[Nonviolenza] Telegrammi. 3820
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- Date: Sun, 2 Aug 2020 20:34:07 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3820 del 3 agosto 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Ancora una volta chiediamo
2. Norberto Bobbio: Pace. Concetti, problemi e ideali (1989) (parte terza e conclusiva)
3. Rocco Scotellaro
4. Rocco Scotellaro: Campagna
5. Rocco Scotellaro: La benedizione del padre
6. Rocco Scotellaro: Sempre nuova e' l'alba
7. Rocco Scotellaro: In autunno
8. Rocco Scotellaro: Il morto
9. Rocco Scotellaro: La felicita'
10. Rocco Scotellaro: I viaggi
11. Rocco Scotellaro: Primavera
12. Rocco Scotellaro: Le strade vanno all'infinito
13. Rocco Scotellaro: Autoritratto
14. Segnalazioni librarie
15. La "Carta" del Movimento Nonviolento
16. Per saperne di piu'
1. REPETITA IUVANT. ANCORA UNA VOLTA CHIEDIAMO
Ancora una volta chiediamo che si realizzino immediatamente quattro semplici indispensabili cose:
1. riconoscere a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro, ove necessario mettendo a disposizione adeguati mezzi di trasporto pubblici e gratuiti; e' l'unico modo per far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani;
2. abolire la schiavitu' e l'apartheid in Italia; riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto": un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia;
3. abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese; si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani;
4. formare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza; poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
*
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
2. RIFLESSIONE. NORBERTO BOBBIO: PACE. CONCETTI, PROBLEMI E IDEALI (1989) (PARTE TERZA E CONCLUSIVA)
[Dal sito www.treccani.it riproponiamo la seguente voce estratta dalla Enciclopedia del Novecento I Supplemento (1989)]
7. Il Terzo per la pace
Come lo stato di natura hobbesiano, lo stato di equilibrio del terrore e' uno stato da cui l'uomo deve assolutamente uscire, sia che questo 'deve' sia inteso come un imperativo categorico, una norma morale assoluta, o un imperativo ipotetico, una regola di prudenza, sia che ci si metta dal punto di vista di una morale deontologica e dell'etica weberiana della convinzione o dal punto di vista di una morale utilitaristica e dell'etica weberiana della responsabilita'. Ma in che modo? Pare improbabile che se ne possa uscire senza la presenza di un Terzo non coinvolto. In uno stato di equilibrio delle forze tra eguali, l'unico strumento di pace e' l'accordo. Ma affinche' un accordo sia efficace e raggiunga lo scopo per cui e' stato stipulato occorre che i due contraenti si ritengano perentoriamente obbligati a osservarlo. Ora, quest'obbligo viene meno in uno stato d'incertezza, ovvero in uno stato in cui nessuno dei due e' sicuro dell'osservanza dell'altro. Questa situazione e' stata descritta una volta per sempre da Hobbes: "[Nello stato di natura] chi adempie per primo non ha alcuna assicurazione che l'altro adempia in seguito, perche' i vincoli delle parole sono troppo deboli per imbrigliare l'ambizione, l'avarizia, l'ira e le altre passioni degli uomini, senza il timore di qualche potere coercitivo, che non si puo' supporre vi sia nella condizione di mera natura, dove tutti gli uomini sono eguali e giudici della giustezza dei loro timori. Percio' chi adempie per primo, non fa che consegnarsi al suo nemico, contro il diritto [...] di difendere la propria vita" (Leviatano, XIV, Firenze 1976, p. 132). Uno studioso di Hobbes (J. W. N. Watkins) descrive con questo apologo cio' che chiama "il gioco dello stato di natura": Tizio e Caio sono due uomini hobbesiani in un hobbesiano stato di natura. Entrambi portano con se' un armamento micidiale. Un pomeriggio, mentre sono in cerca di ghiande, s'incontrano in una piccola radura in mezzo al bosco. Il sottobosco rende la fuga impraticabile. Tizio grida: "Aspetta! Non facciamoci a