[Nonviolenza] La nonviolenza contro il razzismo. 500



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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 500 del 23 luglio 2020

In questo numero:
1. Peppe Sini: Per Paolo Finzi
2. Quattro cose da fare subito contro il razzismo, la schiavitu', l'apartheid
3. Fabrizio De Andre': Girotondo
4. Fabrizio De Andre': La ballata dell'eroe
5. Fabrizio De Andre': La guerra di Piero
6. Fabrizio De Andre': Maria nella bottega del falegname
7. Fabrizio De Andre': Il testamento di Tito
8. Fabrizio De Andre': La collina
9. Fabrizio De Andre': Fila la lana
10. Fabrizio De Andre': Morire per delle idee
11. Fabrizio De Andre': Andrea
12. Fabrizio De Andre': Fiume Sand Creek

1. AMICIZIE. PEPPE SINI: PER PAOLO FINZI

Lunedi' e' morto Paolo Finzi, da mezzo secolo anima di "A. Rivista anarchica", una rivista preziosa per ogni persona di volonta' buona, per ogni persona affamata di conoscenza ed assetata di giustizia.
Paolo Finzi era una delle voci piu' nitide e una delle figure piu' luminose del movimento anarchico e del pensiero libertario nel nostro paese.
Io credo che verra' il giorno in cui sara' riconosciuto come una delle persone piu' rilevanti della cultura e della vita civile dell'Italia degli ultimi decenni.
Era una persona buona come il pane, un'intelligenza vivacissima e acutissima, con un'attitudine dialogica profonda e accudente nell'esercizio incessante della virtu' dell'attenzione e della comprensione; era di una generosita' impareggiabile, un combattente per la liberazione dell'umanita' intransigente nel riconoscimento e nella difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani; il migliore degli amici e dei compagni.
Non sono anarchico, ma se c'era una persona al cui sentire mi sentivo vicino - e le cui esigenti domande e ragioni e fedelta' e vissuta utopia erano e sono anche le mie - era proprio Paolo Finzi. Mi dispiace di non averglielo mai detto, come mi dispiace di non avergli mai detto quanto importanti fossero anche per me la sua persona e il suo lavoro culturale e politico, quanto grandi la stima e l'affetto, l'amicizia e l'ammirazione che nutrivo per lui. Non glielo ho mai detto, ed ora e' troppo tardi. Ma penso, ma spero, che lui lo sapesse lo stesso.
Che abbia cessato di vivere e' un dolore immedicabile per chiunque lo abbia conosciuto.
Ma resta tutto il bene che ha donato.
E resta la lotta che e' stata anche la sua per la vita, la dignita', i diritti e la liberazione di tutti gli esseri umani, e per la difesa dell'intero mondo vivente. La lotta che senza di lui, ma forti del suo ricordo, dovremo continuare noi che restiamo.

2. REPETITA IUVANT. QUATTRO COSE DA FARE SUBITO CONTRO IL RAZZISMO, LA SCHIAVITU', L'APARTHEID

1. far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro;
2. abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia;
3. abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani;
4. formare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
*
Chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni associazione ed istituzione democratica di premere nonviolentemente affinche' finalmente almeno nel nostro paese siano riconosciuti tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.
Chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni associazione ed istituzione democratica di insorgere nonviolentemente in difesa della legalita' che salva le vite; in difesa della democrazia che ogni essere umano riconosce e rispetta e conforta e sostiene; in difesa della Costituzione antifascista che nessun essere umano abbandona tra gli artigli della violenza, dell'ingiustizia, della sofferenza e della morte; in difesa di ogni essere umano e dell'umanita' tutta.
Tutte e tutti siamo esseri umani in cammino. Tutte e tutti abbiamo bisogno di aiuto. Tutte e tutti siamo esposti al male e alla morte. Tutte e tutti possiamo e dobbiamo recarci reciproco aiuto.
Sconfiggere il male facendo il bene.
Abolire la violenza con la forza della nonviolenza.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.

