[Nonviolenza] Telegrammi. 3743
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- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Sun, 17 May 2020 20:37:39 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3743 del 18 maggio 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Alcune parole nella Giornata internazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia
2. Nanda Vigo
3. Giobbe Santabarbara: Ricordando Luigi Pintor
4. Proposta di una lettera da inviare al governo
5. Proposta di una lettera da inviare ai Comuni
6. Sosteniamo il Movimento Nonviolento
7. Giovanni Miccoli: Giuseppe Alberigo (2014) (Parte seconda e conclusiva)
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'
1. L'ORA. ALCUNE PAROLE NELLA GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO L'OMOFOBIA, LA LESBOFOBIA, LA BIFOBIA E LA TRANSFOBIA
Il pregiudizio e la persecuzione di cui tanti esseri umani continuano ad essere vittima per la loro identita' e il loro orientamento sessuale non lede solo la loro liberta' e dignita' di persone, ma viola la liberta' e la dignita' dell'umanita' intera.
Non vi e' speranza di liberazione per l'umanita' se non si riconosce ad ogni essere umano il suo diritto ad essere la persona che sente di essere e ad avere le relazioni umane che desidera avere nel rispetto dell'eguale liberta' e dignita' di ogni persona.
Nulla e' piu' criminale che opprimere una persona per il semplice fatto di essere la persona che e', per il semplice fatto di amare qualcuno.
Nel lungo cammino che dalla violenza e dal dolore porta alla liberta' e alla solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e sostiene e conforta, la lotta contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, costituisce qui e adesso un impegno cruciale e ineludibile.
*
Lottare nonviolentemente affinche' in tutto il mondo cessino le persecuzioni
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta', al riconoscimento e alla riconoscenza per i doni che ogni umana esistenza arreca all'umanita' intera.
Occorre quindi che sia impegno di tutte e tutti la lotta nonviolenta necessaria e urgente affinche' in nessun luogo del mondo nessuna persona sia piu' vittima di pregiudizi, di abusi e di persecuzioni per la sua identita' e il suo orientamento sessuale.
Occorre quindi anche che nelle relazioni internazionali le istituzioni sovrannazionali ed i paesi retti da ordinamenti democratici e quindi rispettosi dei diritti umani di tutti gli esseri umani premano in modo nitido e intransigente sui governi dei paesi che ancora criminalmente perseguitano persone per la loro identita' e il loro orientamento sessuale affinche' queste persecuzioni cessino immediatamente. Chi non si oppone a un crimine ne e' complice.
Lo stesso impegno che va posto contro la guerra, contro il razzismo, contro il maschilismo, contro qualsiasi forma di oppressione e di schiavitu', va posto contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia.
E' gia' fascista, e' gia' nazista, un paese, un regime e un'ideologia che perseguita un essere umano per la sua identita' e il suo orientamento sessuale.
E' dovere di ogni persona senziente e pensante e di ogni civile istituto lottare nonviolentemente per far cessare tutti i pregiudizi, tutti gli abusi, tutte le persecuzioni.
E' dovere di ogni persona senziente e pensante e di ogni civile istituto impegnarsi per far cessare per sempre l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia; impegnarsi per far cessare per sempre ogni violenza che nega i diritti umani di tutti gli esseri umani, che nega l'umanita' dell'umanita'.
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Le parole del Presidente della Repubblica
Oggi, in questa Giornata internazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, sagge parole sono state pronunciate dal Presidente della Repubblica italiana.
Ci e' grato riproporle con vivo consentimento qui di seguito, riprendendole dal sito del Quirinale (www.quirinale.it).
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione: "La ricorrenza del 17 maggio e' stata scelta, in ambito internazionale, per promuovere il contrasto alle discriminazioni, la lotta ai pregiudizi e la promozione della conoscenza riguardo a tutti quei fenomeni che, per mezzo dell'omofobia, della transfobia e della bifobia, perpetrano continue violazioni della dignita' umana.
Le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale costituiscono una violazione del principio di eguaglianza e ledono i diritti umani necessari a un pieno sviluppo della personalita' umana che trovano, invece, specifica tutela nella nostra Costituzione e nell'ordinamento internazionale.
E' compito dello Stato garantire la promozione dell'individuo non solo come singolo, ma anche nelle relazioni interpersonali e affettive. Perche' cio' sia possibile, tutti devono essere messi nella condizione di esprimere la propria personalita' e di avere garantite le basi per costruire il rispetto di se'. La capacita' di emancipazione e di autonomia delle persone e' strettamente connessa all'attenzione, al rispetto e alla parita' di trattamento che si riceve dagli altri.
Operare per una societa' libera e matura, basata sul rispetto dei diritti e sulla valorizzazione delle persone, significa non permettere che la propria identita' o l'orientamento sessuale siano motivo di aggressione, stigmatizzazione, trattamenti pregiudizievoli, derisioni nonche' di discriminazioni nel lavoro e nella vita sociale".
