[Nonviolenza] Archivi. 384



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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 384 dell'8 maggio 2020

In questo numero:
1. Alcuni testi del mese di aprile 2020 (parte ottava)
2. Nel giorno in cui si commemorano le vittime del genocidio del popolo armeno
3. Aldo Masullo
4. Ernesto Balducci
5. Ricordando Ernesto Balducci in questo 25 aprile
6. Ricordando Juan Gerardi e le vittime degli atti di genocidio degli indios in Guatemala
7. Giulietto Chiesa
8. Mariam A. Aleem
9. Franco Anselmi
10. Ilio Baroni
11. Cout Basie
12. Carl Boyer
13. Ljiljana Buttler
14. Inisero Cremaschi
15. Juan Jose' Gerardi Conedera
16. Hermann Gmeiner
17. John Heartfield
18. Edmund Husserl
19. Sergej Kovalik
20. George Herbert Mead
21. Giovanni Monaco
22. Franco Quarleri
23. Augusto Roa Bastos
24. Torquato Secci
25. Leoncarlo Settimelli
26. Giuliano Toraldo di Francia
27. Steve Tshwete
28. Renzo Vespignani
29. Harry Wu
30. Cernobyl
31. La strage degli innocenti, un governo di ebbri egotisti e la deriva autoritaria
32. Rileggere Gramsci
33. Alfio Pannega. Un ricordo approssimandosi il decennale della scomparsa

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI APRILE 2020 (PARTE OTTAVA)

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di aprile 2020.

2. NEL GIORNO IN CUI SI COMMEMORANO LE VITTIME DEL GENOCIDIO DEL POPOLO ARMENO

Il 24 aprile e' il giorno in cui si fa memoria delle vittime del genocidio degli armeni commesso dall'esercito ottomano tra il 1915 e il 1916 mentre l'Europa s'inabissava nella fornace della prima guerra mondiale che apriva il secolo breve del totalitarismo e delle immani carneficine.
Ogni persona di volonta' buona si fermi oggi in meditazione, in addolorato, reverente ricordo delle vittime del genocidio armeno.
Nel silenzio straziato con cui ci poniamo all'ascolto delle vittime di quella e di tutte le stragi, noi sentiamo ancora e ancora l'appello che si leva dai muti volti di tutti gli esseri umani che altri esseri umani estinsero: mai piu' guerre, mai piu' uccisioni.
Siamo una sola umanita'.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.

3. ALDO MASULLO

E' deceduto Aldo Masullo
filosofo illustre
con gratitudine lo ricordiamo

4. ERNESTO BALDUCCI

Il 25 aprile 1992 moriva Ernesto Balducci
pensatore e costruttore di pace
con gratitudine lo ricordiamo

