[Nonviolenza] Telegrammi. 3778



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3778 del 22 giugno 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Quattro cose da fare subito contro il razzismo, la schiavitu', l'apartheid
2. "Le vite di tutti gli esseri umani hanno valore. Salvare le vite e' il primo dovere". Un appello con preghiera di diffusione
3. Danilo Dolci ricorda Aldo Capitini
4. Pietro Polito: Elogio dell'attenzione: il messaggio della nonviolenza
5. Segnalazioni librarie
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'

1. QUID AGENDUM. QUATTRO COSE DA FARE SUBITO CONTRO IL RAZZISMO, LA SCHIAVITU', L'APARTHEID

1. far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro;
2. abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia;
3. abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani;
4. formare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
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Chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni associazione ed istituzione democratica di premere nonviolentemente affinche' finalmente almeno nel nostro paese siano riconosciuti tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.
Chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni associazione ed istituzione democratica di insorgere nonviolentemente in difesa della legalita' che salva le vite; in difesa della democrazia che ogni essere umano riconosce e rispetta e conforta e sostiene; in difesa della Costituzione antifascista che nessun essere umano abbandona tra gli artigli della violenza, dell'ingiustizia, della sofferenza e della morte; in difesa di ogni essere umano e dell'umanita' tutta.
Tutte e tutti siamo esseri umani in cammino. Tutte e tutti abbiamo bisogno di aiuto. Tutte e tutti siamo esposti al male e alla morte. Tutte e tutti possiamo e dobbiamo recarci reciproco aiuto.
Sconfiggere il male facendo il bene.
Abolire la violenza con la forza della nonviolenza.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.

2. REPETITA IUVANT. "LE VITE DI TUTTI GLI ESSERI UMANI HANNO VALORE. SALVARE LE VITE E' IL PRIMO DOVERE". UN APPELLO CON PREGHIERA DI DIFFUSIONE

L'uccisione di George Floyd e le altre analoghe che in questi giorni stanno suscitando una vasta commozione e una profonda presa di coscienza in tutto il mondo evidenziano quanto ancora la violenza razzista, e la violenza tout  court, sia presente anche negli organi istituzionali il cui fine dovrebbe essere la protezione della vita e dei diritti delle persone.
Non basta che gli assassini siano processati e condannati, occorre un cambiamento reale della cultura e delle prassi di quegli organi istituzionali, affinche' tutti gli appartenenti ad essi rispettino le leggi e i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Occorre che tutte le persone appartenenti alle forze dell'ordine in tutti i paesi del mondo siano formate alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza.
Chiunque abbia studiato seriamente le dinamiche conflittuali, i meccanismi dell'escalation della violenza, cosi' come la storia delle grandi lotte dell'umanita' contro i poteri criminali, sa che le risorse della nonviolenza costituiscono la strumentazione cognitiva, interpretativa, deliberativa ed operativa piu' efficace, e l'unica realmente adeguata, per contrastare la violenza e il crimine, per sconfiggere le ideologie e le prassi che conculcano i diritti, negano la dignita' e giungono fino a strappare la vita agli esseri umani.
Da quando Gandhi diede inizio alla teoria e alla prassi della nonviolenza pienamente consapevole e rigorosamente argomentata ed articolata (naturalmente evidenziando come essa fosse "antica come le montagne", ovvero come tutte le grandi tradizioni di pensiero e azione liberatrici e solidali dell'umanita' ne recassero in misura piu' o meno ampia ed esplicita elementi fondamentali), le esperienze storiche e l'elaborazione scientifica della nonviolenza si sono accresciute ed approfondite, si sono estese e sono progredite a tal punto che ormai ogni studioso (e vorremmo dire anche: ogni persona) che ad esse si sia accostato riconosce esplicitamente che la nonviolenza e' lo strumento migliore di cui l'umanita' disponga per opporsi alla violenza omicida, per opporsi alla barbarie onnidistruttiva.
Proprio perche' le forze dell'ordine per la loro specifica funzione operano sovente in contesti critici e conflittuali, in situazioni di pericolo e di violenza, occorre che tutti gli appartenenti ad esse siano adeguatamente formati alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' essa puo' essere loro di grande aiuto nel compito di proteggere e salvare le vite proprie ed altrui.
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Da vent'anni in Italia in merito non solo e' stato avviata una riflessione e promosso un dibattito che ha dato luogo a ricerche, convegni e pubblicazioni; non solo sono state svolte piu' esperienze locali di formazione delle forze dell'ordine alla nonviolenza; ma sono state prodotte anche varie proposte di legge a piu' riprese presentate da decine di parlamentari di diversi schieramenti politici: ma queste proposte di legge purtroppo ancora non sono mai state discusse nelle competenti commissioni parlamentari e non sono quindi mai giunte nelle aule legislative.
L'Italia puo' dare un contributo di civilta' e indicare una via al mondo intero legiferando l'istituzione della formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza.
