[Nonviolenza] Archivi. 399



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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 399 del 12 luglio 2020

In questo numero:
1. Alcuni testi del mese di giugno 2020 (parte settima)
2. Il nostro naufragio quotidiano
3. Approssimandosi il quinto anniversario della scomparsa di Mario Onofri
4. I lager in Libia, i naufragi nel Mediterraneo, la schiavitu' e l'apartheid in Europa
5. Le mani lorde di sangue
6. Il migrante al rogo

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI GIUGNO 2020 (PARTE SETTIMA)

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di giugno 2020.

2. IL NOSTRO NAUFRAGIO QUOTIDIANO

Ancora un naufragio dinanzi alle coste tunisine
ancora il rituale mesto del recupero dei cadaveri
ancora seguiranno le parole di circostanza
e i latrati dei governanti europei
della strage degli innocenti nel Mediterraneo
responsabili

Nelle campagne italiane la schiavitu'
sui cigli delle strade la schiavitu'
prosegue nel nostro paese
la violenza schiavista
la persecuzione razzista
prosegue l'apartheid
non e' ancora arrivato in Italia Abramo Lincoln
non e' ancora arrivato Martin Luther King
non e' ancora arrivato Nelson Mandela

Non riesco a respirare non riesco
a respirare non riesco a respirare
non riesco
a respirare

