[Nonviolenza] No. 17



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NO ALL'ANTIPARLAMENTARISMO, NO AL FASCISMO, NO ALLA BARBARIE
No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
Al referendum del 20-21 settembre votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 17 del 30 agosto 2020

In questo numero:
1. No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
2. Il testo del quesito referendario
3. Una conversazione il 29 agosto in via della Verita' a Viterbo per il NO al referendum del 20-21 settembre
4. Arci: La democrazia e' la cura. Invitiano a votare NO al referendum
5. Le Sardine: Per il NO al Referendum Costituzionale
6. "NOstra. Comitato giovanile per il NO al referendum costituzionale": Perche' NO
7. Romano Prodi: Perche' votero' NO al taglio dei parlamentari
8. Associazione nazionale partigiani d'Italia: Perche' votiamo NO al referendum del 20-21 settembre
9. Un appello dalla societa' civile: "Referendum costituzionale: NO alla grande menzogna"

1. APPELLI. NO ALLA RIFORMA COSTITUZIONALE CHE MUTILA LA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA E MIRA AD IMPORRE UN REGIME TOTALITARIO NEL NOSTRO PAESE

Al referendum costituzionale sulla mutilazione del parlamento del 20-21 settembre 2020 voteremo no.
Siamo contrari a ridurre il Parlamento a una tavolata di yes-men al servizio di esecutivi tanto insipienti quanto tracotanti e dei grotteschi e totalitari burattinai razzisti e militaristi che li manovrano.
Siamo contrari al passaggio dalla democrazia rappresentativa, per quanto imperfetta essa possa essere, al fascismo.
La mutilazione del parlamento attraverso la riduzione del numero dei parlamentari ha questo significato e queste fine: favorire il passaggio da una democrazia costituzionale gia' profondamente ferita a un regime sempre piu' antidemocratico ed eslege, sempre piu' protervo e brutale.
Al referendum del 20-21 settembre 2020 votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie.
No all'antiparlamentarismo, che alla separazione e all'equilibrio dei poteri, alla rappresentanza proporzionale dell'intera popolazione e alla libera discussione e consapevole deliberazione vuole sostituire i bivacchi di manipoli, l'autoritarismo allucinato, plebiscitario e sacrificale, il potere manipolatorio dei padroni occulti e palesi delle nuove tecnologie della propaganda e della narcosi.
No al fascismo, crimine contro l'umanita'.
No alla barbarie, che annichilisce ogni valore morale e civile, che perseguita ed estingue ogni umana dignita' e virtu', che asservisce la societa' alla menzogna e alla violenza.

2. MATERIALI. IL TESTO DEL QUESITO REFERENDARIO

Il testo del quesito referendario e' il seguente: "Approvate il testo della legge costituzionale concernente 'Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari', approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana - Serie generale - n. 240 del 12 ottobre 2019?".

3. REPETITA IUVANT. UNA CONVERSAZIONE IL 29 AGOSTO IN VIA DELLA VERITA' A VITERBO PER IL NO AL REFERENDUM DEL 20-21 SETTEMBRE

