[Nonviolenza] Archivi. 363
- Subject: [Nonviolenza] Archivi. 363
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- Date: Mon, 6 Jan 2020 12:10:00 +0100
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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 363 del 6 gennaio 2020
In questo numero:
1. Alcuni testi del mese di novembre 2019 (parte quarta)
2. Si e' svolto a Vasanello un incontro di riflessione su "Violenza e nonviolenza"
3. Omero Antonutti
4. Mario Frittelli
5. Maria Perego
6. Maria Pia Tavazzani Fanfani
7. "Crollino tutti i muri, si unisca l'umanita'". La caduta del muro di Berlino e le rivoluzioni nonviolente del 1989 commemorate a Viterbo
8. Remo Bodei
9. Solo la nonviolenza puo' sconfiggere la violenza
10. "Rileggendo Dostoevskij". Un incontro di studio e di riflessione a Viterbo
11. Commemorato a Viterbo Vinoba Bhave
12. Sette commenti a Vinoba nel XX anniversario della scomparsa (2002)
13. Apprezzamento e gratitudine per il ciclo di incontri in corso a Vasanello contro la violenza sulle donne
1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI NOVEMBRE 2019 (PARTE QUARTA)
Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di novembre 2019.
2. SI E' SVOLTO A VASANELLO UN INCONTRO DI RIFLESSIONE SU "VIOLENZA E NONVIOLENZA"
Promosso dall'associazione "Lumina" si e' svolto mercoledi' 6 novembre 2019 presso la biblioteca comunale di Vasanello (Vt) un incontro di riflessione con il centro antiviolenza di Viterbo "Erinna" sul tema "Violenza e nonviolenza".
L'incontro era il primo di un ciclo che si protrarra' per l'intero mese di novembre, tutti i mercoledi', sempre con la partecipazione delle donne del centro antiviolenza "Erinna".
L'incontro ha avuto una attenta e finanche commossa partecipazione di decine di persone; a tutte le persone partecipanti e' stato fatto dono di un classico testo di Erasmo da Rotterdam, "Il lamento della pace".
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Alcuni interventi
Nel corso dell'incontro sono intervenute varie persone e sono stati proposti e tematizzati in prima approssimazione molti argomenti di riflessione che verranno sviluppati negli incontri successivi.
Andrea Costanzi, dell'associazione "Limina", ha introdotto l'incontro illustrando l'esperienza dell'associazione di promozione sociale "Limina" e le ragioni e la scansione di questo primo ciclo di incontri con il centro antiviolenza "Erinna" nel corso del mese di novembre.
Il responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo ha proposto alcune ipotesi di definizione di violenza e nonviolenza.
Valentina Bruno ed Anna Maghi, fondatrici e ventennali animatrici del centro antiviolenza "Erinna", hanno risposto a varie domande delle persone partecipanti, in un dialogo vivace e appassionante.
Lukusa Tshiela, mediatrice interculturale, con la consueta chiarezza e lucidita' ha dato un contributo di riflessione e di testimonianza di grande valore.
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Una minima sintesi di tre considerazioni svolte nel corso dell'incontro.
La prima: la violenza va presa sul serio e va contrastata in modo concreto e coerente, nitido e intransigente. Ponendosi all'ascolto del lascito teoretico ed esperienziale di alcune imprescindibili pensatrici (come Rosa Luxemburg, Virginia Woolf, Simone Weil, Hannah Arendt), ed esaminando alcune esperienze storiche novecentesche, si e' cercato di delineare alcune caratteristiche della violenza e le ragioni antropologiche della necessita' ed urgenza di opporsi ad essa.
La seconda: occorre uscire dalla subalternita' alla violenza compiendo la scelta della nonviolenza, che e' lotta concreta e coerente, nitida e intransigente, contro la violenza. Muovendo da un'interpretazione dei concetti gandhiani di ahimsa e satyagraha, e facendo perno sulla "regola aurea" di tutte le grandi tradizioni di pensiero ("agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te"), si e' cercato di delineare alcune caratteristiche della noviolenza e le ragioni antropologiche della necessita' ed urgenza di porla alla base dell'agire personale, sociale, politico.
La terza: occorre riconoscere e denunciare che la prima radice e il primo paradigma di ogni violenza e' l'oppressione maschile sulle donne. E quindi non vi e' possibilita' di sconfiggere la violenza, difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani, liberare l'intera umanita' dall'oppressione, costruire una societa' conviviale della responsabilita' e della solidarieta', difendere dalle devastazioni e dalla distruzione quest'unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera, se non si contrasta e sconfigge il maschilismo.
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Una breve notizia sul centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna"
L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza.
Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.
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Alcuni materiali per l'approfondimento. 1. Per la critica della violenza
Alcuni testi particolarmente utili:
- Hannah Arendt, La banalita' del male; Le origini del totalitarismo; Vita activa;
- Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza;
- Adriana Cavarero, Orrorismo ovvero della violenza sull'inerme;
- Mohandas Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza;
- Primo Levi, I sommersi e i salvati;
- Robin Morgan, Sessualita', violenza e terrorismo;
- Daniela Padoan, Le pazze. Un incontro con le Madri di Plaza de Mayo;
- Françoise Sironi, Persecutori e vittime
- Simone Weil, tutte le opere;
- Virginia Woolf, Le tre ghinee.
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Alcuni materiali per l'approfondimento. 2. Per una introduzione alla nonviolenza
2.1. Una breve sintesi
I. Una premessa terminologica
Scriviamo la parola "nonviolenza" tutta attaccata, come ci ha insegnato Capitini, per distinguerla dalla locuzione "non violenza"; la locuzione "non violenza" significa semplicemente non fare la violenza; la parola "nonviolenza" significa combattere contro la violenza, nel modo piu' limpido e piu' intransigente.
