[Nonviolenza] No. 12
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- Date: Tue, 25 Aug 2020 07:20:25 +0200
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NO ALL'ANTIPARLAMENTARISMO, NO AL FASCISMO, NO ALLA BARBARIE
No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
Al referendum del 20-21 settembre votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 12 del 25 agosto 2020
In questo numero:
1. No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
2. Il testo del quesito referendario
3. Marco Boato: Dieci ragioni per il NO nel referendum costituzionale
4. Alberto Asor Rosa: Il mio NO al referendum e' un si' alla democrazia
5. Un appello dalla societa' civile: "Referendum costituzionale: NO alla grande menzogna"
6. Associazione nazionale partigiani d'Italia: Perche' votiamo "NO" al referendum del 20-21 settembre
1. APPELLI. NO ALLA RIFORMA COSTITUZIONALE CHE MUTILA LA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA E MIRA AD IMPORRE UN REGIME TOTALITARIO NEL NOSTRO PAESE
Al referendum costituzionale sulla mutilazione del parlamento del 20-21 settembre 2020 voteremo no.
Siamo contrari a ridurre il Parlamento a una tavolata di yes-men al servizio di esecutivi tanto insipienti quanto tracotanti e dei grotteschi e totalitari burattinai razzisti e militaristi che li manovrano.
Siamo contrari al passaggio dalla democrazia rappresentativa, per quanto imperfetta essa possa essere, al fascismo.
La mutilazione del parlamento attraverso la riduzione del numero dei parlamentari ha questo significato e queste fine: favorire il passaggio da una democrazia costituzionale gia' profondamente ferita a un regime sempre piu' antidemocratico ed eslege, sempre piu' protervo e brutale.
Al referendum del 20-21 settembre 2020 votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie.
No all'antiparlamentarismo, che alla separazione e all'equilibrio dei poteri, alla rappresentanza proporzionale dell'intera popolazione e alla libera discussione e consapevole deliberazione vuole sostituire i bivacchi di manipoli, l'autoritarismo allucinato, plebiscitario e sacrificale, il potere manipolatorio dei padroni occulti e palesi delle nuove tecnologie della propaganda e della narcosi.
No al fascismo, crimine contro l'umanita'.
No alla barbarie, che annichilisce ogni valore morale e civile, che perseguita ed estingue ogni umana dignita' e virtu', che asservisce la societa' alla menzogna e alla violenza.
2. MATERIALI. IL TESTO DEL QUESITO REFERENDARIO
Il testo del quesito referendario e' il seguente: "Approvate il testo della legge costituzionale concernente 'Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari', approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana - Serie generale - n. 240 del 12 ottobre 2019?".
3.RIFLESSIONE. MARCO BOATO: DIECI RAGIONI PER IL NO NEL REFERENDUM COSTITUZIONALE
[Dal quotidiano "L'Adige" del 19 agosto 2020 con il titolo "Dieci punti per le ragioni del No"]
Il 20-21 settembre saremo chiamati a votare non solo per le elezioni amministrative nei nostri Comuni, ma anche per esprimerci come cittadine e cittadini nel referendum costituzionale. Insieme a molti costituzionalisti e giuristi, alcuni dei quali gia' facenti parte della Corte costituzionale, che hanno dato vita a vari "Comitati per il NO", anch'io sono convinto della necessita' di votare NO in questo referendum.
E questo perche' il suo oggetto riguarda una vera e propria controriforma che, con il pretesto irrisorio della riduzione della spesa pubblica dello 0,007%, se venisse approvato in realta' comprometterebbe la democrazia parlamentare, il pluralismo politico, la rappresentanza dei cittadini nel Parlamento italiano.
In particolare, questa controriforma penalizzerebbe fortemente tutte le minoranze, ridurrebbe in modo inaccettabile la rappresentanza dei territori a piu' bassa densita' di popolazione e comprometterebbe nel Parlamento l'espressione delle battaglie politiche e istituzionali a difesa dell'ambiente, della giustizia sociale e dei diritti civili, che negli scorsi decenni hanno visto come protagoniste e promotrici proprio quelle forze politiche che verrebbero totalmente emarginate se la controriforma costituzionale venisse approvata nel referendum.
