[Nonviolenza] Telegrammi. 3758
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 3758
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Mon, 1 Jun 2020 19:44:26 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3758 del 2 giugno 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. La vera repubblica e la falsa
2. Il Movimento Nonviolento per la festa della Repubblica che ripudia la guerra
3. Cipax: Tutti cittadini, nessuno escluso
4. Christo
5. Tinin Mantegazza
6. Proposta di una lettera da inviare al governo
7. Proposta di una lettera da inviare ai Comuni
8. Jean-Marie Muller: Momenti e metodi dell'azione nonviolenta (parte terza e conclusiva)
9. Segnalazioni librarie
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'
1. L'ORA. LA VERA REPUBBLICA E LA FALSA
Questo 2 giugno si confronteranno due repubbliche, una vera e una falsa.
Quella vera dei martiri della Resistenza, della Costituzione antifascista, dei diritti umani di tutti gli esseri umani, di Giacomo Matteotti, dei fratelli Cervi, delle vittime di piazza Fontana, di Giorgiana Masi, di Jerry Masslo e di Soumaila Sacko.
E quella falsa sia della destra razzista e neofascista, dei nostalgici di Salo' che senza vergogna alcuna profanano la festa della repubblica democratica ed antifascista con le loro gazzarre e le loro parole d'ordine desunte dal "Volkischer Beobachter"; sia del governo mezzo-razzista che mantiene in vigore le misure hitleriane dei due "decreti sicurezza della razza", che non contrasta adeguatamente la schiavitu', che non abolisce l'apartheid nel nostro paese, che non rispetta il nitido dettato della Costituzione.
Quella falsa del governo centrale mezzo-razzista e di alcuni governi regionali razzisti che nell'emergenza dell'epidemia con la loro stoltezza, la loro irresponsabilita', la loro improntitudine e la loro protervia, hanno fatto si' che decine di migliaia di persone morissero: decine di migliaia di persone che potevano essere salvate da decisioni ragionevoli e oneste, tempestive e adeguate, che i governanti non hanno saputo o voluto adottare. Noi non dimentichiamo.
*
Il 2 giugno repubblicano, democratico, antifascista, costituzionale e' inverato dai migranti che stanno lottando contro la mafia e contro lo schiavismo, contro la segregazione e contro l'apartheid, contro il razzismo e il fascismo che torna.
Il 2 giugno repubblicano, democratico, antifascista, costituzionale e' inverato dai braccianti che in questi mesi di epidemia con il loro penoso lavoro, con la loro estrema sofferenza, con la continua esposizione delle loro stesse vite al pericolo estremo, subendo sovente condizioni di sfruttamento disumano, hanno garantito l'approvvigionamento alimentare all'intera popolazione italiana: salvando innumerevoli vite.
Sono loro, i migranti, i braccianti in lotta, la vera Repubblica italiana.
E con loro tutte le persone di volonta' buona che al razzismo, allo schiavismo, alla mafia e all'apartheid si oppongono, non con gli astratti proclami ma con la concreta azione nonviolenta, con la solidarieta' effettuale con tutte le oppresse e gli oppressi, insorgendo contro tutte le violenze per salvare tutte le vite.
La vera repubblica e' la legalita' che salva tutte le vite e tutte le violenze contrasta.
La vera repubblica e' il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
La vera repubblica e' soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
E' la repubblica per cui lottarono Mazzini, Gobetti e Gramsci, la repubblica pensata da Rosa Luxemburg, da Simone Weil e da Hannah Arendt, la repubblica in cui ogni essere umano vorrebbe vivere.
*
E quindi ripetiamo una volta ancora cio' che e' ancora necessario affermare.
Che occorre riconoscere tutti i diritti sociali, civili, politici, tutti i diritti umani, a tutte le persone che vivono in Italia.
Che occorre riconoscere il diritto d'asilo a chiunque di asilo ha bisogno, cosi' come stabilisce la Costituzione della Repubblica italiana.
