[Nonviolenza] Archivi. 335



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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XX)
Numero 335 del 23 ottobre 2019

In questo numero:
1. Alcuni testi del mese di giugno 2019 (parte quarta)
2. Adiafora
3. Un ricordo di don Roberto Burla, a due anni dalla morte
4. C'e' un'Italia civile che vuole salvare le vite. Da tutta Italia crescenti adesioni all'appello a Mattarella promosso da Lidia Menapace e padre Alex Zanotelli
5. Ogni persona lo sa
6. La solitudine delle persone buone
7. Per la Giornata del rifugiato (due sogni di Senzacravatta e Collacravatta)
8. Omero Dellistorti: L'esito fatale
9. Omero Dellistorti: Io non vorrei dire niente
10. Omero Dellistorti: Le barzellette
11. Omero Dellistorti: L'accompagnatore di nuvole
12. L'appello Menapace-Zanotelli presentato nella "Giornata mondiale del rifugiato"
13. Una sola umanita'
14. Una notizia ed una riflessione
15. Anche a Viterbo una notte di veglia in solidarieta' con i naufraghi
16. Un appello alla Presidente del Senato: "Dica una parola di umanita'"
17. Ricordando Vincenzo Guerrazzi e Attilio Lolini
18. Le allegre avventure di Flattazza e Minibbotte

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI GIUGNO 2019 (PARTE QUARTA)

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di giugno 2019.

2. ADIAFORA

I.

Cose indifferenti sono ormai
la morte del naufrago
la deportazione nel lager
la persecuzione del migrante
la riduzione in schiavitu' del bracciante
la carne umana bruciata nella baracca.

Cose indifferenti sono ormai
il governo razzista
il regime di apartheid
la propaganda dell'odio
e quel che ne consegue
- e quel che ne consegue
sono esseri umani morti.

Cose indifferenti sono ormai
la strage infinita nel Mediterraneo
l'indracarsi del governo
il fascismo che torna
l'eversione dall'alto
che fa cenere della Costituzione antifascista
che fa cenere dell'umanita'.

Sembra normale che ministro sia un lupo
che si abbevera del sangue d'inermi innocenti
sembra normale il trionfo della segregazione
dei campi di concentramento e delle deportazioni
sembra normale l'omissione di soccorso
e la persecuzione di chi salva le vite.

II.

Non lottarono non morirono per questo
le donne e gli uomini della Resistenza
che salvarono l'intera umanita'
dall'ordine ariano dall'ordine dei lager.

Cos'e' diventato questo paese
brocche di veleno cacciato a forza in gola
la legge morale violata e dileggiata
la verita' schernita e sbranata
lapidata e fatta polvere ogni virtu' civile
il bene irriso come fiacchezza di vecchi
il male esaltato e adorato in ebbre danze.

Chi si opporra' a questo orrore se non lo farai tu?
Chi difendera' l'umanita' se non lo farai tu?
Chi insorgera' contro quest'immensa mole di male se non lo farai tu?

Aprire gli occhi.
Serbare la memoria e la parola.
Insorgere contro il fascismo.
Salvare le vite.

3. UN RICORDO DI DON ROBERTO BURLA, A DUE ANNI DALLA MORTE

Due anni fa, il 17 giugno 2017, ci lasciava don Roberto Burla, direttore della Caritas diocesana di Viterbo, una persona buona come il pane, un autentico costruttore di pace, un infaticabile soccorritore di ogni persona che di aiuto avesse bisogno, uno strenuo lottatore nonviolento per la verita' che consiste nel salvare le vite, e un amico fraterno indimenticabile.
In questi due anni ho sovente pensato a lui, e dinanzi alle atrocita' che non solo miserabili teppisti di strada ma anche e soprattutto avidissimi sfruttatori e potentissimi governanti malvagi commettono ogni giorno con violenza inaudita e quasi oscenamente inebriandosi delle sofferenze inflitte ad esseri umani innocenti ed inermi, tante volte mi sono detto: cosa avrebbe detto, cosa avrebbe fatto don Roberto? Ed ho cercato - da ultimo degli ultimi - di dirle io le cose che credo avrebbe detto anche lui, e nei limiti delle mie limitatissime risorse e capacita' ho cercato di continuare a fare le cose che so lui condivideva.
Perche' don Roberto e' stato per tutta la vita un luminoso testimone del bene, un gandhiano satyagrahi, un coraggioso generoso soccorritore fino all'ultimo respiro.
E ci lascia in dono quindi non solo il bene fatto, ma anche un esempio e una memoria che continuera' a dare frutti preziosi; un'eredita', un legato, un appello ineludibile: proseguire nell'azione nonviolenta di pace  e di solidarieta' che e' stata anche la sua, alla sequela di quel mite che rifiuto' ogni potere, che assunse fraternamente su di se' il dolore di tutti gli umiliati e offesi, che invero' quell'antica massima della sapienza umana - "diliges... proximum tuum sicut teipsum" - inobliabilmente narrata in figure nella parabola del buon samaritano.
Ed a chi e' prostrato e piagato da troppe ingiuste sofferenze, a chi e' scandalizzato e quasi annichilito dal diluvio di male nel mondo, e vorrebbe - e non puo', e non deve - rassegnarsi all'orrore, e vorrebbe - e non puo', e non deve - arrendersi alla disperazione, a chi si sente cedere in ogni sua fibra sotto il peso dell'iniquita' che schiaccia ed annienta, questa parola sia concesso ripetere: che solo quando l'ultima persona buona si sara' arresa, solo allora l'umanita' si sara' estinta; ed allora sii tu quell'ultima persona buona che resiste alla violenza, e si oppone al male, e soccorre l'oppresso, il sofferente, il bisognoso; che soccorre la persona nell'estremo dolore e nell'estremo pericolo; che condivide il bene ed i beni con chiunque ne abbia urgente necessita'; sii tu l'umanita' come dovrebbe essere; sii tu don Roberto Burla.
*
Una breve notizia su don Roberto Burla
In luogo di alcune scarne notizie biografiche (era nato ad Arlena di Castro il 15 settembre 1945 ed e' deceduto a Viterbo il 17 giugno 2017; e' stato sacerdote della diocesi di Viterbo e della Caritas diocesana direttore) ripropongo qui una sintesi delle parole che dissi nel corso della commemorazione che tenemmo con alcuni amici alcuni giorni dopo il decesso; la verita' di una persona non essendo nei dati cronologici e statistici, ma in cio' che nella e della sua vita volle e seppe concretamente fare per il bene comune dell'umanita' intera.
"Don Roberto Burla e' stato un testimone dell'amore che ogni essere umano riconosce e raggiunge; una persona mite e generosa postasi all'ascolto del discorso della montagna e alla sequela di chi lo pronuncio'; un uomo che dinanzi al dolore degli altri mai resto' inerte, ma sempre volle e seppe agire per recare soccorso, salvare le vite, curare le ferite, lenire le sofferenze, confortare e riconciliare; ed insieme denunciare e contrastare tutte le violenze, adoperandosi allo stesso tempo sia nell'aiuto immediato a chi di aiuto immediato ha bisogno, sia a promuovere quei mutamenti culturali negli animi e strutturali nella societa' che aboliscano le concrezioni di violenza, le pratiche di sopraffazione, i poteri criminali.
Amico della nonviolenza, portatore del dono di saper donare senza riserve, di saper parlare senza menzogne, di saper chiedere e suscitare l'altrui aiuto quando per aiutare altri altri ancora occorre coinvolgere nell'impegno, di saper essere insieme forte e gentile, umile e tenace, profondo nell'empatia e deciso nell'agire, don Roberto resta per tutti coloro che lo hanno conosciuto un esempio di come l'umanita' potrebbe essere, di come l'umanita' dovrebbe essere, di come l'umanita' sara' quando avra' piena coscienza di se'.
Un amico, un maestro, un compagno ci ha lasciato. Che noi si sappia essere capaci di proseguirne l'impegno.
Vi e' una sola umanita', e tutti gli esseri umani ne fanno parte.
Vi e' una sola umanita', in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera, un unico mondo vivente di cui l'umanita' e' parte e deve prendersi cura.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Ogni essere umano e' responsabile del bene comune.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Opporsi a tutte le uccisioni.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Con tutti, a tutti, per tutti, in tutti sia la pace".