Piu' in generale, questa controriforma ridurrebbe pesantemente il rapporto tra elettori ed eletti, compromettendo il potere di scelta dei cittadini ed aumentando la delegittimazione delle istituzioni parlamentari, e non contribuirebbe in alcun modo a rendere piu' efficiente ed efficace l'attivita' parlamentare.
Anche tra alcune delle forze politiche che avevano votato la riforma costituzionale in Parlamento sono emerse successivamente molte riserve rispetto a quello che appare come il frutto di una demagogia populista, a grave discapito della democrazia politica, della rappresentanza e della funzionalita' degli organi parlamentari. I risparmi sulla spesa pubblica non si ottengono mutilando la democrazia politica e comprimendo la sovranita' popolare, ma riducendo i privilegi, migliorando la qualita' dei parlamentari e rendendo piu' efficaci ed efficienti le procedure e gli istituti del Parlamento.
Alcune considerazioni piu' in dettaglio:
1. Poiche' l'unica motivazione propagandata dai fautori della riduzione drastica del numero dei parlamentari e' stata quella di un ingente risparmio della spesa pubblica, anche questa velleita' e' stata radicalmente ridimensionata dalle analisi di Carlo Cottarelli, che, come gia' ricordato, ha previsto una riduzione della spesa pubblica soltanto dello 0,007%.
2. Con la controriforma costituzionale sottoposta a referendum viene affrontata solo la questione di una drastica riduzione del numero dei parlamentari, con la conseguenza che resterebbe comunque il "bicameralismo perfetto", su cui si discute da decenni ma che non viene modificato in alcun modo. Invece si otterrebbe una pesantissima riduzione della rappresentanza in termini generali: da 630 deputati a 400; da 315 senatori a 200. In questo modo l'Italia diventerebbe il Paese europeo con il minor numero di eletti per abitante nella Camera "bassa" (le Camere "alte", i Senati o simili, sono molto diversi tra di loro per ogni sistema costituzionale e quindi non sono paragonabili).
3. In Italia ci sarebbero solo 0,7 deputati per ogni 100mila abitanti, mentre il testo costituzionale del 1948 (riformato poi nel 1963, introducendo gli attuali numeri fissi di componenti per Camera e Senato) prevedeva 1 deputato per ogni 80.000 abitanti. In Spagna attualmente ci sono 0,8 deputati per ogni 100mila abitanti; in Francia 0,9 deputati per ogni 100mila abitanti; in Germania 0,9 deputati per ogni 100mila abitanti (ma anche di piu', a causa dei c.d. "seggi in sovrannumero", sempre piu' numerosi ad ogni legislatura); nel Regno Unito (che esce ora dall'Unione Europea, ma fa pur sempre parte dell'Europa nel suo insieme) 1 deputato per ogni 100mila abitanti.
4. In sintesi, in Italia c'e' attualmente 1 deputato ogni 96.006 abitanti e 1 senatore ogni 188.424 abitanti. Se venisse approvata la controriforma costituzionale, si arriverebbe a 1 deputato per ogni 151.210 abitanti e 1 senatore per ogni 302.420 abitanti, con una drastica riduzione della rappresentanza popolare e quindi con un divario enormemente accresciuto nel rapporto tra elettori ed eletti.
5. Oltre alla riduzione drastica della rappresentanza in generale, risulterebbero fortemente penalizzate nella stessa rappresentanza le regioni medio-piccole, con un crescente divario territoriale. In particolare al Senato, eletto su base regionale, l'elezione avverrebbe solo in forza di soglie implicite molto alte, in base alle quali si arriverebbe alla presenza soltanto di due-tre (massimo quattro, ma non dovunque) forze politiche rappresentate. Ma anche alla Camera le soglie per consentire l'elezione di un deputato aumenterebbero, riducendo la rappresentanza popolare a sole quattro-cinque (massimo sei) forze politiche. I due rami del Parlamento diventerebbero vere e proprie Camere "elitarie", con l'esclusione di molti milioni di cittadini dalla rappresentanza politica.
