[Nonviolenza] Telegrammi. 3834



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3834 del 17 agosto 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. In memoria di don Bruno Nicolini, a otto anni dalla scomparsa
2. Per sostenere "A. Rivista anarchica", ricordando Paolo Finzi
3. No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
4. Ancora una volta chiediamo
5. "L'Italia aderisca al Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari". Una lettera aperta alla Presidente del Senato e al Presidente della Camera
6. Francesca "Dada Knorr" ricorda Paolo Finzi
7. Il "Molo di Lilith" ricorda Paolo Finzi
8. Il "Molo di Lilith": Un profilo di Paolo Finzi
9. Goffredo Fofi ricorda Amedeo Bertolo (2016)
10. Mimmo Pucciarelli ricorda Amedeo Bertolo (2017)
11. Segnalazioni librarie
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'

1. MEMORIA. IN MEMORIA DI DON BRUNO NICOLINI, A OTTO ANNI DALLA SCOMPARSA

Il 17 agosto 2012 moriva a Roma don Bruno Nicolini.
Era nato a Bolzano il 13 gennaio 1927, presbitero dal 1950, incaricato della "pastorale degli zingari" nel 1959, fonda l'Opera Nomadi nel 1963 e nel 1978 il Centro studi zingari.
Insieme a Mirella Karpati e' stato in Italia tra le figure di maggior rilievo nella solidarieta' con rom e sinti, nel riconoscimento del valore della loro cultura, nella lotta contro il razzismo e la persecuzione di cui sono vittime.
Grazie al suo costante impegno si sono svolte tante iniziative decisive che hanno consentito una sempre piu' ampia presa di coscienza e contrastato la violenza razzista in primo luogo delle istituzioni.
A otto anni dalla scomparsa lo ricordiamo con gratitudine che non si estingue.
Anche nel suo ricordo proseguiamo nell'impegno nonviolento di solidarieta' con le popolazioni e le persone rom, sinte e camminanti.
Anche nel suo ricordo proseguiamo nell'impegno nonviolento di opposizione al razzismo e alla violenza delle istituzioni, dei poteri criminali, del maschilismo.
Anche nel suo ricordo proseguiamo nell'impegno nonviolento in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
Ed anche ricordando don Bruno Nicolini, alla scuola di don Bruno Nicolini, ancora una volta chiediamo che  si realizzino immediatamente quattro semplici indispensabili cose:
1. riconoscere a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro, ove necessario mettendo a disposizione adeguati mezzi di trasporto pubblici e gratuiti; e' l'unico modo per far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani;
2. abolire la schiavitu' e l'apartheid in Italia; riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto": un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia;
3. abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese; si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani;
4. formare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza; poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.

2. INIZIATIVE. PER SOSTENERE "A. RIVISTA ANARCHICA", RICORDANDO PAOLO FINZI

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3. REPETITA IUVANT. NO ALLA RIFORMA COSTITUZIONALE CHE MUTILA LA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA E MIRA AD IMPORRE UN REGIME TOTALITARIO NEL NOSTRO PAESE

Al referendum costituzionale sulla mutilazione del parlamento del 20-21 settembre 2020 voteremo no.
Siamo contrari a ridurre il Parlamento a una tavolata di yes-men al servizio di esecutivi tanto insipienti quanto tracotanti e dei grotteschi e totalitari burattinai razzisti e militaristi che li manovrano.
Siamo contrari al passaggio dalla democrazia rappresentativa, per quanto imperfetta essa possa essere, al fascismo.
La mutilazione del parlamento attraverso la riduzione del numero dei parlamentari ha questo significato e queste fine: favorire il passaggio da una democrazia costituzionale gia' profondamente ferita a un regime sempre piu' antidemocratico ed eslege, sempre piu' protervo e brutale.
Al referendum del 20-21 settembre 2020 votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie.
No all'antiparlamentarismo, che alla separazione e all'equilibrio dei poteri, alla rappresentanza proporzionale dell'intera popolazione e alla libera discussione e consapevole deliberazione vuole sostituire i bivacchi di manipoli, l'autoritarismo allucinato, plebiscitario e sacrificale, il potere manipolatorio dei padroni occulti e palesi delle nuove tecnologie della propaganda e della narcosi.
No al fascismo, crimine contro l'umanita'.
No alla barbarie, che annichilisce ogni valore morale e civile, che perseguita ed estingue ogni umana dignita' e virtu', che asservisce la societa' alla menzogna e alla violenza.

