[Nonviolenza] Telegrammi. 3696



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3696 del primo aprile 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. L'orizzonte
2. Una lettera aperta al ministro della Giustizia
3. Una cosa necessaria che si puo' e si deve fare subito: vuotare le carceri, mandare a casa tutti i detenuti che si impegnano a restarvi
4. Adnkronos: Una Lettera del Presidente della Repubblica alle detenute e ai detenuti degli istituti di Venezia, Padova e Vicenza
5. Papa Francesco: Angelus del 29 marzo 2020
6. Premere nonviolentemente sulle istituzioni per immediati adeguati aiuti alle persone piu' bisognose di aiuto
7. Premere nonviolentemente sul governo per l'immediata cessazione di tutte le persecuzioni razziste
8. Cessare di produrre armi, cessare di fare guerre
9. Una lettera da inviare al governo
10. Una lettera da inviare ai Comuni
11. Piero Calamandrei: Discorso ai giovani sulla Costituzione (1955)
12. Carogno Mozzarecchi: Me ne andavo a passeggio giusto ieri
13. Segnalazioni librarie
14. La "Carta" del Movimento Nonviolento
15. Per saperne di piu'

1. REPETITA IUVANT. L'ORIZZONTE

Se l'orizzonte della nostra responsabilita' non include l'umanita' intera
se l'orizzonte della nostra responsabilita' non include l'intero mondo vivente
se non ci riconosciamo esseri umani tra esseri umani
se non ci riconosciamo esseri viventi tra esseri viventi
se non sentiamo di essere parte del tutto
e parte cosciente del tutto
e se non sentiamo che intelligenza e morale sono la stessa cosa
e che pensare il bene e fare l'azione buona sono la stessa cosa
e che questo dolore che sentiamo per gli altri ci rivela
questo legame questo dovere questa unica possibilita'
di rompere le mura del carcere della solitudine
se rinunciamo a parlare alla sabbia e alle stelle
agli alberi ai cervi al vento e alla pioggia
se rinunciamo a soccorrere accogliere assistere
ogni persona bisognosa di aiuto
se dimentichiamo che il primo dovere e' salvare le vite
tutto si spegne tutto si estingue
nelle mascelle del nulla nelle macine del vuoto
svanisce quest'io questo tu.

Nell'arco teso tra il miracolo della vita e della morte l'ora
nel limite del corpo tuo fragile che dolora e che invecchia
prendendoti cura del mondo
senza illusioni senza menzogne
tu tratta ogni altra persona come vorresti essere trattato tu
tu rispetta ogni vita
tu opponiti a tutte le uccisioni
tu scegli la nonviolenza.

2. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA APERTA AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA

Signor ministro della Giustizia,
come sa, con la fine del fascismo in Italia e' stata abolita la pena di morte, e la Costituzione repubblicana stabilisce che "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanita'".
Per contrastare l'epidemia di coronavirus e cercar di salvare vite umane sono state adottate - sia pure con grave ritardo - misure di distanziamento tra le persone, unico modo efficace di contenere il contagio.
Ma queste misure non possono essere adottate efficacemente in luoghi sovraffollati come le carceri italiane.
Cosicche' chi si trova nelle carceri italiane, come ristretto o come custode, e' esposto al piu' grave pericolo.
E' esposto al pericolo di essere contagiato e di rischiare la vita. E vive in una condizione di torturante paura senza potervi sfuggire.
E' palese che la permanenza in carcere, sic stantibus rebus, e' incompatibile con le indispensabili misure di profilassi per contenere il contagio; e' incompatibile con le norme sul cosiddetto "distanziamento sociale" (pessima formulazione con cui in queste settimane viene indicato il tenersi di ogni persona ad adeguata distanza dalle altre, volgarizzato col motto "restate a casa"); e' incompatibile con il fondamentale diritto di ogni essere umano alla tutela della propria vita.
Ne consegue che finche' l'epidemia non sia debellata occorre vuotare le carceri e - per dirla in breve - mandare tutti i detenuti nelle proprie case con l'ovvio vincolo di non uscirne.
Naturalmente vi saranno casi in cui cio' non sia possibile (i colpevoli di violenza domestica, ad esempio), ma anche questi casi particolari potranno essere agevolmente risolti con la collocazione in alberghi o altre idonee strutture in cui il necessario "distanziamento sociale" sia garantito.
Non si obietti che tale proposta e' iniqua: piu' iniquo, illecito e malvagio sarebbe continuare ad esporre insensatamente alla morte degli esseri umani.
E non si obietti che cosi' si rischia di non poter controllare l'effettiva costante permanenza in casa degli attuali detenuti: oggidi' non mancano affatto le risorse tecnologiche per garantire un efficace controllo a distanza che le persone attualmente ristrette destinatarie di tale provvedimento restino effettivamente nelle loro case (ovvero nelle abitazioni loro assegnate).
Ne' si obietti che cosi' si garantisce il diritto alla casa ai criminali mentre persone che non hanno commesso delitti ne sono prive: e' infatti primario dovere di chi governa il paese garantire un alloggio a tutte le persone che si trovano in Italia; nessuno deve essere abbandonato all'addiaccio o in una baracca, a tutte le persone deve essere garantita una casa: si cessi pertanto piuttosto di sperperare risorse pubbliche a vantaggio dei ricchi e si provveda a rispettare concretamente i diritti fondamentali di ogni persona, adempiendo ai doveri sanciti dagli articoli 2 e 3 della Costituzione della Repubblica italiana.
*
Signor ministro della Giustizia,
prima che sia troppo tardi si adottino i provvedimenti necessari per vuotare le carceri e mettere in sicurezza per quanto possibile la vita dei detenuti e del personale di custodia.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Augurandole ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 31 marzo 2020