Nella mattinata di sabato 29 agosto 2020 in via della Verita' a Viterbo il responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", Peppe Sini, ha tenuto una conversazione illustrando le ragioni del "NO" al referendum del 20-21 settembre.
Il ragionamento ha preso le mosse da alcune riflessioni di Primo Levi, Bertrand Russell, Hannah Arendt, Simone Weil, Rosa Luxemburg.
Una riflessione di Primo Levi: "L'esperienza di cui siamo portatori noi superstiti dei Lager nazisti e' estranea alle nuove generazioni dell'Occidente, e sempre piu' estranea si va facendo a mano a mano che passano gli anni (...). Per noi, parlare con i giovani e' sempre piu' difficile. Lo percepiamo come un dovere, ed insieme come un rischio: il rischio di apparire anacronistici, di non essere ascoltati. Dobbiamo essere ascoltati: al di sopra delle nostre esperienze individuali, siamo stati collettivamente testimoni di un evento fondamentale ed inaspettato, fondamentale appunto perche' inaspettato, non previsto da nessuno. E' avvenuto contro ogni previsione; e' avvenuto in Europa; incredibilmente, e' avvenuto che un intero popolo civile, appena uscito dalla fervida fioritura culturale di Weimar, seguisse un istrione la cui figura oggi muove al riso; eppure Adolf Hitler e' stato obbedito ed osannato fino alla catastrofe. E' avvenuto, quindi puo' accadere di nuovo: questo e' il nocciolo di quanto abbiamo da dire".
Una riflessione di Bertrand Russell: "Pezzo per pezzo, un passo dopo l'altro, il mondo ha marciato verso l'attuazione degli incubi di Orwell; ma poiche' la marcia e' stata graduale, la gente non si e' resa conto di quanto cammino abbia gia' fatto su questa strada fatale".
Una riflessione di Hannah Arendt: "La politica si fonda sul dato di fatto della pluralita' degli esseri umani".
Una riflessione di Simone Weil: "... nulla al mondo puo' impedire all'essere umano di sentirsi nato per la liberta'. Mai, qualsiasi cosa accada, potra' accettare la servitu'; perche' egli pensa".
Una riflessione di Rosa Luxemburg: "La liberta' e' sempre e unicamente la liberta' di chi la pensa diversamente".
Il responsabile della struttura nonviolenta viterbese ha ricordato - riassumendone anche le principali argomentazioni - alcuni qualificatissimi appelli per il NO al referendum: come quello promosso da 182 illustri costituzionalisti; come quello sottoscritto da prestigiose figure dell'impegno solidale come - tra varie altre - mons. Luigi Bettazzi, don Luigi Ciotti, mons. Raffaele Nogaro e padre Alex Zanotelli; come quello che reca l'autorevolissima firma dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia.
Il responsabile della struttura nonviolenta viterbese ha anche ovviamente illustrato l'"appello nonviolento per il NO al referendum" che di seguito si trascrive.
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Un appello nonviolento per il NO al referendum
No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
Al referendum costituzionale sulla mutilazione del parlamento del 20-21 settembre 2020 voteremo no.
Siamo contrari a ridurre il Parlamento a una tavolata di yes-men al servizio di esecutivi tanto insipienti quanto tracotanti e dei grotteschi e totalitari burattinai razzisti e militaristi che li manovrano.
Siamo contrari al passaggio dalla democrazia rappresentativa, per quanto imperfetta essa possa essere, al fascismo.
La mutilazione del parlamento attraverso la riduzione del numero dei parlamentari ha questo significato e queste fine: favorire il passaggio da una democrazia costituzionale gia' profondamente ferita a un regime sempre piu' antidemocratico ed eslege, sempre piu' protervo e brutale.
Al referendum del 20-21 settembre 2020 votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie.
No all'antiparlamentarismo, che alla separazione e all'equilibrio dei poteri, alla rappresentanza proporzionale dell'intera popolazione e alla libera discussione e consapevole deliberazione vuole sostituire i bivacchi di manipoli, l'autoritarismo allucinato, plebiscitario e sacrificale, il potere manipolatorio dei padroni occulti e palesi delle nuove tecnologie della propaganda e della narcosi.
No al fascismo, crimine contro l'umanita'.
No alla barbarie, che annichilisce ogni valore morale e civile, che perseguita ed estingue ogni umana dignita' e virtu', che asservisce la societa' alla menzogna e alla violenza".
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Un notiziario telematico quotidiano
In vista del referendum costituzionale del 20-21 settembre 2020 il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo gia' da due settimane sta diffondendo ogni giorno un supplemento speciale del suo notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", supplemento nel quale pubblica vari materiali di informazione, di documentazione e di studio.
La testata di questo supplemento monografico quotidiano e': "No all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie".
Puo' essere richiesto gratuitamente all'indirizzo e-mail: centropacevt at gmail.com
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Altre iniziative nel viterbese per il NO al referendum
Per il NO al referendum la struttura nonviolenta viterbese sta promuovendo ulteriori iniziative di informazione, documentazione e coscientizzazione a Viterbo e nei centri della provincia; sta diffondendo materiali utili a chiunque ne faccia richiesta; invita ogni persona di volonta' buona ed ogni associazione democratica all'impegno.
Il 20-21 settembre votiamo NO.
Difendiamo la Costituzione repubblicana, democratica ed antifascista.
Difendiamo la democrazia, la civilta', l'umanita'.
NO all'antiparlamentarismo, NO al fascismo, NO alla barbarie.

4. DOCUMENTAZIONE. ARCI: LA DEMOCRAZIA E' LA CURA. INVITIAMO A VOTARE NO AL REFERENDUM
[Dal sito www.noaltagliodelparlamento.it]

Il concetto e le pratiche di democrazia sono in costante divenire in tutto il mondo, per meglio rispondere ai bisogni di cittadinanza che derivano dai mutamenti delle societa' nei singoli Paesi. Negli ultimi decenni molti movimenti sociali globali, cosi' come diversi e numerosi studiosi, hanno spesso affrontato le sfide di questa forma di governo che, dibattuta sin dai tempi dei filosofi ateniesi, si e' definitivamente consolidata, cosi' come noi la conosciamo, con la nascita degli Stati moderni dopo la Rivoluzione Francese. La domanda che spesso ricorre e' se la democrazia – cosi' come praticata – sia effettivamente la forma piu' adatta alle crescenti esigenze dei bisogni di rappresentanza dei singoli cittadini cosi' come di intere comunita'. Uno dei temi che inequivocabilmente ha attraversato il passaggio di secolo e' stato quello della cosiddetta "crisi della rappresentanza", intendendo con questa sia l'efficacia del rapporto tra rappresentanti e rappresentati sia le conseguenze che cio' comporta nel funzionamento delle istituzioni cosi' come nella fiducia che i cittadini ripongono in queste.
Molti sono stati negli ultimi anni i processi di indebolimento delle pratiche democratiche:
- il crescente fenomeno dell'astensionismo, sintomo di una sfiducia di cittadine e cittadini nella pratica della rappresentanza e nell'autorevolezza delle istituzioni, che ha prodotto una grave alterazione dell'idea del suffragio universale e delle proporzioni della rappresentanza stessa, a scapito quindi della rappresentativita' dei rappresentanti;
- il processo di selezione del gruppo dirigente politico che, a seguito della crisi delle forme tradizionali della politica, e' oggi diventato un meccanismo sempre piu' oligarchico, in cui le decisioni di pochi ricadono su tutto il corpo elettorale;
- il leaderismo politico, che porta a una personificazione dei partiti e all'indebolimento degli elementi di collettivita' nella proposta politica;
- il fenomeno del populismo che, conformandosi ai processi di semplificazione della comunicazione politica, produce una traslazione anche nei contenuti della stessa.
E' un dibattito che ha certamente molto a che fare con la qualita' della democrazia e con la qualita' della rappresentanza democratica, che avrebbe bisogno di una riflessione complessiva attenta e seria, che miri a cio' che in molti definiscono la "democratizzazione della democrazia". Tuttavia, invece che affrontare una riforma a tutto campo – sul versante della Legge elettorale, che colga e corregga le vere cause della crisi del rapporto tra cittadini e istituzioni, che riapra senza ipocrisie il tema dei costi della politica e del suo finanziamento – si preferisce la semplificazione demagogica, non agendo sui nodi qualitativi della rappresentanza politica ma sui suoi aspetti quantitativi.
Questo il senso politico del referendum di modifica costituzionale che si svolgera' il prossimo 20 settembre.
L'ARCI, come organizzazione della societa' civile e nella sua autonomia, ha sempre guardato con estremo interesse i momenti in cui le cittadine e i cittadini vengono chiamati a esprimersi nelle forme della democrazia diretta, a maggior ragione quando questi momenti dovessero produrre una modifica della nostra Costituzione Repubblicana, nata dalla resistenza e per noi stella polare e "via maestra", da seguire e difendere. L'interpretazione che diamo al nostro agire, in qualita' di corpo sociale intermedio, e' quello di essere un soggetto di infrastrutturazione sociale, che innerva e qualifica la democrazia con i processi partecipativi che promuoviamo ad ogni livello.
Per tutto cio' ci sembra sbagliato voler procedere nella contrazione cosi' significativa della rappresentanza parlamentare nel nostro Paese che, oltre a costituire un unicum in tutta Europa, contribuirebbe ad accentuare le debolezze di un sistema che ha bisogno di cura e di una profonda revisione, non certo di scorciatoie.
La democrazia e' la cura, e per questo invitiamo i nostri soci e simpatizzanti a partecipare al voto e a votare per il NO al referendum.