6. Se venisse approvata la controriforma costituzionale, risulterebbero fortemente penalizzati i partiti minori, se non, come piu' probabile, addirittura totalmente esclusi dalla rappresentanza politica. E si tratta proprio di quelle forze politiche che, come gia' detto, storicamente sono state le iniziatrici di alcune delle piu' importanti riforme e conquiste in tema di tutela dell'ambiente, di giustizia sociale e di diritti civili.
7. Saremmo quindi di fronte ad una fortissima compressione del pluralismo politico in Parlamento ed alla scomparsa anche del piu' elementare "diritto di tribuna". Molto dipenderebbe, comunque, dai meccanismi previsti da una legge elettorale nuova, che attualmente non c'e' e non potrebbe esserci finche' non si potra' sapere se la composizione delle Camere rimarra' quella attuale o se invece la stessa composizione delle Camere verra' ridotta di oltre un terzo.
8. Si tratta inoltre di una controriforma totalmente avulsa da un disegno complessivo di riforma: a) manca l'introduzione del voto ai diciottenni per il Senato e la conseguente riduzione dell'eta' per l'elettorato passivo sia per la Camera che per il Senato; b) manca una modifica della platea degli elettori regionali per la carica del Presidente della Repubblica; c) come gia' detto, manca qualunque modifica del "bicameralismo perfetto"; d) manca qualunque ipotesi realistica (cioe' largamente condivisa da maggioranza ed opposizione, trattandosi delle comuni "regole del gioco") di nuova legge elettorale e di ridisegno dei collegi per la Camera.
9.Complessivamente siamo di fronte ad una sostanziale delegittimazione del principio rappresentativo: I) sul piano territoriale e II) sul piano politico/partitico, con una fortissima compressione della sovranita' popolare. Si avrebbe sempre di piu', e ancor piu' di oggi, un reclutamento della "classe politica" soltanto legata al "capo" e sempre meno al territorio ed alla volonta' dei cittadini-elettori/elettrici.
10. Il risultato di questa controriforma costituzionale, qualora venisse approvata ed entrasse in vigore, sarebbe un progressivo svuotamento della democrazia politica a vantaggio di oligarchie sempre piu' ristrette. E tutto cio' nel solco di un antiparlamentarismo diffuso e di una erosione della democrazia parlamentare, che e' quanto i promotori della controriforma costituzionale stanno alimentando ormai da molti anni.
Per tutti questi dieci motivi, ritengo che sia necessario votare NO nel referendum costituzionale.
4. DOCUMENTAZIONE. ALBERTO ASOR ROSA: IL MIO NO AL REFERENDUM E' UN SI' ALLA DEMOCRAZIA
[Dal sito del settimanale "L'Espresso" riprendiamo questo intervento del 24 agosto 2020 dal titolo "Il mio No al referendum e' un si' alla democrazia" e il sommario "Il sistema rappresentativo, imperfetto ma prezioso, oggi e' assediato in tutto il mondo dagli autoritarismi vecchi e nuovi. Questo attacco in Italia avviene con la "riforma" su cui voteremo il 20 settembre prossimo"]
Il sistema democratico-rappresentativo costituisce oggi l'estrema linea di confine oltre la quale si riescono a intravedere soltanto il vuoto o la catastrofe. Anche chi nei lunghi decenni precedenti ha pensato a forme radicalmente diverse o fortemente correttive e' costretto, di fronte all'evoluzione dei tempi e dei fatti, a raccogliersi nell'affermazione precedente.
Come mai? Ma perche' se si vuole, o si volesse, un potere il piu' possibile (si tratta com'e' ovvio pur sempre di stime relative) vicino a desideri e volonta' dei "cittadini", il voto e la conseguente scelta degli eletti sembra (sembrerebbe) il sistema migliore e piu' efficace (oppure meno equivoco e rischioso) di "rappresentarne" la volonta' e i desideri. Inoltre: forse e' per questo (dato non trascurabile quale premessa del mio discorso) che il sistema democratico-rappresentativo esprime oggi nel mondo una minorita' istituzionale assediata e aggredita da tutte le parti.