E' tempo di farlo: poiche' le vite di tutti gli esseri umani hanno valore; perche' salvare le vite e' il primo dovere.
Chiediamo a tutti i destinatari di questo nostro appello di diffonderlo ulteriormente e di premere nonviolentemente sul parlamento italiano affinche' si giunga finalmente a una legge che istituisca la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza.
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Alleghiamo in calce due comunicati del 2016 e del 2001.
Segnaliamo che un'ampia documentazione in merito puo' essere richiesta al nostro indirizzo e-mail: centropacevt at gmail.com
Abbiamo bisogno del vostro aiuto, vi preghiamo di diffondere questo testo.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Le vite di tutti gli esseri umani hanno valore.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 14 giugno 2020
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile ricevere gratuitamente abbonandosi attraverso il sito www.peacelink.it
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Allegato primo: un appello ai parlamentari per la discussione in Commissione dei vari disegni di legge per la formazione alla nonviolenza delle forze dell'ordine (2016)
Gentili senatori e senatrici,
Gentili deputate e deputati,
come gia' saprete, dal 2014 sono state presentati sia al Senato che alla Camera vari disegni di legge che propongono la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza.
Al Senato il disegno di legge n. 1515 recante "Norme di principio e di indirizzo per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle Forze di polizia" presentato in data 10 giugno 2014 ed annunciato nella seduta pomeridiana n. 258 del 10 giugno 2014; il disegno di legge n. 1526 recante "Norme per l'inclusione della conoscenza e dell'addestramento all'uso delle risorse della nonviolenza nell'ambito dei percorsi didattici per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle forze di polizia" presentato in data 16 giugno 2014 ed annunciato nella seduta pomeridiana n. 263 del 17 giugno 2014; il disegno di legge n. 1565 recante "Norme per l'inclusione della nonviolenza nei percorsi formativi del personale delle forze di polizia" presentato in data 14 luglio 2014 ed annunciato nella seduta pomeridiana n. 279 del 15 luglio 2014; disegni di legge sottoscritti da numerosi senatori di varie forze politiche: Loredana De Petris, Luigi Manconi, Rita Ghedini, Valeria Fedeli, Paolo Corsini, Silvana Amati, Sergio Lo Giudice, Daniela Valentini, Rosa Maria Di Giorgi, Miguel Gotor, Elena Ferrara, Marco Scibona, Adele Gambaro, Marino Germano Mastrangeli, Daniele Gaetano Borioli, Maria Spilabotte, Erica D'Adda, Monica Cirinna', Manuela Serra, Francesca Puglisi, Pasquale Sollo, Francesco Giacobbe.
Ed alla Camera il disegno di legge recante "Norme per l'inclusione della conoscenza e dell'addestramento all'uso delle risorse della nonviolenza nell'ambito dei percorsi didattici per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle Forze di polizia" (atto Camera 2698) presentato il 4 novembre 2014; e il disegno di legge recante "Norme di principio e di indirizzo per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle Forze di polizia" (atto Camera 2706) presentato il 5 novembre 2014; disegni di legge sottoscritti da deputati di varie forze politiche: Arturo Scotto, Celeste Costantino, Donatella Duranti, Giulio Marcon, Michele Piras, Stefano Quaranta, Massimiliano Bernini.
Ricorderete anche che gia' nel 2001 fu presentato al medesimo fine di istituire la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza un disegno di legge sottoscritto da decine di senatori di tutte le forze politiche (ed in particolare i senatori Occhetto, Acciarini, Baratella, Battafarano, Battaglia, Bonfietti, Boco, Calvi, Chiusoli, Cortiana, Coviello, Crema, Dalla Chiesa, D'Ambrosio, Dato, De Paoli, De Petris, De Zulueta, Donati, Falomi, Fassone, Filippini, Formisano, Liguori, Longhi, Malabarba, Marini, Martone, Murineddu, Pascarella, Petruccioli, Ripamonti, Salvi, Tessitore, Turroni, Veraldi, Vicini, Viserta, Zancan), sostenuto anche dall'attenzione e dall'apprezzamento di deputati e parlamentari europei (tra cui i deputati: Bandoli, Bimbi, Bolognesi, Cento, Cima, Deiana, De Simone, Grandi, Grillini, Luca', Lucidi, Panattoni, Pecoraro Scanio, Pinotti, Pisapia, Preda, Realacci, Rognoni, Russo Spena, Ruzzante, Siniscalchi, Tolotti, Valpiana, Violante; tra i parlamentari europei: Imbeni, Di Lello, Fava, Morgantini e Pittella); ma allora quel disegno di legge non giunse ad essere esaminato nelle competenti Commissioni parlamentari.
Vi segnaliamo anche che vari altri senatori e deputati hanno espresso il loro sostegno all'iniziativa legislativa per la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza; e che, sempre nel 2014, la stessa Presidente della Camera dei Deputati, on. Laura Boldrini, trasmise alla competente Commissione Parlamentare, "affinche' i deputati che ne fanno parte possano prenderne visione", la documentazione a tal fine predisposta dal "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" che dal 2000 ha proposto al Parlamento di legiferare in tal senso.
