[Nonviolenza] Telegrammi. 3737



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3737 del 12 maggio 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Una lettera aperta ai ministri ed ai parlamentari non razzisti
2. Sosteniamo il Movimento Nonviolento
3. Proposta di una lettera da inviare al governo
4. Proposta di una lettera da inviare ai Comuni
5. Una testimonianza di Tina Anselmi sulla Resistenza raccolta da Alessandra Chiappano (2003)
6. Marisa Rodano: La mia amica Tina Anselmi (2016)
7. Floriana Mastandrea: Tina Anselmi
8. Francesca Tosi: Tina Anselmi
9. Alcune pubblicazioni di e su Tina Anselmi
10. Segnalazioni librarie
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'

1. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA APERTA AI MINISTRI ED AI PARLAMENTARI NON RAZZISTI

Egregie ministre ed egregi ministri,
egregie ed egregi parlamentari,
vorremmo confortarvi nell'impegno affinche' al piu' presto si adotti un provvedimento normativo che faccia cessare il regime di effettuale apartheid nel nostro paese.
Vorremmo confortarvi nell'impegno affinche' al piu' presto si adotti un provvedimento normativo che faccia cessare il criminale protrarsi dello schiavismo nel nostro paese.
Vorremmo confortarvi nell'impegno affinche' al piu' presto si adotti un provvedimento normativo che riconosca tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani presenti nel nostro paese.
vorremmo confortarvi nell'impegno affinche' al piu' presto si adotti un provvedimento normativo che ripristini concretamente la vigenza della legalita' costituzionale nel nostro paese.
*
Chiediamo: la regolarizzazione immediata di tutte le persone presenti in Italia; la fine di ogni discriminazione razzista; la fine della ripugnante complicita' istituzionale con la violenza del caporalato, del lavoro nero, della tratta, dello sfruttamento illecito e disumano.
Chiediamo: l'abrogazione di tutte le misure razziste ed incostituzionali, e innanzitutto e particolarmente quelle scelleratissime contenute nei due cosiddetti "decreti sicurezza della razza".
Chiediamo: uguaglianza di dignita' e di diritti per tutti gli esseri umani; riconoscimento ed aiuto concreto e immediato alle persone piu' oppresse e piu' bisognose di aiuto.
Chiediamo: ritorno alla democrazia e al suo criterio fondamentale: "una persona, un voto".
Chiediamo: ritorno alla legalita' che salva le vite e nessuno abbandona in pugno al dolore, all'abuso, alla schiavitu', alla segregazione e alla persecuzione.
Chiediamo: ritorno al rispetto della legalita' costituzionale e del diritto internazionale; ritorno alla civile convivenza.
*
Non si perda altro tempo. Non si perdano altre vite.
Ogni essere umano e' un essere umano.
Salvare le vite e' il primo dovere.

2. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Occorre certo sostenere finanziariamente con donazioni tutti i servizi pubblici che stanno concretamente fronteggiando l'epidemia. Dovrebbe farlo lo stato, ma e' tuttora governato da coloro che obbedienti agli ordini di Mammona (di cui "Celochiedonoimercati" e' uno degli pseudonimi) hanno smantellato anno dopo anno la sanita' e l'assistenza pubblica facendo strame del diritto alla salute.
Ed occorre aiutare anche economicamente innanzitutto le persone in condizioni di estrema poverta', estremo sfruttamento, estrema emarginazione, estrema solitudine, estrema fragilita'. Dovrebbe farlo lo stato, ma chi governa sembra piu' interessato a garantire innanzitutto i privilegi dei piu' privilegiati.
Cosi' come occorre aiutare la resistenza alla barbarie: e quindi contrastare la guerra e tutte le uccisioni, il razzismo e tutte le persecuzioni, il maschilismo e tutte le oppressioni. Ovvero aiutare l'autocoscienza e l'autorganizzazione delle oppresse e degli oppressi in lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera. Ovvero promuovere l'universale democrazia e la legalita' che salva le vite, solidarieta', la responsabilita' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e conforta e sostiene, la condivisione del bene e dei beni.
In questa situazione occorre quindi anche e innanzitutto sostenere le pratiche nonviolente e le organizzazioni e le istituzioni che la nonviolenza promuovono ed inverano, poiche' solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
E tra le organizzazioni che la nonviolenza promuovono ed inverano in Italia il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini e' per molte ragioni una esperienza fondamentale.
Chi puo', nella misura in cui puo', sostenga quindi il Movimento Nonviolento, anche con una donazione.
*
Per informazioni e contatti: Movimento Nonviolento, sezione italiana della W.R.I. (War Resisters International - Internazionale dei resistenti alla guerra)
Sede nazionale e redazione di "Azione nonviolenta": via Spagna 8, 37123 Verona (Italy)
Tel. e fax (+ 39) 0458009803 (r.a.)
E-mail: azionenonviolenta at sis.it
Siti: www.nonviolenti.org, www.azionenonviolenta.it
Per destinare il 5x1000 al Movimento Nonviolento: codice fiscale 93100500235
Per sostegno e donazioni al Movimento Nonviolento: Iban IT35 U 07601 11700 0000 18745455