Che occorre abrogare tutte le misure razziste ed incostituzionali imposte nel nostro paese da governi scellerati.
Che occorre far cessare schiavismo ed apartheid.
Che occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Che occorre riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Repubblica e' opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, al razzismo e a tutte le persecuzioni, al maschilismo e a tutte le oppressioni.
Repubblica e' riconoscere, rispettare e difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Repubblica e' riconoscere, rispettare e difendere quest'unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera, quest'unico mondo vivente di cui siamo insieme parte e custodi.
Siamo una sola umanita', nessuno sia abbandonato all'abuso, alla sofferenza, al terrore, alla morte.
2. REPETITA IUVANT. IL MOVIMENTO NONVIOLENTO PER LA FESTA DELLA REPUBBLICA CHE RIPUDIA LA GUERRA
[dal Movimento Nonviolento riceviamo e diffondiamo]
Care amiche e cari amici,
per la Festa della Repubblica che ripudia la guerra, rilanciamo la campagna "Un'altra difesa e' possibile".
Due gli appuntamenti:
- lunedi' primo giugno, alle ore 11, ci sara' un collegamento video qui: www.facebook.com/DifesaCivileNonviolenta
(per chi non avesse FB, sara' poi rilanciato su Youtube e sui siti delle nostre organizzazioni);
- martedi' 2 giugno, diffondiamo il volantino del Movimento Nonviolento e rilanciamo i contenuti e le proposte della nostra Campagna "Un'altra difesa e' possibile". Aiutateci a far girare. http://www.difesacivilenonviolenta.org/
In allegato tutte le informazioni
Buona Festa della Repubblica che ripudia la guerra!
Grazie
Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento
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Allegato primo: Festa della Repubblica che ripudia la guerra: un'altra difesa e' possibile
Festa della Repubblica che ripudia la guerra: un'altra difesa e' possibile
Evento video online della campagna il primo giugno 2020, alle ore 11.
In occasione e in preparazione della Festa della Repubblica, e della sua Costituzione che ripudia la guerra, le sei Reti promotrici hanno organizzato un momento pubblico di rilancio della Campagna "Un'altra difesa e' possibile". Una mobilitazione sostenuta dalla grande maggioranza della societa' civile italiana che lavora per la pace, i diritti, il disarmo, il servizio civile nata a Verona durante "Arena di Pace e Disarmo" del 2014 per chiedere l'istituzione di un Dipartimento della difesa civile non armata e nonviolenta.
Nel corso della XVII legislatura la nostra Campagna era riuscita a raccogliere le firme sufficienti per una Proposta di Legge di iniziativa popolare, successivamente trasformata in Proposta di Legge parlamentare con piu' di 70 firmatari incardinata nelle competenti Commissioni della Camera dei Deputati. Con il cambio di legislatura e con la nuova situazione politica e i cambi di Governo le Reti promotrici di "Un'altra difesa e' possibile" hanno deciso di compiere insieme un nuovo passo, nell'ambito di quanto stabilito dalla Costituzione, per far continuare a chiedere la creazione di un "luogo istituzionale" in cui poter esercitare concretamente il diritto-dovere di difesa della Patria con modalita' non armate e nonviolente.
L'appuntamento e' per lunedi' primo giugno alle ore 11 con una conferenza stampa video in cui verra' presentate la nuova proposta di azione e la nuova fase di mobilitazione.
www.facebook.com/DifesaCivileNonviolenta
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Per ulteriori informazioni sui contenuti della Proposta di Legge e sul tema della difesa civile non armata e nonviolenta:
sito: www.difesacivilenonviolenta.org
e-mail: info at difesacivilenonviolenta.org
tel. 0458009803 – 3482863190
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Allegato secondo: Movimento Nonviolento: 2 giugno nonviolento
La buona notizia e' che non ci sara' la parata militare. Finalmente.