Chiamiamo le persone che si accostano alla nonviolenza "amici della nonviolenza" e non "nonviolenti", perche' nessuno puo' dire di essere "nonviolento", siamo tutti impastati di bene e di male, di luci e di ombre, e' amica della nonviolenza la persona che rigorosamente opponendosi alla violenza cerca di muovere verso altre piu' alte contraddizioni, verso altri piu' umani conflitti, con l'intento di umanizzare l'agire, di riconoscere l'umanita' di tutti.
Con la parola "nonviolenza" traduciamo ed unifichiamo due distinti e intrecciati concetti gandhiani: "ahimsa" e "satyagraha". Sono due parole densissime che hanno un campo semantico vastissimo ed implicano una concettualizzazione ricca e preziosa.
Poiche' qui stiamo cercando di esprimerci sinteticamente diciamo che ahimsa designa l'opposizione alla violenza, e' il contrario della violenza, ovvero la lotta contro la violenza; ma e' anche la conquista dell'armonia, il fermo ristare, consistere nel vero e nel giusto; e' il non nuocere agli altri (ne' con atti ne' con omissioni), e quindi innocenza, l'in-nocenza nel senso forte dell'etimo. Ahimsa infatti si compone del prefisso "a" privativo, che nega quanto segue, e il tema "himsa" che potremmo tradurre con "violenza", ma anche con "sforzo", "squilibrio", "frattura", "rottura dell'armonia", "scissura dell'unita'"; in quanto opposizione alla lacerazione di cio' che deve restare unito, l'ahimsa e' dunque anche ricomposizione della comunita', riconciliazione.
Satyagraha e' termine ancora piu' denso e complesso: tradotto solitamente con la locuzione "forza della verita'" puo' esser tradotto altrettanto correttamente in molti altri modi: accostamento all'essere (o all'Essere, se si preferisce), fedelta' al vero e quindi al buono e al giusto, contatto con l'eterno (ovvero con cio' che non muta, che vale sempre), adesione al bene, amore come forza coesiva, ed in altri modi ancora: e' bella la definizione della nonviolenza che da' Martin Luther King, che e' anche un'eccellente traduzione di satyagraha: "la forza dell'amore"; ed e' bella la definizione di Albert Schweitzer: "rispetto per la vita", che e' anch'essa un'ottima traduzione di satyagraha. Anche satyagraha e' una parola composta: da un primo elemento, "satya", che e' a sua volta derivato dalla decisiva parola-radice "sat", e da "agraha". "Agraha" potremmo tradurla contatto, adesione, forza che unisce, armonia che da' saldezza, vicinanza; e' la forza nel senso del detto "l'unione fa la forza", e' la "forza di attrazione" (cioe' l'amore); e' cio' che unisce in contrapposizione a cio' che disgrega ed annichilisce. "Satya" viene tradotto per solito con "verita'", ed e' traduzione corretta, ma con uguale correttezza si potrebbe tradurre in modi molto diversi, poiche' satya e' sostantivazione qualificativa desunta da sat, che designa l'essere, il sommo bene, che e' quindi anche sommo vero, che e' anche (per chi aderisce a fedi religiose) l'Essere, Dio. Come si vede siamo in presenza di un concetto il cui campo di significati e' vastissimo.
Con la sola parola nonviolenza traduciamo insieme, e quindi unifichiamo, ahimsa e satyagraha. Ognun vede come si tratti di un concetto di una complessita' straordinaria, tutto l'opposto delle interpretazioni banalizzanti e caricaturali correnti sulle bocche e nelle menti di chi presume di tutto sapere solo perche' nulla desidera capire.
II. Ma cosa e' questa nonviolenza? lotta come umanizzazione
La nonviolenza e' lotta come amore, ovvero conflitto, suscitamento e gestione del conflitto, inteso sempre come comunicazione, dialogo, processo di riconoscimento di umanita'. La nonviolenza e' lotta o non e' nulla; essa vive solo nel suo incessante contrapporsi alla violenza.
Ed insieme e' quella specifica, peculiare forma di lotta che vuole non solo vincere, ma con-vincere, vincere insieme (Vinoba conio' il motto, stupendo, "vittoria al mondo"; un motto dei militanti afroamericani dice all'incirca lo stesso: "potere al popolo"); la nonviolenza e' quella specifica forma di lotta il cui fine e' il riconoscimento di umanita' di tutti gli esseri umani: e' lotta di liberazione che include tra i soggetti da liberare gli stessi oppressori contro il cui agire si solleva a combattere.
Essa e' dunque eminentemente responsabilita': rispondere all'appello dell'altro, del volto muto e sofferente dell'altro. E' la responsabilita' di ognuno per l'umanita' intera e per il mondo.
Ed essendo responsabilita' e' anche sempre nonmenzogna: amore della verita' come amore per l'altra persona la cui dignita' di essere senziente e pensante, quindi capace di comprendere, non deve essere violata (e mentire e' violare la dignita' altrui in cio' che tutti abbiamo di piu' caro: la nostra capacita' di capire).
Non e' dunque una ideologia ma un appello, non un dogma ma una prassi.
Ed essendo una prassi, ovvero un agire concreto e processuale, si da' sempre in situazioni e dinamiche dialettiche e contestuali, e giammai in astratto.