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Gentili senatori e senatrici,
Gentili deputate e deputati,
non vi e' bisogno di ripetere ancora una volta quanto sia opportuno che nel proprio percorso formativo e conseguentemente nella propria operativita' gli appartenenti alle forze dell'ordine possano disporre anche delle straordinarie risorse che la nonviolenza mette a disposizione di tutti gli attori sociali impegnati in situazione critiche per la sicurezza comune e la difesa dei diritti di tutti.
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Gentili senatori e senatrici,
Gentili deputate e deputati,
con questa lettera vorremmo sollecitare il vostro personale impegno affinche' quei disegni di legge giungano al piu' presto all'esame delle competenti Commissioni parlamentari e possano avere esito in un disegno di legge unificato ampiamente meditato e condiviso che possa divenire nel piu' breve tempo possibile legge dello stato.
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Restando a disposizione per ogni opportuno chiarimento ed approfondimento, e per ogni esigenza di documentazione, vogliate gradire distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani"
Viterbo, 28 aprile 2016
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Allegato secondo: una conferenza stampa del 6 dicembre 2001 al Senato della Repubblica
Si e' svolta oggi la conferenza stampa di presentazione della proposta di legge per la formazione delle forze dell'ordine alla nonviolenza.
Si e' svolta oggi, giovedi' 6 dicembre 2001, presso la Sala Rossa del Senato della Repubblica a Roma, la conferenza stampa di presentazione pubblica della proposta di legge recante "Norme di principio e di indirizzo per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento delle forze di polizia" che ha come primo firmatario il senatore Achille Occhetto ed e' stata sottoscritta da vari parlamentari di diverse forze politiche; e' la proposta di legge che prevede la formazione e l'addestramento delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e delle strategie della nonviolenza.
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Resoconto della conferenza stampa
La conferenza stampa e' stata presieduta dal senatore Cesare Salvi, vicepresidente del Senato della Repubblica.
Il senatore Achille Occhetto ha illustrato la proposta di legge, ricostruendone le motivazioni ed analizzando il contesto attuale.
Il senatore Guido Calvi ha definito la proposta di legge come un atto di civilta' ed ha evidenziato come essa affermi il principio della legalita'.
Il regista Citto Maselli e' intervenuto anche a nome degli altri registi cinematografici presenti (tra cui alcuni veri e propri monumenti viventi della cultura italiana come Mario Monicelli e Gillo Pontecorvo).
Il responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo Peppe Sini ha ricostruito la genesi della proposta, il coinvolgimento nella elaborazione e discussione preliminare di tante associazioni (in primo luogo numerose associazioni sindacali e culturali delle forze di polizia), istituzioni, movimenti nonviolenti, e di illustri studiosi di fama internazionale. Una proposta di legge "per" e non "contro"; una proposta di legge utile alle forze dell'ordine, utile alla legalita', utile alla sicurezza pubblica ed al rispetto e alla promozione dei diritti umani.
Il senatore Francesco Martone ha inquadrato l'iniziativa nell'ambito di un piu' ampio impegno per la democrazia e la legalita'.
Il senatore Luigi Malabarba ha analizzato l'importanza dell'iniziativa anche in relazione a rilevanti vicende politiche, sociali e culturali odierne.
Il senatore Vittorio Parola, una figura tra le piu' qualificate dell'impegno democratico e della societa' civile, ha sottolineato l'importanza della scelta della nonviolenza come risorsa per la societa'.
La conferenza stampa e' stata un'occasione di riflessione particolarmente rilevante; la partecipazione e' stata ampia ed assai qualificata.
Tra i presenti alla conferenza segnaliamo anche la senatrice Tana De Zulueta ed altri parlamentari; una figura storica del movimento sindacale di polizia come il dottor Delfino Santaniello; l'onorevole Franco Grillini, una delle figure piu' rilevanti della societa' civile; il sociologo Maurizio Fiasco, profondo studioso dei temi della sicurezza pubblica; personalita' della cultura come i registi cinematografici Mario Monicelli, Gillo Pontecorvo, Daniele Segre.
Alla conferenza sono pervenuti messaggi di saluto da parte di illustri studiosi e rappresentanti della cultura e dell'impegno nonviolento, come il professor Alberto L'Abate, il peace-researcher Giovanni Scotto, il direttore di "Azione Nonviolenta" Mao Valpiana.
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Una riflessione del responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
Il responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo (la struttura pacifista nonviolenta che da oltre un anno ha promosso l'iniziativa), commentando la presentazione della proposta di legge, ha sottolineato che la nonviolenza e' una grande risorsa per la democrazia, la legalita', i diritti umani; ed oggi piu' che mai vi e' bisogno dell'impegno di tutti in difesa ed a promozione della legalita', della democrazia, dei diritti umani.