5. RICORDANDO ERNESTO BALDUCCI In QUESTO 25 APRILE

1. Due gioie e un lutto
Il 25 aprile rinnova ogni anno per noi due felicita' e un lutto.
La Liberazione d'Italia dal nazifascismo nel 1945.
E la rivoluzione dei garofani in Portogallo del 1974.
Ma e' anche il giorno della morte di Ernesto Balducci nel 1992.
Lo ricordo un giorno a Viterbo a ricordare Primo Levi nel primo convegno di studi all'autore di "Se questo e' un uomo" e de "I sommersi e i salvati" dedicato all'indomani della sua tragica scomparsa.
Erano con noi quel giorno in una gremitissima sala regia di palazzo dei priori anche Lello Perugia e Vittorio Emanuele Giuntella; e ci erano giunti messaggi di adesione di tantissime persone amiche, come Rosanna Benzi che dal suo polmone d'acciaio nell'ospedale San Martino di Genova volle dettarmi per telefono il suo contributo a quell'incontro.
Ricordo ancora la stanchezza di padre Balducci che aveva fatto un lungo viaggio in automobile guidando lui stesso per giungere a Viterbo, ma come prese la parola illumino' i cuori di tutti presenti con le appassionate, commosse, sapienti sue parole.
Sono passati oltre trent'anni e lo ricordo ancora come fosse ieri.
*
2. Il ricordo delle persone buone
Il 25 aprile e' il giorno del ricordo delle persone buone che per l'intera loro vita lottarono per la liberazione dell'umanita' intera.
In un suo discorso tenuto in America e poi pubblicato in Italia piu' volte in opuscolo Umberto Eco cosi' ricordava il giorno della liberazione della sua citta' nell'aprile del '45: "Fu un momento di gioia. La piazza principale era affollata di gente che cantava e sventolava bandiere, invocando a gran voce Mimo, il capo partigiano della zona. Mimo, ex maresciallo dei carabinieri, si era messo coi badogliani e aveva perso una gamba in uno dei primi scontri. Si fece vedere al balcone del comune, appoggiato alle sue stampelle, pallido; cerco' con una mano di calmare la folla. Io ero li' che aspettavo il suo discorso, visto che tutta la mia infanzia era stata segnata dai grandi discorsi storici di Mussolini, di cui a scuola imparavamo a memoria i passi piu' significativi. Silenzio. Mimo parlo' con voce rauca, quasi non si sentiva. Disse: 'Cittadini, amici. Dopo tanti dolorosi sacrifici... eccoci qui. Gloria ai caduti per la liberta''. Fu tutto. E torno' dentro. La folla gridava, i partigiani alzarono le loro armi e spararono in aria festosamente. Noi ragazzi ci precipitammo a raccogliere i bossoli, preziosi oggetti da collezione, ma avevo anche imparato che la liberta' di parola significa liberta' dalla retorica".
Ho sempre pensato che la festa del 25 aprile in questo debba consistere: ricordare le vittime del fascismo, ricordare i caduti per la liberta', onorare le persone buone che al fascismo si opposero, essere loro grati della liberta' che ci hanno donato con il loro sacrificio, e qui e adesso e ancora e sempre ascoltare il loro appello, e porsi alla loro scuola.
E' quindi insieme un giorno festoso ma anche mesto, poiche' mesto comunque e' il ricordo delle persone buone che sono state uccise, delle persone buone che non sono piu' con noi.
Ma questa mestizia si unisce ad un altro sentimento ancora, e prevalente: il sentimento della gratitudine per tutte le persone che allora ed oggi al fascismo si opposero e si oppongono, per tutte le persone che difendono l'umanita' intera persona per persona: ad ogni persona riconoscendo il diritto umano primario e inalienabile alla vita, alla dignita', alla solidarieta', alla felicita'; e che per difendere questo diritto per tutti gli esseri umani impegnano la propria vita consapevoli che giustizia e liberta', eguaglianza nella diversita', responsabilita'e misericordia, o valgono per tutte e tutti, o non esistono; sapendo che occorre soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto. Sapendo che ogni vittima ha il volto di Abele. Sapendo che e' il tuo adempimento del dovere di solidarieta' che invera il diritto alla vita di ogni essere umano. Sapendo che devi essere tu l'umanita' come dovrebbe essere.
A quanti esseri umani e' ancora negata quella liberazione che celebriamo il 25 aprile? E tu lotta finche' questa liberazione non sia di tutte e tutti. Con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza che ad ogni violenza si oppone. Con la scelta della nonviolenza: che e' la Resistenza antifascista che continua qui e adesso.
*
3. Un giorno di pioggia di tanti anni fa ed oggi
Questo 25 aprile non ci saranno per le vie e nelle piazze i cortei consueti, i solenni discorsi, il camminare insieme, e insieme cantare, parlare e ascoltare.
Talvolta con una indicibile commozione: come quel 25 aprile del 1994 a Milano, con la pioggia incessante che non riusciva a spegnere quel sentimento corale di umanita' ritrovata, quella volonta' di ripresa della lotta antifascista, che nessuno di quanti vi si trovarono potra' dimenticare.
Quest'anno invece l'epidemia impedisce le manifestazioni pubbliche, costringe a forme diverse e certo inadeguate.
Ma se il 25 aprile noi ricordiamo la liberazione dal fascismo, allora deve essere un giorno di verita', e di lotta contro tutte le menzogne e le violenze.
Deve essere un giorno in cui ragioniamo ancora sui compiti nostri.
Un giorno i cui riaffermiamo i principi fondamentali e i valori supremi della Costituzione della Repubblica italiana che dell'antifascismo e della Resistenza e' stato il frutto migliore, che della liberazione e' figlia e attestazione, che delle nostre comuni liberta' e' presidio. E che non dobbiamo permettere che sia aggredita e violata e travolta.
Un giorno in cui ancora una volta testimoniamo la ferma volonta' di opporci a tutte le guerre e a tutte le uccisioni, al razzismo e a tutte le persecuzioni, al maschilismo e a tutte le oppressioni.
Un giorno di impegno a contrastare il male facendo il bene, di impegno ad opporci alla violenza con la nonviolenza.
*
4. Il dovere di dire la verita'
E allora qui e adesso il 25 aprile significa anche compiere il dovere di dire la verita' rispetto a cio' che oggi accade, a contrastare qui e adesso le iniquita', gli abusi, le sofferenze, la morte.
E allora diciamo con chiarezza cio' che il cuore che pensa ci detta.