3. REPETITA IUVANT. UNA COSA NECESSARIA CHE SI PUO' E SI DEVE FARE SUBITO: VUOTARE LE CARCERI, MANDARE A CASA TUTTI I DETENUTI CHE SI IMPEGNANO A RESTARVI

Non e' prevista in Italia la pena di morte.
Ma costringere delle persone a restare in carceri sovraffollate implica imporre a tutte loro - detenuti e agenti di polizia penitenziaria - esattamente questo rischio: il rischio di morirvi a causa dell'alta probabilita' di contagio mentre l'epidemia e' in corso.
Occorre vuotare le carceri.
Occorre mandare a casa tutti i detenuti che si impegnano a restarvi.
Salvare le vite e' il primo dovere.

4. DOCUMENTAZIONE. ADNKRONOS: UNA LETTERA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ALLE DETENUTE E AI DETENUTI DEGLI ISTITUTI DI VENEZIA, PADOVA E VICENZA
[Dal sito dell'Adnkronos riprendiamo questo articolo del 23 marzo 2020 dal titolo "Coronavirus, Mattarella: Detenuti fanno parte collettivita'"]

"Il vostro gesto di grande generosita' e vicinanza per il servizio ospedaliero veneto manifesta il senso di grande solidarieta' che avete maturato in questo drammatico momento per l'umanita'. Dimostra, inoltre, che, pur nella vostra condizione di privazione della liberta', avete trovato la sensibilita' e la forza per aiutare chi soffre negli ospedali e chi si prodiga generosamente per la loro guarigione". Lo scrive il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una lettera pubblicata su "Il Gazzettino", dopo l'appello rivoltogli dalle detenute e dai detenuti degli istituti di Venezia, Padova e Vicenza, nel quale, tra l'altro, annunciano di aver organizzato una raccolta fondi per il reparto di terapia intensiva dell'ospedale di Mestre e di svolgere la loro attivita' a favore del Cup (Centro unico prenotazioni). "La vostra lettera - afferma ancora il Capo dello Stato - mi ha molto colpito, perche' e' il segno di una sincera preoccupazione per la gravissima epidemia che sta interessando il nostro Paese ed esprime la vostra partecipazione ed il vostro coinvolgimento anche nelle vicende piu' drammatiche di tutta la collettivita', di cui voi siete parte".
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha risposto oggi con una lettera al quotidiano "Il Gazzettino" ad un appello che i carcerati del Nordest gli avevano rivolto dalle colonne dello stesso quotidiano pochi giorni fa. Una lettera a tutte le massime cariche dello Stato inviata dai detenuti delle carceri di Venezia, Padova e Vicenza in cui dicevano di "meritarsi per la maggior parte una pena, ma non la tortura" derivante dall'ulteriore limitazione della liberta' personale conseguente dalle misure di contenimento del coronavirus.
Mattarella si dice consapevole della difficile situazione delle carceri "sovraffollate e non sempre adeguate a garantire appieno i livelli di dignita' umana" e spiega di impegnarsi "per quanto e' nelle mie possibilita', per sollecitare il massimo impegno al fine di migliorare le condizioni di tutti i detenuti e del personale della Polizia penitenziaria che lavora con impegno e sacrificio".
Quindi, in riferimento alla colletta promossa dai detenuti a favore degli ospedali veneti il Capo dello Stato sottolinea che "Il vostro gesto di grande generosita' dimostra che pur nella vostra condizione di privazione della liberta' avete trovato la sensibilita' e la forza per aiutare chi soffre e chi si prodiga generosamente per la loro guarigione. Vi ringrazio per questa iniziativa e vi invio un saluto cordiale".
"Sono fiducioso - afferma ancora il Capo dello Stato - che i tanti esempi di solidarieta' umana che in questo periodo si stanno moltiplicando nel nostro Paese avranno anche l'effetto di far porre la giusta attenzione ai problemi che sottolineate".