3. TESTI. FABRIZIO DE ANDRE': GIROTONDO
[Riproponiamo i seguenti testi. "Girotondo" e' nell'album Tutti morimmo a stento (1968); "La ballata dell'eroe" e "La guerra di Piero" sono nell'album Fabrizio De Andre' volume 3 (1968); "Maria nella bottega del falegname" e "Il testamento di Tito" sono nell'album La buona novella (1970); "La collina" e' nell'album Non al denaro non all'amore ne' al cielo (1971); "Fila la lana" e "Morire per delle idee" sono nell'album Canzoni (1974); "Andrea" e' nell'album Rimini (1978); "Fiume Sand Creek" e' nell'album senza titolo detto L'indiano (1981). Li abbiamo ripresi da Fabrizio De Andre', Parole. I testi di tutte le canzoni, Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma 2009.
Fabrizio De Andre' (Genova, 1940 - Milano, 1999), cantautore libertario, e' una delle figure piu' vive della cultura italiana del secondo Novecento]

Se verra' la guerra, Marcondiro'ndero
se verra' la guerra, Marcondiro'nda'
sul mare e sulla terra, Marcondiro'ndera
sul mare e sulla terra chi ci salvera'?

Ci salvera' il soldato che non la vorra'
ci salvera' il soldato che la guerra rifiutera'.

La guerra e' gia' scoppiata, Marcondiro'ndero
la guerra e' gia' scoppiata, chi ci aiutera'.
Ci aiuterà il buon Dio, Marcondiro'ndero
ci aiutera' il buon Dio, lui ci salvera'.

Buon Dio e' gia' scappato, dove non si sa
buon Dio se n'e' andato, chissa' quando ritornera'.

L'aeroplano vola, Marcondiro'ndera
l'aeroplano vola, Marcondiro'nda'.
Se gettera' la bomba, Marcondiro'ndero
se gettera' la bomba chi ci salvera'?

Ci salva l'aviatore che non lo fara'
ci salva l'aviatore che la bomba non gettera'.

La bomba e' gia' caduta, Marcondiro'ndero
la bomba e' gia' caduta, chi la prendera'?
La prenderanno tutti, Marcondiro'ndero
sian belli o siano brutti, Marcondiro'nda'.

Sian grandi o sian piccini li distruggera'
sian furbi o sian cretini li fulminera'.

Ci sono troppe buche, Marcondiro'ndero
ci sono troppe buche, chi le riempira'?
Non potremo piu' giocare al Marcondiro'ndero
non potremo piu' giocare al Marcondiro'nda'.

E voi a divertirvi andate un po' piu' in la'
andate a divertirvi dove la guerra non ci sara'.

La guerra e' dappertutto, Marcondiro'ndero
la terra e' tutta un lutto, chi la consolera'?
Ci penseran gli uomini, le bestie i fiori
i boschi e le stagioni con i mille colori.

Di gente, bestie e fiori no, non ce n'e' piu'
viventi siam rimasti noi e nulla piu'.

La terra e' tutta nostra, Marcondiro'ndero
ne faremo una gran giostra, Marcondiro'nda'.
Abbiam tutta la terra Marcondiro'ndero
giocheremo a far la guerra, Marcondiro'nda'...

4. TESTI. FABRIZIO DE ANDRE': LA BALLATA DELL'EROE

Era partito per fare la guerra
per dare il suo aiuto alla sua terra.
Gli avevano dato le mostrine e le stelle
e il consiglio di vendere cara la pelle.

E quando gli dissero di andare avanti
troppo lontano si spinse a cercare la verita'.
Ora che e' morto la Patria si gloria
d'un altro eroe alla memoria.

Ma lei che lo amava aspettava il ritorno
d'un soldato vivo, d'un eroe morto che ne fara'?
Se accanto, nel letto, le e' rimasta la gloria
d'una medaglia alla memoria.

5. TESTI. FABRIZIO DE ANDRE': LA GUERRA DI PIERO

Dormi sepolto in un campo di grano
non e' la rosa non e' il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.

"Lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendano i lucci argentati
non piu' i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente".

Cosi' dicevi ed era d'inverno
e come gli altri verso l'inferno
te ne vai triste come chi deve,
e il vento ti sputa in faccia la neve.

Fermati Piero, fermati adesso
lascia che il vento ti passi un po' addosso,
dei morti in battaglia ti porti la voce,
chi diede la vita ebbe in cambio una croce.

Ma tu non lo udisti e il tempo passava
con le stagioni a passo di giava
ed arrivasti a varcar la frontiera
in un bel giorno di primavera.

E mentre marciavi con l'anima in spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di un altro colore.

Sparagli Piero, sparagli ora
e dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai esangue
cadere in terra a coprire il suo sangue.