4. REPETITA IUVANT. ANCORA UNA VOLTA CHIEDIAMO

Ancora una volta chiediamo che  si realizzino immediatamente quattro semplici indispensabili cose:
1. riconoscere a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro, ove necessario mettendo a disposizione adeguati mezzi di trasporto pubblici e gratuiti; e' l'unico modo per far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani;
2. abolire la schiavitu' e l'apartheid in Italia; riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto": un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia;
3. abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese; si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani;
4. formare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza; poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
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Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.

5. REPETITA IUVANT. "L'ITALIA ADERISCA AL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI". UNA LETTERA APERTA ALLA PRESIDENTE DEL SENATO E AL PRESIDENTE DELLA CAMERA

Gentilissima Presidente del Senato della Repubblica,
gentilissimo Presidente della Camera dei Deputati,
ricorrendo nei giorni scorsi il LXXV anniversario delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, tanto il Presidente della Repubblica, quanto Lei, Presidente del Senato, e Lei, Presidente della Camera, ha e avete diffuso messaggi di cordoglio per le vittime e di esortazione all'impegno affinche' simili orrori non abbiano a ripetersi mai piu' e si proceda quindi verso il disarmo, la pace, la cooperazione fra tutti i popoli nel riconoscimento della comune umanita' di tutti gli esseri umani; nella consapevolezza che le armi atomiche mettono in pericolo l'esistenza stessa dell'umanita' nel suo insieme.
Orbene, come e' noto, il 7 luglio 2017 una conferenza ad hoc dell'Onu ha adottato il necessario e non piu' rinviabile "Trattato per la proibizione delle armi nucleari", che entrera' in vigore dopo che almeno cinquanta Stati lo avranno sottoscritto e ratificato.
L'Italia e' tra i paesi che questo fondamentale Trattato ancora non lo hanno ne' sottoscritto, ne' ratificato.
In mancanza di questa firma ogni dichiarazione da parte dei piu' autorevoli rappresentanti istituzionali del nostro paese di cordoglio per le vittime e di apprensione per le sorti dell'umanita', ogni appello da parte dei piu' autorevoli rappresentanti istituzionali del nostro paese all'impegno altrui in assenza del nostro, rischia di apparire - ahinoi - come un vaniloquio, un esercizio di retorica, un atto di ipocrisia. E siamo certi che non erano questi il sentimento e l'intenzione vostra e del Presidente della Repubblica.
Come gia' innumerevoli associazioni umanitarie ed innumerevoli cittadine e cittadini, vi esortiamo pertanto anche noi ad assumere un impegno concreto, preciso e non piu' rinviabile: adoperarvi affinche' l'Italia sottoscriva e ratifichi nel piu' breve tempo possibile il Trattato Onu del 7 luglio 2017 per la proibizione delle armi nucleari.
E' in vostro potere convocare le Conferenze dei capigruppo di entrambi i rami del Parlamento affinche' l'organo legislativo del nostro ordinamento giuridico deliberi un documento in tal senso che impegni e vincoli l'esecutivo.
E' in vostro potere promuovere il pronunciamento del Parlamento italiano.
E' in vostro potere far si' che l'Italia finalmente si esprima con un atto giuridico cogente in pro del bene comune dell'umanita' aderendo al Trattato che impedisca alle armi atomiche di tenere sotto ricatto e minacciare di distruzione l'intera famiglia umana.
Le ragioni per farlo le avete enunciate voi stessi, cosi' come il Presidente della Repubblica, pochi giorni fa. A quelle vostre sentite parole date effettuale seguito, date autentico inveramento.
Ve lo chiedono tutte le associazioni umanitarie, l'intera comunita' scientifica, tutte le cittadine e tutti i cittadini di volonta' buona; ve lo chiede una lettura avvertita della nostra Costituzione, della Carta delle Nazioni Unite, della Dichiarazione universale dei diritti umani; ve lo chiede l'umanita' intera; ve lo chiedono le generazioni future.
Augurandovi ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 12 agosto 2020