3. APPROSSIMANDOSI IL QUINTO ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA DI MARIO ONOFRI

Il 13 giugno ricorre il quinto anniversario della scomparsa di Mario Onofri, artista e militante per i diritti umani di tutti gli esseri umani, esploratore del cuore delle persone e del mondo; un amico generoso, e coraggioso un compagno di lotte. Chi lo ha conosciuto non ne ha dimenticato la gentilezza e la bonta', il tratto garbato e la fine ironia, la tenace opposizione a tutte le ingiustizie, la pazienza non rassegnata e il disincanto mai sconfortato, la mitezza e la levita', la tensione morale e civile, l'impegno nella solidarieta' e nella condivisione del bene e dei beni.
Era un uomo innamorato Mario: della vita e delle persone cui voleva un bene dell'anima; dell'India in cui aveva a lungo soggiornato e di quella che sognava e raccontava con fervore e abbandono; dell'arte della fotografia in cui eccelleva; della convivialita' in cui si donava senza riserve.
La contemplazione mai inerte della bellezza si accompagnava in lui all'indignazione per ogni nequizia; la disposizione all'ascolto e all'autocritica, l'attitudine meditativa, l'atteggiamento schivo e modesto, si accompagnava all'urgenza di contrastare le menzogne e le violenze, di fare il bene. Era un persuaso della nonviolenza.
Sapeva essere insieme entusiasta e parco, aveva scelto la semplicita' volontaria, aveva vissuto una vita ad un tempo sobria e avventurosa, la sua conversazione e la sua compagnia era preziosa e iridescente; sapeva ascoltare e prendersi cura.
Non si vantava mai delle cose buone fatte, inverava nel suo agire la massima secondo cui quando fai una buona azione non devi esibirla.
Aveva conosciuto mondi diversi: i fiammeggianti e decadenti ambienti artistici romani, l'India urbana frenetica e lacerata e quella rurale remota e gandhiana, la provincia italiana sonnolenta e gorgogliante; si nutriva di buone letture, di un'informazione internazionale aggiornata e approfondita dedotta da riviste prestigiose, di conversazioni attente e fluviali.
E vorrei ricordare particolarmente la sua viva partecipazione all'esperienza del Centro sociale occupato autogestito "Valle Faul" e la comune amicizia con Alfio Pannega (che molte volte fotografo'; ed e' sempre di Mario una meravigliosa fotografia della madre di Alfio - scomparsa nel '74 - scattata sul finire degli anni Sessanta).
Nel suo carattere vi era anche un tratto giocoso, festevole, ma velato di malinconia e di quella nostalgia di cui scrisse Ernst Bloch.
Nella ricorrenza del quinto anniversario della sua scomparsa le persone che lo conobbero lo ricordano ancora vividamente, con gratitudine che non si estingue.
Sarebbe bene che il Comune di Viterbo (eventualmente d'intesa con altri soggetti istituzionali - l'Universita' in primis - compresi della necessita' di conservare, tramandare e rendere accessibili i beni culturali come autentici beni comuni) promuovesse la preservazione e la valorizzazione del suo lascito artistico e documentario, della vasta sua opera fotografica, un tesoro di immagini in gran parte inedito, e disperso, che ancora attende adeguato ordinamento, curatela e pubblicazione.
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Allego in calce una breve notizia su Mario e una lettera con cui nel 2016 si proponeva al Comune di Viterbo di adoperarsi per valorizzare il suo lascito artistico e documentario.
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 11 giugno 2020
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Allegato primo: una breve notizia su Mario Onofri
Mario Onofri e' deceduto a Viterbo, la sua citta', il 13 giugno 2015, aveva 64 anni. Era un uomo dolce e mite, sapiente e generoso. Fotografo, artista, viandante e ricercatore, studioso e testimone, militante per i diritti umani, amico della nonviolenza, sollecito sempre nel recare aiuto alle persone sofferenti, alle persone oppresse. E' stato uno dei migliori compagni di lotte di quanti a Viterbo si sono battuti e ogni giorno si battono contro i poteri criminali e contro il regime della corruzione, contro la devastazione della natura e della cultura, contro la guerra e contro la violenza, contro il razzismo e contro il maschilismo, contro lo sfruttamento e l'oppressione; per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani; per la liberazione dell'umanita' intera; in difesa di quest'unico mondo vivente. Anche grazie all'azione di Mario Onofri la nonviolenza e' in cammino. All'indomani della sua scomparsa scrissero di lui alcuni degli amici e compagni di lotte che piu' gli furono vicini: "Grande artista, fotografo e visionario, dagli anni '60-'70 Mario ci ha donato luminose visioni di persone e luoghi con i suoi scatti - di grande perizia tecnica - intrisi di bellezza e malinconia, dolcezza e saggezza, espressione di un cuore e di un occhio sapientemente sensibili e sempre alla ricerca di quei caratteri e paesaggi autentici ed evocativi che sapeva cogliere esprimendo la profonda essenza della vita, dell'umanita', della storia e della natura. Grande viaggiatore, profondo conoscitore dell'India, Mario Onofri lascia un grande patrimonio artistico e documentario, storico ed umano, che - dal bianco