4. C'E' UN'ITALIA CIVILE CHE VUOLE SALVARE LE VITE. DA TUTTA ITALIA CRESCENTI ADESIONI ALL'APPELLO A MATTARELLA PROMOSSO DA LIDIA MENAPACE E PADRE ALEX ZANOTELLI

C'e' un'Italia civile che vuole salvare le vite.
Che ritiene giusto soccorrere i naufraghi in pericolo di morte.
Che ritiene giusto liberare le vittime innocenti imprigionate nei lager libici.
Che ritiene giusto riconoscere il diritto d'asilo a chi e' in fuga dalla guerra e dalla fame.
C'e' un'Italia civile che si oppone alle persecuzioni razziste ed alle scellerate misure contenute nel cosiddetto "decreto sicurezza della razza".
C'e' un'Italia civile fedele alla Costituzione repubblicana e alla Dichiarazione universale dei diritti umani.
Crescono da tutta Italia le adesioni all'appello al Presidente della Repubblica promosso dalla partigiana, femminista e senatrice emerita Lidia Menapace e dal missionario costruttore di pace padre Alex Zanotelli.
L'appello testualmente recita:
"Egregio Presidente della Repubblica,
fermi l'ecatombe in corso nel Mediterraneo richiamando il governo al dovere di soccorrere i naufraghi, di salvare le vite umane in pericolo.
E' il governo italiano, che da un anno sta facendo di tutto per impedire che i naufraghi siano soccorsi e recati in salvo nel nostro paese, il primo responsabile della mattanza di esseri umani nel Mediterraneo: potrebbe salvarli tutti, ed invece decide di farli morire.
Chiunque lo vede, chiunque lo sa. Tacere significa essere complici di un immane massacro.
Lei e' il Presidente della Repubblica, il primo magistrato del nostro paese: nelle forme previste dall'ordinamento, nel pieno adempimento dei suoi doveri istituzionali, intervenga per far cessare la strage, intervenga per impedire altre morti di esseri umani innocenti ed inermi.
Dal profondo del cuore la preghiamo.
Augurandole ogni bene".
Per adesioni: centropacevt at gmail.com
Per scrivere direttamente al Presidente della Repubblica: dalla home page del sito www.quirinale.it cliccare sull'icona della busta postale in alto al centro e successivamente compilare il format.
*
Salvare le vite e' il primo dovere.
Un governo che omette di soccorrere i naufraghi negando loro approdo in porto sicuro commette un crimine.
Un governo che insulta, minaccia, aggredisce e sabota i soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo commette un crimine.
Un governo che attua persecuzioni razziste commette un crimine.
Un governo che si adopera affinche' i superstiti dei lager libici siano ricacciati  nei lager libici commette un crimine.
Un governo che istiga all'odio razzista commette un crimine.
Un governo che viola la Costituzione della Repubblica commette un crimine.
*
Ha scritto la senatrice Liliana Segre, testimone della Shoah: "Da anni, ogni volta che mi sento chiedere: Come e' potuto accadere tutto questo?, rispondo con una sola parola, sempre la stessa. Indifferenza" (in Enrico Mentana, Liliana Segre, La memoria rende liberi, Milano 2015, 2018, p. 224).
Nessuno sia indifferente.
Chiediamo a tutte le persone di volonta' buona di associarsi alla richiesta al Presidente della Repubblica di intervenire affinche' i naufraghi siano soccorsi e recati in salvo nel nostro paese, di intervenire per far cessare la violenza razzista e l'omissione di soccorso.
Chiediamo a tutte le persone di volonta' buona di diffondere questo appello.