In Italia continuano a morire oltre quattrocento persone ogni giorno.
Tutti gli altri dati statistici diffusi sono aleatori, ma questo e' certo.
Se fosse vero che sono state adottate misure adeguate di contrasto del virus, fin da marzo nel giro di due settimane le morti dovevano diminuire fino allo zero. Invece con tutta evidenza il contagio non e' stato fermato.
Inoltre: le morti dovevano drasticamente diminuire anche perche' nel corso di queste settimane le persone piu' fragili ed esposte sono gia' morte. Invece si continua a morire.
Cosa vogliamo dire? Vogliamo dire che con tutta evidenza il dato di oltre quattrocento persone che continuano a morire ogni giorno ci rivela che le misure di contrasto assunte sono state non solo intempestive ma anche inadeguate.
Se misure adeguate fossero state tempestivamente assunte, nel volger di due o tre settimane il contagio sarebbe stato fermato, le morti cessate. Invece il contagio persiste, le morti continuano.
Cosi' e' evidente che chi governa il paese, e chi governa alcune importanti regioni, ha commesso errori dagli esiti letali, ha commesso errori che dobbiamo chiamare crimini. Per insipienza? Per irresponsabilita'? Per sventatezza? Per corruttela? Per indifferenza al dolore degli altri? Quale che ne sia il motivo, questi errori sono stati commessi, e centinaia di persone continuano a morire ogni giorno.
Centinaia di persone continuano a morire ogni giorno: per il Covid-19, certo. Ma anche per criminale responsabilita' di chi ci governa che l'epidemia non ha saputo o voluto contrastare con misure tempestive e adeguate. E tutta la retorica del mondo non puo' occultare questo crimine.
Lo scrivo in questo 25 aprile. Non per guastare la festa, ma per fedelta' alla memoria delle vittime. Perche' anche questo io credo che sia antifascismo: dire la verita', contrastare le menzogne e la violenza dei potenti, lottare ancora per la liberazione dell'umanita' intera. Nella compresenza della morte e dei viventi, come diceva l'antifascista Aldo Capitini fondatore del movimento nonviolento.
*
5. Poiche' le cose ripetute giovano
E ancora una volta ripetiamo cio' che diciamo ormai da settimane. ovvero che occorre "riconoscere i nostri doveri piu' veri: soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto; fare quello che e' buono e giusto; inverare la legalita' che salva le vite.
E ripetiamolo quindi una volta ancora cio' che va detto e non va dimenticato: qui e adesso chiediamo ad ogni persona di volonta' buona di premere nonviolentemente sul governo nazionale - e per quanto di loro competenza su quelli regionali - affinche' si adottino immediatamente tutte le iniziative indispensabili per contenere il contagio, per salvare vite umane, per aiutare ci ha piu' bisogno di aiuto; e tra queste iniziative innanzitutto le seguenti:
1. vuotare le carceri sovraffollate e mandare le persone attualmente li' ristrette nelle proprie abitazioni o in altri alloggi adeguati in cui sia possibile il cosiddetto "distanziamento sociale" necessario per evitare il rischio di contagio;
2. abrogare tutte le misure razziste contenute nei due "decreti sicurezza della razza", porre fine all'effettuale regime di "apartheid" di cui sono vittima tante persone innocenti, far cessare lo sfruttamento schiavistico e la riduzione coatta in condizioni di vita disumane di cui sono vittima nel nostro paese troppi esseri umani innocenti; riconoscendo finalmente a tutte le persone che vivono in Italia tutti i diritti sociali, civili e politici, a cominciare dal diritto di voto secondo il principio fondamentale della democrazia: "una persona, un voto";
3. aiutare con adeguate provvidenze tutti i poveri e gli impoveriti, garantendo immediatamente ad ogni persona alloggio, cibo e tutti gli altri beni necessari alla vita;
4. fornire protezioni sanitarie adeguate per tutte le persone: a cominciare dagli operatori e le operatrici della sanita', dell'assistenza, della pubblica sicurezza, di tutti i servizi pubblici necessari; a cominciare da tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici che con il loro lavoro continuano a produrre e distribuire i beni essenziali alla vita: gli alimenti e gli altri generi di prima necessita';
5. chiudere e tener chiuse fino alla fine dell'epidemia tutte le attivita' orientate al profitto privato non immediatamente necessarie alla vita delle persone;
6. rispettare e far rispettare rigorosamente il principio di precauzione, facendo prevalere la salvezza delle vite umane su ogni altro interesse particolare;
7. rispettare e far rispettare scrupolosamente i principi fondamentali e i valori supremi della Costituzione repubblicana; rispettare e far rispettare scrupolosamente la legalita' che salva le vite;
8. cessare di ingannare la popolazione con una propaganda e una retorica scandalose che hanno come fine di occultare i disastrosi errori dai governanti fin qui commessi il cui esito sono state innumerevoli morti evitabili se si fossero adottati tempestivamente e adeguatamente gli interventi necessari;
9. comprendere e far comprendere che per tutelare il diritto alla vita e alla salute occorre anche un impegno a contrastare l'inquinamento globale che e' il primo produttore e veicolo di nocivita'; ed agire di conseguenza;
10. comprendere e far comprendere che per tutelare il diritto alla vita e alla salute occorre anche un impegno a contrastare le ingiustizie sociali che opprimono la stragrande maggioranza dell'umanita'; ed agire di conseguenza;
11. inverare l'appello del segretario generale dell'Onu alla cessazione di tutte le guerre, attraverso azioni concrete di disarmo, di smilitarizzazione, di aiuti umanitari, di conversione nonviolenta dell'economia, della politica e della societa': cessare immediatamente di produrre armi; cessare immediatamente di favoreggiare guerre, regimi e poteri criminali; soccorrere, accogliere ed assistere tutte le persone bisognose di aiuto".
*
6. Prezioso un testo di padre Balducci
In calce a queste frettolose e amare riflessioni allego un testo di padre Balducci che molte volte ho meditato, e che mi pare possa essere una cosa buona rileggere in questa giornata.
*
Allegato: Ernesto Balducci: Introduzione a "La pace. Realismo di un'utopia"
(...)