La cattiva notizia e' che non potranno sfilare nemmeno i civili. Purtroppo.
Ma noi vogliamo festeggiare comunque il 2 giugno, compleanno della Repubblica.
Nome: Repubblica
Cognome: Italiana
Nata il: 2 giugno 1946
Luogo: Urna elettorale
Maternita': Resistenza antifascista
Paternita': Referendum istituzionale
Con questi dati anagrafici, figlia della liberta' conquistata, di un voto popolare, e con la bella Costituzione che porta in dote, le siamo debitori per il ripudio della guerra e per la pace che ha garantito con la sua vocazione europea. Noi cittadini abbiamo il compito di difenderla, lo dice la Costituzione stessa, che ci affida questo "sacro dovere" (articolo 52). I cittadini sono civili e disarmati, uno status in contrapposizione a quello militare, per definizione.
E poiche' la Repubblica e' fondata sul lavoro, sui diritti, sulla dignita', sulla cultura, sulla tutela delle minoranze, sulla pace e sulla giustizia, puo' essere difesa solo con strumenti compatibili con questi principi fondamentali (articoli 1-12). E' la difesa civile, non armata e nonviolenta il metodo che i cittadini hanno a disposizione per tutelare la Repubblica.
Oggi gli strumenti simbolo della "difesa della Patria" sono mascherine, guanti, disinfettante, non cacciabombardieri, blindati, corazzate. La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettivita', e garantisce cure gratuite agli indigenti (articolo 32). Dobbiamo difenderci dalla malattia, dal contagio, tutelare i piu' deboli e i fragili. Dopo la pandemia e l'emergenza sanitaria, le forze da mettere in campo sono quelle del lavoro, medici e infermieri, le categorie delle arti e dei mestieri, gli studenti, gli educatori, gli immigrati, i bambini e le bambine, le madri e i padri, le ragazze e i ragazzi del Servizio civile universale. Questa e' la vera ricchezze della Repubblica che chiede di rimuovere l'ostacolo delle enormi spese militari ed avere a disposizione risorse per garantire il sistema sanitario a tutti. Ecco perche' la parata militare e' ormai anacronistica.
Il 2 giugno festeggiamo la Repubblica democratica, unitaria, parlamentare. Noi vogliamo portare la nostra aggiunta nonviolenta affinche' sia anche disarmata, strumento di pace che ripudia la guerra (articolo 11).
3. L'ORA. CIPAX: TUTTI CITTADINI, NESSUNO ESCLUSO
[dal Cipax (Centro interconfessionale per la pace) riceviamo e diffondiamo]
La festa della Repubblica cade quest'anno nel periodo di emergenza sanitaria, liberandoci dalla incomprensibile parata militare che fin qui l'ha caratterizza. Ecco un ritorno alla "normalita'" e alle 2vecchie abitudini" che non ci auguriamo affatto. Il vizio e' pero' cosi' incallito che non si e' voluto fare a meno dell'esibizione delle Frecce tricolori, per di piu' replicata in diversi cieli con le prevedibilissime conseguenze a terra!
La nostra Repubblica e' fondata sul lavoro e piu' che mai in questo periodo in cui la crisi non ha ancora prodotto tutte le sue conseguenze, sara' bene ricordare e onorare lo straordinario lavoro fatto da molte lavoratrici e molti lavoratori, e non solo nel settore sanitario, negli ultimi mesi. Ma proprio per questo dobbiamo ricordare chi questo lavoro l'ha perso o non l'ha mai avuto, almeno in maniera dignitosa. E cittadine e cittadini devono essere tutti coloro che, anche in condizioni insostenibili e senza status giuridico, lavorano nel nostro paese per altri cittadini. Questa e' la bussola che deve orientare la politica del nostro paese.
