 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. "Non e' una questione di soldi, e' una questione di liberta'". Un dialoghetto all'osteria
2. Ancora una volta chiediamo
3. "L'Italia aderisca al Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari". Una lettera aperta alla Presidente del Senato e al Presidente della Camera
4. Per sostenere "A. Rivista anarchica", ricordando Paolo Finzi
5. "Area democratica per la giustizia": Il taglio dei parlamentari e' un vulnus per la democrazia
6. Alfiero Grandi: Tutti i pericoli del taglio del parlamento
7. Pietro Grasso: Un NO convinto
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. L'ORA. "NON E' UNA QUESTIONE DI SOLDI, E' UNA QUESTIONE DI LIBERTA'". UN DIALOGHETTO ALL'OSTERIA

I.
- A: E allora, t'ho visto ieri in piazza a rompere le scatole alla gente col solito comizio che tanto non ti da' retta nessuno. Ma quando la pianti?
- B: E' un vecchio vizio, lo sai.
- A: E stavolta con chi ce l'hai?
- B: E' per il referendum.
- A: Quello che fa risparmiare tagliando le poltrone alla casta?
- B: Un corno. La smettessero quei birbaccioni di prendere per i fondelli la gente. Il referendum e' per difendere la democrazia e la Costituzione dai fascisti al governo. Il referendum serve per dire NO al fascismo.
- A: Ecco qua. Hanno proprio ragione quelli che dicono che tu vedi fascisti dappertutto.
- B: Il fatto e' che sono veramente dappertutto. Io tengo solo gli occhi aperti e dico quel che vedo.
- A: Figurarsi. E allora, come si deve votare al referendum?
- B: Si deve votare NO. Come nel 2006 quando sconfiggemmo Berlusconi. Come nel 2016 quando sconfiggemmo Renzi.
- A: E che c'entrano i referendum del 2006 e del 2016 con questo di adesso?
- B: Le riforme costituzionali che respingemmo votando NO allora avevano lo stesso scopo di questa di oggi: volevano diminuire le rappresentanze parlamentari, indebolire il parlamento, far saltare la separazione e il controllo dei poteri, imporre una svolta oligarchica e autoritaria.
- A: Nientemeno, 'sti puzzoni.
- B: Nientemeno. Ed e' per questo che come allora anche oggi votiamo NO all'antiparlamentarismo, NO al fascismo, NO alla barbarie.
- A: Addirittura.
- B. Addirittura.
- A: Ma sei proprio sicuro che e' su questo il referendum? A me me l'hanno raccontata diversa.
- B: E come te l'hanno raccontata?
- A: Che la riforma e' per diminuire i magnaccioni di Roma ladrona.
- B: La raccontano cosi', ma la verita' e' un'altra.
- A: A dar retta a te la verita' e' sempre un'altra.
- B: E' un'altra rispetto alle frescacce che raccontano i potenti e i padroni, e i manutengoli loro.
- A: Che per te sono tutti mascalzoni.
- B: Adesso l'hai detta proprio giusta.
- A: Ormai ci hai la zucca pelata, assomigli a Babbo Natale, cammini tutto stortignaccolo che ti ci vuole il bastone, e ancora fai il contestatore.
- B: Perche', c'e' qualcosa di male ad opporsi alla schiavitu', al razzismo e al fascismo?
- A: No, e' che un contestatore da vecchio fa ridere.
- B: Pazienza, vorra' dire che faro' ridere mentre a me mi viene da piangere.
- A: E perche' ti viene da piangere?
- B: Per lo schifo che c'e' intorno a noi, non lo vedi? Per la strage degli innocenti nel Mediterraneo, per la schiavitu' nelle campagne, per la persecuzione hitleriana dei migranti, per il regime di apartheid imposto nel nostro paese in cui un decimo della popolazione reale e' privato del diritto di voto. Ti pare poco?
- A: Non e' poco, no.
- B: E non e' neppure tutto: le decine di migliaia di persone morte di Covid perche' il governo mezzo-razzista e le giunte regionali del tutto razziste le hanno fatte morire con la loro irresponsabilita', intempestivita' e inadeguatezza: avessimo avuto governanti ragionevoli e non insipienti, solleciti del bene comune e non solo rimiratori del proprio ombelico, rispettosi della Costituzione e non golpisti, insomma antifascisti invece che fascisti, tante vite umane sarebbero state salvate.
- A: Gia', tante vite umane sarebbero state salvate.
- B: E la catastrofe ambientale prodotta dal modello di sviluppo imposto dal capitalismo finanziario predatore e onnicida? La politica, le istituzioni democratiche, le leggi della repubblica, dovrebbero servire innanzitutto a contrastare la violenza dei potenti che stanno provocando il disastro per tutti, no?
- A: Dovrebbero.
- B: Invece il ceto politico di barbari caudatari che ha occupato le istituzioni e' pressoche' totalmente subalterno e funzionale al comando del capitale astratto che fa scempio dell'umanita' concreta e dell'intero mondo vivente.
- A: In effetti.
- B: E allora non ho ragione a contestare, ad oppormi, a resistere a questo comitato d'affari degli sfruttatori, a questo regime razzista e devastatore? Non ho ragione ad oppormi al suo tentativo di fiaccare le istituzioni democratiche per imporre la dittatura degli sfruttatori, la dittatura dei massacratori? Non ho ragione a votare NO all'antiparlamentarismo, NO al fascismo, NO alla barbarie?
- A: Ci avrai pure ragione, ma certo la vedi proprio nera.
- B: La vedro' proprio nera, ma certo ci ho pure ragione.
