[Nonviolenza] Telegrammi. 3703



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3703 dell'8 aprile 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Prima che sia troppo tardi
2. Associazione Casa delle donne contro la violenza di Modena: Appello per Fondo Lea Melandri
3. Una lettera di quaranta deputate a tre ministri
4. Un appello da quattro reti internazionali di donne: Che le donne siano in prima fila per chiedere la fine delle guerre
5. Una lettera da inviare al governo
6. Una lettera da inviare ai Comuni
7. Aldo Capitini: La mia opposizione al fascismo
8. Tutta la retorica del mondo...
9. Segnalazioni librarie
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'

1. APPELLI. PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI

Prima che sia troppo tardi il governo faccia uscire dalle carceri sovraffollate le persone li' ristrette e le trasferisca o nelle rispettive abitazioni o in altri alloggi adeguati in cui per quanto possibile siano anch'esse al riparo dal rischio di contagio che in tutti i luoghi sovraffollati e' enorme.
Gia' troppe persone sono morte.
Di seguito una bozza di lettera che proponiamo di inviare al Ministero della Giustizia, ed alcuni indirizzi utilizzabili a tal fine.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Chi salva una vita salva il mondo.
*
La bozza di lettera
"Signor ministro della Giustizia,
come sa, con la fine del fascismo in Italia e' stata abolita la pena di morte, e la Costituzione repubblicana stabilisce che "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanita'".
Per contrastare l'epidemia di coronavirus e cercar di salvare vite umane sono state adottate - sia pure con grave ritardo - misure di distanziamento tra le persone, unico modo efficace di contenere il contagio.
Ma queste misure non possono essere adottate efficacemente in luoghi sovraffollati come le carceri italiane.
Cosicche' chi si trova nelle carceri italiane, come ristretto o come custode, e' esposto al piu' grave pericolo.
E' esposto al pericolo di essere contagiato e di rischiare la vita. E vive in una condizione di torturante paura senza potervi sfuggire.
E' palese che la permanenza in carcere, sic stantibus rebus, e' incompatibile con le indispensabili misure di profilassi per contenere il contagio; e' incompatibile con le norme sul cosiddetto "distanziamento sociale" (pessima formulazione con cui in queste settimane viene indicato il tenersi di ogni persona ad adeguata distanza dalle altre, volgarizzato col motto "restate a casa"); e' incompatibile con il fondamentale diritto di ogni essere umano alla tutela della propria vita.
Ne consegue che finche' l'epidemia non sia debellata occorre vuotare le carceri e - per dirla in breve - mandare tutti i detenuti nelle proprie case con l'ovvio vincolo di non uscirne.
Naturalmente vi saranno casi in cui cio' non sia possibile (i colpevoli di violenza domestica, ad esempio), ma anche questi casi particolari potranno essere agevolmente risolti con la collocazione in alberghi o altre idonee strutture in cui il necessario "distanziamento sociale" sia garantito.
Non si obietti che tale proposta e' iniqua: piu' iniquo, illecito e malvagio sarebbe continuare ad esporre insensatamente alla morte degli esseri umani.
E non si obietti che cosi' si rischia di non poter controllare l'effettiva costante permanenza in casa degli attuali detenuti: oggidi' non mancano affatto le risorse tecnologiche per garantire un efficace controllo a distanza che le persone attualmente ristrette destinatarie di tale provvedimento restino effettivamente nelle loro case (ovvero nelle abitazioni loro assegnate).
Ne' si obietti che cosi' si garantisce il diritto alla casa ai criminali mentre persone che non hanno commesso delitti ne sono prive: e' infatti primario dovere di chi governa il paese garantire un alloggio a tutte le persone che si trovano in Italia; nessuno deve essere abbandonato all'addiaccio o in una baracca, a tutte le persone deve essere garantita una casa: si cessi pertanto piuttosto di sperperare risorse pubbliche a vantaggio dei ricchi e si provveda a rispettare concretamente i diritti fondamentali di ogni persona, adempiendo ai doveri sanciti dagli articoli 2 e 3 della Costituzione della Repubblica italiana.
Signor ministro della Giustizia,
prima che sia troppo tardi si adottino i provvedimenti necessari per vuotare le carceri e mettere in sicurezza per quanto possibile la vita dei detenuti e del personale di custodia.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Voglia gradire distinti saluti,
Firma, luogo, data
Indirizzo del mittente"
*
Alcuni indirizzi utilizzabili
protocollo.gabinetto at giustizia.it,
fulvio.baldi at giustizia.it,
leonardo.pucci at giustizia.it,
gianluca.massaro at giustizia.it,
chiara.giacomantonio at giustizia.it,
roberto.natali at giustizia.it,
giuseppina.esposito at giustizia.it,
marcello.spirandelli at giustizia.it,
clelia.tanda at giustizia.it,
sabrina.noce at giustizia.it,
vittorio.ferraresi at giustizia.it,
andrea.giorgis at giustizia.it,
ufficio.stampa at giustizia.it,
andrea.cottone at giustizia.it,
gioele.brandi at giustizia.it,
mauro.vitiello at giustizia.it,
concetta.locurto at giustizia.it,
giampaolo.parodi at giustizia.it,
roberta.battisti at giustizia.it,
marina.altavilla at giustizia.it,
rita.andrenacci at giustizia.it,
dgmagistrati.dog at giustizia.it,
giuditta.rossi at giustizia.it,
antonia.bucci at giustizia.it,
paolo.attardo at giustizia.it,
tommaso.salvadori at giustizia.it,
daniele.longo at giustizia.it,
redazione at giustizia.it,
callcenter at giustizia.it,
*
Preghiamo chi ci legge di diffondere questa proposta anche ai mezzi d'informazione e ad altre persone di volonta' buona, associazioni ed istituzioni.