C'e' un sistema democratico-rappresentativo in Cina, in Russia, in Medio Oriente, in gran parte del continente africano, in India, in gran parte dei paesi dell'America latina? Persino dove ha avuto origine e dove persiste come negli Stati Uniti, c'e' chi - il presidente Trump, - ne insidia tutti i fondamenti: e non e' detto che le resistenze che pure sono in atto siano in grado di contrastarlo fino in fondo (e, naturalmente, le aggressioni e gli attacchi "dall'interno" non sarebbero meno sottovalutabili, come vediamo tutti i giorni anche in casa nostra, se fossimo in grado di allargare ulteriormente questo discorso).
Dire sistema democratico-rappresentativo ed Europa e' dunque la conclusione necessaria a cui pervenga un'analisi cosi' rapida e approssimativa come la nostra. Difesa del sistema democratico-rappresentativo e difesa e sviluppo (a livello mondiale) dell'Europa e' praticamente la stessa cosa.
Non v'e' ombra di dubbio per me che il referendum sulla drastica diminuzione del numero dei parlamentari si muova in direzione contraria a tutto questo, fondamentalmente per tre motivi.
Il primo e' che in presenza di un funzionamento stento e difficoltoso delle Camere, invece d'intervenire nel merito (assetto e compiti della Presidenza e delle Commissioni, rapporto Parlamento-Governo, rapporto partiti-Camere ecc.) si addita il nemico nel numero troppo elevato dei parlamentari e li' si attacca il sistema. Il messaggio che universalmente passa e' che quanti di meno fossero i parlamentari, tanto meglio sarebbe. E se si sopprimessero tutti non sarebbe ancora meglio? Sullo sfondo questa - e cioe' la sostanziale superfluita' e inutilita' del sistema - e' la prospettiva che si affaccia.
Il secondo e' che, siccome per motivi di brevita' e di fretta, un'elezione referendaria di questa portata viene affiancata, niente di meno!, a elezioni regionali e comunali, questo sta a significare che non c'e' motivo di pensare e di discutere, le cose sono gia' praticamente decise in partenza, si tratta semplicemente di ratificarle. Questo e' uno dei motivi per cui i sostenitori del voto del No fanno tanta fatica a uscire dal loro guscio: ormai tutti sanno che la cosa e' decisa, a che pro perdere altro tempo?
Il terzo motivo e', penso, piu' sottile.
Siccome con la nuova proposta il rapporto fra elettori ed eletti aumenta (per essere eletti ci vorranno parecchi voti in piu' di prima), il nuovo Parlamento sarebbe costituito da un numero di eletti minore rispetto a prima, ognuno dei quali di conseguenza gestirebbe un potere maggiore che in passato. Il Parlamento, cioe', tenderebbe a diventare ancor di piu', se gia' oggi lo e' in parte proprio secondo le accuse dei suoi piu' feroci accusatori, uno strumento di potere e di dominio e non di rappresentanza.
Trovo davvero strano che un partito democratico come il Partito democratico non abbia aperto la minima discussione al proprio interno sulle modalita' di sussistenza nel nostro Paese di un gioco politico ampiamente e liberamente democratico. Ma e' ancora piu' strano che proprio i sostenitori piu' accaniti del taglio dei parlamentari siano a favore di una misura che restringe le basi del potere e riduce gli spazi del rapporto fra eletti ed elettori.
Se le cose stanno cosi', la mia opinione e' che con il referendum sul taglio dei parlamentari si gioca una partita importante, forse decisiva, per le sorti della nostra democrazia rappresentativa (appunto). Forse i giorni residui andrebbero utilizzati meglio, ossia piu' decisamente, di quanto finora non sia accaduto, per sostenere le ragioni a favore del No.