6. MEMORIA. FRANCESCA "DADA KNORR" RICORDA PAOLO FINZI
[Dal sito https://rimarchevole.wordpress.com riprendiamo questo intervento pubblicato il 21 luglio 2020 col titolo "Paolo Finzi ed il nostro orizzonte"]

Paolo Finzi (1951-2020) Un uomo, un anarchico. Questo il necrologio apparso poche ore fa sulla pagina social di "A rivista anarchica": "Ieri, lunedi' 20 luglio, se n'e' andato Paolo Finzi, tra i fondatori di "A-Rivista Anarchica", redattore e direttore responsabile.
Se ne va un pezzo della nostra storia e dei nostri cuori.
Maestro di anarchia e di etica, di dialogo e confronto. Uomo brillante, intelligente, sensibile e gentile. Ci ha insegnato il dubbio e la riflessione, l'ascolto e il rispetto profondo e sincero.
Continueremo a navigare in direzione ostinata e contraria, portando avanti un progetto che era la sua casa e la sua vita, nel solco del suo impegno e dei suoi ideali di liberta' e giustizia.
Faremo tesoro dei suoi insegnamenti.
Sara' con noi per sempre" (1).
Scriveva lo scorso aprile lo stesso Finzi su "A rivista anarchica", per dare notizia della forzata sospensione a causa Covid-19 del Tour di conferenze sul volume edito da "A" dedicato allo storico sostenitore di "A", Fabrizio De Andre', dal titolo "Che non ci sono poteri buoni".
"Sono slittati incontri e mostre editoriali cui contavamo di essere presenti... noi siamo pronti a ripartire, appena sara' possibile" (103 conferenze in giro per l'Italia in 15 mesi).
Paolo Finzi e' stato il coordinatore di quel grande progetto di comunicazione libertaria che e' stato "A rivista anarchica" dagli anni '70, un progetto centrale per il movimento perche' l'anarchismo si nutre proprio di relazioni. La rete di relazioni storicamente costruita con il viaggio, l'incontro di persone nuove, la lingua parlata ed "esperata", la corrispondenza, la posta, l'esilio, l'ospitalita'... un insieme cangiante di rapporti umani, informazione, condivisione di idee e pratiche. La necessita' di "comunicarci" Paolo l'aveva curata con la propria presenza ed il proprio lavoro, ricorrendo ad ogni mezzo intelligente (a volte astuto!) per consentire allo strumento della rivista di non fallire, di resistere, di continuare ad esserci. "Ci siamo", scriveva nel dicembre 2010 per l'anniversario dei 40 anni di "A rivista anarchica" ("2616 volte grazie!").
Ed il passaggio alle tecnologie digitali non aveva fermato il suo lavoro di brillante sessantenne, anzi, "A rivista anarchica" era stata implementata di nuovi strumenti, ricordiamo che "A" e' stata comunque tra le prime realtà editoriali a mettere a disposizione un archivio elettronico dei contenuti, e che ha posseduto anche una nutrita serie di abstract in lingua inglese. Da un po' di tempo la solidita' organizzativa cercata aveva portato in redazione una compagna stabilmente impegnata, Carlotta Pedrazzini.
Il lavoro ininterrotto di Paolo Finzi per la rivista, continuato in questi anni anche dopo grandi delusioni personali e problemi di salute, significa quindi solo non la custodia di una memoria per gli anarchici e le anarchiche di ogni paese ed eta': e' stato anche il lavoro sommerso che si riconosce solo quando viene a mancare, il peso di un lavoro che si da' per scontato. Noi femministe sappiamo bene come questo lavoro si chiama, si tratta di lavoro di cura.
Questo lavoro Paolo Finzi, uomo capace di mostrare la sua "anima", empatico, pacifista, franco ed aperto nella "parresia", non chiuso nello stereotipo ideologico e "virile" di tanti, lo ha chiuso in un momento storicamente portatore di crisi profonda.
Ora si porra' la necessita' di sostenere il lascito di Paolo, perche' certo non e' un caso che ci abbia lasciat* solo dopo l'uscita del numero estivo di "A rivista anarchica", il 445, numero che notoriamente copre tutta l'estate.
Ora che Paolo non e' qui, i compagni e le compagne anarchici dovremo capire come continuare questa strada, andando non tanto in direzione "ostinata e contraria" (il principio non e' l'antagonismo all'esistente) ma inannzitutto verso i nostri orizzonti (l'alternativa all'esistente), ereditando la franchezza e chiarezza, che lo contraddistinguevano, la sua particolare luminosita', ed interrogandoci sui suoi dubbi.
Cari compagni e compagne, io che, per la mia generazione, vedo ancora l'incontro internazionale anarchico del 1984 come un miraggio di ragazzina, e "A rivista anarchica" come una fonte infinita di esempi e di idee, tra discorso sugli "anarchismi" (condividevo con Paolo ad esempio la scelta etica nonviolenta) e ricerca di confronto, vorrei dirvi che il velo opaco che adesso ci separa dal vedere di fronte a noi un orizzonte, ed un futuro, in un momento di grande disgregazione, alienazione umana e protagonismi, si rompe sostenendo i progetti concreti per il futuro, portando con noi l'esempio di Paolo e facendo anche per lui cio' che serve per migliorare metodi e pratiche.
*
Note
1. La notizia era circolata gia' ieri sera ed alcuni militanti storici del movimento anarchico italiano commentavano: "Una notizia terribile. Oggi pomeriggio Paolo Finzi ha deciso di lasciarci! Siamo senza parole. Un abbraccio forte a Aurora, Alba, Elio" (Giorgio Sacchetti). "Paolo Finzi e' stato redattore della rivista anarchica "A" fin dalla sua fondazione (1971). In verita' ne e' stato anche l'emerito Diretur, solo che non lo diceva un po' perche' – da autentico anarchico – non amava "dirigere" e un po' perche', oltre a numerosissime virtu', possedeva anche quella assai rara della modestia. (...) Amico di De Andre', ha partecipato ad oltre duecento iniziative pubbliche in memoria di Fabrizio. Paolo Finzi, figlio di partigiana socialista combattente, ha avuto una formazione culturale ebraica, ha bazzicato gli anarchici da prima del maggio '68; il suo "maestro anarchico" e' stato Giuseppe Pinelli. E' stato il piu' giovane fermato dalla polizia per piazza Fontana (dicembre 1969). Ha tenuto centinaia di conferenze in Italia e all'estero, ed e' autore di diversi libri su Resistenza, anarchia, zingari, De Andre' e molto altro ancora" (Cosimo Scarinzi).