5. DOCUMENTAZIONE. LE SARDINE: PER IL NO AL REFERENDUM COSTITUZIONALE
[Dal sito www.noaltagliodelparlamento.it]

Parlare del referendum fa paura, ma non possiamo tacere.
Il 20 – 21 settembre saremo chiamati alle urne per votare una riforma costituzionale. Riforma che va a modificare profondamente il nostro Parlamento. Tagliando il numero dei parlamentari si mettono in discussione le fondamenta della democrazia parlamentare, con la sua capacita' di esprimere il pluralismo e la complessita' della societa'. In un modello maggiormente orientato alla decisione che alla discussione (come quello cui stiamo andando incontro negli ultimi anni) verra' sminuito uno degli elementi imprescindibili della cosa pubblica. Il problema attuale dei nostri rappresentanti non e' il sovrannumero, come i populisti vogliono farci pensare, ma la qualita' del dibattito e della classe dirigente.
Quindi vi diciamo la nostra.
Ecco quattro motivi tra tanti per cui voteremo NO:
- C'e' un problea di rappresentanza
Il fine ultimo della rappresentanza e' quello di favorire l'identificazione tra elettori ed eletti. Il parlamentare e' fondamentale perche' deve portare la voce dei cittadini nelle istituzioni. Con il taglio dei parlamentari verrebbe fortemente indebolito questo principio e con esso la centralita' del Parlamento, e dunque del popolo, nel sistema costituzionale e democratico. "Ma se i numeri non sono importanti, allora perché non 'un uomo solo al comando'?"
- 1,35 euro non e' risparmio
Riducendo i parlamentari a una voce di costo si fa un grave errore. La democrazia e la liberta' non si svendono in cambio di un piatto di lenticchie. Nel nostro sistema, la liberta' e la democrazia si manifestano anche e soprattutto con la rappresentanza in Parlamento.
La democrazia non e' economica ne' a buon mercato. E non lo e' – ne' puo' esserlo – perche' la democrazia esiste per difendere e attuare politiche per gli ultimi, ovvero quelli che soldi non ne hanno. Questa riforma reazionaria portera' un risparmio in termini di impatto sulla spesa pubblica di 1,35 euro per ogni cittadino. Inoltre nessuno dice che il costo dei parlamentari non e' al primo posto nel costo pubblico parlamentare.
- La chiamate efficienza?
Molte leggi sono state varate in tempi brevi, ma questo e' sinonimo di efficienza? Le discussioni parlamentari sono un valore e la velocita' esecutiva non e' efficienza se sacrifica la rappresentanza democratica. La democrazia e la rappresentanza non possono essere ne' svendute ne' sottomesse alle leggi del mercato e alla logica dell'efficienza. Inoltre, le commissioni permanenti sono e resteranno 14, per cui un parlamentare dovra' prendere parte a piu' commissioni.
- Le leggi elettorali passano, la riforma costituzionale resta
Chi ci dice che con un proporzionale puro con sbarramento al 5% tutto si sistemera', mente. Mente perche' la legge elettorale e' una norma ordinaria e non sara' inserita nel testo referendario: le leggi elettorali in italia passano piu' o meno come i governi se pensiamo che dagli anni '90 abbiamo visto susseguirsi ben tre leggi elettorali. La Costituzione resta.
Per queste e tante altre ragioni le Sardine si schierano per il NO, contro questa riforma demagogica e dannosa. Esprimiamo massima stima per le ragazze e i ragazzi di NOstra – Comitato Giovanile per il No al Referendum Costituzionale , che da tanti mesi si stanno battendo per evitare che questa modifica costituzionale passi, e invitiamo tutte le forze a cui sta a cuore il Parlamento a unirsi e cooperare per una campagna a difesa della Costituzione.
#IoVotoNo
#SardineperilNo