5. DOCUMENTAZIONE. PAPA FRANCESCO: ANGELUS DEL 29 MARZO 2020
[Dal sito www.vatican.va riprendiamo il discorso tenuto da papa Francesco nella Biblioteca del Palazzo Apostolico domenica 29 marzo 2020]

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Il Vangelo di questa quinta domenica di Quaresima e' quello della risurrezione di Lazzaro (cfr Gv 11,1-45). Lazzaro era fratello di Marta e Maria; erano molto amici di Gesu'. Quando Lui arriva a Betania, Lazzaro e' morto gia' da quattro giorni; Marta corre incontro al Maestro e gli dice: "Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!" (v. 21). Gesù le risponde: "Tuo fratello risorgera'" (v. 23); e aggiunge: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore vivra'" (v. 25). Gesu' si fa vedere come il Signore della vita, Colui che e' capace di dare la vita anche ai morti. Poi arrivano Maria e altre persone, tutti in lacrime, e allora Gesu' – dice il Vangelo - "si commosse profondamente e [...] scoppio' in pianto" (vv. 33.35). Con questo turbamento nel cuore, va alla tomba, ringrazia il Padre che sempre lo ascolta, fa aprire il sepolcro e grida forte: "Lazzaro, vieni fuori!" (v. 43). E Lazzaro esce con "i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario" (v. 44).
Qui tocchiamo con mano che Dio e' vita e dona vita, ma si fa carico del dramma della morte. Gesu' avrebbe potuto evitare la morte dell'amico Lazzaro, ma ha voluto fare suo il nostro dolore per la morte delle persone care, e soprattutto ha voluto mostrare il dominio di Dio sulla morte. In questo passo del Vangelo vediamo che la fede dell'uomo e l'onnipotenza di Dio, dell'amore di Dio si cercano e infine si incontrano. E' come una doppia strada: la fede dell'uomo e l'onnipotenza dell'amore di Dio che si cercano e alla fine si incontrano. Lo vediamo nel grido di Marta e Maria e di tutti noi con loro: “Se tu fossi stato qui!...". E la risposta di Dio non e' un discorso, no, la risposta di Dio al problema della morte e' Gesu': "Io sono la risurrezione e la vita... Abbiate fede! In mezzo al pianto continuate ad avere fede, anche se la morte sembra aver vinto. Togliete la pietra dal vostro cuore! Lasciate che la Parola di Dio riporti la vita dove c'e' morte".
Anche oggi Gesu' ci ripete: "Togliete la pietra". Dio non ci ha creati per la tomba, ci ha creati per la vita, bella, buona, gioiosa. Ma "la morte e' entrata nel mondo per invidia del diavolo" (Sap 2,24), dice il Libro della Sapienza, e Gesu' Cristo e' venuto a liberarci dai suoi lacci.
Dunque, siamo chiamati a togliere le pietre di tutto cio' che sa di morte: ad esempio, l'ipocrisia con cui si vive la fede, e' morte; la critica distruttiva verso gli altri, e' morte; l'offesa, la calunnia, e' morte; l'emarginazione del povero, e' morte. Il Signore ci chiede di togliere queste pietre dal cuore, e la vita allora fiorira' ancora intorno a noi. Cristo vive, e chi lo accoglie e aderisce a Lui entra in contatto con la vita. Senza Cristo, o al di fuori di Cristo, non solo non e' presente la vita, ma si ricade nella morte.
La risurrezione di Lazzaro e' segno anche della rigenerazione che si attua nel credente mediante il Battesimo, con il pieno inserimento nel Mistero Pasquale di Cristo. Per l'azione e la forza dello Spirito Santo, il cristiano e' una persona che cammina nella vita come una nuova creatura: una creatura per la vita e che va verso la vita.
La Vergine Maria ci aiuti ad essere compassionevoli come il suo Figlio Gesu', che ha fatto suo il nostro dolore. Ognuno di noi sia vicino a quanti sono nella prova, diventando per essi un riflesso dell'amore e della tenerezza di Dio, che libera dalla morte e fa vincere la vita.
*
Dopo l'Angelus
Cari fratelli e sorelle,
nei giorni scorsi, il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha lanciato un appello per un "cessate il fuoco globale e immediato in tutti gli angoli del mondo", richiamando l'attuale emergenza per il Covid-19, che non conosce frontiere. Un appello al cessate il fuoco totale.
Mi associo a quanti hanno accolto questo appello ed invito tutti a darvi seguito fermando ogni forma di ostilita' bellica, favorendo la creazione di corridoi per l'aiuto umanitario, l'apertura alla diplomazia, l'attenzione a chi si trova in situazione di piu' grande vulnerabilita'.
L'impegno congiunto contro la pandemia, possa portare tutti a riconoscere il nostro bisogno di rafforzare i legami fraterni come membri di un'unica famiglia. In particolare, susciti nei responsabili delle Nazioni e nelle altre parti in causa un rinnovato impegno al superamento delle rivalita'. I conflitti non si risolvono attraverso la guerra! E' necessario superare gli antagonismi e i contrasti, mediante il dialogo e una costruttiva ricerca della pace.
In questo momento il mio pensiero va in modo speciale a tutte le persone che patiscono la vulnerabilita' di essere costretti a vivere in gruppo: case di riposo, caserme... In modo particolare vorrei menzionare le persone nelle carceri. Ho letto un appunto ufficiale delle Commissione dei Diritti Umani che parla del problema delle carceri sovraffollate, che potrebbero diventare una tragedia. Chiedo alle autorita' di essere sensibili a questo grave problema e di prendere le misure necessarie per evitare tragedie future.
A tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me; io lo faccio per voi. Buon pranzo e arrivederci.