Non esiste una nonviolenza meramente teorica, poiche' la teoria nonviolenta e' sempre e solo la riflessione e l'autocoscienza della nonviolenza come prassi. La nonviolenza o e' in cammino, vale da dire lotta nel suo farsi, o semplicemente non e'.
Esistono tante visioni e interpretazioni della nonviolenza quanti sono i movimenti storici e le singole persone che si accostano ad essa e che ad essa accostandosi la fanno vivere, poiche' la nonviolenza vive solo nel conflitto e quindi nelle concrete esperienze e riflessioni delle donne e degli uomini in lotta per l'umanita'.
III. Tante visioni della nonviolenza quante sono le persone che ad essa si accostano
Ogni persona che alla nonviolenza si accosta da' alla sua tradizione un apporto originale, un contributo creativo, un inveramento nuovo e ulteriore, e cosi' ogni amica e ogni amico della nonviolenza ne da' una interpretazione propria e diversa dalle altre. Lo sapeva bene anche Mohandas Gandhi che defini' le sue esperienze come semplici "esperimenti con la verita'", non dogmi, non procedure definite e routinarie, non ricette preconfezionate, ma esperimenti: ricerca ed apertura.
IV. La nonviolenza come insieme di insiemi
Io che scrivo queste righe propendo per proporre questa definizione della nonviolenza cosi' come a me pare di intenderla e praticarla: la nonviolenza e' cosa complessa, un insieme di insiemi, aperto e inconcluso.
1. E' un insieme di concetti e scelte logico-assiologici, ovvero di criteri per l'azione: da questo punto di vista ad esempio la nonviolenza e' quell'insieme di scelte morali che potremmo condensare nella formula del "principio responsabilita'" in cui ha un ruolo cruciale la scelta della coerenza tra i mezzi e i fini (secondo la celebre metafora gandhiana: tra i mezzi e i fini vi e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e la pianta).
2. E' un insieme di tecniche interpretative (il riconoscimento dell'altro, ergo il rifiuto del totalitarismo, della cancellazione o della sopraffazione del diverso da se'), deliberative (per prendere le decisioni senza escludere alcuno) ed operative (per l'azione di trasformazione delle relazioni: interpersonali, sociali, politiche); come esempio di tecnica deliberativa nonviolenta potremmo citare il metodo del consenso; come esempio di tecniche operative potremmo citare dallo sciopero a centinaia di altre forme di lotta cui ogni giorno qualcuna se ne aggiunge per la creativita' di chi contro la violenza ovunque si batte.
3. E' un insieme di strategie: e ad esempio una di esse risorse strategiche consiste nell'interpretazione del potere come sempre retto da due pilastri: la forza e il consenso; dal che deriva che si puo' sempre negare il consenso e cosi', attraverso la noncollaborazione, contrastare anche il potere piu' forte.
4. E' un insieme di progettualita' (di convivenza, sociali, politiche): significativo ad esempio e' il concetto capitiniano di "omnicrazia", ovvero: il potere di tutti. La nonviolenza come potere di tutti, concetto di una ricchezza e complessita' straordinarie, dalle decisive conseguenze sul nostro agire.
V. Un'insistenza
Insistiamo su questo concetto della nonviolenza come insieme di insiemi, poiche' spesso molti equivoci nascono proprio da una visione riduzionista e stereotipata; ad esempio, e' certo sempre buona cosa fare uso di tecniche nonviolente anziche' di tecniche violente, ma il mero uso di tecniche nonviolente non basta a qualificare come nonviolenta un'azione o una proposta: anche i nazisti prima della presa del potere fecero uso anche di tecniche nonviolente.
Un insieme di insiemi, complesso ed aperto.
Un agire concreto e sperimentale e non un'ideologia sistematica e astratta.
Un portare ed agire il conflitto come prassi di umanizzazione, di riconoscimento e liberazione dell'umanita' di tutti gli esseri umani; come responsabilita' verso tutte le creature.
La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' questo cammino. Il cammino vieppiu' autocosciente dell'umanita' sofferente in lotta per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.
VI. Una grande esperienza e speranza storica
Non patrimonio di pochi, la nonviolenza si e' incarnata in grandi esperienze e speranze storiche, due sopra tutte: la Resistenza, e il movimento delle donne; ed e' il movimento delle donne, la prassi nonviolenta del movimento delle donne, la decisiva soggettivita' autocosciente portatrice di speranza e futuro qui e adesso, in un mondo sempre piu' minacciato dalla catastrofe e dall'annichilimento della civilta' umana.
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2.2. Tre testi
2.2.1. La nonviolenza non indossa il frac
La nonviolenza non la trovi al ristorante.
Non la incontri al circolo dei nobili.
Non frequenta la scuola di buone maniere.
E' sempre fuori dall'inquadratura delle telecamere delle televisioni.
La nonviolenza non fa spettacolo.
La nonviolenza non vende consolazioni.
La nonviolenza non guarda la partita.
E' nel conflitto che la nonviolenza agisce.
Dove vi e' chi soffre, li' interviene la nonviolenza.
Dove vi e' ingiustizia, li' interviene la nonviolenza.
Non la trovi nei salotti e nelle aule.
Non la trovi tra chi veste buoni panni.
Non la trovi dove e' lustra l'epidermide e non brontola giammai lo stomaco.
La nonviolenza e' dove c'e' la lotta per far cessare tutte le violenze.
La nonviolenza e' l'umanita' in cammino per abolire ogni sopraffazione.
Non siede nel consiglio di amministrazione.
Non si abbuffa coi signori eccellentissimi.
Non ha l'automobile, non ha gli occhiali da sole, non ha il costume da bagno.