"E se gli sparo in fronte o nel cuore
soltanto il tempo avra' per morire,
ma il tempo a me restera' per vedere,
vedere gli occhi di un uomo che muore".

E mentre gli usi questa premura
quello si volta, ti vede, ha paura
ed imbracciata l'artiglieria
non ti ricambia la cortesia.

Cadesti a terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che il tempo non ti sarebbe bastato
a chieder perdono per ogni peccato.

Cadesti a terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che la tua vita finiva quel giorno
e non ci sarebbe stato ritorno.

"Ninetta mia crepare di maggio
ci vuole tanto troppo coraggio.
Ninetta bella dritto all'inferno
avrei preferito andarci in inverno".

E mentre il grano ti stava a sentire
dentro alle mani stringevi il fucile,
dentro alla bocca stringevi parole
troppo gelate per sciogliersi al sole.

Dormi sepolto in un campo di grano
non e' la rosa non e' il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.

6. TESTI. FABRIZIO DE ANDRE': MARIA NELLA BOTTEGA DEL FALEGNAME

Maria:
"Falegname col martello
perche' fai den den?
Con la pialla su quel legno
perche' fai fren fren?
Costruisci le stampelle
per chi in guerra ando'?
Dalla Nubia sulle mani
a casa ritorno'?".

Il falegname:
"Mio martello non colpisce,
pialla mia non taglia
per foggiare gambe nuove
a chi le offri' in battaglia,
ma tre croci, due per chi
diserto' per rubare,
la piu' grande per chi guerra
insegno' a disertare".

La gente:
"Alle tempie addormentate
di questa citta'
pulsa il cuore di un martello,
quando smettera'?
Falegname, su quel legno,
quanti colpi ormai,
quanto ancora con la pialla
lo assottiglierai?".

Maria:
"Alle piaghe, alle ferite
che sul legno fai,
falegname su quei tagli
manca il sangue, ormai,
perche' spieghino da soli,
con le loro voci,
quali volti sbiancheranno
sopra le tue croci".

Il falegname:
"Questi ceppi che han portato
perche' il mio sudore
li trasformi nell'immagine
di tre dolori,
vedran lacrime di Dimaco
e di Tito al ciglio
il piu' grande che tu guardi
abbraccera' tuo figlio".

La gente:
"Dalla strada alla montagna
sale il tuo den den
ogni valle di Giordania
impara il tuo fren fren;
qualche gruppo di dolore
muove il passo inquieto,
altri aspettan di far bere
a quelle seti aceto".

7. TESTI. FABRIZIO DE ANDRE': IL TESTAMENTO DI TITO

"Non avrai altro Dio all'infuori di me"
spesso mi han fatto pensare:
genti diverse venute dall'Est
dicevan che in fondo era uguale.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.

"Non nominare il nome di Dio,
non nominarlo invano".
Con un coltello piantato nel fianco
gridai la mia pena e il suo nome:
ma forse era stanco, forse troppo occupato,
e non ascolto' il mio dolore.
Ma forse era stanco, forse troppo lontano,
davvero lo nominai invano.

"Onora il padre, onora la madre"
e onora anche il loro bastone,
bacia la mano che ruppe il tuo naso
perche' le chiedevi un boccone:
quando a mio padre si fermo' il cuore
non ho provato dolore.
Quanto a mio padre si fermo' il cuore
non ho provato dolore.

"Ricorda di santificare le feste".
Facile per noi ladroni
entrare nei templi che rigurgitan salmi
di schiavi e dei loro padroni
senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.
Senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.

Il quinto dice: "Non devi rubare"
e forse io l'ho rispettato
vuotando, in silenzio, le tasche gia' gonfie
di quelli che avevan rubato.
Ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri nel nome di Dio.
Ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri nel nome di Dio.

"Non commettere atti che non siano puri"
cioe' non disperdere il seme.
Feconda una donna ogni volta che l'ami
cosi' sarai uomo di fede:
poi la voglia svanisce e il figlio rimane
e tanti ne uccide la fame.
Io, forse, ho confuso il piacere e l'amore:
ma non ho creato dolore.

Il settimo dice "Non ammazzare"
se del cielo vuoi essere degno.
Guardatela oggi, questa legge di Dio,
tre volte inchiodata nel legno:
guardate la fine di quel Nazareno
e un ladro non muore di meno.
Guardate la fine di quel Nazzareno
e un ladro non muore di meno.