- A: Intanto beviamoci un cicchetto, che ne dici?
- B: Questa e' una bella idea.
*
II.
- A: Ci voleva proprio, eh?
- B: Ci vuole sempre un goccio.
- A: Quando ci vuole ci vuole.
- B: Questo e' parlare da uomini.
- A: Facciamo il bis?
- B: E perche' no?
*
III.
- A: E mo' spiegami bene che e' 'sta storia.
- B: Quale storia?
- A: Del referendum, no?
- B: Ah, ma e' semplice. Con la scusa di spendere di meno segano un terzo del parlamento.
- A: E sarebbe un male spendere di meno?
- B: E' un male segare la possibilita' che in parlamento siano rappresentati anche le oppresse e gli oppressi.
- A: E che c'entra?
- B: Con meno parlamentari non ci sara' piu' nessuna possibilita' per il movimento delle oppresse e degli oppressi di eleggere qualcuno in parlamento.
- A: Perche', oggi ci sono?
- B: Sulle punte delle dita di una mano, ma qualcuno forse c'e'.
- A: E contano quanto il due di coppe quando briscola e' spade.
- B: Comunque preferisco che ci siano.
- A: Se e' per questo, lo preferisco pure io.
- B: Se passa la riforma non ci potranno essere piu'. Ci saranno solo i servi dei padroni. E gia' si sa che politica faranno, quella che fanno sempre: razzista, schiavista, assassina.
- A: Allora non e' solo una questione di risparmiare un po' di soldi, come dicono.
- B: No, non e' una questione di risparmiare un po' di soldi, e' una questione di liberta'. La liberta' di tutte e tutti. La nostra liberta' di esistere e di lottare contro lo sfruttamento e la violenza. La liberta' sancita dalla Costituzione repubblicana scritta col sangue dei martiri della Resistenza.
- A: Con tutto cio', che quegli zozzoni del governo esagerano a rubare e sprecare i soldacci nostri pero' e' vero.
- B: E' vero si', e infatti bisognerebbe tagliargli gli artigli a loro, non segare il parlamento.
- A: Per esempio?
- B: Per esempio smetterla di buttare via i soldacci di tutti per comprare le armi assassine; smetterla di buttare via i soldacci di tutti per le spese militari; hai voglia quante spese ci sono che si potrebbero e dovrebbero tagliare. E tra le spese da tagliare gli emolumenti e le prebende dei signori parlamentari e dei signori ministri che ci costano piu' di vent'anni di grandine seguiti da vent'anni di siccita'.
- A: E coi soldoni risparmiati cosi'?
- B: Salute, casa, lavoro, istruzione, assistenza e da bere per tutti, per esempio.
- A: Questa non e' una cattiva idea, specialmente da bere per tutti. Magari potremmo cominciare col dare il buon esempio adesso.
- B: E vai col buon esempio.
*
IV.
- A: Mi piace proprio dare il buon esempio.
- B: A chi lo dici.
- A: Ancora un buon esempio?
- B: Prosit.
*
V.
- A: E allora bisogna votare NO, dico bene?
- B: Benissimo dici.
- A: Via, cominciamo a fare un po' di propaganda qui all'osteria.
- B: Mica solo qui all'osteria, bisogna fare propaganda dappertutto.
- A: Io pero' non e' che me la cavo granche' a fare i discorsi, magari se mi dici le cose piu' importanti quelle me le ricordo se sono poche.
- B: Allora: bisogna votare NO.
- A: E questa e' facile. E poi a me di dire no mi riesce naturale. Sara' che sono sempre stato un poveraccio, ma non e' mi e' mai piaciuto di dire signorsi'.
- B: Bravo, bisogna sempre dire di NO.
- A: E fino a qui ci siamo, E poi?
- B: Poi bisogna dire a che diciamo NO.
- A: Diciamo NO al fascismo.
- B: E' chiaro.
- A: E pure questa me la ricordo. A me il fascismo mi fa schifo.
- B: E poi bisogna dire perche' diciamo NO.
- A: E perche' diciamo NO?
- B: Perche' vogliamo difendere la democrazia e la liberta'.
- A: E per difendere la democrazia e la liberta' votiamo NO.
- B: E' logico.
- A: E' logico. E adesso non sara' il caso di farci un altro biccherino di quello buono?
- B: E' sempre il caso.
- A: E cosi' sia.
- B: Amen.
*
VI.
- A: Che c'e' di meglio di un bicchiere di spremuta di uve pregiate, come diceva il buon Sauro Sorbini?
- B: Due bicchieri di spremuta di uve pregiate.
- A: Questa e' la pura verita'.
- B: E la verita' sia fatta.
*
VII.
- A: Adesso si' che mi sento bene.
- B: E adesso a fare la propaganda per il NO.
- A: Vediamo se mi ricordo tutto: al referendum noi votiamo NO, contro il fascismo, per difendere la democrazia e la liberta'.
- B: Neppure Pertini avrebbe detto meglio.
- A: E magari c'e' pure qualche volantino da dare in giro, cosi' la gente si ricorda meglio?
- B: Ci avrei 'sti volantini qui.
- A: E dammene qualcuno.
- B: Tieni, tieni. Sono due diversi. Pero' prima di darli ricordati di dargli una letta pure tu.
- A: E perche'? Io gia' ce lo so come si deve votare, si deve votare NO.
- B: E' che magari qualcuno dopo che glielo hai dato ti chiede che c'e' scritto.
- A: E che c'e' scritto? Che si deve votare NO.
- B: C'e' scritto pure perche' si deve votare NO.