e nero al colore - ci permettera' di rivedere, senza mai banalita', la metamorfosi socio-culturale e paesaggistica di Viterbo impressa in cinquant'anni di fotografie. Oltre all'altra sua grande passione, quella dell'India, di questo meraviglioso paese di cui era innamorato e del quale ha magistralmente colto e restituito la poesia, i colori e la magia". Ricordandolo nel primo anniversario della scomparsa di lui e' stato scritto: "artista e ricercatore, militante nonviolento per la pace, i diritti umani, la difesa dell'ambiente e della civilta'. Era un uomo buono, mite, gentile, di garbo levissimo e finissima ironia, di profondi elevati pensieri, di immensa generosita'. Intellettuale dai molti interessi e di molte esperienze, infaticabile viaggiatore e natura contemplativa, acutamente consapevole della fragilita' di ogni persona e della volatilita' di ogni esistenza - e per questo vieppiu' soccorrevole e accudente -, attivista costantemente impegnato per la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano, per la liberazione delle oppresse e degli oppressi, per l'amoroso rispetto del mondo vivente tutto. Ne ricordiamo le qualita' di artista visivo, di antropologo del presente, di testimone del tempo e dei luoghi, delle relazioni e dei mutamenti, dei movimenti collettivi e delle esperienze culturali che con intensa partecipazione visse e documento'; lo ricordiamo fedele alle amicizie fino all'abnegazione, tenero e luminoso confortatore nelle distrette, saggio gioioso e meditabondo nel convivio; lo ricordiamo compagno di lotte e di ragionamenti necessari, strenuo ricercatore della verita', la verita' che libera, la verita' che ama, la verita' che e' prendersi cura delle altre persone e del mondo vivente, compassione operosa e universale fraternita'. A chi ha avuto il privilegio grande di essergli stato amico lascia un tesoro di ricordi iridescenti, e un'esortazione a perseverare nell'impegno per la liberazione di ogni essere umano, affinche' tutti possano godere di una condivisa felicita', in una solidarieta' che ripudia e contrasta e sconfigge ogni violenza, e l'intero mondo vivente abbraccia in un rivolgimento amoroso che e' insieme comprensione di se' e del tutto. Lascia anche un'opera vasta e preziosa, in massima misura tuttora dispersa e inedita, un regesto di immagini salvate dalla fuga del tempo il cui pregio artistico e documentario - ed ermeneutico, e morale quindi - e' cospicuo, e che occorre dunque finalmente raccogliere, pubblicare e valorizzare a beneficio dei presenti e dei venturi, dono estremo di un uomo giusto all'umanita'". Trascrivo anche queste righe con cui lo ricordammo nel quarto anniversario nel 2019: "Quattro anni fa ci lasciava Mario Onofri, persona generosa, amico della nonviolenza, compagno di lotte per la dignita' e la liberazione dell'umanita' intera e per la difesa di quest'unico mondo vivente. Sapeva coniugare vita contemplativa e vita attiva, con pazienza e ironia, gentilezza e franchezza, umilta' e accudimento, ed era l'amico che chiunque vorrebbe avere per amico nell'ora in cui di un amico hai piu' bisogno. Per me, e credo anche per molte altre persone che lo hanno conosciuto, e' stato piu' che un amico, un fratello. So che se fosse ancora vivo oggi sarebbe sulle barricate - o sulle navi dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo - a combattere contro il razzismo e lo schiavismo, a lottare per salvare tutte le vite, a difendere la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani, a contrastare il governo razzista e golpista che sta commettendo mostruosi crimini contro l'umanita', a resistere contro il fascismo che torna. Ricordarlo e' proseguire la lotta comune".
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Allegato secondo: una lettera al Sindaco del Comune di Viterbo dell'8 maggio 2016
Al Sindaco del Comune di Viterbo
e per opportuna conoscenza: ai consiglieri comunali di Viterbo, ai mezzi d'informazione
Oggetto: Approssimandosi il primo anniversario della scomparsa, il Comune di Viterbo realizzi una mostra delle opere di Mario Onofri
Egregio Sindaco,
fra un mese circa, il 13 giugno, ricorre il primo anniversario della scomparsa di Mario Onofri, che e' stato un grande fotografo viterbese e una persona mite e generosa di forte impegno culturale, morale, civile.
L'opera fotografica di Mario Onofri costituisce un lascito artistico e documentario di enorme valore, e sarebbe bene che il Comune di Viterbo si adoperasse affinche' fosse messa a disposizione di tutti i viterbesi - oltre che della comunita' degli studiosi - la conoscenza almeno della sezione relativa alla citta', ai suoi paesaggi, alla sua popolazione, ai mutamenti antropologici ed ecologici che Mario Onofri ha registrato con i suoi scatti fin dagli anni Sessanta del secolo scorso.
Credo che i familiari e gli amici dell'artista sarebbero lieti di contribuire - mettendo a disposizione le sue opere - all'allestimento di una mostra retrospettiva dell'opera di Mario Onofri qualora il Comune di Viterbo volesse impegnarsi a realizzarla, ed a tal fine mi permetto di formulare questa proposta.
Un cordiale saluto,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo
Viterbo, 8 maggio 2016