pezzi". Caio risponde: "Condivido il tuo stato d'animo. Contiamo: quando arriveremo a dieci ciascuno di noi due gettera' le armi alle proprie spalle tra gli alberi". Ciascuno dei due comincia furiosamente a pensare: e' il caso o no di gettare via le armi quando arriveremo a dieci? Ognuno considera che se nessuno le butta nel timore che l'altro non le butti, ne verra' uno scontro all'ultimo sangue in cui ognuno rischia la morte. Ma considera anche che se lui le butta e l'altro no, la propria morte e' sicura. E allora? Delle quattro soluzioni possibili: che le butti il primo e non il secondo, il secondo e non il primo, nessuno dei due, tutti e due, quest'ultima, che rappresenterebbe l'osservanza della massima pacta sunt servanda, e' una sola e non e' detto che sia la piu' probabile. Considerando il modo con cui procedono le trattative per il disarmo tra le grandi potenze non si tardera' a riconoscere l'esattezza dell'ipotesi hobbesiana. Chi comincia per primo in una situazione in cui non e' sicuro che l'altro faccia altrettanto non si mette forse nelle mani dell'altro? Allora nessuno comincia. Altro e' la stipulazione verbale di un patto, altro la sua osservanza. I patti senza la spada di un ente superiore ai due contraenti sono, ancora Hobbes, un semplice flatus vocis.
Non s'insistera' mai abbastanza sull'importanza del Terzo in una strategia di pace. La guerra ha essenzialmente una struttura diadica e tende a far convergere i belligeranti, per quanti essi siano, verso due poli. Non manca talora la presenza di un Terzo anche in un conflitto armato, che puo' prendere la figura di Tertium gaudens, vale a dire di colui che senza volerlo trae beneficio dai danni che i due contendenti si procurano, o del capro espiatorio, che e', al contrario, colui dal quale entrambi i contraenti traggono beneficio, o del seminatore di discordia, che e' chi provoca la guerra altrui per trarne consapevolmente un beneficio (in base al principio del divide et impera). Ma nessuno di questi Terzi e' essenziale alla condotta della guerra: sono tutte quante figure marginali. Quando il Terzo diventa un alleato di una delle due parti, perde completamente il ruolo di Terzo. Quando resta neutrale viene a trovarsi in una situazione di estraneita' al conflitto. Sulla base della presenza o assenza di un Terzo in un conflitto, si fonda la distinzione, gia' richiamata, fra stato polemico, in cui il Terzo e' escluso, e stato agonale, in cui esiste il Terzo e che pertanto si puo' chiamare del Terzo incluso. Il primo, che e' lo stato di guerra per eccellenza, e' diadico; il secondo, che e' per eccellenza lo stato di pace, vale a dire e' quello in cui i conflitti vengono risolti per la presenza di un Terzo senza che sia necessario il ricorso all'uso della forza reciproca, e' triadico.
Del Terzo-per-la-pace due sono le figure principali: l'arbitro (Tertium super partes) e il mediatore (Tertium inter partes). L'arbitro puo' a sua volta o essere imposto dall'alto o autoimporsi o essere scelto dalle stesse parti. Ad ogni modo deve essere riconosciuto dalle parti per poter svolgere la propria funzione: l'effetto del riconoscimento consiste nel fatto che i due litiganti s'impegnano ad accettarne la decisione qualunque essa sia, e accettandola pongono fine alla lite. La decisione accettata non sempre viene eseguita. Percio' bisogna ulteriormente distinguere l'arbitro che ha a disposizione un potere coattivo tanto forte da essere in grado di costringere il recalcitrante e l'arbitro che questo potere non ha. Il primo puo' essere a buon diritto chiamato, per riprendere il titolo di una celebre opera di teoria politica, Defensor pacis. Il mediatore puo' essere, nella sua funzione piu' debole, colui che mette in contatto le parti, oppure, nella sua funzione piu' forte, colui che interviene attivamente allo scopo di far giungere le parti a un compromesso. In questa seconda veste si chiama, non a caso, paciere (e, quando il personaggio e' di grande autorita', pacificatore).