Condivide la sorte delle oppresse e degli oppressi.
Quando vince rinuncia a ogni potere.
Non esiste nella solitudine.
Sempre pensa alla liberta' del prossimo, sempre pensa al riscatto del vinto, sempre pensa ad abbattere i regimi e di poi a riconciliare gli animi.
Sa che il male e' nella ricchezza, sa che il bene e' la condivisione; sa che si puo' e si deve liberare ogni persona e quindi questo vuole: la liberta' di tutte, la giustizia, la misericordia.
La nonviolenza e' l'antibarbarie.
La nonviolenza e' il riconoscimento della dignita' di ogni essere vivente.
La nonviolenza e' questa compassione: sentire insieme, voler essere insieme, dialogo infinito, colloquio corale, miracolo dell'incontro e della nascita; l'intera umanita' unita contro il male e la morte; si', se possiamo dirlo in un soffio e in un sorriso: tutti per uno, uno per tutti.
La nonviolenza e' la lotta che salva.
Ha volto e voce di donna, sa mettere al mondo il mondo, il suo tocco risana le ferite, i suoi gesti sono limpida acqua, i suoi atti recano luce; sempre lotta per la verita' ed il bene, usa solo mezzi coerenti con il fine della verita' e del bene. Sa che il mondo e' gremito di persone, cosi' fragili, smarrite e sofferenti. Sa che la sua lotta deve esser la piu' ferma; e deve essere la piu' delicata.
Quando la plebe all'opra china si rialza: li' e' la nonviolenza.
Quando lo schiavo dice adesso basta, li' e' la nonviolenza.
Quando le oppresse e gli oppressi cominciano a lottare per un'umanita' di persone tutte libere ed eguali in diritti, li', li' e' la nonviolenza.
Quando ti svegli ed entri nella lotta, la nonviolenza gia' ti viene incontro.
La nonviolenza e' una buona cosa.
E' questa buona cosa che fai tu quando fai la cosa giusta e necessaria.
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2.2.2. Breve litania della nonviolenza
La nonviolenza non e' la luna nel pozzo.
La nonviolenza non e' la pappa nel piatto.
La nonviolenza non e' il galateo del pappagallo.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' la ciancia dei rassegnati.
La nonviolenza non e' il bignami degli ignoranti.
La nonviolenza non e' il giocattolo degli intellettuali.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' il cappotto di Gogol.
La nonviolenza non e' il cavallo a dondolo dei generali falliti.
La nonviolenza non e' la Danimarca senza il marcio.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' l'ascensore senza bottoni.
La nonviolenza non e' il colpo di carambola.
La nonviolenza non e' l'applauso alla fine dell'atto terzo.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' il museo dell'esotismo.
La nonviolenza non e' il salotto dei perdigiorno.
La nonviolenza non e' il barbiere di Siviglia.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' la spiritosaggine degli impotenti.
La nonviolenza non e' la sala dei professori.
La nonviolenza non e' il capello senza diavoli.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' il ricettario di Mamma Oca.
La nonviolenza non e' l'albero senza serpente.
La nonviolenza non e' il piagnisteo di chi si e' arreso.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' la quiete dopo la tempesta.
La nonviolenza non e' il bicchiere della staffa.
La nonviolenza non e' il vestito di gala.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' il sapone con gli gnocchi.
La nonviolenza non e' il film al rallentatore.
La nonviolenza non e' il semaforo sempre verde.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' il jolly pescato nel mazzo.
La nonviolenza non e' il buco senza la rete.
La nonviolenza non e' il fiume dove ti bagni due volte.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' l'abracadabra degli stenterelli.
La nonviolenza non e' il cilindro estratto dal coniglio.
La nonviolenza non e' il coro delle mummie del gabinetto.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' niente che si veda in televisione.
La nonviolenza non e' niente che si insegni dalle cattedre.
La nonviolenza non e' niente che si serva al bar.
La nonviolenza e' solo la lotta contro la violenza.
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2.2.3. Della nonviolenza dispiegata al sole ad asciugare
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza la politica necessaria.
Chiamiamo nonviolenza l'occhio che vede e piange.
Chiamiamo nonviolenza la lotta per l'abolizione di tutte le guerre.
Chiamiamo nonviolenza la lotta che abroga ogni servitu'.
Chiamiamo nonviolenza questo accampamento notturno nel deserto.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza l'amicizia che non tradisce.
Chiamiamo nonviolenza il ponte di corda teso sull'abisso.
Chiamiamo nonviolenza la fine della paura della morte.
Chiamiamo nonviolenza la fine della minaccia della morte.
Chiamiamo nonviolenza aver visto e alba e tramonto con limpido cuore.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il tappeto volante.
Chiamiamo nonviolenza il voto unanime per la salvezza degli assenti.
Chiamiamo nonviolenza il cielo stellato.
Chiamiamo nonviolenza il rispetto della vita altrui.
Chiamiamo nonviolenza il sonno dei giusti e dei giusti la veglia.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il silenzio che non spaventa.
Chiamiamo nonviolenza la telefonata che ferma l'esecuzione.
Chiamiamo nonviolenza il libro che ti fa ridere e piangere.
Chiamiamo nonviolenza il viaggio senza bagagli.
Chiamiamo nonviolenza il suono dell'arcobaleno.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il pasto in comune.
Chiamiamo nonviolenza il miracolo della nascita.
Chiamiamo nonviolenza la voce che risponde.
Chiamiamo nonviolenza la porta che si apre allo straniero.
Chiamiamo nonviolenza la lotta contro la violenza.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il dono e la rinuncia.