Sini ha inoltre evidenziato come la proposta di legge vuole mettere a disposizione di tutto il personale delle forze dell'ordine i valori e gli strumenti teorici e pratici della nonviolenza; proprio perche' le forze dell'ordine svolgono una funzione decisiva di difesa della sicurezza pubblica, di tutela della legalita', di garanzia del rispetto dei diritti di tutte le persone, cosi' come prevede l'ordinamento vigente, e' utile e necessario che possano disporre di una formazione che permetta di avvalersi delle grandi risorse della nonviolenza sul piano formativo, comunicativo, relazionale ed operativo.
Il responsabile della struttura pacifista promotrice dell'iniziativa auspica che alla proposta di legge si associno tutti i parlamentari di qualunque schieramento politico che vogliano essere fedeli al dettato costituzionale, ed impegnarsi per la legalita', la democrazia e la difesa e promozione della sicurezza pubblica e dei diritti umani.
Peppe Sini segnala altresi' come gia' alcune istituzioni abbiano iniziato con i propri corpi di polizia locale la sperimentazione della formazione alla nonviolenza: ad esempio il Comune di Milano, che prevede la formazione alla nonviolenza dei vigili urbani, con la supervisione della professoressa Marianella Sclavi.
Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo ha promosso anche un appello a tutti gli enti locali affinche' sostengano la proposta di legge e realizzino la formazione alla nonviolenza dei corpi di polizia locale (ad esempio i corpi di polizia municipale).

3. MAESTRI. DANILO DOLCI RICORDA ALDO CAPITINI
[Nuovamente riproponiamo questa poesia, del ciclo "Sopra questo frammento di galassia", che abbiamo estratto da Danilo Dolci, Poema umano, Einaudi, Torino 1974 (nuova edizione aumentata), pp. 187-188. Ne esistono altre versioni, poiche' come e' noto Danilo Dolci nel suo costante maieutico ricercare frequentemente ripensava e riscriveva i suoi testi (cfr., ad esempio, la versione sensibilmente piu' breve in Idem, Creatura di creature. Poesie 1949-1978, Feltrinelli, Milano 1979, p. 92).
Danilo Dolci e' nato a Sesana (Trieste) il 28 giugno 1924, arrestato a Genova nel '43 dai nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all'esperienza di Nomadelfia a Fossoli; dal '52 si trasferisce nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promuove indimenticabili lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la dignita'. Subisce persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, e' tra le figure di massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso il 30 dicembre 1997. Di seguito riportiamo una sintetica ma accurata notizia biografica scritta da Giuseppe Barone (comparsa col titolo "Costruire il cambiamento" ad apertura del libriccino di scritti di Danilo, Girando per case e botteghe, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2002): "Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste. Nel 1952, dopo aver lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a Trappeto, a meta' strada tra Palermo e Trapani, in una delle terre piu' povere e dimenticate del paese. Il 14 ottobre dello stesso anno da' inizio al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino morto per la denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le autorita' si impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la costruzione di una fogna. Nel 1955 esce per i tipi di Laterza Banditi a Partinico, che fa conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale le disperate condizioni di vita nella Sicilia occidentale. Sono anni di lavoro intenso, talvolta frenetico: le iniziative si susseguono incalzanti. Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con centinaia di disoccupati - subito fermati dalla polizia - impegnati a riattivare una strada comunale abbandonata. Con i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958) si costituisce il "Centro studi e iniziative per la piena occupazione". Centinaia e centinaia di volontari giungono in Sicilia per consolidare questo straordinario fronte civile, "continuazione della Resistenza, senza sparare". Si intensifica, intanto, l'attivita' di studio e di denuncia del fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della vita politica siciliana e nazionale, incluso l'allora ministro Bernardo Mattarella (si veda la documentazione raccolta in Spreco, Einaudi, Torino 1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966). Ma mentre si moltiplicano gli attestati di stima e solidarieta', in Italia e all'estero (da Norberto Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino a Carlo Levi, da Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm), per tanti avversari Dolci e' solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare, denigrare, sottoporre a processo, incarcerare. Ma quello che e' davvero rivoluzionario e' il suo metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non propina verita' preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa pensare, fare. E' convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso non nega, al contrario valorizza, la cultura e le competenze locali. Diversi libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere e pianificare. La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico sepolta in polverosi tomi di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi nell'estremo angolo occidentale della Sicilia. E' proprio nel corso di alcune riunioni con contadini e pescatori che prende corpo l'idea di costruire la diga sul fiume Jato, indispensabile per dare un futuro economico alla zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini. Ancora una volta, pero', la richiesta di acqua per tutti, di "acqua democratica", incontrera' ostacoli d'ogni tipo: saranno necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi digiuni, per veder realizzato il progetto. Oggi la diga esiste (e altre ne sono sorte successivamente in tutta la Sicilia), e ha modificato la storia di decine di migliaia di persone: una terra prima aridissima e' ora coltivabile; l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile. Negli anni Settanta, naturale prosecuzione del lavoro precedente, cresce l'attenzione alla qualita' dello sviluppo: il Centro promuove iniziative per valorizzare l'artigianato e l'espressione artistica locali. L'impegno educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura maieutica, tentando di comprenderne appieno le potenzialita'. Col contributo di esperti internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di ricerca, condotto con numerosi collaboratori, si fa sempre piu' intenso: muovendo dalla distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di involuzione democratica delle nostre societa' connessi al procedere della massificazione, all'emarginazione di ogni area di effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare dei mass-media; attento al punto di vista della "scienza della complessita'" e alle nuove scoperte in campo biologico, propone "all'educatore che e' in ognuno al mondo" una rifondazione dei rapporti, a tutti i livelli, basata sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul "reciproco adattamento creativo" (tra i tanti titoli che raccolgono gli esiti piu' recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a segnalare Nessi fra esperienza etica e politica, Lacaita, Manduria 1993; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996; e Comunicare, legge della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997). Quando la mattina del 30 dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un infarto lo spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie residue, nel portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della sua vita". Tra le molte opere di Danilo Dolci, per un percorso minimo di accostamento segnaliamo almeno le seguenti: una antologia degli scritti di intervento e di analisi e' Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974; tra i libri di poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i libri di riflessione piu' recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sonda, Torino 1988; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996. Recente e' il volume che pubblica il rilevante carteggio Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008. Tra le opere su Danilo Dolci: Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze 1984; Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze 1988 (sull'opera poetica di Dolci); Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1992; Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo critico di Danilo Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000, 2004 (un lavoro fondamentale); Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e la via della nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005; Raffaello Saffioti, Democrazia e comunicazione. Per una filosofia politica della rivoluzione nonviolenta, Palmi (Rc) 2007. Tra i materiali audiovisivi su Danilo Dolci cfr. i dvd di Alberto Castiglione: Danilo Dolci. Memoria e utopia, 2004, e Verso un mondo nuovo, 2006.
Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Tra le opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' ancora quella a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori, Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); ma notevole ed oggi imprescindibile e' anche la recente antologia degli scritti a cura di Mario Martini, Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004, 2007; delle singole opere capitiniane sono state recentemente ripubblicate: Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989, Edizioni dell'asino, Roma 2009; Elementi di un'esperienza religiosa, Cappelli, Bologna 1990; Colloquio corale, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2005; L'atto di educare, Armando Editore, Roma 2010; cfr. inoltre la raccolta di scritti autobiografici Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; La religione dell'educazione, La Meridiana, Molfetta 2008; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Piu' recente e' la pubblicazione di alcuni carteggi particolarmente rilevanti: Aldo Capitini, Walter Binni, Lettere 1931-1968, Carocci, Roma 2007; Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008; Aldo Capitini, Guido Calogero, Lettere 1936-1968, Carocci, Roma 2009. Tra le opere su Aldo Capitini: a) per la bibliografia: Fondazione Centro studi Aldo Capitini, Bibliografia di scritti su Aldo Capitini, a cura di Laura Zazzerini, Volumnia Editrice, Perugia 2007; Caterina Foppa Pedretti, Bibliografia primaria e secondaria di Aldo Capitini, Vita e Pensiero, Milano 2007; segnaliamo anche che la gia' citata bibliografia essenziale degli scritti di Aldo Capitini pubblicati dal 1926 al 1973, a cura di Aldo Stella, pubblicata in Il messaggio di Aldo Capitini, cit., abbiamo recentemente ripubblicato in "Coi piedi per terra" n. 298 del 20 luglio 2010; b) per la critica e la documentazione: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Mario Martini (a cura di), Aldo Capitini libero religioso rivoluzionario nonviolento. Atti del Convegno, Comune di Perugia - Fondazione Aldo Capitini, Perugia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Gian Biagio Furiozzi (a cura di), Aldo Capitini tra socialismo e liberalismo, Franco Angeli, Milano 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005; Maurizio Cavicchi, Aldo Capitini. Un itinerario di vita e di pensiero, Lacaita, Manduria 2005; Marco Catarci, Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007; Alarico Mariani Marini, Eligio Resta, Marciare per la pace. Il mondo nonviolento di Aldo Capitini, Plus, Pisa 2007; Maura Caracciolo, Aldo Capitini e Giorgio La Pira. Profeti di pace sul sentiero di Isaia, Milella, Lecce 2008; Mario Martini, Franca Bolotti (a cura di), Capitini incontra i giovani, Morlacchi, Perugia 2009; Giuseppe Moscati (a cura di), Il pensiero e le opere di Aldo Capitini nella coscienza delle giovani generazioni, Levante, Bari 2010; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; e Amoreno Martellini, Fiori nei cannoni. Nonviolenza e antimilitarismo nell'Italia del Novecento, Donzelli, Roma 2006; c) per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato ed i volumi bibliografici segnalati sopra]

Ne sento il vuoto.
Era morto un bimbo, di fame:
recline sulle braccia della madre gialla,
il latte trovato in farmacia scivolava sulle labbruzze
inerti - era tardi.