*
Con la scelta della nonviolenza per i diritti umani di tutti gli esseri umani
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Siamo una sola umanita', composta di persone tutte diverse e tutte eguali in dignita' e diritti, in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Rispetto per ogni persona e per l'umanita' intera.
Opporsi alla violenza con la scelta della nonviolenza: che e' riconoscimento e riconoscenza.
Opporsi alla violenza con la scelta della nonviolenza: che e' forza della verita'.
Opporsi alla violenza con la scelta della nonviolenza: che e' rispetto per la vita.
Opporsi alla violenza con la scelta della nonviolenza: che e' vittoria per il mondo vivente tutto.
Opporsi alla violenza con la scelta della nonviolenza: che e' la forza dell'amore.
In questa giornata riaffermiamo l'umanita' dell'umanita'.
In questa giornata riaffermiamo il dovere di lottare nonviolentemente per inverare i diritti di tutte le persone.
In questa giornata riaffermiamo il dovere di agire nei confronti delle altre persone cosi' come vorremmo che le altre persone agissero verso di noi.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la liberazione comune, per il bene comune dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Agisci tu contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia.
Agisci tu per la dignita', la liberta' e la felicita' di tutti gli esseri umani.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
2. LUTTI. NANDA VIGO
E' deceduta Nanda Vigo, artista e designer.
Con gratitudine la ricordiamo.
3. MEMORIA. GIOBBE SANTABARBARA: RICORDANDO LUIGI PINTOR
Ricorre oggi, il 17 maggio, l'anniversario della morte di Luigi Pintor, che ci ha lasciato nel 2003.
Resistente antifascista, militante comunista, giornalista di asciutto dettato tutto fatti e pensiero che li illumina, e memorialista in forma di apologhi di stile perfetto che ogni volta che li rileggi ancora e ancora un nodo di commozione ti stringe.
Era fratello di Giaime Pintor, uno dei primi caduti nella lotta di liberazione dal nazifascismo, la cui ultima lettera al fratello Luigi e' stato uno dei testi su cui si e' formata piu' di una generazione di militanti.
Ed era il padre di Giaime e di Roberta, che furono figure che chi appartiene alla mia generazione ricorda ancora, e che morirono ancor giovani lasciandolo in un lutto immedicabile.
Chi scrive queste righe di ricordo e gratitudine si persuase da giovane all'impegno politico leggendo ogni giorno il "Manifesto", che all'epoca era un unico foglio piegato in quattro pagine dalla grafica classica e austera, privo di immagini; e il primo articolo che leggeva era quello di Pintor. Il cui stile di scrittura, e di pensiero, e' stato una scuola morale e civile di cui ancor oggi si nutre il mio scrivere e la mia (chiedo venia) weltanschauung.
Nel tempo in cui il "Manifesto" diede vita a un partito politico, di quel partito politico fui militante e funzionario, e del suo prematuro scioglimento reco ancora il lutto una quarantina d'anni dopo. La militanza iniziata allora ancora oggi non l'ho dismessa. Non e' stato un buon affare; non e' stata una cattiva vita. Non sto celebrando un passato che non torna: sto dicendo che il tempo presente mi fa orrore, e che quindi la nostra lotta continua, la lotta nonviolenta delle oppresse e degli oppressi contro tutte le violenze e le oppressioni, la lotta per la salvezza comune, per la liberazione dell'umanita' intera.
Di Pintor ho in casa quattro volumi di raccolte di articoli (I mostri, Parole al vento, Politicamente scorretto, Punto e a capo), e quattro volumi di testi che si potrebbero chiamare operette morali - e memoriali - (Servabo, La signora Kirchgessner, Il nespolo, I luoghi del delitto): ogni volta che li rileggo ancora e ancora mi emozionano e mi convocano alla lotta necessaria contro la menzogna, l'ingiustizia, la violenza e la barbarie che ci opprimono.
Pintor e' stato l'unico giornalista che ho letto e che leggo come un maestro. Non ho mai amato il giornalismo, anche se dopo aver scritto per anni volantini e manifesti, resoconti e comunicati, a un certo punto della mia vita ho fatto quel lavoro anch'io; del giornalismo non amo la fretta e l'effettuale subalternita', l'autoreferenzialita' e quanto di grossolano, alienato e consumista esso trascina limaccioso, la quota di menzogna e di propaganda che sovente gli e' coessenziale, l'ignoranza e la stupidita' che quasi sempre diffonde. Pintor e' forse l'unica eccezione che mi sembra di conoscere, di riconoscere.
Come tutti anch'io ho letto volumi e volumi di scritti di giornalisti che talora sono stati anche saggisti apprezzati, ma nessuno di loro ha influenzato - e vorrei dire: modellato - il mio modo di scrivere e di pensare come Pintor.
L'ho letto e lo rileggo ancora come rileggo Kafka e Borges, i tragici greci e Leopardi, Dante e il Chisciotte, Shakespeare e Melville, Karl Marx e Rosa Luxemburg, i francofortesi e Hannah Arendt, Sartre e Camus, Simone Weil e Simone de Beauvoir, Ernst Bloch e Guenther Anders, Primo Levi e Tzvetan Todorov, Eduardo Galeano e Virginia Woolf.