3. REPETITA IUVANT. PROPOSTA DI UNA LETTERA DA INVIARE AL GOVERNO

Gentilissima Ministra dell'Interno,
vorremmo sollecitare tramite lei il governo ad adottare con la massima tempestivita' le seguenti misure:
a) garantire immediati aiuti in primo luogo alle persone che piu' ne hanno urgente bisogno, e che invece vengono sovente scandalosamente dimenticate perche' emarginate ed abbandonate alla violenza, al dolore e alla morte, quando non addirittura perseguitate;
b) abrogare immediatamente le scellerate misure razziste contenute nei due cosiddetti "decreti sicurezza della razza" imposti dal precedente governo nel 2018-2019, scellerate misure razziste che violano i diritti umani e mettono in ancor piu' grave pericolo la vita di tanti esseri umani;
c) riconoscere a tutte le persone che vivono in Italia tutti i diritti che ad esse in quanto esseri umani sono inerenti, facendo cessare un effettuale regime di apartheid che confligge con il rispetto dei diritti umani, con la democrazia, con i principi fondamentali e i valori supremi della Costituzione della Repubblica italiana.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Ringraziandola per l'attenzione ed augurandole ogni bene,
Firma, luogo e data, indirizzo del mittente
*
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare la lettera sono i seguenti:
segreteriatecnica.ministro at interno.it
caposegreteria.ministro at interno.it
Vi preghiamo altresi' di diffondere questo appello nei modi che riterrete opportuni.

4. REPETITA IUVANT. PROPOSTA DI UNA LETTERA DA INVIARE AI COMUNI

Egregio sindaco,
le scriviamo per sollecitare l'amministrazione comunale ad immediatamente adoperarsi affinche' a tutte le persone che vivono nel territorio del comune sia garantito l'aiuto necessario a restare in vita.
Attraverso i suoi servizi sociali il Comune si impegni affinche' tutti i generi di prima necessita' siano messi gratuitamente a disposizione di tutte le persone che non disponendo di altre risorse ne facciano richiesta.
Crediamo sia un dovere - un impegnativo ma ineludibile dovere - che il Comune puo' e deve compiere con la massima tempestivita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Confidando nell'impegno suo e dell'intera amministrazione comunale, voglia gradire distinti saluti
Firma, luogo e data
Indirizzo del mittente
*
Gli indirizzi di posta elettronica di tutti i Comuni d'Italia sono reperibili nei siti internet degli stessi.
Vi preghiamo altresi' di diffondere questo appello nei modi che riterrete opportuni.

5. MAESTRE. UNA TESTIMONIANZA DI TINA ANSELMI SULLA RESISTENZA RACCOLTA Da ALESSANDRA CHIAPPANO (2003)
[Dal sito "Italia-Liberazione" riprendiamo e diffondiamo]