Chiamiamo nonviolenza la leggerezza sui corpi.
Chiamiamo nonviolenza la parola che suscita le praterie.
Chiamiamo nonviolenza il soffio che estingue gli incendi.
Chiamiamo nonviolenza l'infinito respiro del mare.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza l'umanita' come dovrebbe essere.
Chiamiamo nonviolenza la coscienza del limite.
Chiamiamo nonviolenza il ritrovamento dell'anello di Salomone.
Chiamiamo nonviolenza gl'immortali principi dell'Ottantanove.
Chiamiamo nonviolenza l'ironia e la pazienza.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il riconoscimento della pluralita' delle persone e dei mondi.
Chiamiamo nonviolenza la distruzione di tutte le armi assassine.
Chiamiamo nonviolenza non nascondere la nostra ignoranza.
Chiamiamo nonviolenza rifiutarsi di mentire.
Chiamiamo nonviolenza la scelta di fare la cosa che salva le vite.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza una giornata di sole sulla strada.
Chiamiamo nonviolenza la scuola di Spartaco e della Rosa Rossa.
Chiamiamo nonviolenza la certezza morale del figlio della levatrice.
Chiamiamo nonviolenza la legge nuova del figlio del falegname.
Chiamiamo nonviolenza le tre ghinee di Virginia.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza questo atto di riconoscimento e di riconoscenza.
Chiamiamo nonviolenza il giro della borraccia.
Chiamiamo nonviolenza questo colloquio corale.
Chiamiamo nonviolenza la Resistenza antifascista.
Chiamiamo nonviolenza l'uscita dallo stato di minorita'.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza parlare e ascoltare.
Chiamiamo nonviolenza la stazione sempre aperta.
Chiamiamo nonviolenza lo specchio e la sorgente.
Chiamiamo nonviolenza sentire il dolore degli altri.
Chiamiamo nonviolenza prendersi cura del mondo.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
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Alcuni materiali per l'approfondimento. 3. Per la lotta contro il maschilismo che e' la prima radice e il primo paradigma di ogni violenza
Alcune proposizioni (i seguenti tre testi costituiscono i primi di una serie di "Venti proposizioni" piu' volte integralmente ripubblicata nel notiziario telematico "La nonviolenza e' in cammino" e disponibile on line).
3.1. La prima radice
La prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera.
Solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'.
Solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
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3.2. Non solo l'8 marzo e' l'8 marzo
Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare contro il femminicidio e la violenza sessuale.
Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare contro il maschilismo e il patriarcato.
Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.
Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare contro tutte le violenze e tutte le complicita' con la violenza e tutte le ideologie della violenza.
Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre che siano l'8 marzo.
Vi e' questa ineludibile evidenza: che la violenza maschile contro le donne e' la prima radice di ogni altra violenza.
Vi e' questa ineludibile evidenza: che la violenza maschile contro le donne e' il primo nemico dell'umanita'.
Vi e' questa ineludibile evidenza: ne discende il tuo primo dovere.
La lotta delle donne per la liberazione dell'umanita' e' la corrente calda della nonviolenza in cammino. Questo significa l'8 marzo.
Sostenere la lotta delle donne per la liberazione dell'umanita' e' il primo dovere di ogni persona decente. Questo significa l'8 marzo.
Ogni volta che fai la cosa giusta per contrastare la violenza maschilista, quel giorno e' l'8 marzo.
Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre che siano l'8 marzo.
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3.3. Dal femminismo molti doni
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che vi e' una sola umanita', composta di persone tutte differenti le une dalle altre e tutte eguali in diritti.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che sfera personale e sfera politica non sono separate da un abisso: sempre siamo esseri umani.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza del partire da se'.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza dell'incontro con l'altro.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che e' la nascita, l'esperienza e la categoria che fonda l'umana convivenza, l'umano sapere.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la pluralita', e quindi la relazione, e' la modalita' di esistenza propria dell'umanita'.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che i corpi contano, che noi siamo i nostro corpi.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che ogni forma di autoritarismo, ogni forma di militarismo, ogni forma di dogmatismo reca gia' la negazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la prima radice dell'organizzazione sociale e della trama relazionale violenta e' nel maschilismo e nel patriarcato.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo la nonviolenza contrasta la violenza, che solo il bene vince il male, che solo l'amore si oppone alla morte, che solo l'ascolto consente la parola.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune e' generare e proteggere la vita, prendersi cura delle persone e del mondo per amore delle persone e del mondo.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune e' opporsi ad ogni oppressione, ad ogni sfruttamento, ad ogni ingiustizia, ad ogni umiliazione, ad ogni denegazione di umanita', ad ogni devastazione della biosfera.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo l'arte della compassione fonda la lotta di liberazione.
Il femminismo che e' il massimo inveramento storico della nonviolenza.
Il femminismo che e' la corrente calda della nonviolenza.
Il femminismo che e' il cuore pulsante del movimento di autocoscienza e di liberazione dell'umanita'.
E diciamo femminismo e sappiamo che dovremmo dire femminismi, che dovremmo dire pensiero delle donne e movimenti delle donne.
Ma diciamo femminismo e pensiamo a una tradizione che lega infinite donne che hanno praticato l'etica della responsabilita' e della liberazione, da Saffo a Vandana Shiva, da Simone Weil a Virginia Woolf, da Edith Stein a Milena Jesenska, da Etty Hillesum a Ginetta Sagan, da Rosa Luxemburg ad Hannah Arendt, da Germaine Tillion ad Anna Politkovskaja, da Simone de Beauvoir a Franca Ongaro Basaglia, da Olympe de Gouges a Luce Fabbri.