6. DOCUMENTAZIONE. "NOSTRA.COMITATO GIOVANILE PER IL NO AL REFERENDUM COSTITUZIONALE": PERCHE' NO
[Dal sito https://comitatonostra.it riprendiamo questi intervento originariamente apparso sul quotidiano "Il manifesto"]

Appello dei giovani attivisti contro il taglio dei parlamentari
Ormai da troppo tempo navighiamo nelle secche di una generalizzata e demoralizzante crisi delle istituzioni democratiche, il cui precipitato consiste nella disaffezione dall'attivismo politico, nel tendenziale aumento dell'astensione elettorale e nell'affermazione di modelli di mobilitazione improntati, nel peggiore dei casi, al leaderismo reazionario e, nel migliore, allo spontaneismo di piazza.
Le forme di partecipazione mutano, si dice: probabilmente non si ha il coraggio di sostenere la loro inequivocabile degenerazione. Una degenerazione che il Paese dolorosamente subisce senza riuscire a superare. Una degenerazione ascrivibile principalmente ad un numero chiuso di fattori determinanti, identificabili nella cattiva qualita' della classe dirigente (derivante dalla inidoneita' dei metodi di selezione della medesima) e nella crisi dei corpi intermedi (partiti, sindacati, associazioni) e del parlamentarismo rappresentativo e pluralista.
La crisi della democrazia e' pienamente identificabile con il venir meno della fiducia riposta dai cittadini nei confronti dei processi democratici: senza tale sentimento condiviso sembra allentarsi il "pactum unionis" che lega gli individui nel consorzio civile, e che ne regola la pacifica convivenza.
In un panorama come questo, gia' fonte di preoccupazione, un legislatore avventato ha approvato una legge di revisione costituzionale che produce una significativa diminuzione del numero dei membri delle Camere senza alcun correttivo istituzionale, producendo un allargamento della faglia da tempo gia' apertasi nel meccanismo della democrazia rappresentativa e mediata.
La malattia della nostra Democrazia rischia, a questo punto, di essere irreversibile.
In caso di promulgazione della legge costituzionale, infatti, la Camera dei Deputati perderebbe 230 membri, e il Senato 115. Una perdita secca di rappresentanza democratica, senza alcun contrappeso istituzionale o costituzionale.
Un'eventuale vittoria del "SI" causerebbe una netta riduzione di parlamentari eletti, determinando un danno in particolare per i territori periferici, nonche' per le minoranze parlamentari, segnatamente per i piccoli gruppi parlamentari, che sarebbero costretti, in ragione del contingentato numero di eletti, a diminuire significativamente il numero di commissioni nelle quali inviare i loro membri.
L'effetto combinato di queste dinamiche e' alla fine dei conti soltanto uno: l'aumento del potere parlamentare delle maggioranze al prezzo del sacrificio di quello delle minoranze. Tutto cio' a discapito del pluralismo parlamentare. Altro che intervento contro la cosiddetta "casta"!
A cio' s'aggiunga che la principale motivazione addotta dai proponenti a sostegno della riforma e' il risparmio di spesa, il quale si dovrebbe assestare sui 57 milioni di euro all'anno, pari a circa lo 0,007% della spesa pubblica totale: un valore ridicolamente esiguo se confrontato con le grandezze della contabilita' di Stato.
Ma a prescindere dalla rilevanza del risparmio, va anzitutto respinta la vulgata demagogica secondo la quale sia necessario operare un risparmio sui costi degli organi costituzionali: essi rappresentano il fermento vitale del vivere democratico, e non possono in alcun modo subire il condizionamento derivante dal contingentamento delle risorse. Il vero costo sara' pagato dagli italiani, in termini di qualita' della rappresentanza democratica.
I rischi che si corrono in questa fase di transizione sono alti: un ulteriore indebolimento degli strumenti di democrazia e rappresentanza rischia di accentuare il carattere elitario dell'attuale assetto dei poteri, con conseguente accentuazione dell'inquietante fenomeno della tecnicizzazione della decisione collettiva. Sono principalmente le nuove generazioni a correre il rischio di ritrovarsi senza colpo ferire in quella che qualcuno ha definito postdemocrazia, un nuovo stadio della vicenda sociale dove la prassi politica non sara' interpretata ma soltanto subita dalla cittadinanza.
Per questi motivi e per altre ragioni di natura tecnico-giuridica, suffragate dalle autorevoli opinioni di alcuni tra i piu' importanti costituzionalisti italiani, sosteniamo la mobilitazione popolare a sostegno del NO nel futuro referendum confermativo della revisione costituzionale: per rispedire al mittente il disegno di una democrazia quantitativamente e qualitativamente mutilata e per sostenere con coraggio un'altra idea d'Italia, di democrazia, di vita istituzionale, fondata sulla "partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
Convintamente,
Jacopo Ricci, portavoce nazionale "NOstra"
Giuseppe De Ruvo, responsabile organizzazione "NOstra"