7. MEMORIA. IL "MOLO DI LILITH" RICORDA PAOLO FINZI
[[Dal sito del circolo "Molo di Lilith" (www.molodililith.it) riprendiamo questo ricordo dal titolo "Ciao Paolo"]

Non siamo granche' portati per i necrologi. Quando le persone se ne vanno, da bravi pirati preferiamo celebrare con un brindisi, magari anche una torta, una canzone o una rima.
Stavolta pero' sotto quel treno ci siamo schiantati un po' anche noi.
Complicato spiegare chi e' stato Paolo Finzi per il Molo di Lilith.
Ospite di molte interviste - dai Rom al referendum per la Costituzione - e presentazioni di libri da lui curati - da De Andre' ad Anarchik; Diretur di "A-Rivista" della quale il Molo e' stato sin dall'inizio punto di distribuzione; sostenitore del progetto anche economicamente; ma soprattutto confidente, amico, mentore.
Con lui ci siamo confrontati su molti temi, colpiti dalla sua straordinaria capacita' di guardarsi dentro prima di giudicare fuori, dall'inesauribile vena ironica, dall'intelligenza acuta e intrisa di empatia e umanita'.
Ogni persona e' unica (vien da aggiungere "per fortuna", nella gran parte dei casi).
Paolo pero' e' stato irrimediabilmente unico. Che e' una cosa molto diversa.
Il Molo e' zeppo di tracce sue, riviste, libri, i motti di "A", l'eco delle sue riflessioni che restera' tra queste mura a tenerci compagnia.
Nient'altro da aggiungere, hanno gia' scritto in molti di lui, e per forza, data la levatura del personaggio.
Ti vogliamo bene, Paolo, anima bella dell'Anarchia.
E per conservare vivo il tuo ricordo, continueremo a fare del nostro peggio, sempre.