Dal femminismo molti doni tutte e tutti abbiamo ricevuto.
In questo otto marzo di ascolto, di memoria, di lotta, diciamo anche la nostra gratitudine.
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Una minima bibliografia per l'approfondimento ulteriore
Cfr. la bibliografia contenuta nel testo "Da Orte una proposta nonviolenta. Quasi un minimo vademecum", piu' volte ripubblicato nel foglio telematico "La nonviolenza e' in cammino" e disponibile on line.
3. OMERO ANTONUTTI
E' deceduto Omero Antonutti, attore teatrale e cinematografico, interprete di film di forte impegno civile.
Con gratitudine lo ricordiamo.
4. MARIO FRITTELLI
E' deceduto Mario Frittelli, un vecchio amico, una persona buona.
Con gratitudine lo ricordiamo.
5. MARIA PEREGO
E' deceduta Maria Perego, che dono' Topo Gigio all'umanita'.
Con gratitudine la ricordiamo.
6. MARIA PIA TAVAZZANI FANFANI
E' deceduta Maria Pia Tavazzani Fanfani, partigiana, impegnata nel volontariato dedito all'assistenza delle persone piu' bisognose di aiuto.
Con gratitudine la ricordiamo.
7. "CROLLINO TUTTI I MURI, SI UNISCA L'UMANITA'". LA CADUTA DEL MURO DI BERLINO E LE RIVOLUZIONI NONVIOLENTE DEL 1989 COMMEMORATE A VITERBO
Nel 1989 nell'Europa centro-orientale le rivoluzioni nonviolente abbattevano i regimi totalitari. Momento decisivo e simbolico fu la caduta del muro di Berlino il 9 novembre.
Nel trentesimo anniversario della caduta del muro, la mattina di sabato 9 novembre 2019 a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", si e' tenuto un incontro di commemorazione, di testimonianza e di impegno.
Nel corso del'incontro sono stati citati e commentati alcuni brani da testi di Hannah Arendt, Albert Camus, Vasilij Grossman, Vaclav Havel, Agnes Heller, Milan Kundera, Rosa Luxemburg, Varlan Salamov, Victor Serge, Aleksandr Solzenicyn, Tzvetan Todorov.
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Una sintesi di alcune riflessioni svolte
In nome dei valori di liberta', uguaglianza, fraternita' e sorellanza fra tutti gli esseri umani, l'umanita' intera si riconosca e si adoperi in difesa della vita, della dignita'e dei diritti di tutti gli esseri umani.
Crollino tutti i muri, e si unisca l'umanita' nell'impegno comune per il bene comune, nel mutuo soccorso e nella condivisione del bene e dei beni, nella difesa di quest'unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Crolli oggi il muro della guerra che ancora lacera, scerpa ed annichilisce l'umanita'; e si costruiscano ponti e pratiche di dialogo, di solidarieta', di responsabilita' comune, di civile convivenza e sincera condivisione. Che ogni persona si adoperi perche' giunga adesso il tempo della pace.
Crolli oggi il muro del razzismo che ancora lacera, scerpa ed annichilisce l'umanita'; e si costruiscano ponti e pratiche di dialogo, di solidarieta', di responsabilita' comune, di civile convivenza e sincera condivisione. Che ogni persona si adoperi perche' giunga adesso il tempo della convivenza.
Crolli oggi il muro del maschilismo che ancora lacera, scerpa ed annichilisce l'umanita'; e si costruiscano ponti e pratiche di dialogo, di solidarieta', di responsabilita' comune, di civile convivenza e sincera condivisione. Che ogni persona si adoperi perche' giunga adesso il tempo del riconoscimento dell'umanita' di ogni persona, del rispetto di ogni persona, dell'aiuto tra ogni persona.
Crolli oggi il muro dello sfruttamento che ancora lacera, discerpa e annichilisce l'umanita'; e si costruisca una societa' in cui ogni persona bisognosa di aiuto riceva soccorso, accoglienza ed assistenza; in cui il lavoro sia diritto condiviso e responsabilita' comune; in cui i frutti del lavoro siano equamente condivisi; si realizzi una societa' di persone libere, responsabili ed eguali in diritti; una societa' in cui da ciascuna persona sia dato a seconda delle sue capacita', ed a ciascuna persona sia dato a seconda dei suoi bisogni.
Cessi la preistoria, ed inizi la storia dell'umanita'.
Cessi il regno della violenza ed inizi il tempo della civilta', della solidarieta', dell'impegno comune per il bene comune.
Nel ricordo delle vittime di tutti i regimi totalitari, di tutte le societa' schiaviste, di tutte le guerre e tutte le uccisioni, del razzismo e di tutte le persecuzioni, del maschilismo e di tutte le oppressioni, si adoperi ogni essere umano ed ogni umano istituto qui e adesso per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione: solo la pace salva le vite; si adoperi ogni essere umano ed ogni umano istituto qui e adesso per la democrazia che nessuno esclude e per il rispetto e la promozione dei diritti umani di tutti gli esseri umani, comprese le generazioni future; e si adoperi ogni essere umano ed ogni umano istituto qui e adesso per impedire la devastazione e la distruzione della biosfera, che e' l'unica casa comune che abbiamo.
Nel ricordo di tutte le vittime si contrasti ogni oppressione, ogni violenza, ogni abbandono, ogni indifferenza, ogni complicita', ogni vilta': e si scelga la nonviolenza che a tutte le violenze si oppone e che ha a cuore la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente.