6. RICORDANDO JUAN GERARDI E LE VITTIME DEGLI ATTI DI GENOCIDIO DEGLI INDIOS IN GUATEMALA

Il 26 aprile 1998 a Citta' del Guatemala veniva assassinato Juan Gerardi, vescovo, difensore dei diritti umani. Due giorni prima di essere ucciso aveva presentato il rapporto "Nunca mas" di recupero della memoria storica delle violazioni dei diritti umani commesse in Guatemala, rapporto che documentava puntualmente decine e decine di migliaia di uccisioni, di sequestri, di torture in quel paese tra il 1960 e il 1996, restituendo un volto, una voce e una storia alle vittime e aprendo la via a un'opera di verita', di giustizia, e quindi di riconciliazione.
Nel corso della lunga mattanza si giunse a massacri di indios riconosciuti come veri e propri atti di genocidio. Juan Gerardi fu tra coloro che si batterono strenuamente per denunciare i crimini e per salvare vite umane; e per questa sua azione di solidarieta' e di pace, di difesa nitida e intransigente delle vittime innocenti della barbarie stragista, subi' minacce e attentati e fu infine anch'egli assassinato.
In questo anniversario della sua morte noi lo ricordiamo ancora, e con lui ricordiamo tutte le vittime degli atti di genocidio degli indios in Guatemala, tutte le vittime della lunga stagione di violenza fascista, razzista e stragista.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza si oppone alla violenza.
Solo facendo il bene si contrasta il male.
Pace, disarmo, solidarieta'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Condividere il bene ed i beni.
Siamo un'unica umana famiglia in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera, un unico mondo vivente di cui siamo insieme parte e custodi.
Nel ricordo di Juan Gerardi, nel ricordo di tutte le vittime, la nonviolenza e' in cammino.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

7. GIULIETTO CHIESA

E' deceduto Giulietto Chiesa, giornalista e militante.
Anche se alcune sue tesi degli ultimi anni ci sembravano incondivisibili, sincero e generoso e' sempre stato il suo impegno per la pace e la giustizia.
Lo ricordiamo con gratitudine ed amicizia.