8. MEMORIA. IL "MOLO DI LILITH": UN PROFILO DI PAOLO FINZI
[Dal sito del circolo "Molo di Lilith" (www.molodililith.it) riprendiamo questo breve profilo di Paolo Finzi, precedente alla scomparsa]

Paolo Finzi e' redattore della rivista anarchica "A" fin dalla sua fondazione (1971).
In verita' ne e' anche l'emerito Diretur, solo che non lo dice un po' perche' - da autentico anarchico - non ama 'dirigere' e un po' perche', oltre a numerosissime virtu', possiede anche quella assai rara della modestia.
Ha personalmente conosciuto incontrato e intervistato una carrellata di personaggi importanti, i quali a loro volta si vantano di avere conosciuto o di essere stati intervistati da lui.
Amico di De Andre', ha partecipato ad oltre duecento iniziative pubbliche in memoria di Fabrizio, ed e' sempre disponibile a farlo; se riesci ad acchiapparlo al volo pero', dato che la sua agenda e' piena zeppa di impegni e appuntamenti peggio di quella di un grande industriale.
Paolo Finzi, figlio di partigiana socialista combattente, bazzica gli anarchici da prima del maggio '68; il suo "maestro anarchico" e' stato Giuseppe Pinelli.
E' stato il piu' giovane fermato dalla polizia per piazza Fontana (dicembre 1969).
Ha tenuto centinaia di conferenze in Italia e all'estero, ed e' autore di diversi libri su Resistenza, anarchia, zingari, De Andre' e molto altro ancora.

9. MEMORIA. GOFFREDO FOFI RICORDA AMEDEO BERTOLO (2016)
[Dal quotidiano "Il sole 24 ore" del 27 novembre 2016 col titolo "La civilta' anarchica di Eleuthera" e la testatina "Amedeo Bertolo (1942-2016)"]

E' morto martedi' scorso a Milano, dove era nato nel 1941, Amedeo Bertolo, fondatore di riviste anarchiche e di una casa editrice, Eleuthera, nata nel 1986 e mandata pervicacemente avanti grazie a un piccolo gruppo di collaboratori che ha avuto alla testa la sua ostinata compagna, Rossella Di Leo, che certamente continuera' a guidarla con l'apertura antidogmatica che ha caratterizzato il lavoro di Bertolo. In gioventu' egli fu protagonista con un piccolo gruppo di coetanei, era il 1962, di un avvenimento clamoroso, il rapimento del vice-console spagnolo a Milano, allo scopo di bloccare l'esecuzione di un militante antifranchista condannato alla pena capitale, che era allora la garrota. L'operazione riusci', senza spargimento di sangue, e al processo i giudici riconobbero al gruppo di essere motivati da giusta indignazione contro il regime franchista e la sua crudelta', di essere stati spinti all'azione da istanze morali e politiche degne, e le pene furono di conseguenza assai blande.
Di Bertolo va anche ricordata l'azione instancabile in difesa della figura di Giuseppe Pinelli, nella quale si trovo' a fianco buona parte della cultura di quegli anni, non soltanto milanese, e grandi giornalisti come Camilla Cederna, Giorgio Bocca, altri. Su queste pagine e' opportuno pero' ricordare l'apertura di idee che caratterizzo' le scelte della casa editrice diretta da lui e da Di Leo, nella linea di una difesa solidamente motivata di un concetto di liberta' desunto dai maestri del "revisionismo" anarchico Errico Malatesta e Camillo Berneri e di strenua attenzione ai mutamenti sociali e ai pericoli autoritari presenti nel mondo contemporaneo, in difesa dei diritti dell'individuo in un contesto vieppiu' massificato e ideologicamente condizionato. Particolare attenzione la casa editrice Eleuthera ha dedicato a sociologi, filosofi, urbanisti, pedagogisti e in particolare antropologi di alto valore. Nel suo catalogo figurano, tra le altre, opere di Albert Camus, Murray Bookchin, Colin Ward, Paul Goodman, Manuel Castells, Cornelius Castoriadis, Pierre Clastres, Jacques Ellul, Christopher Lasch, Lamberto Borghi, Enrico Baj, Kurt Vonnegut, Marc Auge', Ivan Illich e di decine di altri pensatori spesso molto diversi tra loro, ma tutti solidi critici dell'esistente e uniti da ideali libertari.
E sono ovviamente presenti i testi anarchici meno invecchiati, ma secondo scelte che hanno privilegiato la loro attualita' e non la loro retorica. Intorno alla casa editrice Bertolo e Di Leo hanno raccolto nel tempo una rete di giovani collaboratori che ha certamente molto da dire sul presente. Nella storia dell'editoria italiana, Eleuthera costituisce anche un esempio insolito di lavoro di gruppo intergenerazionale. Sulla scia tracciata dalla leadership attenta ed esigente di Amedeo Bertolo, in un momento di grandi concentrazioni editoriali, l'esempio di Eleuthera, dal punto di vista del modo di lavorare e delle scelte e' certamente uno dei piu' convincenti.