7. DOCUMENTAZIONE. ROMANO PRODI: PERCHE' VOTERO' NO AL TAGLIO DEI PARLAMENTARI
[Dal quotidiano "Il messaggero"]

Sto in questi giorni cercando di capire perche' ogni persona con cui mi trovo a parlare mostra un crescente disorientamento nei confronti del referendum per il quale siamo chiamati a votare nel prossimo mese di settembre. Il sentimento del referendum come rivolta contro la classe dirigente si e' come assopito, addormentato dal caldo estivo e messo in un angolo dai ben piu' urgenti problemi legati al Covid e alle sue ancora non misurate conseguenze. La modesta diminuzione dei costi (0,007% della spesa pubblica italiana) come effetto del minore numero dei parlamentari non viene quasi piu' presa in considerazione: essa rimane sepolta tra le paurose cifre della finanziaria e la nuova dimensione degli interventi europei.
Il centro dell'attenzione si sta progressivamente spostando nella piu' ragionevole direzione di quale sia la migliore organizzazione del Parlamento per garantire ad esso efficienza e rispetto della Costituzione. Ed e' proprio a questo punto che l'elettore si disorienta di fronte alle raffinate motivazioni dei politici o degli studiosi che sostengono le piu' svariate tesi. Si tratta di un disorientamento del tutto giustificato, perche' il normale cittadino intuisce che il numero dei parlamentari non e' il problema principale del crescente distacco fra il Paese e il Parlamento.
Il dimagrimento del Parlamento puo' essere solo la conclusione di un necessario processo di riesame del funzionamento delle nostre istituzioni. Il vero problema non sta infatti nel numero, ma nel modo in cui i parlamentari vengono eletti. Anche senza elaborare profonde analisi teoriche, l'elettore si e' reso progressivamente conto che deputati e senatori non sono stati eletti, ma sostanzialmente nominati dai partiti e, come tali, coerentemente si comportano.
Non avendo alcun necessario rapporto col territorio, non hanno ormai (salvo pochissime eccezioni) alcun legame organico con gli elettori, non mettono piu' in atto i periodici incontri con le diverse categorie o i diversi quartieri e paesi degli elettori e non hanno nemmeno un ufficio locale. Solo una minima parte degli elettori conosce il nome del parlamentare che, almeno in teoria, rappresenta il suo territorio. Semplicemente perche' non lo rappresenta.  Per il cittadino normale diventa quindi del tutto indifferente se sia meglio avere un deputato ogni novantamila o ogni centoquarantamila abitanti, o se sia davvero un danno che una regione sia rappresentata da un numero di senatori molto ridotto. Insomma, piu' ci si avvicina al referendum piu' esso viene ritenuto un residuo di impegni presi in passato, di vecchi slogan e di campagne folcloristiche accompagnate da immagini di grandi forbici e di poltrone sfregiate dalle forbici medesime.
Resta quindi difficile convincerci del fatto che la diminuzione del numero dei parlamentari sia il primo passo per portare i problemi del territorio al Parlamento e dal Parlamento al Governo. Dopo decenni di discussione andati a vuoto, nessuno piu' crede in una legge elettorale che si ponga questo obiettivo, anche perche' il dibattito fra i partiti si orienta, quasi all'unanimita', verso l'adozione di un sistema proporzionale che mantenga sostanzialmente il diritto di nomina, mentre le dispute si concentrano sulla percentuale minima che un partito deve raggiungere per essere rappresentato in parlamento.  Non e' certo facile cambiare questa realtà. Cio' non di meno, almeno fino a che l'Italia rimane una Repubblica parlamentare, la qualita' e l'autorevolezza dei membri del Parlamento rappresentano il pilastro fondamentale per il buon funzionamento delle nostre istituzioni.
A questo si dovrebbero ovviamente aggiungere le altre ben note riforme che ridefiniscano, ad esempio, le funzioni delle due Camere, i lavori delle commissioni, i rapporti con le Regioni e il modo di operare delle commissioni e i rapporti fra Parlamento e Governo. Se vogliamo raggiungere l'obiettivo di rendere il Parlamento autorevole e responsabile verso i cittadini, occorre quindi fare ogni sforzo per orientarsi verso un sistema elettorale in cui i partiti, sui quali grava la responsabilita' di indicare i candidati alle elezioni, siano spinti a scegliere persone che, per la loro autorevolezza e per la stima di cui godono, abbiano maggiore probabilita' di essere votate dagli elettori del collegio con il quale dovranno mantenere rapporti continuativi per tutto il corso della legislatura.
Nel sistema elettorale in vigore dal 1994 i tre quarti dei parlamentari venivano eletti in questo modo, obbligando i partiti a scegliere persone capaci, per le proprie caratteristiche personali, di attrarre la fiducia degli elettori: una fiducia che doveva essere rinnovata nel tempo con la fatica quotidiana e con i contatti personali che sono il pilastro della democrazia.
Mi rendo conto di proporre cambiamenti che ben difficilmente potranno essere accettati e mi rendo altrettanto conto che i lettori, anche se la cosa e' di scarsa importanza, hanno il diritto di chiedermi quale sara' il mio personale orientamento di voto nei confronti dell'imminente referendum.
Riconfermando la non primaria attenzione che vi attribuisco e pur riconoscendo che, dal punto di vista funzionale, il numero dei parlamentari sia eccessivo, penso che sarebbe piu' utile al Paese un voto negativo, proprio per evitare che si pensi che la diminuzione del numero dei parlamentari costituisca una riforma cosi' importante per cui non ne debbano seguire le altre, ben piu' decisive per il futuro del nostro Paese.