6. REPETITA IUVANT. PREMERE NONVIOLENTEMENTE SULLE ISTITUZIONI PER IMMEDIATI ADEGUATI AIUTI ALLE PERSONE PIU BISOGNOSE DI AIUTO

Nessuna persona sia abbandonata.
L'ordinamento giuridico democratico per cui morirono i martiri della Resistenza soccorra tutte le persone bisognose di aiuto.
Si inveri il dettato della Costituzione repubblicana.
Immediati adeguati aiuti a tutte le persone bisognose di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Chi salva una vita salva il mondo.

7. REPETITA IUVANT. PREMERE NONVIOLENTEMENTE SUL GOVERNO PER L'IMMEDIATA CESSAZIONE DI TUTTE LE PERSECUZIONI RAZZISTE

Tutte le persone presenti in Italia siano aiutate senza discriminazioni.
Tutte le persone che si dirigono in Italia in fuga dall'orrore, dalla schiavitu', dalla miseria e dalla morte siano soccorse, accolte ed assistite.
A tutte le persone che vivono in Italia siano finalmente riconosciuti tutti i diritti umani.
Siano abrogate tutte le scellerate misure razziste imposte dal criminale governo del 2018-2019.
Cessi ogni forma di apartheid, cessi ogni forma di segreazione razzista, cessi ogni forma di schiavitu'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Chi salva una vita salva il mondo.

8. REPETITA IUVANT. CESSARE DI PRODURRE ARMI, CESSARE DI FARE GUERRE

Siamo una sola umanita'.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Cessare di produrre armi.
Cessare di partecipare a guerre.
Porre termine ad ogni azione intesa ad opprimere e uccidere.
Tutte le risorse disponibili destinare a salvare le vite.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Cooperazione tra tutti i popoli e tutte le persone.
Riconoscimento e difesa nitida intransigente di tutti i diritti delle persone, dei popoli, della biosfera.
Uscire dal delirio della violenza e realizzare finalmente la politica della nonviolenza.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Chi salva una vita salva il mondo.