- Alessandra Chiappano: Ho incontrato Tina Anselmi (1) nella sua casa di Castelfranco Veneto il 20 marzo 2003 e le ho chiesto di raccontarmi della sua esperienza partigiana, della liberazione di Castelfranco Veneto e del significato che assume oggi il 25 aprile e la lotta di liberazione. Ecco quello che mi ha raccontato.
- Tina Anselmi: Ero a scuola e frequentavo l'Istituto Magistrale, quando un giorno i fascisti ed i tedeschi, per rappresaglia, dopo aver compiuto il grande rastrellamento sul Grappa, per vendicarsi dei partigiani presero i giovani che avevano catturato e li impiccarono agli alberi di Viale Venezia (ora Viale dei Partigiani) a Bassano (2). Poi costrinsero tutti gli studenti delle scuole ad uscire e ad assistere all’impiccagione. Anch'io fui costretta ad assistere a questo spettacolo orrendo. Una volta tornata in classe scoppio' una lite furibonda fra noi compagne di classe, ci siamo picchiate e c'era chi diceva che i soldati avevano fatto bene e chi invece prendeva le parti dei partigiani. Rimasi molto colpita da quell'episodio perche' fra i ragazzi uccisi c'era anche il fratello della mia compagna di banco. Tornando a casa parlai con lei e una mia amica che aveva il fidanzato che combatteva sul Monte Grappa con i partigiani mi chiese: "Ma tu avresti il coraggio di fare la partigiana?" E cosi' discutemmo su quello che poteva significare fare la partigiana e fu questa amica che mi accompagno' dal comandante. Egli mi disse "Sai che cosa ti aspetta? Se ti prendono pagherai solo che ti ammazzino perche' ti faranno di peggio": mi aveva posto di fronte tutti i rischi per vedere se avrei avuto il coraggio di accettare ugualmente. Il Comandante mi aveva vietato di parlare con chiunque, perche' quello era il solo modo di non coinvolgere, in caso di arresto, altri partigiani. "Tu Tina devi sparire, devi sceglierti un nome in codice ed essere solo quella persona"; cosi' mi aveva detto il comandante, ed io scelsi il nome di Gabriella. Il rischio era grande; ci si conosceva per cellule piccole, due o tre persone al massimo. Inizialmente facevo la staffetta per il comandante di una zona circoscritta, poi era stato paracadutato tra i nostri un generale che doveva organizzare una zona piu' ampia e cosi' era venuto aumentando anche il mio raggio di azione.
Io appartenevo ad una Brigata Autonoma, ossia una di quelle Brigate partigiane che erano svincolate da qualsiasi collegamento con i partiti politici e che aveva l'obiettivo di liberare la zona. Il mio compito principale era mantenere i contatti fra le diverse formazioni e informare le bande sugli spostamenti dei tedeschi. Per assolvere questo compito facevo piu' di cento chilometri al giorno. La mia giornata iniziava alle cinque del mattino: prima andavo a Treviso, poi qui a nord di Castelfranco, dove c'era il comando, poi a Bassano a scuola, perche' avevo diciassette anni e volevo finire l'anno scolastico e infine da li' tornavo a casa. Spesso mi capitava di non mangiare nulla, perche' i miei genitori credevano che mangiassi alla mensa dalle suore, invece ero talmente presa dalle mie corse che spesso trascorrevo la giornata digiuna. Mi ricordo che il mio professore di latino aveva intuito la situazione e allora un giorno mi aveva chiamato alla cattedra e mi aveva detto bonariamente di andare in sala professori e frugare nelle tasche della sua giacca, dove trovai del pane e un pezzo di polenta.
Il mio compito principale era mantenere i contatti fra le diverse formazioni e informare le bande sugli spostamenti dei tedeschi. Per assolvere questo compito facevo piu' di cento chilometri al giorno.La mia giornata iniziava alle cinque del mattino: prima andavo a Treviso, poi qui a Nord di Castelfranco, dove c'era il comando, poi a Bassano a scuola, perche' avevo diciassette anni e volevo finire l'anno scolastico e infine da li' tornavo a casa. C'erano anche pericoli reali: ricordo che una volta i tedeschi mi hanno seguita e mi sono salvata buttandomi dentro un fosso. Passato il pericolo uscii fuori dal mio nascondiglio, ma era necessario trovarne subito un altro, perche' in quelle condizioni, tutta sporca di fango, fino a che non fosse venuto l'imbrunire non avrei potuto andare in giro, ma anche questo era assai pericoloso: circolare dopo una certa ora era proibito e rischiavo di farmi impallinare dai tedeschi.
Ma la gente era disposta ad aiutarci, soprattutto erano i contadini a farlo, anche perche' l'economia di questa zona era prevalentemente agricola. Ricordo una donna in particolare, Maria, era vedova con sei figli, che ci ospitava sempre quando aspettavamo i lanci degli alleati. Abitava in una zona isolata e dovevamo arrivare da lei prima che iniziasse il coprifuoco. Per tutto il tempo della lotta partigiana, ogni giorno, rischio' la sua vita e quella dei suoi figli per dare ospitalita' a noi partigiani e anche ai prigionieri di guerra stranieri che erano riusciti a scappare e non ha mai chiesto niente, neanche una medaglietta! La Maria! Negli anni a venire saremmo andate ogni 25 aprile in bicicletta al suo paese a ricordare quei giorni.
Mediante i lanci, gli alleati ci rifornivano di munizioni, armi, cibo, anche la cioccolata lanciavano, quella nera, quella buona: solo sentendone l'odore i tedeschi avrebbero capito e avremmo passato i nostri guai. Dopo ogni lancio il primo problema era trovare un nascondiglio al paracadute che era di seta, color verde chiaro, confezionato con una stoffa mai vista in Italia, allora lo seppellivamo a casa mia, dove c'era il pollaio.
Nel gruppo a cui appartenevo eravamo molto incoscienti, non avevamo la cultura politica per comprendere fino in fondo quello che accadeva, e all'interno della mia Brigata avevamo deciso di non prendere posizione per nessun partito politico, fin quando non fosse finita la guerra.
*
- Alessandra Chiappano: Come avvenne la liberazione di Castelfranco e che cosa diresti ai giovani di oggi sul 25 aprile e sulla Resistenza?
- Tina Anselmi: Liberammo Castelfranco dopo aver stretto un patto con i tedeschi: noi avremmo dato loro un lasciapassare per arrivare al confine e loro si sarebbero impegnati, in cambio, a lasciare il paese senza compiere rappresaglie. Firmato l'accordo io dovevo avvisare un gruppo di partigiani che si preparassero ad entrare, passai sotto casa mia ed urlai ai miei genitori che eravamo liberi, che avevamo liberato Castelfranco e loro rimasero esterrefatti: solo allora vennero a sapere che ero una staffetta partigiana.
Senonche' gli alleati non arrivarono all'ora stabilita, quindi Castelfranco rimase in balia dei gruppi tedeschi e fascisti che tentando di raggiungere il confine passavano per Castelfranco e non essendo a conoscenza del patto stretto con il comando tedesco, uccidevano senza pieta'. Fecero questa fine terribile ben centosessantadue ragazzi. Il comandante ci aveva dato l'ordine di pattugliare le strade e di lasciar passare solo le persone che sapevano la parola d'ordine. Cosi' io assunsi il controllo della zona che mi era stata assegnata, cercando di essere all'altezza della situazione. Quella sera quando era ormai buio, nella piazza grande, vidi l'ombra di un uomo, chiesi la parola d'ordine, non ricevendo risposta puntai la rivoltella contro la schiena di quell'uomo e lo portai al comando, una volta entrati, alla luce, mi accorsi che era mio padre, che era uscito con l'intenzione di venirmi a cercare! Per mesi il paese rise all'idea che mio padre, iscritto al partito socialista, antifascista, fosse stato arrestato nel primo giorno di liberazione dalla propria figlia!