8. REPETITA IUVANT. ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D'ITALIA: PERCHE' VOTIAMO NO AL REFERENDUM DEL 20-21 SETTEMBRE
[Dal sito dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia (www.anpi.it) riprendiamo il seguente vademecum per il referendum del 20-21 settembre 2020]

Associazione Nazionale Partigiani d'Italia: Perche' votiamo NO
Vademecum per il referendum del 20-21 settembre 2020
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Il 20 e 21 settembre si vota per il referendum confermativo della riforma costituzionale che riduce il numero di parlamentari; contemporaneamente si vota in sette Regioni, in piu' di mille Comuni per la tornata elettorale delle amministrative, per le elezioni suppletive nei collegi Sardegna 03 e Veneto 09 del Senato.
Con la riforma costituzionale il Parlamento passera' dagli attuali 630 deputati a 400 e dagli attuali 315 senatori a 200. E' un taglio di piu' del 36%.
La scelta di accorpare il referendum e il voto in una unica data per di piu' cosi' ravvicinata, immediatamente dopo il periodo festivo, rendera' impossibile fornire ai cittadini in campagna elettorale una adeguata informazione sul tema referendario, che e' molto importante perche' comporta una rilevante modifica della Costituzione.
Inevitabilmente tanti elettori, portati alle urne dalle contemporanee elezioni amministrative e regionali, saranno costretti a votare in modo frettoloso e superficiale, non avendo su fficienti elementi di conoscenza per giudicare se il taglio dei parlamentari proposto sia una scelta giusta, opportuna e ponderata, o meno.
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Dicono che in Europa l'Italia ha il numero piu' alto di parlamentari: non e' vero.
Dicono che si risparmieranno 500 milioni di euro a legislatura: non e' vero.
Dicono che ci sara' una maggiore efficienza del Parlamento: non e' vero.
Serve un Parlamento rappresentativo, forte e autorevole: e' una riforma scritta male.
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Dicono che in Europa l'Italia ha il numero piu' alto di parlamentari: non e' vero.
Fra i Paesi dell'Unione Europea l'Italia, rispetto al numero di abitanti, ha un numero di deputati molto basso, poco piu' di Francia, Olanda, Spagna e Germania, e meno, spesso molto meno di tutti gli altri Paesi.
[Per insormontabili difficlta' grafiche abbiamo qui omesso la riproduzione della tabella che puo' essere consiltata neol sito www.anpi.it - ndr] Dal Dossier degli uffi ci studi di Camera e Senato. Con la riforma in Italia si avrebbe un deputato ogni 151.210 abitanti; diventerebbe il Paese Ue col minor numero di deputati per abitante (0.7 per 100.000). In altre parole diminuisce la rappresentanza.
In parole povere, con la riforma un deputato non rappresenterebbe piu' come prima in media 96.006 elettori, ma ben 151.210. Percio' per il deputato sara' molto piu' diffi cile rappresentare concretamente un numero cosi' elevato di cittadini. Questo e' il limite piu' grande della riforma, perche' colpisce la funzione piu' importante che dovrebbe avere il parlamento: la rappresentanza. Sara' poi piu' diffi cile, ed in alcuni casi impossibile, rappresentare adeguatamente le minoranze linguistiche e i partiti piu' piccoli. Inoltre tagliando cosi' i parlamentari potra' essere che in questa o quella regione siano eletti solo i candidati della maggioranza. Per questo la riforma e' l'ennesimo colpo ad un parlamento gia' duramente sminuito.
Nel corso degli ultimi decenni ci hanno raccontano che andava migliorata la governabilita' e per questo hanno umiliato la rappresentanza. Che vuol dire rappresentanza? Vuol dire agire su un mandato consapevole di altri, in loro nome. In questo caso, su mandato degli elettori. Che vuol dire governabilita'? Vuol dire garantire che il governo possa fare il suo lavoro a lungo e senza intoppi. In realta' per una presunta governabilita', hanno trascurato la rappresentanza. Infatti tanta gente non si sente rappresentata e non va piu' a votare. Con l'attuale legge elettorale di fatto l'elettore non decide chi eleggere, ma lo decide il capopartito o il capocorrente. E non e' vero che e' migliorata la governabilita'. Basti pensare alla crisi dell'ultimo governo ad agosto dell'anno scorso, quando il ministro dell'Interno ha deciso di far cadere il suo stesso governo. Che c'entra il parlamento?
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Dicono che si risparmieranno 500 milioni di euro a legislatura: non e' vero.
I tecnici aff ermano che la cifra esatta e' circa la meta', per l'esattezza 285 milioni di euro per legislatura, pari a 57 milioni all'anno. Si tratta dello 0,007 per cento della spesa pubblica. Una cifra insignificante.
Peraltro la riduzione dei costi come conseguenza della riduzione del numero di parlamentari e' un fatto del tutto marginale, perche' i costi di Camera e Senato sono determinati da moltissime voci e variano enormemente a parita' di numero dei parlamentari. Per esempio la Camera del Regno Unito costa molto meno di quella italiana a parita' di numero, mentre quella degli Stati Uniti costa di piu', nonostante il numero di rappresentanti (parlamentari) sia di 435, cioe' molto inferiore al numero attuale di deputati nel parlamento italiano.