9. QUID AGENDUM. PROPOSTA DI UNA LETTERA DA INVIARE AL GOVERNO

Gentilissima Ministra dell'Interno,
vorremmo sollecitare tramite lei il governo ad adottare con la massima tempestivita' le seguenti misure:
a) garantire immediati aiuti in primo luogo alle persone che piu' ne hanno urgente bisogno, e che invece vengono sovente scandalosamente dimenticate perche' emarginate ed abbandonate alla violenza, al dolore e alla morte, quando non addirittura perseguitate;
b) abrogare immediatamente le scellerate misure razziste contenute nei due cosiddetti "decreti sicurezza della razza" imposti dal precedente governo nel 2018-2019, scellerate misure razziste che violano i diritti umani e mettono in ancor piu' grave pericolo la vita di tanti esseri umani;
c) riconoscere a tutte le persone che vivono in Italia tutti i diritti che ad esse in quanto esseri umani sono inerenti, facendo cessare un effettuale regime di apartheid che confligge con il rispetto dei diritti umani, con la democrazia, con i principi fondamentali e i valori supremi della Costituzione della Repubblica italiana.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Ringraziandola per l'attenzione ed augurandole ogni bene,
Firma, luogo e data, indirizzo del mittente
*
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare la lettera sono i seguenti:
segreteriatecnica.ministro at interno.it
caposegreteria.ministro at interno.it
Vi preghiamo altresi' di diffondere questo appello nei modi che riterrete opportuni.

10. QUID AGENDUM. PROPOSTA DI UNA LETTERA DA INVIARE AI COMUNI

Egregio sindaco,
le scriviamo per sollecitare l'amministrazione comunale ad immediatamente adoperarsi affinche' a tutte le persone che vivono nel territorio del comune sia garantito l'aiuto necessario a restare in vita.
Attraverso i suoi servizi sociali il Comune si impegni affinche' tutti i generi di prima necessita' siano messi gratuitamente a disposizione di tutte le persone che non disponendo di altre risorse ne facciano richiesta.
Crediamo sia un dovere - un impegnativo ma ineludibile dovere - che il Comune puo' e deve compiere con la massima tempestivita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Confidando nell'impegno suo e dell'intera amministrazione comunale, voglia gradire distinti saluti
Firma, luogo e data
Indirizzo del mittente
*
Gli indirizzi di posta elettronica di tutti i Comuni d'Italia sono reperibili nei siti internet degli stessi.
Vi preghiamo altresi' di diffondere questo appello nei modi che riterrete opportuni.