- A: E ce lo so gia': contro il fascismo, per difendere la democrazia e la liberta'.
- B: Facciamo cosi', mo' te li leggo io.
- A: E facciamo cosi'. E mentre leggi, mentre leggi, che ne dici se per bagnarsi l'ugola...
- B: E  c'e' bisogno di chiederlo?
- A: E allora forza, oste della malora, ancora due gotti del solito!
- B: Meglio che leggo finche' distinguo le parole. Comincio, eh?
Al referendum del 20-21 settembre voteremo NO.
Voteremo NO al taglio del Parlamento, alla strozzatura della rappresentanza democratica, all'estromissione delle minoranze dalle Camere, al compiuto asservimento dell'organo legislativo all'esecutivo e a centri di potere extraistituzionali ed antidemocratici.
Voteremo NO alla manomissione della Costituzione e alla compressione ed imprigionamento della sovranita' popolare.
Voteremo NO alla negazione del principio su cui si fonda lo stato di diritto: la separazione, l'equilibrio ed il controllo dei poteri.
Voteremo NO al disegno di sostituire alla democrazia rappresentativa un potere oligarchico e opaco, abusivo e tracotante, effettualmente violento e tendenzialmente totalitario.
Voteremo NO condividendo l'appello degli illustri docenti di diritto costituzionale che hanno denunciato i guasti gravissimi della riforma costituzionale sottoposta a referendum.
Voteremo NO perche' la democrazia, la liberta', la giustizia, il diritto alla vita, alla salute e alla dignita' sono beni troppo preziosi per permettere che siano "tagliati per risparmiare".
Voteremo NO perche' in quanto esseri umani preferiamo essere cittadini anziche' sudditi.
*
VIII.
- A: Questo e' parlare. Non e' che ho capito proprio tutto, ma che si deve votare NO questo si capisce bene. Ancora una sciacquata al gargarozzo?
- B: E' sempre l'ora di una bella sciacquata al gargarozzo.
*
IX.
- A: Ah, non c'e' niente di meglio che una bella sciacquata al gargarozzo. E visto che ci siamo, leggi pure quell'altro di volantino.
- B: E certamente. Eccolo qua.
NO alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
Al referendum costituzionale sulla mutilazione del parlamento del 20-21 settembre 2020 voteremo NO.
Siamo contrari a ridurre il Parlamento a una tavolata di yes-men al servizio di esecutivi tanto insipienti quanto tracotanti e dei grotteschi e totalitari burattinai razzisti e militaristi che li manovrano.
Siamo contrari al passaggio dalla democrazia rappresentativa, per quanto imperfetta essa possa essere, al fascismo.
La mutilazione del parlamento attraverso la riduzione del numero dei parlamentari ha questo significato e queste fine: favorire il passaggio da una democrazia costituzionale gia' profondamente ferita a un regime sempre piu' antidemocratico ed eslege, sempre piu' protervo e brutale.
Al referendum del 20-21 settembre 2020 votiamo NO all'antiparlamentarismo, NO al fascismo, NO alla barbarie.
NO all'antiparlamentarismo, che alla separazione e all'equilibrio dei poteri, alla rappresentanza proporzionale dell'intera popolazione e alla libera discussione e consapevole deliberazione vuole sostituire i bivacchi di manipoli, l'autoritarismo allucinato, plebiscitario e sacrificale, il potere manipolatorio dei padroni occulti e palesi delle nuove tecnologie della propaganda e della narcosi.
NO al fascismo, crimine contro l'umanita'.
NO alla barbarie, che annichilisce ogni valore morale e civile, che perseguita ed estingue ogni umana dignita' e virtu', che asservisce la societa' alla menzogna e alla violenza.
*
X.
- A: Pure in questo c'era qualche parola un po' difficile, ma che si deve votare NO si capisce bene. E a proposito, ma chi sarebbero quei docenti di diritto costituzionale che dicevi prima?
- B: Sarebbero un par di cento professori e professoresse che hanno passato la vita a studiare la Costituzione nostra e che dicono che bisogna votare NO. Se ti va, ti leggo quel che dicono che giusto giusto l'ho copiato su un quadernetto che ci ho in tasca che ci segno le cose da ricordare.
- A: Come no? Mentre tracanniamo un po' di elisir di lunga vita fa piacere l'accompagnamento musicale.
- B: E allora forza con l'elisir, ed eccolo qua pure l'appello dei 183 costituzionalisti. Senti bene, eh.
Le sottoscritte e i sottoscritti, docenti, studiose e studiosi di diritto costituzionale, intendono spiegare le ragioni tecniche per le quali si oppongono alla riforma sulla riduzione del numero dei parlamentari, illustrando i rischi per i principi fondamentali della Costituzione che la revisione comporta.
Si precisa che il presente documento scaturisce da un'iniziativa autonoma e totalmente indipendente sia dal Coordinamento per la democrazia costituzionale (CDC), sia dal Comitato nazionale per il No al taglio del Parlamento, cosi' come da ogni altro ente, organismo e associazione, esprimendo considerazioni frutto esclusivamente dell'elaborazione collettiva dei sottoscrittori.
Il testo di legge costituzionale sottoposto alla consultazione referendaria, introducendo una riduzione drastica del numero dei parlamentari (da 945 componenti elettivi delle due Camere si passerebbe a 600), avrebbe un impatto notevole sulla forma di Stato e sulla forma di governo del nostro ordinamento. Tanti motivi inducono a un giudizio negativo sulla riforma: qui si illustrano i principali.