E' stato un buon maestro, di quelli che non ti lasciano mai in pace, ma sempre continuano a chiamarti alla lotta: contro tutte le menzogne e le oppressioni, per la liberazione dell'umanita' intera.
4. REPETITA IUVANT. PROPOSTA DI UNA LETTERA DA INVIARE AL GOVERNO
Gentilissima Ministra dell'Interno,
vorremmo sollecitare tramite lei il governo ad adottare con la massima tempestivita' le seguenti misure:
a) garantire immediati aiuti in primo luogo alle persone che piu' ne hanno urgente bisogno, e che invece vengono sovente scandalosamente dimenticate perche' emarginate ed abbandonate alla violenza, al dolore e alla morte, quando non addirittura perseguitate;
b) abrogare immediatamente le scellerate misure razziste contenute nei due cosiddetti "decreti sicurezza della razza" imposti dal precedente governo nel 2018-2019, scellerate misure razziste che violano i diritti umani e mettono in ancor piu' grave pericolo la vita di tanti esseri umani;
c) riconoscere a tutte le persone che vivono in Italia tutti i diritti che ad esse in quanto esseri umani sono inerenti, facendo cessare un effettuale regime di apartheid che confligge con il rispetto dei diritti umani, con la democrazia, con i principi fondamentali e i valori supremi della Costituzione della Repubblica italiana.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Ringraziandola per l'attenzione ed augurandole ogni bene,
Firma, luogo e data, indirizzo del mittente
*
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare la lettera sono i seguenti:
segreteriatecnica.ministro at interno.it
caposegreteria.ministro at interno.it
Vi preghiamo altresi' di diffondere questo appello nei modi che riterrete opportuni.
5. REPETITA IUVANT. PROPOSTA DI UNA LETTERA DA INVIARE AI COMUNI
Egregio sindaco,
le scriviamo per sollecitare l'amministrazione comunale ad immediatamente adoperarsi affinche' a tutte le persone che vivono nel territorio del comune sia garantito l'aiuto necessario a restare in vita.
Attraverso i suoi servizi sociali il Comune si impegni affinche' tutti i generi di prima necessita' siano messi gratuitamente a disposizione di tutte le persone che non disponendo di altre risorse ne facciano richiesta.
Crediamo sia un dovere - un impegnativo ma ineludibile dovere - che il Comune puo' e deve compiere con la massima tempestivita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Confidando nell'impegno suo e dell'intera amministrazione comunale, voglia gradire distinti saluti
Firma, luogo e data
Indirizzo del mittente
*
Gli indirizzi di posta elettronica di tutti i Comuni d'Italia sono reperibili nei siti internet degli stessi.
Vi preghiamo altresi' di diffondere questo appello nei modi che riterrete opportuni.
6. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Occorre certo sostenere finanziariamente con donazioni tutti i servizi pubblici che stanno concretamente fronteggiando l'epidemia. Dovrebbe farlo lo stato, ma e' tuttora governato da coloro che obbedienti agli ordini di Mammona (di cui "Celochiedonoimercati" e' uno degli pseudonimi) hanno smantellato anno dopo anno la sanita' e l'assistenza pubblica facendo strame del diritto alla salute.
Ed occorre aiutare anche economicamente innanzitutto le persone in condizioni di estrema poverta', estremo sfruttamento, estrema emarginazione, estrema solitudine, estrema fragilita'. Dovrebbe farlo lo stato, ma chi governa sembra piu' interessato a garantire innanzitutto i privilegi dei piu' privilegiati.
Cosi' come occorre aiutare la resistenza alla barbarie: e quindi contrastare la guerra e tutte le uccisioni, il razzismo e tutte le persecuzioni, il maschilismo e tutte le oppressioni. Ovvero aiutare l'autocoscienza e l'autorganizzazione delle oppresse e degli oppressi in lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera. Ovvero promuovere l'universale democrazia e la legalita' che salva le vite, solidarieta', la responsabilita' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e conforta e sostiene, la condivisione del bene e dei beni.
In questa situazione occorre quindi anche e innanzitutto sostenere le pratiche nonviolente e le organizzazioni e le istituzioni che la nonviolenza promuovono ed inverano, poiche' solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
E tra le organizzazioni che la nonviolenza promuovono ed inverano in Italia il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini e' per molte ragioni una esperienza fondamentale.
Chi puo', nella misura in cui puo', sostenga quindi il Movimento Nonviolento, anche con una donazione.
*
Per informazioni e contatti: Movimento Nonviolento, sezione italiana della W.R.I. (War Resisters International - Internazionale dei resistenti alla guerra)
Sede nazionale e redazione di "Azione nonviolenta": via Spagna 8, 37123 Verona (Italy)
Tel. e fax (+ 39) 0458009803 (r.a.)