11. REPETITA IUVANT. PIERO CALAMANDREI: DISCORSO AI GIOVANI SULLA COSTITUZIONE (1955)
[Testo del discorso pronunciato da Piero Calamandrei a Milano nel Salone degli affreschi della Societa' Umanitaria il 26 gennaio 1955 in occasione dell'inaugurazione di un ciclo di conferenze sulla Costituzione italiana organizzato da un gruppo di studenti universitari e medi.
Piero Calamandrei, nato a Firenze il 21 aprile 1889 ed ivi deceduto il 27 settembre 1956, avvocato, giurista, docente universitario, antifascista limpido ed intransigente, dopo la Liberazione fu costituente e parlamentare, fondatore ed animatore della rivista "Il Ponte", impegnato nelle grandi lotte civili. Dal sito dell'Anpi di Roma (www.romacivica.net/anpiroma) riprendiamo la seguente notizia biografica su Piero Calamandrei: "Nato a Firenze nel 1889. Si laureo' in legge a Pisa nel 1912; nel 1915 fu nominato per concorso professore di procedura civile all'Universita' di Messina; nel 1918 fu chiamato all'Universita' di Modena, nel 1920 a quella di Siena e nel 1924 alla nuova Facolta' giuridica di Firenze, dove ha tenuto fino alla morte la cattedra di diritto processuale civile. Partecipo' alla Grande Guerra come ufficiale volontario combattente nel 218mo reggimento di fanteria; ne usci' col grado di capitano e fu successivamente promosso tenente colonnello. Subito dopo l'avvento del fascismo fece parte del consiglio direttivo dell'"Unione Nazionale" fondata da Giovanni Amendola. Durante il ventennio fascista fu uno dei pochi professori che non ebbe ne' chiese la tessera continuando sempre a far parte di movimenti clandestini. Collaboro' al "Non mollare", nel 1941 aderi' a "Giustizia e Liberta'" e nel 1942 fu tra i fondatori del Partito d'Azione. Assieme a Francesco Carnelutti e a Enrico Redenti fu uno dei principali ispiratori dei Codice di procedura civile del 1940, dove trovarono formulazione legislativa gli insegnamenti fondamentali della scuola di Chiovenda. Si dimise da professore universitario per non sottoscrivere una lettera di sottomissione al duce che gli veniva richiesta dal Rettore del tempo. Nominato Rettore dell'Universita' di Firenze il 26 luglio 1943, dopo l'8 settembre fu colpito da mandato di cattura, cosicche' esercito' effettivamente il suo mandato dal settembre 1944, cioe' dalla liberazione di Firenze, all'ottobre 1947. Presidente del Consiglio nazionale forense dal 1946 alla morte, fece parte della Consulta Nazionale e della Costituente in rappresentanza del Partito d'Azione. Partecipo' attivamente ai lavori parlamentari come componente della Giunta delle elezioni della commissione d'inchiesta e della Commissione per la Costituzione. I suoi interventi nei dibattiti dell'assemblea ebbero larga risonanza: specialmente i suoi discorsi sul piano generale della Costituzione, sugli accordi lateranensi, sulla indissolubilita' del matrimonio, sul potere giudiziario. Nel 1948 fu deputato per "Unita' socialista". Nel 1953 prese parte alla fondazione del movimento di "Unita' popolare" assieme a Ferruccio Parri, Tristano Codignola e altri. Accademico nazionale dei Lincei, direttore dell'Istituto di diritto processuale comparato dell'Universita' di Firenze, direttore con Carnelutti della "Rivista di diritto processuale", con Finzi, Lessona e Paoli della rivista "Il Foro toscano" e con Alessandro Levi del "Commentario sistematico della Costituzione italiana", nell'aprile del 1945 fondo' la rivista politico-letteraria "Il Ponte". Mori' a Firenze nel 1956". Tra le opere di Piero Calamandrei segnaliamo particolarmente Uomini e citta' della Resistenza, edito nel 1955 e successivamente ristampato da Laterza, Roma-Bari 1977, poi riproposto da Linea d'ombra, Milano 1994, e nuovamente ripubblicato da Laterza nel 2006]

