[Nonviolenza] Telegrammi. 3849



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3849 del primo settembre 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Osvaldo Caffianchi: Le ragioni di un tignoso che vota NO
2. Ancora una volta chiediamo
3. "L'Italia aderisca al Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari". Una lettera aperta alla Presidente del Senato e al Presidente della Camera
4. Per sostenere "A. Rivista anarchica", ricordando Paolo Finzi
5. Pietro Adami: Votare NO...
6. Alberto Benzoni: NO. A maggior ragione
7. Mattia Franceschelli: Votero' convintamente NO
8. Domenico Gallo: Dopo che l'Inps...
9. Segnalazioni librarie
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'

1. L'ORA. OSVALDO CAFFIANCHI: LE RAGIONI DI UN TIGNOSO CHE VOTA NO

Sono un vecchio di tenace concetto, e dalle parti mie uno come me lo chiamano "tignoso".
Votero' NO al referendum.
Votero' NO all'antiparlamentarismo, NO al fascismo, NO alla barbarie.
Ed ecco le mie ragioni.
*
La prima ragione del NO
Ho votato NO nel 2006 quando a voler manomettere la Costituzione e strozzare il parlamento era Berlusconi.
Ho votato NO nel 2016 quando a voler manomettere la Costituzione e strozzare il parlamento era Renzi.
Votero' NO nel 2020 quando a voler manomettere la Costituzione e strozzare il parlamento e' il trio Conte-Di Maio-Salvini.
Nel referendum del 2006 col nostro NO abbiamo sconfitto le mire golpiste di Berlusconi.
Nel referendum del 2016 col nostro NO abbiamo sconfitto le mire oligarchiche di Renzi.
Nel referendum del 2020 col nostro NO possiamo e dobbiamo sconfiggere le mire totalitarie di un coacervo di razzisti e fascisti.
Mi pare che questo sia parlar chiaro, no?
*
La seconda ragione del NO
Ci sono cose su cui non si deve risparmiare: la salute, la liberta', la giustizia, il diritto alla vita di ogni essere umano.
I messeri razzisti e assassini che saccheggiano il pubblico erario pretendono di sconciare la Costituzione repubblicana, di mutilare il parlamento, di ghigliottinare la rappresentanza democratica, per perseverare nei loro crimini con un ostacolo di meno.
Lasciarli fare? No, grazie.
*
La terza ragione del NO
Tutti i tromboni sfiatati del mondo si riempiono la bocca della retorica secondo cui occorre favorire la "governabilita'", ovvero che le leggi siano fatte in fretta e furia in qualche stanza segreta dai signori padroni e tutti gli altri zitti e mosca.
E non ricordano che c'e' un nome per questo, e quel nome e': fascismo.
Tornare al fascismo? No, grazie.
*
La quarta ragione del NO
E tutti i tromboni sfiatati del mondo si riempiono la bocca della retorica secondo cui occorre fare in modo che i signori padroni non trovino ostacoli quando hanno preso le loro decisioni.
Invece questi ostacoli e' necessario porli.
E' necessario porre questi ostacoli all'arbitrio dei potenti, all'idiozia dei potenti, alla ferocia dei potenti, alla barbarie dei potenti.
Porre questi ostacoli si chiama democrazia, si chiama sovranita' popolare, si chiama separazione e controllo dei poteri, si chiama rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani: e' la sola garanzia che puo' evitare molti errori e molti orrori.
Solo chi non ha mai dovuto decidere niente, perche' ha sempre delegato il signor padrone a decidere per lui, ignora che nel prendere le decisioni piu' si partecipa, piu' si discute, e meglio e'.
Solo chi vive nell'eterna narcosi ignora che essendo tutti fallibili e' meglio avere procedure che consentano di ridiscutere tutte le scelte.
Solo chi non ha mai subito abusi, e se ne e' sempre infischiato del dolore degli altri, pensa che il fascismo sia meglio della democrazia.
Rinunciare a lottare per la dignita' e i diritti di tutte e tutti? No, grazie.
*
La quinta ragione del NO
I parlamentari che attualmente gremiscono il parlamento sono nella loro stragrande maggioranza persone insipienti e irresponsabili? Si'.
I parlamentari che attualmente gremiscono il parlamento nella loro stragrande maggioranza hanno avallato infami crimini razzisti? Si'.
I parlamentari che attualmente gremiscono il parlamento nella loro stragrande maggioranza hanno sostenuto governi dalle mani sporche di sangue? Si'.
Bisogna per questo abolire il parlamento? No.
Occorre piuttosto smetterla di votare per degli emeriti imbecilli e conclamati criminali.
Ed occorre difendere il parlamento, la Costituzione, la democrazia, la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Occorre opporsi all'antiparlamentarismo, occorre opporsi al fascismo, occorre opporsi alla barbarie.
Al referendum del 20-21 settembre 2020 occorre votare NO, come nel 2006, come nel 2016.
*
In calce a questa dichiarazione si allega ancora una volta l'"appello nonviolento per il NO" promosso dalla struttura nonviolenta viterbese, e si allega anche il recentissimo appello del Comitato donne per il NO al referendum: "E invece NO".