Terribilmente semplici avevamo deciso
di metterci al posto del piccolo, uno dopo l'altro,
fin che non si apriva lo spiraglio del lavoro
per tutti: nella stanza terrana del vallone
tra la gente stupita (curiosavano i piccoli
il prete era sparito,
il medico e i notabili tentavano velare
con la parola intossicazione
per continuare a parassitare tranquilli il paese,
i giovani meditavano,
mi piangevano i vecchi - perche', tu? -,
sentivo, sotto, un pozzo senza fondo)
dopo giorni la postina e' venuta
con una lettera, di uno sconosciuto,
firmata Aldo Capitini.

Poi l'ho incontrato, in alto nella torre
del Comune a Perugia,
la dimora del padre campanaro:
era impacciato a camminare
ma enormemente libero e attivo,
concentrato ma aperto alla vita di tutti,
non ammazzava una mosca
ma era veramente un rivoluzionario,
miope ma profeta.

4. RIFLESSIONE. PIETRO POLITO: ELOGIO DELL'ATTENZIONE: IL MESSAGGIO DELLA NONVIOLENZA
[Dal sito del "Centro studi Sereno Regis" di Torino riprendiamo il seguente intervento]

Lo stato d'animo con cui Natalia Aspesi ha dichiarato di avere affrontato la cosiddetta fase 2, che si e' avviata alla fine lockdown, a partire dal 4 maggio 2020, e si e' conclusa con la cosiddetta fase 3, iniziatasi il 3 giugno, e' coinciso con il mio: "Vilmente aspetto, forse usciro' domani, forse dopodomani, forse chissa' quando: non ho paura del virus. [...] Ho paura di noi, degli altri ma anche di me" (1). La tragedia e' entrata nelle nostre vite come paura del presente e del futuro tanto che ci sembra fuori luogo enfatizzare la differenza tra il tempo che abbiamo lasciato, tra la vita precedente, "a cui ora si dovrebbe tornare, ma che gia' non ci piaceva piu'", e la vita nova che si aprirebbe dopo il lockdown: "Per quale ragione – si domanda Aspesi – dopo questi due mesi di tragedia  la vita imprigionata, il futuro che  centinaia di futurologi promettono spaventoso, dovremmo essere cambiati, diversi, nuovi, generosi, pazienti, altruisti, sereni, democratici, educati, informati, affidabili, fiduciosi, onesti, prudenti, sinceri, ottimisti, frugali, protettivi, responsabili, coscienziosi, addirittura fratelli, quindi non piu' infelici?" (2).
In effetti, che cosa lascia pensare e sperare che di colpo l'esperienza crudele che stiamo vivendo, che non si e' affatto conclusa e che potrebbe ripresentarsi in forme ancora piu' devastanti (facciamo i debiti scongiuri), abbia prodotto o produrra' effetti benefici e argini durevoli al nostro egoismo? Certo, c'e' da augurarsi la crescita della consapevolezza che "siamo una piccola insignificante porzione di tutto l'immenso mondo, senza scampo nel bene e nel male, soprattutto nel male" (3). Anch'io come la scrittrice, mi sento prigioniero, non perche' per alcune settimane sono stato costretto in casa, piuttosto perche' "il mondo con tutti i suoi mastodontici disumani errori si e' imprigionato contro se stesso. Mi ha imprigionato: anche se mi grazia e mi libera, che liberta', che grazia, non a me ma agli altri assicura?" (4). A differenza della scrittrice, ho paura piu' di me stesso che degli altri. Dai maestri ho imparato che in situazioni estreme dove e' in gioco la scelta tra il bene e il male, tra l'interesse particolare e il bene comune, occorre sempre partire con umilta' da un salutare esame di coscienza.
In me e' piu' forte il timore che, "se e' vero che, per un po' nulla sara' piu' come prima, non illudiamoci, le premesse ci sono gia' perche' tutto cambi perche' tutto torni come prima" (5). Non basta. Concordo con chi ha scritto che "ci sara' da lottare, per strappare al nuovo un volto umano" (6). Si', lottare! Non c'e' da aver paura della parola "conflitto" se significa: lottare sul piano sociale contro le disuguaglianze; sul piano politico contro ogni possibile tentativo di furto di diritti; sul piano culturale per un'etica della relazione; sul piano esistenziale contro noi stessi. Forse "e' giunta l'ora di riscoprire la forza del conflitto", "l'ora di invocare il Widerstansrecht, il diritto di resistenza"? (7).