10. MEMORIA. MIMMO PUCCIARELLI RICORDA AMEDEO BERTOLO (2017)
[Da"A. rivista anarchica", n. 420 del novembre 2017 col titolo "Brindiam, brindiam...", la testatina "Ricordando Amedeo Bertolo" e il sommario "Il padre che ha perso giovane. Un punto di riferimento ideologico. Un esempio di militanza anarchica. Ripensando ad Amedeo scomparso un anno fa, un anarchico salernitano, attivo da oltre 40 anni a Lyon, ricostruisce il suo ruolo nella propria vita. E pensa a quell'orto..."]

Ognuno di noi si incammina per delle strade che non ha inventato da solo. Ci sono state sempre delle altre persone che hanno iniziato a costruire un sentiero nel quale un giorno ci si ritrova quasi per incanto, o perlomeno inaspettatamente. Poi, consapevoli di aver trovato la "giusta direzione", da anarchici, si continua a lavorare giorno dopo giorno affinche' quella direzione, che l'Idea ci fa intravedere, sia arricchita dalla nostra modesta contribuzione.
Basterebbe questa semplice premessa per ricordare cosa ha rappresentato Amedeo nella mia vita.
Sono rimasto orfano di padre a quindici anni. A soli quarant'anni infatti moriva per una cirrosi epatica. Non era un esempio per me e mio fratello, ma era nostro padre, e quando mi comprava una gassosa, o mi diceva di stare attento a come spendere i soldi, oppure mi guardava con quegli occhi tristi di una persona che avrebbe voluto vivere in un mondo migliore, allora mi sentivo veramente suo figlio. Certo di lui mi e' rimasto anche quest'ultima sua frase: "va t taglia li capidd ca m par nu r-cchion" (vai a tagliarti i capelli che rassomigli a un frocio).
A sedici anni (siamo nel 1970) gia' disegnavo sui diari di scuola l'A cerchiata e vi consegnavo i primi segnali di insubordinazione contro il direttore del Collegio Pascoli ad Eboli "che, scrivevo allora, bisognerebbe far saltare in aria con delle bombe" e lo riscopro ora, cinquant'anni dopo, con stupore. Forse furono queste cose che mi spinsero, insieme a due o tre giovani del posto, a scrivere a Ragusa per avere degli opuscoli, e a Milano per avere delle riviste. Sempre tra i ricordi di quegli anni, c'e' il primo "vero" anarchico che mi fu segnalato da un mio amico mentre passeggiavamo sul lungomare di Salerno, nella persona di Giovanni Marini.
*
Tracce di anarchismo
Insomma da quegli anni roventi, ma per me solo perche' ero giovanissimo e il mio entusiasmo toccava le stelle, entrai piano piano nel movimento anarchico, per non dire nella famiglia degli anarchici. Alla fine del liceo mi iscrissi alla facolta' di psicologia a Roma, ma seguii solo la prima lezione, poi andai all'universita' solo per vendere "Umanita' Nova", "A. Rivista anarchica" e i pochi libri che potevo trasportare in una valigia di cartone.
In realta' passavo il resto del tempo in via dei Taurini, con i Rossi che si occupavano della redazione del "nostro" settimanale. Devo dire che anche loro, quando mi presentai la prima volta in redazione, con il mio look da hyppie mi dissero: ma qui bisognera' tagliere un po' i capelli... Io li ascoltai, tanto per me la cosa piu' importante era fare qualcosa per l'Idea. Purtroppo in un brutto incidente i Rossi morirono. Ai funerali, incontrai tra gli altri Gemma Failla e qualche mese dopo approdai nella "capitale" dell'anarchismo italiano: Carrara. La tipografia Il seme, il Germinal, Alfonso Failla, eccetera, eccetera.
A dire il vero non ricordo precisamente quando incontrai per la prima volta Amedeo. Forse a capodanno del 1975, alle Cinque terre insieme a Rossella Di Leo, Luciano Lanza, Fausta Bizzozzero, Gemma, sua sorella Aurora e Paolo Finzi.
*
Come dei fratelli maggiori