L'art. 34 dice: "I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi piu' alti degli studi". Eh! E se non hanno i mezzi? Allora nella nostra Costituzione c'e' un articolo che e' il piu' importante di tutta la Costituzione, il piu' impegnativo per noi che siamo al declinare, ma soprattutto per voi giovani che avete l'avvenire davanti a voi. Dice cosi':
"E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la liberta' e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
E' compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana: quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare una scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignita' di uomo. Soltanto quando questo sara' raggiunto, si potra' veramente dire che la formula contenuta nell'art. primo - "L'Italia e' una Repubblica democratica fondata sul lavoro" - corrispondera' alla realta'. Perche' fino a che non c'e' questa possibilita' per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potra' chiamare fondata sul lavoro, ma non si potra' chiamare neanche democratica perche' una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto una uguaglianza di diritto, e' una democrazia puramente formale, non e' una democrazia in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado di concorrere alla vita della societa', di portare il loro miglior contributo, in cui tutte le forze spirituali di tutti i cittadini siano messe a contribuire a questo cammino, a questo progresso continuo di tutta la societa'.
E allora voi capite da questo che la nostra Costituzione e' in parte una realta', ma soltanto in parte e' una realta'. In parte e' ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere. Quanto lavoro avete da compiere! Quanto lavoro vi sta dinanzi!
E' stato detto giustamente che le costituzioni sono anche delle polemiche, che negli articoli delle costituzioni c'e' sempre anche se dissimulata dalla formulazione fredda delle disposizioni, una polemica. Questa polemica, di solito e' una polemica contro il passato, contro il passato recente, contro il regime caduto da cui e' venuto fuori il nuovo regime.
Se voi leggete la parte della Costituzione che si riferisce ai rapporti civili politici, ai diritti di liberta', voi sentirete continuamente la polemica contro quella che era la situazione prima della Repubblica, quando tutte queste liberta', che oggi sono elencate e riaffermate solennemente, erano sistematicamente disconosciute. Quindi, polemica nella parte dei diritti dell'uomo e del cittadino contro il passato.
Ma c'e' una parte della nostra Costituzione che e' una polemica contro il presente, contro la societa' presente. Perche' quando l'art. 3 vi dice: "E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana" riconosce che questi ostacoli oggi vi sono di fatto e che bisogna rimuoverli. Da' un giudizio, la Costituzione, un giudizio polemico, un giudizio negativo contro l'ordinamento sociale attuale, che bisogna modificare attraverso questo strumento di legalita', di trasformazione graduale, che la Costituzione ha messo a disposizione dei cittadini italiani.
Ma non e' una Costituzione immobile che abbia fissato un punto fermo, e' una Costituzione che apre le vie verso l'avvenire. Non voglio dire rivoluzionaria, perche' per rivoluzione nel linguaggio comune s'intende qualche cosa che sovverte violentemente, ma e' una Costituzione rinnovatrice, progressiva, che mira alla trasformazione di questa societa' in cui puo' accadere che, anche quando ci sono, le liberta' giuridiche e politiche siano rese inutili dalle disuguaglianze economiche, dalla impossibilita' per molti cittadini di essere persone e di accorgersi che dentro di loro c'e' una fiamma spirituale che se fosse sviluppata in un regime di perequazione economica, potrebbe anche essa contribuire al progresso della societa'. Quindi, polemica contro il presente in cui viviamo e impegno di fare quanto e' in noi per trasformare questa situazione presente.
Pero', vedete, la Costituzione non e' una macchina che una volta messa in moto va avanti da se'. La Costituzione e' un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perche' si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l'impegno, lo spirito, la volonta' di mantenere queste promesse, la propria responsabilita'. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione e' l'indifferenza alla politica, l'indifferentismo politico che e' - non qui, per fortuna, in questo uditorio, ma spesso in larghe categorie di giovani - una malattia dei giovani.
"La politica e' una brutta cosa", "che me ne importa della politica": quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina, che qualcheduno di voi conoscera', d quei due emigranti, due contadini, che traversavano l'oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l'altro stava sul ponte e si accorgeva che c'era una gran burrasca con delle onde altissime e il piroscafo oscillava: E allora questo contadino impaurito domanda a un marinaio: "Ma siamo in pericolo?", e questo dice: "Se continua questo mare, il bastimento fra mezz'ora affonda". Allora lui corre nella stiva svegliare il compagno e dice: "Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare, il bastimento fra mezz'ora affonda!". Quello dice: "Che me ne importa, non e' mica mio!". Questo e' l'indifferentismo alla politica.
E' cosi' bello, e' cosi' comodo: la liberta' c'e'. Si vive in regime di liberta', c'e' altre cose da fare che interessarsi alla politica. E lo so anch'io! Il mondo e' cosi' bello, ci sono tante cose belle da vedere, da godere, oltre che occuparsi di politica. La politica non e' una piacevole cosa. Pero' la liberta' e' come l'aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent'anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai, e vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perche' questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla liberta' bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica.
La Costituzione, vedete, e' l'affermazione scritta in questi articoli, che dal punto di vista letterario non sono belli, ma e' l'affermazione solenne della solidarieta' sociale, della solidarieta' umana, della sorte comune, che se va a fondo, va a fondo per tutti questo bastimento. E' la carta della propria liberta', la carta per ciascuno di noi della propria dignita' di uomo.
Io mi ricordo le prime elezioni dopo la caduta del fascismo, il 2 giugno 1946, questo popolo che da venticinque anni non aveva goduto le liberta' civili e politiche, la prima volta che ando' a votare dopo un periodo di orrori - il caos, la guerra civile, le lotte le guerre, gli incendi. Ricordo - io ero a Firenze, lo stesso e' capitato qui - queste file di gente disciplinata davanti alle sezioni, disciplinata e lieta perche' avevano la sensazione di aver ritrovato la propria dignita', questo dare il voto, questo portare la propria opinione per contribuire a creare questa opinione della comunita', questo essere padroni di noi, del proprio paese, del nostro paese, della nostra patria, della nostra terra, disporre noi delle nostre sorti, delle sorti del nostro paese.
Quindi, voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventu', farla vivere, sentirla come cosa vostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendersi conto - questa e' una delle gioie della vita - rendersi conto che ognuno di noi nel mondo non e' solo, che siamo in piu', che siamo parte di un tutto, nei limiti dell'Italia e nel mondo.
Ora vedete - io ho poco altro da dirvi -, in questa Costituzione, di cui sentirete fare il commento nelle prossime conferenze, c'e' dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato. Tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie son tutti sfociati in questi articoli. E a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane.
Quando io leggo, nell'art. 2, "l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarieta' politica, economica e sociale", o quando leggo, nell'art. 11, "l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli", la patria italiana in mezzo alle altre patrie, dico: ma questo e' Mazzini; o quando io leggo, nell'art. 8, "tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge", ma questo e' Cavour; quando io leggo, nell'art. 5, "la Repubblica una e indivisibile riconosce e promuove le autonomie locali", ma questo e' Cattaneo; o quando, nell'art. 52, io leggo, a proposito delle forze armate, "l'ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica" esercito di popolo, ma questo e' Garibaldi; e quando leggo, all'art. 27, "non e' ammessa la pena di morte", ma questo, o studenti milanesi, e' Beccaria. Grandi voci lontane, grandi nomi lontani.
Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti. Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa Costituzione! Dietro a ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perche' la liberta' e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa e' una carta morta, no, non e' una carta morta, questo e' un testamento, un testamento di centomila morti.
Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove e' nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque e' morto un italiano per riscattare la liberta' e la dignita', andate li', o giovani, col pensiero perche' li' e' nata la nostra Costituzione.