* * *
Allegato primo: Un appello nonviolento per il NO al referendum
No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
Al referendum costituzionale sulla mutilazione del parlamento del 20-21 settembre 2020 voteremo no.
Siamo contrari a ridurre il Parlamento a una tavolata di yes-men al servizio di esecutivi tanto insipienti quanto tracotanti e dei grotteschi e totalitari burattinai razzisti e militaristi che li manovrano.
Siamo contrari al passaggio dalla democrazia rappresentativa, per quanto imperfetta essa possa essere, al fascismo.
La mutilazione del parlamento attraverso la riduzione del numero dei parlamentari ha questo significato e queste fine: favorire il passaggio da una democrazia costituzionale gia' profondamente ferita a un regime sempre piu' antidemocratico ed eslege, sempre piu' protervo e brutale.
Al referendum del 20-21 settembre 2020 votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie.
No all'antiparlamentarismo, che alla separazione e all'equilibrio dei poteri, alla rappresentanza proporzionale dell'intera popolazione e alla libera discussione e consapevole deliberazione vuole sostituire i bivacchi di manipoli, l'autoritarismo allucinato, plebiscitario e sacrificale, il potere manipolatorio dei padroni occulti e palesi delle nuove tecnologie della propaganda e della narcosi.
No al fascismo, crimine contro l'umanita'.
No alla barbarie, che annichilisce ogni valore morale e civile, che perseguita ed estingue ogni umana dignita' e virtu', che asservisce la societa' alla menzogna e alla violenza".
* * *
Allegato secondo: L'appello del Comitato donne per il NO al referendum: "E invece NO"
Il referendum sul taglio dei parlamentari prevede una riduzione dei seggi in entrambe le Camere, andando a modificare gli artt. 56, 57 e 59 della Costituzione.
Si passerebbe cosi' da 630 a 400 seggi alla Camera e da 315 a 200 seggi al Senato, con un taglio complessivo di 345 parlamentari, pari al 36,5%. Tra questi, verrebbero ridotti i parlamentari eletti all'estero (18 a 12).
Con il taglio dei seggi, aumenta il numero di abitanti per parlamentare. Per ciascun deputat* si passa da 96.006 a 151.210 abitanti* e per ciascun senator* da 188.424 a 302.420 abitanti*. Di conseguenza, nel caso di approvazione, sara' necessario ridefinire i collegi elettorali tramite una nuova legge che richiedera' ulteriore tempo per l'approvazione.
Dunque la riforma costituzionale, in assenza di una contestuale riforma elettorale e dei partiti, e' un salto nel buio che compromette la rappresentanza parlamentare e il ruolo stesso del Parlamento.
I vari comitati del No e il documento dei 183 costituzionalisti e costituzionaliste hanno evidenziato in via generale i rischi della riforma che qui sintetizziamo:
- La riforma svilisce il ruolo del Parlamento e ne riduce la rappresentativita', senza offrire vantaggi apprezzabili ne' sul piano dell'efficienza delle istituzioni democratiche ne' su quello del risparmio della spesa pubblica sia perche' si tratta di risparmi irrisori sia perche' la democrazia ha un valore che non puo' essere sacrificato per esigenze di risparmio.
- La riforma riduce in misura sproporzionata e irragionevole la rappresentanza dei territori con il rischio che alcune Regioni finirebbero con l'essere sottorappresentate rispetto ad altre. Un Senato composto da 200 membri non puo' rappresentare tutte le identita' politiche, sociali, culturali ed economiche se ogni eletto dovra' rappresentare circa 300mila abitanti.
- La riforma non eliminerebbe ma, al contrario, aggraverebbe i problemi del bicameralismo perfetto perche' non introduce alcuna differenziazione tra le due Camere ma si limita semplicemente a ridurne i componenti, il cui numero costituisce una caratteristica del Parlamento e non del bicameralismo perfetto.
- La riforma confonde la qualita' dei rappresentanti con il ruolo stesso dell'istituzione rappresentativa. Non c'e' nessuna evidenza che diminuendo il numero dei parlamentari se ne innalzi il livello qualitativo. L'unico effetto che sicuramente produce e' una penalizzazione delle minoranze e un abbassamento del pluralismo politico.
- La riforma non prevede che sia garantito un corretto ed essenziale lavoro delle Commissioni al Senato anche per dare l'opportunita' alle minoranze di rappresentare le proprie ragioni. L'eventualita' di accorpare fra loro le Commissioni esistenti non garantisce che le minoranze possano influire proficuamente sui processi decisionali del Parlamento.
- Con il taglio dei parlamentari la selezione delle candidature da parte delle dirigenze dei partiti o degli stessi leader (gia' oggi fortemente guidata non sempre da criteri di competenza ma piuttosto da quelli di fedelta') sarebbe ancor piu' determinata da considerazioni non valoriali.