5. REPETITA IUVANT. UN APPELLO DALLA SOCIETA' CIVILE: "REFERENDUM COSTITUZIONALE: NO ALLA GRANDE MENZOGNA"
[Dal sito www.coordinamentodemocraziacostituzionale.it riproponiamo questo appello del 24 giugno 2020 dal titolo "Referendum costituzionale: No alla grande menzogna"]
Il 20 e 21 settembre saremo chiamati a votare sul referendum costituzionale sul taglio del Parlamento, meno 36,5%, riducendo da 630 a 400 il numero dei deputati e da 315 a 200 quello dei senatori.
Il progetto politico che ha portato al taglio della rappresentanza parlamentare senza ascoltare alternative e critiche e' rapidamente invecchiato, esso si risolve in un attacco al ruolo della rappresentanza parlamentare proprio quando ne andrebbe rilanciato il ruolo di rappresentanza e unificazione dell'Italia.
Di fronte al disastro umano, economico, occupazionale e sociale provocato dalla pandemia e alla gravita' dei problemi che il popolo italiano si trova ad affrontare in questo momento storico, risalta la vacuita' di una politica che, anziche' affrontare i problemi reali, ha cavalcato il disagio sociale per costruirsi un consenso fondato sulle illusioni dell'antipolitica.
Negli ultimi anni la competizione politica si e' svolta sul filo delle illusioni, sublimando sentimenti di rancore legati al crescente disagio sociale. Si e' creata l'illusione che il disagio sociale sia frutto dei privilegi della casta, che dimezzare le pensioni dei parlamentari sia stato un grande successo popolare, che la nostra vita si possa migliorare discriminando gli immigrati o altre categorie di soggetti deboli, che il disagio politico che nasce dal vuoto della rappresentanza sia colpa delle istituzioni politiche rappresentative, che quindi devono essere ridimensionate, a cominciare dal Parlamento.
La riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari e' il frutto piu' significativo di questa politica di diseducazione di massa.
Tagliare il numero dei parlamentari non e' solo una questione di numeri o di costi. Si tratta di una riforma destinata ad incidere sulle modalita' di organizzazione della rappresentanza attraverso la quale si esprime e si realizza il principio fondamentale della Repubblica secondo cui la sovranita' appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione e che attribuisce al parlamento un ruolo centrale nel nostro sistema democratico.
Il percorso di questa riforma costituzionale e' stato alimentato dalla grande menzogna che riducendo il numero dei parlamentari si punisce la casta, mentre, al contrario, si puniscono i cittadini che vedranno diminuita la possibilita' di eleggere un "proprio" rappresentante, si dara' un potere sempre maggiore a chi non ne risponde direttamente agli elettori, proseguendo nella separazione tra cittadini e rappresentanti.
Minando il rapporto fra cittadini e parlamentari, si incide sulla rappresentanza, sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo, aumenta di conseguenza la distanza fra rappresentato e rappresentante e viene ulteriormente sacrificato il pluralismo, abbassando il grado di potenziale identificazione del rappresentato con il rappresentante.
Il taglio dei parlamentari sommato alle norme elettorali in vigore apre una ferita nella capacita' di rappresentare i cittadini, i territori, le posizioni politiche esistenti nel paese, creando per di piu' squilibri tra le aree territoriali a parita' di popolazione.
Cio' e' tanto piu' grave alla luce della legge elettorale vigente caratterizzata da una forte quota maggioritaria (3/8 dei seggi) con liste bloccate nel proporzionale e voto obbligatoriamente congiunto tra candidato uninominale e lista collegata con l'effetto di comprimere notevolmente la possibilita' dell'elettore di scegliere i propri rappresentanti.
Il nostro Paese deve affrontare delle grandi sfide di cambiamento per risollevarsi dal disastro provocato dalla pandemia, ma per farlo bisogna sconfiggere l'attitudine della politica a vendere illusioni e a creare falsi miti.
Per questo e' importante respingere la mutilazione della rappresentanza che ci viene proposta con il taglio dei parlamentari oggetto del referendum.
La crisi della rappresentanza politica non si puo' curare riducendo il numero dei rappresentanti ma facendo si' che gli elettori possano tornare a scegliere direttamente i propri rappresentanti di modo che il Parlamento ritorni ad essere il motore della democrazia.