2. INIZIATIVE. ASSOCIAZIONE CASA DELLE DONNE CONTRO LA VIOLENZA DI MODENA: APPELLO PER FONDO LEA MELANDRI
[Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo questo appello promosso dall'Associazione Casa delle donne contro la violenza di Modena e da molte altre donne e associazioni, diffuso attraverso la mailing-list di D.i.Re - Donne in rete contro la violenza: listadire at direcontrolaviolenza.it]

A tutte le associazioni aderenti a D.i.Re,
avendo saputo da parte di compagne femministe ed amiche di Lea Melandri che c'era l'intenzione di aprire una raccolta fondi per sostenerla in un momento di difficolta', abbiamo deciso di collaborare e, dopo aver verificato che in D.i.Re c'erano perplessita' sull'iniziativa, abbiamo espresso, come Casa delle donne contro la violenza, la disponibilita' a mettere a disposizione un conto corrente per la raccolta delle donazioni.
Come e' espresso nell'appello, non intendiamo che questa iniziativa si esaurisca nel sostegno in un caso particolare, ma vogliamo impegnarci perche' il fondo possa in seguito rispondere ad esigenze di altre donne che, come Lea, hanno dato e danno impegno, capacita' e attivismo nelle lotte delle donne e si sono trovate in difficolta'.
Chi ha apprezzato il lavoro di Lea Melandri e condivide il significato politico della iniziativa, puo' contribuire con donazioni e diffondendo l'appello che accludiamo.
per l'Associazione Casa delle donne contro la violenza di Modena, Giuliana Pincelli
Modena, 2 aprile 2020
*
Per Lea Melandri
Nella situazione attuale di dure restrizioni riguardo alle possibilita' di movimento, contatto, spostamento per lavoro, ecc. ci sono donne, con le quali ci sentiamo accomunate  nell'impegno femminista, che si trovano in difficolta' e faticano ad immaginare il loro futuro nei prossimi mesi di durata della crisi pandemica.
Ci sembra emblematica di quella di tante altre donne la situazione che sta vivendo la nostra compagna Lea Melandri, figura storica del  femminismo che, a causa delle misure straordinarie in atto ha dovuto interrompere la sua consueta attivita' di conferenze, seminari, iniziative di promozione della cultura femminista, che sono per lei insieme impegno militante e fonte di reddito.
Siamo consapevoli che allargando lo sguardo alle moltissime donne che stanno cercando di uscire da situazioni di violenza, alle migranti che vedono peggiorare ulteriormente le loro condizioni di vita, a tutto il mondo del lavoro precario e sommerso delle donne, a cui non sono destinate le misure di sostegno governative, per tutte queste donne diventa sempre piu' forte ed urgente l'istituzione di un reddito di autodeterminazione (o di esistenza/resistenza come qualcuna propone di chiamarlo oggi), obiettivo per il quale sollecitiamo a mobilitarsi le associazioni delle donne e il movimento Nonunadimeno.
Nell'immediato ci rivolgiamo a quante – singole, associazioni, istituzioni – hanno avuto l'opportunita' di conoscere e di apprezzare il lavoro di Lea, per attuare una raccolta fondi di sostegno per le difficolta' che sta incontrando in questo momento.
L'iniziativa di Raccolta fondi da noi ora proposta, intende essere un primo passo che vorremmo allargare in seguito, per una forma piu' ampia e stabile di mutuo aiuto e scambio tra donne che condividono le idee e le aspirazioni al cambiamento, ma si trovano collocate in situazioni economiche diseguali. Abbiamo cosi' un'occasione di esercitare la cura anche tra di noi, nelle nostre diversita', in uno scambio relazionale e materiale che ci puo' rafforzare tutte.
L'Associazione Casa delle donne contro la violenza di Modena si fa carico della gestione delle somme raccolte nel conto corrente, come servizio necessario per l'attuazione del Fondo Lea Melandri, secondo le finalita' esposte nel presente appello.
IBAN Conto Corrente per i versamenti: IT 28 B 02008 12906 000101166 221 c/o Unicredit Modena
intestato a: Associazione Casa delle donne contro la violenza
Nella causale specificare obbligatoriamente: Nome e Cognome o Associazione - Fondo Lea Melandri
Hanno promosso e aderito all'appello (in ordine alfabetico):
- Angela Azzaro
- Manuela Cartosio
- Roberta Corbo
- Maura Cossutta
- Guendalina Di Sabatino
- Giulia Carmen Fasolo
- Maddalena Gasparini
- Giovanna Grignaffini
- Elda Guerra
- Raffaella Lamberti
- Simona Marino
- Paola Patuelli
- Anna Petrungaro
- Antonella Picchio
- Giuliana Pincelli
- Bianca Pomeranzi
- Francesca R. Recchia Luciani
- Giulia Sudano
- Annamaria Tagliavini
- Antonella Veltri
Collettivi e associazioni:
- Associazione Casa delle donne contro la violenza di Modena
- Centro Interdipartimentale di Studi sulle Culture di Genere CISCuG - Universita' di Bari
- Festival delle Donne e dei Saperi di Genere di Bari
- Libera Universita' delle Donne di Milano
- Femminile Maschile Plurale di Ravenna
- Rete Nazionale Antiviolenza "Frida Kahlo" Onlus
- Edizioni Smasher Barcellona Pozzo di Gotto (Messina)
- Associazione Orlando di Bologna
- Seminaria di Cosenza
- Booksandthecity di Cosenza
- Casa delle Donne di Milano
- Centro di cultura delle donne "Hannah Arendt" di Teramo
- Casa Internazionale delle Donne di Roma
*
Per ulteriori informazioni e contatti: Associazione Casa delle donne contro la violenza onlus, via Vaciglio Nord 6, 41124 Modena, tel. 059361050, sito: www.donnecontroviolenza.it