- Infine se non si avesse anche una modifica della disciplina elettorale, si verrebbe a creare uno squilibrio circa la  rappresentativita' delle Camere tale da non permettere un'agevole formazione di una maggioranza stabile di governo.
A questi argomenti si aggiungono le perplessita' sugli effetti negativi che si avrebbero sulla rappresentanza politica delle donne.
- Mancanza di riforma elettorale e di una legge sulla democrazia interna dei partiti: in assenza di questi interventi – necessariamente correlati – si accentua il potere dei capipartito e l'importanza dei finanziamenti delle lobbies. Le donne sono ancora marginalizzate nei luoghi decisionali politici ed economici, quindi avranno minori chances di essere elette.
- Muta il rapporto con l'elettorato, e dunque con i territori: l'eliminazione di 230 deputati e 115 senatori muta il rapporto di rappresentanza e affievolisce il legame con i territori, penalizzando ad esempio le esperienze delle donne come amministratrici locali. I dati sulle competizioni elettorali mostrano minore visibilita' delle donne nei media e nelle tribune politiche. Risultera' ancora piu' esigua la possibilita' di accesso ai media (che e' decisa dai capipartito) e quindi di essere elette.
- Leadership maschile nei partiti e nei movimenti: l'entrata in Parlamento e' nominalmente aperta a tutti, ma di fatto risulta rigidamente controllata dai partiti. Questo dato mostra di avere un effetto relativamente negativo sulle chances di carriera politica delle donne. La misura prevista nella legge elettorale volta all'incremento della rappresentanza femminile non ha consentito il raggiungimento del 40% di donne elette.
- Ruoli centrali negli organi parlamentari: i dati tendono a confinare la rappresentanza femminile in aree settoriali e a ricostruire situazioni di marginalita' all'interno del Parlamento: e' significativo il fatto che le donne siano assenti in dicasteri importanti quali quelli economici e che siano prevalentemente presenti nelle commissioni parlamentari che trattano questioni tradizionalmente considerate come di pertinenza delle donne.
- Distorsioni sulla rappresentanza territoriale: minore rappresentanza delle regioni piu' piccole e dei partiti minori – se non vi e' un mutamento profondo nei partiti - concentrera' la scelta sui soli candidati uomini, come dimostrano i principali report nazionali e internazionali.
- Mancanza di una campagna informativa e uso di un linguaggio demagogico dell'antipolitica che offende la democrazia parlamentare. E' molto grave che la riforma costituzionale sia priva di un adeguato dibattito pubblico, anche all'interno dei partiti, e comunque si fondi su un linguaggio proprio dell'antipolitica. L'assunto di fondo della riforma si basa sul discredito del ruolo dei parlamentari e dell'Istituzione, ma non si preoccupa affatto di migliorare il processo di formazione delle leggi. La gran parte dei movimenti femministi che hanno promosso norme di garanzia sono mosse dalla convinzione che la democrazia parlamentare e la democrazia paritaria siano strettamente connesse.
Per queste ragioni di fatto la riforma penalizzera' l'elezione delle donne perche' meno rappresentanti significa competizione piu' dura e piu' cooptazione e piu' difficolta' per le donne di essere elette.
Anche per questo come donne e come cittadine voteremo NO al referendum del 20 e 21 settembre!
Prime firmatarie
Antonella Anselmo, Fulvia Astolfi, Paola Manfroni, Laura Onofri, Mia Caielli, Marina Calamo Specchia, Paola Bocci, Michela Marzano, Daniela Colombo, Marcella Corsi, Giovanna Badalassi, Francesca Romana Guarnieri, Carla Marina Lendaro, Stefania Cavagnoli, Giorgia Serughetti, Giovanna Martelli, Lella Palladino, Maura Cossutta, Norma De Piccoli, Anna Maria Buzzetti, Anna Lisa Maccari, Paola d'Orsi , Paola Mereu, Marina Gennari, Orsa Pellion di Persano, Francesca Ricardi, Annalisa Ricardi, Marina Cosi, Michela Quagliano, Cinzia Ballesio, Manuela Ghinaglia, Nadia Mazzardis, Concetta Contini, Simonetta Luciani, Paola Alessandri, Ilaria Boiano, Silvana Appiano, Mirella Ferlazzo, Anna Ruocco, Fernanda Penasso, Beatrice Pizzini, Giusi Fasano, Paola Guazzo, Daniela Aragno, Stefania Graziani, Eleonora Data, Rosanna Paradiso, Maria Luisa Dall'Armi, Micaela Cappellini, Manuela Manera, Marina Ponzetto, Roberta Giangrande, Anna Santarello, Maria Luisa Dodero, Claudia Apostolo, Donatella Caione, Paola Berzano, Sonia Martino, Enrica Guglielmotti, Sofia Massia, Stefanella Campana, Enrica Baricco, Maria Elvira Renzetti, Mariangela Marengo, Vilma Nicolini, Luisella Zanin, Carmen Belloni, Giuliana Brega, Patrizia de Michelis, Maria Letizia Spasari, Patrizia Soldini, Gabriella Anselmi, Susanna Panzieri, Anna Sburlati, Sandra Basaglia, Paola Ferrero...
Per aderire scrivere a: einveceNO.alreferendum at gmail.com