8. MARIAM A. ALEEM

Il 26 aprile 2010 moriva Mariam A. Aleem
artista designer docente
con gratitudine la ricordiamo

9. FRANCO ANSELMI

Il 26 aprile 1945 moriva Franco Anselmi
martire della Resistenza
con gratitudine lo ricordiamo

10. ILIO BARONI

Il 26 aprile 1945 moriva Ilio Baroni
martire della Resistenza
con gratitudine lo ricordiamo

11. COUNT BASIE

Il 26 aprile 1984 moriva Cont Basie
musicista
con gratitudine lo ricordiamo

12. CARL BOYER

Il 26 aprile 1976 moriva Carl Boyer
storico della matematica
con gratitudine lo ricordiamo

13. LJILJANA BUTTLER

Il 26 aprile 2010 moriva Ljiljana Buttler
musicista
con gratitudine la ricordiamo

14. INISERO CREMASCHI

Il 26 aprile 2014 moriva Inisero Cremaschi
scrittore critico editore di fantascienza
con gratitudine lo ricordiamo

15. JUAN JOSE' GERARDI CONEDERA

Il 26 aprile 1998 moriva assassinato Juan Jose' Gerardi Conedera
vescovo e difensore dei diritti umani
con gratitudine lo ricordiamo

16. HERMANN GMEINER

Il 26 aprile 1986 moriva Hermann Gmeiner
filantropo fondatore dei villaggi dei bambini Sos
con gratitudine lo ricordiamo

17. JOHN HEARTFIELD

Il 26 aprile 1968 moriva John Heartfied
artista e militante antifascista
con gratitudine lo ricordiamo

18. EDMUND HUSSERL

Il 26 aprile 1938 moriva Edmund Husserl
pensatore insigne
con gratitudine lo ricordiamo

19. SERGEJ KOVALIK

Il 26 aprile 1926 moriva Sergej Kovalik
lottatore per la liberazione dell'umanita'
con gratitudine lo ricordiamo

20. GEORGE HERBERT MEAD

Il 26 aprile 1931 moriva George Herbert Mead
filosofo e psicologo
con gratitudine lo ricordiamo

21. GIOVANNI MONACO

Il 26 aprile 2007 moriva Giovanni Monaco
partigiano insegnante scrittore
con gratitudine lo ricordiamo

22. FRANCO QUARLERI

Il 26 aprile 1945 moriva Franco Quarleri
martire della Resistenza
con gratitudine lo ricordiamo

23. AUGUSTO ROA BASTOS

Il 26 aprile 2005 moriva Augusto Roa Bastos
scrittore ed esule
con gratitudine lo ricordiamo

24. TORQUATO SECCI

Il 26 aprile 1996 moriva Torquato Secci
fondatore e primo presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime
della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980
con gratitudine lo ricordiamo

25. LEONCARLO SETTIMELLI

Il 26 aprile 2011 moriva Leoncarlo Settimelli
giornalista ricercatore della cultura popolare cantautore
con gratitudine lo ricordiamo

26. GIULIANO TORALDO DI FRANCIA

Il 26 aprile 2011 moriva Giuliano Toraldo di Francia
illustre scienziato
con gratitudine lo ricordiamo

27. STEVE TSHWETE

Il 26 aprile 2002 moriva Steve Tshwete
militante antirazzista
con gratitudine lo ricordiamo

28. RENZO VESPIGNANI

Il 26 aprile 2001 moriva Renzo Vespignani
artista illustre
con gratitudine lo ricordiamo

29. HARRY WU

Il 26 aprile 2016 moriva Harry Wu
sopravvissuto ai laogai cinesi
attivista per i diritti umani
con gratitudine lo ricordiamo

30. CERNOBYL

Il 26 aprile 1986 il disastro di Cernobyl, che ci ricordo' che siamo una sola umanita'.
Rispettare e difendere il mondo vivente.
Avere a cuore la vita dell'umanita' intera e di ogni persona.
In ogni decisione seguire il principio di precauzione.
Salvare le vite e' il primo dovere.

31. LA STRAGE DEGLI INNOCENTI, UN GOVERNO DI EBBRI EGOTISTI E LA DERIVA AUTORITARIA

Prologo

Lo so che lo sdegno e la collera
non sono mai buoni consiglieri
e che uno dovrebbe contare fino a cento
prima di aprire bocca

Ma fino a settanta volte cento ho contato
e a starmene zitto non ce la faccio proprio
mentre cresce il cumulo dei morti
e chi quelle morti ha provocato
pretende di fare la frivola sua predica sputando
sopra i cadaveri e sopra i morituri

Io dico che se si fossero adottate per tempo e con rigore
le misure necessarie e se per tempo
si fossero date a tutte le persone
le protezioni possibili e necessarie
e si fosse fatto quanto occorreva e occorre
per individuare le fonti di contagio ed isolarle
il Covid-19 certo avrebbe fatto
non poche vittime ugualmente
ma non cosi' tante
neppure lontanamente cosi' tante
come quelle che in Italia sono morte
come quelle che in Italia stanno ancora morendo
e moriranno ancora
per responsabilita' di chi governa
lo stato ed alcune regioni
congrega d'insipienti di stolti e irresponsabili
banda di artigliatori e ciarlatani
e di tutti i complici loro che hanno contribuito
a ingannare ipnotizzare esporre all'abisso innumerevoli persone
con una retorica becera e fascista
razzista maschilista militarista
tipica dei regimi totalitari
tipica di tutte le organizzazioni criminali
tipica di tutti gli ebbri egotisti che non vedono al di la' del proprio ventre