"Non dire falsa testimonianza"
e aiutali a uccidere un uomo.
Lo sanno a memoria il diritto divino,
e scordano sempre il perdono:
ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.
Ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.

"Non desiderare la roba degli altri,
non desiderarne la sposa".
Ditelo a quelli, chiedetelo ai pochi
che hanno una donna e qualcosa:
nei letti degli altri gia' caldi d'amore
non ho provato dolore.
L'invidia di ieri non e' gia' finita:
stasera vi invidio la vita.

Ma adesso che viene la sera ed il buio
mi toglie il dolore dagli occhi
e scivola il sole al di la' delle dune
a violentare altre notti:
io nel vedere quest'uomo che muore,
madre, io provo dolore.
Nella pieta' che non cede al rancore,
madre, ho imparato l'amore.

8. TESTI. FABRIZIO DE ANDRE': LA COLLINA

Dove se n'e' andato Elmer
che di febbre si lascio' morire,
Dov'e' Herman bruciato in miniera.
Dove sono Bert e Tom
il primo ucciso in una rissa
e l'altro che usci' gia' morto di galera.
E cosa ne sara' di Charley
che cadde mentre lavorava
dal ponte volo', volo' sulla strada.

Dormono, dormono sulla collina
dormono, dormono sulla collina.

Dove sono Ella e Kate
morte entrambe per errore
una di aborto, l'altra d'amore.
E Maggie uccisa in un bordello
dalle carezze di un animale
e Edith consumata da uno strano male.
E Lizzie che insegui' la vita
lontano, e dall'Inghilterra
fu riportata in questo palmo di terra.

Dormono, dormono sulla collina
dormono, dormono sulla collina.

Dove sono i generali
che si fregiarono nelle battaglie
con cimiteri di croci sul petto,
dove i figli della guerra
partiti per un ideale
per una truffa, per un amore finito male
hanno rimandato a casa
le loro spoglie nelle bandiere
legate strette perche' sembrassero intere.

Dormono, dormono sulla collina
dormono, dormono sulla collina.

Dov'e' Jones il suonatore
che fu sorpreso dai suoi novant'anni
e con la vita avrebbe ancora giocato
lui che offri' la faccia al vento
la gola al vino e mai un pensiero
non al denaro, non all'amore ne' al cielo.
Lui si', sembra di sentirlo
cianciare ancora delle porcate
mangiate in strada nelle ore sbagliate,
sembra di sentirlo ancora
dire al mercante di liquore:
"Tu che lo vendi, cosa ti compri di migliore?".

9. TESTI. FABRIZIO DE ANDRE': FILA LA LANA

Nella guerra di Valois
il signor di Vly e' morto,
se sia stato un prode eroe
non si sa, non e' ancor certo.
Ma la dama abbandonata
lamentando la sua morte
per mill'anni e forse ancora
piangera' la triste sorte.

Fila la lana, fila i tuoi giorni
illuditi ancora che lui ritorni,
libro di dolci sogni d'amore
apri le pagine al suo dolore.

Son tornati a cento e a mille
i guerrieri di Valois,
son tornati alle famiglie,
ai palazzi, alle citta'.
Ma la dama abbandonata
non ritrovera' il suo amore
e il gran ceppo nel camino
non varra' a scaldarle il cuore.

Fila la lana, fila i tuoi giorni
illuditi ancora che lui ritorni,
libro di dolci sogni d'amore
apri le pagine al suo dolore.

Cavalieri che in battaglia
ignorate la paura,
stretta sia la vostra maglia
ben temprata l'armatura.
Al nemico che vi assalta
siate presti a dar risposta
perche' dietro a quelle mura
vi s'attende senza sosta.

Fila la lana, fila i tuoi giorni
illuditi ancora che lui ritorni,
libro di dolci sogni d'amore
chiudi le pagine sul suo dolore.

10. TESTI. FABRIZIO DE ANDRE': MORIRE PER DELLE IDEE

Morire per delle idee, l'idea e' affascinante
per poco io morivo senza averla mai avuta,
perche' chi ce l'aveva, una folla di gente,
gridando "Viva la morte" proprio addosso mi e' caduta.
Mi avevano convinto e la mia musa insolente
abiurando i suoi errori, aderi' alla loro fede
dicendomi peraltro in separata sede
moriamo per delle idee, va be', ma di morte lenta,
va be', ma di morte lenta.