2. REPETITA IUVANT. ANCORA UNA VOLTA CHIEDIAMO

Ancora una volta chiediamo che  si realizzino immediatamente quattro semplici indispensabili cose:
1. riconoscere a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro, ove necessario mettendo a disposizione adeguati mezzi di trasporto pubblici e gratuiti; e' l'unico modo per far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani;
2. abolire la schiavitu' e l'apartheid in Italia; riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto": un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia;
3. abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese; si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani;
4. formare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza; poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
*
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.

3. REPETITA IUVANT. "L'ITALIA ADERISCA AL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI". UNA LETTERA APERTA ALLA PRESIDENTE DEL SENATO E AL PRESIDENTE DELLA CAMERA

Gentilissima Presidente del Senato della Repubblica,
gentilissimo Presidente della Camera dei Deputati,
ricorrendo nei giorni scorsi il LXXV anniversario delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, tanto il Presidente della Repubblica, quanto Lei, Presidente del Senato, e Lei, Presidente della Camera, ha e avete diffuso messaggi di cordoglio per le vittime e di esortazione all'impegno affinche' simili orrori non abbiano a ripetersi mai piu' e si proceda quindi verso il disarmo, la pace, la cooperazione fra tutti i popoli nel riconoscimento della comune umanita' di tutti gli esseri umani; nella consapevolezza che le armi atomiche mettono in pericolo l'esistenza stessa dell'umanita' nel suo insieme.
Orbene, come e' noto, il 7 luglio 2017 una conferenza ad hoc dell'Onu ha adottato il necessario e non piu' rinviabile "Trattato per la proibizione delle armi nucleari", che entrera' in vigore dopo che almeno cinquanta Stati lo avranno sottoscritto e ratificato.
L'Italia e' tra i paesi che questo fondamentale Trattato ancora non lo hanno ne' sottoscritto, ne' ratificato.
In mancanza di questa firma ogni dichiarazione da parte dei piu' autorevoli rappresentanti istituzionali del nostro paese di cordoglio per le vittime e di apprensione per le sorti dell'umanita', ogni appello da parte dei piu' autorevoli rappresentanti istituzionali del nostro paese all'impegno altrui in assenza del nostro, rischia di apparire - ahinoi - come un vaniloquio, un esercizio di retorica, un atto di ipocrisia. E siamo certi che non erano questi il sentimento e l'intenzione vostra e del Presidente della Repubblica.
Come gia' innumerevoli associazioni umanitarie ed innumerevoli cittadine e cittadini, vi esortiamo pertanto anche noi ad assumere un impegno concreto, preciso e non piu' rinviabile: adoperarvi affinche' l'Italia sottoscriva e ratifichi nel piu' breve tempo possibile il Trattato Onu del 7 luglio 2017 per la proibizione delle armi nucleari.
E' in vostro potere convocare le Conferenze dei capigruppo di entrambi i rami del Parlamento affinche' l'organo legislativo del nostro ordinamento giuridico deliberi un documento in tal senso che impegni e vincoli l'esecutivo.
E' in vostro potere promuovere il pronunciamento del Parlamento italiano.
E' in vostro potere far si' che l'Italia finalmente si esprima con un atto giuridico cogente in pro del bene comune dell'umanita' aderendo al Trattato che impedisca alle armi atomiche di tenere sotto ricatto e minacciare di distruzione l'intera famiglia umana.
Le ragioni per farlo le avete enunciate voi stessi, cosi' come il Presidente della Repubblica, pochi giorni fa. A quelle vostre sentite parole date effettuale seguito, date autentico inveramento.
Ve lo chiedono tutte le associazioni umanitarie, l'intera comunita' scientifica, tutte le cittadine e tutti i cittadini di volonta' buona; ve lo chiede una lettura avvertita della nostra Costituzione, della Carta delle Nazioni Unite, della Dichiarazione universale dei diritti umani; ve lo chiede l'umanita' intera; ve lo chiedono le generazioni future.
Augurandovi ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 12 agosto 2020

4. INIZIATIVE. PER SOSTENERE "A. RIVISTA ANARCHICA", RICORDANDO PAOLO FINZI

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5. DOCUMENTAZIONE: PIETRO ADAMI: VOTARE NO...
[Dal sito www.noaltagliodelparlamento.it col titolo "Votare No al referendum non e' volonta' di conservazione, ma una manifestazione di ottimismo"]