5. OGNI PERSONA LO SA

Ogni persona lo sa che salvare le vite e' il primo dovere.
Lo ignora solo chi oggi fa il ministro.
*
Ogni persona lo sa che l'omissione di soccorso e' un crimine infame.
Lo ignora solo chi oggi fa il ministro.
*
Ogni persona lo sa che occorre liberare le vittime recluse nei lager.
Lo ignora solo chi oggi fa il ministro.
*
Ogni persona lo sa che la decisione dei governi europei di negare il diritto a chi e' in fuga da guerre e fame di giungere in salvo in modo legale e sicuro ha creato il mercato gestito dalle mafie schiaviste dei trafficanti.
Lo ignora solo chi oggi fa il ministro.
*
Ogni persona lo sa che il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Lo ignora solo chi oggi fa il ministro.
*
Ogni persona lo sa che ogni essere umano in quanto essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Lo ignora solo chi oggi fa il ministro.

6. LA SOLITUDINE DELLE PERSONE BUONE

I.

Sono sempre perplesse e indecise le persone buone
e hanno paura di tutto e piu' di tutto di se stesse
e non lo possono mai dire
perche' gli altri si aspettano che almeno loro
sappiano sempre quel che occorre fare
conoscano sempre la via che porta al bene
non abbiano mai perso una partita
e la cosa piu' difficile sia per loro uno scherzo
come quegli antichi cavalieri
che mozzano la testa al drago che sputa fiamme
come fosse soffiare su una candela
cosi' fingono di non avere esitazioni
fingono di sapere sempre tutto
lasciano intendere di essere la fortuna in persona
una persona buona non puo' deludere
chi gli chiede aiuto

Sono sempre stanche le persone buone
e non lo possono mai dire
per timore di svuotare di ogni forza
chi invece vogliono esortare a resistere
e allora costante devono dar prova
della buona salute del cuore oltre l'ostacolo
del fare tutto come bere un bicchier d'acqua
che l'avversario e' una tigre di carta
che ogni malattia si puo' vincere
che ogni essere umano e' immortale
che perde solo quello che non lotta
che un bel respiro e via l'ultimo tratto
che il bene vince sempre cinque a zero

Sono sempre oppresse le persone buone
e non lo possono mai dire
per paura di non dare il buon esempio
a chi e' gia' cosi' fragile e piagato
che basta una parola a farne pietra o cenere
e un solo sguardo a farne pianto e limo
cosi' sorridono sempre
fanno scintillare gli occhi di lampi
col braccio proteso e l'indice puntato
avvicinano e toccano quasi l'orizzonte e la luna
e danno la certezza della salvezza comune

Sono sempre sole le persone buone
e non lo possono mai dire
perche' sanno che tutti sono soli
e bramano la loro compagnia
e che sia compagnia di canti e di vittoria
sia compagnia di vino e imprese audaci
racconto di avventure inesauribili
sia la figura della patria da venire
del regno della liberta' presagio
e qui e adesso l'ingresso nel paese
della cuccagna della baldanza

Cosi' finisce che sempre rispondono
che stanno bene che la situazione
e' certo tragica ma molto si puo' fare
di saltare su di non mollare proprio adesso
che manca poco ormai che arriva il bello
e che appena avranno un po' di tempo
volentieri e piu' che volentieri
si fara' insieme una cena
si vedra' insieme la partita
e si giochera' a carte tutta la notte che domani e' festa
(ma domani non e' mai festa
sulla televisione c'e' un dito di polvere
e l'ultima cena con gli amici andavamo ancora a scuola
e come si gioca a quartiglio neppure te lo ricordi piu')

Cosi' finisce che sempre rispondono
che stanno bene e la lotta continua
che qui non si arrende nessuno
e chi li ascolta pensa che siano
nient'altro che palloni gonfiati
completi imbecilli incapaci
di vedere il mondo com'e'
di sentire il dolore degli altri
ma non dice niente perche' ha bisogno di aiuto
ma non dice nulla perche' non si sa mai
anche chi sembra buono e' un pozzo profondo di male
e sorride e ringrazia mentre un lupo gli divora il cuore

II.

Non chiedere nulla non desiderare nulla
non credere alle fole dei potenti
riconosci il dolore che vedi
del male prova scandalo e sdegno
contro tutte le ingiustizie e le violenze lotta
soccorri ogni persona che soffre
condividi il tuo pane e la tua tenda
tieni per te la tua sofferenza e la tua sentenza
ascolta la parola il grido il silenzio degli altri
riconosci ad ogni essere umano
la stessa dignita' e gli stessi diritti
insegna con l'esempio
suscita la resistenza
scegli la nonviolenza
serba memoria e gratitudine
meravigliati della bellezza del mondo
ama che le altre persone vivano
sia lieve il tuo passo sulla terra
salvare le vite e' il primo dovere.