3. DOCUMENTAZIONE. UNA LETTERA DI QUARANTA DEPUTATE A TRE MINISTRI
[Riceviamo e diffondiamo]

Alla cortese attenzione della Ministra per le Pari opportunita' e la Famiglia
e del Ministro della Giustizia
e del Ministro per gli Affari regionali e Autonomie
Gentile Ministra, gentili Ministri,
siamo quaranta deputate di diversi gruppi parlamentari e facciamo parte dell'Intergruppo per le Donne, i Diritti e le Pari opportunita', nato per porre le questioni di genere al centro del dibattito politico-legislativo e per lavorare insieme su provvedimenti ed emendamenti a sostegno delle donne italiane.
Desideriamo portare alla Vostra attenzione una questione che riteniamo di particolare importanza in questo specifico momento, affinche' il governo possa darvi seguito e adoperarsi al riguardo.
La Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonche' su ogni forma di violenza di genere, istituita presso il Senato della Repubblica nell’ottobre 2018, ha approvato all'unanimita', il 26 marzo scorso, un documento recante "Misure per rispondere alle problematiche delle donne vittime di violenza, dei centri antiviolenza, delle case rifugio e degli sportelli antiviolenza e antitratta nella situazione di emergenza epidemiologica da Covid-19".
Si tratta di un documento il cui contenuto riveste carattere assoluto di necessita' e urgenza, in un momento difficile per il nostro Paese, la cui drammaticita' e' dimostrata dalle centinaia di morti che ogni giorno ci troviamo a contare e dalla sofferenza diffusa presso tutta la popolazione.
In questa fase di forti restrizioni alla mobilita', la maggior parte delle nostre concittadine e dei nostri concittadini e' obbligata a vivere in casa. Per quanto questa "reclusione" sia necessaria al contenimento del Coronavirus, e' tuttavia anche causa di effetti degenerativi per il benessere mentale di molti.
In particolare, vi e' una categoria di persone che e' esposta ancor di piu' a gravissimi pericoli per la propria vita. Stiamo parlando delle donne vittime di abusi, costrette a convivere con i propri aguzzini.
La terribile conta delle donne morte anche in questo periodo di domiciliazione forzata, infatti, non conosce sosta. E il timore piu' diffuso e' che la maggior parte di violenze, abusi e maltrattamenti stiano avvenendo in queste ore, in questi giorni, in queste settimane, nel silenzio, senza essere denunciate.
Salutiamo, quindi, con favore le misure intraprese dal governo che affrontano queste criticita', come la diffusione del numero telefonico di emergenza e dell'App 1522 cosi' come dell'App delle forze dell'ordine, YouPol. Allo stesso scopo, abbiamo ritenuto utile per stare accanto alle donne vittime di violenza anche la decisione presa dalla Ministra Bonetti di coinvolgere nella battaglia la Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani, Federfarma e Assofarma. Si tratta di iniziative importanti che – cosi' come sta avvenendo in questi giorni – dovrebbero continuare a essere pubblicizzate anche in futuro.
Di grande rilevanza, poi, il recente decreto – sempre a opera del Ministero per le Pari opportunita' – che, con iter straordinario, ha erogato i 30 milioni di fondi per i centri antiviolenza. A tale proposito si ritiene necessario vigilare sulle Regioni affinche', in maniera celere ed efficiente, si attivino per trasferire queste risorse ai suddetti centri. Infatti, e' evidente che bisogna lavorare affinche' i meccanismi burocratici di erogazione e distribuzione dei fondi siano resi piu' snelli e puntuali, in quanto gli enormi ritardi che oggi sussistono creano notevoli disfunzioni all'attivita' dei centri medesimi.
Il documento, depositato dalla Commissione d'inchiesta del Senato, mette nero su bianco raccomandazioni per adottare nuove e ulteriori misure, oltre al rafforzamento di quelle gia' adottate, che devono essere prese in considerazione in tempi rapidi per sopperire alle carenze strutturali del sistema di prevenzione e contrasto alla violenza di genere che si sono venute a creare in questo imprevedibile periodo.
Perche' ogni ora che passa si potrebbe verificare una violenza, un abuso, un maltrattamento, che potrebbero anche non essere denunciati e rimanere sommersi, con l'ulteriore rischio di disperdere quella presa di coscienza collettiva sul diffondersi di tale fenomeno e il conseguente cambio culturale, innescato con fatica anno dopo anno. Ogni ora che passa potrebbe significare vedere la vita spezzata di un'altra donna innocente. E lo Stato deve essere presente per prevenire ogni femminicidio, in ogni circostanza, sempre.
Per questo si chiede che le raccomandazioni fatte dal sopra citato documento redatto dalla Commissione parlamentare sul femminicidio vengano recepite e implementate nel piu' breve tempo possibile.
Vi ringraziamo per l'attenzione prestata alla nostra istanza.
Un saluto cordiale.
Le deputate Stefania Ascari, Laura Boldrini, Maria Edera Spadoni, Mara Carfagna, Vita Martinciglio, Elisa Tripodi, Rina De Lorenzo, Vittoria Casa, Antonella Papiro, Doriana Sarli, Gilda Sportiello, Enza Bruno Bossio, Paola Deiana, Rossella Muroni, Lucia Ciampi, Marina Berlinghieri, Emanuela Rossini, Silvia Benedetti, Nadia Aprile, Angela Schiro', Flora Frate, Valentina Barzotti, Conny Giordano, Veronica Giannone, Elisabetta Barbuto, Debora Serracchiani, Paola Carinelli, Susanna Cenni, Elisa Siragusa, Simona Suriano, Virginia Villani, Stefania Pezzopane, Chiara Gribaudo, Antonella Incerti, Tiziana Ciprini, Yana Ehm, Lia Quartapelle, Patrizia Prestipino, Lisa Noja, Maria Teresa Baldini
Roma, 6 aprile 2020