La pandemia ha sottolineato e acuito le differenze sociali. Fin dal primo giorno del "Tutti a casa" si e' capito che ci si era semplicemente dimenticati chi la casa non ce l'ha. Di dimenticanza in dimenticanza, degli ultimi soprattutto, siamo giunti ad un momento in cui il nostro tessuto sociale e' piu' che mai strappato. Non ci auguriamo affatto rivolte e lacerazioni ancora maggiori, il cambiamento richiede non solo forza della volonta' ma anche dell'intelligenza, come la tradizione pacifista ci insegna.
E' la forza della ragione che ci fa ripetere una volta di piu' l'urgenza di abbandonare la follia delle spese militari, degli armamenti. I mesi di emergenza hanno dimostrato l'irrazionalita' della distribuzione delle risorse nazionali. Salute ed educazione sono state le piu' colpite, ma non sono le sole. Hanno evidenziato l'urgenza di un corpo civile, comunque lo si voglia chiamare, al servizio dei bisogni del paese. La straordinaria supplenza svolta dal volontariato – in una situazione in cui intere fasce hanno rischiato e rischiano letteralmente la fame - sottolinea ancora di piu' quanto folle sia la criminalizzazione della solidarieta'.
Il Cipax e' impegnato a promuovere la pace operando nella sua dimensione interconfessionale. Nel nostro paese non solo non sono superate le discriminazioni sociali, economiche e culturali, ma neppure quelle religiose. I ricorrenti episodi di antisemitismo, di islamofobia, comunque di non rispetto della fede, compreso il diritto a non avere fede, si mescolano alla violenza economica che devasta la nostra societa'. La festa di tutti i cittadini e di tutte le cittadine, perche' solo tale e' la festa della Repubblica, puo' essere solo la garanzia di una societa' giusta, democratica, libera e inclusiva e con un impatto sostenibile sulla terra in cui viviamo.
4. LUTTI. CHRISTO
E' deceduto Christo Yavachev
l'artista che rivelava la mercificazione del mondo.
Con gratitudine lo ricordiamo.
5. LUTTI. TININ MANTEGAZZA
E' deceduto Tinin Mantegazza
artista amico dei bambini.
Con gratitudine lo ricordiamo.
6. REPETITA IUVANT. PROPOSTA DI UNA LETTERA DA INVIARE AL GOVERNO
Gentilissima Ministra dell'Interno,
vorremmo sollecitare tramite lei il governo ad adottare con la massima tempestivita' le seguenti misure:
a) garantire immediati aiuti in primo luogo alle persone che piu' ne hanno urgente bisogno, e che invece vengono sovente scandalosamente dimenticate perche' emarginate ed abbandonate alla violenza, al dolore e alla morte, quando non addirittura perseguitate;
b) abrogare immediatamente le scellerate misure razziste contenute nei due cosiddetti "decreti sicurezza della razza" imposti dal precedente governo nel 2018-2019, scellerate misure razziste che violano i diritti umani e mettono in ancor piu' grave pericolo la vita di tanti esseri umani;
c) riconoscere a tutte le persone che vivono in Italia tutti i diritti che ad esse in quanto esseri umani sono inerenti, facendo cessare un effettuale regime di apartheid che confligge con il rispetto dei diritti umani, con la democrazia, con i principi fondamentali e i valori supremi della Costituzione della Repubblica italiana.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Ringraziandola per l'attenzione ed augurandole ogni bene,
Firma, luogo e data, indirizzo del mittente
*
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare la lettera sono i seguenti:
segreteriatecnica.ministro at interno.it
caposegreteria.ministro at interno.it
Vi preghiamo altresi' di diffondere questo appello nei modi che riterrete opportuni.
7. REPETITA IUVANT. PROPOSTA DI UNA LETTERA DA INVIARE AI COMUNI
Egregio sindaco,
le scriviamo per sollecitare l'amministrazione comunale ad immediatamente adoperarsi affinche' a tutte le persone che vivono nel territorio del comune sia garantito l'aiuto necessario a restare in vita.