12. DALL'ALBUM DELL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. CAROGNO MOZZARECCHI: ME NE ANDAVO A PASSEGGIO GIUSTO IERI

Me ne andavo a passeggio giusto ieri
e per strada non incontro neanche un cane
c'e' qualcosa che non va dico tra me
dove si sono nascosti tutti quanti?

Finalmente incontro un vigile ma quello
s'era messo una maschera sul muso
chi lo sa magari s'era ubriacato
e che si sentisse il fiato non voleva

Mi s'accosta e mi fa lei dov'e' che va?
io rispondo me ne vo pei fatti miei
come come dice quello tiri fuori
all'istante l'autocertificazione

L'autocertificazione? dico io
si' ripete l'autocertificazione
ma la pianti di scocciare pizzardone
e si tolga quella pezza che ha sul grugno

Questo e' oltraggio oltraggio a pubblicufficiale
strilla il sor mastrocerasa mascherato
ma che strilli ubriacone qui di oltraggio
ce se' solo tu co' 'sta carnevalata

E' vietato andare a zonzo e mo' la multo
dice quello e io risponno mo' te meno
questo e' oltraggio questo e' oltraggio ed aggressione
mo' te meno e te la fo passa' la sbornia

Ah e' cosi'? allora andiamo sul penale
strilla quello colla faccia tutta rossa
sul penale voi anna'? je dico allora
mo' te dico io 'ndov'e' che hai d'anna'

Stavo gia' pe' daje addosso e pe' corcallo
quanno passa 'na pattuja de caramba
pure quelli come l'omo mascherato
qui er monno s'ade' propio rivortato

M'hanno preso a tradimento e m'hanno spinto
ne la machina e poi giu' a tutta callara
fino a drento la caserma e li' ho saputo
ch'e' successo che l'Itaja e' 'n quarantena

che la ggente nun po' manco usci' de casa
che chi esce cia' d'ave' maschera e guanti
e ha d'avecce l'autocertificazione
ch'ha dda fa' solo i bisogni piu' 'mpellenti

E' ppe cquesto ch'ho deciso oggi da usci'
co' la maschera co' guanti e co' gnent'antro
co' 'sto fisicaccio qua che m'aritrovo
vojo veda si quarcuno dice cotica

13. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Edoardo Ruffini, Il principio maggioritario. Proflo storico, Adelphi, Milano 1976, 1987, pp. 152.
- Edoardo Ruffini, La ragione dei piu'. Ricerche sulla storia del principio maggioritario, Il Mulino, Bologna 1977, pp. 336.
*
Riedizioni
- Amos Oz, D'un tratto nel folto del bosco, Feltrinelli, Milano 2005, Rcs, Milano 2020, pp. 128, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
*
Gialli
- Georges Simenon, I complici, Adelphi, Milano 2012, Gedi, Roma 2020, pp. 160, euro 9,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica" e a varie altre testate).
*
Classici
- Rosa Luxemburg, Scritti politici, Editori Riuniti, Roma 1967, 1976, pp. 708.
- Rosa Luxemburg, Scritti scelti, Edizioni Avanti!, 1963, Einaudi, Torino 1975, 1976, pp. CVIII + 760.

14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

15. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3696 del primo aprile 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
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