Fra due contendenti la pace puo' nascere o dalla vittoria dell'uno sull'altro e allora si avra' la pace d'impero, oppure dalla presenza di un Terzo arbitro o mediatore. Nell'attuale situazione dei rapporti fra le due grandi potenze, caratterizzata dall'equilibrio del terrore, non si ritiene ne' auspicabile ne' possibile la prima, che verrebbe alla fine di una guerra catastrofica. Ma esiste un Terzo-per-la-pace dal quale si possa sperare una soluzione diversa da quella della pace d'impero? una pace negoziata, una pace di compromesso, o alla fine, per riprendere la tipologia di Aron, una pace di soddisfazione? Nell'attuale sistema internazionale questo Terzo non esiste, ne' se ne profila uno credibile all'orizzonte. Tertium super partes avrebbe dovuto essere nelle intenzioni dei suoi promotori, sconvolti dagli effetti della seconda guerra mondiale, l'Organizzazione delle Nazioni Unite. Ma essendo nata come associazione di Stati e non come Superstato (in un ordinamento statale il diritto di veto sarebbe inconcepibile), e' troppo debole per imporsi agli Stati piu' forti che di fatto la disprezzano e se ne servono, quando se ne servono, unicamente per far valere i propri interessi e per cercare di intralciare la soddisfazione degli interessi altrui. Terzi al di sopra delle parti sono idealmente, anche se non sempre nella realta', le Chiese cristiane, un sovrano dell'ordine religioso universale, come il papa, i movimenti pacifisti sorti in questi ultimi anni soprattutto nell'Europa occidentale e negli Stati Uniti (i movimenti pacifisti dell'Europa dell'Est sono movimenti di parte), d'ispirazione religiosa o politico-religiosa, come i movimenti per la nonviolenza, o politica. Ma la loro autorita' e' esclusivamente spirituale e morale: un'autorita' che, per quanto alta e tendenzialmente universale, non ha mai impedito in tutto il corso della storia umana, dominata dalla volonta' di potenza, le 'inutili stragi'. Quanto al Terzo fra le parti e' un ruolo cui avrebbe potuto aspirare l'Europa, se non fosse stata sinora, e forse irrimediabilmente, divisa nelle zone d'influenza rispettivamente degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica, lacerata fra due diverse lealta' che le hanno impedito di trovare un'unita' politica corrispondente e conforme alla sua unita' culturale ormai esistente da secoli. Quando l'egemonia dell'Unione Sovietica sulla Cina ha avuto fine e la Cina ha cominciato a svolgere un ruolo relativamente autonomo nell'ordine internazionale, si e' cominciato a pensare che il sistema bipolare si sarebbe trasformato in un sistema tripolare. Ma a parte il fatto che la previsione si e' dimostrata prematura, la Cina non sarebbe un Terzo mediatore, ma nella migliore delle ipotesi un Tertium gaudens, nella peggiore un alleato disponibile per entrambi secondo le circostanze, e quindi sarebbe in entrambi i casi una tipica figura del Terzo-per-la-guerra. Infine esiste una grande organizzazione di stati sedicenti neutrali o indipendenti dai due blocchi che e' stata chiamata del Terzo Mondo. Ma essa e' come Terzo-al-di-sopra-delle-parti troppo debole, per mancanza di coesione interna, come Terzo-fra-le-parti, troppo poco autorevole, in quanto costituita per gran parte da Stati in via di sviluppo. Che poi un Terzo-al-di-sopra-delle-parti possa nascere artificialmente, secondo l'ipotesi hobbesiana, da un pactum subiectionis fra gli Stati, ovvero dalla rinuncia degli Stati piu' forti all'uso indiscriminato della propria forza e dalla costituzione volontaria e irreversibile di una forza comune, e', allo stato attuale della lotta per l'egemonia dei due grandi Leviatani, assolutamente impensabile. D'altra parte e' impensabile che una situazione come quella dell'equilibrio del terrore, che viene mantenuto soltanto attraverso un continuo accrescimento nella capacita' da una parte e dall'altra di essere sempre piu' 'terribili', possa durare all'infinito, se non altro perche' viviamo in un universo finito e finite sono le risorse di cui l'uomo puo' disporre per accrescere la propria potenza. Che l'umanita' debba uscire dallo stato di equilibrio del terrore e' ormai una certezza assoluta. Ma nessuno, neppure coloro che detengono nelle loro mani il supremo potere di vita e di morte, e' in grado di dire se, come e quando, questa uscita possa avvenire.