Attraverso i suoi servizi sociali il Comune si impegni affinche' tutti i generi di prima necessita' siano messi gratuitamente a disposizione di tutte le persone che non disponendo di altre risorse ne facciano richiesta.
Crediamo sia un dovere - un impegnativo ma ineludibile dovere - che il Comune puo' e deve compiere con la massima tempestivita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Confidando nell'impegno suo e dell'intera amministrazione comunale, voglia gradire distinti saluti
Firma, luogo e data
Indirizzo del mittente
*
Gli indirizzi di posta elettronica di tutti i Comuni d'Italia sono reperibili nei siti internet degli stessi.
Vi preghiamo altresi' di diffondere questo appello nei modi che riterrete opportuni.
8. TESTI. JEAN-MARIE MULLER: MOMENTI E METODI DELL'AZIONE NONVIOLENTA (PARTE TERZA E CONCLUSIVA)
[Riproponiamo ancora una volta il testo di un opuscolo edito dal Movimento Nonviolento che a sua volta riproduceva anastaticamente un capitolo di una piu' ampia opera. L'opuscolo e': Jean-Marie Muller, Momenti e metodi dell'azione nonviolenta, Edizioni del Movimento Nonviolento, s. i. l. 1981; il libro e' Jean-Marie Muller, Strategia dell'azione nonviolenta, Marsilio, Venezia-Padova 1975 (il capitolo e' il settimo, alle pp. 73-99). Noi riproduciamo qui il testo di Muller senza le note dell'autore e senza la presentazione del traduttore Matteo Soccio (uno dei maggiori studiosi ed amici della nonviolenza in Italia), rinviando per la lettura del testo integrale all'acquisto dell'opuscolo, disponibile presso il Movimento nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org
Jean-Marie Muller, filosofo francese, nato nel 1939 a Vesoul, docente, ricercatore, e' tra i più importanti studiosi del pacifismo e delle alternative nonviolente, oltre che attivo militante nonviolento. E' direttore degli studi presso l'Institut de Recherche sur la Resolution non-violente des Conflits (Irnc). In gioventu' ufficiale della riserva, fece obiezione di coscienza dopo avere studiato Gandhi. Ha condotto azioni nonviolente contro il commercio delle armi e gli esperimenti nucleari francesi. Nel 1971 fondo' il Man (Mouvement pour une Alternative Non-violente). Nel 1987 convinse i principali leader dell'opposizione democratica polacca che un potere totalitario, perfettamente armato per schiacciare ogni rivolta violenta, si trova largamente spiazzato nel far fronte alla resistenza nonviolenta di tutto un popolo che si sia liberato dalla paura. Tra le opere di Jean-Marie Muller: Strategia della nonviolenza, Marsilio, Venezia 1975; Il vangelo della nonviolenza, Lanterna, Genova 1977; Significato della nonviolenza, Movimento Nonviolento, Torino 1980; Momenti e metodi dell'azione nonviolenta, Movimento Nonviolento, Perugia 1981; Lessico della nonviolenza, Satyagraha, Torino 1992; Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Desobeir a' Vichy, Presses Universitaires de Nancy, Nancy 1994; Vincere la guerra, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1999; Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004; Dictionnaire de la non-violence, Les Editions du Relie', Gordes 2005]
b. Azioni dirette d'intervento
Se la manifestazione e' un confronto diretto con il pubblico che si cerca di far aderire alla propria causa perche' eserciti una pressione capace di provocare il cambiamento ricercato, se l'azione di non-cooperazione ha lo scopo di inaridire le fonti del potere dell'avversario e di costringerlo a soddisfare le rivendicazioni che gli vengono presentate, l'intervento nonviolento e' un confronto diretto con l'avversario attraverso il quale ci si sforza di provocare il cambiamento nei fatti. Con l'intervento nonviolento si porta il conflitto nel campo dell'avversario che e' posto di fronte ai fatti compiuti, per cui lo scontro diventa inevitabile. L'intervento provoca deliberatamente le rappresaglie e la repressione, per cui i rischi in cui si incorre devono essere accuratamente calcolati.