1) La riforma svilisce, innanzitutto, il ruolo del Parlamento e ne riduce la rappresentativita', senza offrire vantaggi apprezzabili ne' sul piano dell'efficienza delle istituzioni democratiche ne' su quello del risparmio della spesa pubblica.
I fautori della riforma adducono, a sostegno del "SI'" al referendum, la riduzione di spesa che la modifica della composizione delle Camere determinerebbe. Si tratta, pero', di un argomento inaccettabile non soltanto per l'entita' irrisoria dei tagli di cui si parla, ma anche perche' gli strumenti democratici basilari (come appunto l'istituzione parlamentare) non possono essere sacrificati o depotenziati in base a mere esigenze di risparmio.
La riduzione del numero dei parlamentari non deriverebbe, inoltre, da una riforma ragionata del bicameralismo perfetto (il vigente assetto parlamentare in base al quale le due Camere si trovano nella stessa posizione e svolgono le medesime funzioni). Tale sistema non sarebbe toccato dalla legge costituzionale oggetto del referendum.
Spesso si fa riferimento agli esempi di altri Stati ma non puo' correttamente compararsi il numero dei componenti delle Camere italiane con quello di altre assemblee parlamentari in termini astratti, senza tenere conto del numero degli elettori (e, dunque, del rapporto eletti/elettori). Si trascura, inoltre, che in molti degli ordinamenti assunti come termini di paragone si riscontrano forme di governo e tipi di Stato diversi dai nostri.
2) La riforma presuppone che la rappresentanza nazionale possa essere assorbita nella rappresentanza di altri organi elettivi (Parlamento europeo, Consigli regionali, Consigli comunali, ecc.), contro ogni evidenza storica e contro la giurisprudenza della Corte costituzionale.
I fautori della riforma sostengono ancora che la riduzione del numero dei parlamentari non arrecherebbe alcun danno alle esigenze della rappresentativita' perche' sarebbero gia' tanti gli organi elettivi (Parlamento europeo, Consigli regionali, consigli comunali, ecc.) la cui formazione dipenderebbe dal voto dei cittadini. La rappresentanza nazionale, secondo questa tesi, potrebbe trovare un'espressione parcellizzata in altri luoghi istituzionali. A prescindere, pero', da ogni altra considerazione sul ruolo e sulle competenze degli organi elettivi richiamati (ad esempio, i Consigli regionali italiani non sono paragonabili ai parlamenti degli Stati membri di una federazione), si puo' ricordare che la Corte costituzionale ha chiarito che "solo il Parlamento e' sede della rappresentanza politica nazionale, la quale imprime alle sue funzioni una caratterizzazione tipica ed infungibile".
Basta leggere, del resto, le materie attribuite dalla Costituzione alla competenza esclusiva del legislatore statale (e considerare l'interpretazione estensiva che di molte di queste materie ha dato la stessa Corte costituzionale nella sua giurisprudenza) per avere un'idea dell'importanza delle Camere.
3) La riforma riduce in misura sproporzionata e irragionevole la rappresentanza di interi territori.
Per quanto riguarda la nuova composizione del Senato, alcune Regioni finirebbero con l'essere sottorappresentate rispetto ad altre. Cosi', ad esempio, l'Abruzzo, con un milione e trecentomila abitanti, avrebbe diritto a quattro senatori, mentre il Trentino-Alto Adige, con le sue due province autonome e con una popolazione complessiva di un milione di abitanti, avrebbe in tutto sei senatori; e ancora la Liguria, con cinque seggi, avrebbe una rappresentanza al Senato, in sostanza, della sola area genovese.
4) La riforma non eliminerebbe ma, al contrario, aggraverebbe i problemi del bicameralismo perfetto (anche se e' spesso presentata dai suoi sostenitori come un intervento volto a raggiungere gli stessi obiettivi di precedenti progetti di riforma, diretti a rendere piu' efficiente l'istituzione parlamentare).
Come si e' gia' detto, l'attuale riforma non introduce alcuna differenziazione tra le due Camere ma si limita semplicemente a ridurne i componenti, il cui elevato numero costituisce una caratteristica del Parlamento e non del bicameralismo perfetto. Tale assetto, in teoria, potrebbe anche essere modificato senza alterare in modo cosi' incisivo il numero dei parlamentari, anche solo per il tramite di una contestuale riforma dei regolamenti parlamentari di Camera e Senato. Al contrario, se si considerano i problemi di rappresentanza di alcuni territori regionali che la riforma comporterebbe, risulta che paradossalmente la legge in questione finirebbe con l'aggravare, anziche' ridurre, i problemi del bicameralismo perfetto.
5) La riforma appare ispirata da una logica "punitiva" nei confronti dei parlamentari, confondendo la qualita' dei rappresentanti con il ruolo stesso dell'istituzione rappresentativa. La revisione costituzionale sembra essere espressione di un intento "punitivo" nei confronti dei parlamentari – visti come esponenti di una "casta" parassitaria da combattere con ogni mezzo – ed e' il segno di una diffusa confusione del problema della qualita' dei rappresentanti con il ruolo dell'organo parlamentare. Non e' dato riscontrare, tuttavia, un rapporto inversamente proporzionale tra il numero dei parlamentari e il livello qualitativo degli stessi. Una simile riduzione dei componenti delle Camere penalizzerebbe soltanto la rappresentanza delle minoranze e il pluralismo politico e potrebbe paradossalmente produrre un potenziamento della capacita' di controllo dei parlamentari da parte dei leader dei partiti di riferimento, facilitato dal numero ridotto degli stessi componenti delle Camere.