Il contrasto dei tempi nuovi sara' tra i mercanti e gli umanisti. Fondamentalmente vi sono due modi di scrutare cio' che la pandemia lascera' nei cuori e nelle menti: quello del mercante che ne trarra' nuove occasioni per rinnovare e ampliare il proprio interesse e quello dell'umanista che lotta per instaurare un mondo migliore. Il valore del mercante e' la distrazione, il valore dell'umanista e' l'attenzione. Il mercante conta sulla nostra distrazione, mentre l'umanista e' sempre in allarme, sa che i valori non sono mai dati una volta per tutte: la liberta' puo' essere perduta, l'uguaglianza non e' mai raggiunta, la guerra puo' tornare. Dovremo imparare a essere piu' discreti verso l'ambiente, le cose, le persone: "Ma prima occorrerebbe che decrescesse il numero di quanti trovano ancora il modo di approfittare delle crisi per arricchirsi" (8).
Come direbbe il filosofo italiano della nonviolenza, Aldo Capitini, la scelta e' tra l'accettazione della realta' cosi' come e' e il "riconoscimento di dover elevare la nostra vita a un uso più attento, piu' puro, piu' aperto, e che non ci basta ne' la prudenza ne' la saggezza ne' la religione che gia' abbiamo" (9). Da Capitini, anche se troppo spesso non sono stato e non sono conseguente nelle mie azioni, ho imparato l'importanza della fiducia razionale; dell'apertura religiosa; della presenza aperta; dell'attenzione che si manifesta con e nella gentilezza.
Personalmente mi riconosco in una sorta di "laicismo solidale" (10). Il "laicismo solidale" poggia la scelta del bene e il rifiuto del male su un fondamento razionale. Se il male e' dolore, sofferenza, guerra, genocidio, segregazione razziale, intolleranza, coercizione, prevaricazione, ingiustizia, egoismo, indifferenza, violenza, volgarita', noncuranza, aridita', superficialita', spreco, profitto, "il bene e' selettivo, riservato, spesso timido. Il bene e' l'indignazione che si offende e si rattrista. Esso si nutre di attenzione e scrupoli. E' la gentilezza perdente" (11). Attenzione. La gentilezza perdente non e' sinonimo di sconfitta. Anzi e' la via migliore per raggiungere risultati condivisi, effettivi, duraturi. La gentilezza dei vincitori viene dopo la sconfitta dell'altro e sancisce e stabilisce i rapporti di forza tra vincitori e vinti. Al contrario, la gentilezza dei perdenti, che e' sconvolgente tanto piu' quanto piu' e' inaspettata e imprevista, interroga i contendenti, scuote le certezze, introduce il dubbio, e' produttiva di nuove relazioni.
Attraverso la nonviolenza si impara a preferire l'apertura alla rivolta. Per questa via il ribellismo giovanile si trasforma nella consapevolezza che laicita' significa anzitutto sforzo ininterrotto a liberarsi dai propri idoli non solo religiosi. La nonviolenza e' un modo di impegnarsi per la giustizia contrapponendosi non alle persone ma alle situazioni. La presenza aperta va oltre la tolleranza perche' non si arresta al precetto: "Non fare agli altri cio' che non vogliamo che gli altri facciano a noi"; oltre la fede perche' non e' limitata al cerchio dei credenti; oltre la tolleranza che e' una virtu' negativa: l'apertura e' una virtu' attiva, e' gioia, attenzione appassionata, offerta del nostro contributo.
Mi accade spesso di riprendere gli Atti di una presenza aperta per poter rileggere e rimeditare un verso di Capitini: "E non coglierai i fiori. Solo il fiore che / lasci sulla pianta e' tuo. Mostrerai che tu non / sei figlio del torrente che scava, usurpa e / fugge" (12). Il principio dell'amicizia come pratica nonviolenta potrebbe essere formulato in questo modo: "Come tu non mi chiederai di fare e di essere cio' che non desidero, anch'io non ti chiedero' di assumere comportamenti che non senti". Se nella relazione ci si pone in modo nonviolento, cio' che conta e' il dialogo, la conoscenza, la voglia di scoprire e di scoprirsi senza sopraffare o lasciarsi sopraffare. L'abitudine a sovrastare porta a credere necessarie cose che non lo sono. Se affermarsi vuol dire imporsi, se "vincere" significa "sconfiggere", se ottenere significa possedere, le amiche e gli amici della nonviolenza scelgono la rinuncia.
La nonviolenza e' "attenzione e affetto per ogni singolo essere proprio nel suo esser lui e non un altro, per la sua esistenza, liberta', sviluppo" (13), lambisce le nostre scelte ordinarie di tutti i giorni e ha a che fare con la gentilezza e la delicatezza, la tenerezza, la pazienza e la prudenza, ci interroga nelle scelte estreme della vita e ha a che fare con il coraggio e la responsabilita', con la fede e la speranza. Nonviolenza e' attivita', impegno, iniziativa: siamo noi che "prendiamo l'iniziativa dell'appassionato superamento dei limiti" (14). Nonviolenza e' conoscenza di se', dei nostri pensieri e delle nostre azioni, come delle nostre passioni e delle nostre emozioni; e' capacita' di riconoscere che ci sono dei limiti alle nostre azioni e alle nostre aspirazioni; e' sospensione del giudizio; e' disposizione all'ascolto; e' attenzione ai modi di essere che sono in noi e negli altri: "L'attenzione a cio' che e' altro, nulla toglie alla fermezza di cui siamo persuasi" (15).