E-mail: azionenonviolenta at sis.it
Siti: www.nonviolenti.org, www.azionenonviolenta.it
Per destinare il 5x1000 al Movimento Nonviolento: codice fiscale 93100500235
Per sostegno e donazioni al Movimento Nonviolento: Iban IT35 U 07601 11700 0000 18745455
7. MAESTRI. GIOVANNI MICCOLI: GIUSEPPE ALBERIGO (2014) (PARTE SECONDA E CONCLUSIVA)
[Dal sito www.treccani.it riprendiamo la seguente voce apparsa nel Dizionario biografico degli italiani]
Giovanni XXIII e Vaticano II: un impegno di ricerca divenuto esclusivo
Tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta si profilarono e si definirono progressivamente, assumendo per dir così carattere pressoche' esclusivo, i due grandi argomenti di riflessione e di ricerca che avrebbero occupato per almeno due decenni l'impegno di Alberigo, con un largo coinvolgimento dell'Istituto e di una vasta e qualificata collaborazione internazionale: Giovanni XXIII e il concilio Vaticano II. Due temi distinti e insieme strettamente intrecciati.
Da Giovanni XXIII egli era rimasto progressivamente affascinato nel corso dei suoi anni di pontificato. Angelina avrebbe scritto di "un vero innamoramento" (Angelina Alberigo, 2008, p. 908). Dalla seconda meta' degli anni Sessanta si infittirono i suoi saggi e interventi che lo riguardavano. E' del 1978 l'ampia antologia di scritti di Roncalli, curata da Pino insieme ad Angelina: Giovanni XXIII profezia nella fedelta'.
Un passaggio decisivo e' segnato nel 1981, quando, ultimato il fondamentale volume Chiesa conciliare. Identita' e significato del conciliarismo, poco prima che prendesse forma un ampio e articolato progetto di ricerca su Roncalli, Alberigo ricevette un premio dalla Menil Foundation di Houston, per la difesa dei diritti umani nella Chiesa. La presidente Dominique de Menil – una coltissima collezionista d'arte impegnata sul terreno dei diritti umani: fra i premiati dalla fondazione anche Nelson Mandela, Rigoberta Menchu' e il Soccorso giuridico della diocesi di San Salvador –, era stata presentata ad Alberigo da padre Andre' Scrima, un monaco ortodosso conosciuto negli anni del concilio, quando questi si trovava a Roma in qualita' di osservatore personale del patriarca ecumenico Anthenagoras I (Melloni, 2008, p. 683 e 688).
I frutti di quell'incontro furono diversi e cospicui, a cominciare dal grande convegno L'eta' di Roncalli, tenuto a Bergamo dal 3 al 7 giugno 1986. Seguirono, a opera di Alberigo e di altri membri dell'Istituto (Giuseppe Battelli, Francesca Della Salda, Antonino Indelicato, Alberto Melloni, Stefano Trinchese e Sandra Zampa), lo studio sistematico delle varie tappe della sua vita e del contesto in cui aveva operato, l'analisi e l'edizione dei suoi scritti e dei suoi Diari, la preparazione, in vista della sua canonizzazione di una dettagliata biografia (Melloni, 2008, p. 693). L'ottica con cui Alberigo guardava al percorso biografico di Roncalli e' chiaramente espressa in un suo breve scritto dedicato alle letture che lo hanno portato alla storia.
Riferendosi agli scritti di Roncalli egli si espresse cosi': "E' biograficamente interessante seguire l'accumulo di esperienze e di riflessioni, che si esprime nel formarsi di una personalita' di statura del tutto imprevedibile, che si manifesta solo dopo l'elezione al pontificato romano" (Alberigo, 2003, p. 170). Parallelamente lo guidava una persuasione che sara' orientativa sia nel suo lavoro di ricerca sia nel suo impegno ecclesiale: che il "grande maestro", la "grande insostituibile guida [...] per comprendere il significato profondo, il nucleo essenziale del Vaticano II" e' appunto papa Giovanni; perche' fu lui "che ha voluto il concilio, che l'ha pensato, che gli ha dato vita sotto l'impulso dello Spirito". Il giudizio e' categorico, non sembra ammettere obiezioni: "Non e' una scelta, non e' una preferenza, non e' un gusto l'indicare in papa Giovanni la chiave di comprensione essenziale del Vaticano II, e' invece fare un atto di consapevolezza storica" (Alberigo, 1985, p. 44). Tale persuasione nasceva in lui dal carattere tutto particolare che egli individuava nel pontificato di Roncalli, un carattere che, come non poteva restare estraneo allo studio di esso cosi' non poteva non riflettersi sul significato profondo del concilio.
Una conferenza tenuta al monastero di Bose nel 1981 lo illustra con chiarezza. Egli vi riconosceva naturalmente che anche il papato di Roncalli andava studiato secondo l'approccio classico, individuandone gli atti e gli orientamenti "come per qualunque altro pontificato". Cio' tuttavia non bastava, perche' per il pontificato di Roncalli vi era per lui un secondo livello che andava preso in considerazione, che coinvolgeva la storia cristiana "in termini molto piu' larghi", ossia la "dimensione profetica" della sua figura e della sua opera (Galavotti, 2008, p. 792).