Il 20 settembre si terra' il referendum sulla modifica costituzionale che riduce il numero dei parlamentari. Ancora una volta le posizioni assunte dalle parti sono rigide, e formulate come slogan.
Nella modernita', sembra che le battaglie politiche possano essere condotte solo in questa modalita' drastica e superficiale. Si pensa che il popolo non sia in grado di andare oltre questo tipo di lettura.
Anche se i pessimisti avessero ragione, cio' non deve esimere dal proporre talune riflessioni, pro e contro la scelta del taglio, sperando di contribuire ad una scelta collettiva piu' consapevole.
Comincerei con un argomento di ordine generale, che milita a favore del No. La costituzione italiana e' un organismo complesso. Si fonda su un accorto bilanciamento, toccarla a pezzetti e' sempre un errore. In particolare quando questo avviene sulla base di pulsioni viscerali.
Nel caso di specie e' evidente che, dietro al taglio, non vi e' alcun ragionamento di ordine costituzionale. L'unica ragione dichiarata e' il risparmio dei costi. Quindi si tagliano i parlamentari, cosi' come si taglierebbero le posate d'argento o le auto blu.
Il movente dichiarato del taglio e' molto rilevante. E' certamente vero che la classe politica, oggi, e' avvertita come una categoria a se' stante, separata dai cittadini, e garantita da privilegi. Ed e' altrettanto vero che questa stessa classe politica deve mostrare in prima persona di essere in sintonia con l'elettorato, anche nella consapevolezza della difficolta' del vivere quotidiano di milioni di persone. Tuttavia e' preoccupante che il rapporto sia inteso solo come rapporto di tipo economico, e che il deputato sia inteso solo come uno stipendiato, e non come il proprio massimo rappresentante nelle istituzioni. Il cittadino dovrebbe essere ben consapevole che il suo interesse e' quello di avere la massima presenza, la massima rappresentanza nelle istituzioni. Ci sono ben altri costi da tagliare, e potranno essere tagliati solo se l'elettore sara' rappresentato. Metaforicamente: l'ultima parte della vettura cui il conducente deve rinunciare, e' il volante.
Sarebbe quindi un grande segnale se i cittadini elettori, votando No, mandassero un messaggio chiaro di appartenenza. Il parlamento e' mio, e' il luogo dove parlano i miei rappresentanti, ed io non accetto che venga toccato per risparmiare qualche soldo. Sarebbe un segnale di volonta', che non potrebbe essere ignorato, di riappropriazione delle istituzioni.
Occorre, pero', nel contempo, sfatare anche qualche argomento della campagna per il No. Si dice che sarebbe il Parlamento nel suo insieme ad essere indebolito. Tesi che puo' essere accettata solo nella misura di cui si e' detto sopra, vale a dire un indebolimento morale. Restando nella metafora: e' chiaro che i primi libri che vendiamo, quando abbiamo bisogno di soldi, sono quelli che ci piacciono meno. Tuttavia, a parte questo segnale, davvero triste, per il resto l'Organo non sarebbe affatto leso. Con 630 o con 400 membri, la Camera lavorerebbe allo stesso modo. Non avrebbe una diminuzione delle proprie competenze e funzioni. E lo stesso dicasi per il Senato con 200 senatori al posto di 315.
Questo pero' non significa che non vi sarebbero effetti, anche importanti. Prima di tutto e' evidente l'effetto sulle forze politiche minori, che rischierebbero di sparire. Occorre ricordare che si vota per collegio, e che i partiti minori hanno bisogno che un collegio assegni moltissimi seggi per sperare di prenderne uno. Per capirci, se un collegio regionale assegna tre seggi (anziche' i vecchi 5), occorrera' avere il 25% per prendere un seggio.  Quindi, quando si parla di crisi delle forze minori, non ci si riferisce ai partiti sotto l'1%, gia' da tempo espulsi, ma a quelli con il 5-6% che saranno eliminati.
A corollario, un effetto meno intuitivo. Il voto italiano e' polarizzato regionalmente. Dunque ci sono partiti che hanno un forte radicamento territoriale. Ma le regioni monocolore, finora, comunque mandavano almeno qualche deputato "diverso". E quindi capitava il deputato Pd di Bergamo e quello Forza Italia di Livorno. Non serve che io vi spieghi quanto questo sia importante per evitare che si consolidi l'idea di una rappresentanza territorial-politica fusa insieme (che tanti guai ha generato in altri paesi). E' essenziale che non si formi un governo di regioni che governano contro altre.
Ad ogni modo, in termini generali, l'effetto della riforma e' quello di favorire i partiti maggiori, che saranno maggiormente rappresentati (in misura percentuale) e godranno anche dell'effetto "voto utile".
Il giudizio su questo effetto, positivo o meno, e' ovviamente condizionato dalla simpatia politica. Un renziano di ferro, oggi, non sara' contento, perche' in queste condizioni Italia Viva non entrerebbe in Parlamento. Ma sono ben certo che a chiederglielo nel 2015 la risposta sarebbe stata diversa. Il partitucolo inutile e' sempre quello degli altri.
Vi sara', poi, un incremento del potere del singolo deputato. E' meglio essere uno su 200 che uno su 315. Ogni senatore varra' lo 0,5%, e dunque due senatori sono un partitino della prima repubblica. Va osservato come questo effetto, ossia l'incremento del potere del singolo parlamentare, sia poco valutato, sia dai promotori della modifica, sia dagli oppositori. Probabilmente perche' la regola della semplificazione comunicativa prescrive che, al contrario del simbolo del ching, il nero sia tutto nero ed il bianco altrettanto. Gli effetti politici di tale incremento di potere individuale sono interessanti. Sara' piu' facile, per una dissidenza interna far mancare la maggioranza, nella fiducia al governo o su singoli provvedimenti. Sara' ben piu' proficuo il trasformismo dei singoli deputati. Saremo pero' anche tutti piu' garantiti, perche' la coscienza politica individuale, e l'obiezione di coscienza del parlamentare avra' ben maggiore possibilita' di incidere. Insomma, la valutazione di questo aspetto, dipende dalla nostra fiducia nei deputati, e nella possibilita' di ben adoperare questo maggiore potere individuale che la riforma conferisce.
Altri effetti potrebbero valutarsi in relazione ai partiti, ed alle lotte interne. Sicuramente le correnti di maggioranza, visto il pericolo, ed il minor numero di posti a disposizione, tenteranno di blindarsi, e di concedere ben poco alle correnti minori interne.
Tutto questo, pero', dovrebbe poco interessare gli elettori. Cio' che secondo me va ricordato e' che se si e' giunti a questo punto, non e' senza ragione. Il rapporto diretto con un deputato, percepito come proprio, e' venuto completamente a cessare da molti anni. Era un rapporto che si fondava soprattutto sul voto di preferenza. Da molti anni i deputati sono, per lo piu', indicati dal vertice del partito.  A questo punto, chiaramente, l'elettore non avverte alcun collegamento diretto con lo specifico deputato. Non lo ha scelto, in taluni casi non sa neanche chi sia quello che ha contribuito ad eleggere. Ed il deputato non e' all'elettore che sente di dovere una risposta, posto che le sue possibilita' di rielezione derivano solo dall'essere rimesso in lista o in un collegio sicuro, dal vertice del proprio partito. In questo contesto e' chiaro che l'elettore sia piuttosto indifferente al numero di deputati. I deputati eletti non lo rappresentano in Parlamento, rappresentano il (suo) partito. A questo punto un deputato ogni 80.000 elettori, o ogni 200.000, cambia ben poco, tanto non ho idea di chi sia.
Votare quindi No, al referendum, non e' volonta' di conservazione, ma una manifestazione di  ottimismo. Tenere aperti gli spazi democratici nella speranza che, presto o tardi, si possa riaprire, in qualche modo, il canale della scelta, che si e' chiuso ormai da tanti anni.