Approfittando di non essere fragilissimi di cuore
andiamo all'altro mondo bighellonando un poco,
perche' forzando il passo succede che si muore
per delle idee che non han piu' corso il giorno dopo.
Ora se c'e' una cosa amara, desolante
e' quella di capire all'ultimo momento
che l'idea giusta era un'altra, un altro il movimento
moriamo per delle idee, va be', ma di morte lenta,
va be', ma di morte lenta.

Gli apostoli di turno che apprezzano il martirio
lo predicano spesso per novant'anni almeno.
Morire per delle idee sara' il caso di dirlo
e' il loro scopo di vivere, non sanno farne a meno.
E sotto ogni bandiera li vediamo superare
il buon matusalemme nella longevita'
per conto mio si dicono in tutta intimita'
moriamo per delle idee, va be', ma di morte lenta,
va be', ma di morte lenta.

A chi va poi cercando verita' meno fittizie
ogni tipo di setta offre moventi originali
e la scelta e' imbarazzante per le vittime novizie
morire per delle idee e' molto bello ma per quali.
E il vecchio che si porta gia' i fiori sulla tomba
vedendole venire dietro il grande stendardo
pensa "Speriamo bene che arrivino in ritardo"
moriamo per delle idee, va be', ma di morte lenta,
va be', ma di morte lenta.

E voi gli sputafuoco, e voi i nuovi santi,
crepate pure per primi noi vi cediamo il passo
pero' per gentilezza lasciate vivere gli altri
la vita e' grosso modo il loro unico lusso
tanto piu' che la carogna e' gia' abbastanza attenta
non c'e' nessun bisogno di reggerle la falce
basta con le garrote in nome della pace
moriamo per delle idee, va be', ma di morte lenta,
va be', ma di morte lenta.

11. TESTI. FABRIZIO DE ANDRE': ANDREA

Andrea s'e' perso s'e' perso e non sa tornare
Andrea s'e' perso s'e' perso e non sa tornare
Andrea aveva un amore riccioli neri
Andrea aveva un dolore riccioli neri.

C'era scritto sul foglio ch'era morto sulla bandiera
c'era scritto e la firma era d'oro era firma di re.
Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia.
Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia.

Occhi di bosco contadino del regno profilo francese
Occhi di bosco soldato del regno profilo francese
e Andrea ha perso, ha perso l'amore, la perla piu' rara
e Andrea ha in bocca, ha in bocca un dolore, la perla piu' scura.

Andrea raccoglieva, raccoglieva violette ai bordi del pozzo
Andrea gettava riccioli neri nel cerchio del pozzo.
Il secchio gli disse, gli disse "Signore il pozzo e' profondo
piu' fondo del fondo degli occhi della Notte del Pianto".
Lui disse: "Mi basta, mi basta che sia piu' profondo di me".
Lui disse: "Mi basta, mi basta che sia piu' profondo di me".

12. TESTI. FABRIZIO DE ANDRE': FIUME SAND CREEK

Si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura
sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura.
Fu un generale di vent'anni
occhi turchini e giacca uguale.
Fu un generale di vent'anni
figlio d'un temporale.

C'e' un dollaro d'argento sul fondo del Sand Creek.

I nostri guerrieri troppo lontani sulla pista del bisonte
e quella musica distante divento' sempre più forte
chiusi gli occhi per tre volte
mi ritrovai ancora li'
chiesi a mio nonno e' solo un sogno
mio nonno disse si'.

A volte i pesci cantano sul fondo del Sand Creek.

Sognai talmente forte che mi usci' il sangue dal naso
il lampo in un orecchio, nell'altro il paradiso
le lacrime piu' piccole
le lacrime piu' grosse
quando l'albero della neve
fiori' di stelle rosse.

Ora i bambini dormono nel letto del Sand Creek.

Quando il sole alzo' la testa tra le spalle della notte
c'erano solo cani e fumo e tende capovolte
tirai una freccia in cielo
per farlo respirare
tirai una freccia al vento
per farlo sanguinare.

La terza freccia cercala sul fondo del Sand Creek.

Si son presi i nostri cuori sotto una coperta scura
sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura.
Fu un generale di vent'anni
occhi turchini e giacca uguale.
Fu un generale di vent'anni
figlio d'un temporale.

Ora i bambini dormono sul fondo del Sand Creek.

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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Numero 500 del 23 luglio 2020
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