- Il sit-in. Il piu' noto metodo di intervento diretto nonviolento e' il sit-in (letteralmente: stare seduti dentro) che fu impiegato soprattutto dai neri negli Stati Uniti per ottenere la fine della segregazione nei ristoranti, nei cinema, nelle biblioteche, ecc. Si tratto' allora di sfidare i responsabili di quei locali pubblici mettendoli di fronte al fatto compiuto e di obbligarli a cedere di fronte alla pressione sociale cosi' esercitata.
Generalmente il sit-in e' un'occupazione che si fa stando seduti nei locali di proprieta' dell'avversario allo scopo di imporsi a lui come interlocutori necessari e di obbligarlo a riconoscere i diritti che si e' rifiutato, fino a quel momento, di prendere in considerazione. Durante uno sciopero operaio, questo metodo dovrebbe consistere nell'occupare pacificamente gli uffici del padrone per costringerlo a negoziare nel caso che si rifiuti di farlo. Esso dovrebbe essere sistematicamente preferito al sequestro del padrone nel suo ufficio, per ragioni morali e tattiche, e dovrebbe rivelarsi piu' efficace.
In senso lato il sit-in consiste nello svolgere una manifestazione sedendosi in un luogo pubblico. Questo metodo puo' essere impiegato in particolare da quelli che partecipano ad una manifestazione che rischia di scontrarsi con le forze di polizia. Essa permette allora un'occupazione efficace del terreno che diventa molto difficile da "pulire", e permette alla manifestazione di durare. E' possibile allora che le forze di polizia indietreggino di fronte alla responsabilita' di caricare, a colpi di sfollagente e di bombe lacrimogene, una folla silenziosa il cui solo torto e' di star seduta in una strada per far valere i propri diritti. Ma e' anche possibile che esse non indietreggino e si decidano invece a fare una carica. Queste due possibilita' si sono verificate negli Stati Uniti nel corso di manifestazioni nonviolente dei neri in lotta per 1'integrazione. Si tratta di valutare nel modo piu' giusto possibile il rischio che si corre, partendo dall'analisi del clima politico e sociale nel quale si svolge la manifestazione. Se si prendera' la decisione di andare fino in fondo, e' opportuno che le prime file dei manifestanti siano particolarmente preparate, sia psicologicamente che tecnicamente, ad affrontare le cariche della polizia e conoscano in particolare i metodi elementari di protezione che devono essere presi in quel momento (si tratta soprattutto di proteggersi la nuca con le mani). Se la polizia non osa disperdere la manifestazione con la violenza, si trova costretta a portar via uno alla volta tutti i manifestanti.
Si puo' dare allora la parola d'ordine di rifiutare qualsiasi cooperazione con le forze di polizia, e cioe' di "diventare molli" (come dicono gli anglosassoni) e lasciarsi "manipolare" con calma dai poliziotti mentre questi riempiono i furgoni destinati a ricevere i manifestanti.
- L'ostruzione. L'ostruzione consiste nell'impedire la libera circolazione su una via pubblica facendo dei proprio corpo un ostacolo inevitabile per chi volesse passare. Questo metodo e' stato utilizzato in particolare in occasione di scioperi operai per impedire ai non-scioperanti di accedere al loro posto di lavoro. Si e' pure ricorso a questo procedimento per ottenere l'arresto e l'immobilizzazione di veicoli che servono ad alimentare direttamente, sia in uomini che in materiali, l'ingiustizia che si combatte. Puo' essere utilizzata anche per impedire una costruzione giudicata indesiderabile come quella di una base militare, di una centrale atomica o di una realizzazione di prestigio che costituirebbe un'ingiuria per i poveri: si tratterebbe in questi casi di occupare il cantiere e di impedire agli operai di lavorare. Si puo' anche concepire l'ostruzionismo simbolico dell'ingresso di un edificio ufficiale: ostruendo ad esempio l'ingresso del ministero della Difesa nazionale per protestare contro la vendita di armi che vanno ad alimentare l'oppressione in diversi paesi stranieri.