A trent'anni dalle rivoluzioni nonviolente del 1989 che abbatterono i regimi totalitari che avevano tradito nel modo piu' atroce le speranze e il progetto di universale liberazione delle rivoluzioni socialiste e della Resistenza antifascista, si prosegua e si estenda quell'impegno di integrale riconoscimento della dignita'di ogni essere umano, di integrale liberazione dell'umanita' intera, di inveramento della civilta', di piena realizzazione dell'umanita' dell'umanita'.
La nonviolenza e' in cammino.
La nonviolenza e' il cammino.
Agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Sii tu l'umanita'come dovrebbe essere.
*
Alcuni testi per l'approfondimento
- AA. VV., Il dio che e' fallito;
- AA. VV., Potere e opposizione nelle societa' post-rivoluzionarie;
- Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo; Sulla rivoluzione;
- Franco Basaglia e Franca Ongaro Basaglia (a cura di), Crimini di pace;
- Lelio Basso, Socialismo e rivoluzione;
- Norberto Bobbio, L'eta' dei diritti;
- Guido Calogero, Le regole della democrazia e le ragioni del socialismo;
- Albert Camus, L'uomo in rivolta;
- François Fejto, La fine delle democrazie popolari;
- Antonio Gramsci, Lettere dal carcere; Quaderni del carcere;
- Vasilij Grossman, Vita e destino;
- Vaclav Havel, Il potere dei senza potere;
- Agnes Heller, Etica generale;
- Gustaw Herling, Un mondo a parte;
- Luce irigaray, Speculum;
- Ryszard Kapuscinski, Imperium;
- Primo Levi, I sommersi e i salvati;
- Rosa Luxemburg, Scritti politici; Scritti scelti;
- Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza europea;
- Nelson Mandela, Lungo cammino verso la liberta';
- George Orwell, 1984;
- Giuliano Pontara, L'antibarbarie;
- Jose' Ramos Regidor, Natura e giustizia;
- Varlan Salamov, I racconti di Kolyma;
- Victor Serge, Memorie di un rivoluzionario;
- Aleksandr Solzenicyn, Arcipelago Gulag;
- Tzvetan Todorov, Memoria del male, tentazione del bene;
- Simone Weil, Quaderni;
- Virginia Woolf, Le tre ghinee.
8. REMO BODEI
E' deceduto Remo Bodei, filosofo.
Con gratitudine lo ricordiamo.
9. SOLO LA NONVIOLENZA PUO' SCONFIGGERE LA VIOLENZA
Solo la nonviolenza puo' sconfiggere la violenza.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
10. "RILEGGENDO DOSTOEVSKIJ". UN INCONTRO DI STUDIO E DI RIFLESSIONE A VITERBO
Mercoledi' 13 novembre a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", si e' tenuto un incontro di studio e di riflessione sul tema: "Rileggendo Dostevskij".
Nel corso dell'incontro sono stati letti e commentati alcuni brani dai capolavori dello scrittore russo e da alcuni testi critici a lui dedicati (in particolare le monografie di Mikhail Bachtin, Remo Cantoni, Rene' Girard, George Steiner).
11. COMMEMORATO A VITERBO VINOBA BHAVE
Venerdi' 15 novembre 2019 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace , i diritti umani e la difesa della biosfera" si e' svolta una commemorazione di Vinoba Bhave, una delle piu' grandi figure della nonviolenza, nella ricorrenza dell'anniversario della scomparsa, avvenuta il 15 novembre 1982.
L'incontro si e' aperto con un minuto di silenzio per le vittime dei conflitti, delle stragi e delle catastrofi di questi ultimi giorni.
Nel corso dell'incontro, dopo una sintetica presentazione della figura, della riflessione, dell'azione e dell'opera del grande pensatore e attivista nonviolento che Gandhi defini' "il primo satyagrahi", sono stati letti e commentati alcuni testi di e su di lui.
*
Una minima notizia su Vinoba Bhave
Vinayak Bhave, detto Vinoba, 1895-1982, discepolo e collaboratore di Gandhi, ne prosegui' l'impegno. Promosse grandi campagne nonviolente, la "Societa' per l'elevazione di tutti" (Sarvodaya Samaj), il movimento per il dono della terra ai contadini.
Tra le opere di Vinoba: Gandhi. La via del maestro, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (Mi) 1991; I valori democratici, Gabrielli, Verona 2008.
Tra le opere su Vinoba: Shriman Narayan, Vinoba, Cittadella, Assisi 1974; Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto, Vinoba o il nuovo pellegrinaggio, Jaca Book, Milano 1980. Nella rete telematica: www.mkgandhi-sarvodaya.org/vinoba
*
Nel ricordo di Vinoba le persone partecipanti all'incontro hanno rinnovato il comune persuaso impegno ad opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, al razzismo e a tutte le persecuzioni, al maschilismo e a tutte le oppressioni.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
12. REPETITA IUVANT. SETTE COMMENTI A VINOBA NEL XX ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA (2002)
"Vinoba e' un fuoco che brucia e una lampada accesa"
(Lanza del Vasto, Vinoba o il nuovo pellegrinaggio, Jaca Book, Milano 1980, p. 212)
I. Disse Vinoba: "Quando parla un re si muovono gli eserciti. Quando parla un fakir si muove soltanto la sua barba" (in Shriman Narayan, Vinoba, Cittadella, Assisi 1974, p. 267).
Felice colui la cui parola
solo muove una barba, felice
colui la cui parola e' solo balsamo
ed agli eserciti tutti si oppone.