4. L'ORA. UN APPELLO DA QUATTRO RETI INTERNAZIONALI DI DONNE: CHE LE DONNE SIANO IN PRIMA FILA PER CHIEDERE LA FINE DELLE GUERRE
[Riceviamo e diffondiamo]

Sosteniamo con vigore l’appello del Segretario Generale dell'Onu per l'immediato "cessate il fuoco" di tutti i conflitti.
Noi donne siamo le prime vittime delle grandi minacce che incombono sull'umanita': guerre, disastri ambientali e disequilibri ecologici, minaccia nucleare, ingiustizia sociale e poverta' incrementata dal debito pubblico. Seppur oscurate dall'atavico potere maschile, siamo state attive per contrastare le negativita' dominanti, sfidando la violenza della cultura patriarcale e attivandoci per abbattere le "barriere di genere" che ci limitano fortemente nell'esprimere tutte le nostre potenzialita' funzionali a un miglioramento complessivo della societa'.
Noi donne del Nord e del Sud del mondo, forti di un networking internazionale consolidatosi a Pechino nel 1995 (piano di azione), e' da lunga data che rivendichiamo il miglioramento del nostro "status" contestualmente alla rivendicazione della garanzia del binomio pace-sviluppo.
L'attuale "emergenza globale" della pandemia Covid-19 smaschera l'inutilita' della "sicurezza militarizzata", basata sulle costosissime e pericolosissime armi nucleari e di altra natura. Noi donne ci appelliamo all'evidenza dei fatti e con forza e determinazione ribadiamo l'urgente necessita' dell'unica sicurezza che merita tale nome: la "sicurezza umana", cioe' quella che garantisce "tutti i diritti umani per tutti" a partire da quello della salute, attraverso strutture sanitarie efficienti e coordinate a livello globale.
Chiedere il "cessate il fuoco" immediato per tutte le guerre significa comprendere che per uscire dalla calamita' globale in corso servono immediate risorse finanziarie ed umane da investire per risolvere le urgenti problematiche sanitarie, sociali, economiche.
Il "dopo Covid-19" dovra' basarsi su una economia di pace, senza guerre, senza combustibili fossili, senza armi di distruzione di massa, senza debito pubblico.
Il "dopo" deve essere all'insegna di un reale modello di sviluppo eco-sostenibile ispirato, "nutrito" da una profonda alleanza tra esseri umani e natura.
L'8 marzo a Madrid nella giornata conclusiva della Seconda Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza - che ha percorso 97 paesi in 5 continenti - noi donne abbiamo rilanciato il nostro impegno "con" la  vita affinche' l'umanita' recuperi il senso della specie e la consapevolezza che tutti noi siamo un'unica persona.
Avviamo il processo di transizione al nuovo mondo che vogliamo, esigendo:
- la fine delle guerre, incluse quelle economiche, per realizzare la "giustizia umana" e la "giustizia climatica";
- la fine della cultura del nemico per sviluppare e potenziare la cultura della solidarieta' e della cooperazione internazionale per la tutela dei "beni comuni" dell'umanita'.
WILPF-Italia (Women's International League for Peace and Freedom)
A.W.M.R. (Association Women's Mediterranean Region)
W.I.D.F. (Women's International Democratic Federation)
D.i.N. (Donne in Nero)

5. QUID AGENDUM. PROPOSTA DI UNA LETTERA DA INVIARE AL GOVERNO

Gentilissima Ministra dell'Interno,
vorremmo sollecitare tramite lei il governo ad adottare con la massima tempestivita' le seguenti misure:
a) garantire immediati aiuti in primo luogo alle persone che piu' ne hanno urgente bisogno, e che invece vengono sovente scandalosamente dimenticate perche' emarginate ed abbandonate alla violenza, al dolore e alla morte, quando non addirittura perseguitate;
b) abrogare immediatamente le scellerate misure razziste contenute nei due cosiddetti "decreti sicurezza della razza" imposti dal precedente governo nel 2018-2019, scellerate misure razziste che violano i diritti umani e mettono in ancor piu' grave pericolo la vita di tanti esseri umani;
c) riconoscere a tutte le persone che vivono in Italia tutti i diritti che ad esse in quanto esseri umani sono inerenti, facendo cessare un effettuale regime di apartheid che confligge con il rispetto dei diritti umani, con la democrazia, con i principi fondamentali e i valori supremi della Costituzione della Repubblica italiana.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Ringraziandola per l'attenzione ed augurandole ogni bene,
Firma, luogo e data, indirizzo del mittente
*
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare la lettera sono i seguenti:
segreteriatecnica.ministro at interno.it
caposegreteria.ministro at interno.it
Vi preghiamo altresi' di diffondere questo appello nei modi che riterrete opportuni.

6. QUID AGENDUM. PROPOSTA DI UNA LETTERA DA INVIARE AI COMUNI

Egregio sindaco,
le scriviamo per sollecitare l'amministrazione comunale ad immediatamente adoperarsi affinche' a tutte le persone che vivono nel territorio del comune sia garantito l'aiuto necessario a restare in vita.
Attraverso i suoi servizi sociali il Comune si impegni affinche' tutti i generi di prima necessita' siano messi gratuitamente a disposizione di tutte le persone che non disponendo di altre risorse ne facciano richiesta.
Crediamo sia un dovere - un impegnativo ma ineludibile dovere - che il Comune puo' e deve compiere con la massima tempestivita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Confidando nell'impegno suo e dell'intera amministrazione comunale, voglia gradire distinti saluti
Firma, luogo e data
Indirizzo del mittente
*
Gli indirizzi di posta elettronica di tutti i Comuni d'Italia sono reperibili nei siti internet degli stessi.
Vi preghiamo altresi' di diffondere questo appello nei modi che riterrete opportuni.