Risparmiare e' giustissimo, e il primo a dare l'esempio dev'essere lo Stato. Ma un conto e' risparmiare, un altro conto e' tagliare a casaccio, senza criterio, solo per mettersi il fiore all'occhiello e dire "Abbiamo tagliato la casta!". Tutti i Paesi hanno dei costi per far funzionare le istituzioni. Ma i costi per far funzionare la democrazia sono degli investimenti perche' siano garantiti diritti e liberta'.
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Dicono che ci sara' una maggiore efficienza del Parlamento: non e' vero.
Dove sta scritto che avere meno parlamentari aumenti l'e fficienza? Ma in primo luogo che vuol dire e fficienza del Parlamento? Vuol dire maggiore capacita' di realizzare i suoi compiti. I compiti stabiliti con chiarezza dalla Costituzione sono tre: rappresentare i cittadini ("Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione"), legiferare ("La funzione legislativa e' esercitata collettivamente dalle due Camere"), controllare l'operato del governo in base a un rapporto fiduciario ("Il governo deve avere la fiducia delle due Camere"). Abbiamo gia' visto che la funzione di rappresentanza sara' fortemente svuotata. La funzione legislativa e' del tutto indipendente dal numero di parlamentari. Il controllo sull'operato del governo sara' presumibilmente meno e fficace, perche' un gruppo di parlamentari molto piu' ridotto sara' meno pluralista e piu' facilmente prono alle indicazioni del capogruppo.
Per di piu' diminuendo drasticamente il loro numero, in Aula e nelle Commissioni vi saranno meno parlamentari con competenze specifiche. Bisognera' comunque riscrivere i regolamenti delle Commissioni e dei gruppi parlamentari.
In sostanza a ffermare che con meno parlamentari aumentera' l'effi cienza e' un'aff ermazione non dimostrata in alcun modo, e percio' puramente propagandistica.
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Legge elettorale e elezione del Presidente della Repubblica: Scilla e Cariddi.
La riduzione del numero di parlamentari comporta necessariamente la modifica della legge elettorale.
Per salvaguardare in qualche modo la rappresentanza, ci vorrebbe una legge elettorale proporzionale che tuteli i piccoli partiti. Non c'e' ancora nulla.
Non solo: bisognera' cambiare ancora la Costituzione per l'elezione del Presidente della Repubblica. Infatti la Costituzione aff erma che "Il Presidente della Repubblica e' eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri. All'elezione partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze". Ma se diminuisce di piu' di un terzo il numero dei parlamentari e si mantiene lo stesso numero di delegati regionali, si da' a questi ultimi un soverchiante potere di elezione a discapito di quello dei parlamentari. D'altra parte diminuendo il numero dei rappresentanti regionali, come necessario, c'e' il rischio di non assicurare la rappresentanza delle minoranze.
Un vero pasticcio che richiede una riformulazione dell'articolo della Costituzione per salvaguardare il potere del Parlamento senza punire le minoranze regionali.
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Chi non paga le tasse, chi ha sede fiscale all'estero: la vera casta.
La polemica contro i rappresentanti delle istituzioni come "la casta" e' inquietante. Ci sono i ricchissimi, che spesso le tasse non le pagano, o che hanno la sede fiscale all'estero. Ci sono grandi patrimoni che sembrano intoccabili. La vera casta. Ma su di loro, un muro di silenzio.
Diciamoci la verita': oggi, proprio quando i ricchi sono sempre piu' ricchi e i poveri sono sempre piu' poveri – basti pensare al dramma del virus – si difende un sistema che mantiene e aumenta le diseguaglianze, si difende una casta, quella vera. E si off ende e si umilia il parlamento, cioe' il cuore della rappresentanza politica, invece di restituirgli la sua funzione costituzionale.
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Serve un Parlamento rappresentativo, forte e autorevole: e' una riforma scritta male.
Questa riduzione del numero di parlamentari e' scritta male, senza alcuna seria motivazione e senza alcuna considerazione sulle conseguenze istituzionali. Non sembra progettata per migliorare il lavoro del Parlamento, ma per ridurne ancora le funzioni trasformandolo in uno strumento marginale della democrazia. Tanto minore e' il potere del Parlamento, tanto maggiore e' il potere del governo, cioe' dell'esecutivo. Ma oggi all'Italia serve proprio il contrario: una democrazia forte e' una democrazia che rappresenta fortemente i cittadini attraverso organismi autorevoli e riconosciuti a cui i cittadini rivolgono la loro fiducia. E' invece sulla sfiducia e sul qualunquismo che punta questa riforma: i continui attacchi al Parlamento – la "casta", le "poltrone" – rivelano un'avversione verso la democrazia rappresentativa molto pericolosa perche' puo' portare al successo dell'idea dell'uomo forte, idea che ha gia' portato una volta il Paese nel baratro.
Addio diritti!
Addio democrazia!
Non sprechiamo le conquiste di liberta' e democrazia donateci dalla Resistenza!
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Tagliare cosi' il numero dei parlamentari vuol dire tagliare il diritto di scegliere i nostri rappresentanti.
Noi votiamo NO.
Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
www.anpi.it - www.patriaindipendente.it