E questo volevo dire e questo ho detto
e adesso racconto la storia che volevo raccontare

I. Il signor Ka doveva aver sognato

Stanotte in sogno ho pensato
che dovevo scrivere un articolo
intitolato cosi'
La strage degli innocenti, un governo di ebbri egotisti e la deriva autoritaria
senza poi aggiungere niente
solo il titolo e l'assenza di parole

Nel sogno veniva a trovarmi U.
che e' restato senza lavoro
e gia' stentava a sopravvivere prima
e non ha ancora ricevuto una lira di sussidio
e questo in verita' non e' accaduto nel sogno
e' accaduto ieri ed eravamo svegli

Nel sogno mi telefonava E.
che ha continuato a dover lavorare
perche' ci fosse da mangiare ancora
per tutte e tutti
e nessuno gli ha mai dato una mascherina
o un paio di guanti o gli ha fatto un tampone
e lo tormenta
la paura di avere infettato qualcuno

Nel sogno ho pensato che questo sogno
mi tormenta piu' dei sogni che sempre faccio
camminare da solo in una galleria sapendo che non incontrero' mai nessuno
trovarmi per sempre in una stazione vuota aspettando un treno che non c'e'
dover affrontare un mostro che so che mi divorera' e che sono io stesso
sentire che non ho piu' respiro e che se non mi sveglio ne moriro'
ma questo sogno in cui sogno di pensare
che questo sogno mi tormenta piu' dei sogni che sempre faccio
piu' degli altri miei sogni mi tormenta
perche' e' a occhi aperti che lo faccio

II. Elogio del dottor Semmelweiss

Che sia lodato il dottor Semmelweiss
ci voleva cosi' poco a capirlo

Che sia lodato il dottor Semmelweiss
che seppe cogliere la differenza
tra soccorrere e uccidere

Che sia lodato il dottor Semmelweiss
e tutto quello che significa il suo gesto

III. La peste e l'altra peste

La peste e' la peste ed ognuno lo sa
ma la peste ha bisogno di complicita'
non e' come la grandine e amen
non e' come il passare del tempo che tutto consuma
la peste la puoi combattere
come puoi combattere il fascismo
come puoi combattere l'ignoranza la stupidita' la violenza
la peste puo' essere sconfitta

Cosa occorre fare? nessuno lo ignora
fermare il contagio e' cio' che occorre fare
e allora perche' da mesi ogni giorno
in questo paese di spaghetti e mandolini
di colossei di gondole di duomi
di autobiografie della nazione
la gente a cataste continua a morire?

Si chiama politica l'arte di convivere
di vivere insieme di salvare le vite
il suo contrario e' l'egoismo la rapina la barbarie
la stoltezza che semina strazio che semina morte
e la stoltezza l'egoismo la rapina la barbarie
sono al potere in questo paese
e ci stanno massacrando a cominciare
dai piu' deboli i piu' fragili i piu' esposti
i piu' indifesi
le donne e gli uomini che piu' hanno bisogno
dell'umanita' dell'umanita'
e che i potenti calcano nel gorgo

IV. Come un grido sott'acqua

Un sogno e' solo un sogno e nei miei sogni
non ci sono parole non ci sono suoni non ci sono scritte
solo pensieri che restano muti come un grido sott'acqua
e questo pensiero ho sognato di scrivere
un articolo intitolato cosi'
La strage degli innocenti, un governo di ebbri egotisti e la deriva autoritaria
senza poi aggiungere niente
solo il titolo e l'assenza di parole

V. Un eroe del nostro tempo di neolingua e bispensiero

Ogni volta che sento i tronfi proclami del presidente del Consiglio dei ministri
lo stesso messere che capeggio' il governo razzista
che nel 2018-'19 ha commesso abominevoli crimini contro l'umanita'
mi dico che dovrei scrivere un articolo
intitolato La strage degli innocenti, un governo di ebbri egotisti e la deriva autoritaria
senza poi aggiungere niente solo il titolo e l'assenza di parole
fortuna che non faccio il giornalista
ma solo quello che sta in fila nella fila
che porta le vittime allo scannatoio