L'augurio e' che a molti sia accaduto almeno una volta di porsi durante la pandemia alcune domande come le seguenti. Immersi in un presente senza storia, quanta attenzione dedichiamo all'ascolto? Quanto tempo passiamo a guardare senza osservare? E quanto tempo perdiamo a chiacchierare invece di parlare, a sentire invece di ascoltare? Invece, perche' non proviamo a scandire le nostre giornate con la saggezza della nonviolenza? Ascoltiamo Aldo Capitini: "il valore non e' una quantita', ma uno stile" (16). Se, il valore che ci guida nelle nostre azioni e' l'attenzione, e non la distrazione, possiamo cercare di impiegare il tempo nel modo piu' nonviolento possibile e tentare di "elevare la nostra vita cercandone un uso piu' attento, piu' puro, piu' aperto" (17).
*
Note
1. N. Aspesi, Fuori c'e' un mondo che non e' cambiato. Io per ora non esco: ho paura di noi, "la Repubblica", a. 45, n. 106, mercoledi' 6 maggio 2020, p. 17.
2. Ibidem. Per una chiara e accurata sintesi delle vicende pandemiche: Martina Girola, Coronavirus, cento giorni che hanno stravolto l'Italia, "Life Gate Stories", pubblicato on line il 30 maggio 2020.
3. N. Aspesi, Fuori c'e' un mondo che non e' cambiato. Io per ora non esco: ho paura di noi, cit., p. 17.
4. Ibidem.
5. Pier Giorgio Ardeni, Sinistra. Attenzione, il populismo non e' un virus, "il manifesto", a. L, n. 108, mercoledi' 6 maggio 2020, p. 1.
6. Marco Revelli, La metamorfosi asociale e l'assalto al Palazzo sferrato da Confindustria, "il manifesto", a. L, n. 108, mercoledi' 6 maggio 2020, p. 15.
7. Cosi' ritiene lo storico del movimento operaio, tra i fondatori della rivista "Primo maggio", Sergio Bologna, in una intervista, a cura di Roberto Ciccarelli, "il manifesto", giovedi' 21 maggio 2020, p. 5.
8. Faccio mie le parole di Eric Chevillard che durante la pandemia ha tenuto un diario di scrittura sul suo blog L'Autofictif, poi trasferito sulle pagine del quotidiano "Le Monde", infine divenuto un libro Sine die, Prehistorica, Valeggio sul Mincio (Vr) 2020. Cito dall'intervista, Lo scrittore e il virus, storia d'antagonismo, a cura di Alessandro Zaccuri, "Avvenire", sabato 30 maggio 2020, p. 20.
9. A. Capitini, Religione aperta, Guanda, Modena 1955; seconda edizione riveduta e corretta, Neri Pozza, Vicenza 1964; Laterza, Roma-Bari, 2011, p. 105. Il tema e' adombrato in una nota di Alfonso Berardinelli, E' davvero normale la nostra normalita', "Avvenire", 22 maggio 2020: "Si sono levate voci vibranti in difesa della nostra normalita' di prima, che dovremmo senza nessuna vergogna e scrupolo riavere indietro esattamente come era. Voci di chi si crede molto realista e invece sogna. Una felice normalita' di vita non ha forse bisogno di essere diversa almeno in qualcosa di essenziale da quella che abbiamo conosciuto e che dovremmo non solo rimpiangere ma anche giudicare? Che cos'e' normale e che cosa non lo e' nei nostri cosiddetti stili di vita? E' mai possibile che nella nostra smania di innovare innumerevoli cose solo perche' il mercato ce lo impone, non sia possibile innovare liberamente qualcosa di propria iniziativa e dopo attenta riflessione? Siamo o no ancora capaci di attenta riflessione?".
10. La formula e' dell'amica Cristina Balzano Senza premeditazione. Scheggie 1988-2004, Trauben, Torino 2004.
11. Ivi, p. 202.
12. A. Capitini, Atti della presenza aperta, Sansoni, Firenze 1943, p. 11.
13. A. Capitini, Religione aperta, cit., p. 106.
14. Ivi, p. 15.
15. Ivi, p. 17.
16. Ivi, p. 102.
17. Ivi, p. 106.

5. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Carmen Fernandez Aguilar, Emmy Noether, Rba, Milano 2020, pp. 188, euro 9,99.
- Raffaele Lupoli, Francesco Matteuzzi, Don Peppe Diana. Per amore del mio popolo, PaperFirst, Roma 2020, pp. 128, euro 9,20 (in supplemento a "Il fatto quotidiano").
*
Riedizioni
- Eva Cantarella, I supplizi capitali, Rcs, Milano 2005, 2020, pp. 448, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Abilio Estevez, Tuo e' il regno, Adelphi, Milano 1999, Gedi, Roma 2020, pp. 384, euro 9,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").

6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

7. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3778 del 22 giugno 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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