7. MAESTRI. ALDO CAPITINI: LA MIA OPPOSIZIONE AL FASCISMO
[Nuovamente riproponiamo il seguente articolo di Aldo Capitini originariamente apparso su "Il ponte", anno XVI, n. 1, gennaio 1960, disponibile anche nel sito www.aldocapitini.it e nel sito www.nonviolenti.org
Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Tra le opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' ancora quella a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori, Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); ma notevole ed oggi imprescindibile e' anche la recente antologia degli scritti a cura di Mario Martini, Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004, 2007; delle singole opere capitiniane sono state recentemente ripubblicate: Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989, Edizioni dell'asino, Roma 2009; Elementi di un'esperienza religiosa, Cappelli, Bologna 1990; Colloquio corale, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2005; L'atto di educare, Armando Editore, Roma 2010; cfr. inoltre la raccolta di scritti autobiografici Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; La religione dell'educazione, La Meridiana, Molfetta 2008; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Piu' recente e' la pubblicazione di alcuni carteggi particolarmente rilevanti: Aldo Capitini, Walter Binni, Lettere 1931-1968, Carocci, Roma 2007; Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008; Aldo Capitini, Guido Calogero, Lettere 1936-1968, Carocci, Roma 2009. Tra le opere su Aldo Capitini: a) per la bibliografia: Fondazione Centro studi Aldo Capitini, Bibliografia di scritti su Aldo Capitini, a cura di Laura Zazzerini, Volumnia Editrice, Perugia 2007; Caterina Foppa Pedretti, Bibliografia primaria e secondaria di Aldo Capitini, Vita e Pensiero, Milano 2007; segnaliamo anche che la gia' citata bibliografia essenziale degli scritti di Aldo Capitini pubblicati dal 1926 al 1973, a cura di Aldo Stella, pubblicata in Il messaggio di Aldo Capitini, cit., abbiamo recentemente ripubblicato in "Coi piedi per terra" n. 298 del 20 luglio 2010; b) per la critica e la documentazione: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Mario Martini (a cura di), Aldo Capitini libero religioso rivoluzionario nonviolento. Atti del Convegno, Comune di Perugia - Fondazione Aldo Capitini, Perugia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Gian Biagio Furiozzi (a cura di), Aldo Capitini tra socialismo e liberalismo, Franco Angeli, Milano 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005; Maurizio Cavicchi, Aldo Capitini. Un itinerario di vita e di pensiero, Lacaita, Manduria 2005; Marco Catarci, Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007; Alarico Mariani Marini, Eligio Resta, Marciare per la pace. Il mondo nonviolento di Aldo Capitini, Plus, Pisa 2007; Maura Caracciolo, Aldo Capitini e Giorgio La Pira. Profeti di pace sul sentiero di Isaia, Milella, Lecce 2008; Mario Martini, Franca Bolotti (a cura di), Capitini incontra i giovani, Morlacchi, Perugia 2009; Giuseppe Moscati (a cura di), Il pensiero e le opere di Aldo Capitini nella coscienza delle giovani generazioni, Levante, Bari 2010; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; e Amoreno Martellini, Fiori nei cannoni. Nonviolenza e antimilitarismo nell'Italia del Novecento, Donzelli, Roma 2006; c) per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato ed i volumi bibliografici segnalati sopra]