Non puo' trascurarsi, inoltre, lo squilibrio che si verrebbe a determinare qualora, entrata in vigore la modifica costituzionale, non si avesse anche una modifica della disciplina elettorale, con essa coerente, tale da assicurare – nei limiti del possibile – la rappresentativita' delle Camere e, allo stesso tempo, agevolare la formazione di una maggioranza (sia pur relativamente) stabile di governo.
E' illusorio, in conclusione, pensare alle riforme costituzionali come ad azioni dirette a causare shock a un sistema politico-partitico incapace di autoriformarsi, nella speranza che l'evento traumatico possa innescare reazioni benefiche. Una cattiva riforma non e' meglio di nessuna riforma. Semmai e' vero il contrario. Respingendo questa riforma perche' monca e destabilizzante, ci sarebbe spazio per proposte equilibrate che mantengano intatti i principi fondanti del nostro ordinamento costituzionale; al contrario sarebbe piu' difficile mettere in discussione una riforma appena avallata dal corpo elettorale. Occorrono, in definitiva, interventi idonei ad apportare miglioramenti al sistema nel rispetto della democraticita' e della rappresentativita' delle istituzioni.
Per queste ragioni i sottoscritti voteranno convintamente "NO"!
*
XI.
- A: Gagliardo e tosto. Non finiva piu', c'era qualche parolone difficile, pero' e' gagliardo e tosto. E una volta tanto i sori professori si capisce quel che dicono. E adesso per esprimere il nostro vivo apprezzamento agli esimi professori ed alle esimie professoresse, e soprattutto alla Costituzione repubblicana, democratica ed antifascista, lo sai che si fa?
- B: Che si fa?
- A: Lo sai che si fa: un brindisi.
- B: E un brindisi sia.
*
XII.
- A: Cosi' mi piace, che a stare a sentire i comizi in piazza m'annoio, ma qui all'osteria si ragiona proprio bene, eh?
- B: Si ragiona bene, si ragiona bene.
- A: E quando si ragiona bene si vota NO.
- B: Cosi' si fa. E adesso andiamo a fare un po' di propaganda. Il bicchiere della staffa prima di andare?
- A: E come si fa a rifiutare il bicchiere della staffa?
- B: Oste, qui c'e' gente che ha sete!
- A: E dopo aver riempito i bicchieri lasciaci pure tutta la bottiglia che ci pensiamo noi a portare a compimento l'opera, che quando eravamo piccoli la mamma ci ha insegnato che quando ci si alza dal tavolino non si devono lasciare avanzi!
- B: Mi sa che vinciamo pure questo di referendum. Non so perche' ma gia' mi sento tutto allegro, e' un buon presentimento.

2. REPETITA IUVANT. ANCORA UNA VOLTA CHIEDIAMO

Ancora una volta chiediamo che  si realizzino immediatamente quattro semplici indispensabili cose:
1. riconoscere a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro, ove necessario mettendo a disposizione adeguati mezzi di trasporto pubblici e gratuiti; e' l'unico modo per far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani;
2. abolire la schiavitu' e l'apartheid in Italia; riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto": un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia;
3. abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese; si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani;
4. formare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza; poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
*
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.

3. REPETITA IUVANT. "L'ITALIA ADERISCA AL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI". UNA LETTERA APERTA ALLA PRESIDENTE DEL SENATO E AL PRESIDENTE DELLA CAMERA

Gentilissima Presidente del Senato della Repubblica,
gentilissimo Presidente della Camera dei Deputati,
ricorrendo nei giorni scorsi il LXXV anniversario delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, tanto il Presidente della Repubblica, quanto Lei, Presidente del Senato, e Lei, Presidente della Camera, ha e avete diffuso messaggi di cordoglio per le vittime e di esortazione all'impegno affinche' simili orrori non abbiano a ripetersi mai piu' e si proceda quindi verso il disarmo, la pace, la cooperazione fra tutti i popoli nel riconoscimento della comune umanita' di tutti gli esseri umani; nella consapevolezza che le armi atomiche mettono in pericolo l'esistenza stessa dell'umanita' nel suo insieme.
Orbene, come e' noto, il 7 luglio 2017 una conferenza ad hoc dell'Onu ha adottato il necessario e non piu' rinviabile "Trattato per la proibizione delle armi nucleari", che entrera' in vigore dopo che almeno cinquanta Stati lo avranno sottoscritto e ratificato.
L'Italia e' tra i paesi che questo fondamentale Trattato ancora non lo hanno ne' sottoscritto, ne' ratificato.
In mancanza di questa firma ogni dichiarazione da parte dei piu' autorevoli rappresentanti istituzionali del nostro paese di cordoglio per le vittime e di apprensione per le sorti dell'umanita', ogni appello da parte dei piu' autorevoli rappresentanti istituzionali del nostro paese all'impegno altrui in assenza del nostro, rischia di apparire - ahinoi - come un vaniloquio, un esercizio di retorica, un atto di ipocrisia. E siamo certi che non erano questi il sentimento e l'intenzione vostra e del Presidente della Repubblica.
Come gia' innumerevoli associazioni umanitarie ed innumerevoli cittadine e cittadini, vi esortiamo pertanto anche noi ad assumere un impegno concreto, preciso e non piu' rinviabile: adoperarvi affinche' l'Italia sottoscriva e ratifichi nel piu' breve tempo possibile il Trattato Onu del 7 luglio 2017 per la proibizione delle armi nucleari.
E' in vostro potere convocare le Conferenze dei capigruppo di entrambi i rami del Parlamento affinche' l'organo legislativo del nostro ordinamento giuridico deliberi un documento in tal senso che impegni e vincoli l'esecutivo.