La scoperta piu' importante fatta in quei mesi di lotta durante la guerra e' stata l'importanza della partecipazione: per cambiare il mondo bisognava esserci. Questo e' stato il motivo che mi ha fatto abbracciare la carriera politica: la convinzione che esserci e' una parte costitutiva della democrazia, senza partecipazione non c'e' democrazia e il paese potrebbe andare nuovamente allo sbando. Ecco il motivo per cui non dobbiamo tradire la Resistenza, dobbiamo conoscerla e non tradire i valori su cui si e' fondata questa pagina della nostra storia e dobbiamo essere presenti come lo eravamo ieri. E’ con questo spirito che, una volta finita la lotta di liberazione, molti di noi hanno scelto di contribuire con un impegno civile alla rinascita del nostro paese. C'e' una lettera nella raccolta delle Lettere dei condannati a morte della Resistenza di Giacomo Ulivi, nella quale questo partigiano scrive rivolgendosi ai compagni di lotta: "E se ragioniamo, il nostro interresse e quello della cosa pubblica, insomma finiscono per coincidere. Appunto per questo dobbiamo curarla direttamente, personalmente, come il nostro lavoro piu' delicato e importante. Perche' da questo dipendono tutti gli altri, le condizioni di tutti gli altri. Se non ci appassionassimo a questo, se noi non lo trattiamo a fondo, specialmente oggi, quella ripresa che speriamo, a cui tenacemente ci attacchiamo, sara' impossibile" (3). Questo concetto deve essere espresso attraverso la democrazia, o meglio nella democrazia attraverso i suoi strumenti, che sono le istituzioni e l'organizzazione dello Stato. C'e' anche un altro aspetto importante: non basta essere nelle istituzioni, e' essenziale che si rimanga nella politica se si crede nei valori su cui la democrazia si fonda.
In Italia bisogna riorganizzare la partecipazione attraverso gli strumenti della democrazia: la democrazia per essere vissuta appieno necessita di essere partecipata. Esiste il problema reale come organizzare le istituzioni, lo stato, la vita sociale, la liberta'. Perche' la democrazia sia vissuta c'e' bisogno di avere fiducia negli uomini. Tutte le dittature si caratterizzano per il disprezzo nei confronti dell'uomo, la democrazia deve essere costruita, al contrario, sulla fiducia degli uomini. La democrazia non puo' che appellarsi a tutti i cittadini perche' veramente tutti possano partecipare e in cio' si cela forse il passaggio piu' impegnativo: se tu vuoi partecipare devi anche garantire la partecipazione degli altri. Quando e' terminata la guerra, la prima domanda che ci siamo posti, noi combattenti per la liberta', e' stata: "Ora che cosa possiamo fare per non essere privati di una liberta' che abbiamo appena conquistato?". La risposta e' stata: partecipazione alla ricostruzione del paese, perché avevamo la sensazione che tutti potessimo giocare un ruolo importante. Quando piu' tardi John F. Kennedy ci ricevette alla Casa Bianca ci disse: "E' veramente democratico quel paese in cui nessun cittadino si sente inutile, perche' nessun cittadino e' lasciato inutilizzato". Questa e' l'anima della democrazia, dalla quale devono nascere le istituzioni, l'organizzazione dello stato, l'organizzazione di un sistema di liberta' che dia fiducia al cittadino, in modo che non si senta inutilizzato e pensi di non dover fare nulla perche' tanto non sarebbe ascoltato.
Nella nostra incoscienza io e miei compagni abbiamo accettato una sfida, abbiamo vissuto un'esperienza drammatica, in un momento in cui era necessario schierarti e decidere da che parte stare. Siamo stati per certi aspetti fortunati, perche' la realta' ci aveva costretti a decidere guardando la verita' in faccia, ed io capisco che oggi per i giovani sia assai piu' difficile prendere una strada che non sia superficiale e di comodo.
*
Note
1. Breve scheda biografica di Tina Anselmi. Nasce a Castelfranco Veneto nel 1927 dove risiede tuttora. A 17 anni entra nella resistenza come staffetta della Brigata autonoma "C. Battisti" e poi fa parte del Comando Regionale del Corpo Volontari della Liberta'. Si laurea in lettere all'Universita' Cattolica di Milano e insegna nella scuola elementare. Dal 1945 al 1948 e' dirigente del Sindacato Tessili e dal 1948 al 1955 del Sindacato Maestre. Dal 1958 al 1964 e' incaricata nazionale delle giovani della Democrazia Cristiana e in tale veste partecipa ai Congressi mondiali dei giovani di tutto il mondo. Nel congresso di Monaco nel 1967 e' eletta membro del Comitato direttivo dell’Unione Femminile Europea. Dal 1963 e' eletta Vice Presidente dell'Unione Europea Femminile. E' eletta per la prima volta come deputato il 19 maggio 1968 e riconfermata fino al 1992, nel Collegio di Venezia e Treviso. E' sottosegretario al lavoro nel V governo Rumor e nel IV e V governo Moro. Nel 1976 viene nominata Ministro del Lavoro ed e' la prima donna che ricopre l'incarico di Ministro. Nel 1978 viene nominata Ministro della Sanita'. Nel 1981 viene nominata Presidente della Commissione di inchiesta sulla loggia massonica P2, che termina i lavori nel 1985. Viene nominata Presidente della Commissione nazionale per le pari opportunita'. Presiede il Comitato italiano per la Fao. Fa parte della Commissione d'inchiesta sull'operato dei soldati italiani in Somalia. Ha presieduto la Commissione nazionale sulle conseguenze delle leggi razziali per la comunita' ebraica italiana. La commissione ha terminato i suoi lavori nel mese di aprile del 2001. E' Vicepresidente Onoraria dell'Insmli.
2. Nota della curatrice di questa testimonianza: per una curiosa coincidenza del destino questo episodio mi e' stato piu' volte raccontato da parte della nonna materna, sfollata a Bassano: piu' volte con le lacrime agli occhi mi parlava di quei poveri ragazzi, che non avranno avuto - diceva - piu' di vent'anni e che erano stati impiccati agli alberi per vendetta e monito per i civili dai tedeschi. Mia nonna raccontava che il camion dei tedeschi era arrivato verso le sei del mattino, si era nel settembre del 1944, e dopo aver introdotto il cappio nella testa di uno degli sventurati partiva, cosi' che il poverino rimaneva sospeso nel vuoto. Questo spettacolo doveva essere stato terribile perche' ricordo che mia nonna si commuoveva sempre quando lo rievocava. Per me, allora bambina, nata e cresciuta in un mondo relativamente pacificato, quel racconto era strano ed incomprensibile, cosi' come quando parlava dell'Africa lontana, da cui era scappata insieme a mia madre e in modo avventuroso nel 1941 e del vento del deserto, il ghibli che copriva ogni cosa e faceva morire gli uccellini nelle gabbiette. Mia nonna e' stata una formidabile trasmetittrice di memoria ed e' forse anche a lei e ai suoi racconti, che devo oggi, il mio gusto per gli avvenimenti passati, lontani, e il desiderio di comprenderli, ora, da adulta, nella loro dimensione storica. Per una ricostruzione storica completa di questa vicenda si veda: Livio Morello, Gigi Toaldo, Il rastrellamento del Grappa: 20-26 settembre 1944, con una introduzione di Enrico Opocher, Padova, Marsilio 1986.
3. Cfr. Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana (a cura di Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli), Torino, Einaudi 1952, ma qui si fa riferimento alla sesta edizione del 1955, pp. 368-372.