Andavo verso i miei ventun anni. Avevo conosciuto gia' tanti anarchici a Roma e a Carrara, ma i milanesi mi impressionarono. Erano dei giovani adulti, degli intellettuali, seri, e parlavano dell'Idea con lo stesso piacere con il quale mangiavano e bevevano i cibi prelibati che ci furono serviti quella sera. Ma non solo ne parlavano con piacere, ma con entusiasmo, con fervore e poi con intelligenza. Quella che avevo gia' notato nei primi numeri di "A" rivista. Vedermi seduto a fianco a queste persone mi faceva sentire come uno di loro, anche se non credo che quel giorno io abbia detto molto. Li vedevo come dei fratelli maggiori, e devo dire in special modo Amedeo, che aveva nello sguardo qualcosa di forte che forse quella sera non riuscii a interpretare.
Fu con il passar del tempo, attraverso "Interrogations" di cui facemmo una riunione proprio qui a Lyon, dove nel frattempo ero partito per non far il militare, i convegni che i "milanesi" organizzavano, le pubblicazioni dell'Antistato, "Volonta'", e più tardi Eleuthera che capii quello che mi trasmetteva lo sguardo di Amedeo. Da una parte quella parte del militante, dell'uomo di azione che oggi definisco, per quanto mi riguarda, anche rigida perche' guarda forse piu' all'obiettivo che ai mezzi. Insomma quella filosofia dell'anarchismo che per anni ho chiamato "classico" che pensava ad andare avanti con concetti, metodi organizzativi che a parola sembravano libertari, ma che nei fatti, spesso, riproducevano lo stesso funzionamento, in piccolo, delle altre organizzazioni politiche. Insomma una visione verticale che continuava a considerare che ci fossero dei compagni e compagne (quando c'erano) di base e gli altri, piu' esperti, piu' seri, piu' coscienti che si ritrovavano a parlare sui palchi in piazza o dietro le tavole riservate agli intellettuali nelle sale universitarie.
Insomma Amedeo, con tutta la sua storia che poi mi racconto' diversi anni dopo, in certi momenti mi sembrava di vederlo come un miliziano della CNT a indicare quello che bisognava o si poteva fare. Ma Amedeo era ben altro. Era quell'intellettuale che con pacatezza, riservatezza, ma con una lucidita' incredibile riusciva a farci capire tante cose, a spingerci a cercare nella cultura contemporanea quelle tracce di anarchismo che avrebbero potuto aiutarci ad andare avanti, sempre avanti per... l'Idea.
In questo, finalmente, Amedeo e' diventato, ai miei occhi, non solo un fratello maggiore, ma un padre. E' proprio seguendo questa sua traccia che mi sono lanciato a mia volta con i compagni, e le rare compagne di Lyon, nell'avventura che per me e' stata parallela a quella che seguivano i milanesi con "A rivista anarchica", e le edizioni, ripeto prima con l'Antistato e poi con Eleuthera. In effetti ho iniziato a partecipare appena arrivato a Lyon a "Irl" ("Informations et reflexions libertaires") e poi insieme ad un piccolo gruppo di persone abbiamo fondato l'Atelier de creation libertaire. Seguendo sempre le orme degli amici di Milano ci siamo impegnati anche noi a organizzare convegni, dibattiti e altre iniziative rivolte a cercare di far uscire dal buco dell'Anarchia storica quello che abbiamo definito "quasi di comune accordo" un anarchismo contemporaneo. Quest'idea nasceva sia dalle discussioni che avevamo nell'area libertaria che passava da Milano a Lyon en passant da Ginevra, Parigi, Barcellona, e gli Stati Uniti d'America e con Amedeo che era sempre un punto di riferimento per tutti noi. Diciamo che lo era, sicuramente per me, in quanto vedevo in lui, come ho gia' detto, sia il militante "storico", che l'intellettuale che ragiona e che non ripete le lezioni imparate a memoria, o che si lascia trascinare dalle opinioni che le ideologie racchiudono in correnti, che oggi diremmo formattate.
La rivista "Interrogations" per un certo periodo mi sembro' esprimere il meglio di questa nuova avventura culturale libertaria contemporanea, che poi riprese in Francia con la pubblicazione di "Refractions".