La proposta detta 'iniziativa per una difesa strategica' (SDI), annunziata per la prima volta dal presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan, il 23 marzo 1983 e chiamata comunemente e polemicamente "guerre stellari", e' stata presentata come un vero e proprio salto qualitativo nei rapporti fra le due grandi potenze, come un modo per rispondere all'aspirazione universale di scongiurare l'apocalisse nucleare, in quanto, predisponendo uno scudo spaziale di tale ampiezza e precisione da impedire o la partenza o il percorso o l'arrivo dei missili avversari, farebbe perdere di validita' la diretta correlazione, sulla quale si e' fondata la strategia dell'era post-atomica, fra sicurezza e minaccia di sterminio. L'idea fondamentale su cui si regge la nuova strategia consiste nel tentativo di sostituire alla corsa verso armi di offesa sempre piu' micidiali la corsa verso apparati di difesa sempre piu' protettivi, allo scoraggiamento attraverso la paura dell'altro lo scoraggiamento mediante la propria mancanza di paura. Il dibattito e' in corso. Si tratta di sapere, in primo luogo, se tale sistema di difesa sia tecnicamente possibile e quindi rispondente allo scopo; in secondo luogo, se, posto che sia possibile rispetto allo stato attuale delle armi, non possa venir superato da nuove armi offensive non ancora inventate, nel qual caso non farebbe che rinfocolare la gara tra i due grandi e aumentare il rischio e la gravita' dello scontro finale; in terzo luogo, se il possesso dello scudo spaziale, che darebbe a uno solo dei due il privilegio della invulnerabilita', non possa renderlo, novello Achille, piu' forte e piu' ardito nell'attacco, giusta una delle piu' celebri massime di Machiavelli: "[...] e prima si cerca non essere offeso, e poi si offende altrui" (Discorsi, I, 46).
*
Bibliografia
AA.VV., La paix, 2 voll., Bruxelles 1961-1962.
Anders, G., Der Mann auf der Bruecke. Tagebuch aus Hiroshima und Nagasaki, Muenchen 1959 (tr. it.: Essere o non essere. Diario di Hiroshima e Nagasaki, Torino 1961).
Aron, R., Paix et guerre entre les nations, Paris 1962, 1984(8) (tr. it.: Pace e guerra tra le nazioni, Milano 1970).
Bobbio, N., Il problema della guerra e le vie della pace, Bologna 1984(2).
Buzzati-Traverso, A., La morte nucleare in Italia, Bari 1982.
Cacioppo, G. (a cura di), Il messaggio di Aldo Capitini, Manduria 1977.
Cortesi, L., Storia e catastrofe. Considerazioni sul rischio nucleare, Napoli 1984.
Cotta, S., Perche' la violenza?, L'Aquila 1978.
Del Vecchio, G., Studi su la guerra e la pace, Milano 1959.
Eibl-Eibesfeldt, I., Krieg und Frieden aus der Sicht der Verhaltensforschung, Muenchen-Zuerich 1975 (tr. it.: Etologia della guerra, Torino 1983).