VI. Un foglio volante

Cosi' ho letto in un foglio volante nelle scorse settimane

"chiediamo ad ogni persona di volonta' buona
di premere nonviolentemente sul governo nazionale
- e per quanto di loro competenza su quelli regionali -
affinche' si adottino immediatamente tutte le iniziative indispensabili
per contenere il contagio per salvare vite umane per aiutare ci ha piu' bisogno di aiuto
e tra queste iniziative innanzitutto le seguenti
1. vuotare le carceri sovraffollate e mandare le persone attualmente li' ristrette
nelle proprie abitazioni o in altri alloggi adeguati in cui sia possibile
il cosiddetto distanziamento sociale necessario per evitare il rischio di contagio
2. abrogare tutte le misure razziste contenute nei due decreti sicurezza della razza
porre fine all'effettuale regime di apartheid di cui sono vittima tante persone innocenti
far cessare lo sfruttamento schiavistico e la riduzione coatta in condizioni di vita disumane
di cui sono vittima nel nostro paese troppi esseri umani innocenti
riconoscendo finalmente a tutte le persone che vivono in Italia
tutti i diritti sociali civili e politici a cominciare dal diritto di voto
secondo il principio fondamentale della democrazia una persona un voto
3. aiutare con adeguate provvidenze tutti i poveri e gli impoveriti
garantendo immediatamente ad ogni persona alloggio cibo e tutti gli altri beni necessari alla vita
4. fornire protezioni sanitarie adeguate per tutte le persone
a cominciare dagli operatori e le operatrici della sanita' dell'assistenza della pubblica sicurezza
di tutti i servizi pubblici necessari
a cominciare da tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici
che con il loro lavoro continuano a produrre e distribuire i beni essenziali alla vita
gli alimenti e gli altri generi di prima necessita'
5. chiudere e tener chiuse fino alla fine dell'epidemia
tutte le attivita' orientate al profitto privato
non immediatamente necessarie alla vita delle persone
6. rispettare e far rispettare rigorosamente il principio di precauzione
facendo prevalere la salvezza delle vite umane su ogni altro interesse particolare
7. rispettare e far rispettare scrupolosamente
i principi fondamentali e i valori supremi della Costituzione repubblicana
rispettare e far rispettare scrupolosamente la legalita' che salva le vite
8. cessare di ingannare la popolazione con una propaganda e una retorica scandalose
che hanno come fine di occultare i disastrosi errori dai governanti fin qui commessi
il cui esito sono state innumerevoli morti
evitabili se si fossero adottati tempestivamente e adeguatamente gli interventi necessari
9. comprendere e far comprendere che per tutelare il diritto alla vita e alla salute
occorre anche un impegno a contrastare l'inquinamento
globale che e' il primo produttore e veicolo di nocivita'
ed agire di conseguenza
10. comprendere e far comprendere che per tutelare il diritto alla vita e alla salute
occorre anche un impegno a contrastare le ingiustizie sociali
che opprimono la stragrande maggioranza dell'umanita'
ed agire di conseguenza
11. inverare l'appello del segretario generale dell'Onu alla cessazione di tutte le guerre
attraverso azioni concrete di disarmo
di smilitarizzazione di aiuti umanitari
di conversione nonviolenta dell'economia della politica e della societa'
cessare immediatamente di produrre armi
cessare immediatamente di favoreggiare guerre, regimi e poteri criminali
soccorrere accogliere ed assistere tutte le persone bisognose di aiuto"

Cosi' ho letto in un foglio volante nelle scorse settimane

VII. La memoria che resiste

L'altroieri mi fu chiesto quale fosse
per me l'evento e il simbolo
che intero ed integro racchiude
il significato il respiro il concetto
il valore di umanita'

Non ho esitato a rispondere
esso e' l'insurrezione del ghetto di Varsavia

Epilogo

Sia questa la massima delle tue azioni
salvare le vite e' il primo dovere
la cosa vera e tu dilla
la cosa giusta e tu falla
la peste e l'altra peste e tu contrastale
soccorri accogli assisti ogni persona
il bene e i beni tutti condividili
sia la tua scelta la misericordia
sii tu l'umanita' come dovrebbe essere

Solo facendo il bene si contrasta il male
solo la nonviolenza si oppone alla violenza
solo la nonviolenza puo' salvare
l'umanita'
dalla catastrofe

32. RILEGGERE GRAMSCI

Il 27 aprile 1937 cessava di vivere Antonio Gramsci.
Sa poco di questo paese, e del nostro tempo, e di tanta parte del cuore degli esseri umani e del mondo, chi non ha letto i suoi scritti, ed almeno le lettere dal carcere e del carcere i quaderni.
Per me e per chi fu giovane con me soprattutto la lettura dei Quaderni (dapprima nell'edizione "tematica" curata da Felice Platone in sei volumi, poi di nuovo anni dopo in quella critica curata da Valentino Gerratana) fu una di quelle esperienze che ci rivelo' a noi stessi.
Nel secondo Novecento la sinistra italiana - quella degna di questo nome - fu tutta gramsciana; e tutta la cultura di questo paese, di qualsivoglia orientamento, nel lascito gramsciano trovo' ragioni profonde e feconde di riflessione ed esame, e ineludibile un appello all'impegno intellettuale, morale, civile, all'impegno contro la menzogna e contro l'ingiustizia, contro la violenza e la vilta', contro l'indifferenza e la rassegnazione.
Da molti errori la lettura di Gramsci ci mise al riparo negli anni in cui anche tra i giovani piu' generosi molto si presumeva e molto si delirava. E chi scrive queste righe anche leggendo Gramsci (e Rosa Luxemburg e Simone Weil e Hannah Arendt e Virginia Woolf) colse la necessita' che il movimento delle oppresse e degli oppressi in lotta per la liberazione del'umanita' doveva fare una scelta necessaria affinche' la sua lotta potesse vincere: la scelta della nonviolenza; la scelta della nonviolenza, che implica anche la coerenza tra i mezzi e i fini, la continuita' tra personale e politico, l'impegno a seguire gli antichi e attuali brocardi "Neminem laede, immo omnes quantum potes juva" e "In dubio contra projectum", il principio responsabilita' di Jonas collegato dialetticamente al principio speranza di Bloch e al principio disperazione di Anders, alla vita activa di Hannah Arendt. In anni di fosca militarizzazione del pensiero e di ebbra - e stolta e tracotante e orribile - dissipazione delle esistenze la lettura di Gramsci e l'esempio del femminismo ci fornirono decisive chiavi d'interpretazione del disordine costituito ed efficaci guide alla prassi necessaria ad inverare la dignita' umana di tutti gli esseri umani; ci persuasero della necessita' della nonviolenza.
Per quel poco che seguo gli svolgimenti della fortuna e della critica dell'opera gramsciana mi avvedo che anche la sorte del lascito intellettuale, morale e civile del pensatore e militante che il fascismo' assassino' riflette le alterne vicende di quest'ultimo mezzo secolo; Gramsci e' ormai un classico e subisce il destino di tutti i classici: un distanziamento, una percezione e una ricezione assai diversa da quella che ha lasciato in me la sua impronta. I Quaderni sono adesso disponibili anche nella rete telematica, ma non so se vengano letti piu' o meno di quando ci si passava di mano in mano gli stropicciati volumi einaudiani o degli Editori Riuniti.
Quel che so e' che per me Gramsci e' ancora un appello alla lotta.
Alla lotta contro il fascismo, contro tutte le ingiustizie, contro tutte le violenze.
Alla lotta per far cessare lo spietato insostenibile sfruttamento, la spietata insostenibile rapina, che schiavizza gli esseri umani e desertifica il mondo vivente.
Alla lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani, per la liberazione dell'umanita' intera, per la condivisione fra tutte e tutti di tutto il bene e di tutti i beni.
In questo giorno anniversario in cui l'epidemia rende impossibili le commemorazioni pubbliche, almeno queste parole volevo dire a me stesso, e alle donne e agli uomini di volonta' buona che condividono il medesimo sentire, lo stesso impegno.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la liberazione comune dell'umanita' intera, per la difesa di quest'unico mondo vivente casa comune dell'umanita', quest'unico mondo vivente di cui siamo insieme parte e custodi.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