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Con il rigore necessario
Oggi Amedeo non c'e' piu'. Durante gli ultimi anni, complice figli, nipoti, attivita', stanchezza, parlo della mia, non ci siamo visti moltissimo, anche se e' venuto ancora una volta a Lyon al CEDRATS il centro di cui mi occupo dal 1996.
Riuscii comunque, grazie a Rossella che "promosse l'iniziativa" a realizzare una quindicina di anni fa una lunga intervista con Amedeo che pubblicai nel volume l'Anarchisme en personnes. Non fu facile, perche' il Bertolo non amava parlare di se', ne' di quello che aveva fatto, non voleva mettersi in primo piano, semmai in primo piano c'era sempre e solo lei: l'Idea. Quella per la quale si era impegnato intellettualmente per tutta la vita, quella in cui credeva. Ma qual'era questa sua Idea?
Bisognera' riprendere tutti i suoi articoli, ricordarsi dei suoi interventi, cosa che in parte si fara' in Francia ed in Italia, per poterla analizzare. Altri lo faranno con il rigore necessario e spero con quell'apertura mentale di cui essa (l'Idea) ha bisogno.
Paolo Finzi mi ha chiesto di scrivere in novemila battute qualcosa di personale su Amedeo. Per le mille battute che mi restano, dovrei parlare dell'emozione con cui, ad un anno della sua scomparsa, penso ad Amedeo. Qualcuno in fin dei conti che mi ha dato la forza di amare l'Idea, ma di quell'amore che solo l'anarchia, la poesia, il piacere di condividere, quel senso di responsabilita' sociale che mi spinge a raccogliere le bottiglie di plastica sui sentieri di montagna, che e' li' davanti ai miei occhi come un'amante che non accetta la violenza, che non si rassegna davanti alle ingiustizie, ma neanche alle pratiche ottuse e di conquista delle fazioni anarchiche che vogliono imporre questo o quel cammino.
Amedeo, forse senza accorgersene, mi ha insegnato che la cultura libertaria e' un orto dove possiamo coltivare varie piante di frutta e legumi e che tutte possono aiutarci a vivere; che il nostro impegno dovrebbe essere quello di aiutarle a crescere, senza imporre il colore della nostra Idea, anche perche' esso non e' nero ma ha tutti i colori dell'arcobaleno. Quello che vorrei oggi cantare per questo nostro compagno, il Bertolo, e' che ci ha lasciato una bella eredita'. E allora, brindiamo ancora una volta insieme... si', brindiamo proprio a questa nostra bella idea!

11. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Cecilia Regni, Elisabetta Regni e Raniero Regni, La liberta' di parlare. Cosa si nasconde dietro al mondo delle parole, Rcs, Milano 2020, pp. 128, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
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Riletture
- Michela Marzano, Estensione del dominio della manipolazione. Dall'azienda alla vita privata, Mondadori, Milano 2009, 2010, pp. VI + 210.
- Michela Marzano, Il diritto di essere io, Laterza - Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma-Bari - Roma 2014, pp. VI + 136.
- Michela Marzano, L'amore che mi resta, Einaudi, Torino 2017, Mondadori, Milano 2019, pp. IV + 240.
- Michela Marzano, Sii bella e stai zitta. Perche' l'Italia di oggi offende le donne, Mondadori, Milano 2010, 2012, pp. VI + 162.
- Michela Marzano, Volevo essere una farfalla. Come l'anoressia mi ha insegnato a vivere, Mondadori, Milano 2011, 2017, pp. IV + 220.
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Riedizioni
- Leonardo Caffo, Vegan. Un manifesto filosofico, Einaudi, Torino 2018, Rcs, Milano 2020, pp. 144, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

13. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3834 del 17 agosto 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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