Nel breve tempo che ci separa dalla celebrazione del referendum, grande e' la responsabilita' dei mezzi di comunicazione che hanno il dovere civico di attivare un dibattito pubblico trasparente che fornisca ai cittadini le informazioni essenziali per far si' che il voto sia frutto di una scelta libera e consapevole.
Mobilitiamoci tutti per respingere questo ulteriore sfregio alla nostra democrazia costituzionale.
Roma, 24 giugno 2020
Pietro Adami, Adista, Mario Agostinelli, Francesco Baicchi, Felice Besostri, Mons. Luigi Bettazzi, Sandra Bonsanti, Mauro Beschi, Maria Agostina Cabiddu, Antonio Caputo, don Luigi Ciotti, Nicola Colajanni, Elettra Deiana, don Pierluigi Di Piazza, Anna Falcone, Carlo Di Marco, Domenico Gallo, Alfiero Grandi, Alfonso Gianni, Raniero La Valle, Silvia Manderino, Tomaso Montanari, Mons. R. Nogaro, Francesco Pallante, Livio Pepino, Antonio Pileggi, Franco Russo, Giovanni Russo Spena, Giuseppe Salme', Antonia Sani, don Alessandro Santoro, padre Alberto Simoni, Armando Spataro, Emanuele Ungheri, Nadia Urbinati, Massimo Villone, padre Alex Zanotelli, Rina Zardetto ed altri...
Per adesioni inviare una mail a adesione.nograndemenzogna at gmail.com
6. REPETITA IUVANT. ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D'ITALIA: PERCHE' VOTIAMO "NO" AL REFERENDUM DEL 20-21 SETTEMBRE
[Dal sito dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia (www.anpi.it) riprendiamo il seguente vademecum per il referendum del 20-21 settembre 2020]
Associazione Nazionale Partigiani d'Italia: Perche' votiamo NO
Vademecum per il referendum del 20-21 settembre 2020
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Il 20 e 21 settembre si vota per il referendum confermativo della riforma costituzionale che riduce il numero di parlamentari; contemporaneamente si vota in sette Regioni, in piu' di mille Comuni per la tornata elettorale delle amministrative, per le elezioni suppletive nei collegi Sardegna 03 e Veneto 09 del Senato.
Con la riforma costituzionale il Parlamento passera' dagli attuali 630 deputati a 400 e dagli attuali 315 senatori a 200. E' un taglio di piu' del 36%.
La scelta di accorpare il referendum e il voto in una unica data per di piu' cosi' ravvicinata, immediatamente dopo il periodo festivo, rendera' impossibile fornire ai cittadini in campagna elettorale una adeguata informazione sul tema referendario, che e' molto importante perche' comporta una rilevante modifica della Costituzione.
Inevitabilmente tanti elettori, portati alle urne dalle contemporanee elezioni amministrative e regionali, saranno costretti a votare in modo frettoloso e superficiale, non avendo su fficienti elementi di conoscenza per giudicare se il taglio dei parlamentari proposto sia una scelta giusta, opportuna e ponderata, o meno.
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Dicono che in Europa l'Italia ha il numero piu' alto di parlamentari: non e' vero.
Dicono che si risparmieranno 500 milioni di euro a legislatura: non e' vero.
Dicono che ci sara' una maggiore efficienza del Parlamento: non e' vero.
Serve un Parlamento rappresentativo, forte e autorevole: e' una riforma scritta male.
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Dicono che in Europa l'Italia ha il numero piu' alto di parlamentari: non e' vero.
Fra i Paesi dell'Unione Europea l'Italia, rispetto al numero di abitanti, ha un numero di deputati molto basso, poco piu' di Francia, Olanda, Spagna e Germania, e meno, spesso molto meno di tutti gli altri Paesi.
[Per insormontabili difficlta' grafiche abbiamo qui omesso la riproduzione della tabella che puo' essere consiltata neol sito www.anpi.it - ndr] Dal Dossier degli uffi ci studi di Camera e Senato. Con la riforma in Italia si avrebbe un deputato ogni 151.210 abitanti; diventerebbe il Paese Ue col minor numero di deputati per abitante (0.7 per 100.000). In altre parole diminuisce la rappresentanza.