Non e' facile elevarsi su quel patriottismo scolastico che ci coglie proprio nel momento, dai dieci ai quindici anni, in cui cerchiamo un impiego esaltante delle nostre energie, una tensione attiva e appoggiata a miti ed eroi.
Quaranta anni successivi di esperienza in mezzo ad una storia movimentatissima ci hanno ben insegnato due cose: che la devozione alla patria deve essere messa in rapporto e mediata con ideali piu' alti e universali; che la nazione e' una vera societa' solo in quanto risolve i problemi delle moltitudini lavoratrici nei diritti e nei doveri, nel potere, nella cultura, in tutte le liberta' concretamente e responsabilmente utilizzabili.
Quella "patria" che la scuola ci insegno', che era del Foscolo e del Carducci, e diventava del D'Annunzio e del Marinetti, non poteva essere il centro di tutti gli interessi; e percio' potei essere nazionalista tra i dieci e i quindici anni, ma non poi restarlo quando vidi la guerra in rapporto, meno con la nazione, e piu' con l'umanita' sofferente e divisa; quando dalla letteratura vociana e di avaguardia salii (da autodidatta e piu' tardi che i coetanei) alla piu' strenua, vigorosa, e anche filologica classicita', vista nei testi latini, greci e biblici, come valori originali; quando portai la riflessione politica, precoce ma intorbidata dall'attivismo nazionalistico, ad apprezzare i diritti della liberta' e l'apertura al socialismo come cose fondamentali, insopprimibili per qualsiasi motivo.
Umanitario e moralista, tutto preso dalla ricostruzione della mia cultura (eseguita tardi ma con consapevolezza) e anche dal dolore fisico, il dopoguerra 1918-'22 mi trovo' del tutto estraneo al fascismo, anche se avevo coetanei che vi erano attivissimi: non sentii affatto l'impulso ad accompagnarmi con loro. Anzi, mi permettevo nella mia indipendenza, di leggere la "Rivoluzione liberale", di offrire lieto il mio letto ad un assessore socialista cercato dagli squadristi, e la mattina della "Marcia su Roma" sentii bene che non dovevo andarci, perche' era contro la liberta'.
Certo, per chi e' stato, purtroppo (e purtroppo dura ancora), educato a quel tal patriottismo scolastico, per chi non ha potuto nell'adolescenza non assorbire del dannunzianesimo e del marinettismo, qualche volta il fascismo poteva sembrare un qualche cosa di energico, di impegnato a far qualche cosa; e comprendo percio' le esitazioni e le cadute di tanti miei coetanei, che hanno come me press'a poco gli anni del secolo.
Se io fui preservato e salvato per opera di quell'evangelismo umanitario-moralistico e indipendente, per cui non ero diventato ne' cattolico (pur essendo teista) ne' fascista, e preferii rinunciare alla politica attiva, a cui pur da ragazzo tendevo, scegliendo un lavoro di studio, di poesia, di filosofia, di ricerca religiosa; tanti altri, anche per il fatto di essere stati in guerra (io ero stato escluso perche' riformato), lungo il binario del patriottismo, del combattentismo, dello squadrismo, videro nel fascismo la realizzazione di tutto.
Queste mie parole sono percio' un invito a diffidare del patriottismo scolastico, che puo' portare a tanto e a giustificare tanti delitti, e un proposito di lavorare per un'educazione ben diversa. Questa e' dunque la prima esperienza che ho vissuto in pieno: ho potuto contrastare al fascismo fin dal principio perche' mi ero venuto liberando (se non perfettamente) dal patriottismo scolastico; esso fu uno degli elementi principalmente responsabili dell'adesione di tanti al fascismo.
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Ed ora vengo alla seconda esperienza fondamentale. Si capisce che mentre il fascismo si svolgeva, quasi insensibile com'ero alla soddisfazione "patriottica", mi trovavo contrario alla politica estera ed interna. Per l'estero io ero press'a poco un federalista, e mi pareva che un'unione dell'Italia, Francia, Germania (circa centocinquanta milioni di persone) avrebbe costituito una forza viva e civile, anche se l'Inghilterra fosse voluta rimanere per suo conto; ma ci voleva uno spirito comune, che, invece, il nazionalismo fece rovinare. Ebbi sempre un certo rispetto per la Societa' delle Nazioni; e mi pareva che l'Italia avesse avuto molto col Trattato di Versailles, malgrado le strida dei nazionalisti. Approvavo il lavoro di Amendola e degli altri per un patto con gli Jugoslavi, che ci avrebbe risparmiato tante tragedie e tante vergogne.
Per la politica interna la Milizia in mano a Mussolini, il delitto Matteotti, la dittatura e il fastidio, a me lettore e raccoglitore di vari giornali, che dava la lettura di giornali eguali, l'avversione che sentivo per il saccheggio e la distruzione e l'abolizione di tutto cio' che era stata la vita politica di una volta, le Camere del lavoro, le varie sedi dei partiti, le logge massoniche; mi tenevano staccato dal fascismo.
Sapevo degli arresti, delle persecuzioni. Dov'era piu' quel bel fermento di idee, quella vivacita' di spirito di riforme che avevo vissuto dal '18 al '24? Quanti libri liberi, riviste ("Conscientia" per esempio, che conservavo come preziosa), erano finiti! L'Italia che avrebbe dovuto riformarsi in tutto, era ora affidata ad un governo reazionario e militarista! E io ricordavo il mio entusiasmo per le amministrazioni socialiste: come seguivo quella di Milano, quella di Perugia, mia citta'!
Non ero iscritto a nessun partito, non partecipavo nemmeno, preso da altro, alla dialettica politica, ma le amministrazioni socialiste mi parevano una cosa preziosa, con quegli uomini presi da un ideale, umili di condizione, e "diversi", la' impegnati ad amministrare per tutti.
Sicche' ero contrario al regime, e la seconda esperienza fondamentale lo confermo': fu la Conciliazione del febbraio del '29.
Non ero piu' cattolico dall'eta' di tredici anni, ma ero tornato ad un sentimento religioso sul finire della guerra, e lo studio successivo, anche filosofico e storico sulle origini del cristianesimo, di la' dalle leggende e dai dogmi mi aveva concretato un teismo di tipo morale.
Guardando il fascismo, vedevo che lo avevano sostenuto in modo decisivo due forze: la monarchia che aveva portato con se' (piu' o meno) l'esercito e la burocrazia; l'alta cultura (quella parte vittima del patriottismo scolastico) che aveva portato con se' molto della scuola. C'era una terza forza: la Chiesa di Roma. Se essa avesse voluto, avrebbe fatto cadere, dispiegando una ferma non collaborazione, il fascismo in una settimana. Invece aveva dato aiuti continui. Si venne alla Conciliazione tra il governo fascista e il Vaticano.
La religione tradizionale istituzionale cattolica, che aveva educato gli italiani per secoli, non li aveva affatto preparati a capire, dal '19 al '24, quanto male fosse nel fascismo; ed ora si alleava in un modo profondo, visibile, perfino con frasi grottesche, con prestazione di favori disgustose, con reciproci omaggi di potenti, che deridevano alla " scuola liberale " e ai "conati socialisti", come cose oramai vinte! Se c'e' una cosa che noi dobbiamo al periodo fascista, e' di aver chiarito per sempre che la religione e' una cosa diversa dall'istituzione romana.
Perche' noi abbiamo avuto da fanciulli un certo imbevimento di idee e di riti cattolici, che sono rimasti la', nel fondo nostro; ed anche se si e' studiato, e si sanno bene le ragioni storiche, filosofiche, sociali, anche religiose, per cui non si puo' essere cattolici, tuttavia ascoltando suonare le campane, vedendo l'edificio chiesa, incontrando il sacerdote, uno potrebbe sempre sentire un certo fascino.
Ebbene, se si pensa che quelle campane, quell'edificio, quell'uomo possono significare una cerimonia, un'espressione di adesione al fascismo, basta questo per insegnare che bisogna controllare le proprie emozioni, non farsi prendere da quei fatti che sono "esteriori" rispetto alla doverosita' e purezza della coscienza.
La Chiesa romana credette di ottenere cose positive nel sostenere il fascismo, realmente le ottenne. Ma per me quello fu un insegnamento intimo che vale piu' di ogni altra cosa. Non aver visto il male che c'era nel fascismo, non aver capito a quale tragedia conduceva l'Italia e l'Europa, aver ottenuto da un potere brigantesco sorto uccidendo la liberta', la giustizia, il controllo civico, la correttezza internazionale; non sono errori che ad individui si possono perdonare, come si deve perdonare tutto, ma sono segni precisi di inadeguatezza di un'istituzione, ancora una volta alleata di tiranni.