6. DOCUMENTAZIONE. ALBERTO BENZONI: NO. A MAGGIOR RAGIONE
[Dal sito www.avantionline.it riprendiamo il seguente intervento del 27 agosto 2020]

Manca meno di un mese all'appuntamento referendario. Ma non ci sono ancora i relativi cartelloni; e questo perche' ci sono dei partiti che non sanno ancora cosa scriverci sopra: si', no, forse o magari fate voi. E magari dei partiti che hanno votato piu' e piu' volte si' alla proposta di riduzione del numero dei parlamentari.
Una scelta dettata, evidentemente, non da un reale convincimento ma, insieme, da calcoli e da vilta'. Si chinava il capo di fronte ad un vento populista che sembrava irresistibile; oggi questo vento ha perso la sua intensita' e allora si ricomincia a fare dei calcoli.
Noi socialisti con o senza tessera rimaniamo invece fermi nella nostra opinione.
Votiamo no per difendere l'onore e il ruolo dei parlamentari, costretti al voto favorevole da un sistema politico ed elettorale che ha reso il parlamento un parlamento di nominati.
Votiamo no perche' la politica e la stessa democrazia non sono un costo ma uno strumento essenziale per la collettivita' nazionale.
Votiamo no per difendere il ruolo essenziale del parlamento come limite e controllo alle pretese del potere; e perche' l'esercizio della riflessione e del dibattito produce leggi migliori.
E votiamo, infine, per noi stessi, come cittadini perche' la capacita' e la stessa dignita' dei nostri rappresentanti dipendera' anche dal recupero della nostra possibilita' di sceglierli e perche' il pieno esercizio dei diritti democratici e' il miglior antidoto all'attesa passiva dell'ennesimo salvatore della patria.