In parole povere, con la riforma un deputato non rappresenterebbe piu' come prima in media 96.006 elettori, ma ben 151.210. Percio' per il deputato sara' molto piu' diffi cile rappresentare concretamente un numero cosi' elevato di cittadini. Questo e' il limite piu' grande della riforma, perche' colpisce la funzione piu' importante che dovrebbe avere il parlamento: la rappresentanza. Sara' poi piu' diffi cile, ed in alcuni casi impossibile, rappresentare adeguatamente le minoranze linguistiche e i partiti piu' piccoli. Inoltre tagliando cosi' i parlamentari potra' essere che in questa o quella regione siano eletti solo i candidati della maggioranza. Per questo la riforma e' l'ennesimo colpo ad un parlamento gia' duramente sminuito.
Nel corso degli ultimi decenni ci hanno raccontano che andava migliorata la governabilita' e per questo hanno umiliato la rappresentanza. Che vuol dire rappresentanza? Vuol dire agire su un mandato consapevole di altri, in loro nome. In questo caso, su mandato degli elettori. Che vuol dire governabilita'? Vuol dire garantire che il governo possa fare il suo lavoro a lungo e senza intoppi. In realta' per una presunta governabilita', hanno trascurato la rappresentanza. Infatti tanta gente non si sente rappresentata e non va piu' a votare. Con l'attuale legge elettorale di fatto l'elettore non decide chi eleggere, ma lo decide il capopartito o il capocorrente. E non e' vero che e' migliorata la governabilita'. Basti pensare alla crisi dell'ultimo governo ad agosto dell'anno scorso, quando il ministro dell'Interno ha deciso di far cadere il suo stesso governo. Che c'entra il parlamento?
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Dicono che si risparmieranno 500 milioni di euro a legislatura: non e' vero.
I tecnici aff ermano che la cifra esatta e' circa la meta', per l'esattezza 285 milioni di euro per legislatura, pari a 57 milioni all'anno. Si tratta dello 0,007 per cento della spesa pubblica. Una cifra insignificante.
Peraltro la riduzione dei costi come conseguenza della riduzione del numero di parlamentari e' un fatto del tutto marginale, perche' i costi di Camera e Senato sono determinati da moltissime voci e variano enormemente a parita' di numero dei parlamentari. Per esempio la Camera del Regno Unito costa molto meno di quella italiana a parita' di numero, mentre quella degli Stati Uniti costa di piu', nonostante il numero di rappresentanti (parlamentari) sia di 435, cioe' molto inferiore al numero attuale di deputati nel parlamento italiano.
Risparmiare e' giustissimo, e il primo a dare l'esempio dev'essere lo Stato. Ma un conto e' risparmiare, un altro conto e' tagliare a casaccio, senza criterio, solo per mettersi il fiore all'occhiello e dire "Abbiamo tagliato la casta!". Tutti i Paesi hanno dei costi per far funzionare le istituzioni. Ma i costi per far funzionare la democrazia sono degli investimenti perche' siano garantiti diritti e liberta'.
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Dicono che ci sara' una maggiore efficienza del Parlamento: non e' vero.
Dove sta scritto che avere meno parlamentari aumenti l'e fficienza? Ma in primo luogo che vuol dire e fficienza del Parlamento? Vuol dire maggiore capacita' di realizzare i suoi compiti. I compiti stabiliti con chiarezza dalla Costituzione sono tre: rappresentare i cittadini ("Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione"), legiferare ("La funzione legislativa e' esercitata collettivamente dalle due Camere"), controllare l'operato del governo in base a un rapporto fiduciario ("Il governo deve avere la fiducia delle due Camere"). Abbiamo gia' visto che la funzione di rappresentanza sara' fortemente svuotata. La funzione legislativa e' del tutto indipendente dal numero di parlamentari. Il controllo sull'operato del governo sara' presumibilmente meno e fficace, perche' un gruppo di parlamentari molto piu' ridotto sara' meno pluralista e piu' facilmente prono alle indicazioni del capogruppo.