Si tratta di un punto capitale, che non manco' di suscitare critiche e opposizioni anche aspre, non tanto per ragioni "scientifiche" che pur non mancavano, ma perche' del tutto evidente era la sua dimensione ecclesiale, di discorso rivolto alla Chiesa, alle gerarchie e ai fedeli della Chiesa, nel senso che il carattere "profetico" di Giovanni stava in atti, gesti, parole e atteggiamenti che profilavano un diverso modo di essere rispetto alla storia secolare del papato che egli aveva alle spalle, suggerendo una rottura che riportava al centro la questione di dare testimonianza del vangelo nella pratica del proprio servizio pubblico (Galavotti, 2008, p. 792 s.): "Per lungo tempo nella Chiesa era stato facile usare le fede come strumento di potere e di regno oppure dissimularla come un puro fatto privato: papa Giovanni va al di la' dell'una e dell'altra posizione per dare testimonianza della fede come forza operante posta dal Cristo nella storia, testimonianza che le chiese sono tenute ad adempiere anche se non sara' impresa facile" (Galavotti, 2008, p. 795).
Sta in questa "lettura" della figura e dell'opera di Giovanni XXIII la premessa dell'ottica con cui Alberigo guardava al concilio e propose e si propose di studiare il concilio.
Nell'impostare e avviare tra la fine degli anni Ottanta e la prima meta' degli anni Novanta le ricerche in vista della realizzazione di quella che sara' la Storia del concilio Vaticano II, egli aveva precisato che la domanda che doveva guidarla "non e' "come si e' giunti all'approvazione del corpus delle (sue) decisioni", ma invece "come si e' svolto effettivamente il Vaticano II e quale e' stato il suo significato"" (Alberigo, 1995, p. 13). Si trattava di una domanda corrispondente a due aspetti essenziali del suo modo di leggere e di intendere il concilio. In primo luogo corrisponde all'affermata necessita' di considerarlo in tutto il suo insieme complessivo, come "evento" appunto che si qualifica con un suo spessore proprio e in qualche modo autonomo gia' per il fatto stesso di essere stato convocato e di esistere. In secondo luogo essa era frutto della persuasione che ne derivava che il concilio non era riducibile alle sue decisioni, che la realta' assembleare era stata piu' ricca delle decisioni approvate, ma soprattutto che "l'evento conciliare (aveva) espresso orientamenti qualitativamente piu' significativi delle decisioni formali, e di portata molto maggiore per il rinnovamento del cristianesimo moderno" (Alberigo, 1997, p. 521). Da qui la sua ricorrente affermazione che e' del tutto insufficiente ricostruire l'iter formativo dei documenti approvati dal concilio per comprenderne i caratteri di fondo e il loro significato, e cio' non solo per il fatto che si tratta sovente di testi compositi, espressione della tenace volonta' di Paolo VI di raggiungere una tendenziale unanimita' di consensi, e dunque largamente aperti all'influenza di un'irriducibile minoranza. Perche' cio' che costituisce il tratto distintivo del concilio, cio' che lo rende per dir cosi' "evento", capace di poter operare e di incidere oltre i limiti delle decisioni assunte, posto in qualche modo al di la' e al di sopra della loro lettera, e' rappresentato dalla duplice insegna alla luce della quale Giovanni XXIII aveva inteso convocarlo: la pastoralita' e l'aggiornamento. Furono questi i due aspetti che per Alberigo hanno reso il Vaticano II un concilio diverso da quelli del passato, ma anche i due aspetti che dovevano imprimere al modo di essere della Chiesa una dinamicita', un impulso, una prospettiva necessariamente aperti al futuro, in quanto non assumibili ne' realizzabili nell'arco di un breve periodo. "Pastoralita'" e "aggiornamento" infatti, come scrisse nel 2001 nella Conclusione alla Storia del concilio Vaticano II, "hanno posto congiuntamente le premesse per il superamento della "teologia", intesa come isolamento della dimensione dottrinale della fede e sua concettualizzazione astratta, come anche del "giuridismo", in quanto irrigidimento in formule giuridiche del dinamismo dell'esperienza cristiana" (Alberigo, 2001, p. 588). Ma erano premesse appunto che solo in parte il concilio era riuscito a far proprie, accentuando cosi' ulteriormente le resistenze a una sua piena ricezione. Giovanni XXIII per parte sua aveva perseguito, secondo Alberigo, "una pedagogia graduale e carismatica, preoccupandosi quasi solo di proporre a tutti indicazioni forti e adeguate alla congiuntura epocale, con fiducia nell'istinto di fede del corpo ecclesiale e nella capacita' creativa dell'assemblea episcopale", assumendo percio' rispetto ad essa "un ruolo di propulsione e di garanzia" della sua "autonoma responsabilita' e liberta'" (Alberigo, 2001, p. 610).