7. DOCUMENTAZIONE. MATTIA FRANCESCHELLI: VOTERO' CONVINTAMENTE NO
[Dal sito www.noaltagliodelparlamento.it]

Votero' convintamente No al referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari: me lo impone la mia formazione giuridica e l'indipendenza di pensiero che ho sempre avuto.
Queste le mie ragioni per votare No:
1. Partiamo col presupposto che in una democrazia il Parlamento e' un'istituzione necessaria: senza Parlamento non c'e' democrazia, perche' esso e' eletto dai cittadini a suffragio universale. I parlamentari quindi, eletti dal popolo, rappresentano la nazione. Con la riduzione prospettata, l'Italia diventerebbe uno dei Paesi europei con il piu' basso numero di eletti in rapporto al numero di elettori, riducendo cosi' la rappresentanza democratica dei cittadini.
2. La motivazione principale a sostegno di questa riforma risulta essere il risparmio di spesa che genererebbe; ma e' stato calcolato che questo risparmio risulterebbe essere di appena lo 0,007% della spesa pubblica italiana: in sostanza questa riforma va a tagliare un terzo del parlamento in cambio del classico piatto di lenticchie.
3. Per tagliare i costi della politica non sarebbe stato piu' semplice fare due semplici delibere degli uffici di presidenza di Camera e Senato con cui abbassare lo stipendio ai parlamentari, che ammonta complessivamente a circa 12mila euro al mese? Oppure farlo con una legge? Invece si e' preferito addirittura il lungo percorso della riforma della Costituzione per abbassare il numero dei parlamentari, ma lasciandone intatti i superstipendi: in sostanza, pochi ma non meno privilegiati di oggi.
4. Un'altra motivazione a sostegno del taglio e' quella della maggiore efficienza che garantirebbe al procedimento legislativo: con meno parlamentari, le discussioni sulle proposte di legge saranno meno lunghe e quindi saranno prese piu' decisioni in tempi brevi. A parte che la discussione e' la base della democrazia parlamentare, ammettiamo pure che sia necessario garantire migliore efficienza e speditezza ai lavori delle Camere: ma questo si realizza intervenendo sul procedimento legislativo, quindi innanzitutto modificando i regolamenti parlamentari. Pensare che una migliore efficienza di un organo si raggiunga modificandone semplicemente il numero dei componenti e' una pura illusione.
5. Con l'attuale legge elettorale si creerebbero delle storture che penalizzerebbero la rappresentanza di alcune Regioni e che rischierebbero di dare vita a un parlamento che non rifletta adeguatamente l'esito delle elezioni. Peraltro la modifica costituzionale della riduzione dei parlamentari viene fatta sulla semplice promessa di un futuro cambiamento della legge elettorale: un film ampiamente gia' visto nella politica italiana, che rischia di avere lo stesso finale di sempre: un nulla di fatto, oppure una nuova legge elettorale fatta in fretta e furia prima delle elezioni sulla base di un compromesso tra le convenienze del momento dei maggiori partiti.
6. Anche ammesso che verra' fatta una legge elettorale migliore: e' profondamente sbagliato subordinare una modifica della Costituzione all'efficienza di una legge elettorale, che in quanto legge ordinaria puo' essere cambiata da ogni maggioranza di governo.
7. Infine, i recenti scandali sul contributo dei 600 euro percepito da 5 parlamentari potrebbero far pensare che riducendone il numero si rendano meno probabili episodi simili. Ma anche questa e' una semplice illusione, perche' la riduzione non garantisce affatto che i parlamentari "superstiti" si comportino tutti impeccabilmente: il problema e' il "chi" va a rappresentare gli Italiani in parlamento e il "come" viene selezionato dai partiti per andare la': intervenire sulla selezione della classe dirigente e' un percorso faticoso, che richiede leggi elettorali serie e partiti politici che operino al proprio interno in maniera trasparente, democratica e meritocratica: il taglio dei parlamentari puo' essere un facile alibi per i partiti italiani per spostare l'attenzione ed evitare di spiegare come funziona la loro selezione delle cosiddette classi dirigenti: no cari partiti, se in Parlamento ci sono dei disonesti non e' per colpa delle istituzioni repubblicane, forse e' prima di tutto colpa di chi li ha candidati.
In sostanza sono particolarmente convinto di una cosa: che la riduzione dei parlamentari produrra' la principale conseguenza di allontanare ancora di piu' i cittadini dai loro rappresentanti eletti in parlamento, alimentando ancora piu' sfiducia non tanto nei singoli politici, quanto nelle istituzioni della Repubblica. E per chi ama la democrazia, questo e' il rischio piu' grande.

8. DOCUMENTAZIONE. DOMENICO GALLO: DOPO CHE L'INPS...
[Dal sito www.noaltagliodelparlamento.it col titolo "Disciplina ed onore o populismo anticasta?"]