Fu li', su questa esperienza che l'opposizione al fascismo si fece piu' profonda, e divenne in me religiosa; sia nel senso che cercai piu' radicale forza per l'opposizione negli spiriti religiosi-puri, in Cristo, Buddha, S. Francesco, Gandhi, di la' dall'istituzionalismo tradizionale che tradiva quell'autenticita'; sia nel senso che mi apparve chiarissimo che la liberazione vera dal fascismo stesse in una riforma religiosa, riprendendo e portando al culmine i tentativi che erano stati spenti dall'autoritarismo ecclesiastico congiunto con l'indifferenza generale italiana per tali cose.
Vidi chiaro che tutto era collegato nel negativo, e tutto poteva essere collegato nel positivo. Mi approfondii nella nonviolenza. Imparai il valore della noncollaborazione (anzi lo acquistai pagandolo, perche' rifiutai l'iscrizione al partito, e persi il posto che avevo); feci il sogno che gli italiani si liberassero dal fascismo noncollaborando, senza odio e strage dei fascisti, secondo il metodo di Gandhi, rivoluzione di sacrificio che li avrebbe purificati di tante scorie, e li avrebbe rinnovati, resi degni d'essere, cosi' si', tra i primi popoli nel nuovo orizzonte del secolo ventesimo.
Divenni vegetariano, perche' vedevo che Mussolini portava gli italiani alla guerra, e pensai che se si imparava a non uccidere nemmeno gli animali, si sarebbe sentita maggiore avversione nell'uccidere gli uomini.
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Nel lavoro di suscitamento e collegamento antifascista, svolto da me dal 1932 al 1942, sta la terza esperienza fondamentale: il ritrovamento del popolo e la saldatura con lui per la lotta contro il fascismo. Figlio di persone del popolo, vissuto in poverta' e in disagi, con parenti tutti operai o contadini, i miei studi (vincendo un posto gratuito universitario nella Scuola normale superiore di Pisa) ed anche i primi amici non mi avevano veramente messo a contatto con la classe lavoratrice nella sua qualita' sociale e politica.
Anche se da ragazzo ascoltavo con commozione le musiche di campagna che il primo maggio sonavano di lontano l'Inno dei lavoratori, di la' dal velo della pioggia primaverile, non conoscevo bene il socialismo. Avevo visto dal mio libraio le edizione delle opere di Marx e di Engels annerite dagli incendi devastatori dei fascisti milanesi alla redazione dell'"Avanti!", ma, preso da altro lavoro, non le avevo studiate.
Accertai veramente la profondita' e l'ampiezza del mondo socialista nel periodo fascista, quando le possibilita' di trovare documentazioni e libri (lo sappiano i giovani di ora, che se vogliono possono andare da un libraio e acquistare cio' che cercano) erano di tanto diminuite, ma c'era, insieme, il modo di ritrovare i vecchi socialisti e comunisti, che erano rimasti saldi nella loro fede, veramente "fede" "sostanza di cose sperate ed argomento delle non parventi", malgrado le botte, gli sfregi, la poverta', le prigioni, le derisioni degli ideali e dei loro rappresentanti uccisi ("con Matteotti faremo i salsicciotti") e sebbene vedessero che le persone "dotte" erano per Mussolini e il regime.
Ritrovare queste persone, unirsi con loro di la' dalle differenze su un punto o l'altro dell'ideologia, festeggiare insieme il primo maggio magari in una soffitta o in un magazzino di legname, andare insieme in campagna una domenica (che per il popolo e' sempre qualche cosa di bello), e talvolta anche in prigione: nella lotta contro il fascismo si formo' questa unione, che non fu soltanto di persone e di aiuto reciproco, ma fu studio, approfondimento, constatazione degli interessi comuni dei lavoratori e degli intellettuali contro i padroni del denaro e del potere: si apriva cosi l'orizzonte del mondo, l'incontro di Occidente e Oriente in nome di una civilta' nuova, non piu' individualistica ne' totalitaria.
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Questo io debbo al fascismo, ma in quanto ebbi, direi la Grazia, o interni scrupoli o ideali che mi portarono all'opposizione. Opponendomi al fascismo, non per cose di superficie o di persone o di barzellette, ma pensando seriamente nelle sue ragioni, nella sua sostanza, nel suo esperimento e impegno, non solo me ne purificavo completamente per cio' che potesse essercene in me, ma accertavo le direzioni di un lavoro positivo e di una persuasione interiore che dovevo continuare a svolgere anche dopo.
Il fascismo aveva unito in un insieme tutto cio' contro cui dovevo lottare per profonda convinzione, e non per caso, per un un male che mi avesse fatto, per un'avversione o invidia verso persone, o perche' avessi trovato in casa o presso maestri autorevoli un impulso antifascista. Nulla di questo ebbi, ed anche percio' ad un'attiva opposizione con propaganda non passai che lentamente e dopo circa un decennio.
Posso assicurare i giovani di oggi che il mio rifiuto fu dopo aver sentito le premesse del fascismo proprio nell'animo adolescente, e dopo averle consumate; sicche' i fascisti mi apparvero dei ritardatari. Ero arrivato al punto in cui non potevo accettare:
1, il nazionalismo che esasperava un riferimento nazionale e guerriero a tutti i valori, proprio quando ero convinto che la guerra avrebbe indebolito l'Europa, e che la nazione dovesse trovare precisi nessi con le altre;
2, l'imperialismo colonialistico, che, oltre a portare l'Italia fuori dalla sua influenza in Europa, nei Balcani e a freno della Germania, era un metodo arretrato, per la fine del colonialismo nel mondo;
3, il centralismo assolutistico e burocratico con quel far discendere tutto dall'alto (per giunta corrotto), mentre io ero decentralista, regionalista, per l'educazione democratica di tutti all'amministrazione e al controllo;
4, il totalitarismo, con la soppressione di ogni apporto di idee e di correnti diverse, si' che quando parlavo ai giovanissimi della vecchia possibilita' di scegliersi a vent'anni un partito, che aveva sue sedi e sua stampa, sembrava che parlassi di un sogno, di un regno felice sconosciuto;
5, il prepotere poliziesco, per cui uno doveva sempre temere parlando ad alta voce, conversando con ignoti, scrivendo una lettera, facendo un telefonata;
6, quel gusto dannunziano e quell'esaltazione della violenza, del manganello come argomento, dello spaccare le teste, del pugnale, delle bombe a mano, e, infine, l'orribile persecuzione contro gli ebrei;
7, quel finto rivoluzionarismo attivista e irrazionale sopra un sostanziale conservatorismo, difesa dei proprietari, di cio' che era vecchio e perfino anteriore alla rivoluzione francese;
8, quell'alleanza con il conservatorismo della chiesa, della parrocchia, delle gerarchie ecclesiastiche, prendendo della religione i riti e il lato reazionario, affratellandosi con i gesuiti, perseguitando gli ex-sacerdoti;
9, quel corporativismo con una insostenibile parita' tra capitale e lavoro che si risolveva in una prigione per moltitudini lavoratrici alla merce' dei padroni in gambali ed orbace;
10, quel rilievo forzato e malsano di un solo tipo di cultura e di educazione, quella fascista, e il traviamento degli adolescenti, mentre ero convinto che della libera produzione e circolazione delle varie forme di cultura una societa' nazionale ha bisogno come del pane;
11, quell'ostentazione di Littoria e altre poche cose fatte, dilapidando immensi capitali, invece di affrontare il rinnovamento del Mezzogiorno e delle Isole;
12, l'onnipotenza di un uomo, di cui era facile vedere quotidianamente la grossolanita', la mutevolezza, l'egotismo, l'iniziativa brigantesca, la leggerezza nell'affrontare cose serie, gli errori e la irragionevolezza impersuadibile, mentre ero convinto che il governo di un paese deve il piu' possibile lasciare operare le altre forze e trarne consigli e collaborazione, ed essere anonimo, grigio anche, perche' lo splendore stia nei valori puri della liberta', della giustizia, dell'onesta', della produzione culturale e religiosa, non nelle persone, che in uniforme o no, nel governo o a capo dello Stato, sono semplicemente al servizio di quei valori.
*
Percio' il fascismo, nel problema dell'Italia di educarsi a popolo onesto, libero, competente, corretto, collaborante, mi parve un potenziamento del peggio e del fondo della nostra storia infelice, una malattia latente nell'organismo e venuta fuori, l'ostacolo che doveva, per il bene comune, essere rimosso, non in un modo semplicemente materiale, ma prendendo precisa e attiva coscienza delle ragioni per cui era sbagliato, e trasformando in questo lavoro se' e persuadendo gli altri italiani.