I cinque volumi della Storia del concilio Vaticano II (Bologna 1995-2001) coronano una grande impresa collettiva che ha avuto in Alberigo il suo principale ideatore e la sua guida costante. Ma sarebbe un errore ridurre alla Storia il suo contributo allo studio e alla conoscenza del concilio. Perche' esso trova espressione anche nelle decine di saggi che in oltre un trentennio precedono, preparano e affiancano da un certo momento in poi quell'imponente cantiere di lavoro che l'ha prodotta. Una trentina di essi sono stati raccolti e pubblicati in un volume postumo che nel suo titolo, Transizione epocale, esprime perfettamente il giudizio complessivo che Alberigo formulava sul concilio e insieme la prospettiva con cui guardava alla condizione della Chiesa, sempre piu' restia nei suoi vertici a farsi carico di tutte le sue potenzialita'. Ricorrente infatti, per non dire costante, nella scrittura di Alberigo sul concilio e' la compenetrazione di storia e attualita' ecclesiale, di ricostruzione storica e di lettura teologica di un passato prossimo che preme e si fa strada nel presente. Sono ottiche e linguaggi diversi che si incrociano e si sovrappongono, mentre gli interlocutori cui si rivolgono si configurano sempre piu' frequentemente in primo luogo come i membri della comunita' ecclesiale. Allo storico, con sempre maggiore evidenza, si accompagna e si salda il credente, il "cristiano comune", come lui stesso amava definirsi, che trova nel contesto ecclesiale il suo impegno primario perche' depositario anche lui di una piena responsabilita' rispetto alla realta' del cristianesimo e agli orientamenti della Chiesa.
*
Gli ultimi anni
Ancora una volta, in piena coerenza con tutto il suo passato, fu la proposta di un grande tema, da affrontare collettivamente, a caratterizzare i primi anni Duemila. Il progetto di ricerca riguardava la sinodalita', che Alberigo propose di studiare nelle sue varie manifestazioni e forme assunte in passato, nella persuasione, come scrisse in un saggio del 2003, che stava li', in un percorso di piena assunzione della conciliarita', "il futuro delle chiese" (Melloni, 2008, p. 697, n. 142). Come si ricordera' i concili e la storia dei concili non erano per lui un tema nuovo: figurano tra gli incunaboli del suo avvio alla ricerca, con particolare attenzione alle loro dinamiche interne e alle loro ricadute istituzionali. Ma ora viene modulato in termini nuovi e piu' direttamente stringenti rispetto alla strada che egli riteneva dovesse essere della Chiesa. L'idea era di assumere come tema centrale della propria ricerca il nesso che unisce sinodalita' e liturgia, secondo una prospettiva che considerava la comunione liturgica e la sua pratica, quali si manifestano nei primi secoli, il momento sinodale essenziale gia' in quanto tale. Cio' che Pino propose era un vero e proprio "salto concettuale", superando "la secolare accezione giuridico formale dei sinodi". Tale superamento era stato aperto dall'impostazione "pastorale" del Vaticano II, che ha sciolto il legame tra "concilio" e produzione di norme, "lasciando emergere una fisionomia della sinodalita' piu' ampia e piu' ricca". In questa direzione il recupero dell'"antica identita' del sinodo/concilio come momento della comunita' connesso con la liturgia eucaristica potrebbe essere determinante" per affrancare "lo svolgimento dei sinodi dall'egemonia delle preoccupazioni normative, consentendo un andamento ispirato direttamente dalla communio e scandito da momenti di preghiera" (Alberigo, 2006, p. 16 s.). Un denso Preprint, datato aprile 2006 (Comunita'-liturgie-eucarestia-sinodalita'), rappresento' il primo esito collettivo della ricerca, peraltro partita non senza difficolta' e rimasta interrotta dalla morte di Alberigo.
Parallelamente egli aveva avviato una nuova edizione dei decreti conciliari, accantonando il tradizionale elenco di concili ecumenici dovuto a Roberto Bellarmino, e distinguendo tra concili ecumenici (cioe' recepiti da tutte le confessioni cristiane) e generali (cioe' considerati validi dalla sola Chiesa cattolica). Il 7 febbraio 2007 consegno' personalmente a Benedetto XVI la sua Breve storia del concilio (Bologna 2005), un denso appunto riguardante quelli che ai suoi occhi apparivano i problemi piu' urgenti nel governo della Chiesa, e il primo volume dei decreti conciliari, che ebbe l'"onore" di suscitare un'incredibile stroncatura de L'Osservatore Romano, pubblicata il 3 giugno 2007 in prima pagina, mentre Alberigo si trovava ormai in coma da piu' di due mesi.
Nel 2005, chiudendo la sua Premessa alla Breve storia del concilio, con uno sguardo di fiducia rivolto soprattutto al futuro egli aveva scritto: "La preoccupata diffidenza cattolica degli ultimi secoli verso la modernita' e' divenuta un capitolo chiuso, sia pure con qualche fiammata nostalgica. Si e' avviata l'esperienza – anche con goffaggini e non poche fatiche – di un atteggiamento di amicizia verso gli uomini e le loro conquiste" (Alberigo, 2005, p. 14).