6. MAESTRE. MARISA RODANO: LA MIA AMICA TINA ANSELMI (2016)
[Dal sito di "Patria indipendente" riprendiamo e diffondiamo]

Ho conosciuto personalmente e frequentato Tina Anselmi quando presiedeva la Commissione Nazionale per la Parita' e le Pari Opportunita' nel 1984. Non ricordo che ci fossimo incontrate nelle aule parlamentari perche', quando Tina venne eletta alla Camera dei Deputati, nel 1968, io ero al Senato. Era stata eletta alla Camera dei Deputati a quarantun anni, dopo molti anni di attivita' nel sindacato, prima dei tessili, poi degli insegnanti elementari.
Tina Anselmi era stata partigiana. A 17 anni si era iscritta alla DC, era entrata in una brigata partigiana e aveva partecipato alla lotta armata: spesso parlava del problema angoscioso che era stato per lei dover sparare, dover uccidere. Anche per lei, come per me, uno dei motivi che la avevano spinta a impegnarsi nella Resistenza, erano state le leggi razziali del fascismo, l'allontanamento dalla scuola dei suoi compagni di classe ebrei. Ma, soprattutto, la sua scelta era nata dal trauma subito per essere stata costretta ad assistere nel settembre del '44 a Bassano del Grappa all'impiccagione, da parte dei nazisti per rappresaglia, di 31 prigionieri.
A Tina, Ministro del Lavoro, si deve la legge 125 del 1991 sulla parita' tra uomo e donna. E a lei, quando fu ministro della Sanita', dobbiamo in gran parte l'approvazione della Riforma Sanitaria.
Avevo avvertito immediatamente nei suoi confronti, sintonia e simpatia, sebbene lei fosse democristiana e io comunista, lei fosse stata la prima donna Ministro nella storia dell'Italia repubblicana e io avessi sempre fatto parte, in Parlamento, dell'opposizione.
La sintonia e la simpatia nascevano dal fatto che ritrovavo in lei un modo di intendere la politica, che condividevo.
Per Tina Anselmi, infatti, la politica era passione, militanza, attivita' al servizio di un'idea. Erano la sua attivita' e il suo modo di agire una boccata d'aria fresca in un clima politico, in quegli anni, carico di veleni, di idee reazionarie, qualunquiste ed antifemministe, connotato dalla ricerca dell'interesse e del potere personale.
La sua abnegazione era straordinaria. Rammento una riunione, che si svolse in Spagna, non so piu' se a Madrid, a Siviglia o a Toledo, delle Commissioni per la parita' dei Paesi dell'Unione Europea, convocata dalla Commissione per la parita' dell'Ue. Tina aveva una gamba ingessata, ma sebbene sofferente, partecipo' costantemente a tutti i lavori di quella assemblea.
E forse e' per questa sua totale dedizione al "bene comune" che Tina non si e' sposata.
Il secondo motivo di sintonia nasceva dalla sua passione per l'emancipazione e la liberazione delle donne, dalla sua consapevolezza che le donne erano portatrici nella vita sociale e politica di una "differenza" di approccio ai problemi, che nasceva dal loro duplice impegno nella famiglia e nell'attivita' lavorativa e professionale; di una concretezza assai positiva per la societa'. "Quando le donne si sono impegnate nelle battaglie" – scrisse Tina Anselmi – "le vittorie sono state vittorie per tutta la societa'. La politica che vede le donne in prima linea e' politica di inclusione, di rispetto delle diversita', di pace".
Fu assai significativa la sua posizione sul problema del rapporto tra la Democrazia Cristiana e la gerarchia ecclesiastica: difendeva con forza l'autonomia del partito democristiano e condannava le ingerenze vaticane nella politica italiana e ogni tentativo di condizionare le scelte del partito di ispirazione cristiana, di farne una sorta di portavoce degli orientamenti di Oltretevere.
Tina Anselmi ebbe un ruolo decisivo, quale Presidente della Commissione di Inchiesta sulla P2, nella denuncia dei pericoli che correvano la democrazia italiana e la Costituzione e nell'appello alla partecipazione alla vita politica: "La nostra storia – disse – ci dovrebbe insegnare che la democrazia e' un bene delicato, fragile, deperibile [...] non e' solo libere elezioni, non e' solo progresso economico. E' giustizia, e' rispetto della dignita' umana, dei diritti delle donne. E' tranquillita' per i vecchi e speranza per i figli. E' pace".
Come ebbe occasione di dire Achille Occhetto, con Tina Anselmi si era amici anche se avversari politici.