9. REPETITA IUVANT. UN APPELLO DALLA SOCIETA' CIVILE: "REFERENDUM COSTITUZIONALE: NO ALLA GRANDE MENZOGNA"
[Dal sito www.coordinamentodemocraziacostituzionale.it riproponiamo questo appello del 24 giugno 2020 dal titolo "Referendum costituzionale: No alla grande menzogna"]

Il 20 e 21 settembre saremo chiamati a votare sul referendum costituzionale sul taglio del Parlamento, meno 36,5%, riducendo da 630 a 400 il numero dei deputati e da 315 a 200 quello dei senatori.
Il progetto politico che ha portato al taglio della rappresentanza parlamentare senza ascoltare alternative e critiche e' rapidamente invecchiato, esso si risolve in un attacco al ruolo della rappresentanza parlamentare proprio quando ne andrebbe rilanciato il ruolo di rappresentanza e unificazione dell'Italia.
Di fronte al disastro umano, economico, occupazionale e sociale provocato dalla pandemia e alla gravita' dei problemi che il popolo italiano si trova ad affrontare in questo momento storico, risalta la vacuita' di una politica che, anziche' affrontare i problemi reali, ha cavalcato il disagio sociale per costruirsi un consenso fondato sulle illusioni dell'antipolitica.
Negli ultimi anni la competizione politica si e' svolta sul filo delle illusioni, sublimando sentimenti di rancore legati al crescente disagio sociale. Si e' creata l'illusione che il disagio sociale sia frutto dei privilegi della casta, che dimezzare le pensioni dei parlamentari sia stato un grande successo popolare, che la nostra vita si possa migliorare discriminando gli immigrati o altre categorie di soggetti deboli, che il disagio politico che nasce dal vuoto della rappresentanza sia colpa delle istituzioni politiche rappresentative, che quindi devono essere ridimensionate, a cominciare dal Parlamento.
La riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari e' il frutto piu' significativo di questa politica di diseducazione di massa.
Tagliare il numero dei parlamentari non e' solo una questione di numeri o di costi. Si tratta di una riforma destinata ad incidere sulle modalita' di organizzazione della rappresentanza attraverso la quale si esprime e si realizza il principio fondamentale della Repubblica secondo cui la sovranita' appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione e che attribuisce al parlamento un ruolo centrale nel nostro sistema democratico.
Il percorso di questa riforma costituzionale e' stato alimentato dalla grande menzogna che riducendo il numero dei parlamentari si punisce la casta, mentre, al contrario, si puniscono i cittadini che vedranno diminuita la possibilita' di eleggere un "proprio" rappresentante, si dara' un potere sempre maggiore a chi non ne risponde direttamente agli elettori, proseguendo nella separazione tra cittadini e rappresentanti.
Minando il rapporto fra cittadini e parlamentari, si incide sulla rappresentanza, sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo, aumenta di conseguenza la distanza fra rappresentato e rappresentante e viene ulteriormente sacrificato il pluralismo, abbassando il grado di potenziale identificazione del rappresentato con il rappresentante.
Il taglio dei parlamentari sommato alle norme elettorali in vigore apre una ferita nella capacita' di rappresentare i cittadini, i territori, le posizioni politiche esistenti nel paese, creando per di piu' squilibri tra le aree territoriali a parita' di popolazione.
Cio' e' tanto piu' grave alla luce della legge elettorale vigente caratterizzata da una forte quota maggioritaria (3/8 dei seggi) con liste bloccate nel proporzionale e voto obbligatoriamente congiunto tra candidato uninominale e lista collegata con l'effetto di comprimere notevolmente la possibilita' dell'elettore di scegliere i propri rappresentanti.
Il nostro Paese deve affrontare delle grandi sfide di cambiamento per risollevarsi dal disastro provocato dalla pandemia, ma per farlo bisogna sconfiggere l'attitudine della politica a vendere illusioni e a creare falsi miti.
Per questo e' importante respingere la mutilazione della rappresentanza che ci viene proposta con il taglio dei parlamentari oggetto del referendum.
La crisi della rappresentanza politica non si puo' curare riducendo il numero dei rappresentanti ma facendo si' che gli elettori possano tornare a scegliere direttamente i propri rappresentanti di modo che il Parlamento ritorni ad essere il motore della democrazia.
Nel breve tempo che ci separa dalla celebrazione del referendum, grande e' la responsabilita' dei mezzi di comunicazione che hanno il dovere civico di attivare un dibattito pubblico trasparente che fornisca ai cittadini le informazioni essenziali per far si' che il voto sia frutto di una scelta libera e consapevole.
Mobilitiamoci tutti per respingere questo ulteriore sfregio alla nostra democrazia costituzionale.
Roma, 24 giugno 2020
Pietro Adami, Adista, Mario Agostinelli, Francesco Baicchi, Felice Besostri, Mons. Luigi Bettazzi, Sandra Bonsanti, Mauro Beschi, Maria Agostina Cabiddu, Antonio Caputo, don Luigi Ciotti, Nicola Colajanni, Elettra Deiana, don Pierluigi Di Piazza, Anna Falcone, Carlo Di Marco, Domenico Gallo, Alfiero Grandi, Alfonso Gianni, Raniero La Valle, Silvia Manderino, Tomaso Montanari, Mons. R. Nogaro, Francesco Pallante, Livio Pepino, Antonio Pileggi, Franco Russo, Giovanni Russo Spena, Giuseppe Salme', Antonia Sani, don Alessandro Santoro, padre Alberto Simoni, Armando Spataro, Emanuele Ungheri, Nadia Urbinati, Massimo Villone, padre Alex Zanotelli, Rina Zardetto ed altri...
Per adesioni inviare una mail a adesione.nograndemenzogna at gmail.com

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NO ALL'ANTIPARLAMENTARISMO, NO AL FASCISMO, NO ALLA BARBARIE
No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
Al referendum del 20-21 settembre votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 17 del 30 agosto 2020
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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