Fornari, F., Psicanalisi della guerra atomica, Milano 1964.
Galtung, J., Peace: research, education, action, Copenaghen 1975.
Gandhi, M. K., Teoria e pratica della nonviolenza, (a cura di G. Pontara), Torino 1973.
Gori, U. (a cura di), Natura e orientamenti delle ricerche sulla pace, Milano 1979.
Ilari, V., Guerra e diritto nel mondo antico, Milano 1980.
Jacobelli, A. M., La responsabilita' individuale nell'era atomica, Roma 1970.
Jaspers, K., Die Atombombe und die Zukunft des Menschen, Muenchen 1958 (tr. it.: La bomba atomica e il destino dell'uomo, Milano 1960).
Mori, M., La ragione delle armi, Milano 1984.
Rossi, S., Rischio atomico ed equilibri mondiali, Torino 1980.
Schell, J., The fate of the Earth, New York 1982 (tr. it.: Il destino della terra, Milano 1982).
Spinelli, A., Il progetto europeo, Bologna 1985.
3. REPETITA IUVANT. ROCCO SCOTELLARO
"E' fatto giorno, siamo entrati in giuoco anche noi / con i panni e le scarpe e le facce che avevamo".
Quante volte abbiamo ripetuto questi versi nei comizi della nostra gioventu', quando giravamo le piazze e le campagne e alla fine del comizio sempre c'era chi ci invitava a prendere un caffe' o un bicchiere di vino al bar o all'osteria, in cucina o in cantina, e si continuava a ragionare del costo della vita, degli anziani che non c'erano piu', dell'America Latina e del piano regolatore, delle fogne e del disarmo, di quanto ladro il governo, e dell'internazionale futura umanita'.
La voce e il volto di Rocco Scotellaro sono per noi ben piu' che memoria e cultura, testimonianza acuminata e commovente, esempio di studio e di lavoro, di militanza e di contemplazione, un'eredita' feconda e tormentosa, e un appello alla lotta che continua per un'umanita' di liberi ed eguali.
E' fatto giorno, siamo entrati in gioco anche noi, con i panni e le scarpe e le facce che avevamo.
*
Rocco Scotellaro, nato a Tricarico (Matera) nel 1923, mori' a Portici (Napoli) stroncato da un infarto nel 1953. Appassionato militante della sinistra, sindaco di Tricarico, amico di Carlo Levi e Manlio Rossi-Doria, impegnato nell'azione e nella riflessione meridionalista, scrittore e poeta. Opere di Rocco Scotellaro: E' fatto giorno, Mondadori, Milano 1954, 1982; Contadini del Sud, Laterza, Bari 1954; L'uva puttanella, Laterza, Bari 1955; poi le due opere in unico volume L'uva puttanella. Contadini del Sud, Laterza, Bari 1964, 2000; Uno si distrae al bivio, Basilicata, Roma-Matera 1974; Margherite e rosolacci, Mondadori, Milano 1978; Giovani soli, Basilicata, Matera 1984; Tutte le poesie 1940-1953, Mondadori, Milano 2004. Opere su Rocco Scotellaro: Franco Fortini, La poesia di Scotellaro, Basilicata, Roma-Matera 1974; AA. VV., Il sindaco poeta di Tricarico, Basilicata, Roma-Matera 1974; Franco Vitelli, Bibliografia critica su Scotellaro, Basilicata, Matera 1977; Laura Parola Sarti, Invito alla lettura di Rocco Scotellaro, Mursia, Milano 1992.
4. POESIA E VERITA'. ROCCO SCOTELLARO: CAMPAGNA
[Da Rocco Scotellaro, Tutte le poesie 1940-1953, Mondadori, Milano 2004, p.
10]
Passeggiano i cieli sulla terra
e le nostre curve ombre
una nube lontano ci trascina.
Allora la morte e' vicina
il vento tuona giu' per le vallate
il pastore sente le annate
precipitare nel tramonto
e il belato rotondo nelle frasche.