Dopo che l'INPS ha lasciato filtrare la notizia dei 5 parlamentari che hanno chiesto (e tre di loro ottenuto) il bonus da 600 euro per l'emergenza economica da coronavirus, evitando di fornire i nomi, il tormentone politico di questa torrida estate e' diventato la caccia  ai furbetti del bonus, additati al ludibrio popolare da quegli stessi leader che li hanno scelti e "nominati" deputati.
A scanso di equivoci va detto che la condotta dei 5 furbetti anche se non appare illegale perche', se effettivamente titolari di partita IVA, potevano chiedere il bonus erogabile senza alcun limite di reddito, e' profondamente riprovevole. Approfittare di una misura di emergenza prevista per i lavoratori danneggiati dal lockdown, avendo percepito senza interruzioni l'indennita' parlamentare e gli altri benefici collegati alla funzione, e' un'indecenza che rende tale comportamento disonorevole, in quanto palesemente contrario al principio espresso dall'art. 54, secondo comma, della Costituzione, che recita: "I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore".
Ferma restando la riprovazione per tale condotta, deve essere respinta fermamente la falsa campagna moralizzatrice dei professionisti dell'antipolitica, che si scandalizzano dei peccati della "casta" ad uso e consumo di una politica di discredito delle istituzioni rappresentative. Questa politica e' culminata con la riforma che ha drasticamente ridotto il numero dei parlamentari e che adesso si trova ad affrontare le forche caudine del referendum.
In realta' la vicenda dei furbetti del bonus e' solo uno dei tanti indici del degrado della qualita' dei componenti del Parlamento, che ha trovato espressione in fatti molto piu' gravi, come le mozioni approvate, sia dalla Camera che dal Senato, con le quali si sollevava conflitto contro la magistratura sostenendo che Berlusconi, esercitando delle pressioni sulla Questura di Milano per ottenere il rilascio di Ruby rubacuori, aveva agito per un superiore interesse dello Stato, essendo convinto che si trattasse della nipote di Mubarak.
La qualita' scadente della rappresentanza parlamentare e' direttamente collegata all'evoluzione oligarchica del sistema politico che, a partire dall'introduzione del maggioritario, ha progressivamente escluso la possibilita' dei cittadini elettori di mettere becco nella selezione dei propri rappresentanti, conferendo ogni potere nelle mani dei capi o dei "proprietari" dei partiti. Come ha osservato Massimo Villone ("il Manifesto" del 12 agosto) il problema "si affronta anzitutto restituendo agli elettori il potere di scegliere davvero i propri rappresentanti, e togliendo alle gerarchie di partito quello di assicurare seggi e poltrone a sodali, amici, parenti, affini, clienti, finanziatori e simili. Il voto bloccato e' la prima fonte di infezione. Sarebbe utile anche una solida legge sui partiti politici in attuazione dell'art. 49 della Costituzione. Il taglio dei parlamentari, invece, puo' solo togliere voce a parti importanti del territorio e a forze politiche consistenti".
Noi non sappiamo se la notizia sui 5 parlamentari e sui 2000 politici nelle istituzioni regionali e locali beneficiari del bonus sia stata fatta filtrare ad arte per reagire al progressivo sfaldarsi del fronte del "SI", con l'intento di alimentare ulteriormente il discredito del Parlamento o sia frutto del caso. Non ci interessano le teorie complottistiche, il problema e' di evitare che da un fatto vero si possano trarre delle conclusioni sbagliate.
"Il Fatto Quotidiano", organo di punta della campagna per il SI, ha lanciato una petizione popolare, che in poco tempo ha raggiunto migliaia di firme, per chiedere all'INPS di rendere pubblici i nomi dei parlamentari che hanno presentato la richiesta di bonus perche' e' diritto di ogni cittadino conoscerli "al fine di potersi meglio determinare quando esprimera' il proprio voto".
Senonche' bisognerebbe spiegare ai cittadini che questo potere non ce l'hanno piu'. Viceversa rimane l'esigenza di ristabilire un rapporto di fiducia fra i cittadini elettori ed i loro rappresentanti che siedono in Parlamento. Per questo l'ultima cosa da fare e' di aumentare la distanza fra gli eletti e gli elettori e di ridurre ulteriormente il pluralismo, come fa la riforma che taglia il numero dei parlamentari, alzando l'asticella del rapporto fra parlamentari ed elettori al punto da farci precipitare all'ultimo posto in Europa.

9. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Francesco Pallante, Contro la democrazia diretta, Einaudi, Torino 2020, pp. VI + 138, euro 12.
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Riletture
- Lidia Menapace, Il futurismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968, pp. 120.
- Lidia Menapace, L'ermetismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968, pp. 76.
- Lidia Menapace, La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974, pp. 220.
- Lidia Menapace, Economia politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987, pp. VIII + 140.
- Lidia Menapace (a cura di, ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988, pp. 244.
- Lidia Menapace, Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000, pp. 32.
- Lidia Menapace, Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001, pp. 86.
- Lidia Menapace (con Fausto Bertinotti e Marco Revelli), Nonviolenza, Fazi, Roma 2004, pp. 140.
- Lidia Menapace, Lettere dal palazzo, Marea - Erga Edizioni, Genova 2007, pp. 160.
- Lidia Menapace, Un anno al senato, Tracce, Pescara 2009, pp. 300.
- Lidia Menapace, ... A furor di popolo!, Marea, Genova 2012, pp. 134.
- Lidia Menapace, Io, partigiana, Manni, San Cesario di Lecce 2014, 2015, pp. 162.
- Lidia Menapace, Canta il merlo sul frumento, Manni, San Cesario di Lecce 2015, pp. 144.
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Riedizioni
- Barbara Mazzolai, La natura geniale, Longanesi, Milano 2019, Rcs, Milano 2020, pp. 168, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

11. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3849 del primo settembre 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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