II. Disse Vinoba: "In democrazia la pistola e' stata sostituita dal voto" (in Shriman Narayan, Vinoba, cit., p. 163).
Lo sciopero e il voto, diceva il priore
di Barbiana; e per stringere ancora:
l'esempio, e null'altro.
III. Disse Vinoba: "si deve agire: 1) civilmente, cioe' entro i limiti che ci si e' posti; 2) in una forma ordinata, non ammettendo alcuna infrazione di disciplina da alcuna parte; 3) apertamente, cioe' senza nascondere nulla e senza alcuna simulazione o inganno; 4) con fermezza, presentando le proprie richieste minime in relazione alla questione controversa e non cedendo finche' non sono state soddisfatte. Qualunque punizione venga inferta per una tale infrazione all'ordinamento giuridico dovrebbe venire subita con animo lieto e senza alcun sentimento di odio. Una formazione di questo tipo dovrebbe entrare nel cuore della gente e a questo fine dovrebbe trovare un posto stabile nella pedagogia e nei codici etici della nazione" (in Shriman Narayan, Vinoba, cit., p. 115; ed anche in Lanza del Vasto, Vinoba o il nuovo pellegrinaggio, Jaca Book, Milano 1980, p. 218).
La scienza dell'attaccamento alla verita'
(ma anche: del contatto con l'essere,
dell'adesione al buono che e' vero, la forza
dell'amore) questo richiede, e non altro:
responsabilita'
il rispondere al volto muto e sofferente
dell'altro, il rispondere della sofferenza
altrui, che diviene la tua:
il sentire che tutti siamo uno
(che una e' la carne, diceva Danilo).
IV. Disse Vinoba: "Sto cercando di camminare sulle orme del Budda e di Cristo. Voglio soltanto che il fiume di compassione - oggi asciutto - torni a scorrere" (in Shriman Narayan, Vinoba, cit., p. 222).
Lo appresi da Sancho, ed ero ancora giovane:
la misericordia e' quella giustizia
che invera la giustizia
ed oltre la giustizia apre una via
e lungo questa via si puo' salvare il mondo.
V. Disse Vinoba: "Che cosa e' il satyagraha? Senza rimanere scossi da piacere e dolore cerchiamo di portare alla luce cio' che vi e' di buono nell'avversario. Questo e' il senso di cercare il buono in ogni essere umano, questa e' la base del satyagraha. Tutti i programmi di dono sono basati su questa fede. L'intero programma del sarvodaya (elevazione di tutti) e' basato sul vedere il buono in ogni essere umano" (Vinoba, Gandhi. La via del maestro, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (Mi) 1991, p. 36).
In ogni essere umano la favilla
ancora arde dell'umanita'
la nostra lotta e' questo riscattare
l'umanita' di tutti, ed in ognuno.
VI. Disse Vinoba: "Gandhiji ha spiegato la differenza tra 'resistenza passiva' e satyagraha nei termini seguenti: 1) l'amore non ha posto nella resistenza passiva. La malevolenza non ha posto nel satyagraha. 2) La resistenza passiva sovente precede la resistenza armata. Il satyagraha preclude la resistenza armata. 3) Non si puo' opporre resistenza passiva ai propri amici e parenti. Si puo' rivolgere il satyagraha anche verso chi si ama. 4) L'idea soggiacente alla resistenza passiva e' di preoccupare e mettere in imbarazzo l'avversario. Il satyagraha preclude idee di questo genere" (Vinoba, Gandhi. La via del maestro, cit., pp. 60-61).
La nonviolenza e' attiva
e' lotta e contemplazione a un tempo
e' riconoscimento e suscitamento del conflitto, e via
a piu' alte e fraterne e sororali
contraddizioni, a piu' profondi
sororali e fraterni incontri.
VII. Disse Vinoba: "Se verro' a sapere che un uomo ha dato cedendo alla minaccia o a qualche altra costrizione, gli rendero' subito cio' che e' suo" (in Lanza del Vasto, Vinoba o il nuovo pellegrinaggio, cit., p. 102).
Il dono vince la violenza
la generosita' sconfigge la paura.
Lo vedi da te, la nostra lotta
convincere vuole, che e' vincere insieme.
13. APPREZZAMENTO E GRATITUDINE PER IL CICLO DI INCONTRI IN CORSO A VASANELLO CONTO LA VIOLENZA SULLE DONNE
Di tutto cuore esprimiamo il nostro apprezzamento e la nostra gratitudine alle giovani ed ai giovani dell'associazione "Lumina" per il ciclo di incontri in corso a Vasanello (Vt) presso la biblioteca tutti i mercoledi' del mese di novembre contro la violenza sulle donne, incontri promossi con la collaborazione e la diretta partecipazione delle donne del Centro antiviolenza di Viterbo "Erinna".
L'iniziativa e' di grande valore ed e' auspicabile che venga replicata negli altri centri del viterbese.
Il terzo incontro si svolgera' mercoledi' prossimo sempre con la partecipazione di Valentina Bruno e di Anna Maghi.
L'azione di solidarieta' concreta ed il contributo di esperienza e di riflessione delle donne del centro antiviolenza "Erinna" costituiscono una vitale testimonianza, una preziosa ricchezza ed una fonte di ispirazione per tutte le persone di volonta' buona.
*
Per informazioni e contatti con l'associazione "Lumina" di Vasanello: e-mail: associazione.lumina.vt at gmail.com; Instagram & Facebook: lumina_aps; numeri telefonici: Andrea Costanzi 3275668422 (presidente); Francesca Ungolo 3282060600 (vicepresidente).
Per informazioni e contatti con il Centro antiviolenza "Erinna" di Viterbo: tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 363 del 6 gennaio 2020
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