7. PER LA GIORNATA DEL RIFUGIATO (DUE SOGNI DI SENZACRAVATTA E COLLACRAVATTA)

Senzacravatta sogno'.
Qualcuno doveva averlo calunniato perche' si ritrovo' in mezzo al mare su una zattera insieme a un mucchio di negri. Che per fortuna lo trattavano gentilmente e sembravano non accorgersi che lui era ariano o forse (come spiegava quello scienziato in quel film che aveva visto) sentivano il bisogno di sottomettersi dinanzi a un esponente della razza superiore oltretutto ministro plenipotenziario di un grande paese industriale ancorche' indebitato fino alla biancheria intima.
Faceva caldo, aveva sete, e l'acqua era salata.
E doveva anche fare pipi'. E davanti a tutti quei baluba proprio non gli andava, non era mica un selvaggio lui.
Il caldo lo estenuava e aveva tutta la pelle rossa sia per il sole sia perche' sentiva un osceno bisogno di grattarsi, di grattarsi dappertutto. E quella sete, e quell'acqua salata.
All'orizzonte apparve una nave: bianca, alta, civile. E la nave si avvicino', e la nave sperono' la zattera, e la zattera comincio' a sfasciarsi e inabissarsi, e con essa tutti i negri e con loro anche Senzacravatta che d'improvviso si ricordo' che sapeva nuotare solo in piscina.
Ma dalla paratia altissima della titanica nave si affaccio' un volto sorridente, abbronzato, laccato: era il volto del suo migliore amico, era Collacravatta.
"Collacravatta, Collacravatta, aiutami! Sono Senzacravatta e sto affogando!".
Ma Collacravatta sorrideva sempre e sembrava non sentirlo.
"Collacravatta, Collacravatta, sono io, Senzacravatta! Calate una lancia, un salvagente, una scaletta di corda, sono io, Senzacravatta!".
Ma Collacravatta continuava a sorridere e sembrava annuisse, con un ritmo lieve e suadente, ma forse era il rollio della nave.
"Collacravatta, corpo di bacco, non mi riconosci? Per tutti i fulmini, sono Senzacravatta, Senzacravatta che ti ha insegnato tutto, tutto quello che sai della vita. Tirami su, tirami su, e ti faccio fare il primo ministro, il presidente della repubblica ti faccio fare".
Ma Collacravatta sorrideva beato, guardava Senzacravatta che annegava e sorrideva beato.
"Dannazione, che ti sei fumato? Ma non lo vedi chi sono? Sono io, Senzacravatta! Tirami su, terrone della malora. Tirami su!".
Ma Collacravatta pensava: "Guarda che volpone che e' quel Senzacravatta, mi sta mettendo alla prova per vedere se rispetto il contratto di governo. Per farmi fare la solita figura da mammoletta, e poi al consiglio dei ministri tutti a ridere alle mie spalle. Ma io lo so quello che devo fare, non siamo mica complici degli scafisti".
*
Collacravatta sogno'.
Qualcuno doveva averlo calunniato perche' si trovava nudo, ma proprio nudo come mamma lo aveva fatto, su una spiaggia deserta. Senza vestiti, senza scarpe, senza orologio e catenina, senza niente, ma proprio niente niente. E con i capelli in disordine.
Come ci era arrivato li'? Non ricordava niente.
Poi si volse indietro a guardare il mare, e vide qualche tavola smozzicata, e allora gli parve di ricordare.
Di ricordare che si era trovato su una zattera, una zattera piena di negri che per fortuna che non si erano accorti che lui era ariano, altrimenti erano capaci di mangiarselo come e' nelle loro barbare abitudini di cannibali.
Anzi, a tal punto non si erano accorti di chi fosse che lo avevano raccolto dalle acque dove era finito cadendo da una nave della marina militare con cui perlustrava le coste della madre patria. Insomma si', gli avevano salvato la vita quei selvaggi, pensa che fessi che dovevano essere.
Poi la zattera aveva continuato ad andare, come si dice, alla deriva? Insomma, in mezzo alle onde, e non si vedeva in giro nessun'altra imbarcazione.
Ma la nave da cui era caduto doveva essere nelle vicinanze, no? E senza dubbio lo stato italiano stava dispiegando i suoi potenti mezzi per cercarlo e soccorrerlo, no? Dico: il vicepresidente del consiglio, mica un barbone raccattacicche.
Ma niente, non si vedeva nessuno.
E il cielo si annuvolava, e adesso arrivava il vento, e si alzavano le onde, e ogni ondata era come un tir che ti veniva addosso con tutti i sentimenti. Un tir, un treno merci, l'eruzione del Vesuvio.
Accidenti, qui si rischia la pelle. Ricordo' di aver pensato proprio cosi': accidenti, qui si rischia la pelle.
Poi era svenuto. E adesso era qui, su questa spiaggia deserta, e senza vestiti, e spettinato.
Gli parve di intravedere in lontananza una giovinetta. Come Nausicaa, penso'. E comincio' ad agitare in alto le braccia e a gridare - ma con dignita', come si conviene a un vicepresidente del consiglio - "Signorina, signorina, potrebbe fare una telefonata a Palazzo Chigi?".
La fanciulla doveva aver capito perche' vide che componeva un numero sul telefonino, poi lo avvicinava alla bocca e diceva qualcosa. E' andata bene. anche questa e' andata bene, penso' Collacravatta.
Ma dopo un po' arrivo' una camionetta di gente in divisa che gli puntava contro i moschetti, e appena la distanza consenti' che ne sentisse le voci capi' che dicevano "Porco clandestino pedofilo, hai finito di campare hai finito".
Collacravatta intui' immediatamente che occorreva alzare le mani e restare fermo, anche se alzando le mani non poteva coprirsi le parti intime, ma ad impossibilia nemo tenetur.
"Sono il ministro Collacravatta sono, sono sopravvissuto a un naufragio, ho bisogno di aiuto", ripete' piu' volte, gridando ma cercando di modulare la voce perche' l'eleganza e' tutto.
Frattanto la camionetta era arrivata cosi' vicino che si accorse che a guidarla c'era l'amico suo fraterno Senzacravatta.
"Senzacravatta, che fortuna, che fortuna che ci sei, sono Collacravatta!".
Ma la camionetta si avvicinava sempre di piu' e invece di frenare sembrava accelerare, accelerare, accelerare, e andargli proprio addosso.
"Un clandestino di meno", senti' ruggire il ministro plenipotenziario.
*
O mythos deloi
La favola insegna molte cose come tutte le favole.
E' chi legge che deve decidere quale morale trarne.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.