33. ALFIO PANNEGA. UN RICORDO APPROSSIMANDOSI IL DECENNALE DELLA SCOMPARSA

Il 30 aprile saranno dieci anni che Alfio Pannega e' morto.
E credo che sara' la prima volta, in conseguenza delle misure di contenimento dell'epidemia, che alcuni di noi suoi vecchi amici non ci incontreremo per ricordarlo insieme. Cosi' non resta che mettere per iscritto le cose che non potremo dirci intorno a un tavolo.
Era un uomo libero e un poeta; era un compagno: l'antica luminosa parola che designa la persona che condivide il suo pane con chi non ne ha.
Era un proletario, uno sfruttato, e un combattente per la liberazione dell'umanita' intera, un antifascista che sapeva come Primo Levi che la lotta contro la violenza e l'ingiustizia non finisce mai.
Viveva assai poveramente, ed era di una generosita' sconfinata.
S'indignava per ogni ingiustizia e non nutriva odio per nessuno.
Era un militante comunista libertario, un amico della nonviolenza. Sapeva come Gandhi che tra mezzi e fini vi e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e la pianta, e che chi vuole lottare per la liberazione dell'umanita' deve essere perfettamente consapevole che questa lotta comincia aiutando chi ti e' vicino, chi incontri per strada, chi bussa alla tua porta. In ogni essere umano riconoscendo l'umanita' intera, riconoscimento che e' insieme riconoscenza.
Tutto comprendeva, e soprattutto il cuore delle persone e del mondo; era sapiente della sapienza appresa dal vivo contatto con la fatica e con la sofferenza, e dall'amore per Dante e per gli altri classici tre-cinquecenteschi della nostra letteratura che serbava viventi e integri nella memoria; sapeva fare tutto, con la meditata pazienza e la sicura lentezza di chi conosce per esperienza il lavoro artigiano, il lavoro operaio, il lavoro dei campi, i tempi della natura, la resistenza delle cose che invita alla fabrilita', di chi sa prendersi cura del mondo vivente ed ama che vivano gli animali e le piante cosi' come gli esseri umani, e il cielo e la terra. Trovarsi con lui seduti in cerchio intorno a un tavolo o in mezzo a un campo a condividere ragionamenti, a condividere il pane e il vino, era trovarsi alla scuola della gioia, e sentire con kantiana meraviglia il legame del cielo stellato e della legge morale.
Condivideva con tutte e tutti il bene e i beni. E la maggiore delle sue imprese io credo che sia aver educato all'amore per la verita', al rispetto per la vita, alla cura per gli esseri viventi - e per le parole che vivono anch'esse ed hanno quella potenza di cui diceva Gorgia agli ateniesi, e allora tu adoperati affinche' sempre le tue di bene siano apportatrici -, all'impegno morale e civile, alla nonviolenza vissuta e sentita vibrare in ogni intima fibra, tanti giovani che con lui hanno condiviso l'esperienza del centro sociale occupato autogestito "Valle Faul", e che sono stati la felicita' della sua vocazione di saggio pedagogo.
Delle lotte di cui fu protagonista ancora negli ultimi mesi della sua vita ricordo almeno quella per salvare la preziosa area del Bulicame da una devastazione insensata, e quella per rivendicare il diritto di ogni essere umano ad avere una casa.
*
Sarebbe una buona cosa se le tante persone che lo hanno conosciuto - a Viterbo piu' o meno tutti, poiche' per tanti anni percorse le vie della citta' col suo carretto trainato a mano a raccogliere cartoni ed altri imballaggi che poi riciclava, e con tutti scambiava un motto di saluto, una parola scherzosa e fragrante - trovassero il modo di tramandare il loro ricordo di Alfio non solo negli aneddoti raccontati tra amici ma anche acconsentendo a una registrazione, a una trascrizione di essi che resti per coloro che verranno, come un monumento da edificare alla cultura popolare, alla storia generosa e resistente della citta'.
E sarebbe bene che le istituzioni democratiche della citta' promuovessero una tale iniziativa.
Noi vecchi amici abbiamo amaro il cruccio di non aver saputo, con le nostre limitate personali risorse, sin qui realizzarla se non per lampi e frammenti - e penso con gratitudine al libro curato dalla "Banda del racconto", alle fotografie dell'indimenticabile Mario Onofri e di altri amici, all'opera teatrale di Pietro Benedetti, ad altre testimonianze e iniziative ancora, a cominciare da chi tiene ancora in vita per quanto possibile l'esperienza che Alfio condivise e di cui fu quasi eroe eponimo negli ultimi vent'anni della sua esistenza.
*
Sovente in questi giorni di epidemia mi sono detto che avrei voluto poter con Alfio ragionare insieme su quello che e' necessario dire, su quello che e' necessario fare, come era nostra abitudine. E ragionando insieme, in reciproca maieutica, cercar di vedere con chiarezza la sofferenza e l'ingiustizia, e insieme cercare il modo di contrastarle; cercare la via di ridurre la sofferenza, di soccorrere le vittime, di porre un argine al dolore del mondo, di agire per la comune liberazione. Ogni ragionamento di quei civil conversari era insieme un appello a insorgere contro la violenza, contro l'iniquita', contro ogni abuso e contro ogni patimento.
Cosi' mi accade di pensare che se Alfio fosse qui, oggi, insieme denunceremmo l'insipienza e l'irresponsabilita' dei governanti che con la loro inerzia, la loro intempestivita', la loro stolta sicumera, il loro sfrenato egoismo, non hanno agito per tempo ed adeguatamente per fermare il contagio: ed hanno cosi' effettualmente favorito una strage che poteva e doveva essere ridotta ai minimi termini.
Ancora oggi ogni giorno muoiono centinaia di persone, quando ormai da mesi potevano e dovevano essere state attuate le misure adeguate che avrebbero salvato migliaia di vite.
Ancora oggi non sono state messe a disposizione di tutte le persone le fondamentali protezioni atte a impedire il contagio e salvare la vita.
Ancora oggi non vengono effettuati tutti i necessari controlli per individuare e circoscrivere e contrastare il contagio.
Ancora oggi non vengono intraprese tutte le indispensabili azioni di contrasto del contagio.
Ancora oggi le persone piu' bisognose di aiuto non ricevono aiuti adeguati.
Ancora oggi chi piu' ha bisogno di aiuto subisce ostracismo e abbandono, quando non anche persecuzione.
Tutto cio' e' mostruoso, e tutte le menzogne della propaganda, tutte le astuzie della retorica, tutta la pressione di una macchina comunicativa orientata alla mistificazione, alla narcosi e all'occultamento dei crimini, non basta a nascondere un cosi' ciclopico, abissale orrore.
*
Sarebbe insorto Alfio Pannega dinanzi a questo orrore, dinanzi a questo massacro.
Un massacro che non e' affatto mera conseguenza di una imprevedibile fatalita', inevitabile esito di un virus incontrollabile, scempio dovuto a un destino cinico e baro. No. La strage in corso e' dovuta soprattutto alla negligenza, alla stoltezza, all'ignavia, all'avidita' e alla ferocia dei potenti che avevano gli strumenti adeguati per contrastare efficacemente il contagio, ed invece hanno di fatto abbandonato nelle fauci del morbo le persone piu' fragili, le piu' sofferenti, le piu' impoverite, le piu' derubate.
La catastrofe della strage da Covid-19 e' anche e innanzitutto l'esito dell'ignoranza, del menefreghismo e quindi della violenza dei potenti.
Quale scandalosa immoralita', e quale irredimibile tradimento della stessa legge fondamentale del nostro ordinamento giuridico, la Costituzione della Repubblica italiana che afferma il dovere di rispettare e difendere la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Verra' un giorno che i governanti felloni saranno giudicati per la catastrofe provocata dalla loro insipienza, dalla loro irresponsabilita'.
Cosi' come verra' un giorno in cui saranno giudicati i governanti razzisti che nel 2018-2019 hanno commesso abominevoli crimini contro l'umanita' ostacolando il soccorso di naufraghi innocenti e perseguitando proditoriamente le persone piu' inermi e piu' esposte.
Verra' quel giorno, ma gia' oggi occorre fare quanto possibile per fermare subito il contagio e per salvare le vite che e' possibile salvare.
Verra' quel giorno, ma gia' oggi occorre che le istituzioni democratiche garantiscano a tutte le persone i beni di prima necessita' e tutte le cure e le necessarie protezioni dal morbo.
Verra' quel giorno, ma gia' oggi occorre che i pubblici poteri tornino a rispettare la morale e il diritto, la legalita' che salva le vite, il legato dei martiri della Resistenza inciso nella Costituzione della repubblica.
*
Ecco, ogni volta che penso ad Alfio penso ai nostri doveri attuali. La sua memoria resta viva una fiamma e un appello all'azione nonviolenta per denunciare, smascherare e contrastare la violenza dei potenti; un appello all'azione nonviolenta per soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto; un appello a condividere il bene e i beni; un appello a salvare le vite.
A dieci anni dalla morte Alfio Pannega vive nel ricordo e nell'azione che a tutte le sofferenze, a tutte le oppressioni, a tutte le ingiustizie, a tutte le violenze si oppone.
*
In calce a queste righe ancora una volta allego una minima notizia biografica su Alfio, e una trascrizione delle parole dette al suo funerale.
* * *
Allegato primo: Una minima notizia su Alfio Pannega
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti.
Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, ed altre ancora restano inedite nell'immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione.
Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha sovente con forte empatia rappresentato - sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all'ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti - un monologo dal titolo "Allora ero giovane pure io" dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone cosi' rivivere drammaturgicamente la figura.
La proposta di costituire un "Archivio Alfio Pannega" per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettivita' le tracce della sua vita e delle sue lotte, e' restata fin qui disattesa.
Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909, 1172, 1260, 1261, 1272, 1401, 1622-1624, 1763, 1971, 2108-2113, 2115, 2329, 2331, 2334-2335, 2476-2477, 2479, 2694, 2833, 3049, 3051-3052, 3369-3373, 3448, 3453, 3515-3517, i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e 548-552, e "Voci e volti della nonviolenza" nn. 687-691, 754-755, 881, il fascicolo di "Ogni vittima ha il volto di Abele" n. 170, i fascicoli di "Una persona, un voto" nn. 88-90, 206, 209, i fascicoli de "La domenica della nonviolenza" nn. 420 e 511, i fascicoli de "La nonviolenza contro il razzismo" nn. 202-206, 213, 437-438.
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Allegato secondo: Alcune parole per Alfio Pannega (2010)
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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 384 dell'8 maggio 2020
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