(1948)
5. POESIA E VERITA'. ROCCO SCOTELLARO: LA BENEDIZIONE DEL PADRE
[Op. cit., p. 34]
Oggi fanno sei anni
che tu m'hai lasciato, padre mio.
Attento, dicesti, figlio mio
in questo mondo maledetto.
Mi hanno messo le manette gia' una volta,
sto bussando alle locande per un letto
ed arrivo cosi' lontano
che tu pare non sia mai esistito.
(1948)
6. POESIA E VERITA'. ROCCO SCOTELLARO: SEMPRE NUOVA E' L'ALBA
[Op. cit., p. 67]
Non gridatemi piu' dentro,
non soffiatemi in cuore
i vostri fiati caldi, contadini.
Beviamoci insieme una tazza colma di vino!
che all'ilare tempo della sera
s'acquieti il nostro vento disperato.
Spuntano ai pali ancora
le teste dei briganti, e la caverna -
l'oasi verde della triste speranza -
lindo conserva un guanciale di pietra...
Ma nei sentieri non si torna indietro.
Altre ali fuggiranno
dalle paglie della cova,
perche' lungo il perire dei tempi
l'alba e' nuova, e' nuova.
(1948)
7. POESIA E VERITA'. ROCCO SCOTELLARO: IN AUTUNNO
[Op. cit., p. 79]
Trasvolano le rondini
i mari e i deserti,
a una dimora certa
lontana tendono,
all'orizzonte forse,
dove sempre il sole
cade di sera.
(1940)
8. POESIA E VERITA'. ROCCO SCOTELLARO: IL MORTO
[Op. cit., p. 114]
Non voglia mai far notte, mai far giorno,
e' venuto di piombo il pane al forno.
Cicala canta la canzone spasa,
il tizzone si e' spento nella casa.
S'alzano i gridi ringhiera ringhiera:
Giustizia nera, Giustizia nera.
(1951)
9. POESIA E VERITA'. ROCCO SCOTELLARO: LA FELICITA'
[Op. cit., p. 119]
Fammi felice ormai degli occhi tuoi.
Nel cielo fondo il mio occhio si perde:
non sono piu' poveri i morti di noi
che ci siamo sdraiati nel verde.
(1950)
10. POESIA E VERITA'. ROCCO SCOTELLARO: I VIAGGI
[Op. cit., p. 142]
Vedendo una volta campagna e citta'
diciamo che torneremo a passare
per meglio vederle poi.
Ma sappiamo che non ritorneremo
perche' quelle vengono a noi
come la prima volta nell'oscurita'.
(Portici, 18 dicembre 1952)
11. POESIA E VERITA'. ROCCO SCOTELLARO: PRIMAVERA
[Op. cit., p. 157]
Stanotte il cielo e' un mandorlo fiorito
e nella valle il cuculo gia' freme.
(1941)
12. POESIA E VERITA'. ROCCO SCOTELLARO: LE STRADE VANNO ALL'INFINITO
[Op. cit., p. 214]
Non finisce questo giuoco
di treni che incrociano
gli arrivi e le partenze nella sera.
Le strade vanno all'infinito.
Ma fanno lo stesso stridore
cantano un'identica canzone
ci tengono svegli.
(1947)
13. POESIA E VERITA'. ROCCO SCOTELLARO: AUTORITRATTO
[Op. cit., p. 303]
Io sono uno degli altri.
(1949)
14. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Carlotta Cerri, L'educazione sessuale. Conoscere il proprio corpo in modo naturale, Rcs, Milano 2020, pp. 128, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
*
Riletture
- Erich Fromm (a cura di), L'umanesimo socialista, Rizzoli, Milano 1975, pp. 512.
*
Riedizioni
- Dacia Maraini, La seduzione dell'altrove, Rcs, Milano 2010, 2020, pp. 192, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
16. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3820 del 3 agosto 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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