8. NUOVI RACCONTI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: L'ESITO FATALE

Io ero presente. Ho visto tutto.
La rissa comincio' cosi'. Cirincione, che domineddio l'abbia in gloria, quel giorno era ubriaco come una cucuzza fin dall'alba, come tutti i giorni del resto. Un bicchierino dopo l'altro, quando era sera se lo strizzavi ci tiravi fuori una bottiglia di cognac.
Francazzaccio, in paese lo sanno tutti come e' fatto, apposta lo chiamano Francazzaccio, che mica e' il suo vero nome che sarebbe - pensate un po' - Fracesco Maria. Ma Maria non vuole dire niente, e' che era il nome del nonno che glielo avevano dato perche' suo padre, cioe' il bisnonno di Francazzaccio, era a servizio dal duca, quando il paese era tuto del duca morammazzato, e il duca si chiamava come? si chiamava Francesco Maria, con tutto che era un galletto che girava sempre a cavallo a caccia di contadinotte, se capite che voglio dire.
Insomma eravamo li' all'osteria e Cirincione e Francazzaccio cominciano a baccagliare. E di che poi? Del Premio Nobel, che secondo me in tutta l'osteria non c'erano tre persone che sapevano che fosse, ammesso poi che Cirincione e Francazzaccio lo sapessero.
Io all'inizio non ci feci caso, ma mano a mano che strillavano piu' forte e' finita che tutti quanti ci siamo girati a guardarli. "Pure stasera c'e' il cinemetto", dicevamo sempre quando Cirincione e Francazzaccio cominciavano.
Cirincione diceva: "A Borges, a Borges lo dovevano dare quei puzzoni".
E Francazzaccio: "A Philip Roth, a Philip Roth".
E Cirincione: "Ma che scemenze dici, a Borges, a Borges".
E Francazzaccio: "Non capisci un saltapicchio, Cirincio', a Philip Roth, a Philip Roth".
E strillavano sempre piu' forte, come facevano sempre. Anzi: come facciamo sempre tutti qui all'osteria, se non strilli nessuno ti sente perche' strillano sempre tutti.
Poi succede quello che succede.
Francazzaccio sputo' uno scatarro grosso come una frittata sul muso di Cirincione.
Cirincione allora mollo' un cazzotto' sul naso a Francazzaccio e glielo sfrittello' a polpetta col sugo.
Allora Francazzaccio gli si avvento' addosso e finirono per terra, e mentre erano per terra che mentre si rotolavano se le davano di santa ragione e continuavano a strillare Borges e Philip Roth, Cirincione con un mozzico strappo' mezzo orecchio a Francazzaccio.
Fu allora che Francazzaccio tiro' fuori il coltello. E poi e' finita.
Ecco, e' andata cosi'.

9. NUOVI RACCONTI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: IO NON VORREI DIRE NIENTE

Insomma, io non vorrei dire niente ma certe cose proprio non mi stanno bene, e quando le cose non mi stanno bene io non vorrei dire niente ma un uomo e' pure un uomo e non e' che se ne puo' stare sempre zitto. Sopporta oggi e sopporta domani, se te ne stai sempre zitto finisce che ti prende un cancro. E' dimostrato scientificamente, lo hanno detto pure alla televisione. Allora, con tutta la santa pazienza del mondo, perche' io sono uno che ci ho la pazienza dei santi che non voglio dire che sono un santo ma che ci ho la stessa pazienza che ci avevano quei santi del tempo che c'erano i santi, no? allora gliel'ho detto che non mi stava bene per niente, e che non potevo fare finta di niente.
E quello che fa? Che fa, eh? Si mette a ridere si mette. In faccia a me. Allora non ci ho visto piu'. E il resto lo sapete. E adesso fate quello che vi pare che tanto a me non me ne frega niente, dentro o fuori - con rispetto parlando - tanto e' sempre lo stesso letame.
Il motivo? E chi se lo ricorda piu'. Certo che un motivo ci sara' stato, no? Non e' che io sono uno che mette bocca per niente, anzi, io sono uno che non vorrei mai dire niente ma quando proprio non si puo' non dire niente allora bisogna che uno lo dice che non gli sta bene quello che non gli sta bene, no? Il motivo, il motivo, certo che ci sara' stato un motivo, c'e' sempre un motivo, ma che mi venga un colpo se me lo ricordo.

10. NUOVI RACCONTI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: LE BARZELLETTE

A me le barzellette non mi fanno ridere. Non e' che non le capisco, come dicono tutti, e' che non mi fanno ridere. Ci avro' diritto, no?
Ma loro no, sempre a sfracassarmi i cosiddetti, sempre a sfrucugliare proprio a me, che ci ho gia' i miei pensieri, e loro invece a ridere, a ridere, e a dirmi "Non l'hai capita, non l'hai capita".
Sopporta oggi, sopporta domani, poi finisce che uno si stufa, no? E io mi sono stufato.
Quando 'Ntognaccio s'e' visto che le budella gli uscivano dallo sgarro che gli avevo fatto sulla trippa, allora ha smesso di ridere, hanno smesso di ridere tutti. Allora si' che ci ho avuto gusto e gli ho detto "Embe'? Com'e'? Mo' non ce l'avete piu' la ridarella?".

11. NUOVI RACCONTI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: L'ACCOMPAGNATORE DI NUVOLE

Siccome tanto ero disoccupato, allora me lo sono inventato da me il lavoro mio, e fo l'accompagnatore di nuvole.
Non l'avete mai sentito? Ci credo, e' un lavoro che l'ho inventato io da me medesimo.
Funziona cosi'. Tu ti alzi, fai colazione ed esci di casa, no? E ti trovi un bel posto per stare seduto comodo con una bella vista di un bel pezzo di cielo. Questa della vista di un bel pezzo di cielo e' una cosa importante. Qusto lavoro non lo puoi fare da dentro casa, a meno che non hai un bel terrazzo. Io poi abito in un seminterrato, che ve lo dico a fare?
Cosi' esco, e di solito vado ai giardinetti che c'e' una panchina che pare proprio fatta apposta, che io mi ci metto seduto li' e comincio a lavorare.
Il lavoro consiste che io guardo una nuvola e aspetto che si muove, e poi la guardo finche' si vede. E certe volte ci sto tutta la giornata.
Pero' ci sono pure le giornate che piove e allora non lavoro.
E poi ci sono anche le giornate che non c'e' una nuvola nemmeno a pagarla. E allora vado davanti all'osteria per vedere se trovo qualche amico che mi offre da bere. Ma all'osteria non mi fanno entrare dopo quel fattaccio.
Non lo sapete? State freschi se sperate che ve lo racconto io, l'avvocato m'ha detto di non dire niente a nessuno neanche sotto tortura. Posso dire solo questo: mi protesto innocente. Che l'avvocato m'ha detto che devo dire sempre cosi': mi protesto innocente. E io lo dico, ci tengo a fare contento l'avvocato, non si sa mai. E poi mi piace dire che protesto.
Poi stamattina che e' successo? che sulla panchina mia c'era una coppietta che si sbaciucchiavano. Io educatamente mi sono avvicinato e gli ho detto con gentilezza che quella panchina serviva a me per lavoro e se potessero andare a sbaciucchiarsi da un'altra parte.
Invece il maschiotto se la piglia a male, si alza e si mette a strillare, e a dirmi un sacco di brutte parole, neanche gli avessi piantato un chiodo da staccionata dove si sentiva meglio.
Ora, a me le prepotenze non mi piacciono proprio per niente, ma proprio per niente, cosi' gli ho detto un'altra volta educatamente di smammare lui e la bagascia sua, che allora pure quella si e' messa a strillare come una gatta in calore e allora quello strillava ancora piu' forte, e chicchirichi' e chicchirichi', e mi dicevano tutte le parolacce che conoscevano, a me, che ero li' per lavorare.
Allora non ci ho visto piu', ho tirato fuori la lama e gli ho fatto il lavoretto. Prima a lui e poi a lei. Ma a lei piu' lento, che me la sono goduta di piu' a sentire come strillava, che adesso si' che ce l'aveva un motivo per strillare.
Poi sono restato a guardare come si svuotavano di tutto quel sangue, che non ci si crede quanto sangue c'e' dentro un cristiano finche' non lo apri e lo fai uscire.
Poi sono andato a casa, che per oggi di lavorare ormai mi era passata la voglia. Poi siete arrivati voi e vi ho aperto, no?
Perche' vi abbiano detto di venire qui proprio non lo so. E tanto prima o poi lo trovo quel giuda. E comunque mi protesto innocente.