4. I LAGER IN LIBIA, I NAUFRAGI NEL MEDITERRANEO, LA SCHIAVITU' E L'APARTHEID In EUROPA

Se l'Europa fosse civile e non barbara, questo farebbe: un ponte aereo per portare in salvo nel nostro continente tutte le persone imprigionate nei lager libici.
Se l'Europa fosse civile e non barbara, questo farebbe: riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in Europa in modo legale e sicuro.
Se l'Europa fosse civile e non barbara, questo farebbe: abolire schiavitu' e apartheid.
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Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
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Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

5. LE MANI LORDE DI SANGUE

I.
La strage provocata in Italia dall'epidemia: decine di migliaia di morti.
Ora tutti vedono che l'epidemia poteva e doveva essere fronteggiata in modo piu' tempestivo, adeguato, efficace, e decine di migliaia di vite sarebbero state salvate.
Ora tutti sanno che la grandissima parte di chi e' sopravvissuto si e' salvata da se' adottando le misure che la ragionevolezza dettava.
Ora tutti capiscono che l'improntitudine, l'irresponsabilita', l'idiozia e la protervia del governo centrale mezzo-razzista e di alcuni governi regionali razzisti sono responsabili di un massacro indicibile.
Ora tutti dovrebbero convenire che i governanti centrali e regionali mezzo-razzisti e razzisti che per insipienza e tracotanza hanno provocato una tale evitabile ecatombe dovrebbero essere per sempre allontanati da tutti i pubblici uffici.
Alla magistratura la competenza di perseguire i reati - e decine di migliaia di morti che potevano essere evitate sono una testimonianza irrefragabile di un immane delitto -, ma ogni persona che non abbia abdicato all'uso della ragione sa gia' quello che nessuno puo' fingere di non sapere: che le mani dei governanti centrali mezzo-razzisti e dei governanti regionali razzisti, e degli ispiratori, dei burattinai e dei complici loro, quelle mani sono lorde di sangue.
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II.
La strage degli innocenti nel Mediterraneo ha un mandante.
Il mandante sono i governi europei che impediscono alle persone in fuga dalla fame, dalle guerre, dalle dittature e dalle catastrofi ambientali, di mettere in salvo le loro vite giungendo in Europa in modo legale e sicuro.
Consentendo a tutti gli esseri umani in fuga dall'orrore di giungere in salvo in Europa in modo legale e sicuro, cesserebbe immediatamente la strage nel Mediterraneo, cesserebbe il lucroso e obbrobrioso mercato di carne umana nelle mani delle mafie schiaviste de trafficanti, cesserebbe l'orrore dei lager nei paesi di transito come la Libia.
I governi europei potrebbero salvare la vita di innumerevoli esseri umani che invece attualmente condannano a violenze inaudite, a sofferenze disumane, a pericoli estremi, alla morte.
Della strage nel Mediterraneo sono i governi europei ad avere le mani lorde di sangue.
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III.
Le uccisioni di afroamericani da parte di poliziotti razzisti negli Stati Uniti d'America non sono un caso isolato.
Le persecuzioni e le stragi razziste, la riduzione in schiavitu' e la segregazione razzista, proseguono in tutto il mondo.
Abolire la guerra, abolire il razzismo, abolire il maschilismo, difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani e difendere la biosfera, tutto cio' costituisce un dovere non piu' rinviabile, pena la distruzione della civilta' umana.
Molte sono le azioni nonviolente che si possono e si debbono intraprendere, qui e adesso.
Tra molte altre ne ricordiamo almeno tre, su cui da anni veniamo particolarmente insistendo.
Formare le forze dell'ordine alla nonviolenza.
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di spostarsi sull'intero pianeta in modo legale e sicuro.
Riconoscere tutti i diritti ad ogni persona nel luogo in cui vive, compreso il diritto di voto senza di cui non vi e' democrazia.
Se non ci battiamo qui e adesso, con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, contro le stragi in corso, contro la violenza cieca e dissennata dei poteri dominanti, contro la barbarie e il fascismo che torna, sono anche le nostre le mani lorde di sangue.
*
IV.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Sii tu il buon samaritano.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.

6. IL MIGRANTE AL ROGO

Nel ghetto di Borgo Mezzanone
in un incendio e' morto tra le fiamme
un migrante
di cui la stampa non sa dire il nome

Continua nel nostro paese la strage
dei migranti al rogo
continua nel nostro paese la schiavitu'
e l'apartheid
continua il regime razzista
continua l'orrore che tutte e tutti ci macchia e ci opprime

Cosa si attende ancora a insorgere
con la forza della verita' con la scelta della nonviolenza
affinche' a tutti gli esseri umani nel nostro paese
tutti i diritti umani siano riconosciuti?

Cosa si attende ancora a insorgere
con la forza della verita' con la scelta della nonviolenza
affinche' cessi nel nostro paese
la persecuzione e il massacro dei migranti?

Cosa si attende ancora a insorgere
con la forza della verita' con la scelta della nonviolenza?

Quanti altri innocenti dovranno ancora bruciare
per illuminarci sui nostri doveri?

Ogni essere umano ha diritto alla vita
alla dignita' alla solidarieta'

Salvare le vite e' il primo dovere

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Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 399 del 12 luglio 2020
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