E' in vostro potere promuovere il pronunciamento del Parlamento italiano.
E' in vostro potere far si' che l'Italia finalmente si esprima con un atto giuridico cogente in pro del bene comune dell'umanita' aderendo al Trattato che impedisca alle armi atomiche di tenere sotto ricatto e minacciare di distruzione l'intera famiglia umana.
Le ragioni per farlo le avete enunciate voi stessi, cosi' come il Presidente della Repubblica, pochi giorni fa. A quelle vostre sentite parole date effettuale seguito, date autentico inveramento.
Ve lo chiedono tutte le associazioni umanitarie, l'intera comunita' scientifica, tutte le cittadine e tutti i cittadini di volonta' buona; ve lo chiede una lettura avvertita della nostra Costituzione, della Carta delle Nazioni Unite, della Dichiarazione universale dei diritti umani; ve lo chiede l'umanita' intera; ve lo chiedono le generazioni future.
Augurandovi ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 12 agosto 2020

4. INIZIATIVE. PER SOSTENERE "A. RIVISTA ANARCHICA", RICORDANDO PAOLO FINZI

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5. DOCUMENTAZIONE. "AREA DEMOCRATICA PER LA GIUSTIZIA": IL TAGLIO DEI PARLAMENTARI E' UN VULNUS PER LA DEMOCRAZIA
[Dal sito www.noaltagliodelparlamento.it riprendiamo il seguente intervento del primo settembre 2020 dal titolo "Taglio dei parlamentari: un vulnus per la democrazia" e il sommario "Si rischia un Parlamento meno rappresentativo, meno efficiente, meno pluralista, perche' privo dei contributi di tanti territori e delle minoranze", apparso originariamente nel sito www.areadg.it]

A breve i cittadini italiani saranno chiamati a pronunciarsi con referendum confermativo sulla legge di revisione costituzionale dal titolo: "Modifiche agli artt. 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari". La legge n. 249/2019 prevede un drastico taglio, pari a 36,5%, dei componenti di Camera e Senato (che passano rispettivamente da 630 a 400 e da 315 a 200), fissa a cinque il numero dei senatori a vita, riduce da sei a quattro il numero dei senatori eleggibili nella Circoscrizione Estero, abbassa a tre il numero minimo di senatori assegnato ad ogni regione, con l'eccezione del Molise e della Valle d'Aosta per le quali il numero minimo di senatori e' fissato rispettivamente a due e ad uno, mentre le province autonome di Trento e Bolzano sono equiparate alle regioni e per esse il numero minimo e' fissato a tre per ciascuna provincia.
Si tratta di un referendum confermativo per il quale non e' previsto un quorum: a prescindere dalla partecipazione al voto, se dovessero prevalere i "si'", con le prossime elezioni le rappresentanze parlamentari saranno ridotte di oltre un terzo e cio' in assenza della riforma della legge elettorale.
Secondo i sostenitori della legge, questa dovrebbe portare tre risultati: allineare il numero dei nostri rappresentati in Parlamento alle medie degli altri Parlamenti, in particolare di quelli europei, sull'assunto che quello italiano sia eccessivo; ridurre i costi della politica; assicurare maggiore efficienza al nostro Parlamento. Ma molti autorevoli costituzionalisti hanno assunto posizioni fortemente critiche, osservando che si tratta di una riforma che non realizza gli obiettivi prefissati e rischia, invece, di produrre effetti distorsivi sulla qualita' della nostra democrazia. La riforma, comportando un taglio lineare di oltre un terzo dei parlamentari, non assicura un recupero di efficienza del Parlamento, specie in assenza di riforma dei Regolamenti parlamentari e delle procedure di approvazione delle leggi; determinera', invece, un sensibile rallentamento, se non la paralisi, del lavoro parlamentare e delle Commissioni, aggravandone l'inefficienza.
Quanto ai costi, affrontando il tema senza inseguire le spinte populiste dell'antipolitica, si deve riconoscere che la democrazia ha costi che occorre sostenere per assicurare il funzionamento delle istituzioni repubblicane da cui dipende la garanzia delle liberta' fondamentali, il cui valore non e' comparabile con il declamato risparmio. Sul quale, peraltro, nessuno e' stato in grado, finora, di fornire dati affidabili: i sostenitori della legge parlano di un risparmio di 500 milioni a legislatura; i detrattori lo stimano in 50 milioni o poco piu'. Nessuno e' in grado di fornire dati certi e verificabili. Quale che sia l'entita' del risparmio, esso non incidera' realmente sui costi del Parlamento. Il taglio ridurra' solo le indennita' di mandato, ma non le spese, certo piu' cospicue, di funzionamento delle camere; soprattutto non incidera' sui costi realmente inutili della politica, sugli enti superflui, sulle spese fuori controllo, sugli sprechi e sui privilegi, sulle pratiche degenerative ed illegali.
Quanto all'allineamento del numero dei nostri parlamentari alle medie di quelli europei, le comparazioni hanno dimostrato che l'argomento e' suggestivo e demagogico; certo e' che, invece, se la riforma andra' a regime, l'Italia sara' tra i paesi europei con il minor numero di rappresentanti eletti in Parlamento.