12. L'APPELLO MENAPACE-ZANOTELLI PRESENTATO NELLA "GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO"

Giovedi' 20 giugno 2019 in occasione della "Giornata internazionale del rifugiato" si e' svolta a Viterbo una conferenza di presentazione dell'appello al Presidente della Repubblica promosso dalla partigiana, femminista e senatrice emerita Lidia Menapace e dal missionario costruttore di pace padre Alex Zanotelli, e con loro da centinaia di persone di volonta' buona e decine di associazioni democratiche.
Con l'appello si chiede al Quirinale di intervenire per fermare l'ecatombe in corso nel Mediterraneo, richiamando il governo al dovere di soccorrere i naufraghi, di salvare le vite umane in pericolo.
*
Presentando il documento sul quale in questi giorni si raccolgono adesioni da tutta Italia, il responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo che coordina l'iniziativa, ha sottolineato ancora una volta che omettere di soccorrere i naufraghi negando loro approdo in porto sicuro costituisce un crimine; che aggredire e sabotare i soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo costituisce un crimine; che perseguitare persone innocenti ed inermi negando loro fondamentali diritti umani costituisce un crimine; che pretendere di imporre che i superstiti dei lager libici siano ricacciati  nei lager libici costituisce un crimine; che istigare all'odio razzista costituisce un crimine. Ed il governo italiano tutti questi crimini da mesi e mesi sta commettendo: da mesi e mesi il governo italiano sta attuando una politica razzista, in quanto tale criminale; e per attuare questa criminale politica razzista il governo italiano sta violando sistematicamente la Costituzione della Repubblica italiana.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Un governo che nega soccorso e approdo ai naufraghi, che addirittura perseguita i soccorritori, e che pretende imporre un regime di apartheid, si pone fuori e contro l'ordinamento giuridico democratico cosi' come definito dalla Costituzione della Repubblica italiana.
Intervengano le competenti magistrature per far cessare crimini mostruosi.
Ed intervenga il Presidente della Repubblica.
*
Con l'appello promosso da Lidia Menapace, padre Alex Zanotelli, numerose altre illustri personalita' della cultura e dell'impegno morale e civile, laiche e religiose, delle istituzioni e del volontariato, e centinaia di cittadine e cittadini, si sollecita il Presidente della Repubblica (che proprio oggi intervenendo in occasione della "Giornata del rifugiato" ha ricordato ancora una volta che salvare le vite e' un dovere ineludibile richiamando i "doveri di solidarieta', accoglienza e assistenza" e ricordando "i principi fondamentali della nostra Costituzione" e la Convenzione di Ginevra del 1951) ad intervenire per far cessare la strage nel Mediterraneo richiamando il governo italiano al rispetto della Costituzione italiana, del diritto internazionale, dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
La conferenza si e' conclusa rinnovando l'invito a tutte le persone di volonta' buona a diffondere il testo dell'appello, ad aderire ad esso, a scrivere al Quirinale.

13. UNA SOLA UMANITA'

Soccorrere i naufraghi.
Salvare le vite.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Vi e' una sola umanita' e tutti gli esseri umani ne fanno parte.
*
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Si dimetta il governo razzista e golpista.
Si dimetta il governo dell'omissione di soccorso.
Si dimetta il governo dell'odio e delle persecuzioni.
*
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.

14. UNA NOTIZIA ED UNA RIFLESSIONE

La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibili i ricorsi di alcune Regioni contro alcune misure del cosiddetto "decreto sicurezza della razza".
Ma che quel decreto sia incostituzionale e introduca in Italia un regime di apartheid e' flagrante.
E la Corte ha infatti soltanto ritenuto che le misure contestate dalle Regioni non avessero "incidenza diretta o indiretta sulle competenze regionali", ma ha anche esplicitamente chiarito che "resta impregiudicata ogni valutazione sulla legittimita' costituzionale dei contenuti delle norme impugnate".
Un pronunciamento della Corte costituzionale nel merito del "decreto sicurezza della razza", quando vi sara', non potra' che cassare le misure persecutorie del tutto illegittime (e di delirante, obbrobriosa, barbara e scellerata ferocia) che esso contiene.
Ma frattanto passera' altro tempo, e il "decreto sicurezza della razza" continuera' a dispiegare i suoi effetti criminali e criminogeni, continuera' a produrre brutali persecuzioni ed a provocare atroci sofferenze a tante vittime innocenti ed inermi, e continuera' a rinforzare la violenza razzista.
Occorre quindi che ogni persona decente, ogni movimento democratico, ogni democratica istituzione, opponendosi ad ogni atteggiamento passivo e attendista, di torpida rassegnazione al razzismo e di vile sottomissione alla malvagita', si impegnino qui e adesso a contrastare il razzismo, a difendere la democrazia, la legalita' che salva le vite, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Questa e' l'ora della lotta nonviolenta in difesa delle vite umane in pericolo.
Questa e' l'ora della lotta nonviolenta in difesa della Costituzione della repubblica italiana.
Questa e' l'ora della lotta nonviolenta in difesa della democrazia, della civilta', dell'umanita'.