8. LE ULTIME COSE. TUTTA LA RETORICA DEL MONDO...

Tutta la retorica del mondo non puo' occultare questo nudo fatto: che nel corso di questa epidemia i governanti, con la loro irresponsabilita', i loro ritardi, i loro errori, la loro cecita', la loro stoltezza, il loro ridicolo narcisismo e la loro grottesca rapacita', hanno causato la morte di tante persone che potevano essere salvate.
Si', hanno causato la morte di tante persone che potevano essere salvate.
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Ogni essere umano ha diritto alla vita.
Salvare le vite e' il primo dovere.

9. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Rossana Rossanda, L'anno degli studenti, De Donato, Bari 1968, Manifestolibri, Roma 2018, pp. 96.
- Rossana Rossanda, Le altre, Bompiani, Milano 1979, pp. 240.
- Rossana Rossanda, Un viaggio inutile o della politica come educazione sentimentale, Bompiani, Milano 1981, pp. 144.
- Rossana Rossanda, Anche per me. Donna, persona, memoria dal 1973 al 1986, Feltrinelli, Milano 1987, pp. 208.
- Rossana Rossanda, Note a margine, Bollati Boringhieri, Torino 1996, pp. X + 236.
- Rossana Rossanda, La ragazza del secolo scorso, Einaudi, Torino 2005, pp. IV + 388.
- Rossana Rossanda, Quando si pensava in grande, Einaudi, Torino 2013, pp. IV + 244.
- Rossana Rossanda, Il film del secolo, Bompiani, Milano 2013, pp. X + 374.
- Rossana Rossanda, Questo corpo che mi abita, Bollati Boringhieri, Torino 2018, pp. 128.
- Manuela Fraire e Rossana Rossanda, La perdita, Bollati Boringhieri, Torino 2008, pp. 82.
- Filippo Gentiloni, Rossana Rossanda, La vita breve. Morte, resurrezione, immortalita', Pratiche, Parma 1996, pp. 96.
- Pietro Ingrao, Rossana Rossanda, Appuntamenti di fine secolo, Manifestolibri, Roma 1995, pp. 288.
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Riedizioni
- Amos Oz, La vita fa rima con la morte, Feltrinelli, Milano 2008, Rcs, Milano 2020, pp. 96, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

11. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3703 dell'8 aprile 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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