7. MAESTRE. FLORIANA MASTANDREA: TINA ANSELMI
[Dal sito di "Noi donne" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo completo "Tina Anselmi, la partigiana che ha creato il Sistema sanitario nazionale pubblico"]

In questi giorni duri per il nostro Paese, il plauso al Servizio sanitario nazionale e' unanime: nonostante le criticita' per i tagli e la mancanza di personale, medici e infermieri hanno fronteggiato la crisi, con vera abnegazione. Se oggi riusciamo a rispondere con una certa efficacia all'emergenza sanitaria da coronavirus, e' anche grazie a chi si e' battuto perche' l'accesso alle cure fosse libero e gratuito per tutti. E a farlo, e' stata, in quegli anni Settanta delle grandi conquiste sociali, alle quali ha contribuito, la prima donna ministro della Repubblica italiana, Tina Anselmi. Ciononostante, non le viene ancora riconosciuto il giusto ruolo, di figura tra le piu' "rivoluzionarie" nella storia della nostra Repubblica.
Nata nel 1927 a Castelfranco Veneto, a soli 17 anni, entro' nella Resistenza, dopo essere stata costretta assieme ai compagni di scuola, dai fascisti, ad assistere a un'impiccagione in piazza, a seguito di un rastrellamento. Scelse il nome di battaglia Gabriella, come racconta nell'autobiografia, Storia di una passione politica, ispirandosi all'Arcangelo Gabriele.
Finita la guerra, studio' Lettere, divenne insegnante di italiano e comincio' l'attivita' politica nella Democrazia Cristiana, alla quale si iscrisse nel 1944, attivandosi per convincere le contadine a votare. Si impegno' anche come sindacalista, prima nella Cgil e dal 1950 nella Cisl. Fu dirigente del sindacato dei tessili dal 1945 al 1948 e del sindacato degli insegnanti elementari, dal 1948 al 1955: dal 1958 al 1964, fu rappresentante nazionale dei giovani nella DC. Nel 1963, eletta componente del comitato direttivo dell'Unione europea femminile, ne divenne anche vicepresidente. Nel 1959 entro' nel Consiglio nazionale dello Scudo Crociato.
Dal 1968 al 1992 fu deputata, eletta nella circoscrizione Venezia-Treviso. Durante il mandato parlamentare, fece parte delle Commissioni Lavoro e Previdenza sociale, Igiene e Sanita' e Affari sociali, occupandosi prevalentemente della famiglia e della donna: anche la legge sulle pari opportunita' e' merito suo.
Nel 1975, la Anselmi presiedette la delegazione italiana alla World Conference on Women, promossa dall'Onu a Citta' del Messico, nel 1985, quella di Nairobi e nel 1995 di Pechino.
Per tre volte Sottosegretaria del Lavoro e della Previdenza sociale, dal 29 luglio 1976, fu ministra del Lavoro e della previdenza sociale nel Governo Andreotti III. Nel 1977, fu tra i primi firmatari della legge sulla parita' tra uomini e donne, sia salariale, sia di trattamento, nei luoghi di lavoro.
Nei Governi Andreotti IV e V, fu Ministra della Sanita' e con la Legge 23 dicembre 1978, n. 833, riformo' la Sanita', dando attuazione all'art.32 della Costituzione italiana, che sancisce il diritto alla salute di tutti gli individui, con l'istituzione del Servizio Sanitario Nazionale (dal primo luglio 1980). Il precedente sistema mutualistico, si basava su enti o casse mutualistiche, come l'Inail (Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro) o l'Inam (assicurazione contro le malattie), che funzionavano come le assicurazioni sanitarie ancora in vigore, in paesi come gli Stati Uniti. Ciascun ente, era competente per una determinata categoria di lavoratori che, con i familiari a carico, vi erano iscritti, potendo cosi' fruire delle cure mediche e ospedaliere, grazie all'assicurazione sanitaria, finanziata con i contributi versati dai lavoratori e dai loro datori di lavoro. Il diritto alla tutela della salute era correlato all'essere lavoratore (o suo familiare) con conseguenti casi di mancata copertura e disomogeneita' delle prestazioni, assicurate dalle varie casse mutue. Il principio guida del nuovo Sistema sanitario nazionale invece, sarebbe stato quello della Sanita' come bene essenziale, universalmente fruibile, in nome della dignita', della salute e dell'equita', che, attraverso l'istituzione del Fondo Sanitario Nazionale (Fsn), incaricava il governo centrale di reperire annualmente le risorse. Il nuovo Sistema sanitario, basato sul ruolo fondamentale delle Regioni, per distribuire servizi sanitari uniformi sull'intero territorio nazionale, fu realizzato su iniziativa di Aldo Aniasi, Ministro della Sanita' nei governi Cossiga II e Forlani. Negli anni Novanta, le strutture pubbliche, da Unita' sanitarie locali (Usl) divennero Aziende sanitarie locali (Asl), e si ispirarono a logiche delle aziende private: attenzione al costo, al risultato e alla qualita' del servizio erogato. Il decreto legislativo 19 giugno 1999, n. 229, introdusse una disciplina sul conflitto di interessi per i medici dipendenti delle Asl, vietando di svolgere attivita' privata all'interno (intramoenia) e all'esterno delle strutture pubbliche, con la richiesta di scegliere fra una delle due attivita'. In seguito, e' stata reintrodotta la possibilita' di svolgere attivita' pubblica e privata intramoenia. Nel 2012, il Decreto Balduzzi, convertito l'8/11/2012 in legge (n.189) ha riorganizzato il Sistema sanitario e la regolamentazione dell'attivita' medica e scientifica. Il Ssn, si pone come un sistema pubblico, tipico di uno Stato sociale, che garantisce l'assistenza sanitaria a tutti i cittadini, ed e' finanziato dallo Stato, attraverso la fiscalita' generale e le entrate dirette dalle Asl, tramite i ticket sanitari, le quote con cui l'assistito, contribuisce alle spese e prestazioni a pagamento.
Per la legge sul sistema sanitario, Tina Anselmi, fu considerata una "madre della Repubblica", tanto che ne fu proposta la candidatura a Capo dello Stato, prima nel 1992 e poi nel 2006.
Intanto, nel 1981 (VIII legislatura), presiedette la Commissione parlamentare d'inchiesta sulla Loggia massonica P2, fino al termine dei lavori (1984), quando denuncio' la loggia come "una vera e propria organizzazione criminale": nel 2011 le fu dedicato il libro, La P2 nei diari di Tina Anselmi (Anna Vinci, Chiarelettere). Nel 2014 i 120 volumi della Commissione, dopo un lungo lavoro di digitalizzazione, sono stati desecretati e sono consultabili on line.
Donna tutta d'un pezzo, non manovrabile, tanto che i colleghi la soprannominarono "Tina vagante", la Anselmi fu amica della Iotti e di Pertini, ma ai tempi della P2, fu ostacolata sia all'interno, che fuori dal suo partito, che alla fine la mise cinicamente da parte: nel 2004, fu addirittura schernita, da chi nel volume Italiane, redasse la voce a lei dedicata. Su di lei diverse biografie, che ne narrano la vita dalla Resistenza alla politica e, soprattutto, l'attivita' negli anni Settanta e Ottanta.
Dal 2001 fu affetta dal Parkinson e negli ultimi anni di vita, un ictus aggravo' ulteriormente il suo stato di salute. Mori' a Castelfranco Veneto, nella sua abitazione, dopo la mezzanotte del primo novembre 2016.