15. ANCHE A VITERBO UNA NOTTE DI VEGLIA IN SOLIDARIETA' CON I NAUFRAGHI

Anche a Viterbo per iniziativa del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" nella notte tra giovedi' 20 e venerdi' 21 giugno si e' tenuta una notte di veglia in solidarieta' con quanti a Lampedusa stanno vegliando sui gradini del sagrato di una chiesa per chiedere che sia finalmente consentito lo sbarco dei naufraghi a bordo della Sea-Watch.
*
Nel corso della notte sono stati letti la Costituzione della Repubblica Italiana, la Dichiarazione universale dei diritti umani, ed alcuni scritti di Hannah Arendt, di Martin Luther King, di Primo Levi, di Rosa Luxemburg, di Nelson Mandela, di Simone Weil.
Ed e' stata anche data lettura dell'appello al Presidente della Repubblica promosso dalla partigiana, femminista e senatrice emerita Lidia Menapace e dal missionario costruttore di pace padre Alex Zanotelli, e con loro da centinaia di persone di volonta' buona e decine di associazioni democratiche, appello che testualmente recita:
"Egregio Presidente della Repubblica,
fermi l'ecatombe in corso nel Mediterraneo richiamando il governo al dovere di soccorrere i naufraghi, di salvare le vite umane in pericolo.
E' il governo italiano, che da un anno sta facendo di tutto per impedire che i naufraghi siano soccorsi e recati in salvo nel nostro paese, il primo responsabile della mattanza di esseri umani nel Mediterraneo: potrebbe salvarli tutti, ed invece decide di farli morire.
Chiunque lo vede, chiunque lo sa. Tacere significa essere complici di un immane massacro.
Lei e' il Presidente della Repubblica, il primo magistrato del nostro paese: nelle forme previste dall'ordinamento, nel pieno adempimento dei suoi doveri istituzionali, intervenga per far cessare la strage, intervenga per impedire altre morti di esseri umani innocenti ed inermi.
Dal profondo del cuore la preghiamo".
*
Il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha riassunto la situazione riproponendo alcune semplici riflessioni.
Ogni vittima ha il volto di Abele; ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'; vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera; salvare le vite e' il primo dovere.
Un governo che omette di soccorrere i naufraghi negando loro approdo in porto sicuro commette un crimine; un governo che insulta, minaccia, aggredisce e sabota i soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo commette un crimine; un governo che attua persecuzioni razziste commette un crimine; un governo che si adopera affinche' i superstiti dei lager libici siano ricacciati  nei lager libici commette un crimine; un governo che istiga all'odio razzista commette un crimine; un governo che viola la Costituzione della Repubblica commette un crimine.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita': ogni persona senziente e pensante insorga nonviolentemente contro il razzismo; ogni persona senziente e pensante insorga nonviolentemente in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani; ogni persona senziente e pensante insorga nonviolentemente in difesa della legalita' che salva le vite; ogni persona senziente e pensante insorga nonviolentemente in difesa della democrazia, della civilta', dell'umanita'.
Distogliere lo sguardo non e' possibile; tacere non e' possibile; ogni persona assuma su di se' il dovere comune: sii tu l'umanita' come dovrebbe essere, sii tu il buon samaritano, agisci nei confronti delle altre persone come vorresti che esse agissero nei tuoi confronti.
E' oggi che occorre contrastare la violenza razzista del governo italiano; e' oggi che occorre difendere le vite umane innocenti ed inermi in pericolo; e' oggi che occorre testimoniare che l'Italia e' una repubblica democratica e antifascista, che riconosce e difende i diritti di tutti gli esseri umani.

16. UN APPELLO ALLA PRESIDENTE DEL SENATO: "DICA UNA PAROLA DI UMANITA'"

Gentilissima Presidente del Senato della Repubblica,
da giorni e giorni decine di naufraghi innocenti ed inermi sono costretti a restare in mare perche' il governo italiano nega loro approdo nel piu' vicino porto sicuro.
Lei sa che la legge del mare fa obbligo di consentire l'approdo dei naufraghi soccorsi nel piu' vicino porto sicuro.
Lei sa che negare ai naufraghi approdo in porto sicuro equivale a commettere il reato di omissione di soccorso.
Lei sa che l'articolo 2 della Costituzione della Repubblica italiana stabilisce che "la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo". Ed anche i naufraghi sono esseri umani.
Lei sa che l'articolo 10 della Costituzione della Repubblica italiana stabilisce che "lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle liberta' democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica". E tra i naufraghi sicuramente vi sono persone in fuga da guerre e fame, e sopravvissute all'orrore dei lager libici, che hanno diritto ad essere accolte e protette.
Lei sa che l'articolo 27 della Costituzione della Repubblica italiana stabilisce che anche nel caso di persone condannate per qualche crimine - mentre nel caso concreto dei naufraghi cui si sta negando approdo si tratta invece scuramente nella generalita' dei casi di persone del tutto innocenti - "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanita'". Ed i naufraghi innocenti ed inermi costretti da giorni e giorni a restare in mare stanno senza dubbio subendo da parte del governo italiano un trattamento contrario al senso di umanita'.
*
Gentilissima Presidente del Senato della Repubblica,
dica una parola: una parola di verita', una parola di umanita'.
Dica una parola affinche' cessi questa tortura, questa barbarie, questo crimine, e finalmente a decine di naufraghi innocenti ed inermi sia consentito di approdare in porto sicuro.
Chieda pubblicamente al governo di far cessare questo orrore e questa infamia.
Chieda pubblicamente al governo di rispettare la Costituzione e la morale condivisa da tutti gli esseri umani: salvare le vite e' il primo dovere.
Lei che e' la seconda carica dello stato italiano non distolga lo sguardo, non resti in silenzio; dica cio' che deve essere detto: che i naufraghi siano subito fatti sbarcare nel piu' vicino porto sicuro.
Voglia gradire distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 22 giugno 2019
Post scriptum: alleghiamo in calce un appello al Presidente della Repubblica promosso dalla partigiana, femminista e senatrice emerita Lidia Menapace, e dal missionario e costruttore di pace padre Alex Zanotelli, e gia' sottoscritto da centinaia e centinaia di persone e associazioni.