In genere, e' preferibile che l'ostruzione sia compiuta da un gran numero di persone piuttosto che da poche. Vi sono soprattutto meno pericoli e l'azione sara' capita meglio dal pubblico.
In questi ultimi tempi, si sono sviluppate altre tecniche di ostruzione: non si tratta piu' soltanto di fare ostruzione con il proprio corpo ma con la propria automobile, con il proprio trattore, o con il proprio camion. Il fine dell'ostruzione qui non e' piu' di impedire gli spostamenti dell'avversario o di rendere impossibile la cooperazione con lui, ma di impedire semplicemente la circolazione al fine di creare il fatto che consenta di far conoscere l'ingiustizia all'opinione pubblica. E' noto che in Francia i commercianti, gli agricoltori e i camionisti sono ricorsi a queste tecniche, e generalmente con successo.
- L'usurpazione civile. Invece che abbandonare il proprio posto e interrompere ogni attivita', puo' essere piu' efficace, per dare scacco al sistema, sovvertirlo dall'interno restando al proprio posto. Si tratta allora di ignorare volutamente le istruzioni che giungono dall'alto e d'impegnarsi a seguire, nel proprio lavoro, le disposizioni dei movimento di resistenza. Invece di scioperare, questa o quella categoria di funzionari o di professionisti puo' esercitare sul governo una pressione maggiore mettendo a disposizione del movimento "le sue armi e i suoi bagagli". Questo metodo di azione e' chiamato "usurpazione civile". Theodor Ebert ne da' la seguente definizione: "Lungi dall'interrompere il lavoro, gli insorti si assumono direttamente l'organizzazione dei lavoro secondo i metodi del sistema sociale che essi auspicano ed e' l'ampiezza di questa azione che costringe gli attuali detentori del potere ad adattarsi alle strutture create dagli insorti". Ci sembra opportuno precisare che non si tratta qui di fare evolvere le strutture dall'interno sforzandosi di sfruttare il piu' possibile il margine d'iniziativa lasciato dal sistema. Salvo qualche eccezione, questo comportamento avalla maggiormente il sistema piu' di quanto non lo metta in discussione. Serve spesso di pretesto a chi non ha il coraggio di rifiutare apertamente la propria collaborazione con l'ingiustizia. L'usurpazione civile si colloca certamente all'interno delle strutture, pero' essa opera una rottura con il sistema dominante e sfida apertamente la gerarchia. Si tratta di dirottare le strutture dal fine che e' loro assegnato dal sistema e di rivolgere la loro efficacia contro di esso.
Questo metodo puo' essere utilizzato allo scopo di incominciare a realizzare direttamente nei fatti il cambiamento sociale che si vuole promuovere, invece che esercitare una pressione per ottenerlo. Arriviamo percio' alla nozione di "controllo operaio" cosi' come e' stato gia' espresso nel contesto della lotta di classe. "L'assunzione del controllo da parte dei lavoratori significa che questi smettono di giocare secondo le regole. Significa che essi stessi decidono delle loro condizioni di lavoro, e soprattutto della loro produzione. Significa rifiutare totalmente la collaborazione con il sistema esistente. Significa farsi carico della vita dell'impresa (formazione professionale, ritmi, sicurezza, orari, ripartizione dei lavoro, movimenti del personale...). (...) La strategia del fatto compiuto e' sempre comprensibile a condizioni che sia onesta' fin dall'inizio della sua proposta. Infatti, non bisogna nascondere ai lavoratori che l'esercizio del controllo non puo' essere transitorio e legato ad un rapporto di forza. Cio' finisce sempre in uno scontro globale con l'avversario di classe (lock-out...). Ma soprattutto, l'esercizio dei controllo collettivo resta la forma migliore di apprendimento da parte dei proletariato delle responsabilita' che l'attendono per la presa del potere e la transizione verso il socialismo" ("Le controle ouvrier").