8. MAESTRE. FRANCESCA TOSI: TINA ANSELMI
[Dal sito dell'"Enciclopedia delle donne" riprendiamo e diffondiamo]

Tina Anselmi (Castelfranco Veneto 1927 - 2016) ha dedicato tutta la vita alla democrazia e ai destini delle donne: nella scuola – laureata in lettere ha insegnato nelle scuole elementari; nel sindacato; nel movimento femminile della Democrazia Cristiana; in Parlamento: deputato per sei legislature, e' stata ministro della Sanita', e ministro del Lavoro. Si deve a lei la legge sulle pari opportunita' (1).
Tina Anselmi nasce a Castelfranco Veneto nel 1927. A diciassette anni entra nella Resistenza come staffetta della Brigata autonoma "Cesare Battisti"; fa poi parte del Comando regionale del Corpo Volontari della Liberta'. Si laurea in lettere all'Universita' Cattolica di Milano e insegna nella scuola elementare. Dal 1945 al 1948 e' dirigente del Sindacato Tessili e dal 1948 al 1955 del Sindacato Maestre. Dal 1958 al 1964 e' incaricata nazionale delle giovani della Democrazia Cristiana e in tale veste partecipa ai congressi mondiali dei giovani di tutto il mondo. Nel congresso di Monaco del 1963 e' eletta membro del Comitato direttivo dell'Unione europea femminile, di cui diventa successivamente vicepresidente. E' eletta per la prima volta come deputato il 19 maggio 1968 e riconfermata fino al 1992, nel Collegio di Venezia e Treviso. E' sottosegretario al lavoro nel V governo Rumor e nel IV e V governo Moro.
Nel 1976 viene nominata Ministro del Lavoro: e' la prima donna, in Italia, a diventare ministro. Nel 1978 e' nominata Ministro della Sanita' e nel 1981 presidente della Commissione di inchiesta sulla loggia massonica P2, che termina i lavori nel 1985: e' un capitolo essenziale della vita della Repubblica, una responsabilita' che Anselmi assume pienamente e con forza, firmando l'importante relazione che analizza le gravi relazioni della loggia con apparati dello stato e con frange della criminalita' organizzata, messe in campo per condizionare con ogni mezzo la vita democratica del Paese.
Successivamente e' nominata Presidente della Commissione nazionale per le pari opportunita'. Presiede il Comitato italiano per la Fao. Fa parte della Commissione di inchiesta sull'operato dei soldati italiani in Somalia. Ha presieduto la Commissione nazionale sulle conseguenze delle leggi razziali per la comunita' ebraica italiana. La commissione ha terminato i suoi lavori nel mese di aprile 2001. E' vicepresidente onoraria dell'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia.
E' stata piu' volte presa in considerazione da politici e societa' civile per la carica di Presidente della Repubblica: nel 1992 fu il settimanale "Cuore" a sostenerne la candidatura, mentre nel 2006 un gruppo di blogger l'ha sostenuta attraverso un tam tam mediatico che prende le mosse dal blog Tina Anselmi al Quirinale.
Nel 1998 e' stata nominata Cavaliere di Gran Croce Ordine al merito della Repubblica italiana.
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Note
1. Cfr l'importante articolo di Corrado Stajano "Guai a chi tocca la P2" su "L'Unita'" del 7 maggio 2004 dedicato a Tina Anselmi e alla critica della voce a lei dedicata nel dizionario "Italiane" edito dalla Presidenza del Consiglio e dal Ministro per le pari opportunita' e scritta da Pialuisa Bianco.
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Fonti, risorse bibliografiche, siti
A parte gli scritti politici relativi alle svariate Commissioni, (a partire da quella sulla Loggia massonica P2), nelle quali si e' esplicata la sua attivita', tema principale delle sue pubblicazioni sono le donne e la Resistenza.
Tina Anselmi - Anna Vinci, Storia di una passione politica. La gioia condivisa dell'impegno, Milano, Sperling & Kupfer 2006.
Tina Anselmi, "Bella Ciao", La Resistenza raccontata ai ragazzi, Pordenone, Edizioni Biblioteca dell'immagine 2004.
Tina Anselmi, Zia, cos'e' la Resistenza? San Cesario di Lecce, Manni 2003.
AA. VV., Intorno a Macondo: itinerario per i giovani alla ricerca di un nuovo impegno civile, a cura di Gioventu' aclista, Cernusco sul Naviglio, Cens 1993.
Tina Anselmi, La rocca del paradiso, illustrazioni di Gianni Peg, Torino, Sei 1985.
Un documento storico: il complotto di Licio Gelli - Relazione di Tina Anselmi. Supplemento de "L'Espresso", 1984.
Il 1975 anno internazionale della donna (discorso pronunciato a Roma il 27 febbraio 1975 nella sede del Banco di Roma, sotto gli auspici del Centro italiano di studi per la conciliazione internazionale), Roma, Banco di Roma 1975.