Fu questo del resto anche il senso profondo, mi pare di poter dire, che ha ispirato e animato la sua ultima iniziativa pubblica, quell'appello ai vescovi italiani di evitare la "sciagura" di un intervento che intendeva imporre ai parlamentari cattolici di rifiutare il progetto di legge sui "diritti delle convivenze". Il suo ricorso al verbo "supplicare" ("supplichiamo i Pastori"), cosi' insolito nella sua scrittura e nel suo stile, da' certamente la misura della gravita' con cui avvertiva la situazione, per il rischio di ricadere nuovamente in un conflitto tra la condizione di credente e quella di cittadino, ma voleva anche sottolineare con forza la sua piena appartenenza ecclesiale, perche' era una realta' ecclesiale che intendeva in primo luogo tutelare. La frase che chiuse l'appello pero' suggerisce esplicitamente anche altro. Suona infatti cosi': "Invitiamo la Conferenza episcopale a equilibrare le sue prese di posizione e i parlamentari cattolici a restare fedeli al loro obbligo costituzionale di legislatori per tutti". La responsabilita' del "cristiano comune" verso la Chiesa, quando fedelmente e rigorosamente attuata, diventava nella sua ottica un atto di responsabilita' verso l'intera societa'. Credo stia qui un aspetto centrale della sua lezione.
Colpito da un ictus l'11 aprile 2007, mori' il 15 giugno senza aver ripreso conoscenza.
Il 20 aprile il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano gli aveva conferito il titolo di cavaliere di Gran Croce e nel messaggio inviato alla famiglia all'indomani della scomparsa ricordo' che Alberigo, "nel corso della sua vita e fino agli ultimi momenti, ha rappresentato una voce autorevole che ha saputo sottolineare con coscienza critica l'importanza dell'apporto della cultura cattolica nel dibattito delle idee nel nostro Paese".
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Per la bibliografia completa delle opere di Alberigo si veda L. Spaccamonti - M. Faggioli, Bibliografia di Giuseppe Alberigo 1956-2008, in Cristianesimo nella storia, 29 (2008), pp. 921-961.
Fra le altre opere di Alberigo non citate nel testo si ricordano inoltre: La riforma protestante. Origini e cause, Brescia 1977; Chiesa conciliare. Identita' e significato del conciliarismo, Brescia 1981; Il cristianesimo in Italia, Roma-Bari 1989; Nostalgie di unita'. Saggi di storia dell'ecumenismo, Genova 1989; Karl Borromaeus: geschichtliche Sensibilitaet und pastorales Engagement, Muenster 1995; Dalla Laguna al Tevere. Angelo Giuseppe Roncalli da San Marco a San Pietro, Bologna 2000; Sinodi e liturgia, a cura di G. Alberigo, Cristianesimo nella storia, numero monografico, 28 (2007); Transizione epocale. Studi sul concilio Vaticano II, Bologna 2009; Vita di papa Giovanni: biografia di un pontefice, Bologna 2013.
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Opere di Alberigo o da lui curate citate nel testo
Il congresso di Bruxelles sull'avvenire della Chiesa, in Lettere '70, novembre-dicembre (1970), pp. 1-14; E' in gioco l'essere stesso della Chiesa, in Lettere '71, maggio-giugno (1971), pp. 1-5; Fede, istituzione e Lex fundamentalis nella tradizione cristiana, in Legge e Vangelo. Discussione su una legge fondamentale per la Chiesa, Brescia 1972, pp. 15-42; La Chiesa italiana tra Vaticano II e nuovo millennio, in Il Vaticano II nella chiesa italiana: memoria e profezia, Assisi 1985, pp. 43-67; Nota introduttiva, in La Chiesa nella storia, Brescia 1988, pp. 7-10; Un vescovo e un popolo, in Bologna ricorda Giacomo Lercaro, Bologna 1991, pp. 7-30; L'amore alla chiesa: dalla riforma all'aggiornamento, in "Con tutte le tue forze". I nodi della fede cristiana oggi. Omaggio a Giuseppe Dossetti, a cura di A. Alberigo - G. Alberigo, Genova 1993, pp. 169-194; Criteri ermeneutici per una storia del Vaticano II, in Il Vaticano II fra attese e celebrazione, a cura di G. Alberigo, Bologna 1995, pp. 9-26; Rinnovamento della chiesa e partecipazione al concilio, in Giuseppe Dossetti. Prime prospettive e ipotesi di ricerca, a cura di G. Alberigo, Bologna 1998, pp. 41-86; Fedelta' e creativita' nella ricezione del concilio Vaticano II. Criteri ermeneutici, in Cristianesino nella storia, 21 (2000), pp. 383-402; Transizione epocale? "Conclusioni" alla Storia del Vaticano II, in Storia del Concilio Vaticano II, a cura di G. Alberigo, V, Bologna 2001, pp. 577-646; Come diventai uno storico. Letture suggestive e suggestioni di lettura, in Contemporanea, 6 (2003), pp. 167-171; Breve storia del concilio Vaticano II, Bologna 2005, pp. 201; Eucarestia-liturgie-sinodalita', in Istituto per le scienze religiose, Comunita'-liturgie-eucarestia-sinodalita', Bologna 2006, pp. 4-17; G. Dossetti, Appunti sulla "forma communitatis" (Pentecoste 1954), in L'"officina bolognese" 1953-2003, a cura di G. Alberigo, Bologna s.d., pp. 109-132; F. Magistretti, Testimonianza in occasione del L del Centro, ibid., pp. 11-21; A. e G. Alberigo, Riflessioni (brevi) su un cinquantennio, ibid., pp. 23-29; Per un rinnovamento del servizio papale nella Chiesa alla fine del XX secolo (agosto 1978), ibid., pp. 199-213.