Per di piu' diminuendo drasticamente il loro numero, in Aula e nelle Commissioni vi saranno meno parlamentari con competenze specifiche. Bisognera' comunque riscrivere i regolamenti delle Commissioni e dei gruppi parlamentari.
In sostanza a ffermare che con meno parlamentari aumentera' l'effi cienza e' un'aff ermazione non dimostrata in alcun modo, e percio' puramente propagandistica.
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Legge elettorale e elezione del Presidente della Repubblica: Scilla e Cariddi.
La riduzione del numero di parlamentari comporta necessariamente la modifica della legge elettorale.
Per salvaguardare in qualche modo la rappresentanza, ci vorrebbe una legge elettorale proporzionale che tuteli i piccoli partiti. Non c'e' ancora nulla.
Non solo: bisognera' cambiare ancora la Costituzione per l'elezione del Presidente della Repubblica. Infatti la Costituzione aff erma che "Il Presidente della Repubblica e' eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri. All'elezione partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze". Ma se diminuisce di piu' di un terzo il numero dei parlamentari e si mantiene lo stesso numero di delegati regionali, si da' a questi ultimi un soverchiante potere di elezione a discapito di quello dei parlamentari. D'altra parte diminuendo il numero dei rappresentanti regionali, come necessario, c'e' il rischio di non assicurare la rappresentanza delle minoranze.
Un vero pasticcio che richiede una riformulazione dell'articolo della Costituzione per salvaguardare il potere del Parlamento senza punire le minoranze regionali.
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Chi non paga le tasse, chi ha sede fiscale all'estero: la vera casta.
La polemica contro i rappresentanti delle istituzioni come "la casta" e' inquietante. Ci sono i ricchissimi, che spesso le tasse non le pagano, o che hanno la sede fiscale all'estero. Ci sono grandi patrimoni che sembrano intoccabili. La vera casta. Ma su di loro, un muro di silenzio.
Diciamoci la verita': oggi, proprio quando i ricchi sono sempre piu' ricchi e i poveri sono sempre piu' poveri – basti pensare al dramma del virus – si difende un sistema che mantiene e aumenta le diseguaglianze, si difende una casta, quella vera. E si off ende e si umilia il parlamento, cioe' il cuore della rappresentanza politica, invece di restituirgli la sua funzione costituzionale.
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Serve un Parlamento rappresentativo, forte e autorevole: e' una riforma scritta male.
Questa riduzione del numero di parlamentari e' scritta male, senza alcuna seria motivazione e senza alcuna considerazione sulle conseguenze istituzionali. Non sembra progettata per migliorare il lavoro del Parlamento, ma per ridurne ancora le funzioni trasformandolo in uno strumento marginale della democrazia. Tanto minore e' il potere del Parlamento, tanto maggiore e' il potere del governo, cioe' dell'esecutivo. Ma oggi all'Italia serve proprio il contrario: una democrazia forte e' una democrazia che rappresenta fortemente i cittadini attraverso organismi autorevoli e riconosciuti a cui i cittadini rivolgono la loro fiducia. E' invece sulla sfiducia e sul qualunquismo che punta questa riforma: i continui attacchi al Parlamento – la "casta", le "poltrone" – rivelano un'avversione verso la democrazia rappresentativa molto pericolosa perche' puo' portare al successo dell'idea dell'uomo forte, idea che ha gia' portato una volta il Paese nel baratro.
Addio diritti!
Addio democrazia!
Non sprechiamo le conquiste di liberta' e democrazia donateci dalla Resistenza!
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Tagliare cosi' il numero dei parlamentari vuol dire tagliare il diritto di scegliere i nostri rappresentanti.
Noi votiamo NO.
Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
www.anpi.it - www.patriaindipendente.it
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NO ALL'ANTIPARLAMENTARISMO, NO AL FASCISMO, NO ALLA BARBARIE
No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
Al referendum del 20-21 settembre votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 12 del 25 agosto 2020
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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