9. MATERIALI. ALCUNE PUBBLICAZIONI DI E SU TINA ANSELMI

Tra le opere di Tina Anselmi
AA. VV., La donna italiana dalla Resistenza a oggi, Istituto poligrafico dello stato, Roma 1975.
Il 1975 anno internazionale della donna: discorso pronunciato a Roma il 27 febbraio 1975 nella sede del Banco di Roma, Banco di Roma, Roma 1975.
"Un documento storico: il complotto di Licio Gelli", in supplemento al settimanale "L'Espresso", Roma 1984.
La rocca del paradiso, Sei, Torino 1985.
AA. VV., Intorno a Macondo: itinerario per i giovani alla ricerca di un nuovo impegno civile, Cens, Cernusco sul Naviglio 1993.
AA. VV., Nonostante donna: storie civili al femminile, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996.
Zia, cos'e' la Resistenza?, Manni, San Cesario di Lecce 2003.
"Bella ciao". La Resistenza raccontata ai ragazzi, Edizioni Biblioteca dell'immagine, Pordenone 2004.
AA. VV., Tra la citta' di Dio e la citta' dell'uomo: donne cattoliche nella Resistenza veneta, Istresco, Treviso 2004.
Con Anna Vinci, Storia di una passione politica, Sperling & Kupfer, Milano 2006, 2016.
Anna Vinci (a cura di), La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi, Chiarelettere, Milano 2011.
La Gabriella in bicicletta. La mia Resistenza raccontata ai ragazzi, Manni, San Cesario di Lecce 2019.
In corso di pubblicazione: Nessuna persona e' inutile, Edizioni di Comunita', Milano 2020.
Cfr. anche gli atti parlamentari e ministeriali.
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Tra le opere su Tina Anselmi
AA. VV., Le notti della democrazia. Tina Anselmi e Aung San Suu Kyi, due donne per la liberta', Ediesse, Roma 2012.
AA. VV., Tina Anselmi: politica con passione. Percorso di parita' delle donne attraverso una testimonianza, Libreria Editrice Cafoscarina, Venezia 2011.
Marcella Filippa, Tina Anselmi, Maria Pacini Fazzi Editore, Lucca 2019.
Mauro Pitteri, La giovane Tina Anselmi. Dalla Resistenza all'impegno sindacale e politico (1944-1959), Cisl Veneto - Tipografia Piave, 2018.
Ovviamente di Tina Anselmi si occupano anche vari testi generali e specifici sulla Resistenza, sui diritti delle donne, sulla riforma sanitaria, sull'azione di contrasto alle trame eversive e alla P2, sulle iniziative per le pari opportunita', sulla storia politica ed istituzionale d'Italia dalla lotta di Liberazione ad oggi.

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- M. Elizabeth Bordino e Maria Perris, I diritti del bambino. I bisogni che aiutano a crescere, Rcs, Milano 2020, pp. 128, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
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Riedizioni
- Amos Oz, Finche' morte non sopraggiunga, Feltrinelli, Milano 2018, Rcs, Milano 2020, pp. 144, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

12. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3737 del 12 maggio 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
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