Occorre allora, molto seriamente, domandarsi se un risparmio di spesa incerto, e scarsamente incidente sui costi della politica, costituisca un vantaggio tanto significativo da giustificare gli effetti distorsivi che la riforma rischia di determinare sulla democrazia, sulla rappresentanza politica e sul pluralismo. Effetti che rischiano di aggravarsi in assenza della riforma della legge elettorale, aumentando la distanza tra la politica e i cittadini elettori; perche' in presenza della legge elettorale attuale, nelle quale la composizione delle liste e' decisa dalle segreterie dei partiti, la riduzione del numero degli eleggibili accresce il ruolo di queste ultime, che finiranno con l'occupare ogni spazio di rappresentanza, e determina una marcata marginalizzazione delle minoranze, se non la loro espulsione dal Parlamento. Ne' potranno trovare adeguata rappresentanza tutte le differenti realtà territoriali del nostro Paese, perche' la riforma penalizza i territori piu' fragili che non potranno piu' portare in Parlamento le loro istanze e bisogni, ma anche la ricchezza di idee e visioni che le periferie del nostro Paese spesso sono capaci di esprimere.
Cio' si inserirebbe in un quadro istituzionale che gia' registra un progressivo e preoccupante svilimento del ruolo del Parlamento rispetto al Governo, attuato attraverso l'irrigidimento della disciplina di partito, fino alla sostanziale imposizione del vincolo di mandato, il costante ricorso alla decretazione d'urgenza, alla legge delega e al voto di fiducia, il sistematico accantonamento delle proposte di legge di iniziativa parlamentare per dare corso piu' rapido a quelle governative.
Il risultato sara' un Parlamento meno rappresentativo, meno efficiente, meno pluralista, perche' privo dei contributi di tanti territori e delle minoranze, ed omologato alle direttive del Governo. Un vulnus per la democrazia rappresentativa voluta dalla Costituzione che rischia di aggravare la crisi di credibilita' nella quale da tempo versano le istituzioni del nostro Parlamento, sempre piu' distanti dai cittadini.

6. DOCUMENTAZIONE. ALFIERO GRANDI: TUTTI I PERICOLI DEL TAGLIO DEL PARLAMENTO
[Dal sito www.noaltagliodelparlamento.it riprendiamo questo intervento apparso originariamente su "Domani" il 2 settembre 2020]

Nella discussione sul taglio del parlamento troppi sembrano dimenticare che ogni iniziativa dovrebbe dichiarare il proprio obiettivo. Il punto centrale per decidere come votare al referendum costituzionale del 20 e 21 settembre e' stabilire se la riforma intende ristabilire il ruolo del parlamento, oggi purtroppo in crisi di credibilita', o se si intende contribuire al suo definitivo ridimensionamento.
La relazione che ha accompagnato il percorso parlamentare del taglio delle camere e' stata centrata sui risparmi che si otterrebbero con il taglio. Secondo l'ex commissario alla revisione della spesa, Carlo Cottarelli, si tratta soltanto dello 0,007 per cento del bilancio pubblico. Poco piu' di 50 milioni l'anno. Guardando solo ai costi, chiudere la Camera, come fece il fascismo nel 1939, farebbe risparmiare ancora di piu' e addio democrazia.
Eppure il taglio dei costi e' l'unico vero argomento su cui il Movimento 5 stelle ha impostato tutta la campagna, basti ricordare che Luigi Di Maio e gli altri leader dei Cinque stelle, dopo l'approvazione del taglio del parlamento, hanno organizzato una sceneggiata davanti a Montecitorio con forbici per tagliare finte poltrone di carta.
Ci sono stati altri tentativi in passato che non hanno raggiunto l'obiettivo. Oggi si cercano i quarti di nobilta' dell'attuale taglio del parlamento in iniziative precedenti, arruolando persone stimabili che non possono purtroppo smentire. Per fortuna il professor Gianni Ferrara, decano dei costituzionalisti italiani, ha chiarito che la proposta presentata 35 anni fa insieme a Stefano Rodota', in un contesto ben diverso, aveva l'obiettivo centrale di rilanciare il parlamento, non certo di dare un colpo alla sua credibilita'.
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I limiti all'azione del governo
Perche' rilanciare il parlamento? Perche' e' il luogo della rappresentanza degli elettori. I suoi componenti ricevono un mandato a legiferare e il governo dovrebbe operare entro le guide definite dalle leggi. Oggi non e' piu' cosi'. Il governo ha accresciuto i suoi poteri, impone i provvedimenti con decreti legge e voti di fiducia.
Il parlamento nella nostra Costituzione e' fondamentale, ad esso sono attribuiti poteri decisivi come l'elezione del presidente della Repubblica (insieme alle Regioni), di parte dell'organo di autogoverno della magistratura e della Corte costituzionale. Nella divisione dei poteri del nostro assetto democratico il parlamento svolge un ruolo insostituibile e centrale. Ogni intervento su di esso deve avvenire pensando alle conseguenze, perche' la Costituzione e' un edificio complesso e il parlamento ne e' l'architrave.
Purtroppo il taglio del parlamento su cui si votera' il 20 e il 21 settembre non ha l'obiettivo di rafforzarlo, al contrario.
E' un'iniziativa demagogica, populista, che identifica la casta con il parlamento, confermando che il Movimento 5 stelle si e' rapidamente inserito nei veri gangli di governo e di potere, ma di questi non si parla: si limita ad occuparne i posti.
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Piu' efficienza?
C'e' chi ritiene che con meno parlamentari il lavoro delle camere sarebbe migliore. In realta' il taglio non affronta il problema del funzionamento, che e' affidato ad altri interventi, ad esempio la legge elettorale o i regolamenti parlamentari, la cui modifica finora ha richiesto tra i due e i tre anni. Vediamo alcuni aspetti.