17. RICORDANDO VINCENZO GUERRAZZI E ATTILIO LOLINI

Il 22 giugno ricorreva il settimo anniversario della morte di Vincenzo Guerrazzi, operaio, scrittore e pittore, e il secondo anniversario della morte di Attilio Lolini, poeta, saggista e librettista.
Li ricordiamo come compagni di lotte e testimoni di una vicenda morale e politica, e di una cultura e una prassi della solidarieta' e della liberazione, che e' stata e resta anche la nostra.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la liberazione dell'umanita' intera, per la difesa dell'intero mondo vivente, per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Opporsi al fascismo che torna.

18. LE ALLEGRE AVVENTURE DI FLATTAZZA E MINIBBOTTE

- Flattazza: Ecco l'idea delle idee: abolire le tasse.
- Minibbotte: Ganzo, fico!
- Flattazza: Cosi' il popolo e' contento.
- Minibbotte: Iesse, maigu', uau.
- Flattazza: E parla come magni, Minibbo'.
- Minibbotte: Volevo dire che dai, dai, facciamolo subito.
- Flattazza: al prossimo consiglio dei ministri, detto fatto.
- Minibbotte: Evvai.
*
- Flattazza: Senti quest'altra, Minibbo': un miliardo di miliardi di investimenti pubblici per rilanciare l'economia, eh?
- Minibbotte: Un miliardo di miliardi?
- Flattazza: Proprio.
- Minibbotte: Ma tu sei il Leonardo, il Michelangelo, l'Aistai, l'Elvisprisli dell'economia.
- Flattazza: Modestamente...
- Minibbotte: Si', famolo, famolo adesso.
- Flattazza: Lo famo, lo famo, il prossimo consiglio dei ministro, un due tre stella.
- Minibbotte: Glielo facciamo vedere noi a quei burini di Bruzzelle.
*
- Flattazza: Ci avrei un'ideuzza pure per quei terroni di Bruzzelle.
- Minibbotte: Essu', non farti pregare, dimmela, dimmela l'ideuzza, che non la dico a nessuno.
- Flattazza: E allora te la dico: gli scriviamo un'altra letterina con su scritto: sori paini, noi famo come ce pare, e se non vi sta bene lo sapete dove potete andare?
- Minibbotte: Dove, dove?
- Flattazza: Te lo dico in un orecchio, vieni qua.
- Minibotte: Che forza! Sai come ci restano quelli! E quel mammalucco del ministro dei numeretti e' d'accordo?
- Flattazza: Lo sai che gli dico io al ministro dei numeretti?
- Minibbotte: No, che gli dici?
- Flattazza: Avvicinati, che te lo dico in un orecchio.
- Minibbotte: Mitico! Come a quelli di Bruzzelle!
- Flattazza: Paro paro. Due a zero e palla al centro.
- Minibbotte: Filotto e partita.
*
- Flattazza: Mo' m'hanno proprio rotto i clavicembali 'sti sindacalisti comunisti della malora.
- Minibbotte: Perche', che hanno fatto stavolta? Non gli basta che hanno rovinato l'Italia?
- Flattazza: Adesso dicono che non c'e' lavoro. Pero' quando il lavoro c'e' non ce n'e' uno che ci ha voglia di lavorare.
- Minibbotte: Come dice il proverbio: voja de lavora', sartem'addosso.
- Flattazza: Bravo, e poi gli schiavi che ce li abbiamo a fare? Per bellezza?
- Minibbotte: Giusto. Che ce li abbiamo a fare gli schiavi?
- Flattazza: Per lavorare al posto nostro, no? E' la legge della civilta'.
- Minibbotte: Perche' noi si' che siamo civili.
- Flattazza: Lo puoi dir forte.
- Minibbotte: L'ho gia' detto forte. Lo devo dire piu' forte?
- Flattazza: No, no, va bene cosi'.
- Minibbotte: Eh, dicevo io.
*
- Flattazza: E adesso te ne dico pure un'altra.
- Minibbotte: Sono tutt'orecchi.
- Flattazza: Castrazione chimica per tutti i clandestini e per tutti i pirati delle oenneggi'.
- Minibbotte: Che forza!
- Flattazza: Vedi tu se non la portiamo al prossimo consiglio dei ministri: decreto sicurezza della razza tris; all'umaminita' passa, all'unamimita', come cavolo si dice, all'unaninina', quella cosa li' insomma.
- Minibbotte: Occhei. Cosi' facciamo l'anple'. Come a Giochi senza frontiere.
- Flattazza: Senza frontiere sono due parole che non le devi mai dire insieme.
- Minibbotte: Mi sono sbagliato, scusa.
- Flattazza: Scusato, scusato. E poi un par di tronchesini in dotazione a tutte le guardie, e via. Castrazione chimica con procedimento manuale.
- Minibbotte: Evvai. E le femmine?
- Flattazza: Le femmine opportunamente dipinte servono per il conforto della razza superiora.
- Minibbotte: Che saremmo noi, la razza superiora.
- Flattazza: Ci puoi scommettere i lacci delle scarpe, Minibbo'. Padroni a casa nostra.
- Minibbotte: E' nel contratto di governo.
- Flattazza: Parole sante.
- Minibbotte: E' cosa buona e giusta.

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 335 del 23 ottobre 2019
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