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Fonti e bibliografia
Le fonti sono raccolte nell'Archivio di famiglia (ringrazio la figlia Anna per avermene fornito larga documentazione) e presso l'Istituto per le scienze religiose di Bologna.
D. Menozzi, Le origini del Centro di documentazione (1952-1956), in "Con tutte le tue forze". I nodi della fede cristiana oggi. Omaggio a Giuseppe Dossetti, a cura di A. Alberigo - G. Alberigo, Genova 1993, pp. 333-369; P. Prodi, Il convegno di Bologna (1958), in Cinquant'anni di vita della "Rivista di Storia della Chiesa in Italia". Atti del Convegno di studio (Roma, 8-10 settembre 1999), a cura di P. Zerbi, Roma 2003, pp. 167-192; H. Legrand, Quelques reflexions ecclesiologiques sur l'"Histoire du Concile Vatican II" de G. Alberigo, in "Revue des sciences philosophiques et theologiques", XC (2006), 3, pp. 495-520; U. Mazzone, Giuseppe Alberigo, in Ricerche di storia sociale e religiosa, 73 (2008), pp. 247-258; E. Galavotti, "E' un cristiano sul serio". Giuseppe Alberigo e l'interpretazione di Giovanni XXIII, in Cristianesimo nella storia, 29 (2008), pp. 761-874; A. Melloni, Appunti per un percorso biografico, ibid., pp. 665-702; A. Alberigo, Testimonianza, ibid., pp. 903-908; G. Ruggieri, Alberigo di fronte a Dossetti e Jedin, ibid., pp. 703-723; Giuseppe Alberigo (1926-2007). La figura e l'opera storiografica, ibid., pp. 665-961; N. Klein, Die Kirche in der Geschichte, in Orientierung, 24 (2009), pp. 261-263; G. Battelli, Una "guerra fredda" nel cuore dell'Italia centrista. La Bologna del cardinale Lercaro e del Pci che governa la citta' (1952-1956), in Cristianesimo nella storia, 31 (2010), pp. 851-904; G. Miccoli, L'insegnamento fiorentino di Pino Alberigo, ibid., pp. 905-925; G. Ruggieri, Lo storico Giuseppe Alberigo (1926-2007), in Storici e religione nel Novecento italiano, a cura di D. Menozzi - M. Montacutelli, Brescia 2011, pp. 33-52; A. Melloni, Il Vaticano II e la sua storia. Introduzione alla nuova edizione, 2012-2014, in Storia del concilio Vaticano II, diretta da Giuseppe Alberigo, vol. 1: Il cattolicesimo verso una nuova stagione. L'annuncio e la preparazione, gennaio 1959-settembre 1962, a cura di A. Melloni, Bologna 2012 (nuova edizione aggiornata e ampliata), pp. IX-LVI; Id., Vivere il concilio. Il diario di Angelina Alberigo, in "Tantum aurora est". Donne e Concilio Vaticano II, a cura di M. Perroni, A. Melloni, S. Noceti, Muenster 2012, pp. 99-135.
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Thomas Michel, Alla confluenza dei due mari. Un cristiano incontra l'Islam, Icone Edizioni, Roma 2001, pp. 112.
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Riletture
- Laura Ghidini, Dialogo con Emmanuel Levinas, Morcelliana, Brescia 1987, pp. 112.
- Marie-Anne Lescourret, Emmanuel Levinas, Flammarion, Paris 1994, 1996, pp. 448.
- Francesca Salvarezza, Emmanuel Levinas, Bruno Mondadori, Milano 2003, pp. VI + 218.
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Riedizioni
- Edoardo Scala, Storia delle fanterie italiane. Volume III. Le fanterie nel periodo napoleonico e nelle guerre del Risorgimento, Il giornale, Milano 2020, pp. XXII + 614, euro 12.
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Gialli
- Jean Failler, Il respiro della marea, Tea, Milano 2018, Gedi, Roma 2020, pp. 142, euro 7,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica" e a varie altre testate).
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
10. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3743 del 18 maggio 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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