Da troppo tempo la legge elettorale non consente agli elettori di scegliere direttamente deputati e senatori, stabilendo un rapporto di fiducia. Oggi deputati e senatori sono ignoti agli elettori. Vengono eletti sulla base delle scelte dei capipartito, che di fatto nominano dall'alto deputati e senatori.
Ancora con la legge Mattarellum si eleggevano i deputati in collegi di circa 100.000 abitanti, un quarto era eletto con il proporzionale, per i senatori i collegi erano grandi il doppio. Gli eletti erano conosciuti e votati dai cittadini. Con la legge nota come Porcellum si e' creata una frattura profonda che ha portato gli eletti ad essere scelti per fedelta', non per qualita'.
Nel suo articolo per "Domani", il professore Salvatore Vassallo descrive il lavoro del parlamentare esattamente come risultato di questa frattura: senza identita', senza qualita', senza neppure il coraggio di respingere il taglio delle camere di cui fa parte. E' questo che va capovolto, cambiando la qualita' degli eletti.
Puo' e deve tornare ad essere un parlamento di qualita', all'altezza delle aspettative dei cittadini. Questa svolta e' urgente perche' l'Italia deve uscire dalla crisi seguita alla pandemia e il governo ha bisogno di entrare in sintonia con il paese e solo il parlamento puo' reggere questo percorso. Certo ci sono le Regioni, ma la pandemia ha dimostrato che un quadro unitario e' indispensabile, altrimenti la tutela della salute non puo' essere garantita a tutti nello stesso modo, come prevede la Costituzione. Un parlamento forte e' piu' che mai necessario per garantire un quadro nazionale unitario che superi il particolarismo regionale e per presentare in Europa le scelte nazionali.
Il taglio, previsto dall'attuale riforma, ricorda quello lineare delle peggiori leggi di bilancio, portera' una riduzione del 36,5 per cento che soprattutto per il senato rendera' pressoche' impossibile lavorare. Altro discorso sarebbe distinguere le funzioni dei due rami del parlamento, ma di questo nel taglio non c'e' traccia.
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Le promesse non mantenute
Il taglio e' stato deciso dal governo formato dalla Lega e dal Movimento 5 stelle, ma in ultima lettura il testo e' stato approvato anche dal Pd e da Leu, che hanno capovolto il precedente orientamento con la giustificazione della formazione del secondo governo Conte. In cambio, pero' c'era stato l'impegno di approvare alcuni riequilibri, tra i quali l'approvazione di una nuova legge elettorale e alcune modifiche ulteriori della Costituzione.
A un anno di distanza, questi cosiddetti riequilibri sono fermi e il taglio del parlamento deve essere giudicato per quello che è, le promesse sono tutte da verificare, mentre rimane in vigore la legge fatta approvare dalla Lega in occasione della terza lettura del taglio del parlamento al senato che perpetua l'attuale legge elettorale, rendendola applicabile anche con una riduzione del numero dei parlamentari. Qualcosa non torna.
La conclusione e' che con il taglio delle camere l'Italia avra' un assetto costituzionale sbilenco proprio nel momento in cui dovrebbe produrre una sintesi nazionale forte.
Se vincera' il No, questo taglio andra' nel deposito rottami delle iniziative sbagliate, come altri tentativi precedenti, come quello del governo Berlusconi nel 2006 e di quello Renzi nel 2016. Cosi' sara' possibile riaprire una discussione seria.
Il confronto con gli altri paesi europei non ci vede fuori media, mentre il taglio del parlamento potrebbe aprire la strada alle pulsioni della destra che oggi rilancia il presidenzialismo, sognando un presidente della Repubblica non piu' garante ma capo della fazione elettorale vincente, con conseguenze sul futuro del nostro paese.

7. DOCUMENTAZIONE. PIETRO GRASSO: UN NO CONVINTO
[Dal sito www.noaltagliodelparlamento.it riprendiamo questa dichiarazione apparsa originariamente su "Globalist"]

Quando si e' discusso e votato in Senato il taglio dei parlamentari ho votato no sia alla prima che alla terza lettura.
Pur non essendo in linea di principio contrario a una riduzione del numero dei parlamentari penso che questa misura da sola non basti. Anzi, che da sola non faccia che aggravare i problemi di funzionalita' del Parlamento (che e' fatto soprattutto di Commissioni, Bicamerali e Giunte, oltre che dell'Assemblea) e che incida negativamente sulla reale rappresentanza dei cittadini.
Quando un anno fa e' nata l'attuale maggioranza, l'impegno condiviso era di lavorare, sin da subito, anche alla legge elettorale, ai regolamenti parlamentari, a norme che equiparassero l'elettorato di Camera e Senato: tutte cose rimaste sulla carta e che solo ora sono tornate precipitosamente al centro del dibattito, ma senza alcuna speranza di essere approvate: non sara' certo una lettura in Commissione a tranquillizzarmi quando si incide sulla Costituzione.
Non essendo cambiato nulla in questo anno, non cambia nemmeno il mio giudizio sul taglio: era e resta un no convinto.

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Alba Monti, Una difficile scelta, Pensa MultiMedia, Lecce-Rovato 2017, pp. 36.
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Riletture
- Quentin Bell, Virginia Woolf, Garzanti, Milano 1974, 1994, pp. 557.
- Paul Froelich, Rosa Luxemburg, Rizzoli, Milano 1987, pp. 474.
- Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994, pp. XXIV + 688.
- Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt 1906-1975. Per amore del mondo, Bollati Boringhieri, Torino 1990, 1994, pp. 642.

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3853 del 5 settembre 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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