Cosi', invece di porsi in sciopero per reclamare nuovi ritmi di lavoro in fabbrica, gli operai decidono da soli di lavorare con i nuovi ritmi e instaurano in fabbrica una situazione di fatto. La pressione cosi' esercitata puo' rivelarsi piu' efficace.
L'usurpazione civile realizza contemporaneamente sia il programma di non-cooperazione con il quale ci si rifiuta di servire un sistema ingiusto, sia il programma costruttivo che permette di realizzare nei fatti le soluzioni concrete proposte dal movimento. I settori di attivita' sociale, in cui l'organizzazione dei lavoratori e' riuscita a soppiantare la direzione legata al sistema e in cui diventa possibile applicare concretamente i principi della nuova societa', costituiscono dei "territori liberati".
Certo, anche qui si dovra' fare i conti con i mezzi di risposta di cui dispone l'avversario. Egli tentera' di porre fine a questa usurpazione e di riprendere possesso dei servizi amministrativi o dei settori sociali che sono sfuggiti al suo controllo. Questa risposta dell'avversario potra' essere piu' o meno efficace a seconda dei rapporti di forza gia' esistenti. Puo' divenire necessario evacuare i territori momentaneamente liberati e organizzare la resistenza facendo ricorso unicamente ai metodi classici di non-cooperazione, e cioe' alle diverse forme di sciopero. Ma e' anche possibile che l'avversario si trovi disarmato per riprendere questi territori e che questi giochino allora un ruolo determinante nell'evoluzione del conflitto.
- Usurpazione delle funzioni governative e governo parallelo. Quando tutto un paese e' abbandonato all'arbitrio di un governo che intende imporre il dominio rinnegando tutti i principi della vita democratica, non si tratta piu' soltanto di opporsi a una legge particolare, si trattera' di opporsi al governo. Converra' percio', allo scopo di bloccare i meccanismi del governo e di paralizzarlo, estendere la disobbedienza civile alle leggi che, pur non essendo di per se stesse ingiuste, servono nondimeno ai progetti del governo.
Nella misura in cui la disobbedienza civile avra' potuto essere organizzata su scala nazionale, i leader dei movimento di resistenza potranno essere considerati come rappresentanti dell'autorita' legittima del paese. Se la situazione l'esiga e lo permetta - e bisogna ammettere che cio' si puo' verificare solo eccezionalmente - il movimento di resistenza puo' essere condotto a usurpare certe funzioni governative, fino a creare un governo parallelo. La popolazione ignorerebbe allora sistematicamente le decisioni del governo per obbedire solo alle disposizioni del movimento di resistenza. "Quando un gruppo di uomini rinnega lo Stato sotto la cui dominazione hanno vissuto fino ad allora - scrive Gandhi -, essi costituiscono quasi un proprio governo. Dico "quasi" perche' essi non arrivano al punto d'impiegare la forza quando lo Stato resiste".
9. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Giuseppe Gioachino Belli, Tutti i sonetti romaneschi, Newton Compton, Roma 1998, 2 voll. per pp. LII + 1196 (vol. I) e 1280 (vol. II).
*
Riedizioni
- Roberto Ampuero, L'ultimo tango di Salvador Allende, Mondadori, Milano 2014, 2015, Gedi, Roma 2020, pp. 336, euro 9,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").
*
Gialli
- Georges Simenon, Il fondo della bottiglia, Adelphi, Milano 2018, Gedi, Roma 2020, pp. 176, euro 9,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica" e a varie altre testate).
10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
11. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3758 del 2 giugno 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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